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Bestiario umano. Storie sugli esseri viventi
I bestiari sono dei testi che descrivono animali reali e immaginari, arricchiti spesso da elaborate illustrazioni. Appartengono a un genere molto diffuso nel passato, soprattutto nel Medioevo, che aveva prevalentemente la finalità di celebrare l'onnipotenza di Dio, valorizzando la varietà e la molteplicità dei frutti della sua creazione. Avevano talvolta anche una finalità didattica e usavano gli animali come allegorie per impartire agli uomini lezioni di comportamento. I tre contributi su uomini e animali raccolti in questo libro - le storie di Luigi Ananìa, le illustrazioni di Hitnes, i saggi di Nicola Boccianti - hanno più semplicemente lo scopo di fornire qualche elemento per riflettere su quel dato condiviso dagli uni e dagli altri chiamato realtà. Attraverso la poetica, l'immaginazione e l'analisi scaturite da questo testo i confini di questo dato più o meno comune tra uomini e bestie risulterà meno scontato di quanto si pensi. -
Io sono un black bloc. Poesia e pratica della sovversione
Noi siamo il nome di un mondo senza nome. Siamo la forma di ciò che forma non ha. Siamo la plebe. Siamo la rabbia, siamo anche la vostra rabbia. Siamo ciò che distrugge la merce. Siamo quello che volete che siamo. Siamo ciò che identità non ha e, dunque, non cercatela in questo libro.rnCi avete visto correre per le strade di città assediate. Saltare a piè pari su carcasse di auto rnin fiamme. Fuggire da cacciatori di taglie privi di anima e saettare tra i detriti come piccoli ratti. Infrangere vetrine nuove di zecca e svaligiare negozi di beni di lusso. Erigere barricate rivolte al nulla, ennesimo solco di un mondo di confini. Ci avete visto lanciare sassi, oggetti e bottiglie incendiarie. Brandire spranghe e bastoni a mo’ di alabarde. Tendere nervi e muscoli in gesti improbabili. E poi, scappare, nasconderci, mimetizzarci, uscire dal niente e rientrare nell’ombra. Riottose comparse di uno spettacolo per gli occhi del mondo. Figli polemici del «popolo di Seattle». -
Environmental humanities. Vol. 1: Scienze sociali, politica, ecologia.
La crisi ambientale dichiarata da alcuni decenni interpella fortemente le scienze umane e politiche. Non solo perché sono chiamate a misurarsi con temi economici e sociali e a ripensare la sostenibilità delle forme di vita umane e il loro impatto sul pianeta, rispetto alle quali l'intenso dibattito sull'Antropocene è un esempio. Ma, soprattutto, perché il complesso del pensiero politico ha l'occasione di innovare le categorie e gli strumenti attraverso i quali ha messo a fuoco oggetti teorici e pratici quali modernità, sviluppo, crisi... Da alcuni anni, in particolare nel mondo anglosassone ma non solo, è possibile individuare un nuovo ambito della ricerca, sorto a cavallo tra diverse discipline, che ha fortemente innovato il modo di intendere il rapporto tra forme di vita umane e tematiche ecologiche. Questo ha consentito di superare gli steccati tra scienze della vita e scienze sociali, introducendo un punto di osservazione che, a partire dal mondo delle piante, dalle istituzioni tra gli animali, dalla crisi degli ambienti, ha permesso di innovare il pensiero ecologico e delle relazioni tra i viventi di questo pianeta. A cura di Marco Armiero, Federica Giardini, Dario Gentili, Daniela Angelucci, Daniele Balicco, Ilaria Bussoni. -
Il pirata. Antropologia del conflitto
Chi è oggi il pirata? È colui che ci libera dalle multinazionali digitali o la versione dimessa del terrorista? È il migrante che sbarca in Sicilia o il criminale che uccide per strada senza fermarsi a prestare soccorso? Al fine di articolare una risposta plausibile, né elogiativa né moralista, il libro punta a fornire l’antropologia di una figura ambivalente. La tradizione lo dipinge nemico per eccellenza, l’umano retrocesso a bestia. A veder meglio, rnil pirata costituisce, invece, la condensazione, a volte caricaturale, di un tratto distintivo della nostra natura. Pensiamo all’etimologia: «peiratés» è, alla lettera, «colui che sfida, chi fa un tentativo». rnNon è questo un buon identikit dell’Homo sapiens, l’animale la cui sopravvivenza è legata alla sfida, al continuo tentativo di adattare a sé l’ambiente attraverso l’invenzione tecnica e il pensiero verbale?rnIl volume descrive un personaggio sorprendente, prisma delle forme di vita contemporanee. -
