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A proposito di Castiglia. Jihad e Guerra Santa. Città e architetture nel conflitto tra mondo musulmano e mondo cristiano
Il punto di partenza di questo libro è stato un viaggio per indagare gli esiti artistici - contaminazioni o alternative - che la cultura ""cristiana"""" ha elaborato in quella parte della penisola iberica dove, nei sette secoli della presenza araba in Spagna (VIII-XV sec.) e del duro scontro tra """"mondo occidentale"""" e """"mondo islamico"""", la reconquista ha avuto i suoi primi duraturi successi, consentendo la rifondazione delle città e la repoblaciòn dei territori: la Castiglia, appunto. In questo territorio, prima ancora che con le Crociate in Medio Oriente, ha preso corpo l'idea della Guerra Santa in contrapposizione al Jihad islamico. E le fortezze, le cattedrali, le chiese sono state gli elementi più significativi della costruzione di una nuova identità urbana."" -
La condizione manierista
Interrogarsi sull'attualità del manierismo non è impresa facile. Ci vuole solidità intellettuale, impegno concreto e una buona dose di disinvoltura dialettica. L'autrice, smontando ogni malinteso e superando ogni suscettibilità, ricostruisce con orgoglio e complicità il filo di un discorso che, benché appartenga a tutti, nessuno ha il coraggio di far proprio. La missione è nobile e doverosa: emancipare il manierismo da categoria della Storia per farlo assurgere a una dimensione trascendente affrancata da ogni convenzione, cioè da ogni quadro cronologico, contesto culturale o impianto figurativo. Lina Malfona intraprende questa azione senza acrobazie, con discrezione e, soprattutto, con lo smaliziato disincanto di chi discerne bene lo scarto tra metafora e citazione, dunque tra la critica operativa dell'architetto e la nostalgia esclusiva dell'antiquario. Prefazione di Paolo Portoghesi. -
Riabi(li)tare una fabbrica. Strategie di riconversione del patrimonio industriale per nuovi modelli di vivere partecipativo
Come può una fabbrica trasformarsi in una casa? È la casa che deve adattarsi alle forme della fabbrica o viceversa? In quale modo intervenire su edifici con caratteristiche morfologiche e dimensionali lontane dagli schemi tipici della residenza? Il saggio attraverso l'analisi di trentatré progetti permette di comprendere percorsi, possibili logiche e individuare differenti approcci al tema. Sicuramente inserire delle abitazioni all'interno di un edificio tipologicamente nato per usi differenti presuppone già in partenza una tensione creativa. Ripensare cosa intendiamo per 'casa', cogliere l'occasione per indagare forme inedite di abitare e riflettere attorno a quali bisogni odierni dovremmo saper rispondere. Si tratta di un duplice sforzo: quello più generale di ripensare il significato, i valori della 'domesticità' e quello, più specifico e pratico, di una ""correzione tipologica"""". Un ostacolo che, se affrontato con il giusto slancio, porta a proposizioni progettuali di incredibile interesse architettonico e compositivo. Ideare dunque, ammettendo il vincolo come condizione. Le migliori soluzioni analizzate non respingono il problema, ma lo accettano come presupposto indispensabile. Sembrerebbe che la fabbrica suggerisca ai progettisti, inclini ad ascoltare queste sollecitazioni, un modo diverso di intendere la residenza che mette in discussione modelli tradizionali per generare microcosmi abitativi partecipativi, ibridi, elastici e sovrascrivibili. L'obiettivo della ricerca non è quello di proporre una conoscenza meramente manualistica, né quello di una trattazione che miri ad identificare una migliore risposta compositiva. Per ciascuna strategia individuata vengono definiti i risultati conseguiti, diversi a seconda delle situazioni e perciò difficilmente tipizzabili dentro le rigide maglie di un possibile sistema conoscitivo. Ciò che emerge dalla lettura dei progetti selezionati è al contrario un processo continuo, vitale, libero, persino spregiudicato, capace di pensare e di guardare al di là dell'orizzonte conosciuto, di mettersi costantemente in discussione e perciò di creare visioni e nuove riflessioni attorno al tema dell'abitare nella città contemporanea."" -
