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Esegesi, vissuto cristiano, culto dei santi e santuari. Studi di storia del cristianesimo per Giorgio Otranto
In occasione degli ottant'anni di Giorgio Otranto, i colleghi, amici e allievi hanno provato a concretizzare la straordinaria mole di attività e di relazioni di cui si è intessuta la sua vita scientifica e accademica in una poderosa pubblicazione, sostenuta dalla ""Fondation de l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres pour le développement des recherches en histoire religieuse du Moyen Âge (André Vauchez, Prix Balzan 2013)"""", dall'AIRS, dal MIUR e dall'Università di Bari Aldo Moro. I temi trattati in questo elegante numero rilegato di Quaderni di «Vetera Christianorum» sono quelli che hanno caratterizzato la ricerca di Giorgio Otranto: l'esegesi cristiana antica, da cui, negli anni Settanta, ha preso avvio la sua carriera di studioso, la storia del vissuto cristiano, indagata in un'ottica multidisciplinare (iconografica, epigrafica, archeologica, oltre che storico-agiografica), il culto dei santi e dei santuari e la diffusione del culto micaelico."" -
La grotta delle veneri di Parabita (Lecce)
La Grotta delle Veneri divenne nota nella letteratura paletnologica in seguito al rinvenimento, al suo interno, di due statuine femminili dette Veneri: da qui il suo nome. Ma non solo: la sua importanza risiede anche nella frequentazione ininterrotta che la vide occupata dal Paleolitico medio fino all'età del Bronzo senza soluzione di continuità. Un periodo lunghissimo nel corso del quale si sono avvicendati tutti gli aspetti della preistoria meridionale, lasciando in essa tracce cospicue della loro presenza. All'inizio ci fu l'uomo di Neanderthal con la sua cultura, il Musteriano (80.000-35.000 anni fa), seguito da una fase di transizione detta Uluzziano che segna l'arrivo del Sapiens con le diverse fasi del Paleolitico superiore (35.000-10.000 anni fa): il Gravettiano, l'Epigravettiano antico e a foliati, l'Epigravettiano finale o Epiromanelliano. Durante il Gravettiano furono inumati insieme un uomo e una donna con uno scarno corredo costituito da un ciottolo e un raschiatoio tinti di ocra e un copricapo fatto con canini atrofici di cervo. Alla fine del Paleolitico superiore gli abitanti della grotta incisero una grande quantità di ossa e pietre, circa 500, con una sintassi geometrico-lineare allora in voga in Italia e in Europa. È una delle espressioni artistiche del Sapiens il cui significato è per noi incomprensibile, al pari della grande arte ""naturalistica"""" che aveva dipinto sulle pareti di molte grotte animali quali bisonti, cavalli, cervi, leoni dall'indubbio contenuto simbolico. Con l'arrivo del Neolitico (VI-IV millennio a.C.) cambiò la vita dei cacciatori-raccoglitori: alla caccia si sostituì un'economia basata su agricoltura e allevamento, che richiese una nuova suppellettile come contenitori in ceramica, strumenti levigati e non solo scheggiati come asce e accette insieme a oggetti di carattere cultuale quali le pintadere, specie di timbri per tatuare o per imprimere marchi. Nacquero nuovi riti e credenze, si affermò una religiosità di tipo agrario con al centro il protagonismo della Terra da cui dipendono le sorti delle creature viventi. La grotta ha restituito tutti gli aspetti della ceramica neolitica dalla impressa agli stili dipinti fino alle fasi finali di Serra d'Alto e Diana. In essa si svolsero riti come lo scavo di buche, una delle quali intercettò la sepoltura paleolitica, offerte di oggetti pregiati e di vasi finemente decorati. Nel corso del Neolitico si sviluppò una rete di rapporti, grazie anche alla navigazione, che permise scambi e contatti con le regioni affacciate sul Mediterraneo, creando un mondo interconnesso che caratterizzerà anche i periodi successivi. Con l'Eneolitico (IV-III millennio a.C.) si diffusero nuove fogge e nuovi costumi funerari: molte grotte divennero sedi di sepolture collettive e una nuova tipologia vide la nascita di seppellimenti sotto tumulo dove, accanto all'inumazione, veniva praticata l'incinerazione. Le forme ceramiche sono ispirate agli aspetti classici di Gaudo e Laterza con interessanti rimandi alla cultura transadriatica di Cetina. Nel II millennio continua la frequentazione della grotta ma con un carattere più dimesso e una suppellettile di uso quotidiano come grandi contenitori e attrezzi per la lavorazione del latte quali i bollitoi. Si conclude così la vicenda millenaria di Grotta delle Veneri, punto... -
