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Gli occhi di Thanatos. E-mail sulla morte. Dialoghi d'agosto
Accanimento terapeutico, testamento biologico, eutanasia attiva e passiva sono concetti sui quali da anni è aperto un dibattito politico anche in seguito a alcuni casi che hanno occupato per mesi le cronache con polemiche spesso violente. La politica mi sembra però inadeguata ad affrontare questi temi e penso sia necessario andare più a fondo senza preoccuparsi di ricercare un compromesso per una soluzione condivisa. Certo, la vita pubblica ha bisogno di leggi e in democrazia chi legifera deve tenere in considerazione le opinioni di tutti per rispettare le sensibilità e la libertà di ogni cittadino. Credo che su un tema come la fine della vita, però, non possa valere il principio di maggioranza. Anche se una sola persona decide di non volere più le cure deve avere la libertà di farlo e, quindi, di scegliere come morire. Mantenere in vita, grazie ad una macchina, una persona è solo una violenza. Morire bene è un compito a cui ogni uomo deve dedicarsi e la parola eutanasia dovrebbe riacquistare il suo significato originario: buona morte. Da anni, invece, nel linguaggio giornalistico e mediatico è diventata una parola quasi impronunciabile, sinonimo solo di suicidio. ""È proprio vero - sostiene Platone nel Fedone - che i veri filosofi si esercitano a morire"""" poiché essendo la morte una verità incontrovertibile il saggio dedica la sua vita alla preparazione di questo evento."" -
Il giardino conteso. L'essere e l'ingannevole apparire
L'apparire dell'essere è sempre enigmatico, talvolta ingannevole, in ogni caso incalcolabile. Così è pure il suo celarsi. Quali sono le vie che portano l'essere ad apparire? Come si manifesta l'essere? Dove si cela? Ogni sua manifestazione è davvero illusoria? Ce ne parla Flavio Ermini in questo libro, indicandoci quali conseguenze comporta fare esperienza del mondo e del suo incessante scaturire. ""Il giardino conteso"""" si articola in sei parti, dedicate ciascuna a un momento specifico della contesa che è sempre in atto tra essere e apparire. Quella contesa indica che a fondamento della vita sta la consapevolezza di essere al mondo. Accorgersi di vivere, infatti, è muovere un passo nell'esperienza originaria dell'esistenza. Testimoniare e custodire il senso di tale esperienza è un compito al quale non possiamo sottrarci. La coscienza di vivere chiama all'appello le insistenti e dolorose erosioni degli anni. Eppure questa consapevolezza è la condizione irrinunciabile per potersi accostare alla verità. Bisogna prendersi cura della sofferenza che ci assilla, esserne coscienti, al fine di perfezionare la conoscenza del bene congiunto di bellezza e verità. Ecco perché nelle ultime pagine de """"Il giardino conteso"""", la parola diventa propriamente esperienza poetica."" -
Trasformisti, profani e menzogneri. Spunti da letture avide e disordinate sulle categorie umane
Parafrasando un frammento del «Pedro Pàramo» di Juan Rulfo, scrittore culto ispanoamericano, al quale per rendergli omaggio attinge l'inarrivabile Gabriel Garcia Márquez nel partorire il celebre incipit di «Cent'anni di solitudine», anche lo scrivente... ha ricordato molti anni dopo del pomeriggio in cui l'autore di questi ""spunti da letture avide e disordinate sulle categorie umane"""" lo ha introdotto davanti al plotone di volumi che incurvano i ripiani della sua zeppa libreria, per fargli conoscere l'angolo segreto in cui custodisce le passioni letterarie. Uno di fianco all'altro i dorsi delle opere, adornati da differenti tipologie di caratteri, alcuni foderati in pelle, altri rivestiti in tela, molti cartonati e in bianca carta patinata, immobili aspettano quotidianamente di essere scelti, afferrati dalle dita, rispolverati. Pescando nel pozzo della memoria, con estrema sintesi l'autore sottopone al lettore brevi passaggi di storie il cui comune denominatore è la suddivisione, l'incasellamento dell'uomo in categorie. Una sorta di viaggio, ma anche un invito, alla scoperta dei caratteri e della follia che rendono tragica quanto affascinante la commedia umana."" -
Scuola, sembra ieri, è già domani. L'autoriforma come trasformazione della vita pubblica
