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Scritti su Marx. La dialettica, lo Stato, la società civile
"I miei incontri con Marx sono avvenuti in momenti cruciali della mia vita. Antifascismo militante (Padova 1941-42); problemi della ricostruzione (45-50); crisi universitaria (1968...). Ne sono sempre rimasto affascinato, ma non mai convinto..."""". È Bobbio stesso a sintetizzare, in una pagina magistrale scritta nel 1969,i termini in cui si configura il suo corpo a corpo teorico col pensiero di Marx, lungo più di cinquant'anni di riflessione. Affascinato dalla lettura marxiana della storia """"dal punto di vista degli oppressi"""", Bobbio è stato al tempo stesso strenuo avversario del messianismo rivoluzionario che la caratterizzava. Marx è vivo, ma questo non vuol dire che sia valido: non si può prescindere dalla critica di Marx al sistema capitalistico se si vuole comprendere appieno la contemporaneità; il fallimento dei socialismi reali non equivale a una sentenza di morte per il pensiero di Marx. Non ci si può esimere dunque, dal fare i conti con quello che a tutti gli effetti deve essere considerato, al pari di Hobbes o di Hegel, un """"classico"""", rifuggendo però ogni sacralizzazione o la tentazione, divenuta talora quasi un imperativo, di commentare """"Marx con Marx"""" o con alcuni scrittori autorizzati." -
Il professor Gramsci e Wittgenstein. Il linguaggio e il potere
Gramsci e Wittgenstein. È difficile immaginare due biografie più diverse, eppure tra queste due figure così importanti del Novecento esistono molte affinità: il nuovo saggio di Franco Lo Piparo racconta e documenta la sorprendente storia dello scambio culturale avvenuto tra i due tramite l'economista Piero Sraffa. Dal dicembre del 1933 fino alla morte (27 aprile 1937), Gramsci vive in cliniche private. Il 25 ottobre 1934 gli viene concessa la libertà condizionale. Durante gli anni delle cliniche, Gramsci ha frequenti e lunghi colloqui con l'amico Sraffa, che in quelle occasioni ha modo, tra l'altro, di accedere ai Quaderni. Negli stessi anni, Wittgenstein è impegnato a rivedere l'impianto del ""Tractatus logico-philosophicus """"e a costruire un approccio filosofico-linguistico più attento agli usi """"civili"""" del linguaggio. Stando alla sua stessa testimonianza, Wittgenstein deve a Sraffa la novità di questo approccio. In quegli anni, infatti, Wittgenstein e Sraffa s'incontrano quasi settimanalmente, a Cambridge, per discutere del linguaggio e dei suoi usi. Wittgenstein racconterà che dopo le chiacchierate con Sraffa si sentiva """"come un albero cui erano stati potati tutti i rami"""". La prima versione manoscritta delle """"Ricerche filosofiche"""" è del 1936. L'anno prima, Gramsci aveva steso dieci pagine di appunti sulla nozione di grammatica (il Quaderno 29 dell'edizione Gerratana)."" -
È tutta colpa dell'Europa. Euroscettici ed eurocritici in 56 vignette satiriche
Crisi economica, crisi della democrazia, crisi del sistema paese. .. crisi: non si sente parlar d'altro. E molto spesso la madre di tutti i mali, il parafulmine di tutte le lagnanze, è una sola: l'Europa, la vecchia e non proprio ""cara"""" Unione europea. Il Vecchio continente sta vivendo una trasformazione radicale, che mette in discussione la sua centralità in un mondo multipolare. L'età media dei cittadini è sempre più elevata, le risorse e le materie prime sono scarse, lo scenario è quello di una dipendenza energetica dagli altri paesi: un quadro destabilizzante per le democrazie europee. L'Unione sembra inoltre incapace di far fronte alle molteplici sfide che la attendono, spesso intrappolata nei suoi trattati e nei suoi intricati meccanismi di governance. I sintomi di cui soffre l'Europa dipendono, secondo Thierry Vissol, da tre grandi malattie: la mancanza di