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L' immaginario familiare nella letteratura e nelle arti del mediterraneo. 1995-2015 per i vent'anni del Cutamc
Il tema della famiglia, affrontato nelle complesse dinamiche dell’immaginario, è il fil rouge di questo volume nato per ricordare i vent’anni di attività del Centro Interdipartimentale di ricerca per il Teatro, le Arti visive, la Musica, il Cinema (ora Centro Interuniversitario – Università di Bari e Università di Tor Vergata). La tradizione letteraria, il teatro e le arti concorrono – secondo la consuetudine statutaria del Centro – a delineare nella loro feconda interazione un percorso di ricerca che riannoda il classico al moderno, la cultura italiana alla cultura europea, in una prospettiva insieme unitaria e multiforme, fatta di luci e di ombre che segnano il destino della modernità. -
Etnografie del dissenso. Vol. 1: Teorie e discorsi.
L’etnografia – di tipica vocazione micro-sociale – ha retto il confronto con talune macro-discipline che non si sono però disposte ad una più corretta accoglienza delle sue argomentazioni. Inducendola così a definire con sempre più nitida precisione i propri orizzonti scientifici (più ancora che disciplinari), conseguendone un così rigoroso congegno teorico da consentirle un più che prestigioso posizionamento nell’ordinamento accademico. Pertanto, non viene più considerata né una disciplina allo stato nascente e neanche un coacervo di pratiche “in decomposizione”, connotandosi piuttosto come un autentico lavoro in progress. È in tale prospettiva che vanno filtrate le proposte del presente volume, i cui Autori pervengono – alla spicciolata – a più originali letture di mondo certamente più adeguate a rappresentare standard di “complessità” che raramente si è riversata nella scelta dei culturi delle scienze umane e sociali di strumenti adeguati per scandagliare motu proprio i “luoghi delle [loro] applicazioni”. Tanto da indurli tutti a far ricorso ad una metodolatria i cui effetti continuano ad essere altrettanto perniciosi di quelli provocati ai danni delle altre discipline del comparto delle scienze umane e sociali. L’etnografia ha così strutturato una specifica consapevolezza ‘politica’ del proprio posizionamento epistemologico oltre che della propria collocazione accademica, consentendo ai propri addetti ai lavori di utilizzare impianti teorici e apparati metodologici così come vengono perfezionandosi “nella ricerca”. Tutto ciò dà ragione del carattere “originale” del presente volume che non risulta affatto pre-confezionato da ipotesi formulate prima “del campo” che, nella fattispecie, corrisponde giusto al lavoro con cui si sono assemblati i diversi saggi degli Autori i quali hanno inteso affrontare la sfida di correlare il dissenso da “leggere” con chiavi di interpretazione etnografica.rnTomo I – Vengono qui indagate – in due sezioni tematiche: le Teorie e i Discorsi – talune forme di dissenso situate in corrispettivi ambiti etnografici. Lungi, tuttavia, dal far dipendere le argomentazioni a sostegno di una tale continuità da astratte speculazioni teoreticistiche, magari giustificandole come prassi riduttivamente politicizzata – i saggi proposti sono piuttosto impegnati a non sfilacciare la compattezza dei corpi sociali analizzati. Si tratta solo – ed è questa la “fatica” che si chiede al lettore – di cogliere in coerente continuità gli aspetti contenutistici (relativi al dissenso) e quelli metodologici (propri dell’investigazione etnografica) con cui sono rigorosamente costruiti i saggi di Khosrow Bagheri Noaparast, Fiorella Battaglia, Antonio Carnevale, Andrea Cavazzini, Roberta Cavicchioli, Massimo Conte, Vito Antonio D’Armento, Santa De Siena, Silvia Ferrari, Diego Fusaro, Eugenio Imbriani, Sante Maletta, Antonio Marsella, Maurizio Merico, Peter Murphy, Julian Nida-Rümelin, Mimmo Pesare, Teresa Serra, Orazio Maria Valastro, Yusef Waghid. -
Etnografie del dissenso. Vol. 2: Paradigmi e strategie.