Case fatte di sole. Vite possibili per architetture immaginate-Houses made of sun. Possible lives for imagined architectures. Ediz. bilingue
Casa a Positano, Casa a Procida e l'Albergo ad Anacapri sono il Manifesto di un'ideale dell'abitare mediterraneo per il progetto di architettura. Questo lavoro, attraverso alcune applicazioni nate dall'esperienza didattica e altre scaturite dalla ricerca autonoma dell'autore, ha avuto come obiettivo quello di riportare al centro della scena architetture che sono parte di una ""piega senza tempo"""" in cui la casa non è solo un luogo per sistematiche azioni quotidiane ma diventa uno spazio da esplorare e da interpretare come un nuovo paesaggio interno. Prefazione di Fabio Mangione. Postfazione di Luca Molinari."" -
Giancarlo Rosa
Giancarlo Rosa (1938) ha studiato architettura a Roma laureandosi, dopo un intermezzo fatto d'importanti esperienze progettuali e conseguenti realizzazioni, nel 1973 con Ludovico Quaroni. Assistente volontario dal 1972 di Alfredo Lambertucci, nel 1975 vince l'Assegno di formazione scientifica diventando ricercatore nel 1981. Trasferitosi presso l'Istituto di Disegno e Composizione dell'Università di Ancona nel 1985, dal 1988 vi ha insegnato come professore associato di Composizione architettonica e urbana sino a quando, nel 1992, è stato richiamato a Roma. Passato nel 1994 al SSD ICAR 16 (Architettura degli Interni) vi ha conseguito l'ordinariato nel 2004 promuovendo l'istituzione dei corsi di laurea triennali, di cui è stato coordinatore, e magistrali in Architettura degli Interni, concorrendo inoltre alla istituzione del Dottorato in Architettura degli Interni che ha anche diretto e che ora è confluito nel Dottorato di Architettura - Teorie e Progetto del DiAP. La sua attività di ricerca ha attraversato le diverse scale del progetto spinta da una grande curiosità intellettuale che si è sempre confrontata con la dimensione teorica, espressa attraverso una ricca attività editoriale e con quella pragmatica del progetto e della sua costruzione, manifestata da più di 25 opere realizzate. Alcuni temi hanno assunto nel corso degli anni una evidente centralità: le teorie e le tecniche della composizione/progettazione e le loro ricadute sulla didattica; la progettazione architettonica e urbana; i caratteri tipologici dell'architettura; il dettaglio architettonico/costruttivo e l'arredo quali elementi essenziali nella definizione dello spazio abitato e dell'architettura in senso più ampio; tutti questi temi hanno alimentato in maniera significativa l'attività di progettista, ricercatore e docente di Giancarlo Rosa. -
Architettura e impegno sociale. Emilia-Romagna 2000-2020
«Il tema più urgente e complesso è ritrovare per l'architettura un ruolo specifico e una specifica efficacia nel campo esteso del progetto ovvero in quello che viene a definirsi nel momento in cui si incentra l'azione progettuale non tanto sulla ricerca formale e linguistica quanto sulla specifica complessità dei luoghi. Per l'architettura non si tratta semplicemente di ritrovare o intensificare una attenzione per il programma, per le ragioni della committenza intesa come l'ampia comunità su cui l'opera impatta, oppure di sviluppare una maggiore sensibilità per i temi che assediano l'Antropocene. Si tratta di modificare radicalmente il modello di creatività della architettura abbandonando la sua doppia matrice moderna, da un lato la matrice artistica che ritiene in sé salvifica la bellezza formale, dall'altro la matrice tecnologica che pretende per la disciplina del progetto uno statuto di scientificità che non le è proprio. In parole più semplici, un ritorno alla essenza politica della architettura.» (Giovanni Leoni) -
Archisculture durante il lockdown. Storie di creazione e reazione