La rasola 1 nel castello del Monte di Montella. Ricerche 1983-92
Un posto di primo piano negli studi sui siti fortificati della Campania interna spetta agli scavi condotti nel castello del Monte dal prof. Marcello Rotili che nel 2011 ha curato l'edizione del volume Montella: ricerche archeologiche nel donjon e nell'area murata (1980-92 e 2005-07), nel quale vengono illustrate le complesse indagini che hanno permesso di avanzare un'articolata proposta di periodizzazione alla luce delle stratigrafie rilevate e di un'ampia selezione di reperti. La trentennale attività di ricerca ha evidenziato strutture risalenti al VI-VII secolo quando, in rapporto al graduale abbandono del fondovalle, prese forma sull'altura un villaggio accentrato, trasformato prima in azienda curtense nel VII-VIII secolo e poi in centro fortificato con connotati microurbani, allorché nel IX secolo l'insediamento venne enfatizzato con l'attribuzione di funzioni amministrative al gastaldo che risiedeva nel punto più alto del Monte. All'iniziativa normanna va ricondotta la costruzione del donjon, requisito insieme al resto dell'area murata alla fine del Duecento da Carlo d'Angiò che tre anni dopo attribuì il bene al figlio Filippo, principe di Taranto, trasformando la tenuta in parco-giardino di delizie. La pubblicazione degli scavi è proseguita nel 2012 con il volume Montella: l'area murata del Monte. Ricerche archeologiche nel settore nord, in cui il prof. Carlo Ebanista ha analizzato una porzione dell'insediamento più volte utilizzata a scopo funerario sin dal VI-VII secolo. A prosecuzione del lavoro di edizione, in questa sede si esamina la rasola 1, ampia terrazza situata ai piedi del ridotto fortificato nella quale gli scavi condotti tra il 1983 e il 1992 hanno portato in vista strutture risalenti al periodo dell'azienda curtense ricordata da un giudicato di Arechi II del 762. Tra queste vi è il silo interrato di un'abitazione deputato alla conservazione delle quote canonarie del signore, probabilmente granaglie e/o leguminose. Contestualmente alla costruzione di un possente circuito difensivo, reso necessario dalla trasformazione della curtis in centro del gastaldato montellese documentato nell'849, nell'area fu realizzato un grande impianto metallurgico nelle cui vicinanze sorgeva un edificio interpretabile come officina. L'utilizzo dell'area continuò anche all'indomani del terremoto del 989 che danneggiò la fortificazione e le strutture, rendendo necessario un rifacimento dell'impianto metallurgico e della vicina officina, nella quale furono realizzati due banconi d'appoggio. La frequentazione abitativa ebbe termine soltanto nel XIII-XIV secolo quando l'area venne terrazzata nell'ambito della conversione a parco per i solacia della casa regnante angioina. Dopo la costruzione del convento annesso alla chiesa di S. Maria del Monte nella seconda metà del XVI secolo, nella rasola 1 fu avviata una produzione agricola documentata da un piccolo recinto in muratura. L'analisi delle stratigrafie e dei reperti ha consentito di delineare un quadro piuttosto articolato sulle fasi di vita di questa porzione dell'area murata e sui rapporti con i vicini centri irpini, beneventani e dell'area costiera campana, testimoniati dai puntuali riscontri con i manufatti ceramici. -
Taranto. La steel town dei beni culturali