L’etnografia – di tipica vocazione micro-sociale – ha retto il confronto con talune macro-discipline che non si sono però disposte ad una più corretta accoglienza delle sue argomentazioni. Inducendola così a definire con sempre più nitida precisione i propri orizzonti scientifici(più ancora che disciplinari), conseguendone un così rigoroso congegno teorico da consentirle un più che prestigioso posizionamento nell’ordinamento accademico. Pertanto, non viene più considerata né una disciplina allo stato nascente e neanche un coacervo di pratiche “in decomposizione”, connotandosi piuttosto come un autentico lavoro in progress. È in tale prospettiva che vanno filtrate le proposte del presente volume, i cui Autori pervengono – alla spicciolata – a più originali letture di mondo certamente più adeguate a rappresentare standard di “complessità” che raramente si è riversata nella scelta dei culturi delle scienze umane e sociali di strumenti adeguati per scandagliare motu proprio i “luoghi delle [loro] applicazioni”. Tanto da indurli tutti a far ricorso ad una metodolatria i cui effetti continuano ad essere altrettanto perniciosi di quelli provocati ai danni delle altre discipline del comparto delle scienze umane e sociali. L’etnografia ha così strutturato una specifica consapevolezza ‘politica’ del proprio posizionamento epistemologico oltre che della propria collocazione accademica, consentendo ai propri addetti ai lavori di utilizzare impianti teorici e apparati metodologici così come vengono perfezionandosi “nella ricerca”. Tutto ciò dà ragione del carattere “originale” del presente volume che non risulta affatto pre-confezionato da ipotesi formulate prima “del campo” che, nella fattispecie, corrisponde giusto al lavoro con cui si sono assemblati i diversi saggi degli Autori i quali hanno inteso affrontare la sfida di correlare il dissenso da “leggere” con chiavi di interpretazione etnografica.rnTomo II – Vengono qui proposte analisi e riflessioni capaci di restituire, pur nella loro inevitabile parzialità, la policromia che sottende le pratiche etnografiche (in quanto “metodi”) correlate a forme di dissenso (in quanto “contenuti”). Organizzate in due sezioni tematiche – Paradigmi e Strategie – la cui problematicità viene scandagliata e presentata nei saggi di Ariane Baghaï, Joniada Barjaba, Kosta Barjaba, Charlie Barnao, Alfredo Berbegal Vázquez, Emiliano Bevilacqua, Davide Borrelli, Patrick Boumard, Rose-Marie Bouvet, Hervé A. Cavallera, Massimo Cerulo, Paolo Cottino, Luigi Carmine Ferraro, Nicola Ghezzani, Giuseppe Giordano, Roberto Sidnei Macedo, Sílvia Michele Macedo de Sá, Massimo Marraffa, Matteo Papantuono, Michael A. Peters, † Barbara Pojaghi, Claudette Portelli, Giorgio Rizzo. -
Etnografie del dissenso. Vol. 3: Storie e pratiche.
