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Memorie da due mondi. Storia di Stelita, tra dittature sudamericane e libertà
La vita straordinaria di una donna nata in Cile e vissuta nell'Italia fascista, sfuggita, per un funambolico equilibrio della fortuna, ai massacri della dittatura argentina. “La storia personale della protagonista di questo libro è un chiaro riflesso del fatto che il lavoro per la Memoria, la Verità e la Giustizia non conosce frontiere”. - Estela de Carlottorn“La vita di Stelita è stata avventurosa, intrigante, ricca di episodi e avvenimenti. Ma con tanta sofferenza e resistenza, per vicende storiche, politiche e personali di cui è stata protagonista”. - Riccardo Nouryrn“Di Stelita si apprezzava il calore e la cordialità della comunicazione; il garbo, finezza e gentilezza di un’antica educazione; la vivacità e apertura intellettuali; l’impegno politico e umanitario; la profondità spirituale”. - Maria Cristina BartolomeirnNarrata come il lascito di memoria di una formidabile novantenne, la biografia ripercorre la nascita di Stelita a Valparaíso, in Cile, l'infanzia nell'Italia del regime tra un collegio di suore e l'altro, l'università a Urbino durante la guerra, il matrimonio in Inghilterra con un soldato polacco, l'approdo nell'Argentina peronista degli anni Cinquanta. Un percorso itinerante che sembra fermarsi nella grande Buenos Aires, ma che sarà squarciato dalla repressione del regime militare. La persecuzione dei sacerdoti terzomondisti e la scomparsa di amici e persone a lei molto vicini la portano a tentare allo stremo una fuga che si rivelerà tanto surreale quanto salvifica, verso, per ironia della sorte, il Cile del dittatore Augusto Pinochet... -
Tempesta
La potenza del corpo e della parola. La potenza dell'evocazione. La potenza della guerra e della pace. Dell'amore e dell'oblio, in un libro dalle emozioni forti, con un apparato fotografico firmato da Mario Boccia. ""A tutto c'è, dovrebbe esserci, una spiegazione. Riflettevo sulla grandezza di questo mondo, sulla moltitudine e le diversità che possono arricchire una persona. Eppure ci si dimentica spesso della delicatezza delle mani sulla pelle, tra i capelli. Spesso non ci è permesso neanche di ricordare chi siamo, da dove veniamo. Anzi, spesso capita che, con orrore, ci impongano di cancellare questi ricordi. Io invece vorrei lasciarmi travolgere dalla Tempesta mentre le vado incontro..."""". (Salih Selimovic)"" -
L'ultimo barile. Tutto si sta esaurendo, inclusa la libertà
I grandi libri hanno spesso anticipato gli eventi, raccontando mondi futuribili che poi si sono materializzati. La lotta al terrorismo, la brutale propaganda mediatica e politica, la rinuncia ai diritti in nome di una non meglio precisata sicurezza sono temi contemporanei che ci accompagneranno nei decenni a venire. E nello sviluppo di questo grande libro. Alì, un tempo soldato, un tempo cristiano, si è convertito all'Islam per amore di Aisha. Con lei ha accettato di vivere in un bunker sotto le lapidi di un cimitero abbandonato. Il loro compito è di custodire l'ultimo barile di petrolio rimasto. In un clima di propaganda brutale, in uno scenario di guerra e di odio, di tecnologie avanzate e di povertà assoluta, le frequenze della ""Radio Nazionale"""" tengono informati i cittadini sugli sviluppi della lotta al terrore e sulle intenzioni dell'esercito e della politica nei confronti della comunità islamica. """"Prendetevi una giornata libera e leggete 'L'ultimo barile' tutto d'un fiato. Anche perché, se non sarete organizzati, vi troverete costretti a farlo comunque in quanto non riuscirete a smettere"""". (dalla Prefazione di Marco Cortesi)"" -
Iran, 1979. La rivoluzione, la Repubblica islamica, la guerra con l'Iraq
