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Il nuovo mondo amoroso
Il nuovo mondo amoroso"", uno dei testi più grandiosi e radicali del pensiero occidentale, in cui Charles Fourier - il """"sognatore sublime"""", come lo definisce Stendhal - descrive gli amori poligamici nella società d'Armonia, vide la luce in Francia solo nel 1967, centotrenta anni dopo la sua stesura. """"Il fourierismo è un eudemonismo radicale"""" scrive Barthes nel saggio che introduce questa edizione integrale dell'opera. """"Il piacere fourierista (chiamato felicità positiva) è molto facile da definire: è il piacere sensuale: """"la libertà amorosa, la buona tavola, la spensieratezza e altri godimenti che le Civiltà non pensano nemmeno di desiderare, perché la filosofia le abitua a trattare da vizio il desiderio dei veri beni"""". [...] Il piacere fourierista non si compenetra di alcun male: non integra la vessazione, alla maniera sadiana, al contrario l'evapora; il suo discorso è quello della """"benevolenza generale"""": ad esempio, nella guerra d'amore (gioco e teatro), per delicatezza, per non offendere, le bandiere e i capi non vengono catturati. Se però, in Armonia, si arriva a soffrire, è tutta la società che si adopera a stordirvi: avete avuto qualche sconfitta in amore, siete stati messi alla porta, le Baccanti, le Avventuriere e altre corporazioni di piacere vi circondano e vi trascinano, cancellano immediatamente il dolo di cui siete stati vittima. Ecco dunque il piacere solo e trionfante regnare su tutto."""""" -
Il ragazzo selvaggio
Nel 1798, in Alvernia, tre cacciatori catturarono un ragazzo cresciuto in solitudine tra i boschi; qualche tempo più tardi il giovane fu condotto a Parigi. I curiosi della capitale si accalcarono al suo arrivo; credevano di incontrare il Buon Selvaggio di Rousseau; videro un essere in preda alle convulsioni, che mordeva e graffiava chiunque gli si avvicinasse e amava giacere in mezzo ai suoi escrementi. Sarebbe finito nel ricovero degli idioti, se un giovane medico, Jean Itard, non avesse ottenuto di tentarne l'educazione. Nel 1801 e nel 1807 Itard scrisse, su questo tentativo, due relazioni, raccolte in questo volume, che sono tra i testi più affascinanti della psicologia e della pedagogia di tutti i tempi. Nella prima relazione, Itard celebra il lavorio della Civiltà che, attraverso nuovi bisogni, crea nuove idee, con un'enfasi che nella seconda si va smorzando e si spegne. Le certezze dell'educatore vengono incrinate dalle resistenze insormontabili che il suo programma educativo incontra, e dall'ostinato rimpianto che il Selvaggio sembra nutrire per i boschi. Sino a che punto la Civiltà è d'aiuto alla felicità individuale? Questa e altre domande non meno radicali sfiorano pagine in cui si riflette la timidezza, e quasi il rossore, di una nuova scienza: quella dell'uomo. -
Teoria del romanzo
«Lo scoppio della guerra del 1914 — l'effetto prodotto dalla posizione interventista della socialdemocrazia sull'intellighenzia di sinistra — fu l'occasione che determinò la nascita della Teoria del romanzo. La mia posizione radicale si esprimeva in un veemente, globale e, specie all'inizio, poco articolato rifiuto della guerra, in particolar modo dell'entusiasmo che l'accompagnava. [...] In questo stato d'animo cresceva il primo abbozzo della Teoria del romanzo. Inizialmente avevo pensato a una catena di dialoghi: un gruppo di giovani si isola di fronte alla psicosi della guerra alla maniera dei narratori di novelle del Decamerone di fronte alla peste; i loro dialoghi, improntati a una reciproca intesa, avrebbero esplicitato grado a grado i problemi trattati nel libro, fino a gettare uno sguardo sul mondo di Dostoevskij. A un ripensamento più attento questo piano fu abbandonato e la Teoria del romanzo assunse la sua attuale configurazione. Essa crebbe così in un clima di permanente disperazione sulle sorti del mondo. Solo l'anno 1917 mi portò la risposta alle questioni che