Filosofia dell'amicizia. Linguaggio, individuazione, piacere
Cosa rende così peculiare quel rapporto che chiamiamo «amicizia»? Rispondere a questa domanda significa comprendere il carattere politico della nostra forma di vita. Il testo è un dialogo con la tradizione filosofica occidentale e soprattutto con il luogo teorico tutt’ora più ricco su questo tema: il pensiero di Aristotele. L’intuizione aristotelica secondo cui l’amico è un «altro se stesso» rappresenta, infatti, lo strumento con il quale perlustrare un territorio visto di sfuggita dalla filosofia, che ha spesso discusso dell’amicizia solo per cenni e con toni mistico-sentimentali. L’amicizia non è un sentimento patetico e commosso, quanto una delle forme principali con cui ciascuno di noi può costruire il modo, unico e irripetibile, di essere umano. Il libro elegge l’amicizia a esempio principe dell’«individuazione»: quella biografia, grandiosa o miserabile poco importa, che ci distingue gli uni dagli altri. L’altro sé amicale non è dunque il sosia con il quale rispecchiarsi per trovare conferma dei propri vizi o delle proprie virtù. È, invece, la sponda linguistica con la quale confliggere o nella quale trovare rifugio. -
Nel labirinto della Rivoluzione francese. La Repubblica senza democrazia del Direttorio
Il Direttorio è un momento preciso della Rivoluzione francese. Un periodo che comincia nel 1795, sulla spinta della liquidazione del Governo di Salute Pubblica, il regime del Terrore di Robespierre, e si conclude con il colpo di stato del 18 brumaio di Napoleone nel 1799. È un regime politico votato allo smantellamento sistematico della proposta politica dei rivoluzionari, fondata sull'eguaglianza sociale come reciprocità di libertà e la democrazia attiva all'interno della quale il popolo – che controlla e revoca i propri rappresentanti – discute e agisce lo spazio pubblico, resistendo con l'insurrezione all'oppressione. Alle istanze democratiche della rivoluzione il regime del Direttorio oppone il diritto di proprietà, il rifiuto dell'eguaglianza dei diritti politici per tutti i cittadini e l'esclusiva di governo per ceto sociale. Un governo di classe che liquida i diritti sociali, per imporre nuovi doveri e che senza popolo verrà stritolato nell'unico vero potere alternativo: i soldati di Bonaparte. Riflettere oggi sui vicoli ciechi della più importante avventura politica della modernità significa poter pensare in profondità la nostra stessa democrazia. -
Peter Sloterijk. Madre. Antigravitazione. Thymòs. Mostro. Schiuma
Poliedrico, controverso, polemico, prolifico, presenzialista. Col suo lavoro Peter Sloterdijk intercetta i più diversi ambiti disciplinari, mentre tesi forti e urticanti vengono espresse con stile brillante e tono provocatorio: fattori che hanno contribuito a farne uno degli autori filosofici più letti del nostro presente.rnQuesto libro non è un’introduzione, ma la chirurgica valorizzazione di cinque concetti del suo pensiero. L’intenzione è restituire l’immagine di un pensatore vivace, capace di smuovere le acque della riflessione filosofica e di evidenziare alcuni aspetti decisivi della nostra vita associata. -
Hans Kelsen. Norma. Fondamento. Nichilismo. Colpa. Democrazia
Hans Kelsen è probabilmente il giurista più celebre del Novecento, e senza dubbio uno dei più citati, criticati e discussi. rnAttraverso cinque concetti chiave della sua «dottrina pura del diritto», il testo guida il lettore tra i problemi fondamentali della filosofia giuridica kelseniana. Fino a scoprire il carattere inquietante di un pensiero che non ha mai smesso di fare i conti con la possibilità che ciò che chiamiamo diritto potrebbe, in fondo, non esistere affatto. -
Da Seattle a Genova. Cronistoria della rete no global
Questo libro ricostruisce il biennio di lotte (1999-2001) che ha preceduto la contestazione al G8 di Genova. A essere ripercorsa è la genesi del «popolo di Seattle» e, tramite un lavoro di indagine storiografica e documentaristica, l'attenzione si concentra sull'esperienza napoletana della Rete No Global, tra i nuclei fondativi del movimento in Italia. Decine di attivisti ed esponenti della società civile hanno contribuito alla costruzione di un ricco racconto corale, capace di restituire l'immagine della capillarità e della conflittualità che ha saputo esprimere il movimento no global. Oltre a un bilancio politico di quella straordinaria esperienza viene così colmato un grave vuoto di conoscenza su un pezzo importante della nostra storia recente. Prefazione di Marco Bersani. -
