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Escluso il ritorno
In sei sezioni un itinerario poetico ricalca quello della vita. Filo conduttore sono gli anni che passano segnando il corpo e lo spirito. Scrive Maria Luisa Vezzali nell'Introduzione: ""Escluso il ritorno si tiene in miracoloso equilibrio tra malinconia e meraviglia, paura e accettazione, diario e aforisma, auscultazione dei fremiti interiori e ricognizione dei drammi esterni. Il linguaggio è l'acqua felice che benedice le perdite e i guadagni, lava le apparizioni minime e massime con il suo fascino abbagliante, trascina l'intero patrimonio ereditario di visioni, desideri e amnesie nel suo trasparente fluire, unire, medicare""""."" -
Fiorire di maggio
I ciclamini bianchi poggiati alla finestra, le margherite gialle in inverno, i gigli rosa che resistono al freddo, la calla che svetta dietro la siepe, le lantane e le buganvillee luminose: i fiori sono presenze che attraversano le pagine di una poesia quotidiana eppure fuori dallo spazio e dal tempo. L'autore partecipa al racconto della natura, al fiorire di maggio e i versi si fanno necessità, pretendono ascolto. Francesco Scarabicchi, nell'Introduzione, nota ""un'insolita compostezza, un passo calmo, la delicatezza di un giovane umanesimo che tenta di salvare il salvabile mediante la navicella della poesia""""."" -
Per tre miti, forse quattro
Con una penna a volte surreale eppure sempre immersa nell'oggi, che mette in atto più una magia realista che un realismo magico, Chiara Bottici ripercorre in chiave moderna alcuni intrecci narrativi fondanti della nostra cultura. Cornice e dipinto, voci narranti e protagoniste, Sherazade, Arianna ed Europa traghettano il lettore verso una città nuova, abitata da sole donne che si riuniscono per liberarsi dai propri miti grazie al racconto. Ma è la città stessa a rivelarsi una leggenda, preparando così il passaggio a una metamorfosi finale: quella attraverso cui imparare a ridiventare animale. -
Dopo la città
Una città che si fa fantasma, un tempo sospeso, le relazioni impossibili: una narrazione che ci lascia in bilico tra reale e post fantastico. -
Che non si muore per amore. Come reagire alle delusioni d'amore. Consigli dalla letteratura di tutti i tempi
E da qui, ci siamo passati tutti... La delusione d’amore è una di quelle esperienze che, ahi noi, capita a chiunque, in ogni epoca e latitudine. Come si reagisce? Come si affrontano l'abbandono, il tradimento, l'amore non corrisposto? Con un arcobaleno variopinto di risposte, dalle tonalità nere della disperazione al rosa confetto del “morto un papa se ne fa un altro”, fino ai rimedi delle fattucchiere e alla shopping terapia. Oppure ascoltando i consigli dei grandi scrittori e pensatori che, pure loro, ci son passati... Questo è un manuale di sopravvivenza, un’antologia che partendo dalla letteratura antica e arrivando ai giorni nostri suggerisce tecniche, pratiche e regole per vincere lacrime e autocommiserazione. L'importante, a quanto dice Ovidio, magister remediorum amoris, è distrarsi, con il lavoro, lo sport, lo studio; circondarsi di amici e non restare mai soli; richiamare alla memoria i momenti brutti trascorsi con l’amato e enfatizzarne i difetti; fare sparire i suoi regali; evitare qualunque sconvolgimento emotivo, compreso quello della poesia e del teatro; e male che vada, ricorrere alle pozioni magiche. -
Marea nera