fino allora mi erano parse insolubili. [...] La problematica della forma del romanzo è qui l'immagine riflessa di un mondo fuori dai suoi cardini. Perciò la ""prosa"""" della vita è solo un sintomo fra i tanti del fatto che la realtà offre d'ora in poi un terreno sfavorevole per l'arte; donde la liquidazione artistica di quelle forme conchiuse e totali emananti da una totalità dell'essere in sé compiuta, di quei mondi di forme in sé perfettamente immanenti — è il problema centrale della forma del romanzo. E questo non per ragioni artistiche, ma filosofico-storiche: """"Non c'è più alcuna spontanea totalità dell'essere"""" afferma l'autore della Teoria del romanzo con riferimento alla realtà del presente. Qualche anno dopo Gottfried Benn esprime così questo stato di cose: """"la realtà non esisteva più, rimaneva la sua smorfia""""»"" -
Dostoevskij dal doppio all'unità
"I critici contemporanei amano dire che uno scrittore crea se stesso creando la propria opera. La formula può essere applicata in modo eccellente a Dostoevskij a patto che non si confonda questo duplice processo creativo con l'acquisizione di una tecnica. Dostoevskij e la sua opera sono esemplari non nel senso in cui lo sarebbero un'opera e un'esistenza senza fratture, ma in senso esattamente opposto. Osservando vivere e scrivere questo artista forse impareremo che la pace dell'animo è la più ardua di tutte le conquiste e che il genio non è un fenomeno naturale. Al di là della differenza superficiale dei temi, le varie opere formano un tutt'uno; è a questa unità che il lettore è sensibile quando riconosce al primo colpo d'occhio un testo di Dostoevskij.""""" -
Lettere
"L'immagine razionalistica e idealistica di Platone, cresciuta attraverso i millenni, e divenuta, attraverso la paziente fatica storiografica del XIX secolo, una statua organicamente modellata e ben solida, è ora crollata di colpo, e viene sostituita da un'immagine mistica e realistica, mediante la testimonianza più inattaccabile, cioè le parole stesse di Platone, che nella settima lettera - di gran lunga la più rilevante e la più estesa della raccolta - ci offre, senza ambiguità, una confessione filosofica e un'autobiografia politica. [...] Questa è l'unica occasione in cui possiamo sorprendere questa Sfinge - rilassata in un momento angoscioso - mentre parla di sé, non più dissimulata dietro Socrate o altri personaggi. Per sconvolte che siano le nostre vecchie idee sul filosofo greco - poiché quello che è detto nella settima lettera non investe solo Platone stesso, ma tocca il passato e il futuro, i presocratici e Aristotele -, non ci rimane che accettare la rivelazione, e riflettere a quanto del falso filosofo greco è passato nel vero filosofo medievale e moderno."""" (Dalla Prefazione di Giorgio Colli)" -
L'arte di petare ovvero Il manuale del subdolo artigliere
"È davvero imperdonabile, Lettore, che pur scoreggiando da tempo immemorabile tu non sappia come e perché lo fai, e come andrebbe correttamente fatto. Una tale materia, infatti, è sempre stata vergognosamente trascurata dalla Scienza, che la reputa indegna d'esser trattata, non ritenendo di poter scoprirvi nulla d'interessante. Grossolano errore. Petare è un'arte, dunque una cosa utile alla vita, come sostengono Luciano, Ermogene, Quintiliano e molti altri ancora. In effetti, saper petare correttamente è più importante di quanto solitamente si ritenga. Infine, si può petare con metodo e con gusto, come saprò dimostrarvi in questa trattazione. Non esito dunque a render pubbliche le mie ricerche e le mie scoperte su un'arte di cui è impossibile trovare alcunché di soddisfacente financo nei più ponderosi dizionari nei quali, incredibile a dirsi, il peto sovente non è neppure considerato degno d'esser menzionato. Mi accingo così a offrire i principi di quest'arte a ogni lettore desideroso di ficcarci dentro il naso.""""" -
Nuovi versi. Testo francese a fronte
