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Cibo. La sfida globale
Il cibo, la sua produzione e il suo consumo, la percezione che se ne ha e l'utilizzo politico che se ne fa, è una grande sfida, forse la più grande del nostro mondo globalizzato. La globalizzazione ha definitivamente trasformato i sistemi agricoli e alimentari, cambiando profondamente lo scenario mondiale: mutano i protagonisti dei flussi commerciali, si trasformano le strategie che guidano le politiche degli Stati, si evolvono gli orientamenti e le scelte dei consumatori. È da questo passaggio denso di opportunità e di rischi che si deve partire per comprendere le grandi sfide che la contemporaneità pone ai sistemi alimentari. Questo libro affronta con uno sguardo di sintesi le questioni di scenario poste al centro dell'Expo, e percorre con lungimiranza ed equilibrio i nodi strategici dell'appuntamento milanese. Nei prossimi decenni, saremo di più e consumeremo enormemente di più, il che coinvolgerà inevitabilmente tutti. Bisognerà rispondere a una domanda crescente di cibo con soluzioni più sostenibili rispetto al passato, mentre la doppia incognita dell'adattamento dei processi produttivi ai cambiamenti climatici e della loro mitigazione porrà vincoli inediti ai sistemi produttivi. Prefazione di Matteo Renzi. -
Con un altro sguardo. Piccola introduzione alla filosofia interculturale
Per far fronte ai terribili mali del presente è fondamentale superare l'ideologia coloniale, cioè la convinzione che la cultura occidentale sia superiore in tutto e per tutto alle altre culture che abitano il pianeta. Occorre aprirsi a un mutamento di paradigma basato su un autentico dialogo con popoli, civiltà, religioni e tradizioni diverse, che la globalizzazione oggi fa entrare in contatto come mai nel passato. Sul piano filosofico, il vecchio modello monoculturale di ragione e di sviluppo è in crisi, e il pluralismo, chiave di volta di una nuova filosofia declinata in senso interculturale, rifiuta ogni arroganza eurocentrica e la credenza che una sola cultura possa dar conto con i suoi parametri e categorie dell'infinita complessità del reale. Senza il dialogo, senza il superamento dell'individualismo, senza l'ascolto ""imparativo"""", come lo ha chiamato Raimon Panikkar, degli """"altri"""", dei loro valori e delle loro idee, spesso incompatibili coi nostri attuali miti, non solo non costruiremo mai pace e giustizia, ma rischiamo la distruzione violenta dell'homo sapiens."" -
La storia, le trasformazioni. Piero Bevilacqua e la critica del presente
La storia come critica del presente. In questa espressione che Piero Bevilacqua ha posto al centro di una lunga, intensissima, pratica di studio e di lavoro, si compendia un modo di intendere il mestiere dello storico. Un modo non neutrale: un modo che sa coniugare il rigore della ricerca - vale a dire l'attitudine critica, lo scrupoloso riscontro delle fonti, l'onestà intellettuale e la distanza da ogni partito preso - con la tensione civile, con la domanda di senso, legandoli alle pulsioni, ai drammi, alle responsabilità del proprio tempo. ""La storia per Bevilacqua - osservano Leandra D'Antone e Marta Petrusewicz nella loro introduzione - è sapere che si rigenera costantemente; è coscienza critica del presente, consapevolezza del passato, immaginazione del futuro; è fertile lezione trasmessa ininterrottamente dalla generazione più anziana a quella più giovane"""". Accanto a Piero Bevilacqua, talvolta attorno a lui, questa attitudine intellettuale ha visto e vede aggregarsi persone diverse: amici, colleghi, compagni, tutti accomunati dalla passione per lo studio e dall'impegno civile. È così che gli argomenti affrontati da Bevilacqua, nelle differenti stagioni del suo impegno, sono diventati di volta in volta discussioni, seminari, convegni, libri, riviste."" -