L’etnografia – di tipica vocazione micro-sociale – ha retto il confronto con talune macro-discipline che non si sono però disposte ad una più corretta accoglienza delle sue argomentazioni. Inducendola così a definire con sempre più nitida precisione i propri orizzonti scientifici(più ancora che disciplinari), conseguendone un così rigoroso congegno teorico da consentirle un più che prestigioso posizionamento nell’ordinamento accademico. Pertanto, non viene più considerata né una disciplina allo stato nascente e neanche un coacervo di pratiche “in decomposizione”, connotandosi piuttosto come un autentico lavoro in progress. È in tale prospettiva che vanno filtrate le proposte del presente volume, i cui Autori pervengono – alla spicciolata – a più originali letture di mondo certamente più adeguate a rappresentare standard di “complessità” che raramente si è riversata nella scelta dei culturi delle scienze umane e sociali di strumenti adeguati per scandagliare motu proprio i “luoghi delle [loro] applicazioni”. Tanto da indurli tutti a far ricorso ad una metodolatria i cui effetti continuano ad essere altrettanto perniciosi di quelli provocati ai danni delle altre discipline del comparto delle scienze umane e sociali. L’etnografia ha così strutturato una specifica consapevolezza ‘politica’ del proprio posizionamento epistemologico oltre che della propria collocazione accademica, consentendo ai propri addetti ai lavori di utilizzare impianti teorici e apparati metodologici così come vengono perfezionandosi “nella ricerca”. Tutto ciò dà ragione del carattere “originale” del presente volume che non risulta affatto pre-confezionato da ipotesi formulate prima “del campo” che, nella fattispecie, corrisponde giusto al lavoro con cui si sono assemblati i diversi saggi degli Autori i quali hanno inteso affrontare la sfida di correlare il dissenso da “leggere” con chiavi di interpretazione etnografica.rnTomo III – I materiali qui presentati e discussi risultano strutturati nelle due sezioni tematiche di Storie e di Pratiche profondamente correlate dal comune “fondo” che rinvia in egual misura alle “cose che si fanno”, alle “cose che accadono” e dunque alle “cose che si raccontano”. Tre fotogrammi che in qualche modo rappresentano dei tipici vettori capaci di dar conto sia delle espressioni etnografiche che delle forme del dissenso. Una prospettiva “aperta” che, esplorando diversi campi etnografici, ne “riconosce” gli elementi di omogenea continuità, grazie ai saggi di Silvana Arcuti, Luigi Baldassarre, Imma Barbarossa, Alessia Belli, Mario Cardano, Sara Castro-Klarén, Vito Antonio D’Armento, Elisabetta Donini, Alessandra Fermani, Emanuela Ingusci, Ingrid Kellermann, Antonella Micolani, Salvatore Oliviero, Matteo Papantuono, Maria Lucia Pellegrino, Carlos Augusto Pereyra Cardini, Valerio Nicola Ricciardelli, Sergio Straface, Christoph Wulf. -
Il tutor all'Università. Strategie educative per contrastare il drop-out e favorire il rendimento degli studenti
Il volume si articola in due macro sezioni. Nella prima parte si definisce il quadro teorico, analizzando teorie e pratiche del tutoring e peer tutoring universitario nello Spazio Europeo dell’Istruzione Superiore e il vasto fenomeno del drop-out. Nella seconda parte si fa riferimento alla sperimentazione del Tutorato Formativo: un programma di attività di orientamento e tutorato, volto a prevenire il drop-out e a favorire i processi di empowerment degli studenti nel loro primo anno di vita universitaria. Da una parte, si offrono informazioni sui Servizi per gli studenti e si svolge un’azione di orientamento al loro corretto utilizzo (service tutoring), dall’altra si accompagnano gli studenti con interventi guidati da un Tutor docente (tutoring) e/o da uno o più Tutor studenti (peer tutoring) per potenziare alcune competenze trasversali. Il volume illustra in particolare le fasi di progettazione e valutazione del Programma di Tutorato Formativo che, a partire dal modello spagnolo di riferimento, ha visto la sua prima applicazione nel contesto italiano attraverso un vasto lavoro di adattamento e concertazione sui contenuti e sulle metodologie. -