«Archisculture: il nome evoca il loro essere sia costruzioni che sculture. Rimanda al loro autore, ad un architetto che si spinge nell'ignoto e che vorrebbe essere anche un po' artista». A metà fra un catalogo di sculture e un racconto di formazione, questo testo ha il merito di svelare l'uomo e tutte le pulsioni che si celano dietro al Malerba artista e alle sue opere. Nato nei mesi del primo lockdown, il progetto delle Archisculture si attesta non solo come una fedele testimonianza di resilienza, capace di restituire con leggerezza ed estrema lucidità una precisa visione critico-pragmatica del mondo e della società che lo abita, ma anche come prova assoluta di creatività, di un fare artistico puramente aristotelico. Qui mente, mano e materia si incontrano e si scontrano, si susseguono e si sostengono l'un l'altra in un processo continuo e privo di gerarchie, mutando ciò che è pensiero in disegno e ciò che è disegno in forma. Sempre qui l'uomo, che è insieme passione, idea e tecnica, impara a conoscersi e a bastarsi da sé. -
Fernando Tavora. Diario di bordo
Nel 1960 Fernando Távora parte per un viaggio attorno al mondo che dura quattro mesi. Ha 36 anni ed è assistente di ruolo presso la Scuola di Architettura di Porto. Scopo ufficiale del viaggio è una visita ai principali Dipartimenti statunitensi sulle tracce dell'""insegnamento moderno"""" dell'architettura e dell'urbanistica. Tiene un dettagliatissimo diario dell'intero viaggio - rimasto inedito per oltre cinquant'anni - in cui annota soprattutto le impressioni che riceve dal contatto diretto con civiltà e costumi di cui arrivavano in Portogallo solo i riflessi. Molti sono gli incontri, di persona o attraverso le opere, programmati o casuali: Wright, Mies, Gropius, Kahn, Sert, Saarinen, Rudolph, Lynch e, naturalmente, l'America - le grandi città, i musei, i modelli di vita - che Távora sottopone a una costante, ironica e sottile critica. Critica che si arricchisce, per contrappunto, nel racconto dell'altro paese visitato per ragioni istituzionali, il Giappone, ma che diviene spietata, per confronto, nella trasgressiva """"fuga"""" in Messico. Il viaggio si chiude con due visite che si riveleranno decisive nella sua formazione, anche progettuale: le piramidi egizie e l'Acropoli di Atene. Questa edizione in italiano è basata su una lettura commentata del Diario che i curatori hanno raccolto da Fernando Távora nei primi anni Duemila e ne riproduce tutti i disegni, gli schizzi tracciati tra le pagine manoscritte e nei due quaderni da disegno che lo accompagnano."" -
Architettura oltre la fine del mondo. Ediz. illustrata
Non è retorico usare termini quali ""disastro"""", """"annientamento"""", """"collasso"""", per descrivere le minacce che, a causa del cambiamento climatico, dovremo affrontare in quanto sapiens nel prossimo futuro. Viviamo letteralmente dentro la fine del mondo, facendone quotidianamente esperienza. Da un punto di vista intellettuale lo sappiamo, e siamo convinti di potervi porre rimedio modificando le nostre abitudini, ma in realtà ci rifiutiamo di comprenderne pienamente le conseguenze. Oggi l'architettura ha perso valore e credibilità sociale, si tratta di una diffidenza fondata, basti pensare che gli edifici producono ogni anno il 40% delle emissioni globali di CO2. Questi indicatori risultano ancora più allarmanti se incrociati con i dati sul consumo di suolo: circa 2/3 dell'attuale area edificabile globale raddoppierà entro il 2060 (come se ogni mese per quarant'anni costruissimo da zero una metropoli grande come New York). Andando dritti al punto e senza usare mezzi termini, oggi bisogna prendere atto di una semplice evidenza: per fermare il riscaldamento globale bisogna (prima) fermare l'architettura. Siamo di fronte ad un tipping-point, una cerniera temporale a partire da cui i vecchi strumenti disciplinari diventeranno obsoleti. Per questo il momento presente è anche un tempo di opportunità e cambiamento, in cui possiamo immaginare e chiederci: quale architettura ci sarà oltre la fine del mondo? Questo libro raccoglie i collages e i disegni che l'autore ha realizzato nell'ultimo decennio, inscritti attraverso il saggio introduttivo all'interno di una prospettiva unitaria di ricerca, sensibile al contesto storico e culturale attuale e attenta alle sue evoluzioni future. Un contributo sperimentale, basato sulla pratica creativa interpretata come strumento di progetto e di analisi critica, in grado di prefigurare nuovi scenari e modelli operativi."" -