memoria, la complessità delle sue istituzioni e dei meccanismi che le regolano e la confusione che ne deriva. Sulla base di questa diagnosi l'autore tenta di fare chiarezza: riportando alla luce una storia dell'Europa spesso ignorata e sgombrando il campo dai luoghi comuni e dai preconcetti che regnano nell'opinione pubblica quando si parla di Unione europea. Come contrappunto ironico e salace a questo tentativo di mettere ordine nel groviglio delle istituzioni europee, intervengono le vignette: termometro dello scetticismo degli europei nei confronti dell'Unione. Prefazione di Lucio Battistotti."" -
Nella tela del ragno. Perché in Italia non c'è lavoro e come si può fare per crearlo
Il lavoro è al centro della lunga crisi che opprime l'Italia. Il paese ha le ali legate, come se fosse immobilizzato in una ragnatela. Ben prima della crisi, i paesi più avanzati hanno fatto precise scelte rispetto al funzionamento del mercato del lavoro, al sostegno all'innovazione e alle politiche di governo, mentre l'Italia non riesce a promuovere proprio questi tre aspetti che sono fondamentali per costruire le condizioni dello sviluppo. Secondo Romano Benini, da anni consulente delle maggiori istituzioni pubbliche e private che operano sul mercato del lavoro in Italia e all'estero, l'unica possibilità per creare occupazione oggi passa attraverso un adeguato sistema di servizi, politiche e incentivi capace di restituire ai cittadini un ruolo attivo, dalla scuola alla pensione. Per liberarsi finalmente dalla tela del ragno bisogna infatti pensare a un diverso modello di crescita che ponga lo sviluppo umano come base dello sviluppo economico. Il libro propone un confronto tra la situazione italiana e quella degli altri Stati europei, esaminando le logiche, le caratteristiche e i risultati della strada verso il lavoro che tali Stati stanno compiendo con riforme necessarie per riattivare il mercato. Se nella prima parte del volume si esplora la tela del ragno, nell'ultima si delineano alcune vie d'uscita: un programma per il lavoro fatto di dati, valutazioni e proposte concrete che rimettano al centro l'uomo e consentano di guardare progettualmente al futuro. -
Ingegneria e paesaggio. Un progetto per le valli e le coste
L'Italia è terra di coste, di valli e di catene montuose, che contribuiscono a determinarne le molteplici identità. Una peculiarità che tuttavia non è considerata dagli strumenti che governano le trasformazioni del territorio: i piani urbanistici, i piani di bacino, i piani della costa (quando ci sono) operano su livelli amministrativi separati e con progetti contraddittori. Le opere di sistemazione delle coste, dei versanti vallivi e dei corsi d'acqua non si coordinano con i disegni urbanistici. A ciò si aggiungono le trasformazioni che investono continuamente il paesaggio, in particolare, negli ultimi anni, il paesaggio delle valli e quello delle coste. In una prima fase, in seguito allo sviluppo industriale, le valli interne hanno subito il progressivo venir meno di abitanti, di servizi, di economie, di cura del paesaggio e dell'ambiente, cui ha fatto da contrappeso l'incremento massiccio di un'urbanizzazione concentrata attorno alle città e sulla costa. L'abbandono del territorio molto spesso ha contribuito al dissesto idrogeologico, affrontato con interventi di ingegneria geotecnica e idraulica, mentre la costa ha subito un processo di intensa artificializzazione a causa degli interventi di ingegneria portuale e di difesa marittima. -
Quel diavolo di John Barleycorn. Memorie di un bevitore