Il libro propone di seguire l'itinerario di una insegnante che si appassiona al suo lavoro e inventa pratiche politiche per cambiarlo. L'autrice è una comune professoressa di scuola media che pensa e agisce, ma non da sola, impegnando se stessa, gli altri e, prima di tutto, alunni e alunne, a trasformare il mondo in cui vivono. Ne scaturisce un bagaglio di pensiero e di esperienze capaci davvero di cambiare in meglio la scuola. Il percorso parte dagli anni '80, con la creazione della pedagogia della differenza., per poi dare vita a un libero movimento di donne e uomini: l'autoriforma della scuola, una rete molto attiva nel pubblicare articoli e libri collettivi, con idee nate nell'incontro con studenti e studentesse. Uno di questi libri, ""Buone notizie dalla scuola"""", ha camminato fino in Cile, ispirando di recente la tesi di dottorato di un giovane insegnante, Julio H. Fernàndez, che fin dal titolo parla esplicitamente del """"movimento per l'autoriforma italiana della scuola come un'esperienza di trasformazione personale"""". Al racconto del percorso e degli incontri vissuti dall'autrice, segue una scelta di saggi e articoli in cui si trovano idee che nascono nello scambio umano quotidiano, con la consapevolezza che contrapporsi, anche se i motivi non mancano, può risultare sterile o, peggio, controproducente. C'è sempre qualcosa che si può fare, lì dove si vive, invece di arrendersi o di diventare acquiescenti."" -
Le maschere del senso. Come inganniamo il tempo, la morte, lo stupore di esistere
Il senso dell'esistere: ci poniamo ancora oggi questa domanda, o la troviamo obsoleta? Eppure la domanda di senso può bussare alla porta in ogni momento della nostra vita, più o meno inconsciamente, quanto più crediamo di averla rimossa, omologati al moderno nichilismo del nonsenso o del senso pluralizzato. Ma sono l'assillante percezione del tempo, il baluginare del pensiero della morte, e la stessa stupefacente assurdità del rinascere ogni attimo, a svegliarci dal letargo del senso, un oblio teleologico che sembra più tenace dell'oblio ontologico di cui parlava Heidegger. E la memoria del senso estremo, o della sua domanda, viene neutralizzata ed esorcizzata dal carnevale delle maschere degli scopi ""qualunque"""", degli obiettivi a breve termine e a ogni costo, che ammortizzano l'angoscia, ma anestetizzano anche il pensiero, ne incatenano il libero e rischioso volo. Un libro radicale e demistificante che, memore delle Operette morali di Leopardi e della Genealogia della morale di Nietzsche, prova a stanare le mille finzioni e rimozioni che l'uomo moderno mette in campo per """"non pensare"""" al senso ultimo, e vivere un'esistenza narcotizzata e distratta, nel segno del divertissement, di pascaliana memoria, e della polverizzazione del senso e del suo insondabile mistero in """"ragioni per vivere"""", o sopravvivere."" -
Sulle tracce dell'America
"Sulle tracce dell'America"""" è un viaggio epico e drammatico nel mito americano nel desiderio della terra promessa e di una frontiera simbolica da raggiungere e oltrepassare (...poi girando pagina salti a bordo/del lungo treno merci pieno di bestiame/che percorre fischiando le vene dell'America/e insieme andiamo, perché veda coi miei occhi...) e incarna le molte e controverse componenti della cultura di questo paese nelle figure leggendarie, crudeli o meravigliose, che ne hanno popolato storia e letteratura - l'est delle grandi città e i famosi personaggi dei romanzi noir, il """"selvaggio West"""", avventurieri, poveri vagabondi e infine gli indiani d'America, eredi naturali di un territorio e di un modo di vita che hanno perduto per sempre. Il libro (che inizia con il passato e la scoperta e ci porta verso un'America ideale) è suddiviso in quattro sezioni dal titolo in inglese - a significare l'intenso e inscindibile legame con questa lingua che rimane, viva e vitale, a sostrato dei versi - e rappresenta un universo poetico aperto al Nuovo Mondo (partire verso un mondo nuovo/legare est e ovest, toccare il cuore/di un continente d'immaginazione:/ ci accompagneranno in questo viaggio/le voci che amiamo ricordare) i cui testi, di volta in volta epici e narrativi o lirici, costruiscono un intreccio di figure che riportano in vita il sogno struggente di intere generazioni, senza dimenticare la realtà spesso ingiusta e sanguinosa di un melting pot mai davvero realizzato." -
L'ombra (2015). Vol. 6: La scrittura e l'anima