La Berlino di Schinkel
Quando un architetto instaura una relazione privilegiata con un luogo e quando questa relazione ha una stabilità e una durata nel tempo, il progetto di ogni sua architettura ha una ricaduta immediata sulla forma complessiva della città, così come la forma urbana ha un'influenza determinante sulla definizione dei singoli edifici. È questo il caso di Schinkel a Berlino. I suoi progetti sono esemplari da questo punto di vista e attuali per coloro che intendano studiare il rapporto tra edificio e città, tra progetto architettonico e progetto urbano, credendo nella loro sostanziale identità. -
I paradossi di Lewerentz
L’opera di Lewerentz è un’opera difficile, come più volte affermato, e per questo sbagliano quanti si aspettano da essa certezze o facili esempi da seguire. Al contrario, solo chi riconosce che l’architettura è un universo complesso che, se perseguito in profondità e senza formule, può raggiungere alcune delle esperienze più intense del sapere umano, sarà in grado di riconoscere nell’opera del maestro svedese una strada aperta e percorribile. Queste sono le ragioni per cui Lewerentz è, allo stesso tempo, attuale e inattuale, moderno e antimoderno. -
Afferrare lo spazio. Dispositivi, pratiche e strumenti per un approccio tridimensionale al progetto di architettura
Un certo modo di intendere la disciplina considera l'esistenza di numerosi temi di architettura tra loro alternativi e distinti, secondo un approccio di tipo specialistico mutuato dalle scienze positivistiche. Secondo il punto di vista di questo libro, al contrario, se per ""tema"""" s'intende l'argomento, il soggetto, il motivo dominante della composizione dell'architettura, allora non possono esistere tanti temi alternativi tra loro, ma un solo tema: lo spazio. Apparentemente, assumere questo sguardo così radicale sembra semplificare l'approccio alla disciplina, ma, in realtà, è solo il punto di partenza per altre domande. Ne era cosciente anche Walter Gropius che, circa un secolo fa, poneva alcuni interrogativi importanti che sono gli stessi quesiti che qualcuno si pone ancora oggi. «Tutte le arti plastiche aspirano alla creazione dello spazio. [...] Ma, a tale riguardo, esiste una grande confusione d'idee. Spazio, cosa significa esattamente? Come possiamo afferrare e creare spazio?». Acquisire questa sensibilità verso la dimensione spaziale dell'architettura non è un esercizio semplice poiché si tratta di compiere una vera e propria inversione concettuale dal pieno al vuoto, dal volume allo spazio, dal concavo al convesso, dalla durezza della materia alla morbida resistenza dell'aria. Proprio su questo tentativo di inversione insistono i dispositivi, le pratiche e gli strumenti didattici richiamati nel presente volume come il disegno, il modello e il viaggio. Queste modalità di espressione della didattica di architettura si offrono alla riflessione di alcuni giovani ricercatori e docenti della disciplina, seguendo ragionamenti e approfondimenti incentrati sul doppio registro di sintesi dell'astrazione e di ricchezza dell'analogia."" -
Le origini tecnologiche del paesaggio