La grande guerra raccontata ai ragazzi
La grande guerra raccontata attraverso la letteratura per l'infanzia, vista con gli occhi dei bambini e dei ragazzi protagonisti di storie in cui la guerra, con i suoi orrori, consolida legami d.amicizia, fa nascere sentimenti d'amore, causa dolorose separazioni, innesca repentini e spesso traumatici processi di crescita, induce a interrogarsi su chi sia il nemico e incita ad aprirsi al confronto e al dialogo con l'altro. La letteratura, dunque, come spazio per accostare i piccoli lettori di oggi a un evento tanto lontano quanto tragico come la prima guerra mondiale. Attraverso un approccio interdisciplinare, nei saggi che compongono la prima parte del volume si indaga il rapporto fra infanzia e guerra nei libri per ragazzi. La grande guerra, infatti, è stata diversa dalle altre: ha travalicato molti ""limiti"""" spaziali, temporali e umani, marchiando indelebilmente la coscienza identitaria del Novecento. Essa costituisce, inoltre, il primo esempio di conflitto in cui all'infanzia è attribuito un ruolo nel dispositivo bellico adulto: i """"piccoli combattenti delle retrovie"""" fanno la loro comparsa nei discorsi patriottici di cui l'infanzia è destinataria privilegiata e i messaggi propagandistici vengono veicolati dalle opere letterarie per bambini e dal cinema. Età di lettura: da 11 anni."" -
Affari di camorra. Famiglie, imprenditori e gruppi criminali
Quando si parla di camorra ci si sofferma in genere sugli aspetti più sensazionalistici legati al comportamento criminale: il controllo militare del territorio, la predazione delle attività economiche, la violenza arbitraria, gli stili di vita e gli eccessi dei capi. Minore attenzione si presta invece ai fattori di genesi e di riproduzione dei clan, al modo in cui essi si formano e crescono all'interno del tessuto sociale ed economico secondo una logica negoziale oltre che impositiva e in stretto rapporto con le aree grigie dei mercati, delle professioni e della pubblica amministrazione. In queste pagine un team interdisciplinare di studiosi (storici, sociologi, economisti, giuristi, psicologi), impegnati da anni nell'analisi dello specifico camorristico, si propone di ampliare la prospettiva e di affrontare tali temi in maniera critica, rifiutando l'uso di definizioni onnicomprensive e smitizzando le consuete letture dicotomiche del fenomeno. Attraverso l'integrazione tra le fonti documentarie tradizionali e le testimonianze dirette dei conoscitori dei fenomeni criminali e del loro contesto (collaboratori di giustizia, imprenditori, magistrati, abitanti dei territori), gli autori ricostruiscono storicamente l'evoluzione di figure, attività e forme criminali nelle loro molteplici dimensioni territoriali urbana, provinciale e internazionale. Dai magliari al narcotraffico, dagli imprenditori violenti ai boss, dai professionisti... -
Sud, vent'anni di solitudine
Il nostro Mezzogiorno ha bisogno di un ""autentico shock culturale, per uscire davvero dalla solitudine"""", sollecitando le migliori energie che esso è in grado di dispiegare: è questo l'auspicio di Romano Prodi nella sua prefazione a questa nuova edizione del libro di Giuseppe Soriero, definito """"una riflessione lucida ed equilibrata, utile ad indirizzare le nuove proposte di sviluppo e di coesione tra Nord e Sud"""". L'analisi di Soriero, infatti, che muove da una serrata ricostruzione dei vent'anni successivi alla conclusione dell'intervento pubblico straordinario, ripropone all'attenzione della politica questioni cruciali rimaste sinora senza una risposta convincente: si può uscire da vent'anni di solitudine? Il Sud può essere utile anche al Nord? Riusciremo ad alimentare un nuovo dialogo tra le due aree del paese? Il Mezzogiorno è oggi una realtà fragile, in ritardo di sviluppo, bisognosa di superare la spirale dell'assistenzialismo, e contemporaneamente ricca di energie positive. L'intervento straordinario è stato, nel passato, gelosamente tutelato come il mezzo per risvegliare l'economia, ma le premesse su cui si basava si sono dimostrate poi fallaci. Da più parti si ritiene ancora che il Mezzogiorno-Prometeo, accompagnato per mano dallo Stato, possa finalmente liberarsi dalle catene opprimenti che lo costringono a condizioni di debolezza strutturale."" -