La nuova serie della rivista ""l'Ombra"""" riprende il progetto della prima serie, pubblicata tra il 1996 e il 2000, di sviluppare e ampliare le tematiche dell'immaginario e del simbolico in ambito filosofico e letterario, al fine di contestualizzare le dinamiche junghiane nella cultura contemporanea. Grazie all'ingresso in redazione dell'A.R.P.A. (Associazione per la Ricerca sulla Psicologia Analitica), si garantisce alla rivista una connotazione prettamente junghiana aderente alla clinica, senza la quale si rischierebbe di evaporare in pura teoria."" -
Le immagini che curano. Immaginazione e clinica
Il libro cerca di fare chiarezza in un campo molto complesso e intricato, quale quello delle immagini e della dimensione clinica dell'immaginazione. Esso esplora la terra di mezzo fra la teoria e l'esperienza clinica, cercando di ricondurre reciprocamente l'una all'altra. Partendo da concetti fondamentali, spesso dati troppo per scontati, quali quelli di Immagine, di Immaginazione e di Metafora, il libro passa a prendere in esame alcuni modelli terapeutici immaginativi, a partire dall'Immaginazione attiva di Jung, cercando di individuarne i punti di forza in comune, ma anche i rispettivi limiti. L'obiettivo è quello di definire e proporre un modello terapeutico immaginativo integrato, orientato analiticamente, nel quale le immagini e l'immaginazione svolgano più di un ""compito"""". Le immagini, infatti, sono in grado non solo di """"svelare"""" ciò che è nascosto nell'inconscio, che spesso si manifesta attraverso il sintomo (e di possedere, di conseguenza, anche quella funzione """"catartica"""" così cara a Freud), ma anche di """"curare"""" quello stesso sintomo per mezzo dell'intervento del Simbolo risanatore che in esse si nasconde. Inoltre, esse sono anche il mezzo con cui il Simbolo può orientare l'individuo in quel percorso interiore di Individuazione teorizzato e personalmente esplorato da Jung. Infine, le immagini sono anche un """"linguaggio"""" altro che può arricchire la dialettica analitica e sostituirsi alle parole laddove queste siano mute o reticenti."" -
Donne di Shakespeare. Personaggi e attrici, alla ricerca di un femminile contemporaneo
Caterina, Giulietta, Rosalinda, Viola, Ofelia, Cordelia, Desdemona, Lady Macbeth, Cleopatra, Miranda. I principali personaggi femminili di Shakespeare nell'esperienza delle migliori attrici che li hanno interpretati negli ultimi decenni. La voce delle attrici ci reca l'universo creato dal Poeta: amore e potere, ferocia e innocenza, tenerezza e rancore, stupore e sgomento, erotismo e candore, passione e rimpianto... L'ambivalenza della Vita e della Morte. L'Umano. E il Teatro, il loro modo di intenderlo e praticarlo con Maestri, registi e compagni di scena: Giorgio Strehler, Luca Ronconi, Massimo Castri, Gabriele Lavia, Umberto Orsini, Toni Servillo, Mario Mattone, Antonio Latella, Ferdinando Bruni, Marco Camiti, Corrado D'Elia, Luigi Lo Cascio, Gianfranco Fiore, Andrea De Rosa, Mattia Fabris, Francesco Leschiera. A seguire ogni intervista, una riflessione sugli aspetti del femminile evocati da ciascun personaggio, con il pensiero di psicologi, sociologi, filosofi, scrittori, poeti, per offrire chiavi di lettura di una realtà complessa e in continuo mutamento. -
Aurélia
Gerard de Nerval (1808-1855), è uno dei più attivi poeti e narratori dell'Ottocento: la sua produzione e la sua vita rimangono segnati dal lutto materno maturato in tenera età, che alimenta la sua passione per i misticismi e l'occultismo. Traduce testi dal tedesco al francese, prima di passare alla produzione personale. Intreccia solide relazioni e scambi culturali con gli autori più noti del periodo: Hugo, Madame de Staël, Gautier e Dickens. L'opera è considerata un tentativo di creare una sorta di diario spirituale, in cui fissare la storia della propria follia e chiarirne i motivi mistici. Sotto le spoglie di Aurélia Gerard de Nerval cela l'attrice a lungo desiderata Jenny Colon. -
Figli della notte. La sfida del voler vivere