Il paesaggio è oggigiorno un fenomeno di grande visibilità. Sul piano teorico, le sue origini vengono spiegate in due modi complementari: mentre da un lato, agli inizi, il paesaggio coincide con il genere artistico omonimo, cioè col paesaggio dipinto, dall'altro lato, e in un periodo molto più recente, corrisponde al paesaggio esperito, ovvero alla rappresentazione mentale di un ritaglio di natura. Il presente saggio propone una terza ipotesi: secondo Michael Jakob il fenomeno è dialetticamente anche il risultato di una serie di tecnologie moderne. La finestra, la cartografia, la prospettiva centrale e varie altre invenzioni dell'uomo hanno permesso di forgiare una immagine paesaggistica del mondo. Inquadrare uno scorcio di natura tramite lo sguardo è un fatto culturale, mediato da tecniche scopiche, e non una capacità che l'essere umano possiede a priori. -
Le segnature pedagogiche del visual design. Una retrospettiva
Questo volume offre un inedito punto di vista per guardare retrospettivamente alla tradizione educativa del visual design attraverso la nozione di ""segnatura pedagogica"""", inerente alla ricognizione dei principali modelli didattici che le discipline mettono in atto per trasmettere agli allievi il proprio, specifico apparato di conoscenze. Nel proporre la rilettura critica di alcune esperienze paradigmatiche, i concetti di """"studio"""", """"formulazione"""" e """"materialità"""" sono intesi come tre possibili cornici di senso secondo cui inquadrare alcuni dei principi fondamentali attorno ai quali ha storicamente ruotato, e ruota a tutt'oggi, la formazione del visual designer. Seppur eterogenee, le esperienze presentate afferiscono alla dimensione della pedagogia propedeutica, ovvero a quella particolare tipologia di approcci all'insegnamento e all'apprendimento connotati dalla finalità di supportare gli studenti nell'acquisizione di un primo, basilare livello di alfabetizzazione progettuale."" -
Franco Zagari
Franco Zagari (1945) si è laureato in architettura a Roma nel 1971, con Ludovico Quaroni e Antonio Quistelli. Ha iniziato la sua carriera accademica nel 1975, come assistente ordinario in Composizione architettonica a Reggio Calabria. Diviene professore associato alla Sapienza nel 1981 e nel 1983 rileva la cattedra di Arte dei giardini. Nel 1995 è nominato professore ordinario di Architettura del paesaggio a Reggio Calabria, dove fonda e dirige per sei anni il Dipartimento Oasi e coordina per dodici anni il Dottorato in Parchi, giardini e assetto del paesaggio. Dagli anni Ottanta si è prevalentemente dedicato all'architettura del paesaggio, come progettista, didatta, studioso e divulgatore a tutto tondo. Ha elaborato oltre 100 progetti, realizzando opere in Italia, Francia, Giappone, Georgia, Scozia. Ha scritto 25 monografie e numerosissimi saggi. Ha prodotto documentari e ha avuto un'attività molto vasta di organizzazione di eventi nazionali e internazionali. Tra le molte onorificenze, nel 1998 è nominato Chevalier des arts et lettres dal Ministro della Cultura di Francia. Nel 2019 riceve il titolo di Dottore di Ricerca honoris causa dall'Università di Liegi. Ha il Premio alla Carriera di ""Architects meet in Selinunte"""" nel 2019 e nel 2016 il Premio alla carriera di RomArchitettura. È stato presidente dell'IN/ARCH Lazio (1996-2004). È stato fondatore e membro del Board di UNISCAPE, dal 2008. È socio onorario di IASLA, Società Scientifica Italiana di Architettura del Paesaggio, e di AIAPP, Associazione Italiana degli Architetti del Paesaggio. È stato presidente di giurie di concorsi e premi nazionali e internazionali, dal recente concorso internazionale per il parco del Polcevera di Genova (2019) a ritroso fino a quello dell'UNESCO per la ricostruzione della Biblioteca di Alessandria d'Egitto (1989)."" -
Exhibition design stories. Metodi e pratiche di fruizione della cultura
