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Il grande bestiario degli animali
"Ci sono due tipi di bestie: le bestie e gli animali. Gli animali sono in genere più grandi delle bestie, escluse le bestie grandi"""". Età di lettura: da 3 anni." -
Cosa fa la luna di notte?
Di giorno la luna dorme... ma... he fa la luna di notte? Età di lettura: da 5 anni. -
Garibaldi fu ferito. Il mito, le favole
Amato e odiato, celebrato e vilipeso, emulato e disprezzato: il susseguirsi e il sovrapporsi di opposti atteggiamenti testimoniano l'esistenza di diversi Garibaldi: c'è un Garibaldi ""di destra"""" e un Garibaldi """"di sinistra"""", un Garibaldi """"nazional-fascista"""" e un Garibaldi """"brigatista ante litteram"""". Gli è accaduto nel bicentenario della sua nascita, e gli accade di nuovo con le celebrazioni dell'Unità d'Italia: divenire strumento di diverse e perfino opposte politiche della memoria. Ecco perché uno dei suoi più autorevoli e attenti studiosi prova oggi a rileggere la vicenda di Garibaldi alla luce del nostro contraddittorio e conflittuale presente, e delle diatribe più o meno fondate o pretestuose riguardo al senso delle celebrazioni appena cominciate. Il Garibaldi di Isnenghi, dunque, è innanzitutto il fondatore dello Stato, capace di accettare pro tempore che lo Stato sia monarchico pur non nascondendo di preferirlo repubblicano. E cento anni dopo, nel 1946, l'Assemblea costituente repubblicana segna la vittoria di Mazzini e di Garibaldi. In secondo luogo, Garibaldi è il fondatore dello Stato con la partecipazione attiva e critica dei cittadini non più sudditi, che si mobilitano e che fanno politica. Garibaldi è infatti un grande internazionalista libertario. Ecco uno dei tanti lati in ombra che Isnenghi sottopone in queste pagine al dibattito odierno sull'Unità: la portata internazionale e internazionalista di Garibaldi."" -
Discorsi per Roma capitale
In tempi di celebrazioni e di anniversari, può essere utile gettare uno sguardo meno frettoloso e ideologico alle questioni che costituirono i nodi fondativi del processo di formazione dello Stato italiano. Innanzitutto per evitare di dare per scontato un percorso che si presentava, agli occhi dei suoi protagonisti, come qualcosa di molto più complesso e aperto di quanto a noi oggi non sembri. E in secondo luogo per ricordarci che il rapporto tra il nostro passato e il nostro presente, per poter produrre quelle conseguenze identitarie e civili che a ragione e autorevolmente si auspicano, deve partire da una ricognizione scrupolosa e leale dei dati di realtà degli eventi di cui si vuol fare la celebrazione. Questo piccolo libro che oggi si ripubblica vide la luce per la prima volta nel 1971. Edito senza particolari clamori, raccoglieva tre discorsi pronunciati nel 1861, nel nuovo Parlamento italiano appena costituitosi, dal primo presidente del Consiglio del Regno d'Italia. In esso il lettore troverà una testimonianza diretta del genio politico e diplomatico di Cavour; scoprirà quanto fosse variegata e divisa l'opinione degli uomini del Risorgimento attorno alla ""questione romana""""; troverà l'origine concettuale, se non immediatamente politica, della soluzione che nel tempo avrebbe finito per prevalere, e che Cavour seppe compendiare nella formula """"libera Chiesa in libero Stato"""". (Con un saggio introduttivo di Pietro Scoppola)"" -
Stati uniti d'Italia. Scritti sul federalismo democratico
È il 1945, e si sono appena spente le fiamme del conflitto mondiale e della guerra civile, quando Norberto Bobbio pubblica questa magistrale antologia del pensiero di Cattaneo. Il filosofo torinese, schierato tra le file del Partito d'azione, intravede per l'Italia che esce dal fascismo e dalla Resistenza un compito di rifondazione politica e ideale, che deve fare ricorso a una nuova forma di solidarietà democratica. Di qui la necessità di una riscoperta, nel cuore della tradizione del nostro Risorgimento, del federalismo civile di Carlo Cattaneo. ""Il nome di Cattaneo - scrive Bobbio nella sua lunga introduzione, un vero e proprio libro nel libro - è legato, nella storia del Risorgimento, alla fortuna o meglio alla sfortuna del federalismo. Il federalismo fu il fuoco in cui convergevano i raggi delle sue ricerche, delle sue aspirazioni, dei suoi sentimenti"""". La scelta federalista nasceva in Cattaneo dalla convinzione secondo cui lo Stato unitario non può essere che autoritario, mentre """"l'unica reale garanzia della libertà"""" è data dall'unità nella pluralità. Si tratta di un federalismo profondamente solidale e profondamente riformatore. Sconfitta nel Risorgimento, quell'idea era destinata a riproporsi nella storia successiva. E si sbaglierebbe a lasciarla ora nelle mani di chi rischia di farne una bandiera regressiva, di egoismi territoriali e di chiusure illiberali."" -