"Tradurre i """"Vers nouveaux"""" di Arthur Rimbaud può costituire l'equivalente di una sfida sconfinante nell'autolesionismo più sconsiderato, arrogante. Del resto, il semplice fatto di leggerli più volte nel corso della vita favorisce attitudini già rischiose nei confronti di una provocazione proprio lì al suo innesco. Poiché è indubbio che queste poesie suscitino nel lettore una sorta d'accanimento voluttuoso obbligandolo a calarsi negli strati più sotterranei del linguaggio fino alle sue radici amare, agli etimi sonori, affettivi, concettuali, ai semi di tale avventura."""" (Marica Larocchi)" -
Induismo e buddhismo
In ""Induismo e buddhismo"""" Ananda K. Coomaraswamy esamina gli insegnamenti originari e la sostanza della concezione filosofica di queste due grandi religioni, di cui traccia la storia riferendosi ai loro miti, alle loro tradizioni rituali, alle rispettive dottrine e scritture sacre. In tal modo egli intende mostrare come induismo e buddhismo esprimano verità universali """"che nessun popolo e nessuna epoca possono rivendicare come esclusivamente proprie"""". E sebbene Induismo e buddhismo sia suddiviso in due parti, incentrate sull'analisi delle rispettive religioni, Coomaraswamy afferma con forza l'identità dei loro concetti essenziali."" -
La scienza della bilancia e le corrispondenze fra i mondi nella gnosi islamica
«Ci è stato detto che la condizione degli umani, lungo la loro esistenza in questo mondo terreno, è quella del sonno. Nel corso di tale sonno potranno essi percepire il senso, comprendere le parabole di cui i versetti coranici ci dicono che solo i Saggi comprendono? Ma chi sono dunque i Saggi? I Saggi sono coloro che in tre meravigliosi capitoli Ibn 'Arabi ci descrive come i ""cavalieri"""" o i """"cavalieri dell'Invisibile""""; è grazie a essi che in questo mondo terreno può esistere una """"scienza delle corrispondenze"""". [.. .] Ta bir al-ru'ya è l'interpretazione delle visioni, dei sogni, ed è una delle applicazioni per eccellenza della """"scienza della Bilancia"""". Essa permette di compiere il passaggio dalle forme percepite nella visione al significato segreto della loro apparizione. Le nostre visioni in sogno nel mondo della Notte. come quelle che percepiamo in ciò che chiamiamo il mondo del Giorno, necessitano del medesimo passaggio, affinché noi possiamo percepirne il significato segreto. La ragione di questo è che sia le une che le altre sono motivate da un'intenzione segreta propria a un altro mondo e da esso proveniente. Ecco perché il mondo del nostro presente, della Notte come del Giorno, è un ponte che si tratta di oltrepassare. Un ponte è un luogo di transito; non ci si ferma, né si prende dimora su un ponte. Lo si varca, e occorre varcarlo per comprendere il significato segreto, la """"corrispondenza"""" invisibile di quel che è trasceso e lasciato da questa parte. Tale è il compito degli interpreti, degli ermeneuti del senso esoterico, promossi al rango di """"cavalieri dell'Invisibile""""»."" -
Drammi celtici. Testo inglese a fronte
Tra il 1899 e il 1904 Yeats, insieme a Lady Augusta Gregory, fonda il Teatro Nazionale Irlandese nella sede dell’Abbey Theatre di Dublino. Nei suoi testi che qui rappresenta negli anni successivi, Yeats mette in scena una drammaturgia severa e rituale, influenzata anche dall’antico teatro giapponese del nō, riducendo al minimo gli scenari reali e concentrandosi nella gestualità e nel linguaggio al tempo stesso poetico e nutrito di tutte le infinite metafore della parlata popolare. Scritti in un unico atto, i quattro drammi che qui si presentano nella splendida traduzione di Giorgio Manganelli (Deirdre, Al pozzo dello sparviero, Sulla spiaggia di Baile, L’unica gelosia di Emer) ruotano intorno alle epopee di mitici eroi irlandesi, tra cui quelle del re Cuchulain e dei tragici amanti Deirdre e Naoise, simboli dell’Irlanda ridotta in schiavitù, ma pur sempre libera nella sua dignità spirituale e morale. -
Quaranta sonetti di Shakespeare. Testo inglese a fronte
