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Così piangevano. Il cinema melò nell'Italia degli anni Cinquanta
Nel cinema italiano non si è mai pianto così tanto come negli anni cinquanta. E mai si sono viste tante protagoniste femminili. Le platee del nostro paese sono conquistate dai mèlo di Raffaello Matarazzo, con Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson, nei quali confluiscono le eredità della sceneggiata napoletana e del romanzo d'appendice, gli scenari del neorealismo e la novità del fotoromanzo. Donne piangenti o perdute, mariti emigrati o reduci: personaggi che parlano a un pubblico che è l'ultimo dell'Italia contadina. Eppure, in questi film non solo si dà vita a un nuovo divismo, quello delle Mangano, delle Bosè e delle Loren, ma matura anche il grande cinema moderno: le eroine di Antonioni nascono qui, mentre registi come Lattuada, Comencini, Cottafavi caricano il mèlo di spinte trasgressive. E su questo immaginario lavorerà astutamente, da subito, un nuovo mezzo: la tv. Il cinema strappalacrime è al centro di un gioco di incroci e di mutazioni: tra autori e genere, tra film e aspettative del pubblico, tra nuovo sistema dei media e antiche forme di spettacolo popolare, mentre si affaccia la ""prima generazione"""" di giovani. Il saggio di Emiliano Morreale parla di film e non solo, tracciando una mappa dell'""""immaginazione melodrammatica"""" nel nostro paese. In un periodo in cui la condizione femminile è uno dei momenti di maggior contraddizione della società, il cinematografo è un luogo di evasione e consolazione, ma anche di inquietudini e tensioni che diventano immagini, metafore volontarie o casuali."" -
250 quesiti di giardinaggio risolti
Come conservare i bulbi dei gelsomini? Quando adoperare i vasi porosi, e quando invece quelli verniciati? Come preparare il terriccio per le rose? I genitori di Italo Calvino rispondono, in questo delizioso libretto di settant'anni fa, alle domande dei patiti di giardinaggio di ieri, di oggi, di sempre. Una piccola gemma. Semplice, asciutta, utile. Bellissima. -
Diritti e libertà nella storia d'Italia. Conquiste e conflitti 1861-2011
Diritti e libertà accompagnano la nascita del cittadino moderno, definiscono un ordine politico e simbolico interamente nuovo: essi divengono il connotato di un'età, appunto ""l'età dei diritti"""", come l'ha definita Norberto Bobbio. La dimensione dei diritti, però, ci appare al tempo stesso fondativa e fragilissima, perennemente insidiata da restaurazioni e repressioni. In particolare, negli ultimi quindici anni si è assistito nel nostro paese a un processo graduale che ha portato la classe politica di centro-destra, dall'iniziale tentativo di delegittimazione, a un vero e proprio attacco frontale alla Costituzione. La ricostruzione sintetica che Rodotà qui propone vuole obbedire proprio a questa logica. Non segue e discute le idee sui diritti, ma analizza politiche e comportamenti dai quali è dipesa la loro affermazione o negazione, cercando di rendere evidenti gli intrecci tra riconoscimenti formali di libertà e diritti e condizioni materiali per la loro attuazione. Le vicende delle libertà e dei diritti mostrano la lenta inclusione di un numero crescente di cittadini nel demos e le modalità attraverso le quali si costruisce la moderna cittadinanza, nel succedersi delle diverse """"generazioni"""" dei diritti. Ma rivelano anche tenaci resistenze all'effettività dei diritti proclamati. Serve una grande fede per affermare i diritti nei tempi difficili. E di questo la vicenda delle libertà, che è poi vicenda concretissima di donne e di uomini, è testimonianza continua."" -
Proust e Monet. I più begli occhi del XX secolo