Il treno contro la Storia. Considerazioni inattuali sui '17
Questo che avete tra le mani è un pamphlet, così si chiamano quegli scritti tagliati con l'accetta, dritti al punto e alla larga dai giri di parole, che si assumono il rischio della semplificazione perché presuppongono la complessità. Questo pamphlet si colloca lì dove l'azione modifica la teoria e la teoria direziona l'azione. Lì è lo spazio dei militanti politici. Questo pamphlet ha per tema la crisi della militanza e la possibilità di trasformarla in occasione per un salto in avanti. La tesi di fondo è che da ciò che sta alle nostre spalle è impossibile copiare le risposte, quanto è altrettanto impossibile ignorare le domande. Lontani da nostalgie e false teleologie occorre riappropriarsi di ciò che concretamente ci serve per guardare oltre, per lottare contro il nostro tempo, per aggredire la Storia e ricominciare a sognare collettivamente. -
Pinguini, conchiglie e staminali. Verso futuri transpecie
Cura e riproduzione, identità sessuali e alterità delle forme di vita: Conchiglie, pinguini, staminali è un’antologia di autrici che mette a fuoco i temi della riflessione dei femminismi contemporanei a partire da un nuovo orizzonte ecologico. I femminismi sanno che oggi la cura è transpecie e che la vita di pinguini e staminali, conchiglie e cyborg è legata alla rigenerazione dell’umano e della Terra tutta. rnChe la si chiami Antropocene o Capitalocene, questa era – forse geologica – pone sfide teoriche e politiche cui le voci qui raccolte intendono rispondere. Da Donna Haraway a Melinda Cooper, passando per Stacy Alaimo e Maria Puig de la Bellacasa, questa raccolta di testi indaga i nessi tra biologia e cultura, fisica ed economia, desiderio e tecnologia, spingendoci a interrogarci sulle continuità tra le attuali forme riproduttive degli umani, del Capitale e delle alterità non-umane. -
Le due periferie. Il territorio e l'immaginario
Cos'è il territorio, oggi? Su di esso si proiettano le pratiche di libertà e i desideri di una società del consumo priva di politica, di valori e di futuro. Il territorio è il nostro presente. Per questo occorre guardare alle periferie urbane, lì dove gli specifici caratteri del territorio assumono estrema rilevanza e chiarezza: le minoranze sociali che le abitano, le culture e le mentalità che lo attraversano, la violenza che definisce rapporti e gerarchie. La stessa democrazia, con i suoi istituti della rappresentanza e della maggioranza, va in crisi di fronte all'esplodere di culture antagoniste e delegittimanti che trovano sulla strada e non nell'azione politica la loro forza e il loro potere. Dal conflitto sociale a una violenza sociale senza conflitto: è questo il passaggio fondamentale da studiare e da considerare come premessa dell'analisi politica. -
Negli anni del nostro scontento. Diario della controrivoluzione
Questo libro è un diario pubblico, esente dai rovelli interiori con cui ingannano il tempo le anime in pena, scritto da chi guarda con una certa voracità quel che accade tutt'attorno e, guardando, spesso non crede ai propri occhi. Un monologo ad alta voce, durante il quale l'oratore incontinente parla anche a se stesso soltanto perché parla in primo luogo a una moltitudine di passanti. Il diario pubblico, ovvero l'altisonante monologo, registra e commenta, giorno dopo giorno, la drastica trasformazione del modo di produzione dominante, del calendario in cui si iscrivono azioni e passioni, delle forme di vita, degli stili di pensiero, seguita alla sconfitta dei movimenti rivoluzionari che andarono in scena nella seconda metà del secolo scorso. L'autore, che di quei movimenti fece parte, dopo la sconfitta, in mancanza di meglio, si è dedicato alla filosofia. Ma per quattro anni, dal 1988 al 1991, è stato redattore delle pagine culturali del quotidiano «il manifesto». E da lì ha osservato la controrivoluzione capitalistica. Non una restaurazione dell'antico regime, ma una rivoluzione al contrario, impetuosa e cruenta, battezzata poi con nomi pigrissimi, paghi di ventilare una novità ineffabile, come «postfordismo» e «neoliberalismo». -