Responsabilità. Figure e metamorfosi di un concetto
Che cos'è la responsabilità? Quando è nato questo termine? Ha un significato univoco? Un'etica della responsabilità è possibile? Queste le domande a cui cerca di rispondere Vittoria Franco, attraverso un'analisi delle origini del concetto, delle sue trasformazioni e dei suoi paradigmi fondamentali: giuridico, politico, filosofico-morale. Il volume muove dalle prime discussioni nelle quali prende forma il paradigma filosofico-morale, a partire dalla metà dell'Ottocento, con John Stuart Mill e i deterministi, che identificano l'essere responsabile con l'essere colpevole e la responsabilità con l'imputabilità. Fra le reazioni a tale impostazione, quelle dei kantiani e degli spiritualisti francesi, i quali propongono interpretazioni che lasciano spazio alla libertà e alla morale. Fra loro, due giovani filosofi: Lucien Lévy-Bruhl, col suo concetto di responsabilità vuota, e Jean-Marie Guyau, con la nozione di morale senza obbligo né sanzione. Nel prosieguo dell'analisi l'autrice, visitando alcune delle teorie etiche più importanti del Novecento, propone l'idea di un'etica della responsabilità come risposta possibile nell'epoca della fine della metafisica. In Hannah Arendt vengono rintracciate tre diverse figure della responsabilità: come colpa, facoltà di giudizio e cura del mondo comune; in Ágnes Heller emerge la figura dell'etica della personalità; in Emmanuel Levinas la responsabilità si libera completamente dal peso della sua storia giuridica... -
Re Pepe e il vento magico. Fiabe e novelle calabresi
C'era una volta la punta dello stivale, l'estremo lembo della penisola che come un forziere ha custodito gelosamente per quasi un secolo sessantuno fiabe venute da lontano a mettere radici in mezzo agli aranceti, tra le cicale e le zagare, e all'ombra di monti ombrosi stretti tra due mari pescosi di storie. Raccolte e trascritte in dialetto calabrese da un fine intellettuale come Letterio Di Francia, studioso della novella italiana e di fiabe popolari, queste storie, passate di bocca in bocca e narrate principalmente da donne, ci vengono restituite oggi in italiano per poterne apprezzare tutta la vivacità e la freschezza. La loro ricchezza non era sfuggita a Italo Calvino, che per la sua raccolta di Fiabe italiane ne aveva scelte cinque, in cui trovava ""motivi originali e rari"""". Fiabe preziose, dunque, che sanno di zucchero e farina, dove nei boschi di ulivi agitati dal vento s'incontrano reucci impastati a mano, dalla bocca piccante come un peperoncino, e reginotte dalla pelle di ricotta... Accanto a questi e ad altri personaggi dai nomi suggestivi, si muovono i protagonisti già noti del nostro immaginario fiabesco, da Raperonzolo nei panni insoliti di Prezzemolina a Biancaneve qui nelle vesti di Chioccia d'oro."" -
Fiabe e novelle calabresi
