Sfoglia il Catalogo feltrinelli020
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 641-660 di 10000 Articoli:
-
Pensaci tu... Poesie inedite 2016-2018 e scelte
Poesie autobiografiche arricchite da immagini. Momenti intimi, unici, lontani e vicini, memorie di vita, ricordi cristallizzati in parole evocative, dense di rimandi a sensazioni, colori, profumi, stagioni. Nella seconda parte una selezione di poesie tratte da Le terrazze della luna. Nel sogno un abbraccio smisurato, fluenti le parole sulle labbra; ricordi vivi appesi al blu del cielo. Pensaci tu… a trattenere l'aurora e l'aprirsi del giorno. -
Un pacchetto di ore. Prime poesie
La poesia di Mina Zavadini sintetizza gli argomenti trattati: l’amore, la capacità di grandi sentimenti, la consapevolezza del passare del tempo, il “culto dei ricordi”, che si devono conservare gelosamente, raccogliere con cura perché non vadano perduti. Inoltre è significativa per lo stile che caratterizza tutta la raccolta: con poco dice tanto… Di lui mi porto appresso, sempre, un pacchetto di ore legato con nastri ricciuti di passione. -
194. Diciannove modi per dirlo
Cosa si nasconde dietro la scelta di non diventare madri? Quali parole possono arricchire di sfumature e dare nuovi significati all'esperienza dell’aborto? Nella consapevolezza che intorno a questo tema ci sia ancora un grosso tabù, alimentato anche da un sistema sanitario che spesso colpevolizza la scelta di autodeterminazione della donna, l’autrice ha deciso di andare a raccogliere le voci di chi decide di interrompere volontariamente una gravidanza. Perché, come diceva Karen Blixen, “tutti i dolori sono sopportabili se li si fa entrare in una storia, o se si può raccontare una storia su di essi”. Diciannove storie, diciannove testimonianze, per cercare di comprendere la complessità di una scelta che non è mai senza ambivalenza; per dare voce finalmente alle donne, astenendosi dal giudizio ma con il semplice obiettivo di lasciare che le loro parole si alzino dal silenzio. -
Sangue di Giuda
Tre generazioni, quattro donne legate da legami famigliari, ma isolate una dall'altra, anche se vivono nella stessa casa. Segreti inconfessabili e rancori hanno creato muri che pare impossibile abbattere. Forse sarà la fuga da casa della quattordicenne Mira che riuscirà a far crollare queste barriere. Forse, dopo tanti anni, sulle macerie di quei muri si potrà costruire un nuovo edificio. -
Affetti collaterali
Nero ha avuto un’infanzia difficile, ora è un ingegnere e ha raggiunto una posizione sociale ed economica invidiabile. Ha sposato Scura, affascinante e complicata, indipendente e totalmente assorbita dal suo lavoro nel mondo dell’alta moda. Blanca è una ragazza madre peruviana, lavora duramente e non le rimane molto tempo per seguire il figlio Manuel, adolescente inquieto, animato da una grande voglia di riscatto. In una delle rare mattinate di sole milanesi, Blanca incontra Nero, e l’alchimia tra i due porterà Nero ad allontanarsi da casa e dalla famiglia. Grigio, musicista fallito e insegnante frustrato, è un amore giovanile di Scura, e quando i due si ritrovano, dopo tanti anni, scoprono quanto le loro vite siano distanti dai sogni spavaldi di gioventù. Lui non ha mai smesso di amarla, e sogna una possibilità di riscatto accanto a lei. Ricola, figlia di Nero e di Scura, è un’adolescente autolesionista e web-dipendente, che cerca disperatamente di salvare la sua famiglia dal naufragio, trovando conforto nell'amore virtuale per un misterioso sconosciuto, con cui chatta di poesia tutte le notti in rete. Sei personaggi in cerca di ascolto, che vanno alla deriva tra incomunicabilità e solitudine esistenziale. Un racconto contemporaneo a sei voci, ambientato in una Milano a tratti tenera madre, a tratti algida matrigna, palcoscenico ideale di una vicenda intricata, in cui nessuno è totalmente vittima o carnefice. Nemmeno colui o colei che, con il suo gesto estremo, cambierà il destino di tutti. -
Et in Arcadia ego