La libertà solidale. Scritti 1942-1945
Mai come in tempi di crisi ci si interroga sulle origini, le finalità e 1 valori fondanti delle democrazie moderne. Da qui la straordinaria attualità del pensiero di Beveridge, che da liberale ""anomalo"""" gettò le basi del welfare contemporaneo. Chiamato nel 1941, in piena guerra, da Churchill a elaborare una riforma delle assicurazioni sociali, Beveridge andò ben oltre: analizzando i nodi scoperti del rapporto tra gli individui, le loro condizioni materiali, le loro aspettative e le istituzioni, mise mano a un cantiere che ha innovato alla radice le forme e i metodi dell'intervento statale nell'economia e nella società. Il suo progetto venne divulgato a livello internazionale già nell'autunno del 1942, e a partire dalla Gran Bretagna la riorganizzazione in senso moderno dello Stato sociale è diventata una parola d'ordine in tutto il mondo: coniugare democrazia liberale e protezione sociale si può e si deve. Per questo, lo Stato ha il compito di garantire a ogni cittadino una completa tutela sociale, che lo possa accompagnare per tutta la vita, affrontando i rischi e le congiunture meno favorevoli. Soltanto in questo modo potranno svilupparsi quel senso di responsabilità e quella serenità pubblica e privata senza i quali la fiducia nelle istituzioni è destinata a vacillare pericolosamente."" -
Né uniti né divisi. Le due anime del federalismo all'italiana
Siamo entrati nel terzo millennio ma restiamo il paese dei mille campanili. I comuni erano 8382 nel 1871 e oggi se ne contano più di ottomila, mentre le province sono quasi raddoppiate. Negli anni settanta sono arrivate le regioni, seguite da centinaia di comunità montane e da migliaia di organismi minori. Troppo Stato, troppi costi della politica. Sfuggiremo mai alla trappola del localismo in cui a suo tempo cadde anche il processo unitario? Non è detto. L'attuazione del Titolo V sta moltiplicando le ragioni di conflitto tra i diversi poteri locali, oltre che tra autonomie e Stato. Un intreccio del genere non esiste nel federalismo europeo, che ovunque subordina il localismo ai governi regionali. Si ritrova invece in Brasile o in Messico, dove i comuni sono costituzionalmente garantiti. Quale direzione prenderà da noi il cambiamento? Prevarrà il centralismo di Tremonti tipico del federalismo tedesco e austriaco, oppure il municipalismo di Bossi presente nel modello latino-americano? Per ora queste due prospettive politiche si sono rafforzate reciprocamente, ma la partita più importante è ancora in corso, perché la riforma non entrerà a regime prima del 2016. Benvenuti, dunque, nel nuovo decennio, incerto e inevitabilmente conflittuale. Saranno solo i prossimi anni a dirci quale delle due anime è destinata a prevalere. Oppure se entrambe saranno costrette a capitolare. -
Piccola storia del paesaggio. Uomo, mondo, rappresentazione
Giardini all'italiana, alla francese o all'inglese, sublimi deserti, brughiere malinconiche, foreste incontaminate, montagne maestose: tutto è paesaggio. Non c'è paesaggio soltanto sulla Terra ma anche sulla Luna, e non solo in campagna ma anche in città. I paesaggi possono persino trovarsi in spazi chiusi. Ma non è sufficiente mettere insieme un guazzabuglio di elementi, animati e non, per fare un paesaggio: ciò che conta sono le immagini, gli stati d'animo, le interpretazioni dell'osservatore rispetto alle cose percepite. In questo agile volume, uno dei massimi esperti del tema ripercorre la storia di un concetto che tanto ha a che fare con la percezione del mondo e la rappresentazione che l'uomo ne ha dato nel corso dei secoli. Il paesaggio, infatti, è cosa completamente diversa dalla natura, ma non esiste paesaggio, anche il più artefatto paesaggio urbano, che non porti in sé tracce della natura. È in questa zona di confine tra natura e cultura che si collocano le riflessioni intellettuali, artistiche, filosofiche che hanno composto la storia del paesaggio. A partire dall'ascesa di Petrarca al monte Ventoso fino alle odierne questioni relative alla tutela delle aree paesaggistiche, Küster ci conduce in un viaggio affascinante nell'immaginario dell'uomo moderno, che nell'idea di paesaggio ha condensato, nel tempo, il suo altalenante rapporto con la natura, sempre teso fra tentazioni di dominio e assoluta fascinazione. -
Rinascimenti. Uno o molti?