"Ricordo che, subito dopo la pubblicazione del mio primo libro, fui invitato al Bohemian Club di San Francisco. Ci sedemmo su comode poltrone di pelle e ordinammo da bere. Non avevo mai udito un simile elenco di nomi di liquori e di cocktail a base di scotch. Conoscevo solamente le bevande dei poveri, delle città di marinai e di frontiera - birra scadente e whisky ancora più scadente. Nell'imbarazzo della scelta, ordinai un bicchiere di vino rosso, il che fece quasi svenire il cameriere - vino rosso dopo cena"""". Questo è solo uno degli aneddoti ironici che punteggiano quella che, a sua stessa insaputa, rimane come la vera e propria autobiografia di Jack London. Era il 1913, ed egli era all'apice del suo successo come autore di romanzi d'avventura, quand'ecco che, noncurante del rischio di scalfire tanta popolarità e soprattutto la sua immagine di narratore di grandi illusioni vitalistiche, London decide di gettare la maschera e svelare la sua seconda natura, quella """"involontaria"""" di bevitore incallito. L'intento è dichiarato: puntare l'indice contro le regole della socialità che inducono gli uomini a bere per dimostrarsi tali, sin da piccoli. Non poteva sapere che di lì a tre anni la sua vita sarebbe prematuramente volta al termine e che quelle pagine sarebbero rimaste come la testimonianza della sua intera esistenza. Accanto alla lucida e coraggiosa denuncia che lo anima, a catturare oggi il lettore è il racconto vibrante di una vita vera, vissuta all'insegna dell'avventura e della sfida con la natura." -
Stranieri a noi stessi. L'Europa, l'altro, l'identità
Chi è lo straniero? E soprattutto, cosa significa essere straniero? Si tratta di interrogativi sempre più attuali: la paura, la diffidenza, infatti, sembrano attraversare e scuotere l'Europa, in questo nostro tempo in cui le appartenenze geografiche e identitarie sono sempre più soggette all'incontro con ""l'altro"""", che spesso si trasforma in scontro. Julia Kristeva affronta tali domande alla loro radice più profonda. Questo volume è dedicato a chi vive la propria esistenza da straniero, ma anche a tutti coloro che degli stranieri non ne possono più, e infine a chi non può evitare di sentirsi straniero anche a casa propria. È dedicato al dolore, persino all'irritazione che spesso il confronto con l'altro porta con sé. In un percorso che dalle origini arriva sino alla contemporaneità, Julia Kristeva, che da bulgara naturalizzata francese ha vissuto sulla propria pelle l'esperienza di una tale """"estraneità"""", passa in rassegna le principali posizioni assunte dalla cultura occidentale nei confronti dello straniero: i Greci, gli ebrei, san Paolo, Erasmo, Montesquieu, Diderot, Kant, fino a Camus e Nabokov. Nuova edizione accresciuta con un introduzione dell'autrice del 2014."" -
Cuore tedesco. Il modello Germania, l'Italia e la crisi europea
Possiamo fare a meno della Germania? Possiamo scrollarci di dosso l'Europa? Ma che cos'è, oggi, la Germania? È lo stesso paese che ha rappresentato, da Bismarck in poi, il più grande problema dell'Europa moderna, o non è intervenuto un cambiamento epocale che l'ha trasfigurata? In principio c'è una data, il 9 novembre 1989: la caduta del Muro di Berlino. Quel giorno, nella città simbolo della guerra fredda, è finito il Novecento, il ""secolo più violento della storia dell'umanità"""": si è dissolto l'ordine geopolitico stabilito dalla seconda guerra mondiale e nel cuore del Vecchio continente è tornata, protagonista assoluta, la Germania. A oltre vent'anni dalla caduta del Muro, infatti, il modello tedesco si sta rivelando il più efficiente dal punto di vista economico il più deciso nella difesa del sistema di welfare europeo. Anche l'Europa è uscita radicalmente trasformata da quell'evento: la generosa speranza dei padri europeisti era nata come risposta all'epoca """"di sangue e di ferro"""" della guerra civile europea, avendo come presupposto implicito la persistenza di una Germania divisa. Ma l'unificazione tedesca ha cambiato tutto. Cosa ne sappiamo noi, oggi, di questa nuova Germania, del gigante d'Europa che suscita nei suoi partner scarsa simpatia e crescente apprensione? Non sarebbe meglio, prima di temerla, cercare di capirla?"" -