Ripercorrerne le origini, anche attraverso le testimonianze dirette di chi l’ha vissuta, è un esercizio fondamentale. La rivoluzione, come diceva Mao Tse Tung, non è un pranzo di gala. Nemmeno quarant’anni dopo.rnrnrnrn«Ho letto queste pagine con lo stesso ritmo frenetico con il quale sono accaduti i fatti raccontati con passione e precisione da Sacchetti, impressionata, ancora una volta, dalla violenza che sconvolse l’Iran di quegli anni, dal caos e dal terrore come uniche leggi, ma anche dalle tante e complesse ragioni storiche che portarono allo sconvolgimento di quell’area geografica, la cui onda lunga lambisce e condanna ancora oggi tanti Paesi a scenari di guerra e di morte». - Chiara MezzalamarnrnrnrnrnLa storia dell’Iran non comincia certo nel 1979, ma la rivoluzione, con il suo prezzo altissimo di sangue e di verità, con le lacerazioni insanabili e con le ferite solo in parte ricomposte, è ormai una parte fondamentale, imprescindibile della storia e dell’identità del Paese. Non può e non deve essere assolutamente considerata una “parentesi storica” (come Benedetto Croce definisce il fascismo per l’Italia), o un “incidente di percorso” lungo la strada che porterà forse un giorno a una democrazia liberale di stampo occidentale. rnLa rivoluzione, oltre a segnare la storia dell’Iran e di tutto il Medio Oriente, ha toccato la vita di milioni di iraniani: ha diviso e lacerato famiglie, distrutto vite e carriere, dato speranze illusorie e liberato energie insospettabili, affossato e realizzato sogni, segnando profondamente l’esistenza sia di chi quegli eventi storici li ha vissuti sia di chi è nato dopo e ne ha toccato con mano e ne subisce tuttora le conseguenze. -
Fuga dall'Egitto. Inchiesta sulla diaspora del dopo-golpe
Un'inchiesta all'interno della nuova diaspora egiziana, composta dagli esuli di ultimissima generazione. Giornalisti, sindacalisti, artisti, medici, poeti, politici e attivisti per i diritti umani scappati dal loro Paese quando, dopo íl golpe dell'estate del 2013, i militari sono tornati al potere. rn«Azzurra Meringolo con questa panoramica umana sugli esuli da un Paese governato da una dittatura ci sollecita a non lasciare nel dimenticatoio donne, uomini e processi che non abbandonano il campo a seguito di una sconfitta, ma la metabolizzano e riprendono il cammino con altre modalità, ma con lo stesso orizzonte ideale» - Moni Ovadiarn«L’Egitto è considerato da molti Paesi occidentali un partner chiave nella lotta al terrorismo a livello regionale e questa è la giustificazione usata per rifornirlo di armi, software di sorveglianza e altro materiale, nonostante le prove che dimostrano il loro utilizzo per commettere gravi violazioni dei diritti umani» - Riccardo NouryrnrnUn viaggio che parte da New York e Washington, tocca la Silicon Valley, Londra, Berlino, Doha, Istanbul e arriva quasi al Polo Nord. I nuovi esuli egiziani sono arrivati fin qui per sfuggire al carcere, a sommari processi di massa, a tentativi di cooptazione, alla censura di chi non voleva che raccontassero - ad esempio - dettagli scomodi sulla tragica fine di Giulio Regeni. Per alcuni l'esilio è arrivato dopo lunghi periodi di detenzione, segnati da torture fisiche e psicologiche. Dalla diaspora raccontano il viaggio con il quale è iniziato il loro esilio, spesso una fuga improvvisa che li ha resi parte di quella che alcuni storici hanno già definito la più importante ondata migratoria nella storia dell'Egitto contemporaneo. E tra gli esuli che sognano di tornare in patria nasce anche una nuova intellighenzia, che lavora per quando in Egitto tornerà la libertà. -
Il coraggio e la follia. Ritorno a Mostar