È sufficiente il sottotitolo a chiarire la portata ""sovversiva"""" dell'ultima tesi di uno dei maestri degli studi storici e antropologici contemporanei. Cosa c'è di più intimamente connaturato all'Europa, e in particolare all'Italia, di quella fase della storia e della cultura che prende il nome di Rinascimento? Su questa domanda, puro espediente retorico per esprimere una certezza, si fonda da secoli l'identità di un continente e l'intera storia universale: erroneamente, sostiene Goody; perché di Rinascimento non ce n'è uno solo - quello italiano ed europeo -, e quest'ultimo non è neppure l'unica radice della nostra nozione di modernità. Altri bacini culturali hanno avuto un loro Rinascimento e a essi, peraltro, quello europeo ha attinto nei secoli a piene mani. La democrazia, la libertà dell'individuo e dei commerci, lo sviluppo delle scienze, e il capitalismo stesso, non sono frutto esclusivamente della storia del vecchio continente e non avrebbero conosciuto il loro corso senza le contaminazioni e gli apporti provenienti dalla Cina, non meno che dall'India e dall'Islam. In un'ottica comparativa che trae alimento dalla sua lunga e approfondita conoscenza dell'Africa e dell'Oriente, Goody ci accompagna in un percorso a ritroso attraverso i fondamenti delle diverse civiltà, attraverso i concetti di democrazia, di tempo, di libertà, di amore, fino a destrutturare la teoria della supposta supremazia occidentale e a svelare i limiti della contrapposizione Oriente-Occidente."" -
Glamour. Una storia tutta al femminile
Cosa significa e ha significato l'immagine di una donna glamour? Scrittrici eccentriche e dive del muto, cantanti e top model: sono loro le icone del glamour, donne che ai nostri occhi appaiono come dotate di un misterioso fascino, un ""non so che"""" di intrigante, difficile da afferrare. Dal primo emergere, all'inizio del XX secolo, del termine """"glamour"""", associato da subito alle manifestazioni della cultura di massa, Carol Dyhouse ne ripercorre la storia fino ai giorni nostri: da fenomeno eccentrico, il glamour diventa elemento pervasivo del nostro immaginario, una parola magica che governa la creazione della figura femminile. Ricorrendo agli strumenti della storia sociale e dei cultural studies, e a una personale passione e autentica curiosità per i feticci della bellezza femminile passata e presente, questo libro ci conduce, anche attraverso un ricco apparato iconografico, in un mondo sfavillante, tra cosmetici, paillettes, pellicce e sogni in rosa. Ma allora il glamour rappresenta solo la soggezione delle donne alla società dei consumi? L'autrice non ne è convinta, e mostra in che modo, in molti contesti, la voglia di glamour abbia significato un audace rifiuto di farsi imprigionare dagli imperativi di classe e di genere, o dalle aspettative di una femminilità convenzionale. Il glamour è stato spesso legato, dunque, a un sogno di trasformazione, al desiderio di qualcosa fuori dall'ordinario: una forma di aspirazione, una fantasia di metamorfosi femminile."" -
Shelter
"Vero/è che da un lato è/l'ombra la prima a essere/stata fonte, per l'iridescenza.""""" -
Il ritorno dell'economia politica. Saggi in ricordo di Fernando Vianello
La profonda crisi che stanno attraversando le economie occidentali ha rimesso in discussione la teoria economica che ha dominato negli ultimi decenni. La ricerca di spiegazioni e risposte adeguate alla drammaticità del momento ha riproposto un paradigma teorico che era stato messo a tacere dal prevalere dell'ideologia liberista. Ne deriva la sollecitazione a ritornare a un metodo di fare economia - quello dell'«economia politica » adottato dagli economisti classici e da Keynes - in cui la riflessione teorica ha il compito di orientare l'osservazione empirica e di organizzarne e rielaborarne i risultati, senza mai sostituirsi a essa. Come ha scritto Fernando Vianello, questo metodo, «diversamente da quello della scuola neoclassica, non promette risultati sicuri, quali possono