Et in Arcadia ego era il motto reso famoso in Europa dai dipinti di Guercino e Poussin. La frase latina significa ambiguamente “Anche io (sono) in Arcadia”: infatti ricorda la vanitas della gloria e dei piaceri umani, che saranno polverizzati dalla morte; ma anche, indicandone l’illusione, invita l’uomo a una vita fatta di cose semplici, ritirata dal mondo, come quella che conducevano i pastori nella selvaggia natura della regione greca, l’Arcadia appunto. A questo secondo significato alludevano le opere dei due grandi artisti del Seicento, il secolo del Barocco, poiché era una dichiarazione morale e politica. In un mondo votato all'apparenza, alla retorica e alle logiche del potere, i due artisti mandavano un pacifico messaggio di resistenza che si ispirava al neostoicismo antico: dissentire con una vita sobria, in armonia con la natura. Quanto il pensiero dominante e la fame di apparire di quel secolo richiamino la nostra epoca e quanto sia attuale quel messaggio è sotto gli occhi di tutti. Banchéro ha scritto un romanzo barocco in cui seguiamo le storie intrecciate di alcune coppie. Le vicende dei protagonisti si riflettono le une nelle altre, in un continuo gioco di doppi determinato da uno specchio magico e dalle abili suggestioni di un manipolatore mediatico. Tutti comunque sono alla ricerca di un’identità sofferta. Alla fine in questo “gran teatro del mondo”, dove Banchéro dispiega al meglio i suoi temi forti – identità, apparenza e inganno, sterilità e poiesis –, spetterà al lettore decidere cosa è vero e cosa è falso, e quale vita merita davvero di essere vissuta. a cura di Gianni Cascone -
Io sono Bianca
Ad una proposta di matrimonio si può rispondere con un semplice “sì” o con un semplice “no”, ma per Bianca non è così semplice. Riccardo, l’uomo con il quale convive da sette anni, le ha chiesto di sposarlo. «Per fare le cose sul serio e per davvero» ha aggiunto. Questa frasetta, buttata lì quasi per caso, mette in crisi Bianca che, per decidere cosa fare, si rivolge ad uno psicologo. E ripercorre tutta la sua vita. Bianca non è sempre stata Bianca: «Il mio nome di prima» dice, «deriva dall'aramaico. In aramaico si dice aqab, che significa soppiantare. E soppiantare è stretto parente di usurpare. Ed io ero usurpata ancor prima che nel nome nel mio corpo e nella mia anima». «Volevo un nome che fosse mio, tutto mio, e così sono diventata Bianca. Bianca come la luna, Bianca l’innocente, Bianca la candida. Bianca la splendente». -
Canto d'Honduras. Diario di un naufrago
Simone Barbato racconta i suoi 57 giorni da “naufrago” su un’isola in Honduras come partecipante a un noto programma televisivo. Il racconto si sdoppia contemporaneamente in due viaggi: il primo, quello reale, dove viene descritto dettagliatamente tutto ciò che succede durante la permanenza sull'isola; il secondo è più spirituale, è il racconto delle sensazioni e delle impressioni intime di questa sua straordinaria avventura. La scrittura si alterna tra momenti narrativi, una sorta di “diario di bordo”, e altri di riflessioni e poesie inedite. Ricordi personali e famigliari si intrecciano a impressioni e aneddoti sui suoi compagni d’avventura creando una narrazione che racchiude felicemente molti generi letterari diversi, al contempo ironica e profonda, autobiografica e lirica. Simone Barbato porta il lettore per mano dentro questa storia e dentro di sé, nel suo mondo, nel suo personaggio televisivo e soprattutto dentro la sua parte più intima e misteriosa, rivelandosi anche in una nuova veste artistica: oltre che mimo, attore, tenore lirico, pianista, ora anche poeta. -
La brughiera