A qualcuno piace scorretto. Per una storia delle provocazioni letterarie (1851-1969)
Attraverso una ricca e minuziosa analisi storica e letteraria, l’autore mette a critica le semplificazioni e le schematizzazioni dominanti delle forme narrative e dell’immaginario di un secolo, dimostrando che la letteratura si fa largo attraverso la «devianza».Trenta opere narrative di largo consumo dalla metà dell’Ottocento agli anni Settanta del Novecento sono l’oggetto di questo libro. Con il progressivo allargamento del mercato editoriale, è in questo arco temporale che si definiscono nuovi generi letterari e si affermano campi narrativi specifici: il romanzo storico oppure erotico, l’avventura, il western, il giallo e l’horror, la commedia o il melodramma ecc. Mentre i processi diventano sempre più rapidi e i prodotti culturali sempre più effimeri, che senso ha parlare di correttezza e scorrettezza? I parametri imposti dalle accademie e dalla censura vengono continuamente violati da deviazioni letterarie che diventano nuovi paradigmi, attraverso cui è possibile aderire alla rapidità dei tumultuosi mutamenti del mercato e della società. Il concetto di politically correct, pur nato dai movimenti di contestazione, implica un passaggio problematico al riconoscimento istituzionale, all’adozione cioè di un nuovo codice di riconoscimento universalmente valido. -
Il paesaggio è un mostro. Città selvatiche e nature ibride
In tutti gli immaginari mitologici, fiabeschi o fantascientifici, i mostri sono l’incontro «sovrannaturale» o «contronatura» tra l’umano e il selvatico e sono perciò controversi, paradossali, irriducibili all’unità, alla coerenza, alla semplificazione. Creature divinatorie, i mostri sono fatti di futuro, sono avvertimenti. Anomalie non prevedibili né uniformabili, appaiono perciò disfunzionali. Eppure sono potentissimi, capaci di scardinare l’assuefazione analgesica alla nostalgia e l’ossessione prestazionale per l’efficienza. rnIl paesaggio è un mostro quando sa infrangere le partizioni e le tassonomie del controllo, superare l’alterità tra urbano e naturale, sovvertire l’isomorfismo dell’habitat umano, sospenderne le sedazioni etiche ed estetiche e turbare con visioni laicamente prodigiose, oltre le religioni dell’ecologia, del «verde» e della naturazione consensuale. -
Saggio sulla natura campestre
Il ""Saggio sulla natura campestre"""", poema del 1787 di Claude-François-Adrien de Lezay- Marnésia, è un'opera che tiene insieme la descrittività del saggio e la liricità della poesia. È un trattato di «geografia morale» e un resoconto delle trasformazioni delle forme storiche del giardino. I principi estetici dell'arte dei giardini assumono in Lezay-Marnésia anche un significativo valore etico. Creare giardini permette, infatti, non solo di guidare «le anime vive e sensibili» alla «realtà del bello ideale», ma anche di migliorare l'agricoltura e le condizioni di vita dei contadini che della terra vivono. Dall'arte dei giardini all'utopia, dall'«organizzazione dello spazio naturale» al «sogno di trasformare l'organizzazione dello spazio sociale»: è questo l'itinerario estetico e politico disegnato da Lezay-Marnésia."" -
I senza nome. Il Servizio d'ordine e la questione della «forza» in Lotta continua
Questo libro su Lotta continua racconta una «storia diversa». Per l’autore, infatti, quelle che la precedono esprimono storie «viziate», concentrate quasi esclusivamente sulle elaborazioni e le scelte politiche del gruppo dirigente, incapaci di dare conto di cosa fosse in concreto Lotta continua, di come agissero e si organizzassero «i senza nome» evocati nel titolo, ovvero i militanti di base che ne costituivano l’ossatura e ne garantivano la capacità di intervento.rnAl centro del libro sta la rivendicazione del ruolo di Lotta continua come principale organizzazione dell’area rivoluzionaria nella prima metà degli anni Settanta. Un’organizzazione che poteva vantare una presenza in tutti gli ambiti dello scontro sociale, dalle fabbriche alle scuole e ai quartieri proletari, dalle lotte sulla casa a quelle dei detenuti e dei militari di leva.rnÈ in questo contesto che l’autore inserisce le vicende del Servizio d’ordine