ottenersi procedendo per via deduttiva da pochi generalissimi postulati, ma si avventura in territori incogniti, isolando gli aspetti della realtà su cui appare fruttuoso concentrare l'attenzione e tentando di offrirne una spiegazione sulla base di ipotesi soggette a una continua revisione». I saggi contenuti nel presente volume intendono riproporre tale metodo di analisi dei problemi economici nonché ricordare uno studioso che ad esso si è mantenuto fedele, nella sua attività scientifica così come nell'impegno sociale. Elemento unificante degli scritti qui raccolti, che riflettono interessi e prospettive di ricerca necessariamente eterogenei, è l'affetto e la gratitudine. -
Il genio femminile: Hannah Arendt-Melanie Klein-Colette
Il cofanetto raccoglie i volumi della trilogia dedicata al genio femminile di una delle scrittrici più significative della nostra epoca. Nella Introduzione al primo volume, così Kristeva riassume il senso della sua ricerca: ""Riconoscere il contributo di alcune donne straordinarie che, attraverso la loro vita e le loro opere, hanno segnato la storia dell'ultimo secolo, è un appello all'individualità di ciascuna. Naturalmente, le tre donne di cui mi occuperò in questa trilogia non sono le uniche ad aver lasciato il segno. È per affinità personale che ho letto, amato e scelto Hannah Arendt (1906-1975), Melanie Klein (1882-1960) e Colette (1873-1954). Queste tre esperienze, queste tre opere della verità rivelatrice si sono prodotte nel bel mezzo del secolo XX e insieme ai suoi margini. La vita, la follia, le parole: queste donne se ne sono fatte esploratrici lucide e appassionate, illuminando per noi di una luce singolare i rischi e le opportunità maggiori della nostra epoca. Quei geni atipici sono dovuti alla femminilità, del resto assai diversa, di queste tre persone? La domanda è legittima, e il titolo di quest'opera lo lascia intendere. Una musica fatta di particolarità, di dissonanze, di contrappunti. Sarà forse quello, il genio femminile. Se esiste""""."" -
Il Paradiso a colori. Il libro della genesi
Nel corso della sua lunghissima attività, Marc Chagall ha instancabilmente cercato di instaurare un rapporto creativo con le radici e le tradizioni della cultura europea, mai con uno spirito di semplice curiosità o di artificio, bensi di nobile devozione. Ecco perché, appena terminato il fortunato ciclo di illustrazioni per le ""Favole"""" di La Fontaine, Chagall accoglie un'altra proposta del suo amico ed editore Ambroise Vollard: condurre una sistematica rivisitazione e trasposizione dei grandi temi del messaggio biblico. È il 1930 quando, per caldeggiare l'idea della nuova, entusiasmante avventura, Vollard propizia un viaggio dell'artista in Palestina, perché Chagall possa vedere coi propri occhi quei paesaggi biblici che fino a quel momento aveva solo concepito attraverso le letture e l'immaginazione. Il progetto verrà eseguito in due riprese: un primo blocco di 65 soggetti sarà realizzato tra il 1931 e il 1939. Si tratta soprattutto di incisioni per acqueforti, precedute da gouaches a colori. Il lavoro subirà però una battuta d'arresto, dovuta soprattutto al dilagare della barbarie nazista, che costringerà Chagall a rifugiarsi a New York. Dopo la guerra, tra il 1952 e il 1956, l'artista riprende il lavoro sotto la spinta di un nuovo committente, l'editore svizzero Tériade, che pubblicherà finalmente, nel 1956, l'intero ciclo di 105 tavole, aggiungendo ai 65 soggetti del primo blocco altre 40 incisioni eseguite negli anni cinquanta. Introduzione di Siegmund Ginzberg."" -
Signora Ava