Due tormentate storie d’amore, l’intervento misterioso del destino, gli inserti onirici, i bagliori visionari, le cavalcate a ritroso nel tempo, l’eco di antiche leggende. Sono questi gli elementi che fanno del romanzo La Brughiera una lettura particolarmente avvincente: “La notte raccolse tutti i sogni, di ogni uomo, quando li riprese dal ventaglio grande della vita sembrarono segni di nebbia”. Il tessuto del romanzo, primo elemento della Trilogia dell’Umano, rimanda, come le precedenti opere di Agnoli, al tema del dolore, dell’ingiustizia nelle relazioni umane distorte dall'uso del potere, dell’incertezza esistenziale: la Brughiera è il luogo dello smarrimento psicologico e spirituale, dove l’Io rischia di sprofondare nelle sabbie mobili dell’inerzia psichica, della confusione e dell’angoscia autodistruttiva: “Come fui sulla terra smarrito, in attesa di un segno che fosse oltre il nulla”. Tre le parole cardine: potere, dubbio, aspettativa, ed un’unica parola di chiusura: Amore. L’autore sviluppa infatti il suo pensiero filosofico, poetico e sociale con continuo riferimento alla speranza trascendente: “Vi sono altre stelle oltre le prime stelle e così sino all'ultima stella”, ma anche al potere salvifico del sentimento: “L’amore è la chiave d’ingresso dell’anima nella casa del benessere”. L’intera opera è inoltre sottilmente pervasa dal riferimento religioso: “L’esercizio errato della libertà allontana l’uomo da Dio. L’uomo rimane fermo nel suo punto: nell'ambito misterioso dello spazio, così vicino al nulla da sembrare una polvere siderale”. -
I quadri raccontano
“La passione per la pittura mi accompagna sin dalla nascita e pur comprando tele e colori non riuscirò mai a diventare una artista. Così durante gli anni dell’Università raccolgo stampe di vari pittori, in seguito visito musei e poi scopro che anche su Facebook si possono ammirare quadri e dipinti. Comincio a postarli e condividerli con gli amici, quando all'improvviso spunta la amica Anna, sì proprio quella conosciuta nella casa delle studentesse dell’Azienda Universitaria di Ferrara. Da un semplice like, Anna comincia a commentare i dipinti fino a stilare lunghi racconti che mi ispirano un’idea: raccogliere dipinti postati e racconti in un libretto da proporre a chi come noi ama ascoltare le parole che la magia delle opere riesce a trasmettere. Ogni tocco di colore evoca un’emozione che attraverso il racconto fissa pensieri e sensazioni in un unico scorcio di vita, vissuta o immaginata, non importa, comunque potente e profonda, senza segreti e senza pudore. Perché come dice Federico García Lorca: Così come non mi sono preoccupato di nascere, non mi preoccupo di morire.” Prefazione a cura di Camilla Ghedini -
L'italico ciclismo. Dai pionieri ad oggi
Dopo il terzo libro di ciclismo dissi a me stesso: “Tre e non oltre”. Ho infranto la regola visto che questo è il quarto che scrivo. Solitamente mantengo la parola, l’eccezione è dipesa dal fatto che durante la presentazione del terzo volume vari appassionati di questo sport mi hanno esortato a proseguire. “Dai, vai avanti, fanne un altro. C’è ancora tanto da aggiungere. Noi ti promettiamo che ti aiuteremo a reperire altro materiale interessante e perciò degno di essere pubblicato”. Potevo restare indifferente a tanta amichevole insistenza? No davvero. E così mi sono fatto violenza e ho ripreso da dove mi ero interrotto. Stavolta le numerose segnalazioni pervenutemi e la mia paziente ricerca (anche su Internet) mi hanno portato fuori dai confini locali (cosa per la verità accaduta anche per il terzo volume, ma limitatamente), facendomi prendere in esame corridori di altre regioni, in gran parte dimenticati, che in un passato più o meno lontano hanno ottenuto risultati interessanti. Le grandi imprese compiute da mostri sacri che portano nomi illustri passati alla storia o ancora in circolazione (da Costante Girardengo a Vincenzo Nibali passando per Alfredo Binda, Learco Guerra, Gino Bartali, Fausto Coppi, Fiorenzo Magni, Gastone Nencini, Ercole Baldini, Felice Gimondi, Vittorio Adorni, Francesco Moser, Gianni Bugno, Marco Pantani, Ivan Basso eccetera) tutti le conoscono; quindi non è certo di queste figure eccellenti che ci siamo occupati. Bensì di tanti altri campioni non di primo piano che hanno dato tanto al ciclismo, salendo alla ribalta in varie occasioni, sui quali però è sceso l’oblio. E, nel contesto di passione amatoriale che ci ha sempre animato, hanno trovato una meritata citazione ragazzi che stanno emergendo oggi e, perché no, anche giovanissime promesse per il futuro. Maschi e femmine. -
In un altro dove