È difficile dopo trent'anni di vita e di lavoro in Italia reintegrarsi nel proprio Paese d'origine, sconvolto dalla guerra degli anni Novanta. Soprattutto quando quel Paese, la Bosnia Erzegovina, è stato sprofondato mezzo secolo indietro nella storia da un conflitto spaventoso, dalla corruzione, dalla difficoltà di comunicazione tra gruppi nazionali, ma a volte anche tra persone che vivono nello stesso palazzo. Le difficoltà in cui versa il Paese, quelle quasi insormontabili dell'associazionismo, la crudeltà della politica, la corruzione delle istituzioni, il maschilismo dilagante e la difficoltà d'essere donna vengono ricostruite e raccontate in questo prezioso diario di una donna contro-tendenza e contro-mano, tornata a vivere in una Mostar spaccata in due e orfana del suo cantore più magnifico, l'amico e maestro Predrag Matvejevic. Prefazione di Aldo Di Biagio. Introduzione di Fatima Neimarlija. -
Liberi dentro. Cambiare è possibile, anche in carcere
Più di venticinque anni trascorsi in carcere, per libera scelta, per incontrare le persone detenute in qualità di volontario della Comunità di Sant'Egidio. In prigione, per eccellenza luogo di emarginazione, la visita rompe l'isolamento e questo è un grande dono. Chi è detenuto, anche chi ha commesso gravi reati, non vuole che la sua vita si esaurisca con íl suo reato, ma chiede di essere ascoltato. In questo libro vengono descritte con profondità le giornate nelle carceri italiane, si smontano luoghi comuni, ci si imbatte in tante piccole e grandi contraddizioni, ci si appassiona a vicende che paiono quasi incredibili. La vita, le difficoltà, le speranze, la violenza, le delusioni, la rabbia, la gioia che queste vicende esprimono, mostrano quanta umanità sia racchiusa dietro gli spessi muri di una prigione. ""Il carcere è uno specchio. Racconta come siamo. È un sensore di civiltà. È un microcosmo, deformato, della nostra vita. Tutto è terribilmente umano, ma anche estremo. Come íl rumore, assordante, permanente. Il contrario di quello che chi non vi è mai entrato potrebbe immaginare: nel rumore l'inattività, che spesso non aiuta a riflettere, ma addormenta quello che servirebbe per cambiare"""". (Mario Marazziti)"" -
La sentinella del piccolo popolo. Storia di Miroslav Krleza, l’uomo che visse sette vite
Attraverso la sua vicenda umana e la sua incredibile produzione letteraria, Krleža si presenta come figlio e sentinella di un piccolo popolo, ma al contempo intellettuale mitteleuropeo tra i più innovativi e apprezzati.rnrn«Si può leggere questo libro, tra i tanti modi possibili, come un risarcimento critico a uno scrittore e drammaturgo ingiustamente trascurato, come la storia di un intellettuale libero che viene comprensibilmente ma mai totalmente addomesticato dal potere. Io l’ho letto soprattutto come la vicenda di un uomo che aveva intuito l’approssimarsi di una catastrofe» – Roberto Borghirnrnrn«Silvio Ziliotto ha costruito e scritto un ampio e ben articolato testo sulla storia e il valore del più importante (e straripante) autore della letteratura croata del XX secolo: Krleža il ribelle, il rivoluzionario, l’escluso, il salvato, l’intellettuale ufficiale, il sopravvissuto (a se stesso), il decano di Zagabria» – Silvio Ferrarirnrnrn«Noi scriviamo libri in un momento storico in cui sarebbe molto difficile determinare, in mezzo all’odierna sempre più turbata confusione dei programmi, delle convinzioni morali e politiche, in mezzo alla sempre più evidente vittoria delle macchine sull’uomo, cosa ne sarà delle competenze artistiche e poetiche, così care a noi esteti, che non potremmo immaginarernneanche per un momento il mondo senza l’arte. Cosa ne sarà della poesia in mezzo a questo frastuono, in questo mondo odierno in cui, oltre al fanatismo politico e al rumore delle armi, prevalgono le cieche quantità? Cosa ne sarà del sentimento umano, vero, profondo e represso, che oggi, oppresso da molti pericoli, si perde sempre più nell’oblio della sua vera e genuina immediatezza?»rnMiroslav Krleža (1893-1981) è stato il più grande letterato del Novecento croato. Saggista, critico, drammaturgo, poeta, scrittore, anticipatore di correnti e pensiero, è stato spesso censurato per il suo anti-militarismo e le sue critiche graffianti sia sotto l'Impero austro-ungarico che durante il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni. Espulso dal Partito comunista jugoslavo nel 1939, avversato e scampato alla fucilazione del regime ustaša croato alla fine della seconda guerra mondiale, fu perdonato da Tito che lo volle alla guida della politica culturale del nuovo Stato socialista jugoslavo. -
