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Diario laico
Ristretto nel breve arco di tempo di un semestre, il Breviario di Sughi (laico perché, spiega lui stesso, ""contiene le considerazioni di un uomo che alla terra è fortemente ancorato e che dalla terra trasse e trae ancora la sua formazione primaria"""") alterna di riga in riga, con assoluta naturalezza, l'inglese, il tedesco, il francese, lo spagnolo, il portoghese, e persino, il latino e il greco antico, intrecciandole alla sua propria lingua italiana e al dialetto romagnolo delle sue origini contadine. """"Breviario di meditazioni"""", il libro documenta una febbrile e ininterrotta attività della mente, che si condensa spesso in massima gnomica, in sentenza definitiva, in illuminazioni assolute, consuntivi di una riflessione che ha attraversato una vita intera: """"il costante interrogarsi sulle questioni fondamentali dell'esistenza"""" sillabato in una poesia di alto rilievo."" -
Il mio angelo si chiama desiderio
Il libro è la storia di un'anima, chiusa nel dolore nel tempo dell'infanzia e dell'adolescenza, il tempo che dovrebbe essere aperto alla gioia della vita, alla scoperta del mondo e degli affetti, segnata per questo da una amara rancura per il male sofferto, e poi aperta alla forza dell'amore, ai fermenti, dopo il buio, del tempo della rinascita. Dunque, una poesia autentica, perché germinata direttamente, senza infingimenti letterari, da un'esperienza di vita tesa dallo spasimo ora della sofferenza, ora della gioia. -
L' utma zampeda
Nell'attuale variegato panorama della poesia dialettale romagnola, accanto a una corrente colta ne sopravvive un'altra popolaresca che si riallaccia alle veglie nelle case e nelle stalle dei contadini o ai raduni di piazza attorno ad artisti di grande richiamo quali potevano essere Giustiniano Villa, Massimo Bartoli, Giovanni Montalti (Bruchìn). A questo secondo filone è, almeno in parte, riconducibile la produzione di Ruffillo Budellacci, la cui vena, nel doppio versante serio e faceto, gli ha dettato un numero imponente di poesie. Fu proprio allora che sorse in lui il desiderio di coltivare quel genere giocoso tanto apprezzato dagli ascoltatori. In seguito, la frequentazione dei Trebbi della ""Piê"""" l'avrebbe indotto a cimentarsi anche nella poesia intimistica e autobiografica e a produrre testi alcuni dei quali premiati in concorsi letterari. Con questo volume, curato in collaborazione con l'amico Enrico Berti, poeta egli stesso ed esperto in dialetto e dialettalità, al quale si deve la traduzione volutamente letterale dei versi, Ruffillo intende disporre in una raccolta organica il meglio della propria."" -
Inconscio demolitore
La prima prova poetica di una nuova voce della nostra poesia, una voce intensa e coinvolgente perché nata da una sofferta esperienza di vita. Simone rappresenta senza infingimenti il dolore di una stagione ""perduta"""" della sua vita con un lessico di una particolare densità, del tutto coerente con gli orizzonti esistenziali che intende rappresentare. Passano così - solo per richiamarsi alla lirica di apertura - passi sradicati a fatica nel labirinto della vita, palpebre stremate, abissi di eterno vuoto, lacrime di sangue, volti sfregiati, l'anima impregnata di pioggia: un tessuto di fitte immagini, chiamate a rappresentare la sofferenza, il dolore e lo smarrimento di un'anima tuttavia determinata a rivelarsi nel suo sentimento di """"esiliato nell'abisso della disperazione"""". Apparirà la luce, la possibile """"attesa d'un nuovo giorno"""", quando il dolore potrà essere condiviso in una vicenda d'amore."" -
Alla ricerca delle pietre perdute. Il restauro delle lapidee del Ponte Clemente di Cesena