Nella nostra cultura tanatofobica, la morte viene rimossa per rifiuto e paura, oppure vista con curiosità morbosa in uno schermo piatto e asettico, che garantisce da essa la giusta distanza. In questi racconti la morte è sentita dall'autrice come un’esperienza vera, ironica, diversa, forte, improvvisa o annunciata; una realtà intima e personale che si trasforma nel sentimento del vivere e nell'urgenza espressiva del comunicare. Il tema della morte diventa “inno alla vita” e piacere di raccontarsi grazie a una prosa fluente e ammaliante. -
Pietre che parlano. Raccontare Pistoia
Il filosofo e geografo Franco Farinelli ci ricorda oggi due cose importanti: la prima è che la modernità illuminista ha separato la città materiale (le pietre e i muri della urbs) dallo spirito che anima quella città (la civitas dei cittadini); la seconda è che S. Agostino chiamava gli abitanti della città “pietre vive”. Ci è sembrato importante, in occasione di Pistoia “Capitale della Cultura 2017”, tornare a osservare questa città discreta, appartata, conosciuta e apprezzata soprattutto dagli appassionati di arte, meno dalla grande comunicazione mediatica. Anziché descriverla nel suo aspetto esteriore, abbiamo pensato di ritrarla attraverso l’immaginario che le sue pietre nascondono, grazie ai racconti che lei ispira: appunto per stanarla, per scoprire quali idee e quali sentimenti si celino dietro questa posizione defilata. Il ritratto compiuto dai due autori collettivi, nati dai laboratori di scrittura che tengo al Centro Culturale ""Il Funaro"""", credo sia molto interessante: è quello di una città sensibile al passato, per la quale la memoria ha un peso notevole – sia essa medioevale, dell’800, del primo ’900 o della Resistenza –; una città sensibile alle differenze e agli emarginati – i portatori di handicap, i barboni, i nomadi, gli omosessuali –; una città sensibile alle piccole cose della vita quotidiana – quella che Georges Perec chiamava """"l'infraordinario"""", ritratta magistralmente da Eric Rohmer in tanti film –; una città sensibile, come è noto, all'arte antica e contemporanea, e al teatro; una città sensibile all'amore, ai suoi incanti e ai suoi fallimenti; una città, infine, sensibile anche al soprannaturale e al miracolo. Una città, Pistoia, tutta da scoprire! a cura di Gianni Cascone"" -
Più di così si muore
Ambientato sull'Appennino emiliano, il romanzo raccoglie un intreccio di storie legate dal filo di una scomparsa. Le storie sono quelle dei componenti di una famiglia di origine bolognese, i Pascali, sullo sfondo di un bellissimo casale ristrutturato che nelle sue pietre e nei suoi prati conserva ancora il mistero delle anime che ci sono passate. La scomparsa è quella di uno dei tre fratelli, Donato, che dopo un’ultima ambigua telefonata dal Sudamerica non dà più notizie di sé. Quando un giorno la moglie in lacrime ne annuncia la morte, per Lieta e Severino inizia un periodo doloroso, di ripensamenti e accuse reciproche, ma anche di riflessione sulla vita di ciascuno e sui loro rapporti reciproci. L’instabilità e la tensione che covavano sotto il piano delle relazioni formalmente affettuose esplodono e richiedono di venirne a patti. Il discorso di “successo” e soddisfazione che ciascuno si è costruito appare in realtà una struttura barcollante che puntella difficoltà reali: nei rapporti interpersonali e nelle personali reazioni a ciò che il mondo pretende da noi. È anche un racconto delle stranezze e dei paradossi del nostro carattere, con episodi divertenti e personaggi comici e dell’ironia che, com'è proprio della sua natura, sembra sempre fuori posto. Infine, è il racconto di un mondo naturale silenzioso testimone delle difficoltà umane. Gli animali, i boschi e i monti che non sono addomesticati e sempre ci sfuggono, si rintanano e fanno paura. Ogni tanto li intravediamo, li intra-sentiamo per come sono veramente e non per come ce li fa vedere l’immaginazione romantica. Allora rimane lo stupore e la dolcezza di avere incrociato il miracolo. Ma occorre saperlo vedere. -
Albe e tramonti