Abbondanza, per tutti. Contro la scienza triste della scarsità
La scienza economica è fondata sul principio di scarsità dei fattori produttivi che determina a sua volta la scarsità di beni e servizi producibili, e quindi la necessità di ottimizzare le scelte individuali, attraverso i meccanismi concorrenziali del mercato. Nel mondo contemporaneo, però, grazie agli enormi incrementi di produttività generati dal progresso tecnologico, lavoro e capitale sono sempre più abbondanti. Anche le risorse naturali non rinnovabili, oggettivamente limitate, possono essere utilizzate in modo più razionale, lungimirante e sostenibile, così da superarne la relativa scarsità. L'attuale crisi economica mondiale non è quindi determinata, come quelle del passato, da un'offerta inadeguata a soddisfare le necessità di tutti; al contrario, essa è generata da una domanda insufficiente ad assorbire tutta l'offerta potenziale, a causa della troppo disomogenea distribuzione di redditi e patrimoni. Di qui l'enorme, strutturale, aumento della disoccupazione, soprattutto giovanile, in quasi tutto il mondo. Bisogna avere la volontà di cambiare i propri stili di vita, privilegiando la quantità rispetto alla qualità, e soprattutto perseguire una più equa ripartizione dei redditi e dei patrimoni. -
Nell'occhio di chi guarda. Scrittori e registi di fronte all'immagine
Questo libro si interroga sulla relazione tra visivo e scritto in epoca contemporanea, in un mondo canonicamente classificato come ""civiltà dell'immagine"""". È stato chiesto ad alcuni tra i più noti scrittori italiani di scegliere un'immagine e di costruire un testo intorno alle suggestioni che essa induce. In molti hanno accettato la sfida, ognuno interpretandola in modo diverso, cambiando di volta in volta le regole del gioco. Ad essi si sono aggiunti alcuni registi, figure che per statuto lavorano sulla trasformazione delle parole (il copione, la sceneggiatura) in immagini. Il risultato è un laboratorio unico per la riflessione sulle relazioni tra parola e immagine. Da questo esperimento è scaturito un Quadro molto variegato, che conferma e arricchisce la teoria estetica contemporanea: alcuni autori hanno concentrato la loro attenzione sul dato visivo, spesso su un singolo dettaglio pregnante, altri invece hanno usato l'immagine come punto di partenza per una narrazione autonoma. Tutti hanno contaminato racconto e descrizione, per far emergere di volta in volta frammenti di memoria, evocazioni liriche, riflessioni di estetica, storia, politica."" -
Viaggio in Toscana
Machiavelli paragona la Fortuna a un fiume rovinoso, che quando s'adira allaga i piani, rovina gli alberi e gli edifici. Agli uomini, ai politici, ""quando sono tempi quieti"""", non resta che costruire canali e alzare argini, tanto più in territori travolti dalla crisi globale e divenuti campagne """"senza alcun riparo"""". Enrico Rossi, alla guida della Regione Toscana dal 2010, ha cercato di reggere l'urto interpretando la politica come """"arte del rimedio"""". Come presidio fisico nei luoghi della crisi, che spesso sono anche territori esposti al dissesto idrogeologico, a emergenze ambientali secolari e alla carenza di infrastrutture. Da questa interazione con i territori sono nate risposte originali e coraggiose: la tutela del paesaggio, la battaglia per la dignità dei pendolari e del trasporto pubblico, un innovativo welfare per i giovani e un inedito piano di contrasto alla povertà delle famiglie. Senza rinunciare alla sfida dello sviluppo, alla politica industriale ed energetica, e al sostegno intelligente alle imprese (credito, internazionalizzazione e forte spinta alla ricerca). Tutto questo ha rimodellato il governo del territorio in una capillare ricostruzione di reti di sicurezza, protezione e innovazione. Tant'è che oggi la Toscana è la regione che meglio ha retto alla crisi."" -