Le istituzioni museali, principali attrici nella conservazione e nella comunicazione delle opere da un lato e nella promozione di un'offerta culturale dall'altro, sono al centro di una trasformazione profonda; gli aspetti tecnologici sono il fenomeno più evidente, che incrementa la capacità di accogliere e strutturare una richiesta sempre maggiore di partecipazione e socializzazione da parte dell'utente. In particolare, l'importanza dell'accessibilità museale viene descritta attraverso l'attivazione di processi progettuali coinvolgenti e partecipativi che, tramite una costruzione narrativa, sappiano produrre processi di conoscenza significativi. Viene così riconosciuto al designer un ruolo privilegiato nella capacità di articolare, mediare, coordinare con consapevolezza ed efficacia la grande complessità messa in atto da una maglia di collaborazioni estesa ad esperti di discipline specializzate e in grado, non di meno, di creare comunità sociali consapevoli, capaci di condividere, fruire e beneficiare della conoscenza, delle esperienze intellettuali e culturali. L'exhibition design si esprime nella progettazione di un ambiente relazionale fortemente comunicativo, narrativo, coinvolgente. All'exhibition spetta il ruolo di decidere come rappresentare la storia che le collezioni raccontano, in modo da creare connessioni e attivare relazioni e cooperazione, senza generare sovrastrutture di significato, ma ponendo al centro oggetti, pensieri, contesti, persone. -
Milano Atlante di genere. Ediz. italiana e inglese
"Milano Atlante di genere"""" è parte della più ampia ricerca Sex & the City commissionata da Milano Urban Center e nasce dall'urgenza di esplorare un campo d'indagine che intrecci gli studi urbani e gli studi di genere. Questo lavoro si propone di decostruire lo spazio urbano contemporaneo milanese attraverso lenti di osservazione specifiche che consentano di leggere le risposte offerte alle esigenze delle donne e delle minoranze di genere. Ne sortisce uno strumento teorico e pratico per pianificare contesti più inclusivi e attenti alle necessità dei molteplici soggetti e dei differenti corpi che abitano lo spazio urbano." -
Milano Spazio Pubblico. Un atlante in divenire dello spazio di tutti. Ediz. italiana e inglese
Se oggi possiamo tendere a ritenerci uguali come abitanti del mondo, lo dobbiamo a quell'ambito urbano comunitario che conosciamo come Spazio Pubblico. Pur se poco curato, quasi sconosciuto, forse ferito dall'evento pandemico che ha sconvolto l'umanità, lo spazio di tutti è il luogo dell'inclusione, dell'incontro e dello scontro, del diverso e della sorpresa, che ci ha accolti proprio quando i nostri interni residenziali hanno manifestato i propri limiti spaziali, economici e sociali. Questo libro, ""Milano Spazio Pubblico. Un atlante in divenire dello spazio di tutti"""", indaga lo spazio pubblico di Milano (città che può essere considerata come paradigma di un vasto panorama di realtà internazionali), proponendone una descrizione e una mappatura il più possibile fedeli e, soprattutto, immaginando una strategia per il suo futuro."" -
Abitare i luoghi dell'acqua. 01 Archeologie. Ediz. illustrata
Come l'incontro tra un elemento liquido come l'acqua ed un elemento solido, costituito da due archetipi dell'architettura come il muro e lo scavo, attraverso il filtro dell'intervento compositivo, produca una qualità spaziale. L'intento è quello di comprendere l'azione dell'architetto, non immutabile nel tempo, nel suo confronto con l'elemento ""acqua"""". In questo senso, l'elaborazione di una genealogia potrebbe facilitare la comprensione delle mutazioni sui temi e sul lessico che si traducono nelle forme dell'architettura in presenza dell'acqua. L'archeologia è stata indagata secondo una trama che unisce il passato con il presente attraverso l'analisi degli archetipi, il cui confronto con l'acqua produce uno spazio, un assetto della forma e una conformazione."" -
Tangibile, intangibile. Intervista a Juan Navarro Baldeweg
In questo dialogo traspare come le opere di Juan Navarro Baldeweg, a partire dalla loro concretezza fisica, condizionino lo sguardo e rimandino alla dimensione dell'intelletto. I suoi lavori si rivolgono sia alle componenti ambientali che appartengono a un ordine globale (luce, flussi di energia, informazioni), sia alle entità generate dal corpo (orizzonte, misura e ritmo), permettendo così di avvertire i comportamenti universali all'interno dei processi che evidenziano la reciprocità costruzione-distruzione di trascendenza artistica ed ecologica.