Nutrici e pedagoghi. Sulla scena tragica attica
Nutrici che si lamentano del destino, che imparano le leggi della vita dalle sventure dei loro protetti, che oscillano tra etiche contraddittorie di cui non capiscono a fondo la portata, o che, impotenti, non possono far altro che piangere sull’inutilità della loro trophé. Pedagoghi che per amore dei loro allievi insegnano il sospetto e l’odio, che rischiano di commettere il male per ignoranza del bene, o che, con la loro irreprensibile antica moralità e la loro sympatheia verso i giovani eroi a loro affidati, suscitano fiducioso rispetto o al contrario sospettose ma sempre smentite riserve. La maschera tragica del trophós è molto più variegata e ricca di sfumature di quanto comunemente si creda, e pure contrassegnata da significativi elementi unificanti che meritano di essere approfonditi.rnQuesto lavoro studia le figure dei pedagoghi e delle nutrici nelle tragedie integralmente pervenuteci di Eschilo, Sofocle e Euripide: la nutrice di Fedra nell’Ippolito, il pedagogo di Creusa nello Ione, i trophoi di Oreste nelle Coefore e nell’Elettrasofoclea ed euripidea, la nutrice di Deianira nelle Trachinie, la nutrice e il pedagogo nella Medea e la nutrice di Ermione nell’Andromaca. Osservando da un lato la loro intrinseca natura di personaggi tragici, profondamente legati al genere letterario cui appartengono, e dall’altro i vari aspetti della paideia di cui si fanno di volta in volta portavoce, si mette in luce come ciascuno di questi “personaggi minori” svolga in realtà una funzione formativa tutt’altro che accessoria. -
Il dr. Cavendish e la setta degli adoratori di Anubi
Londra, estate 1931. Una sanguinaria setta segreta, che si richiama al dio egizio Anubi, sta cercando di impossessarsi del potere, per abbattere la monarchia e ridisegnare il Regno Unito, dando indipendenza alla Scozia.rnSulla setta indaga l’ispettore di Scotland Yard Kenneth Stone, che chiede aiuto al suo amico George Cavendish, restauratore di manoscritti con studio a Manchester ed esperto di antico Egitto. La lotta contro i pericolosi cospiratori è durissima. -
La violenza nelle relazioni affettive
Il conflitto è un elemento caratterizzante di tutte le forme di relazione, a livello culturale o sociale, quanto a livello inter-personale; in quanto tale è una componente ineliminabile di ogni forma di incontro e convivenza e proprio dalla capacità di risoluzione del conflitto dipende la stabilità di un sistema di relazione. Una degenerazione del conflitto determinata dalla mancata o incompleta risoluzione dello stesso è invariabilmente la causa della dissoluzione della relazione o dell’instaurarsi di dinamiche disfunzionali, tali da determinare tensioni e aggressività che nei peggiori dei casi finiscono poi con lo sfociare nell’esercizio della violenza. In questa chiave, attraverso il contributo di esperti che afferiscono all’ambito pedagogico, giuridico, criminologico, socio-psicologico e medico-sanitario, la presente opera si propone di offrire un’analisi comprensiva del fenomeno della violenza nelle relazioni affettive, allo scopo di individuare efficaci strategie di gestione, negoziazione e risoluzione del conflitto e dunque anche di prospettare gli strumenti più idonei alla prevenzione primaria, secondaria e terziaria della violenza. -
Verso un terzo spazio della pedagogia. Riflessioni di epistemologia comprensiva
A partire da una postura epistemologica di matrice comprensiva, che prende le mosse dalla riflessione di K.O. Apel, il volume sonda le condizioni storico-teoretiche di possibilità della genesi delle dicotomie intorno alle quali si è irretita una parte del dibattito pedagogico contemporaneo. Il tentativo, sotteso a una tale analisi, consiste nello scorgere un possibile terzo spazio della conoscenza pedagogica e della pratica educativa, all’interno del quale riconoscere la radice comune e unitaria, di natura essenzialmente patica, che è a fondamento della pluralità aporetica di un tale campo di indagine.rnDa questo lavoro di ‘scavo’ emerge l’immagine di una pedagogia ‘critico-ricostruttiva’ che fonda la sua forza sull’interesse etico-emancipativo della conoscenza. Lì dove tale interesse si pone quale garanzia per la salvaguardia e il sostenimento dell’inevitabile e intrinseca complessità della pedagogia contro il rischio di espropriazione e annientamento operato dalle posture epistemologiche dualiste, incapaci di aprirsi all’aporia e alla differenza. -