«Proust condivideva con Monet l’idea che l’impressione è la materia prima dell’opera d’arte, ciò da cui è necessario partire per decifrare e dare espressione al rapporto di ciascun artista con l’universo in cui vive: il cielo, la terra, le acque, gli esseri e le cose». Il ruolo decisivo di Claude Monet nella formazione estetica di Marcel Proust e i punti di contatto tra le loro poetiche: ecco l’itinerario lungo il quale l’autrice di queste pagine ci accompagna, ripercorrendo le tappe più significative dei due percorsi creativi – dall’incompiuto Colazione sull’erba del giovane Monet all’incompiuto Jean Santeuil del giovane Proust, sino ai loro massimi capolavori, Le grandi decorazioni dell’Orangerie di Parigi e Alla ricerca del tempo perduto. Scopriamo così che l’elaborazione dei grandi temi proustiani – il tempo, l’oblio, la memoria involontaria – si è costantemente intrecciata alle meditazioni dello scrittore sulla pittura di Monet, dai primi dipinti impressionisti all’invenzione delle «serie», in particolare quelle delle Cattedrali, dei Mattini sulla Senna, delle Ninfee. Con straordinaria acutezza e in ragione di profonde affinità, Proust intuiva che il vero «soggetto» di quelle serie meravigliose, che lui vedeva trascorrere da una tela all’altra, era il tempo, il tempo «sovrano reggitore e regolatore della nostra vita e dell’universo», che nel suo flusso nascosto trasporta in un perenne andirivieni, dal nulla verso il nulla, esseri e cose. Consapevole di quanto effimero fosse lo splendore dell’attimo che subito si spenge, Monet cercava con le «serie» di vincere – attraverso la durata – la caducità e l’oscura morte che l’accompagna. Dunque, per Monet come per Proust, l’opera d’arte diventa il luogo in cui fissare «una realtà che sta per lasciarci per sempre» e per ritrovare, nel felice presente della creazione, il tempo perduto. -
Polvere di ferro. Tre racconti alle origini del realismo americano
Siamo nel 1861 a Wheeling, West Virginia, al confine fra Sud e Nord, sull'orlo della guerra civile. Le ""oscure sataniche officine"""" della rivoluzione industriale sono un territorio ancora quasi inesplorato dalla letteratura, e Rebecca Harding Davis - all'epoca sconosciuta scrittrice di provincia - si addentra, con il suo racconto """"Vita nelle ferriere"""", nella luce rossa di questa città di fabbriche che pongono una domanda inespressa e terribile: che cos'è questo mondo nuovo? E davvero degna di chiamarsi """"vita"""", quella che si agita in quei luoghi? Al centro della narrazione c'è Hugh Wolfe, operaio, spossato dalla fatica e avvilito dall'ignoranza, che ruba dalla fabbrica gli scarti della lavorazione del ferro per dar vita a un'opera d'arte: le membra possenti di una donna abbrutita dalla fatica, ma pervasa da una brama indistinta, le mani protese ad afferrare il vuoto, la bocca spalancata in un grido di desiderio senza suono. A raccontare la storia è una donna, reclusa in casa, che riconosce nella piccola scultura e nel suo disperato creatore non solo la testimonianza di una condizione operaia ancora invisibile, ma anche la metafora di altre esclusioni, a partire da quella femminile; il grido muto della statua è anche l'anelito di espressione, di creazione, di libertà della narratrice, nonché dell'autrice, in un'età soffocante di """"domesticità"""" idealizzata. Introduzione di Alessandro Portelli."" -
Prove tecniche di resurrezione
Grazie sorella sconfittami hai dato gli occhi e tre piaghe nel cuoree nessun filo per poterle cuciree il coraggio per poterle cantare Grazie sorella sconfittami hai dato gli occhi e rubata la vocemi hai schiaffeggiato sull’ultima guancianon mi restava null’altro da offrire Un affannato percorso di dolore quello compiuto da Massimo Zamboni attraverso le parole delle canzoni di tre album - Sorella Sconfitta, L’inerme è l’imbattibile, L’estinzione di un colloquio amoroso -, pubblicati come solista tra il 2004 e il 2010, dopo la ventennale esperienza di fondatore e compositore di CCCP e CSI. Tre opere intimamente legate tra loro, complementari, dove l’esperienza umana si consolida attraverso la ricerca e la scoperta dei denominatori comuni tra gli uomini: l’accettazione della Sconfitta come Sorella e compagna di strada, l’offrire la propria inermità scavata a fondo fino a cogliere i segni della forza, l’accogliere l’estinzione come sorgente di nascita. Un percorso di parole nato attraverso la musica che prende adesso la forma della poesia, e si alterna alla