I ""Quaranta sonetti"""" di Shakespeare nella versione di Giuseppe Ungaretti sono probabilmente la prova di traduzione più memorabile della poesia italiana del Novecento, pari solo ai Lirici greci di Salvatore Quasimodo, il cui nucleo principale - le poesie di Saffo - abbiamo recentemente pubblicato in Assonanze. Questa traduzione è memorabile per un triplice ordine di motivi: in primo luogo, ovviamente, per la magistrale assonanza che Ungaretti ha saputo creare tra i propri versi e quelli del sommo poeta, così lontano nel tempo ma non nello spirito; in secondo luogo per il magistero che ha esercitato su tutti i successivi poeti che si sono cimentati in opere di traduzione; in terzo luogo per l'importanza che questo lavoro ha avuto nell'intera parabola della poesia ungarettiana. L'edizione è arricchita dalle note lunghe, puntuali, preziose come un piccolo trattato di poetica, con cui Ungaretti ha accompagnato le successive tappe in cui l'opera è apparsa (1943-1944, 1945, 1946)."" -
La rima del vecchio marinaio. Testo inglese a fronte
"La rima del vecchio marinaio"""" vide la luce nel 1798, l'anno della straordinaria simbiosi poetica di Coleridge con Wordsworth. Nella Rima, capolavoro del romanticismo, l'epopea del Marinaio è essenzialmente una variazione del topos del viaggio circolare alla scoperta di se stessi, modellato sull'episodio biblico della Caduta: novello Adamo, il Marinaio contravviene alla legge del Padre uccidendo una delle sue creature - un uccello marino, l'albatros -, sperimenta dunque la condizione di tormento, di isolamento che ne deriva e impara la lezione dell'unità e santità del creato, che diventa il suo messaggio al mondo. Il grande poema, con testo a fronte e un vasto apparato di note, è arricchito dalle trentaquattro tavole di Gustave Doré, che ripercorrono fedelmente e potentemente i passi salienti del testo." -
Il briccone divino
Burlone spesse volte burlato, singolare divinità fallica, forza istintiva della natura, il ""dio Briccone"""" (trasfigurazione del coyote) è l'astuto e maldestro personaggio di questo libro, che presenta e commenta un ciclo mitico degli indiani Winnebago (Sioux). Il Briccone è una divinità che satireggia con i suoi atti le istituzioni e le credenze religiose dei suoi adepti: è natura cieca che crea, riproduce e distrugge, ed è insieme vittima - negli episodi di più marcato umorismo - del suo stesso slancio vitale. Dopo la narrazione delle 49 avventure del dio, tre grandi studiosi analizzano dal punto di vista mitico, psicologico, storico ed etnologico il grande ciclo del Briccone divino. Infatti un saggio di Paul Radin illustra la storia e la cultura dei Winnebago, inquadrandole nella cornice delle tribù indiane del Nord-America; C. G. Jung scopre il filo psicologico che unisce il ciclo del Briccone ad altre figure mitiche e religiose in aree culturali differenti; Karl Kerényi chiarisce infine analogie e diversità tra la mitologia occidentale e quella degli indiani nordamericani."" -
I beati
"Come leggiamo nell'introduzione, anche 'Los bienaventurados', 'I beati', l'ultima opera di Maria Zambrano pubblicata prima della sua morte (1991), vuole realizzare una 'conoscenza poetica', ossia un genere di sapere che nasce dalla simbiosi di ragione e passione, lucidità intellettuale e trasporto emotivo. Un sapere, un pensiero, dunque, che potremmo definire 'creaturale', anzi, con la Zambrano, 'viscerale', e il cui organo a un tempo conoscitivo e creativo è una 'ragione poetica' che applica un metodo 'totale', valorizzando l'intuizione e la rivelazione senza rinnegare l'esigenza di chiarezza da cui è da sempre animata la filosofia. Una ragione così intesa, che Maria Zambrano chiama anche 'logos sotterraneo' o 'logos embrionario', alimenta l'opera della pensatrice andalusa sin dai suoi inizi. Le pagine de 'I beati' mostrano molto efficacemente come la ragione poetica trovi il suo veicolo ideale nella messa a fuoco e nell'interpretazione di alcuni simboli fondamentali: la serpe-vita, il ponte-speranza, l'esilio come espressione della perdita di identità necessaria all'acquisizione di un'identità più intera, i 'beati' come incarnazione del superamento dell'antitesi tra pensiero e vita. Nel loro scaturire dall'azione congiunta di riflessione e immaginazione, e come mette esemplarmente in chiaro un altro di essi, il simbolo della bilancia, questi simboli sono insieme seme e frutto della simbiosi, anzi della 'danza', tra sentire e capire, tra poesia e filosofia."""" (Carlo Ferrucci)" -