L' educazione in Francia (1870-1968)
Il volume, inedito in Francia, è, come scrive il Traduttore nel suo saggio introduttivo, molto «di più di una storia della scuola di una nazione europea. È una storia della nazione francese letta attraverso i cambiamenti che quella società ha impresso sulla scuola stessa». I contrasti tra laici e cattolici, tra progressisti e conservatori, si manifestano con esiti talvolta molto accesi non solo nelle vicende politiche, ma nella stessa vita delle istituzioni educative con forti ripercussioni nella letteratura per l’infanzia. Un grande affresco della storia di una civiltà dall’espansione coloniale tardo ottocentesca alle inquietudini di un presente ove soffia il vento del relativismo. Al centro, la realtà scolastica a cui è affidata la fondazione di un sentire condiviso e della dimensione sociale dei cittadini. La scuola primaria e quella secondaria, le Università e le Grandi scuole, le colonie di vacanze e i collegi, i giornali per i piccoli e la letteratura per gli adolescenti sono alcuni dei protagonisti di un secolo di storia con conseguenze tuttora evidenti. -
Educare all'ammirazione. Di sé, dell'altro, della Terra
All’uomo postmoderno manca spesso la consapevolezza che grazie al sentimento dell’ammirazione è dato di evitare il pericolo di cadere nell’abitudine e nella ripetitività, nella rigida spiegazione e nell’anonima catalogazione, nella noia e nel disincanto, nell’indifferenza e nell’impassibilità. In virtù di esso è concesso di porre tra parentesi pensieri prevenuti e luoghi comuni, di limitare boria e invidia, prepotenza e dominio, pessimismo e apatia, di superare i confini soggettivi per concedere spazio ai “pensieri dell’anima”, ai “ragionamenti del cuore”, alla conoscenza poetica, all’intuizione soprarazionale intrecciata di affetto e disponibilità.rnL’ammirazione chiede e sollecita partecipazione e concentrazione, coinvolgimento ed entusiasmo, apertura e passione, predispone all’ascolto e all’ospitalità, dota la persona di uno sguardo immaginativo e inventivo grazie al quale deviare dalle proprie aspettative e dal corso normale delle cose, abbandonare il convenzionale e l’ordinario, lo schematico e il paradigmatico, il detto e il rappresentato, non dare niente per scontato, non ritenere che esiste solamente ciò che si riesce a vedere o che si vuol vedere, andare oltre l’immediatezza, scoprire e considerare i dettagli distintivi e i loro legami.rnEssa rende più acuti e affinati gli occhi della mente e del cuore. Per questo permette di percepire il reale nella sua qualità di valore e nelle sue differenze, di cogliere le forme intime di ciascuna vita, di individuare l’essere proprio delle persone e delle cose, la loro esclusività, la loro unicità, la loro preziosità, il loro migliore e più bello, di trovare ciò che nella quotidianità resta oscurato, rimane velato, è umbratile, non emerge, non risplende.rnMediante la pratica del sentimento dell’ammirazione il sé, l’altro, il mondo infrangono la soggettiva esperienza, rendono inutili previsioni, calcoli, prevenzioni e aspettative, la persona può aprire la mente e il cuore al non-ancora, può compiere uno slancio verso ciò che la sor-prende, che la supera, che è potenzialmente virtuoso.rnIl sé, l’altro, il mondo, letti e riletti con lo sguardo ammirativo, appaiono maggiormente evidenti, chiari, distinti, sono di più, si mostrano esuberanti rispetto alle personali capacità conoscitive, oltrepassano le possibilità sino ad allora considerate, scuotono, sfidano, seducono, appellano, impegnano.rnAmmirare rende possibile scorgere il sé, l’altro e il mondo, accorgersi della presenza e della continua novità di sé, dell’altro e del mondo, apprezzare sé, l’altro e il mondo, prendersene cura. -
Le rime del Sannazaro. Indagini fra filologia e critica