prosa, tracciando quasi un intimo diario. “Per chi conosce Massimo Zamboni, - scrive Emilio Rentocchini nella prefazione a questo libro - non è semplice separare le parole delle sue canzoni dalla pigra e struggente monodia della musica, ferita di quando in quando dal fremente barrito della chitarra elettrica o sgranata nel frullo misterioso e concavo delle voci di contorno, sostenuta dal ritmo addolcente della ripetizione. Nelle sue composizioni, le parole abitano una doppia musica. Stanno in se stesse e in un alone ulteriore che le avvalora e allo stesso tempo ne devìa il respiro naturale, puro. Sulla pagina è invece la parola nuda, il verso sobrio, la strofa esatta a cantare il senso, la poesia delle cose, in un percorso sofferto di scrittura sempre più rarefatta e sentimenti meno corrisposti”. Nessuna attrazione per la sofferenza come catarsi quella di Zamboni; ma una partecipazione accorata verso tutte le cellule di sopravvivenza che sempre ricominciano a tessere il mondo dopo l’abbattimento. Una riflessione sul valore più alto della missione umana, lì dove se non è possibile aspirare al carattere completo e infinito di una resurrezione divina, si possono e si devono intraprendere continuamente le prove tecniche per il nostro compimento. -
Luoghi. La produzione di località in età moderna e contemporanea
Contrariamente a quanto si crede, i luoghi non sono contenitori inerti di legami e sentimenti. Sono costruzioni sociali e culturali frutto di una produzione continua da parte dei loro abitanti. La località è un ambito territoriale di pratiche condivise - modi di fare, di lavorare, di scambiare che creano dei diritti. Il loro godimento sta alla base di ciò che chiamiamo appartenenza, mentre la loro messa in discussione causa conflitti e dispute che rappresentano le fonti storiche principali per lo studio dei luoghi. Il libro esamina una successione di casi giudiziari relativi all'Italia nord-occidentale e a un tempo compreso fra il XVI secolo e i giorni nostri. Lo fa a partire dall'analisi di episodi di negoziazione dello spazio: tentativi diversi di ritagliare ambiti di relazioni e di diritti - luoghi - nell'insieme fluido e fragile delle relazioni interpersonali. Si tratta di un processo capillare, spesso quasi impercettibile, di costruzione degli spazi, di creazione dei luoghi, che affonda le sue radici nel passato anche lontano, ma al quale assistiamo ancora oggi quotidianamente: un processo che non smette di interrogarci (e anche di inquietarci). La verità è che non si vive nel mondo in generale; ma questo mondo generale lo si costruisce attraverso una somma di diffusi processi di frammentazione, che il presente volume, con gli strumenti dell'analisi storica, porta sorprendentemente alla luce. -
Prove di società
L'Italia e gli italiani, l'annoso dibattito riacceso e rinverdito dai 150 anni dell'Unità. Lontano dalla retorica, uno studioso di lungo corso offre il suo contributo disincantato: l'Italia è un paese ""alveolare"""", un paese di paesi, dunque un non-paese. Certo, lo Stato unitario ha tentato l'impresa di un'unificazione difficile, ma non poteva ignorare le basi materiali da cui proveniva e a cui doveva far capo. Ha agito pertanto in maniera parziale e spesso partigiana: nelle aspre contraddizioni e nei limiti imposti dalla situazione, è stata nondimeno l'unica istituzione a operare in favore della costruzione di una società """"razionale"""", in cui il riconoscimento dei diritti di tutti fungesse da introduzione al rispetto della cittadinanza di ognuno. Ma la comunità prevale in Italia, e uscire dall'idea e dalla pratica della comunità condizionata dalle genealogie verticali e orizzontali è stato possibile solo in parte; e oggi sono anzi tali genealogie a mettere in luce la continuità strutturale tra la comunità buona e la comunità cattiva, tra la confraternita e la cosca. Così la solidarietà in piccolo - ben oltre il vecchio familismo privatistico - mina la solidarietà in grande e ogni progetto """"generale"""" per l'Italia diventa improponibile. La vita pubblica è segnata da un certo stile pubblico modellato dall'Italia clanica di antica formazione e di costante memoria."" -