Le città fallite. I grandi comuni italiani e la crisi del welfare urbano
Roma ha accumulato 22 miliardi di euro di deficit ed è una città praticamente fallita. Alessandria è stata dichiarata in default per un debito di 200 milioni. Parma ha un buco di bilancio di 850 milioni. Napoli è in stato di pre-dissesto. L'Aquila è ancora un cumulo di macerie, perché la ricostruzione non ha finanziamenti adeguati. Sono 180 i comuni italiani commissariati per fallimento economico. I primi provvedimenti dei commissari riguardano la cancellazione del welfare, la vendita del patrimonio immobiliare, il licenziamento di personale. Con i tagli alla sanità sono stati soppressi numerosi presidi, le scuole chiudono, i servizi sociali non esistono più. Lo Stato chiude i battenti. Dal 1994, in cambio della cancellazione di ogni regola urbanistica, la cultura liberista aveva promesso un nuovo ""rinascimento urbano"""". Sono state invece create immense periferie senza servizi e senza anima. La sovraproduzione edilizia ha provocato il crollo dei valori immobiliari, cosicché le famiglie italiane, già colpite dalla crisi economica e dalla disoccupazione, vedono scomparire i servizi sociali e il valore della propria abitazione. Povertà e insicurezza per tutti. Prefazione di Paolo Maddalena."" -
Un Paese e altri scritti giovanili (1911-1918)
Questo volume nasce da un ritrovamento e dalla scoperta di una fraterna amicizia: è infatti tra le carte conservate nel Fondo Lico, l'archivio di un compagno di liceo del giovane Alvaro a Catanzaro, che è stato rinvenuto ""Un paese"""". Tentativo di romanzo, la primissima prova narrativa del grande scrittore sino ad ora inedita. Consegnato all'amico Domenico Lico nel 1940 dallo stesso Alvaro, ma scritto a Livorno nel 1916, tra un'operazione chirurgica e l'altra, a seguito delle ferite riportate in combattimento nella Grande guerra, """"Un paese"""" si rivela un'anticipazione di tante tematiche e atmosfere alvariane: prima su tutte, l'attenta, quasi etnografica e diaristica descrizione dell'ambiente sociale e umano del suo paese d'origine, con riferimenti all'universo popolare e alle culture alimentari, con la narrazione di vicende che ricordano la storia d'amore tra il padre e la madre, inizialmente contrastata dal nonno materno. Si tratta di un nucleo narrativo importante, che lo stesso Alvaro descriverà più tardi come una prima prova del suo capolavoro, """"Gente in Aspromonte"""". Oltre a """"Un paese"""", il volume contiene una selezione dei testi più interessanti emersi dal Fondo Lico, che si è rivelato un tesoro di materiali preziosi, tutti scritti tra il 1911 e il 1916."" -
Cittadinanza. Geografie, filosofie, iconografie, economie
"In quanto architetto - scrive Mario Botta - resto convinto che la città europea sia ancora oggi una delle forme più evolute, intelligenti flessibili e accoglienti dell'organizzazione dello spazio di vita dell'uomo. La sua struttura, dovuta alle stratificazioni storiche che si sono succedute nel tempo, definisce un territorio di memoria che si propone a tutt'oggi come possibile esempio per uno sviluppo tanto civile quanto sostenibile dei nostri universi abitativi"""". Così una delle maggiori figure dell'architettura contemporanea racconta il centro tematico di questo volume che, in effetti, si propone l'obiettivo programmatico di sottoporre la questione della città e del progetto urbano alle interpretazioni incrociate di un vero e proprio dibattito interdisciplinare. Gli autori, grandi intellettuali dei nostri tempi, s'interrogano