"Come gli altri due simboli di Cesena - la Fontana Masini e l'Abbazia del Monte - anche il Ponte affonda le sue radici in una storia antica e gloriosa e offre una magnifica testimonianza delle vicende, dei saperi e delle tecniche del passato. Ma, spesso, il suo essere monumento passa quasi in secondo piano, visto il modo egregio in cui continua svolgere, da oltre due secoli, la sua funzione di collegamento fra le due sponde del fiume Savio. E tutto questo appare davvero straordinario se solo si pensa a quanto siano cambiati i mezzi di trasporto e, soprattutto, quanto sia aumentato il traffico, specialmente in questi ultimi decenni: le migliaia di auto che oggi transitano quotidianamente sul Ponte Vecchio non potevano essere neppure immaginate quando, nel XVIII secolo, si mise mano al progetto. Ma se l'opera resiste di fronte al passare degli anni e alle mutate condizioni che l'hanno messa a dura prova, attestando così il buon lavoro svolto dai suoi artefici, noi che oggi ne siamo, al contempo, fruitori e custodi e abbiamo il dovere di garantirne la conservazione per le generazioni future, consapevoli che si tratta di un patrimonio inestimabile.""""" -
Giornate senza tempo
Il libro è espressione e confessione di una persona complessa e difficile, almeno quanto difficile e complessa è stata ed è, per molti aspetti, la sua vita. Un terreno tuttavia ideale, questo, perché vi germogli e vi cresca, come spesso accade, la pianta della poesia, o almeno della creatività, intesa come bisogno di espressione di sé, dei sentimenti, dei desideri, dei pensieri, delle solitudini e delle immaginazioni che occupano l'animo di chi è sottoposto alle prove più difficili del vivere comune. -
Loro
Loro stanno, un po' rigidi, in posa di occasione, dentro una sbiadita fotografia di quasi novant'anni fa. Primi anni Venti. Adulti, ragazzi e ragazze. Contadini di Selbagnone. Una famiglia numerosa e povera, come tante altre di allora. Lontani, lontanissimi nel tempo, nello spazio, nella condizione. Ma qualcosa di loro, l'essenziale diennea che incatena l'una all'altra le generazioni umane, è trapassato per i decenni fino a scorrere nelle vene di Cesarina Lucca, l'autrice di questo romanzo. Una che in fatto di scrittura la sa lunga, e che non rinuncia a dichiarare il proprio debito a Pavese e specialmente al suo romanzo ultimo, del ritorno e della rivisitazione, dolente e trasognata, dei luoghi contadini dell'infanzia. Romanzo, questo di Cesarina Lucca, non del ritorno, né in senso stretto della memoria, e neppure della nostalgia. Romanzo, piuttosto, del risarcimento (dare voce e figura a chi non ebbe, nell'anonimo pulviscolo delle umane esistenze, né figura né voce), e della lontananza, marcata dai corsivi che interpongono il presente della narratrice al passato-presente della rievocazione di loro. -
La sinfonia del vento
Nel mondo del vino, la Francia e l'Italia sono culturalmente ed orograficamente diverse. Tuttavia, ad una ricerca approfondita, appare che i vini francesi e quelli italiani, più che in competizione, sono complementari. Su questo sfondo, il libro mette in scena due famiglie, gli Olessi in Italia e i Paussin in Francia, che tessono relazioni di parentela e di confronti. Incontri, umori e riflessioni si snodano in un itinerario, dove la viticoltura, le storie del vino, la degustazione e l'accostamento ai cibi sono proposti come fattori d'ingentilimento della comunità civile. ""La sinfonia del vento"""" dà voce ai terroirs del vino. Tra i tanti venti che compongono la sinfonia, due giocano un ruolo caratterizzante: il mistral, che dal Mare del Nord spazza le aree della Champagne e della Borgogna per infilarsi, urlando, nella valle del Rodano, uscire selvaggiamente ad Avignone, irrompere nel Mediterraneo ed investire il nord della Sardegna, piegando poi sulla Toscana, per smorzarsi sulla Romagna; e il garbino (libeccio), che dal Nord Africa investe l'Italia insulare e peninsulare, portando ogni cosa, vigneti e vini compresi, allo stato di eccitazione, o di sfinimento."" -