Il vagabondo. Sociologia dell'uomo senza dimora
Hobo è, nel gergo americano, il termine che indica i vagabondi, i lavoratori senza fissa dimora. Nels Anderson, allievo atipico della Scuola di Chicago e hobo lui stesso in passato, compie una ricerca tra i vagabondi, giovani e meno giovani, che popolano Hobohemia, nelle aree tra West Madison e Jefferson Park, della Chicago degli anni venti. Gli hobos, lavoratori migranti posseduti dalla smania del viaggio, erano espressione contraddittoria della mobilità interna alla frontiera americana e del processo di industrializzazione in atto, di un contesto in cui si mescolano modernità e preindustrialismo. Di tale esperienza Anderson dà conto in questo volume che nel 1923 inaugura la «Sociological Series» del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Chicago, e che rappresenta un autentico antesignano della moderna etnografia urbana. Con un metodo nel quale si uniscono testimonianza personale e approccio etnografico, tra interviste, osservazioni e materiale documentario, Anderson racconta quell’esperienza anche nella speranza che il proprio lavoro spinga i Comitati di assistenza di Chicago a intervenire per il miglioramento della condizione degli hobos. La vita di quegli uomini sarà il tema, odiato e amato, che ritornerà periodicamente nella sua vicenda di sociologo. Ma questo suo primo libro, allegro e preciso, documentatissimo e insieme caldo e spiritoso come un romanzo, resterà un esempio insuperato, un vero e proprio «classico» della sociologia contemporanea. -
L' Africa mediterranea. Storia e futuro
È bastata una manciata di settimane per trasformare la sponda nord del continente africano in una polveriera, capace di ribaltamenti politici impensati appena solo qualche mese fa. Esperti, commentatori e inviati speciali di lungo corso: nessuno aveva presagito gli ultimi avvenimenti, che a catena rischiano di trascinare anche il Medio Oriente in una spirale che potrebbe modificare il quadro geopolitico uscito dal secondo conflitto mondiale e dagli anni della guerra fredda. Ma l'irruenza degli eventi attuali ha catalizzato l'attenzione, non solo degli esperti: dopo decenni in cui l'Occidente, e in particolare quei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ha guardato con distrazione alla regione nordafricana, improvvisamente si è sentita forte l'esigenza di comprendere il significato e i possibili sviluppi di rivolte che non sono semplici manifestazioni di malessere originate da un momentaneo stato di insoddisfazione, ma profonde spinte al cambiamento che affondano le loro radici nel passato, anche recente. Infatti, nonostante la prossimità geografica, i rapporti politici ed economici, e il costante contatto tra le popolazioni delle due sponde attraverso l'immigrazione e i mezzi di comunicazione, l'Italia non ha prodotto analisi rigorose, e al contempo accessibili al grande pubblico, delle trasformazioni in atto nella regione e delle loro origini storiche. -
Care ragazze. Un promemoria
"Care ragazze, ho incontrato tante di voi, in circostanze e luoghi diversi: nelle scuole, nelle università, nei partiti, nelle associazioni. Alcune entusiaste e consapevoli, altre sfiduciate, dal futuro incerto, rassegnate. Altre ancora desiderose di affermarsi, di superare ogni ostacolo pur di realizzare i propri progetti di vita..."""". È per loro che Vittoria Franco stila un promemoria delle libertà femminili conquistate dalla sua generazione, e l'intento è tutto rivolto al presente e al futuro di chi a quelle lotte non ha partecipato: ricordare che la libertà e i diritti delle donne non sono acquisiti una volta per tutte, e che l'impossibilità di praticarli fino in fondo li rende lettera morta fino a farli scomparire. Scoprire l'esperienza di donne che hanno lottato duramente per conquiste che oggi si danno per scontate; sapere che prima del 1974 in Italia non era possibile divorziare, che prima del 1978 l'aborto era illegale; che fino al 1975 la donna era sotto tutela del padre, del fratello o del marito e non aveva neanche diritto all'eredità; che prima del 1996 la violenza sessuale era un delitto contro la morale e non contro la persona: tutto questo serve come monito a non tornare a una concezione proprietaria della donna e a contrastare i tentativi di ricacciarla nei ruoli tradizionali e consueti." -