«Quelle che erano le famose 'steeltown', fiore all'occhiello dell'America roosveltiana, si sono rovesciate già negli anni Settanta nei punti neri della RustBelt, la cintura della ruggine. La crisi dell'acciaio negli Usa è partita prima che da noi, benché in Italia allora nessuno seppe valutare - anche per Taranto - le sue conseguenze. Ciò che ha prodotto è un panorama di macerie: altiforni e laminatoi dismessi o abbandonati, disoccupazione, microcriminalità, assenza di prospettive, contrazione demografica - con numeri non dissimili da quelli jonici. Non sempre le cose sono andate come a Pittsburgh, la città eretta a emblema (in modo peraltro eccessivamente ottimistico) da chi oggi sogna un futuro verde e post-industriale. La realtà è molto più grigia». Questo libro è ispirato dalle parole di Alessandro Leogrande (Fumo sulla città) e si propone di raccontare Taranto e la sua millenaria storia all'ombra di quelle industrie che ne hanno segnato, forse per sempre, l'immagine, ma che non potranno cancellare e oscurare la sua storia e la sua cultura. I contributi di tanti studiosi e ricercatori hanno voluto delineare il volto di una città ricca e contraddittoria, ma innegabilmente affascinante. -
Torre San Giovanni di Ugento e il culto di Artemis Bendis in Magna Grecia
Il volume è dedicato all'insediamento messapico posto sulla punta della rada portuale di Torre San Giovanni di Ugento (Lecce), oggetto di indagini tra 1975 e 1976 da parte dell'Università di Lecce, l'École Française de Rome e la Scuola Normale Superiore di Pisa. L'attento riesame della documentazione d'archivio e lo studio sistematico dei materiali ceramici e coroplastici permettono di delineare l'evoluzione diacronica del sito, caratterizzato dalla presenza di un luogo di culto vissuto tra la seconda metà del IV e tutto il III secolo a.C. L'analisi funzionale delle ceramiche definisce con chiarezza le forme della socialità rituale, incentrata su pasti comuni e la dedica di strumenti della pesca; grande attenzione è rivolta all'offerta di terrecotte del tipo dell'Artemis Bendis, la cui identità e funzione nei contesti delle città italiote e delle aree indigene della Puglia sono criticamente ridiscusse. L'edizione dei ritrovamenti numismatici e delle iscrizioni, in particolare degli ostraka relativi a versamenti ai tesorieri del santuario da parte di personaggi greci e messapici, completa il quadro di questo santuario emporico, posto sotto il controllo di una divinità sensibile alla mediazione e alla coabitazione tra genti diverse. Il volume è completato dalla presentazione delle indagini condotte nel 2014-2016 dalla Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia nella necropoli esterna alle fortificazioni messapiche. -
Appiani bellorum civilium liber primus. Ristampa anastatica
Il commento di Emilio Gabba (1927-2013) al primo libro delle Guerre civili di Appiano apparve nel 1958 e fu riedito, con minime modifiche e un'appendice bibliografica, nel 1967. Da più di sessant'anni è il contributo di riferimento su un testo centrale nello studio del periodo che va dai Gracchi alla guerra contro Spartaco e un punto di partenza imprescindibile per uno studio approfondito della tarda Repubblica romana. La misura dell'autorevolezza del commento di Gabba si trae anche da un dato negativo: l'impresa non è mai stata ripetuta in oltre mezzo secolo. Questa riedizione intende riproporre alla comunità degli studiosi uno strumento di lavoro tuttora fondamentale. La nota bibliografica conclusiva ha l'obiettivo di consentire al lettore di individuare le linee principali del dibattito successivo sul testo di Appiano e di integrarne i temi e gli esiti nell'uso di quest'opera: un libro che continua a trasmettere una lezione esemplare a chi lo legga e lo consulti, a oltre sessant'anni dalla sua prima edizione. -
Fisco, annona, mercato. Studi sul tardo impero romano