La rime del Sannazaro costituiscono un ambito di ricerca segnato da molteplici, e talora distanti, linee di indagine. I sondaggi qui condotti su alcuni snodi della trasmissione della lirica sannazariana, unitamente ad una considerazione diacronica dei principali testimoni del liber delle rime, permettono di sostenere che il labor limae portato dal poeta alle proprie nugae volgari sia leggibile anche quale intervento di critica militante all’interno di un panorama già profondamente marcato dalle elaborazioni bembesche. -
La scuola siamo noi. Allievi, insegnanti, genitori, enti locali e sindacati
Nell’attuale società del consumo esasperato e della dura competitività, i legami sociali fondamentali appaiono profondamente indeboliti. Cifra interpretativa di tale condizione è la violenza interpersonale, di cui emergente fenomeno è il bullismo dilagante, nonché una diffusa ostilità nei confronti delle alterità che abitano le società complesse. Per rilanciare lo spirito di comunità, occorre liberare energie creative sommerse e soppresse, costruire le condizioni generative di pensiero e personalità democratiche e solidali. È alla Scuola che gli autori del volume si rivolgono per tradurre tale istanza di nuovo mondo in una efficace progettualità formativa. Ma a quale scuola? A una scuola colta, polifonica, in cui si intrecciano scienza, tecnica e arte, ovvero l’agire della mente, della mano e del cuore con la loro capacità di connettere ragione e immaginazione, riflessività e affettività, etica ed estetica. Una scuola disponibile ad attraversare i cancelli di una comunità autoreferenziale, per andare “a lezione dalla natura”, e connettere la pluralità delle culture antropiche agli inesplorati mondi vitali delle specie non umane.rnUna scuola in cui prende forma quell’umanesimo ecologico in cui collaborazione, rispetto, pluralismo, accoglienza e interculturalità si fanno sostanza e respiro per il progetto di una solidarietà cosmica. Ciò che il testo propone, in definitiva, è una scuola riconosciuta come inestimabile bene comune, che appartiene a tutti: soggetti e istituzioni che ad essa affidano il futuro delle nuove generazioni e del paese e che ad essa chiedono di poter partecipare direttamente alla promozione della sua alta funzione educativa e istruttiva, civile e politica, culturale e sociale. -
Maestri «speciali» alla scuola di padre Gemelli. La formazione degli insegnanti per fanciulli anormali all'Università Cattolica (1926-1978)
Nell’Italia di inizio Novecento la discussione scientifica in merito alle anormalità assunse sempre maggiore rilevanza, parallelamente all’apertura delle prime scuole speciali per fanciulli con deficit intellettivo. In tale contesto si colloca il significativo apporto di padre Agostino Gemelli, fondatore nel 1921 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Non solo egli promosse una serie di ricerche sperimentali sull’eziologia e sulla classificazione delle insufficienze mentali, bensì rivolse anche attenzione al fattivo miglioramento delle condizioni educative dei frenastenici. In particolare, nel 1926 Gemelli avviò presso l’Ateneo cattolico la Scuola per la preparazione del personale insegnante ed assistente degli anormali. Tra le prime realtà italiane a formare i docenti elementari destinati alle scuole speciali, essa fu organizzata secondo un’impostazione che rispecchiava la visione culturale del francescano, nella quale biologia, psicologia e pedagogia erano poste in connessione, senza preclusioni ideologiche nei confronti degli specialisti laici. Il volume ricostruisce l’evoluzione storica della Scuola dalle sue origini sino alla fine degli anni Settanta, attraverso un’approfondita indagine archivistica che fa luce su docenti, studenti e discipline. Nel contempo, esso esplora l’intervento di padre Gemelli nell’ambito della pedagogia emendativa del tempo, delineandone i caratteri peculiari. -
Contro giganti e altri mulini. Le traduzioni del «Don Quijote»