Una bambina selvaggia, timida e ribelle, Silvana, che vede le anime dei morti. Un bambino gentile, dolce e arguto, Franchino, il fratello più piccolo. Una madre pigra e ambiziosa, un padre nevrotico, concentrato nella scalata sociale. Una famiglia tormentata, in cui Silvana con la sua eccezionale sensibilità rappresenta un peso. Ma lei non è infelice, e nella palude di rancori, inquietudine e ambiguità che la circonda trova appigli, trova amore: la nonna, la bambinaia, gli amici, la cavalla Ghibli e il gatto Piumino; e le anime dei morti, a cui offre sollecita compassione e che la ricambiano con la propria. In una Milano vana e triste, dove si aggirano senza pace avidi personaggi tra fallimenti e successo, Silvana cresce come un equilibrista sospeso sull'abisso. Fino alla marea nera che travolge la sua famiglia e che le spalanca davanti, come una rivelazione, la visione delle responsabilità di ognuno e del dolore collettivo. -
Da un indecifrabile tempo
Sono vari e complessi i temi e fitti e dolorosi gli eventi da cui muove questo far poesia. Sono numerosi i poeti evocati, da Marina Cvetaeva a Montale, da Caproni a Bertolucci, da Amelia Rosselli a Sanguineti: il che certo significa una riposta corrispondenza, una inebriante e pure patita empatia. Le città, dalla Milano dell'infanzia e della prima giovinezza, alla Roma degli anni maturi - velati da una sottile malinconia - restano i luoghi di un'esistenza affaticante e amata in pari misura. Su tutto e in tutto preme la Storia con le sue illusioni e le sue rovine. E se la memoria degli anni di guerra, il dolore per il padre deportato nei campi nazisti, cedono all'aspra conclusione che ""non si annullano le colpe"""", nell'attenzione al presente si alternano comprensione e spietatezza come è proprio di chi non smette un solo istante di controllare """"le orme del suo campo minato"""". Vincerebbe la sconsolatezza se non resistesse un filo, anche solo un filo di luce, che guida verso territori da percorrere """"senza timore di deserti, di paludi"""". E sono i territori della poesia, quelli che rendono dietro ogni negazione """"insuperabile"""" il sorriso."" -
Un' educazione milanese
Finalista al Premio Strega 2017rnPresentato da Giuseppe Antonelli e Piero Dorfles.rnrnVincitore del Premio Letterario Corrado Alvaro e Libero Bigiaretti 2017 e Finalista al Premio Letterario Chianti 31ma edizione 2017/2018rnrnIl romanzo di una città e di una generazione.rnrn«Educazione milanese parla di una generazione [...] ma parla soprattutto di una città. Senza gli accenti patetici della nostalgia, senza alcuna intenzione sociologica, ma con lo sguardo di chi è nato da una famiglia proletaria in periferia, ha condiviso lo scatto utopico e ribelle della sua generazione e oggi si ritrova in un paesaggio radicalmente mutato.» - Simonetta Fiori, la Repubblicarnrn«Cerco ponti in cui lo spaesamento e il sentirmi a casa coincidano. E su quei ponti finiscono con l’apparire, teneri e meridiani, i fantasmi che mi riconducono là dove io sono cominciato e dove è cominciata, per me, questa città.»rnrnQuesta è una ricognizione autobiografica ed è il racconto della città che l'ha ispirata. Si entra nella storia dagli anni Cinquanta: l'infanzia nei nuovi quartieri periferici, con le paterne ""lezioni di cultura operaia"""", le materne divagazioni sulla magia del lavoro sartoriale, la famiglia comunista e quella cattolica, le ascendenze lombarde e quelle leccesi, le gite in tram, le gite in moto, la morte di John F. Kennedy e quella di papa Giovanni, Rocco e i suoi fratelli, l'oratorio, il cinema, i giochi, le amicizie adolescenziali e i primi amori fra scali merci e recinti incustoditi. E si procede con lo scatto della giovinezza, accanto l'amico maestro di vita e di visioni, sullo sfondo le grandi lotte operaie, la vitalità dei gruppi extraparlamentari, il sognante melting pot sociale di una generazione che voleva """"occhi diversi"""". A questa formazione si mescola la percezione dell'oggi, il prosciugamento della città industriale, i progetti urbanistici per una Grande Milano, le trasformazioni dello skyline, il trionfo della capitale della moda e degli archistar."" -