Il cantiere federale
Comuni e province sono ormai abbandonati a se stessi in un sistema sempre più complesso e articolato, caratterizzato da una rete di reciproche influenze e interdipendenze. È questo uno dei principali effetti della riforma del 2001 del Titolo V: la frammentazione delle competenze normative in materia di ordinamento degli enti locali. Si è prodotto il superamento del potere ordinamentale generale e uniformante dello Stato e si è creata una situazione in cui è arduo stabilire di volta in volta quale sia il «garante» degli enti locali: a volte lo Stato, a volte le regioni. Proprio quest'ultima è la strada che sembra essere quella maggiormente battuta. Vi sono infatti spazi di intervento che la riforma attribuisce, oltre che alla potestà normativa locale, anche alle regioni; spazi che potrebbero aprire la strada a una differenziazione dei sistemi regionali delle autonomie locali. È questo il cantiere ancora aperto in cui prendono corpo, seppur lentamente, i tentativi di dare attuazione alla recente riforma costituzionale. Che si tratti comunque di un percorso accidentato è testimoniato dai ripetuti interventi della Corte costituzionale, che ha sanzionato l'illegittimità di alcune leggi regionali. Questione fondamentale è interrogarsi su quali siano gli strumenti e le modalità da porre a presidio dell'autonomia locale, in uno scenario delimitato -
Risorgimento a memoria. Le poesie degli italiani
È un dato acquisito e condiviso, anche quando le polemiche sull'Unità d'Italia si fanno più intense e nervose: nel processo di formazione dell'identità nazionale il contributo più importante e decisivo è stato quello degli scrittori. Non solo perché la lingua letteraria era già da secoli l'unico terreno comune tra i ceti dirigenti e gli intellettuali delle diverse entità statali presenti nella penisola, ma soprattutto perché tu la letteratura a fornire ai giovani che si tacevano patrioti, cospiratori e militanti le parole d'ordine fondamentali del loro riconoscersi fratelli. Fu la letteratura, in fin dei conti, a elaborare il racconto della storia nazionale, il suo stesso senso identitario. E furono le poesie a dare voce al desiderio del riscatto e al grido di battaglia. Tante poesie: di scrittori tra i massimi della nostra storia letteraria (da Monti a Foscolo, da Leopardi a Manzoni) e di autori oggi meno noti, ma non per questo meno significativi (da Niccolini a Berchet, da Pocrio a Mameli). Poesie febbrilmente scritte e febbrilmente lette, imparate a memoria, scandite ad alta voce. Poesie che si sovvrapposero e mescolarono ai tanti inni di battaglia del Risorgimento; le une e gli altri vivi e attuali ancora nella guerra del 1915-18. Una vera e propria ""colonna sonora"""" del Risorgimento, parallela a quella del melodramma, con i suoi cori e le sue arie, che ha accompagnato l'intero percorso della storia italiana, fino alla Repubblica e oltre."" -
Obbedire o negoziare
La disciplina famigliare rappresenta uno tra i primi insiemi di norme sociali, valori, sanzioni, pratiche di gestione dei conflitti con cui i bambini e i ragazzi vengono in contatto. Infatti, proprio l’apprendimento di questi elementi normativi e valoriali trasmessi in ambito famigliare è in grado di determinare lo sviluppo degli orientamenti normativi successivi, anche di carattere giuridico, fornendo i tratti fondamentali di una struttura regolativa utilizzabile nel corso dell’intera esistenza. È attraverso la partecipazione attiva ai processi di socializzazione che i bambini e gli adolescenti impegnati a esplorare le possibilità di relazione e di comportamento concesse, auspicate o stigmatizzate dalla società di appartenenza, interiorizzano e rielaborano le varie dimensioni del «dover essere», ossia le dimensioni