"A Palmi di Calabria, Letterio Di Francia ha trascritto una raccolta di fiabe che ha i riscontr ipiù ricchi e precisi che si siano mai fatti in Italia"""". Così Italo Calvino annunciava, nella Introduzione alle sue Fiabe italiane (1956), la scoperta di uno dei repertori più significativi della nostra tradizione fiabesca, mettendone in rilievo """"l'immaginazione carica e colorata"""", tanto da poterlo comparare a pieno titolo con gli altri grandi contenitori """"regionali"""" di fiabe. Pubblicata per la prima volta nel 1929, l'opera di Di Francia comprende 61 fiabe, raccolte per lo più """"dalla viva voce di fanciulle e di donne del popolo, analfabete la maggior parte, e trascritte in dialetto calabrese"""". Di Francia non esitava ad attribuire a quelle raccontatrici """"compiutezza e garbo di esposizione, delicatezza di sentimenti, finezza di osservazioni psicologiche, vivacità ed arguzia"""". Si tratta di fiabe di estremo interesse, tanto per i rimandi alla secolare tradizione orale e letteraria, quanto per l'originalità dei temi in esse rappresentati." -
Sul buono e sul cattivo uso dei bronzi di Riace
I Bronzi scoperti nel 1972 al largo delle coste della Calabria rappresentano un esempio nobile e sublime di quel ""saccheggio del passato"""" che si svolge sotto i nostri occhi e di cui siamo non solo spettatori, ma sempre più spesso anche attori e inconsapevoli protagonisti. Dopo i fumetti, le pubblicità e gli spot turistici, il successo mediatico dei Bronzi richiede di essere guardato da una nuova prospettiva. I saggi raccolti in questo volume mescolano l'ironia e le amare riflessioni su un caso di studio esemplare, proponendo qualche suggerimento sulla strada da seguire per valorizzare le due celebri statue, rarissimi originali greci in bronzo del V secolo a.C., vanto del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria. Il primo cattivo uso dei Bronzi di Riace è stato fatto dagli archeologi, che si sono mostrati riluttanti a dialogare con un pubblico desideroso di condividere le conoscenze che sono proprie degli specialisti della grande arte antica. Altrettanto grave appare poi il fallimento delle istituzioni nazionali e locali, che a lungo sono state incapaci di scelte coraggiose e si sono dimostrate invece pronte a sfruttare la """"fama"""" dei Bronzi per scopi spesso discutibili."" -
Convertirsi alla guerra. Liquidazioni, mobilitazioni e abiure nell'Italia tra il 1914 e il 1918
Tra il giugno 1914 e il maggio 1915 l'Italia operò un clamoroso ribaltamento delle sue alleanze internazionali, che condusse alla decisione di dichiarare guerra all'Austria e alla Germania. Si trattò di una riconversione non solo militare, ma anche politica, culturale e ideale, fatta di abdicazioni, di trasfigurazioni, di palinodie e di abiure d'ogni sorta. La trasfigurazione dall'Italia triplicista alleata di Francesco Giuseppe a quella irredentista protesa alla liberazione di Trento e Trieste comportò la conversione dell'immagine della Germania da modello ad antimodello; l'eclissi dell'internazionalismo socialista e il conseguente passaggio al nazionalismo di settori importanti dell'opinione di sinistra, repubblicana, mazziniana; la trasformazione dei cattolici da intransigenti nemici dello Stato a clerico-patrioti; il completo riassetto degli equilibri interni alla classe dirigente liberale. In quella concitata transizione, si consumava il passaggio storico dalla società dei notabili alla società di massa. Così, i dieci mesi di maturazione dell'entrata in guerra trascorsero all'insegna di un clamoroso dualismo. -
La sociologia in esilio. Gino Germani, l'America Latina e le scienze sociali
In questa biografia intellettuale, Ana Alejandra Germani ripercorre la vita del padre Gino, uno dei massimi sociologi del Novecento. Costretto alla fine degli anni Trenta a fuggire dall'Italia per sottrarsi alle persecuzioni del regime fascista, Germani trovò rifugio con la sua famiglia in Argentina, dove completò gli studi e in pochi anni riuscì a conquistarsi una posizione di rilievo nel mondo scientifico latinoamericano, portando avanti, nel contempo, la sua attività antifascista. Nonostante l'autorevolezza che in pochi anni aveva acquisito a livello internazionale, Germani incontrò non poche resistenze da parte del mondo accademico, a causa delle analisi che aveva dedicato