L'immaginazione. Vol. 294
"L'immaginazione"""", rivista di letteratura diretta da Anna Grazia D'Oria, è presente da ventidue anni e si conferma una realtà davvero interessante, soprattutto per la poesia. Esce con cadenza bimestrale, rivolgendo particolare attenzione alle tendenze poetiche contemporanee, con la presentazione di versi inediti di poeti noti e meno noti. Per gli appassionati del genere la rivista, fiore all'occhiello del gruppo editoriale Manni, è una miniera inesauribile di notizie, approfondimenti e curiosità sulla poesia contemporanea mondiale." -
La parola del padre
L'Inquisitore accusa Caravaggio: di non ubbidire a Santa romana Chiesa, di essere un ribelle, un seguace dell'eretico Giordano Bruno, di dipingere prostitute, ubriaconi e tavernieri nella convinzione che Dio va cercato proprio lì. È un monologo in cui le parole e le espressioni del pittore si raccontano attraverso gli occhi e la voce dell'Inquisitore. Il quale è un uomo a un passo dalla morte: più volte durante il suo discorso gli mancano le forze, ed è sfiorato dai dubbi di chi sta facendo i conti con la fine e non può certo mentire a se stesso, ed è quasi tentato di riconoscere le ragioni di Caravaggio, di cedere all'ammirazione che nutre per lui. Ma sono solo istanti, perché il suo dovere è richiamare all'obbedienza, all'obbedienza dell'Autorità, all'obbedienza del Padre: il padre che è Dio, il padre che è il Papa, il padre che è il Cesare, il padre che è il genitore. Questo testo è un documento carico di tensione civile, una riflessione sull'autorità, sulla ragione critica e la difficoltà di esercitarla, è un viaggio attraverso i quadri di Caravaggio. Con uno storyboard di Lino Fiorito. -
Il sindaco contadino. Rocco Scotellaro tra politica e poesia
Questo libro, conclusivo di un percorso storico e critico sul meridionalismo, delinea la figura di Rocco Scotellaro uomo, politico, poeta. Emerge l'intellettuale meridionale di grande respiro che, da un Sud dimenticato dal potere, dialoga con la cultura militante: Calvino, Sciascia, Saba, Vittorini, Pavese. L'analisi del riscatto e della redenzione del mondo contadino convive dolorosamente con al celebrazione di una mitologia e di una civiltà in via di sparizione. -
Il ragazzo che leggeva alle donne
I mesi attorno all'armistizio dell'8 settembre '43, in un paesino del Piemonte, gli uomini sono al fronte e sui monti, nelle fabbriche nelle campagne e nelle case restano per lo più le donne con i bambini. rnrnTota Germana, tota Erica, tota Rosalia e tota Consolata hanno un intero piano a disposizione nell’Albergo Reale. A volte se ne aggiunge una quinta, tota Santina. Si ferma due o tre giorni, non di più. rn«Tota Santina quando torna?» rnRispondono alzando le spalle. Non lo sanno. Oppure non vogliono parlare di tota Santina. Non l’hanno molto in simpatia, l’ho già capito. rnDi tutte, tota Santina è, invece, quella che preferisco. Si interessa alle mie cose di scuola, mi sorride sempre, mi abbraccia, e le piace pettinarmi, con delicatezza, senza tirarmi i capelli una sola volta. Come non sa fare mia madre. rnQuando arrivo, nel pomeriggio, dopo aver finito i compiti, l’albergo è nel momento di pausa, sparecchiate le sale ristorante, a un tavolo zio Fabrizio dorme con la testa appoggiata sulle braccia conserte. Sono le ore morte, prima che i fornelli tornino in azione, tornino le tovaglie bianche sui tavoli, giungano i primi avventori. Sono anche le ore in cui salgo a trovare le tote. Sempre che zia Speranza non mi dica: «Oggi niente tote, non bisogna disturbarle». rnrnrnrnIl protagonista e voce narrante, 10 anni, si muove tra il convento delle suore dove va a scuola e l'albergo