Tre serbi, due musulmani, un lupo
A Prijedor, in Bosnia Erzegovina, in quella che oggi si chiama Repubblica serba di Bosnia (Rs), nella primavera-estate del 1992 succedono cose spaventose. Sembra d’essere tornati ai tempi del nazismo. Gli ultranazionalisti serbo-bosniaci vogliono sradicare i “non serbi” attraverso due strumenti: deportazione e omicidio. Vengono creati per quest’ultimo scopo tre campi di concentramento. Che ben presto diventano luoghi di uccisione di massa. Nomi tremendi: Omarska. Keraterm. Trnopolje. In quest’ultimo luogo - composto da una scuola, una casa del popolo e un prato - vengono recluse tra le quattromila e le settemila persone. È a Trnopolje, nel maggio del 1992, che è ambientata la storia raccontata da questo libro. Una storia di fantasia, ma poggiata su solide basi storiche e di testimonianza. Un libro che non è solo un romanzo ma anche un reportage di quanto accaduto troppi pochi anni fa e troppo vicino a noi, per non sapere. Prefazione di Riccardo Noury. -
Jugo-bike. In bicicletta in Bosnia, Croazia e Serbia
Un viaggio lento, polako polako, a scartamento ridotto. Una bicicletta e una sacca, la cui pesantezza non è un fardello ma l'occasione di essere agganciati alla terra attraversata per viverla, scoprirla. Da Zagabria a Sarajevo, a Belgrado, dalla Mitteleuropa verso Oriente tra vallate, cascate, pianure sconfinate, campi di grano, locande antiche, case rurali, ponti in pietra, vecchie in nero, chioschi di fragole e angurie, birra fresca, moschee, chiese, cimiteri turchi, campanili di ogni foggia. Le ruote della bicicletta scorrono lente sulla strada e tracciano una riga immaginaria e clandestina sull'asfalto, un tratto di penna fatto per unire, non per dividere. Popoli, religioni, lingue, alfabeti. Questo viaggio permette di conoscere il volto reale di quei territori e delle persone che li popolano, ascoltare voci, suoni, confessioni e ricordi, magari davanti a una bella rakija a fine giornata. ""Lorenzo Gambetta è un pronipote di Bertarelli, Toti e Guareschi, ha viaggiato in bicicletta da Zagabria a Sarajevo e da Zagabria a Belgrado, poi ha trasformato le pedivelle in tasti, le pedalate in parole, i chilometri in pagine. Jugo-bike. Grazie"""". (Dalla prefazione di Marco Pastonesi). """"Il libro di Lorenzo ha il merito di contribuire a farci sentire i Balcani ancora un po' più vicini"""". (Dall'introduzione di Simone Benazzo)"" -
Sotto la cenere. Nel ventennio, quando vivere era in qualche modo resistere
Dodici vicende realmente accadute, di ordinaria quotidianità, eppure divenute oggetto di indagini, causa di processi e a volte di dure condanne durante il ventennio fascista. Storie di donne e di uomini esistiti, riproposti con libertà narrativa nel tentativo di restituire il loro universo interiore, fatto di incertezze e di speranze, di delusioni e di paure, di fronte a un mondo che, con proclami epocali e annunci roboanti, si allontanava sempre più dai loro bisogni reali, rendendo le loro difficoltà ancora più insopportabili. Storie che ricordano, come un monito, ciò che può accadere a chiunque, nella vita di tutti i giorni, quando l'esistenza del singolo viene subordinata a indefinibili mete o a fumosi interessi superiori o quando per sfuggire alla miseria morale e materiale di un periodo poco felice ci si lascia ammaliare da prospettive mirabolanti, da semplificazioni o da ideologie che individuano la soluzione di tutti i problemi nella lotta apocalittica contro il ""nemico"""" di turno. Presentazione di Alessandro Portelli."" -