Se è vero che su un capolavoro come il Don Quijote di Cervantes è stato scritto di tutto, è altrettanto vero che la sua ricezione in lingua italiana non è mai stata oggetto di studio sistematico. Ad oggi, infatti, l’interesse per le traduzioni si è limitato a scarsi e sporadici contributi relativi alla versione secentesca di Lorenzo Franciosini e a quella di Ferdinando Carlesi degli anni trenta del XX secolo. In questo volume si descrive il catalogo di tutti i libri intitolati all’eroe cervantino (1622-2017), tra nuove traduzioni, riduzioni e ristampe; si descrivono i lineamenti del rapporto che le nuove traduzioni integrali stabiliscono di volta in volta con la propria epoca letteraria e il modo in cui esse formano sistema. -
Gli anziani e le lingue straniere. Educazione linguistica per la terza età
In questi ultimi anni si assiste ad un rinnovato interesse per l’apprendimento e la formazione degli anziani anche in funzione della nuova realtà della società contemporanea; ciò ha prodotto il moltiplicarsi di ricerche nei vari ambiti della psicologia, della geragogia e della gerontologia. Tuttavia, in riferimento all’apprendimento delle lingue straniere, studi specifici sono molto scarsi.rnIl volume parte dall’assunto che l’apprendimento delle lingue straniere in età avanzata da un lato è possibile e dall’altro è auspicabile: l’apprendimento linguistico costituisce un ambito privilegiato sia a causa del plurilinguismo e del multilinguismo dilagante nella società globalizzata sia alla luce delle potenzialità e dei vantaggi che tale apprendimento comporta sul piano sociale, cognitivo ed emotivo per vivere una vecchiaia di successo e per esercitare la cittadinanza attiva.rnSulla base di questo assunto, nel volume viene proposto un quadro glottodidattico che definisce in modo scientifico e coerente un progetto di insegnamento delle lingue straniere ad un pubblico anziano. Lo scopo è fornire ai docenti e agli attori coinvolti nell’insegnamento agli adulti-anziani un modello – definito Scaffolding cognitivo-emozionale – per l’apprendimento delle lingue. -
Opporre non poté se non deriva. Antologia di poesia spagnola contemporanea
La poesia spagnola è dotata di un ricco ventaglio di gruppi, tendenze e idee poetiche, di cui in questa antologia si è cercato di individuare quelle che meglio rappresentano l’humus degli ultimi decenni.rnLa maggior parte dei poeti qui presenti sono nati tra la seconda metà degli anni ’50 e i primi anni ’60 e si affacciano alla ribalta nei primi anni della democrazia. Ad essi si affiancano alcune voci di poeti più giovani.rnTroviamo la Nueva sentimentalidad che prende l’avvio dai poeti realisti degli anni ’50. Una seconda corrente, derivata dai Novísimos, presenta tinteggiature surrealiste o neoavanguardiste e tenta di inserirsi nei mezzi di comunicazione di massa. Presentiamo alcuni rappresentanti della Poesía de la edad, attenta al senso del trascorrere del tempo, con una pronunciata tendenza alla commozione e al tragico.rnLa poesia spagnola di fine millennio e di inizio del nuovo non si esaurisce nelle correnti indicate. Vi si riscontrano altre linee di tendenza che questa antologia cerca di ricostruire. I poeti selezionati manifestano una forte tendenza lirica, un forte aggancio a modelli classici della tradizione spagnola (per citare solo i principali Santa Teresa d’Avila, Garcilaso de la Vega, Góngora, Juan Ramón Jiménez, García Lorca, Blas de Otero, Claudio Rodríguez) ma anche suggestioni provenienti da altre civiltà poetiche, come le riletture dei francesi Mallarmé, Celan, Jabès, Bonnefoy, degli anglofoni Yeats, T.S. Elliot, Ezra Pound, e dei grandi ermetici italiani Ungaretti, Quasimodo e Montale. Il lettore troverà in questo libro una panoramica che lo aiuterà a muoversi nella folta e intricata selva di poeti spagnoli attivi negli ultimi decenni. -
La funzione educativa della valutazione. Teoria e pratiche della valutazione educativa