Un mondo intero in un romanzo. É l'impresa che riesce a compiere Francesco Jovine, scrittore tra i più arditi del nostro Novecento, in questo che è stato il suo libro più noto e amato, prima di cadere nel dimenticatoio che negli ultimi vent'anni ha ingoiato tutto ciò che ci ricorda l'Italia che eravamo - a meno di un paio di eccellenti eccezioni come ""Il Gattopardo"""" e """"Cristo si è fermato a Eboli"""". Il mondo che Jovine ritrae, infatti, è lo stesso di quei due capolavori, e di quel mondo il romanzo intreccia storie ed emozioni nuove a vecchie credenze e leggende risalenti ai tempi mitici della """"Signora Ava"""", dure a morire in una comunità contadina quale è il Molise, tra il 1859 e il 1860, alla vigilia dell'Unità d'Italia e della fine del regno borbonico. Fatto sta che in questo mondo sospeso tra un presente immobile e un passato che non passa, tra le beghe di paese, il notabile, il curato, il maestro, il proprietario e il bracciante, ecco che a un tratto fa irruzione la """"Storia"""" con i suoi protagonisti. L'impatto è brusco, il pacato ritmo del paese ne esce sconvolto. Immobilismo e azione, folklore e storia, tradizione e futuro: quanti romanzi riescono a mescolare così tanti registri? Non a caso la critica ha evocato, a proposito di Jovine, il realismo manico di un Garda Màrquez: per questa capacita di trasporre un pezzo vivido di realtà in un tempo sospeso tra il fantastico e il mitico. (Prefazione di Goffredo Fofi, postfazione di Francesco D'Episcopo)"" -
Jack & Alice. Ozi e vizi a Pammydiddle
In tanti ci hanno provato, ma nessuno ci è mai riuscito appieno. Solo Jane Austen può fare il verso a Jane Austen. Ed è appunto quel che sembra accadere in questo romanzo in miniatura che, è proprio il caso di dirlo, si beve tutto d'un fiato. In effetti, dietro le nuvole di cipria sollevate da signorine ammodo in cerca di marito, nel villaggio di Pammydiddle (come a dire Imbrogliopoli) è tutto un indecoroso sbevazzare, un indugiare tra carte, dadi e balli in maschera. È come se Jane Austen facesse sfilare i suoi tipici personaggi in una galleria di specchi deformanti. L'esito è impietoso per le sue creature ma esilarante per noi lettori, che in quegli specchi vediamo amplificarsi i loro difetti, i tic e le piccole manie, non a caso sottolineate con tanto di maiuscole assai sornione. In testa a tutti c'è Alice, l'eroina, la donzella di belle speranze all'apparenza ingenua, se non fosse per quelle guance rubizze, che tradiscono un'alquanto sconveniente debolezza per il vinello in cui annega i suoi spasimi d'amore. A ricambiare le sue confidenze e la sua inclinazione al battibecco è sempre pronta Lady Williams, vedova ancora giovane, che con contegno assai serioso sfoggia una rutilante propensione a sciorinare frasi squinternate e senza senso. Quanto al nobile e avvenente giovin signore, bersaglio di plurime mire amorose e patrimoniali, come non intravedere nel suo smisurato bagaglio di orgoglio e pregiudizi un Mister Darcy sopra le righe? -
Consigli alle bambine
Ben pochi sono gli scrittori di tutti i tempi citati al pari di Mark Twain. Non c'è argomento che non si possa trattare senza ricorrere a un suo aforisma, un suo paradosso, una sua provocazione. Una delle più ricorrenti è tratta proprio dal breve vademecum da lui scritto nel 1906, ora proposto al pubblico italiano in questo libro illustrato, e dedicato alle brave bambine: ""Mai fare le maleducate con i grandi, a meno che non siano loro a cominciare"""". È questo l'ultimo di una serie di consigli che Twain offre alle bambine nel suo più autentico stile irriverente e sornione, da vecchio navigato che sotto l'apparente intento di insegnare loro le buone maniere, di fatto le istiga alla più strenua resistenza e all'impietosa ritorsione di fronte alla prepotenza più o meno latente di genitori, fratelli, amichette, maestre e nonni. Un altro esempio? """"Se la mamma ti dice di fare una cosa, non sta bene dirle di no. È più utile e opportuno che tu le assicuri di fare come vuole lei, per poi attenerti con discrezione a quanto t'impone la tua somma saggezza."""" Cos'altro aggiungere, se non un commento per immagini di pari, maliziosa impertinenza? È nato così questo progetto grafico concepito da un grande artista contemporaneo come Vladimir Radunsky. Ne sortisce un album volutamente in bilico tra il libro per bambini e il pezzo d'arte. Età di lettura: da 5 anni."" -
Cosa fanno le bambine?