«La poesia di Teresa Negro Vivona può definirsi senz'altro lirica, canto dell’anima. Nel racconto sereno e amaro di un tempo, emerge la memoria amica, complice e dolce, carica di affetti lontani. Si evidenzia la presenza della percezione del tempo che inesorabilmente si accorcia, vissuta serenamente nel ricordo di immagini piacevoli: nonni, trilli festosi di bimbi, nuvole giocose, natura amica. Ricchezze spesso ignorate. Si gustano parole e aggettivi semplici ma penetranti. È etica la profondità del pensiero quando l’autrice scrive che il nuovo giorno da affrontare è speranza e futuro “regalo di vita”». Trascorro le ore in Attesa del domani, Il tempo Destinato Inesorabilmente si accorcia Vorrei fermare Momenti felici. La memoria amica Mi ricarica Di affetti lontani. Affronto il nuovo Giorno Regalo di vita. Dietro i vetri Appannati Un brulicare festoso di Bimbi esce da scuola Correndo verso Propri orizzonti. -
Il termometro delle emozioni
Roberta è una bimba molto piagnucolona e Simone un bimbo che non stai mai fermo ma, pur non sapendolo, hanno molto in comune. In questa storia scopriranno le proprie emozioni e, chiamandole per nome, nascerà in loro una certa complicità che, assieme a un pizzico di magia, permetterà a entrambi di salvare la classe dal “Virus della rabbia violenta”. Questa lettura permette di esplorare il mondo delle emozioni e di valorizzare le insegnanti riconoscendo loro un ruolo determinante nella gestione della classe. I disegni sono volutamente in bianco e nero per permettere ai bambini di colorarli seguendo le indicazioni date nel testo, allenandoli così a una maggiore attenzione e guidandoli in un viaggio introspettivo, così difficile per tutti ma ancora di più per i più piccoli. Il bambino comincia a sperimentare e riconoscere le proprie emozioni vedendole per quello che sono, impara a comprendere il proprio stato emotivo e a comunicarlo agli altri nella maniera corretta e corrispondente a ciò che provano rispetto ai compagni di classe e agli adulti di riferimento. Età di lettura: da 7 anni. -
Stop... è per la tua sicurezza!
Roberta e Simone sono diventati grandi amici dopo aver aiutato la propria classe a sfuggire al “Virus della rabbia violenta” e sono pronti per una nuova avventura da vivere insieme. Toccherà questa volta alla mamma di Simone, grazie all’aiuto dei due amici, scoprire l’importanza di alcune regole stradali, in un simpatico rimbeccarsi tra bambini e adulti. Questa lettura permette di esplorare e fissare buona parte delle norme stradali, soprattutto quelle pensate appositamente per i più piccoli, come l’importanza dell’uso del seggiolino, e di comprendere come il vigile possa essere un amico al quale rivolgersi in caso di necessità, anziché vederlo come “Quello che fa le multe!” I disegni sono volutamente in bianco e nero per permettere ai bambini di colorarli seguendo le indicazioni date nel testo, allenandoli così a una maggiore attenzione. Inevitabilmente il bambino viene spinto verso la riflessione su come la norma in questione sia importante per la nostra sicurezza. Età di lettura: da 7 anni. -
Nel castello di Atlante
Carmine Colella è un venticinquenne di Caserta che giunge a Roma per partecipare a un programma televisivo pomeridiano; ma le sue ambizioni sono altre: studia alla facoltà di Lettere per poter entrare un giorno a far parte del mondo accademico, e vorrebbe anche fare l’artista e l’attore. Si tratta però di vaghe velleità, sogni che in un angolo riposto della sua mente sa che con tutta probabilità non riuscirà mai a realizzare. Un giorno riceve la telefonata di un produttore cinematografico che lo colma di speranze, salvo poi scoprire di non essere riuscito ad attirare, grazie alle sue doti artistiche, le attenzioni proprio dell’uomo. La forte delusione e l’esplosione di frustrazioni stratificate lo porteranno a meditare propositi di vendetta. Con l’aiuto di improbabili cospiratori cercherà di mettere in pratica un’azione punitiva nella residenza del produttore, ma anche questa gli si ritorcerà contro. Attorno al ragazzo ruotano una serie di personaggi: giovani, inesperti, velleitari come lui, incapaci di realizzare i propri propositi, un po’ per la loro inettitudine, un po’ per l’opposizione di altri personaggi più anziani, che, più o meno