Il volume presenta una serie di riflessioni sulle tematiche della valutazione a partire dalla sua funzione regolativa, dai suoi scopi e dal ruolo che i fini della valutazione hanno nella scelta delle modalità e degli strumenti. I contributi sono la testimonianza degli interventi svolti nel corso del Convegno La funzione educativa della valutazione: teoria e pratiche della valutazione educativa, tenutosi a Salerno il 23 e 24 marzo 2017. Tali considerazioni sono di essenziale interesse in un contesto che va sempre più assumendo la valutazione come strumento di premi o punizioni, o addirittura come giustificazione ad una politica di tagli di spesa nella scuola e nell’università. Fin da quando la valutazione, da attività implicita e spontanea è divenuta teoria e pratica della misurazione, finalizzata all’espressione di giudizio in ambito educativo e scolastico, essa costituisce un’azione fondamentale dei processi formativi. Il processo valutativo si configura come un fatto pedagogico complesso che interessa le dinamiche di insegnamento/apprendimento, frutto di scelte consapevoli, non valide in modo aprioristico, ma sempre inserite all’interno di specifici progetti. La valutazione, quale complesso di azioni di interpretazione dei dati raccolti attraverso la verifica delle performance degli allievi, dell’efficacia della proposta didattica, dell’efficienza della struttura organizzativa e orientata alla formulazione di un giudizio di valore coinvolge tutti gli attori implicati nel processo educativo. Essa diviene regolativa e concede al soggetto in apprendimento di selezionare strategie apprenditive diversificate, al fine di raggiungere gli obiettivi predeterminati, altresì serve al miglioramento della qualità della formazione, in termini di outcome e outreach, aspetto quest’ultimo fra i fattori principali per la crescita del sistema economico di ciascuna nazione. -
Ludovico di Breme. La forma, il tempo, l'utopia
Scopo del presente volume è contribuire a pensare con maggiore chiarezza il reticolo di connessioni civili, morali, culturali, che animarono la scrittura critica e la militanza intellettuale del Breme, in una congiuntura storica tormentata e decisiva, che vide il crollo traumatico del Regno d’Italia e l’instaurarsi della nuova dirigenza austriaca.rnAppellandosi al cogito cartesiano e al suo carattere eminentemente ‘augurale’, l’autore piemontese intesse la trama di un sapere che, in nome della modernità, vuol giustificarsi iuxta propria principia, senza trascurare, ovviamente, le radici identitarie della civiltà letteraria nazionale e il riferimento ai vertici espressivi della «grammatica intellettuale» europea. Ne consegue che sia in ambito politico-civile, sia in campo estetico o stricto sensu poetologico, l’atto della conoscenza o della ideazione artistica si configura come ‘irruzione’ di un novum storico, che mette fuori gioco il conformismo imperante delle idee e la atavica passività del ceto dei colti. «Io porto in cuore – affermava il Breme – un parlamento intero di opposizione contro tutte le tirannidi e contro la volgarità della consuetudine». Un theorein di tipo baconiano, ovvero una scientia propter potentiam alimenta il suo stile di pensiero e prefigura l’orizzonte utopico entro cui promuovere «un vero infinito».rnNell’intraprendere l’esperienza ultimativa del «Conciliatore» e in presenza di un sistema politico in accelerata degradazione (ormai la pax austriaca era meno che un ricordo), il Breme dimostra ancora di credere nel pathos costruttivo della ragione e dell’esperimento; non senza la consapevolezza, tuttavia, degli sbarramenti e della scarsa lungimiranza che incontrano tutti i progetti umani di emancipazione: «di tutte le agonie» asseriva «la più irreparabile è l’agonia sorda e inosservata». -
L' utopia concreta del diritto penale. Saggio sul pensiero di Alessandro Baratta
Ogni volta, sulle rovine delle guerre, riprendono a circolare fallaci speranze giusnaturaliste, filosofie dell’umanesimo astratto, teoriche garanzie metafisiche della persona. A partire dalla metà del secolo scorso, guardando oltre il fumo di quelle rovine, Alessandro Baratta costruirà la sua filosofia critica del diritto penale e la sua criminologia critica a partire dall’uomo considerato nella storicità della sua esistenza materiale. Nella sua opera egli ridefinisce gli spazi della penalità, svela il carattere della selettività del diritto e costruisce un diritto penale che possa liberare coloro sui quali fissa il suo interesse: i detenuti, i migranti, gli emarginati. L’idea di un diritto penale altro è la grande utopia di Baratta: una utopia concreta che rivela il fascino di un pensiero che si impone con grandiosa attualità.