normative e valoriali riguardanti ciò che essi debbono essere nel presente e diventare nel futuro, in che modo e quando. Di fronte alle incertezze che connotano attualmente i ruoli genitoriali e i contenuti dell’educazione, quali sono le caratteristiche che assume la disciplina famigliare, considerato che, diversamente da un tempo anche recente, l’accento si pone non tanto sulla capacità dei genitori di ottenere l’obbedienza alle regole, quanto sulla capacità di negoziare? E ciò tenendo conto che l’autorità dei genitori e il loro potere di imporre regole e comminare sanzioni sono ridimensionati dalla centralità dell’opera di ascolto e di «svelamento del sé del figlio». Il volume, basato su una ricerca empirica condotta su famiglie e adolescenti, esplora gli aspetti normativi della socializzazione, perché il «senso del giusto» che ispira l’agire degli adulti si costruisce fin dall’infanzia e dall’adolescenza. -
La formazione della dirigenza locale in Europa
Il volume affronta un problema decisivo per il funzionamento delle amministrazioni locali, quello della formazione della dirigenza, e prospetta un nuovo approccio alla questione sulla base dell'esame dei sistemi utilizzati in altri paesi europei. È stata quindi realizzata una ricerca nella quale si sono analizzati il rapporto tra decentramento e formazione e le metodologie di formazione all'accesso al pubblico impiego locale in alcuni paesi europei. L'indagine ha messo in risalto che le iniziative in tal senso si indirizzano verso la formazione continua e che le migliori performance sono quelle in cui a livello locale è prevista la formazione iniziale. Dopo una carrellata generale sulla situazione europea, si sono approfonditi i casi di Germania, Francia e Svizzera. Nell'ambito della ricerca è stato poi promosso un incontro di esperti dei tre paesi con quelli italiani per verificare il grado di comunicabilità delle esperienze: rispetto al contesto europeo preso in esame, quello italiano rivela una profonda difformità in quanto, sebbene anche in Italia esista un sistema di formazione iniziale per l'amministrazione centrale (curato dalla SSPA), tuttavia per le amministrazioni locali esso è limitato alla figura dei segretari comunali e provinciali. Non esiste invece alcuna formazione d'accesso per la dirigenza locale che, in pratica, è realizzata solo informalmente per «accompagnamento». -
L' orso che non lo era
"Ehi tu, torna al lavoro. Sono il caporeparto e se non lavori ti faccio rapporto"""". L'Orso disse: """"Io non lavoro qui. Io sono Un Orso"""". Il Caporeparto scoppiò a ridere: """"Questa sì che è una bella scusa per non lavorare... mettersi a dire di essere u Orso"""". """"Ma, io sono un Orso"""", disse l'Orso. Età di lettura: da 6 anni." -
Camminare, una rivoluzione
"Avviso ai lettori. Lasciate stare. Se cercate insegnamenti sul camminare all'ultima moda, con tanto di lezioni, corsi universitari e relativi professori, oppure sul camminare come cura di sé, o infine pagine e pagine di resoconti di camminate che si perdono invariabilmente tra il noioso, l'elegiaco o il paranoico, ripeto a scanso di equivoci: lasciate stare. Questo libro non fa per voi."""" Inizia così l'itinerario che Adriano Labbucci suggerisce al lettore e che del camminare si serve come di una bussola per percorrere un paesaggio insieme geografico e mentale, alla ricerca di punti di riferimento, alla scoperta di un modo diverso per impostare il nostro rapporto con gli altri e con il mondo che ci circonda. Al punto che camminare non solo è un'attività ormai poco praticata, ma spesso è anche guardata con sospetto e fastidio; un atteggiamento che può sfociare in frasi paradossali come questa: """"Il pedone rimane il più grande ostacolo al libero fluire del traffico"""". Potrebbe sembrare una battuta di Woody Alien, ma in realtà è stata pronunciata da un gruppo di urbanisti consulenti del sindaco di Los Angeles: si tratta, scrive l'autore, dell'""""espressione tragica e surreale di quel mondo capovolto che è il nostro.""""" -
L' arte o la vita! Il caso Rembrandt