Il racconto autobiografico con cui inizia questo libro descrive un processo di distruzione causato da una malattia che ci si ostina a diagnosticare come ""stanchezza cronica, depressione"""". Questa diagnosi viene corretta dall'autore in """"fatica del voler vivere"""". L'esito sembra essere una disperazione che non ha nulla a che vedere con quella dei romantici o dei mistici. La riflessione filosofica che segue ha come obiettivo di eliminare quegli ostacoli, come il pensiero tragico, il romanticismo e il nichilismo, che bloccano lo svolgersi autentico della traversia autobiografica. L'autore, liberatosi da saperi preconcetti provenienti dalla sua formazione, scopre così che le afflizioni attuali riguardano le """"malattie della normalità"""". Gli ammalati di normalità sono all'ombra della vita, ma in essi abita una verità che impugna l'ordine sociale. Come può un uomo-filosofo di oggi diventare un figlio della sua notte? L'autore risponde che gli uomini come lui lo possono fare in compagnia di amici (Artaud, Lautréamont, Kleist...) e di tutti quelli che rendono politica la propria esistenza mostrando così che è possibile trasformarsi entrando nella notte della resistenza alla realtà imposta dagli ordini sociali neoliberisti."" -
Alfabeto delle proprietà. Filosofia in metafore e storie
"'Alfabeto delle proprietà' si configura come un dizionario minimo di parole ricorrenti nella filosofia contemporanea. La scelta obbedisce ad un unico criterio: proporre quelle parole che nel presente continuano a caratterizzare i nostri interrogativi sull'esistenza. Sono parole che ci aiutano - attraverso metafore e storie - a comprendere qualcosa della realtà che ci attornia. Lo fanno attraverso un procedimento molto particolare: ognuna evidenziando un senso nascosto, quasi sempre inedito. A questo proposito Andrea Tagliapietra ci indica che ogni parola ha la sua 'proprietà', il suo senso più 'vero'. Misurarci con tale 'proprietà' può aiutarci ad aprire un varco sul patrimonio sotterraneo della vita del linguaggio. Attraversare questo varco vuol dire mettere tra parentesi le teorie sulle quali abbiamo edificato i nostri saperi e fare ritorno all'essere del mondo così come questo si manifesta, nel suo apparire. Vuol dire muovere un passo incontro alla poesia. 'Alfabeto delle proprietà' si costituisce sul piano filosofico come il confrontarsi, il contendere, il dibattere di una 'cosa' con 'qualcuno'. Si precisa sul piano poetico come il disporsi in ascolto del suono essenziale di ciò che si desta. Si determina in vista di un unico problema: capirci qualcosa di questa nostra vita."""" (dalla postfazione di Flavio Ermini)" -
Il doppio sguardo di Sophia. L'eterno femminino e il diavolo, nella vita e nella letteratura
L'eterno femminino, come Goethe lo ha rappresentato nel suo Faust, si manifesta in una forza intrinseca dell'anima femminile che spinge la coscienza umana verso il compimento delle sue potenzialità naturali, spirituali e di conoscenza superiore. Eva, Elena, Maria e Sophia sono le figure che la tradizione pagana, cristiana e gnostica ci ha consegnato per rappresentare la fenomenologia di questo percorso interiore nelle sue fasi interne. L'autrice, attraverso un rabdomantico inoltrarsi nella conoscenza, che si avvale della messa a fuoco continua di temi psicologici, simboli e topos letterari sempre relati all'esperienza clinica e alla riflessione esistenziale, considera le fasi dell'eterno femminino quale continuum di esperienza e di conoscenza essenziali, sia per la donna che per l'uomo moderni, troppo identificati con l'Io eroico maschile, teso a superare i limiti umani in un costante delirio di onnipotenza che esclude dal suo orizzonte la morte e la fragilità. Sophia è la potenzialità dell'anima iniziata alla dimensione transpersonale della psiche: è la visione dell'intero, riguarda entrambi i generi e in entrambi può essere presente o assente. Rappresenta la speranza di compimento del processo individuativo. Sophia è l'ethos che passa attraverso la differenziazione dell'Io dal Tutto originario, ma a esso sa tornare col filtro e col potere trasfigurativo della cultura e del discernimento etico, acquisiti nel rapporto col mondo e nell'incontro/scontro con l'ombra individuale e collettiva. -
Atque. L'opacità dell'oggettuale