La falsa giustizia. La genesi degli errori giudiziari e come prevenirli
I casi giudiziari, in particolare gli omicidi, hanno sempre suscitato grande interesse nell’opinione pubblica. Negli ultimi anni, tuttavia, il dibattito e il confronto tra “innocentisti” e “colpevolisti” ha registrato un notevole incremento, grazie anche ai media che hanno portato il processo nelle nostre case, denunciando indagini non sempre perfette e sentenze spesso discutibili che hanno intaccato la fiducia nella giustizia. Questo libro, anche attraverso lo studio di delitti famosi, vuole affrontare le cause spesso all’origine dell’errore giudiziario, come il ruolo e il valore della testimonianza o l’affidabilità dell’esame del Dna, e il rilevante contributo offerto dall’analisi della scena del crimine e dalla prova scientifica in generale. Il tutto, in un confronto approfondito e avvincente tra il sistema italiano e quello statunitense e con particolare attenzione a tutte le iniziative che vanno sotto il nome di “Progetto Innocenza”, che sia in Italia sia oltreoceano sono dedicate a scagionare gli innocenti e a individuare i veri colpevoli. Prefazione di Manfredi Mattei Filo Della Torre, introduzione di Baldassare Lauria. -
Il sognatore di specchi
Tutto cominciò quella sera, nel giorno in cui il mondo smise di avere un senso... Fu un risveglio agitato nel cuore della notte, l'eco di un nome, forse quello di una persona amata e inspiegabilmente dimenticata, che risuonava nella mente confusa di un uomo. In un viaggio profondo attraverso le tempeste dell'inconscio, il protagonista di questo fin troppo realistico romanzo di fantascienza lotta per restituirci la consapevolezza di noi stessi. Una sinfonia ambientalista, un inno alle emozioni e, al contempo, un'amara istantanea della società contemporanea dove gli incubi diventano reali e solo i sogni possono salvarci, a patto che si abbia il coraggio di ascoltarli. Solo alla fine di una lettura che scorre via rapida come in un film, sapremo se la nostra umanità abbia o meno una possibilità di salvezza e un'ultima inaspettata occasione di ricominciare. -
Vivi e lascia morire
«Doma l’animale incapace di resistere.»rnL'occasione poetica sgorga dall'entusiasmo d'una nuova amicizia. La dedicataria di ""Vivi e lascia morire"""" è penna che non stenterà a emergere e scalare ogni vetta, nonché una preziosa consolatrice e consigliera eclettica. Il miracolo avviene attraverso il filtro d'un telefono che, da strumento di tortura, si fa tramite indispensabile a colmare la distanza. Si susseguono dieci frenetici giorni primaverili in cui Luca Perrone si scortica le mani in una solitaria standing ovation a Dioniso e al Caos. Le uniche pause, gli unici intervalli che si concede, le sobrie apollinee apparizioni, che getta su carta, sono le disciplinatissime ore dedicate alla stesura di trenta dei trentatré componimenti della silloge. Solo tre poesie hanno infranto una regola personale: sono state scritte in stato d'ebbrezza e appartengono alla sezione """"Vivi e lascia morire. Sbronzo"""". Non si tratta di poesia intima e impellente, di sfogo personale, di ritagliare uno spazio d'espressione lirica in una vita altrimenti comoda e inalterabile: """"Vivi e lascia morire"""" è il messaggio nella bottiglia; il poeta si è dedicato ai versi col bisturi e la mano ferma, il cervello acceso e vorticosamente in cerca di lemmi da sventagliare con un mitra cordiale ma letale."" -
La Bosnia e il rinoceronte di pezza. Alima e altre voci