Dell'amore
«Il presente libro spiega semplicemente, ragionevolmente, matematicamente, per così dire, i vari sentimenti che l'un l'altro si succedono e il cui assieme si chiama la passione d'amore. Immaginatevi una figura geometrica un po' complicata, disegnata col gesso su una grande lavagna: ebbene! io intendo di spiegare quella figura, ma è condizione necessaria che essa esista già sulla lavagna; non posso disegnarvela io stesso. È proprio quest'impossibilità a far sì che sia tanto difficile scrivere sull'amore un libro che non sia un romanzo. Perché il lettore segua con interesse un esame filosofico di questo sentimento, gli si richiede ben altro che l'intelligenza: è assolutamente necessario che egli abbia visto l'amore. Ora, dov'è che si può vedere una passione? Questa è una cagione d'oscurità che non potrò mai eliminare. L'amore è simile alla via lattea nel cielo, un insieme risplendente formato da miriadi di piccole stelle, delle quali ognuna è spesso una nebulosa. [...] La vita laboriosa, attiva, tutta stimabile e positiva d'un consigliere di stato, d'un fabbricante di tessuti di cotone o d'un banchiere accorto nei prestiti, è ricompensata dai milioni, e non da teneri sentimenti. A poco a poco il cuore di quei signori si ossifica: l'utile e il positivo sono tutto per essi, e l'anima loro si chiude al sentimento che ha il maggior bisogno di tempo disponibile, e rende più d'ogni altro incapaci di qualunque occupazione ragionevole e costante. Tutta questa prefazione non è fatta che per gridare che questo libro ha la disgrazia di non poter essere inteso altro che da coloro che hanno avuto la possibilità di commettere qualche follia. Molte persone si sentiranno offese, e spero che non continueranno la lettura». -
Aforismi sulla radice degli ortaggi
"Aforismi sulla radice degli ortaggi"""", testo affascinante ed enigmatico, sin dal titolo, apparve in Cina nel XVII secolo, e la figura stessa del suo autore, Hong Zicheng, è avvolta nel mistero e nella leggenda. Al crocevia delle tre grandi correnti spirituali (confucianesimo, taoismo e buddhismo) che dominarono, con alterne vicende, in Cina nel corso della dinastia Ming (1368-1644), quest'opera """"sincrética"""" testimonia sia l'altissimo grado a cui erano giunte la filosofia e la letteratura, sia la profonda crisi, morale e sociale, che caratterizzò il tramonto dei Ming. Quel che costituisce il fascino e la complessità di questo testo è la sua ambiguità, quel continuo alternarsi di osservazioni sulla vita sociale e meditazioni mistiche, di riflessioni mondane e precetti religiosi, di considerazione per i rapporti umani ed esortazione al distacco dal mondo, di rispetto per la ragione e affermazione del primato del cuore. L'elemento unificante è lo stile: concisione, leggerezza, ritmo, discrezione, suggestione fanno degli """"Aforismi sulla radice degli ortaggi"""" una delle opere più alte della letteratura classica cinese." -
Il mercato dei folletti