Questo fascicolo di ""Atque"""" riflette sull'intrinseca, originaria e fondamentalmente positiva, opacità del reale. Ovvero sul carattere di opacità e insieme di concretezza delle cose, delle persone, degli eventi a cui, d'altronde, varie pratiche di studio e riflessione sembrano ormai rinviare: dalla percezione all'attenzione, dal darsi del dentro e del fuori, alla relazione tra mente e corpo e tra soggetto e oggetto. Opacità degli oggetti fisici e della materia delle cose: materialità, attrito, resistenza, persistenza, """"quel che resta"""", """"il soggetto sottostante"""" non fanno altro che comporre un corollario della opacità delle cose - così come esse appaiono nel nostro campo visivo. D'altronde, nella visibilità - nel gesto della visione che accompagna il nostro situarci nel mondo - le cose, le persone, le situazioni si dispiegano nella nostra vita proprio per il loro carattere opaco e insieme concreto. In forma di domanda: a) riusciamo, e come, ad abitare le cose che ci sono (che si danno ai nostri occhi) ma che, come tali, si mostrano nei loro caratteri di opacità positiva e concretezza piena? b) come possono procedere i nostri discorsi senza mettere in scena una eterna vittoria della mediazione linguistica e, più in generale, simbolica sulla opacità delle cose, per cui - ogni volta rinviandovi - riescano a non dire di più di quel che nel loro dire tacciono? c) si può infine affermare che proprio resistendo nella loro opacità, le cose sono ciò che danno luogo al patico?"" -
Il secolo di Baudelaire. Poe, Baudelaire, Mallarmé, Rimbaud, Laforgue, Valéry, Hofmannsthal
"Nel XIX secolo nasce la poesia della modernità e Yves Bonnefoy ne traccia in questo libro il profilo. Lo delinea dialogando con i testi poetici di alcuni tra gli autori più significativi dell'Ottocento: da Poe a Baudelaire, da Mallarmé a Rimbaud, da Laforgue a Valéry, fino a Hofmannsthal. La grande innovazione di questi poeti consiste nell'aver compreso che la scomparsa del divino dai significati e dalle figure della struttura linguistica non può determinare che vada anche perduto il senso della trascendenza. Ecco perché nei loro testi mantengono vivi entrambi questi aspetti conferendo alla poesia una natura completamente nuova, assolutamente inedita: una natura in grado di connettere l'infinitezza all'esistenza ordinaria. Il compito al quale questi poeti non si sottraggono è di percepire nelle più semplici parole un residuo dell'originaria atemporalità, dell'infanzia del mondo, quando l'invisibile era ancora visibile. 'Quant'è difficile' esclama Bonnefoy 'condurre questa battaglia!'. E non si può non concordare con lui osservando come nel XX secolo la poesia dell'Ottocento non abbia avuto molti eredi, avendo preferito strade meno ardue, più familiari. L'invito è chiaro: torniamo a fare attenzione a ciò che hanno scritto autori come Baudelaire e Rimbaud. 'È in gioco la poesia' avverte Bonnefoy."""" (dalla postfazione di Flavio Ermini)" -
Magismo del gesto. I segni delle corna nell'arte
In questo saggio si pone l'attenzione sui segni che muovono forze invisibili, ritenute sovrannaturali, attraverso il magismo del gesto. Vengono presi in considerazione soprattutto i gesti di matrice pagana inseriti anche in un contesto veterotestamentario o cristiano. Il potere dei gesti manifesta nelle cerimonie sacrali la forza e la presenza in terra del mondo divino. Gli artisti documentano nelle loro opere gesti utilizzati nei rituali o nella liturgia, e anche in ambito popolare. Se le statue, i dipinti e gli oggetti religiosi sono considerati simboli materiali in cui soggiorna lo spirito del divino, i gesti messi in azione nelle consacrazioni, nelle invocazioni, nella liturgia, nei riti funebri, si possono interpretare come elementi importanti della prassi teurgica. Il teurgo compie i gesti che stabiliscono un contatto con la divinità per attivare miracoli. Questi gesti lasciano trasparire quella terra di mezzo, non totalmente risolta, dove non si capisce fino in fondo se agiscano le credenze superstiziose o la fede indubitabile nel mondo divino. In alcune opere rinascimentali e manieriste la Vergine compie addirittura il cenno delle corna mentre viene annunciata dall'arcangelo Gabriele. Nelle anfore greche il gesto è legato a Dioniso, e nella stessa accezione è compiuto dai soggetti raffigurati sui coperchi delle urne cinerarie etrusche e dei rilievi di Palmira, per allontanare i demoni degli Inferi e per potere accedere nel mondo dei sempre vivi. La Chiesa, che condanna i gesti magici degli stregoni e quelli apotropaici dei pagani, esalta però i gesti miracolosi di Cristo, dei santi e dei personaggi dell'Antico Testamento; impone la sua forza iconologica e rituale affidandosi anch'essa a moduli e tipologie derivate dalle opere di culture e religioni precedenti al cristianesimo. -