di zia Speranza che ospita le tote, cioè le guardarobiere, cioè le “signorine disponibili”. rnSono due clausure entrambe, e a entrambe il ragazzo fa compagnia con le sue letture ad alta voce. E soprattutto, nel convento e nell'Albergo Reale, ascolta: ascolta i racconti sulle vite e le vicende del paese, ascolta i consigli su questioni di cuore dispensati dalle tote – proprio come dalle suore – e ascolta i traffici politici del cuoco sindacalista della Camera del lavoro – proprio come quelli di Danilo, del sindacato fascista. rnSono tempi difficili da decifrare, tanto più per un ragazzino alle prese con il diventare grande, che cerca confini netti tra il giusto e lo sbagliato, e si invaghisce della capricciosa compagna di giochi, figlia del comandante del presidio fascista. I contorni sono sfumati come le Alpi quando si svegliano nella nebbia. -
Canto dell'astronauta pazzo
È un lungo poema, memoriale bislacco di un io errante maschile in fuga dalla realtà fisica dopo una cocente delusione amorosa. Fra realtà e immaginazione, vita concreta e stato allucinatorio, si susseguono circostanze e contesti con personaggi dalla cultura letteraria e non solo, da Eva madre dei viventi ad Astolfo a Jurij Gagarin sino all'incontro con Dio. Un messaggio visionario sul futuro dell'umanità, un elogio della pazzia, un inno al potere trasfigurante dell'amore e della poesia. -
Pasolini e la dittatura del presente
L'inedito totalitarismo del nuovo Potere dei consumi, su cui Pasolini, dalla fine degli anni Sessanta, richiamava disperatamente l'attenzione (in forme immediate o mediate, dai testi giornalistici e saggistici a quelli letterari, poetici, teatrali e cinematografici), presentava notevoli punti di contatto con la legge del godimento (come sfruttamento compulsivo-consumistico del desiderio), creata dal ""discorso del capitalista"""" di cui ha parlato Lacan. Senonché in Pasolini, in connessione con ciò, prendeva sempre più corpo una spasmodica tensione unipolare, quella che egli chiamava del """"rifiuto"""", dell'""""urlo"""" (""""assoluto"""" e """"totale"""", non assimilabile alle forme date di lotta e di contestazione). Nasceva di qui quel """"furore antropologico"""" - segnalato da Michel David e che si potrebbe definire più propriamente un furore biopolitico - circolante pervasivamente nelle fibre più intime di tutta l'ultima scrittura pasoliniana, volto drammaticamente ad interrogare il nesso corpo-potere. Tale furore, nella sua formidabile inattualità, può parlarci ancora oggi, all'interno del compimento estremo dell'individualismo e del dispiegarsi diffuso della """"razionalità neo-liberista""""."" -
Nel mondo dei qualsiasi
Una raccolta poetica molto unitaria, che in un lungo dialogo con sé e con gli altri apre a uno sguardo pieno di comprensione sulla vita e il mondo dei qualsiasi. Dove la poesia diventa una lingua in più, più consapevole di altre, con cui comunicare; narrazione distillata, che scava fino alle radici; disciplina, metodo di comprensione e forma di ricchezza da condividere. Al servizio della parola. Senza pretese su di essa. -
Il cuore in tasca
La poesia, «durante lo scorrere / ordinario del tempo», aiuta a vivere, soprattutto quando certi minuti che «devono credersi importanti», «vi arrivano / addosso con brutalità, a passi pesanti, e vi aggrediscono». Nella Prefazione Francesco Muzzioli scrive di versi ironici e discorsivi, con parole che sono cose e però dicono altro. Annota che non c'è nulla di ermetico o di sottilmente evocativo in questa poesia che, nell'ampio tratto di un verso preferibilmente lungo, mostra affabilità verso il lettore. È un volare basso. Parte sì dalle cose, ma per distorcere la loro quieta e normale apparenza, per leggerle da una posizione critica, vale dire vedendole non come ""dati"""", ma come punti nodali: nodi che, dice il poeta, «alla mia mente piace sciogliere. Per ogni nodo che riesco a sciogliere / mi sento più libero»."" -