I canti del Rubicone
Inserito nella serie «Tamerici, I classici della poesia romagnola» e voluto dal Comune di Sogliano al Rubicone, il volume propone per intero la terza edizione dell'opera poetica di Giulio Gozi, sacerdote e poeta: un libro che l'autore stesso definiva «una specie di romanzo autobiografico o meglio spirituale», ora indugiante «in minuti particolari folclorici», ora disposto ad allargarsi «in racconti e riflessioni di più ampio respiro», e in questa disposizione capace di rievocare i sentimenti, le suggestioni e gli incanti di «tutto un piccolo mondo antico, definitivamente scomparso». Accompagnati dalla prefazione di Sandro Gozi, che legge il libro nel filtro di una personale esperienza familiare, e dall'ampia e documentatissima introduzione di Mons. Pietro Sambi, I canti del Rubicone riconsegnano alla memoria delle nostre province una delle voci più limpide, immediate e cordiali della poesia romagnola del primo Novecento. -
Una farfalla dalle ali di ferro
Stella era dolce e delicata come una farfalla. Le sue ali avevano tremato tante volte, ma non avevano mai smesso di battere. L'avevano portata giù nel dolore più profondo, poi su nelle cime più alte della gioia, poi di nuovo giù nella valle della disperazione. Ma tutte le tempeste e i venti gelidi in mezzo ai quali era passata non riuscirono a spezzargliele. Nel romanzo di Tiziana Campoli i fatti si mescolano alla poesia, nella certezza che realtà e sogno fanno entrambi parte della vita: una vicenda d'amore insieme lineare e complessa, ardente e impetuosa, fino alla conclusione inaspettata. -
Lo spadaccino invicibile
Il libro racconta una storia vera, ma inventata. Bernardo, lo spadaccino invincibile, è realmente vissuto, così com'è esistita Matilde, la sua donna, e tutti gli altri protagonisti del romanzo. Naturalmente i loro veri nomi erano altri. Inoltre l'epoca in cui è ambientato il racconto è volutamente imprecisata, perché non si scopra nulla di loro. Anche il luogo è mimetizzato, per non lasciare al lettore alcun indizio. In realtà anche il mestiere di spadaccino non è quello che il vero Bernardo praticava. Ma non è importante, ai fini della storia. Perché l'intento è di mostrare l'ossessione che il protagonista pone nel perseguire il suo fine, cioè quello di essere il migliore nel suo campo. Per raggiungere quest'obiettivo, egli rinuncia alla sua vita, limitandola in tutto, avvelena i suoi affetti, perdendo l'opportunità di amare la donna della sua vita, si isola da tutto e tutti. Tuttavia, così facendo, arriva realmente ad essere il migliore, e ad ogni duello lo dimostra. E quando più nessun rivale si presenterà nella sua città, ognuno sgomento per la sua abilità, sarà lui che si metterà in viaggio per cercare il suo avversario perfetto. -
1960, un anno in Italia, tra cultura e spettacolo
Se l'inizio di un decennio segna idealmente il passaggio di una fase storica, il 1960 non tradì di certo queste aspettative. Quell'anno può essere ricordato per i fermenti innovativi che si ebbero in tutti i campi, ma anche per le gravi tensioni sociali che esplosero con tutta la loro drammaticità in risposta agli ultimi tentativi reazionari di una democrazia che da quel momento in poi si avviò verso una nuova fase politica. Se nell'immaginario collettivo di oggi il 1960 viene identificato con la dolce vita, in omaggio all'uscita del film del grande Federico Fellini che nel maggio di quell'anno vinse a Cannes la Palma d'oro, in realtà il 1960 fu denso di contraddizioni ma anche di nuove speranze che si imposero dalla cultura alla politica, dallo sport alla televisione. Era l'alba di cambiamenti profondi negli stili di vita, nei costumi, nelle relazioni sociali e proprio per questo contrastati. Il volume è arricchito dalle foto di Giuseppe Palmas e da 36 foto di scena di 18 film usciti nel 1960. -