legandole all’elaborazione teorica e politica della questione della «forza», intesa come il terreno su cui si giocava la possibilità, per i movimenti di classe, di esprimersi e di raggiungere i propri obiettivi. rnPer questo, l’autore rivolge una dura critica ai gruppi dirigenti nazionali e locali: ben prima della crisi sfociata nello scioglimento finale, essi avrebbero maturato l’intenzione di trasformare Lc in una formazione politica meno «militante» e più attenta agli equilibri politici generali, disposta al confronto «critico» con le forze democratiche riformiste e pronta a entrare a qualunque costo in parlamento, abbandonando così ogni prospettiva rivoluzionaria. -
Nanni Balestrini. Millepiani
Nanni Balestrini è stato poeta, scrittore e artista visivo di fama internazionale. Nella sua figura si riassume un'intera stagione di storia e di cultura, italiana ed europea, di compresenza e reciproca influenza tra avanguardie artistiche e avanguardie politiche: quel magico tempo degli «intellettuali militanti» che hanno agito dentro una temperie di lotte operaie e giovanili che hanno fatto epoca, e che hanno segnato il destino delle successive generazioni. Partecipe di Novissimi, e poi tra i fondatori del Gruppo 63, per oltre sessant'anni Balestrini ha progettato e organizzato un infaticabile lavoro culturale, utilizzando una molteplicità di piani: poesia, narrativa, cinema, audiovisivo, teatro, musica, collage, pittura, scultura, editoria, impegno politico. Balestrini, cioè, uomo-rete dei millepiani. È di questa sua ricchezza ideativa e pratica che diamo conto in questo volume che ne percorre scenari e articolazioni attraverso testimonianze e omaggi di decine di amici, collaboratori e compagni di avventure. -
Bioetica in tempi di pandemia. Morale, diritto e libertà
Non c'è, purtroppo, momento più attuale per parlare di bioetica. Abbiamo attraversato un periodo difficile e triste: l'emergenza sanitaria provocata dal diffondersi dell'epidemia del Covid-19. Siamo stati tutti in pericolo. In molti, purtroppo, sono morti. In questa contingenza drammatica, qualcosa di inaspettato e inedito ha rotto la nostra quotidianità: una malattia contagiosa. Come rispondere a questa epidemia, quando si tratta della vita e della morte delle persone, è una tipica questione bioetica. Ma quali sono gli strumenti della bioetica? Bastano la morale e il diritto per configurare l'etica della vita? Qual è il rapporto con la giustizia e in cosa consiste una filosofia morale applicata? Quali strumenti fornisce la bioetica alla costruzione della comunità? Parlando di bioetica finiamo così per imbatterci nella figura del cittadino, del soggetto che si impegna nella comunità e coltiva la solidarietà e la cura dell'altro. Ma oggi questa figura sembra essere sostituita da un'altra, quella del consumatore, fruitore di merci, di immagini, di spettacoli. La pratica morale, allora, non è più sostenuta che da poche evidenze sempre più confuse, sostituite dal luccichio dei tanti schermi che circondano oggi la nostra giornata e dai quali una pandemia non è bastata a distrarci. -
Lo spettatore emancipato
Chi guarda non sa vedere: questo è il presupposto che attraversa la storia della filosofia e dell'emancipazione, dalla caverna platonica alla debordiana società dello spettacolo. Per guarire lo spettatore da tale infermità, filosofi e rivoluzionari - e da alcuni decenni anche gli artisti - si troveranno accomunati nell'intento di strapparlo dalle illusioni percettive e conoscitive che ne farebbero un subalterno. Il libro di Jacques Rancière - tradotto in decine di lingue e ora disponibile anche in italiano - propone un integrale rovesciamento: l'emancipazione della quale la figura dello spettatore è portatrice passa per lo sguardo e la passività, per un diverso uso delle capacità di percepire che sono di ciascuno e la possibilità di tradurre in pensiero o in azione anche ciò che si guarda senza conoscere. Da questa prospettiva, quella di una comune incapacità e di una comune ignoranza, si tratta di definire proprio altre capacità e altri saperi, passando da un mondo sensibile dato a un altro mondo sensibile. Nella produzione di questo dissenso, che manderà in frantumi un mondo comune creandone un altro, il ruolo che vi è svolto dall'arte è quanto questo libro si propone di indagare.