al fenomeno del peronismo e della sua battaglia per una sociologia fondata su basi empiriche. A metà degli anni sessanta fu chiamato a insegnare all'Università di Harvard. Dieci anni più tardi, ormai all'apice della carriera, il suo ""doppio esilio"""" si concluse con il rientro in Italia, ma egli continuò fino agli ultimi giorni della sua vita a tessere una rete di rapporti scientifici che univa le due sponde dell'Atlantico. Attraverso documenti inediti e testimonianze di intellettuali, il volume restituisce il clima politico, sociale, economico e culturale dei due continenti in cui è maturata l'esperienza umana e professionale di Gino Germani, il """"commesso viaggiatore della sociologia"""", come lui stesso amava definirsi. Presentazione di Paolo Marzotto, prefazione di Torcuato Di Tella."" -
L' urbanistica italiana nel mondo. Contributi e debiti culturali
In un campo planetario, sempre più urbano e interconnesso, il confronto tra le culture della pianificazione e della progettazione urbanistica converge sui temi ispirati dalla coscienza dei limiti dello sviluppo. La ricerca di soluzioni adatte a problemi di scala e intensità sempre maggiore muove però da tradizioni e culture radicate nei rispettivi campi nazionali. La mobilità internazionale delle conoscenze e delle intelligenze attraverso le reti accademiche e quelle professionali stimola il reciproco apprendimento, frutto talvolta anche di fertili incomprensioni e di scomode convivenze. Per queste ragioni è importante cogliere appieno l'originalità e la reciproca influenza delle matrici che contribuiscono al discorso contemporaneo sul governo del territorio. La Società italiana degli urbanisti presenta gli esiti di un ampio dibattito sui modi e le forme del confronto tra la nostra cultura urbanistica, sviluppata nelle scuole di architettura e di ingegneria civile e ambientale contraddistinta dalla forte attenzione alle forme dello spazio insediativo -, e le altre culture del sempre più vasto orizzonte col quale interagiscono i nostri saperi, le pratiche professionali, la didattica e la ricerca scientifica. Lo spirito che anima i contributi qui presenti è quello di apertura allo sviluppo disciplinare oltre i confini nazionali in uno scambio reciproco e circolare di saperi. -
Le strategie per la crescita. Imprese, mercati, Stato. Rapporto MET 2015
Le analisi contenute nel volume riportano informazioni dettagliate e originali sui percorsi delle imprese e delle politiche pubbliche nella grande crisi, sia di natura quantitativa che qualitativa. Le numerose elaborazioni segnalano come, pur all'interno di una situazione inevitabilmente difficile, i movimenti in corso e le azioni dinamiche avviate dalle imprese - di ogni dimensione abbiano prodotto un significativo processo di ammodernamento e di crescita della competitività. Tale processo si è tradotto, in misura non marginale, in attività di ricerca e sviluppo e in una presenza diffusa sui mercati internazionali. I temi approfonditi toccano tutte le principali aree strategiche del comportamento aziendale, spesso associate a dati di bilancio e di natura creditizia. A questi elementi si accompagna l'analisi quantitativa delle politiche pubbliche realizzate in Italia e nelle sue regioni. L'evoluzione dell'industria italiana, con i suoi punti di forza e di debolezza, mette in luce aspetti noti, con articolazioni e quantificazioni originali, e altri molto meno conosciuti segnalando dinamismi sorprendenti. -
Le mille patrie. Uomini, fatti, paesi d'Italia