"Goblin Market"""" (Il Mercato dei Folletti) costituisce, assieme ad altre poesie, il primo libro pubblicato da Christina Rossetti (era il 1862, e la poetessa aveva 32 anni) e rimane la sua opera più famosa. Apparentemente rivolto a un pubblico infantile (per un certo periodo fu erroneamente considerato «poesia per bambini» come lo sono invece le filastrocche intitolate Sing-Song, di cui qui presentiamo una scelta) è finito perfino, ai nostri tempi, in pasto a interpretazioni dissacratorie in chiave erotica: in realtà si tratta, com'era certamente nelle intenzioni di Christina, di un'allegoria del peccato e della redenzione. La carnalità e l'edonismo con cui Christina descrive i «piaceri proibiti», anche quelli semplici di gola (l'amore per i dolci, succosi frutti mediterranei), dimostrano, oltre al notevole virtuosismo tecnico della poetessa, anche la sua fondamentale innocenza priva di moralismi. Ovviamente, l'allegoria del poemetto è aperta a molte interpretazioni: Laura e Lizzie, le due sorelline legate da indissolubile vincolo di affetto, sono Christina e Maria (la sorella fattasi suora), ma sono anche, verosimilmente, Christina e il fratello Dante Gabriele, di caratteri invece più simili ma di destini diversi. Di Dante Gabriele, il celebre pittore preraffaellita, è nota infatti l'esistenza tumultuosa, mentre la vita casta e quasi monastica di Christina fu come quella di Emily Dickinson: «troppo semplice e severa per mettere in imbarazzo chicchessia»." -
I dialoghi
"Il Lunyu («Dialoghi», «Conversazioni») è attribuito dalla tradizione ai discepoli di Kong Qiu (Kong Zhongni, Kongzi: 551-479 a.C.), da noi conosciuto col nome latinizzato di Confucius, secondo il modo dei missionari cattolici. Si tratta in realtà di un testo composito, pervenutoci nella redazione del II secolo a.C. (dinastia Han) rivista e commentata dal filosofo Zhu Xi (secolo XII), il grande organizzatore del sistema di pensiero noto in Occidente come neoconfucianesimo, che ha costituito l'ortodossia nella classe dominante dal tardo medioevo alla fine dell'impero. Pur non essendo accredita- bile come opera autentica e integrale dei discepoli di Confucio, il Lunyu resta tuttavia, fra i classici indebitamente a lui attribuiti, quello che in modo più diretto reca le tracce del pensiero del Maestro, e nel quale con più immediatezza è rappresentata anche la sua figura d'uomo."""" (Dallo scritto di Edoarda Masi)" -
L' Upanisad nel gran libro anacoretico
«La suprema felicità umana è di esser ricco e di aver successo tra gli uomini, di imperare sugli altri e largamente disporre di tutti gli umani godimenti. Orbene, cento gioie umane equivalgono a una sola gioia dei Mani che hanno raggiunto la loro sede, e cento gioie dei Mani giunti alla loro sede equivalgono a una sola gioia del mondo dei Gandharva. Cento gioie dei Gandharva equivalgono a una sola gioia degli dèi per merito, in quanto ottengono la divinità in virtù delle buone opere, e cento gioie degli dèi per merito equivalgono a una sola gioia degli dèi per nascita, (la quale è premio) del brahmano sincero e privo di desideri. Cento gioie degli dèi per nascita equivalgono a una sola gioia del mondo di Prappati, (la quale è premio) del brahmano sincero e privo di desideri, e cento gioie del mondo di Prappati equivalgono a una sola gioia del mondo del brahman, (la quale è parimenti premio) del brahmano sincero e privo di desideri. E questa è la suprema beatitudine, o gran re; questo è il mondo del brahman». -
Poesie e prose. Testo originale a fronte
«Profeta della natura», come disse di lui l'amico Wordsworth, Samuel Taylor Coleridge (1772-1834) fu grande innovatore della poesia non solo inglese del suo tempo, poiché seppe sostituire al soprannaturale fantastico dei preromantici il soprannaturale psicologico, calato entro la realtà umana, viva e drammatica, e rivestito di una forma lirica ineccepibile. Bastano celebri componimenti come La ballata del vecchio marinaio o Kubla Khan a dare la dimensione cosmica di quest'arte poetica fra le maggiori del romanticismo europeo. Nelle prose (soprattutto nella Biographia Literaria e nei Saggi sulle belle arti, di cui viene presentata una scelta nel presente volume), a cui si dedicò durante l'ultima parte della sua vita, Coleridge tentò di risolvere teoricamente l'esigenza di sintesi tra natura e spirito che la poesia non bastava a esaurire in sé, a esprimere compiutamente, a ordinare.