involontariamente, costituiscono un ostacolo, più che un aiuto o una guida. Questa giostra di personaggi, spesso contraddittori e incoerenti, si muove in circolo aspirando a esperienze significative che però spesso si rivelano incolori e deludenti, così come la città che la ospita, Roma: vuota, indifferente e distante. Ogni cosa in questo romanzo, ogni luogo, ha l’aspetto del castello incantato del Mago Atlante, in cui Orlando e gli altri cavalieri di Carlo Magno si aggirano alla ricerca di qualcosa che non troveranno mai; i loro desideri si materializzano davanti agli occhi solo per sparire poco dopo, rivelandosi solo illusioni. -
Protagoniste
Diciassette interviste a diciassette donne che ci ispirano perché importanti e autorevoli nei loro ambiti di vita e lavoro, che sanno quello che vogliono e che lavorano ogni giorno con passione, dedizione e impegno. Le interviste sono tratte dal suo blog, “L’angolo di Key”. Cristina, la local blogger che racconta la sua città Padova e fa amare la sua regione; Francesca, che ha saputo cambiare la sua vita dopo aver alleggerito la sua anima; Chiara, che ha fatto della sua passione per il caffè un’arte mondiale; Cristina, che a New York è un punto di riferimento per gli italiani che vogliono visitare la Grande Mela; Sanda, che fuggita da una guerra ha fatto successo puntando sul suo bagaglio culturale; Francesca, che ha sconfitto un cancro diventando mamma; Assunta, che credendo nelle buone notizie promuove il giornalismo costruttivo; Luisa, che ha rivoluzionato la sua laurea in architettura diventando muratore; Daphne, che si è lanciata con successo in una impresa vibrante; Roberta, che ha affrontato la crisi edificando il benessere dei bambini; Donatella, che sa raccontare storie e ogni suo racconto è un dono. Elena, che ci cura con i libri; Simonetta, che con l’arte della sfoglina ha portato le Marche nel mondo; Gaia, che dal suo blog “Vendetta Uncinetta” è diventata imprenditrice; Federica, che ha lo Sci nel Dna restando una di noi; Margherita, la criminologa che combatte per le donne. E infine c’è Sandra, la regina dei colori. “Le donne imparano sin da piccole che bisogna essere flessibili per riuscire a superare con successo i mille ostacoli e pregiudizi che rallentano il cammino verso la realizzazione dei propri sogni. Ogni età ha i suoi problemi e si inizia già all’asilo a fare i conti con le discriminazioni e la convinzione che le bambine siano più portate verso alcune attività considerate più femminili. Numerosi studi di autorevoli università ci hanno spiegato però che il talento si scopre solo mettendosi alla prova nella totale libertà di scelta, ma se nessuno ti offre l’opportunità di sapere quali siano le tue qualità, finirai per seguire un percorso costruito su un modello culturale deciso da altri. La famiglia, le mamme i papà i nonni, e la scuola giocano un ruolo decisivo nel non ingabbiare maschi e femmine in ruoli che appartengono ad una società patriarcale che voleva le donne chiuse in casa ad accudire la prole, il marito e gli anziani, e gli uomini capofamiglia. Bisogna avere tanta determinazione ancora oggi per non farsi imprigionare in questi schemi” (dalla prefazione di Tiziana Ferrario). -
Le verità nascoste
Daniele Caprio rimuove i freni del buonsenso nelle descrizioni, letteralizza i modi di dire, osserva iperrealisticamente i dettagli al punto che il nostro senso di realtà e di quotidiano deraglia.I colori diventano saturi, perdendo ogni naturalezza, i comportamenti dei personaggi si fanno stupidi e grotteschi, le mitologie si sgretolano, le epoche improvvisamente si mescolano e la coerenza temporale conflagra, le immagini diventano ambigue. Quando questo sabotaggio del senso di realtà accade — e sempre accade nei racconti di Caprio — al lettore viene donata un'epifania: joycianamente un qualsiasi oggetto della vita comune, una persona, un episodio banale svelano il loro segreto valore simbolico e diventano rivelatori di altri significati, di quelle ""verità nascoste"""" cui allude il titolo del libro e che includono anche una satira corrosiva dell'ipocrisia borghese.""