Testimonianze in presa diretta, lacrime e speranze in un libro in cui al centro non vi è la guerra, ma le donne, e in cui una di loro, Alima, si erge come protagonista grazie alla sua voglia di andare avanti per fare sì che il dialogo prevalga sulla violenza, la vita abbia la meglio sulla morte. C'è un doppio piano narrativo in questo libro, che cerca un linguaggio nuovo, in bilico tra teatro civile e racconto: la ricostruzione dei fatti che sconvolsero la Bosnia Erzegovina durante la guerra d'inizio Anni '90 è squarciata dalle pagine in cui Alima tratteggia il suo personale percorso di superamento del dolore. Alima non rappresenta solo se stessa, è il simbolo di tutte le donne bosniache che hanno vissuto sulla propria pelle l'intero campionario degli orrori di un conflitto ancora oggi quanto mai attuale. ""Aleotti ricostruisce le ragioni, le motivazioni e le conseguenze di una storia collettiva, dando vita a un teatro di narrazione che è allo stesso tempo teatro civile, nel quale l'autore si fa carico di trasmettere qualcosa che oggi diventa sempre più sottile: la memoria dei fatti"""". (Simona Silvestri)"" -
Venezuela, l'eden del diavolo
Un popolo senza medicine, senza cibo, vittima di un’iperinflazione incontenibile, brutalizzato da un regime repressivo e corrotto e dalla violenza di gruppi paramilitari che agiscono indisturbati. Così si vive in Venezuela.rn«Hanno strappato alle persone il desiderio di vivere e di emergere, quindi oggi la grande sfida che abbiamo è seminare speranza»rnrnL'angoscia di un popolo attraverso la testimonianza diretta di undici vescovi e due cardinali, che nel corso di una straordinaria visita Ad Limina Apostolorum hanno incontrato papa Francesco rendendosi portavoce delle tribolazioni dell'intero Paese. La gente del Venezuela è senza medicine, affamata, vittima di un'iperinflazione incontenibile, brutalizzata da un regime repressivo e corrotto e dalla violenza di gruppi paramilitari che agiscono indisturbati. Questo libro raccoglie le testimonianze dei prelati e la loro ricetta per portare il Venezuela fuori dall'attuale tremenda crisi economica, sociale e politica, che lo rende a tutti gli effetti l'Eden del diavolo. ""In questi oramai vent'anni di potere chavista, nel Paese si è prodotta una distruzione delle istituzioni pubbliche e private, attraverso espropri e una riduzione immensa dell'apparato produttivo, con la concentrazione dell'impiego nelle mani dello Stato. Inoltre, la restrizione delle libertà di informazione e di opinione ha fatto sparire quasi completamente la presenza di mezzi di comunicazione indipendenti. La caduta drastica della popolarità del governo lo ha condotto a disconoscere la Costituzione e a non permettere elezioni di nessun tipo, perché sa che le perderebbe in maniera eclatante"""". (Card. Baltazar Enrique Porras Cardozo) Prefazione di Alessandro Monteduro. Introduzione di Asdrúbal Aguiar."" -
Umanità in bilico. Medici Senza Frontiere in Italia, venticinque anni dalla parte degli esclusi
Venticinque anni di attività di Medici Senza Frontiere (MSF) in Italia, rivolte soprattutto a persone straniere, ma anche agli italiani in condizioni di maggiore fragilità. Pratica medica sempre unita alla testimonianza e alla denuncia. Cinque lustri raccontati dalle donne e dagli uomini che hanno lavorato sul campo in modo poco autocelebrativo, autocritico, con la frustrazione per i risultati sempre in bilico in un’Italia che in un quarto di secolo sembra essere diventata sempre meno accogliente. Un racconto intimo, in cui più voci cercano di rispondere al dubbio se ne sia davvero valsa la pena. “Questo libro racconta una storia diversa: una nuova storia, di nuovo impegno, di una nuova forma di partecipazione, nei luoghi non illuminati, dove altre istituzioni faticano ad arrivare”. (Marco Damilano) “L’azione umanitaria, nella sua più nobile forma, ci porta a guardare l’altro, cercando di condividere il momento e la propria condizione umana. In questo incontro c’è uno spirito di curiosità, di cura e di apertura al dialogo”. (Stefano Di Carlo) -
Serse Coppi, l'angelo gregario. Fratello di sangue e di vento