Scritti in gran parte fra il 1945 e i primi anni sessanta, e pubblicati su giornali e riviste italiani e stranieri, questi articoli di Carlo Levi ci conducono in un paese che si appresta a vivere un profondo cambiamento, da Nord a Sud. E lo scrittore torinese lo percorre per intero, dal Polesine alluvionato fino alle campagne meridionali, immergendosi nelle ""mille patrie"""" che lo compongono con lo sguardo acuto di chi avverte che è all'opera, in quell'Italia povera che è al centro di gran parte di questi testi, un fiume carsico di lotte contadine che travolgeranno proprio quel Mezzogiorno tradizionale e chiuso raccontato magistralmente nel Cristo si è fermato a Eboli. Sono numerosi e complessi i piani su cui si dispone la scrittura di Levi, tutti però attraversati dalla passione, dalla solidarietà verso gli umili, dalle ragioni dell'arte, da un'istintiva curiosità verso il mondo. Intense sono per esempio le pagine in cui Levi descrive con tono commosso il rapporto degli italiani con le opere d'arte, un rapporto che lo scrittore definisce """"quasi esistenziale"""", """"condizione di vita, casa, grembo materno"""", in cui """"le rovine non sono mai morte, rimangono come cose attuali, adoperate, vissute"""". Prefazione di Guido Crainz."" -
Storia del peperoncino. Cibi, simboli e culture tra Mediterraneo e mondo
Non esiste sapore più «globale»: Cristoforo Colombo, partito per cercare le Indie delle vecchie spezie, scoprì invece le Americhe del peperoncino; da quel momento, il nuovo re del gusto piccante non ha più smesso di viaggiare in lungo e in largo per i cinque continenti. Difficile, oggi, trovare un posto al mondo in cui non sia presente. Al tempo stesso, non esiste spezia più «locale», più geograficamente connotata, più legata all’identità dei luoghi. Per uno di quegli affascinanti paradossi della storia e della cultura del gusto, nei suoi interminabili viaggi, il peperoncino ha finito con lo scegliersi alcuni luoghi di residenza privilegiati. Tanto che questi luoghi non saprebbero più farne a meno. Tra le terre in cui è sbarcato in forza, conquistando un’indiscussa egemonia, ce n’è una che ne ha fatto il suo vessillo. Al centro del Mediterraneo, nel cuore del nostro Sud, la Calabria si è addirittura identificata, attraverso un plurisecolare processo di simbiosi, con le sue vere o presunte proprietà. Tentatore, erotico, dolce fino al deliquio, amaro fino alle lacrime; maschile; no, femminile; compagno dei digiuni; patrono degli stravizi. Cibo che più di altri si presta ad essere raccontato per la sua storia, materiale e simbolica. Quella delle ricette e quella dei sogni un po’ allucinati lungo i quali le identità si perdono per poi ricrearsi. Rigenerante, effimero, ironico e diabolico, tenero e infuocato Peperoncino. -
La mia Italia. La Republica, la sinistra, la bellezza della politica
Questo libro è il racconto di una lunga vita di militanza nel PCI e nella Sinistra italiana.Una storia che comincia con gli attentati e la feroce lotta armata nella Roma occupata dai nazisti e che attraversa tutte le vicende della storia repubblicana: dalle esperienze di lotta a fianco del bracciantato pugliese negli anni del dopoguerra agli appassionati interventi ai congressi e ai comitati centrali del PCI; dalla direzione dell'""Unità"""" al lavoro fianco a fianco con Enrico Berlinguer nella segreteria del partito; dalla riflessione sulla catastrofe del comunismo alla fondazione del Partito Democratico. Ma il libro di Alfredo Reichlin non è solo questo. È un'intensa riflessione sulla politica, la """"grande politica"""" di cui si sono perse le tracce. È un ragionare sulla forza della soggettività quando essa diventa consapevolezza, e quindi sul compito che spetta a ciascuno di noi per la difesa del bene comune. Una mobilitazione delle coscienze non in nome di una trascendenza ma di un impegno morale, nel suo significato più laico. È un libro che cerca di dire alle nuove generazioni qualcosa che non è una predica. Reichlin non nasconde affatto gli errori, le tragedie, i fallimenti della vecchia generazione."" -
Destini e declini. L'Europa di oggi come l'Impero romano?