Il teatro che arriva al cuore
La Stagione di Teatro ragazzi del Teatro Bonci di Cesena compie 30 anni: iniziata nel 1980 con quattro spettacoli e duemila ragazzi, raggiunse nell'arco di qualche anno una dimensione e un'importanza insperate, per estensione territoriale e partecipazione. Una fitta rete di relazioni produttive, culturali e organizzative è stata tessuta, con ragazzi e insegnanti, istituzioni scolastiche e amministrazioni comunali, compagnie teatrali nazionali e locali, artisti e musicisti. In 30 anni più di cinquecentomila presenze, un migliaio di titoli, quindicimila viaggi per trasportare i ragazzi dalle scuole a teatro e da teatro alle scuole, ma soprattutto la costruzione di un'occasione senza precedenti, per trasformare il Teatro e la sua cultura, per formare un pubblico, per favorire la crescita culturale e sociale dei ragazzi. ""Il Teatro che arriva al cuore"""" è un volume di testimonianze, interviste, fotografie, immagini, repertori, i segni visibili e documentabili, la memoria sedimentata che segnala i ricordi e le emozioni che nel cuore dei ragazzi, degli spettatori della Stagione sono conservati per sempre."" -
Giro di Romagna. Cent'anni portati bene
La bicicletta in Romagna è ben altro che un semplice mezzo di trasporto: non a caso, proprio da noi essa ha avuto i suoi primi e massimi cantori: Olindo Guerrini le dedica molte delle sue poesie; Alfredo Oriani nel 1897 attraversa in bicicletta la Romagna e la Toscana e nel 1902 ne dà il resoconto in La bicicletta; Renato Serra nel 1903 scrive un sonetto sulla bicicletta, da lui usata ora per scendere a Cesenatico, ora per raggiunge Firenze; Alfredo Panzini nel 1907 lascia Milano, la scuola, le lezioni e gli esami e dopo cinque giorni di bicicletta raggiunge la casa di Bellaria sul mare. Per questa passione, la Romagna ha dato al ciclismo campioni di particolare rilievo, a tutti noti, e dura ad organizzare un Giro che ancora oggi dopo cento anni vede sciamare per le sue strade la carovana policroma di maglie e biciclette in corsa: cento anni di storia straordinaria, resa luminosa dalle imprese di grandi campioni, qui raccontata appassionatamente da Vittorio Tampieri, che ne ha per intero inteso lo spirito, ridandoci sulla pagina l.epopea di una corsa vissuta come un.avventura, bella per le strade percorse, intrepida nei suoi campioni, appassionante nelle sue vicende. -
Colore dei ricordi
La poesia come filtro delle vicende e delle emozioni quotidiane, del ricordo che accompagna il battere delle ore e riporta sulla scena uomini, donne e paesi: un modo per dare un senso alla nostra vita e nutrire l'amore per la parola, capace di per sé a rendere più chiaro il nostro destino. Il racconto finale - dopo le trasparenze della poesia - traccia il quadro memoriale dell'infanzia, dalla quale, come sempre, tutto nasce, perché in quegli anni memorabili si definisce una volta per sempre quello che siamo. -
Alea iacta est. Giulio Cesare in archivio