Zelindo e Argentina
Questo è un romanzo su un padre e una figlia, le esistenze ricostruite dalle loro voci e dalle pagine di un diario. Zelindo, di famiglia contadina, è un maestro elementare nato trentacinque giorni dopo il Partito Nazionale Fascista. A vent'anni, seconda guerra mondiale, parte soldato, in testa i Canti di Leopardi e una ragazza che lo ha rifiutato. Poi, in un matrimonio faticoso, nasce Argentina, che lo fa innamorare della vita. Argentina, anatomopatologa, legge le cellule dei corpi come una chiromante fa con le carte. Ha vent'anni negli anni Settanta, conosce il pericolo e la bellezza della rivolta. E poi, anziana, il compagno di una vita la lascia per una giovane artista iraniana. E nasce un altro bambino, e anche lui fa di nuovo innamorare della vita. -
Il tempo nello specchio
Questi racconti descrivono un mondo senza tempo, onirico, con i fatti contingenti che si dilatano a diventare eterni. Non ci sono semplici metafore, ci sono metamorfosi, metempsicosi, trasferimenti di anime in altri corpi. La narrazione è scandita da ritmi musicali che permettono a chi legge l'inserimento in una natura prodigiosamente in sintonia, se rispettata. Le storie sublimano, come per incanto, i sogni e le speranze dell'infanzia e stimolano a riflettere ed emozionarsi senza distinzione tra sogno e realtà, tra uomini e animali, tra ieri e oggi. -
Giovanni Ragagnin. Dire no al nulla
Giornalista, narratore, sperimentatore di forme e linguaggi, Ragagnin (Buja, 1926-2003) esordisce nella letteratura con Rattle! (Cooperativa Scrittori 1975) e prosegue con A Pla Tà (1994), Vibrido (1998) e Il tipo (pubblicato postumo nel 2005), tutti editi da Manni. Nel 2013 un convegno ha ricordato lo scrittore a dieci anni dalla morte. Nel 2016, a novanta dalla nascita, vengono pubblicati gli Atti. È questa l'occasione per ripercorrere la vita, l'impegno e la ricerca letteraria di un autore ancora attualissimo, che a lungo e tenacemente si è misurato con la sperimentazione non solo linguistica. Gli interventi sono a firma di Anna Grazia D'Oria, Rodolfo Zucco, Rudi Fasiolo, Carlo Londero, Renato Calligaro, Marina Marcolini, Laura Nascimben, Rossana Valier. Gli scritti vengono arricchiti da una coinvolgente intervista di Sara Cernaz a Carmen Fornasiere Raganin, testimonianza di vita e di affetto. Il volume si chiude con apparati iconografici e documenti inediti. -
Regni
Nella parola poetica di Daniele Piccini si sedimentano regni: il visibile e l'invisibile, il presente e l'interminabile distesa della memoria, il regno del ricordo e quello, bruciante, del desiderio. Piccini sa che dai luoghi ""altri"""" (i """"luoghi / non giurisdizionali"""" di Caproni) continuamente giungono sussurri, richiami amorevoli, segnali: voci che animano un dialogo e suscitano leopardianamente le presenze del mondo, le convocano. Il mondo non è solo quello segnato dai limiti e dai confini: un altro continuamente preme alle sue porte, si rivela per lampi e per frammenti. La realtà si tende, in vista di una promessa di compimento, e il poeta si pone nel centro di ogni attesa, del tremolare stesso della creazione. """"Pensare quel che è assente come parte del nostro vivere, fare dell'assenza - di stagioni e figure, di voci e sguardi - un principio di appartenenza, insomma il proprio che è all'origine del linguaggio. Che la sorgente nascosta del dire poetico, il principio che si fa suono, parola, ritmo, stia appunto nel sentire dentro di sé l'energia di questa intima privazione?"""", si chiede Antonio Prete nella Nota introduttiva.""