Davanti all'opera di un grande artista, non ci accontentiamo di ammirare la perfezione delle forme, o di scoprire il senso di ogni immagine, ma tentiamo anche di svelare uno dei più affascinanti segreti dell'attività umana: come funziona il processo creativo in un artista geniale? Quali sono le condizioni che rendono possibile la nascita di un'opera destinata a raggiungere un riconoscimento universale? Qual è la relazione ottimale tra il vivere e il creare? Todorov cede alla tentazione di sollevare discretamente il velo di questo mistero, prendendo come punto di partenza la storia di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi ed esaminando le tracce lasciate dalla vita nella sua pittura. L'opera e il destino di Rembrandt sono la materia di cui si nutre questo saggio. Secondo Todorov il motore dell'esistenza di Rembrandt non è tanto l'eccellenza etica, quanto la perfezione estetica. L'opera, sembra credere Rembrandt, esige che l'artista si doni interamente alla sua arte: per svelare la verità del mondo, deve essere disposto a separarsi dagli uomini. Forse, suggerisce l'autore, solo l'egocentrismo dell'artista può assicurare la generosità delle sue creazioni, solo il sacrificio della vita può garantire l'immortalità dell'arte. -
Il capitale sociale. Che cos'è e che cosa spiega
Il capitale sociale è sempre più spesso invocato come la causa profonda di differenze marcate e radicate nei comportamenti e nello stesso livello di benessere di popolazioni e gruppi diversi. Il ritardo economico e i problemi del Mezzogiorno, per esempio, sono così sempre più spesso ""spiegati"""" come conseguenza di una carenza di capitale sociale. A questo successo del termine si associa però in molti casi una grande ambiguità in relazione al suo significato. C'è chi lo adopera per indicare il comportamento civico, chi la fiducia riposta in interlocutori di vario tipo, chi le reti di relazioni che legano i singoli individui tra loro. Il libro, che raccoglie i contributi di alcune voci autorevoli in campo economico, storico e sociologico, introduce e chiarisce il concetto di capitale sociale, volutamente dando spazio a punti di vista diversi, e mettendo in luce somiglianze e differenze nell'uso dello stesso vocabolo. Si evidenzia altresì come certi comportamenti, l'evasione fiscale, il buon funzionamento delle amministrazioni pubbliche locali, la regolamentazione delle attività economiche siano collegati alla più o meno forte presenza di capitale sociale in un determinato contesto. Il volume presenta infine i principali aspetti del controverso dibattito sul ruolo del capitale sociale nel condizionare lo sviluppo del Mezzogiorno."" -
Scienziate d'Italia. Diciannove vite per la ricerca
Una sola donna nella storia italiana è stata insignita del premio Nobel in area scientifica: Rita Levi Montalcini. Tuttavia, un consistente numero di scienziate ha raggiunto negli ultimi centocinquant'anni risultati importanti. In occasione del compleanno italiano, una rinomata matematica racconta le storie di diciannove grandi donne che - dal 1861 a oggi - hanno dedicato la loro vita alla ricerca, collaborando al progresso della scienza, nonostante il ritardo della nostra politica, nonostante le difficoltà oggettive, e in una condizione palese di assenza di pari opportunità rispetto ai loro colleghi maschi. Queste donne hanno lavorato spesso in condizioni difficili, in tempi di guerra, durante le persecuzioni razziali e scontrandosi con stereotipi di genere e pregiudizi, restandone a volte irreparabilmente colpite. Il libro di Elisabetta Strickland vuole raccontare le vicende di alcune di esse, scelte per la peculiarità complessiva delle loro vite, radiografando la società in cui si sono mosse e sottolineando l'originalità dei risultati raggiunti, senza dimenticare gli uomini che hanno creduto nel loro potenziale e le hanno incoraggiate. L'intento è duplice: rendere un tributo al lavoro caparbio delle scienziate italiane e alla loro straordinaria intelligenza, e riflettere sul ruolo della donna nella ricerca e sui principali ostacoli alla parità nel mondo scientifico.