sull'eredità della città europea e mediterranea, analizzata sia nelle dinamiche storiche dei sistemi di cittadinanza che l'hanno forgiata, sia nelle sfide cui la costringono i processi di globalizzazione che hanno investito il mondo odierno e che stanno sempre più urbanizzando i nostri territori. Il risultato è un quadro di analisi storiche e riflessioni teoriche che intersecano geografia umana, filosofia politica e morale, storia delle idee e dell'urbanistica, sociologia ed economia. Il filo conduttore consiste in una lettura della città e del territorio alla luce della complessità dei fenomeni storici e sociali implicati nella questione urbana..." -
Lettere americane 1927-1949
Frutto di un pluriennale lavoro di ricerca in vari archivi americani e italiani, questa raccolta di lettere inedite, curata da Renato Camurri, copre un arco cronologico corrispondente al periodo dell'esilio americano di Gaetano Salvemini. Docente all'Università di Harvard dal 1934 al 1948, per la fama di cui godeva già prima di arrivare nel prestigioso ateneo di Cambridge e per l'impegno profuso attraverso la collaborazione a giornali, riviste italiane e americane e la pubblicazione di numerosi libri, Salvemini costituì un punto di riferimento fondamentale all'interno della comunità composta dagli intellettuali europei impegnati nella comune battaglia contro i totalitarismi e nel dibattito sulla crisi e il futuro della democrazia. Contrariamente, infatti, a una vecchia e superata immagine trasmessaci da alcuni biografi, il Salvemini che emerge da queste lettere non è l'eremita chiuso nel suo studio della Widener Library di Harvard. Il suo profilo è piuttosto quello di un intellettuale pienamente inserito nella vita accademica e scientifica americana, al centro di una vasta rete di relazioni sociali e culturali, un refugee capace di interpretare la traumatica esperienza dell'esilio come occasione per ritrovare una nuova vitalità umana e scientifica. -
Un mondo diviso. Testo inglese a fronte
"Dentro di me c'è un nocciolo come quello che cerca di riempire il mango. Dentro c'è l'essenza di un altro continente. Ho paura di perderlo - ma quanto sarebbe meglio se potessi prenderlo tra le braccia e scappare via tenendolo stretto!"""" (Moniza Alvi)" -
Storia quasi vera del milite ignoto. «Come e perché sono finito all'Alare della Patria»
Storico per mestiere, raccontatore per passione, Emilio Franzina cammina in queste pagine sul filo tra storia e letteratura e, attingendo a una miriade di documenti autentici della grande guerra, ricostruisce in modo immaginario la biografia del soldato morto nel 1918 e mai identificato. Mettendo insieme i pezzi di vita vissuta disseminati in una sconfinata mole di lettere, autobiografie e resoconti ufficiali raccolti in anni di ricerche, lo storico compone, come in un puzzle, la storia verosimile, o quasi vera, di un combattente che attraversa tutte le fasi dello sforzo bellico dell'Italia tra il 1915 e il 1918 e che dopo aver portato più volte a casa la pelle da valoroso e decorato soldato, muore da ignoto non in battaglia, ma durante una fuga, insieme a una ragazza, da una casa di piacere per scampare a un bombardamento nemico. Per una circostanza fortuita sarà la sua salma ad essere sepolta nell'Altare della Patria a emblema e memoria di tutti i caduti in guerra. Ed è proprio da questo luogo simbolo che il Milite ignoto comincia in queste pagine a narrare in prima persona, dopo cent'anni, la storia della sua vita - una vita emblematica poiché, grazie alle ricerche storiche e alle congetture narrative di Franzina, assomma circostanze, ambienti, episodi, conosciuti da una generazione di italiani finiti al fronte più o meno consapevolmente. -
Le stelle, le strisce, la democrazia. Tocqueville ha veramente capito l'America?