L'ombra (2016). Vol. 7: Politiche della psiche
La nuova serie della rivista l'Ombra riprende il progetto della prima serie, pubblicata tra il 1996 e il 2000, di sviluppare e ampliare le tematiche dell'immaginario e del simbolico in ambito filosofico e letterario, al fine di contestualizzare le dinamiche junghiane nella cultura contemporanea. Grazie all'ingresso in redazione dell'A.R.P.A. (Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica), si garantisce alla rivista una connotazione prettamente junghiana aderente alla clinica, senza la quale si rischierebbe di evaporare in pura teoria. -
Una lastra d'infinito
Laboratorio di poesia della II casa di reclusione di Milano-Bollate. Scrivere poesie in carcere. Questa frase ha la stessa forza di suggestione e la stessa potenza straniante dei titoli di due libri importanti sia per la loro qualità letteraria che per il successo di pubblico ottenuto. Mi riferisco a Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi, del 2003, e a Leggere Shakespeare a Kabul di Ornar Qais Akbar e Landrigan Stephen, del 2013. La suggestione e lo straniamento nascono dal contrasto così acuto da risultare straziante tra il luogo e l'atto. Ovvero tra il luogo del mondo dove sembra che la poesia venga massimamente bandita e mortificata e l'attività del poetare che pure, tenacemente, si realizza anche laddove dominano privazione della libertà e segregazione dei corpi e delle anime. -
«Play it again», Pinocchio. Saggi per una storia delle «pinocchiate»
Le ""pinocchiate"""" sono quei testi che riprendono, in forme anche molto diverse, il personaggio creato da Carlo Collodi, al secolo Carlo Lorenzini, nel celebre “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino”, all'inizio degli anni Ottanta dell'Ottocento. Con “Play it again, Pinocchio”, Luciano Curreri cerca di tracciare, in seno a un'idea speculare di Novecento e d'infanzia, una storia delle """"pinocchiate"""": l'inarrestabile ritorno del burattino birichino è un'odissea nutrita di politica, propaganda, pubblicità oltre che di critica, letteratura, cinema, teatro, opera dei pupi, canzonette, fumetto... Dopo averne seguito le tracce in ambito futurista, nel periodo storico dei manifesti e nei dintorni della guerra europea, l'autore prova a circoscriverne un paio di categorie più precise: le """"pinocchiate"""" fasciste e le """"pinocchiate"""" salgariane. Le prime vorrebbero irreggimentare il burattino, straniandone l'anarchica disponibilità all'avventura, che le seconde, invece, paiono tutelare, superando, almeno in parte, la canonica opposizione Collodi-Salgari della nostra storia letteraria."" -
Un caffè tra amici, un whiskey con lo sconosciuto. La funzione dei bar nella metropoli contemporanea
Nella nostra quotidianità ci capita molto spesso di entrare in un bar per prendere un caffè o un aperitivo, lo facciamo con una certa disinvoltura senza dare alcun rilievo al luogo stesso. Bar, caffè, bistrò, pubs e, più in generale, i servizi pubblici di ristoro svolgono viceversa una funzione importante nella società contemporanea come ""luoghi terzi"""", interstiziali, a metà tra il mondo della famiglia e il mondo del lavoro. Costituiscono cornici all'interno delle quali si sviluppano dinamiche particolari, dove si rinforzano le identità e il capitale sociale preesistente ma anche si aprono nuove relazioni con lo sconosciuto. Il testo affronta questi temi partendo da una analisi delle varie popolazioni che troviamo in città e che frequentemente vengono a contatto proprio negli esercizi pubblici. Da luoghi di formazione della opinione pubblica oggi i bar sono soprattutto luoghi di passaggio dove però i soggetti possono ancora mettersi in gioco - aprendosi a nuovi rapporti - o, al contrario, chiudersi in sé stessi. Rappresentano tanto il contesto del leisure e della aggregazione, quanto lo specchio delle solitudini metropolitane. Essi ricalcano il genius loci di una città oppure ne stravolgono l'immagine più consolidata rispondendo a pratiche di consumo globalizzate. Sono infine di vario tipo: dal locale storico al bar di periferia, dall'osteria di campagna al chiringuito sulla spiaggia, dal bar del museo all'internet caffè.""