Eu un silenzioso, intimo, speciale rapporto di mutuo soccorso quello che legò Fausto e Serse Coppi anche nel corso della loro storia sportiva. Una naturale e speciale relazione che non si esauriva una volta scesi dai pedali. Serse era per Fausto non solo il fratello minore da istruire ma forse per davvero l'unica persona sulla quale poter fare affidamento anche nel privato. E Fausto per Serse era non solo il fratello campione, ma era sangue del suo sangue, a cui sentiva di dover coprire le spalle per affettuosa devozione e un infinito rispetto fraterno mai sfociato in rivalità o gelosie. Serse voleva molto bene a Fausto e ne desiderava ogni felicità. Serse era il quinto dei fratelli Coppi, il più piccolo. Sembrava la copia esatta di Fausto, tanto si somigliavano. E del Campionissimo era assieme l'angelo e il gregario, soprattutto nelle leggendarie sfide contro un altro indimenticabile fuoriclasse, Gino Bartali. Serse morì per le conseguenze di una brutta caduta, avvenuta infilando una ruota in un binario del tram durante un Giro del Piemonte. Aveva appena ventotto anni. Quel triste giorno di giugno del 1951, mentre Serse spirava, Fausto si aggirava per i corridoi della clinica Sanatrix di Torino come un leone in gabbia. L'Airone aveva gli occhi al cielo trasfigurati dal pianto. Non faceva che ripetersi disperato e a denti stretti: ""Aveva ragione mamma... non avremmo mai dovuto correre..."""". Prefazione di Felice Gimondi, introduzione di Riccardo Magrini e postfazione di Marco Carrea."" -
Rue la solitaria
Due sorelle adolescenti. Anastacia, la maggiore, bellissima, esuberante e volitiva, la figlia perfetta. Rue, la minore, chiusa e riservata, attenta al suo mondo e per questo non compresa, a cominciare dalla famiglia stessa. Tra loro due si inserisce Harry, il bel tenebroso fidanzato di Anastacia. Amori, feste, amicizia e dubbi adolescenziali si dipanano in questo romanzo breve scritto con un linguaggio e un ritmo narrativo incalzanti, verso un finale inaspettato e brillante. Prefazione di Luigi Contu. Postfazione di Benilde Naso Mauri. -
Jugo-Rock. La vita e l'amore al tempo della guerra
Estate del 1990.rn«""Jugo-rock"""" è sì un romanzo, ma è fatto di avvenimenti tali che lo spavento e la miseria umana della guerra jugoslava scaraventano il lettore nell’abisso dell’odio fratricida» – Pierpaolo Capovillarn«La mia città è famosa per la birra. Quando dico che sono di Karlovac, tutti sorridono e mi fanno il segno della bottiglia, con mignolo e pollice alzati, esclamando “Karlovacko pivo!”.rnLa nostra birra si beve in tutto il Paese. Ce ne sono anche altre, ma la nostra è la migliore. E costa anche meno. Forse per quello la bevono tutti. Per me è sia la meno cara che la migliore. E di berne un’altra non mi passa neanche per la testa. A parte quando qualcuno porta qualche birra straniera, allora l’assaggio volentieri. Ma non capita spesso.rnIo e i miei amici ne beviamo molte, più che possiamo. Ci troviamo tutti i giorni al parco, nella parte più interna, vicino al lato posteriore del grande hotel. Lì non ci passa mai nessuno, solo qualche ospite ogni tanto si affaccia da una delle mille finestre del grande palazzo alto sei piani. Noi ci divertiamo a mandarli affanculo, tanto non ci sentono.»rnUn diciottenne di Karlovac, Croazia, ha appena terminato la scuola superiore. Passa il tempo tra musica punk e scazzottate. I genitori, preoccupati per il suo comportamento turbolento, decidono di mandarlo a lavorare in Germania. Un'esperienza intensa e formativa, interrotta però bruscamente dalla chiamata per il servizio militare. Un anno di fatiche, umiliazioni e violenza in una Jugoslavia che a dieci anni dalla morte di Tito non è più né unita né socialista. Durante il periodo di ferma la situazione precipita e scoppia il conflitto. Il ragazzo diserta per tornare nella sua città e arruolarsi a combattere nella polizia croata. Appena gli è possibile, torna in Germania e riesce facilmente a costruirsi una nuova vita, ma senza riuscire a integrarsi realmente. Torna allora in Croazia seguendo un destino di violenza che lo attrae come in un vortice.""