L'11 maggio 1831 il giovane aristocratico francese Alexis de Tocqueville sbarcò a New York, e da lì iniziò un viaggio per gli Stati Uniti terminato il 20 febbraio 1832. Il risultato delle sue osservazioni e riflessioni fu ""La democrazia in America"""", la cui prima parte venne pubblicata nel 1835 e la seconda nel 1840. Il testo, scritto in una prosa superba, fece scalpore in Europa - ad essa l'autore aveva diretto il messaggio che, nel nuovo mondo, la democrazia aveva trovato un'attuazione straordinaria, rivelando una forza """"irresistibile"""" destinata a raggiungere inevitabilmente anche le sponde europee. Tocqueville segnalò nelle sue pagine l'inizio di una nuova storia. Sennonché, al di là di questo vigoroso messaggio, si poneva e si pone tuttora la questione se negli Stati Uniti la democrazia si presentasse effettivamente con i tratti da lui descritti. Il saggio ripercorre l'analisi di Tocqueville concludendo che esse presentano per aspetti cruciali limiti assai significativi, in quanto delineano un'immagine dell'America che appare poco corrispondente, se non persino deviante rispetto a ciò che la società americana era nella sua realtà concreta. Di qui l'interrogativo: Tocqueville ha davvero capito l'America?"" -
Storia sociale dei tatuaggi
C'è stato un tempo in cui il tatuaggio non era diffuso né ammesso come una forma di modifica del proprio corpo. Secondo la Genesi, il primo tatuato della storia, più precisamente segnato, è Caino, la cui discendenza sarà maledetta. Tra i caratteri distintivi del tatuaggio c'è proprio quello di essere un marchio deprecabile, spesso associato a prostitute e reietti. Incisione sulla carne poco praticata in Occidente, il tatuaggio compare per la prima volta nel nostro mondo nei diari di James Cook, che usa il termine ""tattoo"""" di ritorno dal suo primo viaggio nei mari del Sud. È a partire dai mirabili resoconti dei viaggiatori del Settecento che si sedimenta una rappresentazione esotica di remote etnie, in cui i tatuaggi svolgono un ruolo fondamentale nel definire l'alterità di popoli sconosciuti. Proprio in virtù del suo alone maledetto, il tatuaggio raggiunge una notevole popolarità con la scena punk a metà degli anni settanta del secolo scorso, quando comincia a essere praticato e interpretato come una forma simbolica di ribellione. In un'epoca caratterizzata da una profonda crisi economica e da un alto tasso di disoccupazione giovanile, infatti, la teatralizzazione punk della precarietà avviene anche attraverso i tatuaggi, autoinflitti, in cui si ribadisce una condizione selvaggia e marginale."" -
Lavoratori di tutto il mondo, unitevi! Indirizzi, risoluzioni, discorsi e documenti
Centocinquant'anni fa, il 28 settembre 1864, alla St. Martin's Hall di Londra, si teneva la sessione inaugurale dell'Associazione internazionale dei lavoratori: l'atto fondativo della prima organizzazione internazionale del movimento operaio. Ciò che oggi colpisce è il carattere profondamente radicale e libertario di quella esperienza. Le discussioni, anche accese, che la animarono spaziavano dal diritto al lavoro alla critica delle ingiustizie sociali, dalla contestazione del modo di produzione capitalistico alla denuncia delle sue contraddizioni, dalla difesa della salute, dell'istruzione, del welfare all'aspra contestazione delle diseguaglianze di genere, dalla polemica contro i nazionalismi e le discriminazioni razziali al progetto di una nuova dimensione internazionale per le classi lavoratrici, in vista della loro emancipazione. Durante la sua breve vita, l'Internazionale divenne il simbolo della lotta di classe e influenzò le idee di milioni di lavoratori in varie parti del mondo. Visti a distanza di 150 anni, questi documenti - 80 testi (26 dei quali tradotti per la prima volta in italiano) -, curati con estremo rigore scientifico e intellettuale da Marcello Musto, in un'edizione che vede contemporaneamente la luce in inglese presso l'editore Bloomsbury, colpiscono per la loro insospettabile attualità: in un'epoca in cui il mondo del lavoro è costretto ancora a subire condizioni di sfruttamento, il progetto dell'associazione riacquista tutta la sua forza.