Giulio Cesare ha un appuntamento con il destino, ma soprattutto con la grande Storia, quando, quella sera fra l'11 e il 12 gennaio 49 a.C., pensieroso sulla riva del Rubicone, decide di gettare il dado e di passare il confine fisico fra la Gallia e Roma (alea iacta est), che è anche il confine ideale fra l'audacia e la prudenza, fra la gloria imperitura e l'anonimato, fra la repubblica e l'impero. Ma quale Rubicone ha varcato? Dove ha arringato i soldati, per convincerli a seguirlo contro il senato di Roma, a Ravenna o a Rimini? Una tradizione lunga vari secoli ritiene che il discorso ai soldati sia avvenuto a Rimini: ne è segno tangibile una pietra, il suggestum. Il presente volume tenta di rispondere a queste e altre domande, di approfondire e spiegare alcune delle vicende riguardanti quei segni, pur senza la presunzione di risolvere annose questioni, come quella del Rubicone. Lo muove anzi l'intenzione di essere motore di nuove discussioni su questi argomenti, che coinvolgono non solo Rimini, ma anche altre città limitrofe, prime fra tutte Savignano e Cesena, e anzi, a ben guardare, l'Europa intera, perché quel gesto ha mutato la storia. -
A cuore aperto. Medicina fra scienza e arte
Questo è un libro di ricordi di un bravo medico, di un uomo che ha dedicato la vita al suo lavoro e tira le somme, ricordando le cose che gli sembrano più importanti e facendo emergere dai suoi ricordi i suoi principi morali, il modello di medicina al quale si è ispirato (dalla prefazione di Carlo Flamigni). -
Chi è Scheherazade?
Caterina Biondi propone, in una densa raccolta di racconti, come nei suoi libri di memorialistica, il senso del vivere, la certezza che i nostri giorni sono una commedia ora ìlare, ora dolente, nella quale le ore che passano tra ansie e speranze, sofferenze e sorriso segnano il progredire della nostra umanità e della nostra saggezza: racconti esemplari, perché sempre sottesi da questa filosofia del vivere che è comprensione e saggezza. Accompagna i racconti una ""saporosa"""" raccolta di ricette, quasi una collana di codicilli alla materia narrativa, ove Caterina rivela la sapienza raffinata di una cultura culinaria lungamente frequentata. Il libro nasce al nascere di Cecilia, nella quale Caterina sente di perpetuarsi, nella certezza della vita che continua."" -
La casa in riva al fiume che non c'è
Anche la dolce e tenue Bagnacavallo può essere teatro di una catena di delitti efferati che sembra non dover mai finire. Succede quando lo sguardo dell'uomo si ferma sul passato, e la storia della terra prende il sopravvento, fino al parossismo, su ogni altro valore. È il senso ultimo del ""La casa in riva al fiume che non c'è"""", una contraddizione di termini radicata nell'animo di chi respira nel presente ma vive nel passato, in un passato distorto e mitizzato. Finché non ci si mettono anche le stelle. Le avventure di Marco Santini giornalista col """"vizio"""" dell'indagine, già protagonista di """"Nero di Bologna"""" - dalla dotta sofferente Bologna proseguono, assieme al lato rosa della vita, nel cuore ricco e arcano della Romagna, terra di civiltà antiche, di pensieri profondi e, quasi dietro ogni angolo, di insospettabile mistero."" -
Un anniversario per Fortunato Teodorani
"Nei tre numeri del 2010, la rivista """"Confini"""" ha dedicato contributi ed immagini alla figura e all'arte di Fortunato Teodorani nel cinquantesimo della morte: un progetto perseguito per la tenerezza che le """"visioni"""" di Fortunato hanno sempre determinato in me, mosso dalla persuasione che da quel suo silenzio nativo, da quel nulla di ogni suono, nel quale egli visse, Fortunato sapesse con più fonda sapienza """"udire"""" lo spirito delle cose, """"sentire"""" il miracolo delle forme e darcene le misteriose e fonde ragioni. Non a caso, quando mi toccarono responsabilità pubbliche nel governo dei servizi culturali della mia città e mosso dalla certezza che fosse necessario costruire una storia delle arti figurative a Cesena, volli che proprio da lui e da Barbieri si cominciasse, avvertendo che si esprimeva nell'arte di Fortunato - assai più che la valentìa di un grande decoratore - l'intensità di una pagina significativa della pittura in Romagna."""""