Il declino non è un semplice dato economico: è un fenomeno allo stesso tempo politico, sociale e culturale che produce effetti devastanti sulle condizioni di vita e sull'economia. Il nuovo libro di Romano Benini riflette su cosa sia e come si manifesti la crisi di una nazione e di un territorio e come possa diventare prima declino e poi decadenza. Quella che sta attraversando oggi l'Europa è una semplice crisi, o si tratta di un vero e proprio declino? Per rispondere a questa domanda, l'osservatorio privilegiato probabilmente è proprio l'Italia, e in particolare Roma. Nella capitale, infatti, i segni che fanno pensare al declino ci sono tutti: clientelismo, corruzione, mancato rispetto delle regole, aumento del carico fiscale e conseguente evasione, perdita di credibilità da parte del ceto politico, rifiuto del bene comune e fuga verso gli interessi particolari e privati. Le cause di questa situazione sono profonde e riconducibili tutte al degrado morale, alla perdita del senso di responsabilità, alla svalutazione del saper fare e delle capacità. Una crisi sociale e culturale, che si manifesta essenzialmente come crisi di identità e come incapacità di guardare all'altro, ma che si traduce immediatamente anche in una crisi economica. -
Badlands. Springsteen e l'America: il lavoro e i sogni
Se c'è un libro che il popolo di Springsteen attende è quello firmato da un suo speciale fan, Alessandro Portelli, esploratore dell'America e delle sue profonde radici culturali. Slittando dalla musica alla letteratura, dalla storia al presente, Portelli mette la sua nota affabulazione al servizio del cantore dell'America che più ama, quella tutta fondata sul lavoro, un'America in cui la promessa della mobilità sociale e della realizzazione di sé è spesso frustrata e tradita. Attraverso una rilettura dei testi che Portelli sa ancorare saldamente al contesto culturale e storico, il libro guarda al mondo di Springsteen sotto la lente del lavoro: il lavoro che divora le vite dei suoi personaggi (operai, cameriere, addette all'autolavaggio, cassiere, braccianti, disoccupati) e il suo lavoro, quello di musicista e di uomo di spettacolo. Il Bruce Springsteen narrato in questo libro è quello che racconta vite di seconda mano, come le Cadillac usate su cui i suoi protagonisti sfuggono al tedio di una quotidianità ripetitiva e senza sbocchi; che canta la rabbia di chi si ribella e di chi sogna di ribellarsi; che dà voce al senso di tradimento di chi crede che essere nato negli Stati Uniti lo autorizzi ad aspettarsi qualcosa di meglio. Ma lo Springsteen di Portelli è anche quello che narra le sue storie dolorose con un sound travolgente che evoca l'orgoglio di essere, nonostante tutto, ancora vivi. -
L' istruzione difficile. I divari nelle competenze fra Nord e Sud
La formazione di capitale umano qualificato è uno dei fattori all'origine della crescita economica. In questi anni di crisi, il Mezzogiorno sta sperimentando forti difficoltà nel produrre e valorizzare un tale capitale. Le ragioni di siffatta situazione dipendono non soltanto dai noti fenomeni legati all'emigrazione di giovani con livelli elevati di istruzione, ma anche dai cospicui ritardi negli apprendimenti e nelle competenze di base degli studenti meridionali. Questi risultati, spesso richiamati da indagini ufficiali e dalla letteratura scientifica, vengono confermati e approfonditi dal Rapporto Res 2014. Ma come si possono spiegare differenze così ampie nei rendimenti scolastici fra Nord e Sud del paese? Quanto conta il retroterra economico e culturale delle famiglie o la situazione del contesto locale? E quanto invece incidono i diversi attori, come dirigenti scolastici e insegnanti, che operano dentro la scuola e ne definiscono la capacità di formare le competenze degli studenti? Quali sono, in definitiva, i fattori che rendono veramente ""difficile"""" il percorso di istruzione di un giovane siciliano o del Sud Italia?""