"Cosa fanno le bambine?"""" """"Amelia mangia un panino. Brigida esce. Cornelia fa una trappola di caramelle. Erminia legge ad alta voce...""""" -
La musica italiana. Una storia sociale dall'Unità a oggi
Da Verdi a Pavarotti, da Mina a De André, da Morricone alla Pausini, dalla radio ai talent show, la musica ha contribuito a plasmare un'idea di Italia che da tempo circola sotto l'egida del made in Italy e che in centocinquant'anni ha intrecciato dialoghi con la cultura, i consumi e il tempo libero in modo tanto originale da conquistarsi il diritto di rappresentare il Belpaese accanto ad altre eccellenze come la cucina, la moda, i beni artistici. Sotto la superficie della popolarità si agita una musicalità diffusa che attraversa tutte le fasi della storia nazionale, dall'Italia contadina a quella operaia, dall'era industriale alla vocazione globale. Fra stereotipi e realtà, fra dilettantismo e professionismo, il libro ripercorre i momenti principali della storia musicale italiana nell'intreccio dei suoi generi (classica, lirica, canzone, rock, jazz, musica di tradizione orale, da ballo, per il cinema), dei media (dal 78 giri all'iPod), delle industrie, delle culture e sottoculture, delle istituzioni e degli eventi, dei luoghi pubblici e privati che hanno visto la nascita di alcuni fenomeni e decretato la morte di altri. La ricognizione a tutto campo - impreziosita da un ricco apparato iconografico - tenta, in ultima analisi, di rispondere alla domanda se esista o meno uno specifico spazio culturale/mentale denominato ""italianità in musica"""" e se questo trovi piena corrispondenza nella dimensione storica in cui la """"musica italiana"""" si è manifestata."" -
Milano, Corea. Inchiesta sugli immigrati negli anni del «miracolo»
Milano, 1959: Danilo Dolci propone a Giangiacomo Feltrinelli la pubblicazione di 32 storie di ""sottoccupati"""", immigrati a Milano. Le interviste sono raccolte da Franco Alasia, operaio alla Breda; da Dolci viene l'idea di spostare il terreno di osservazione da una società arcaica a una società in pieno sviluppo, dal Sud di """"Banditi a partitico"""" alla città simbolo della ricchezza industriale. Non a caso, gli intervistati vengono da quelle periferie milanesi punteggiate da disordinati e irregolari insediamenti spontanei, in gergo chiamati """"coree"""". Non si tratta di un mondo destinato a scomparire, ma di una marginalità che nasce dentro il tessuto stesso della modernità, di un sommovimento che sta cambiando radicalmente la struttura sociale dell'Italia del boom. Il tema, del resto, è già divenuto scottante in seguito a una serie di scandali, come il mancato affitto di case ai """"meridionali"""". Per presentare le interviste di Alasia, la Feltrinelli affida la stesura di un saggio al giovane sociologo Danilo Montaldi. A conquistarlo immediatamente è lo stile delle interviste: niente magnetofono, solo la trascrizione minuziosa delle parole dell'intervistato, comprese inflessioni, anacoluti e incertezze: """"Da questo materiale emerge una serie di questioni: le conseguenze della guerra, la trasformazione sociale, la crisi agraria, la struttura economica, la città..."""". Introduzione di Guido Crainz e postfazione di Jeff Quiligotti.""