In maniera non del tutto casuale il volume 50 della collana, nata nel 1994, raccoglie diciannove saggi scritti dal suo direttore Domenico Vera nell'arco degli ultimi venti anni, dedicati ad alcuni elementi strutturali del tardo impero romano nei loro funzionamenti specifici e nelle influenze reciproche. Le aree di indagine coprono sostanzialmente tre settori: la fiscalità e i suoi riflessi sulla grande circolazione intraregionale delle derrate di base; il ruolo e le dimensioni della redistribuzione statale; l'organizzazione annonaria di Roma e di Costantinopoli e il rifornimento alimentare dei centri urbani. La molto discussa relazione fra stato tardoantico e mercato costituisce il filo rosso che percorre la trama delle singole ricerche. -
Salapia-Salpi 1. Scavi e ricerche 2013-2016
Il volume presenta i risultati del primo quadriennio (2013-2016) di indagini condotte sulle sponde meridionali dell'attuale zona umida e delle saline di Trinitapoli-Margherita di Savoia, laddove già da tempo si ipotizzava fossero sepolte le strutture della città romana di Salapia: centro tanto menzionato dalle fonti scritte, quanto del tutto rimasto ai margini dell'interesse storico-archeologico. L'avvio delle ricerche sistematiche, a seguito della collaborazione tra il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università di Foggia, il Davidson College - North Carolina (USA) e, dal 2016, il Department of History and Classical Studies della McGill University (Montreal - Canada), sta consentendo di riscrivere la storia del centro dall'età della sua fondazione alla fine del I secolo a.C., sino al definitivo abbandono alle soglie dell'Età moderna. Nella prima parte si propone un inquadramento del comprensorio territoriale in cui Salapia è inserita e si ripercorre la storia degli studi e delle ricerche che, nel corso del secolo scorso, hanno riguardato l'insediamento. Nella seconda sono illustrati i dati acquisiti sia a seguito delle ricognizioni di superficie condotte nell'area della città prima dell'avvio degli scavi sistematici, sia delle prospezioni geofisiche estensive, che hanno svelato la fisionomia della città sepolta. La terza parte raccoglie i contributi incentrati sui contesti scavati tra il 2014 e il 2016 in due settori diversi del tessuto urbanistico: il centrale isolato XII, dove sono state esplorate una domus a peristilio, una piccola conceria annessa alla domus e parte delle abitazioni confinanti; il prospicente isolato XVI, con un nucleo di tabernae affacciate sul cardine massimo. La sezione più corposa è dedicata ai materiali rinvenuti (reperti ceramici, vitrei, metallici, numismatici, epigrafici, bioarcheologici) e alle analisi archeometriche effettuate. Il volume si chiude con la presentazione del progetto di archeologia pubblica OpenSalapia. -
I capolavori e la pace. Le restituzioni di opere d'arte all'Italia dopo la Seconda guerra mondiale
Molto è ormai noto - grazie a testimonianze, libri, produzioni cinematografiche - delle depredazioni di beni storico-artistici ad opera dei tedeschi nel corso della Seconda guerra mondiale. Meno sondato in tutti i suoi risvolti è forse il caso italiano, parallelo prima, e legato poi, a quello tedesco. Gli atti di coraggio e dedizione del personale militare e delle belle arti italiano per la protezione e il recupero dei capolavori nazionali è stato infatti preceduto e accompagnato da gravi episodi di asservimento politico e persecuzione razziale. Si tratta di decisioni che hanno segnato il destino non solo di molte persone, ma anche dei loro oggetti più preziosi, assieme a quelli delle collezioni pubbliche o, comunque, dichiarati dalla legge di rilevante interesse artistico e storico. Un'Italia riscattatasi a fatica si è impegnata allora a suo modo nel dopoguerra per rientrare in possesso di quanto aveva lei stessa ceduto ai vertici nazisti o le era stato tolto dopo l'invasione tedesca del 1943, scontrandosi a più riprese con le autorità americane e tedesche per ottenere quelle stesse riconsegne. Uno sforzo politico che, se da un lato ha portato alla ribalta personaggi dai tratti quasi romanzeschi come il fiorentino Rodolfo Siviero, dall'altro ha però visto allungarsi pericolosamente sui nuovi equilibri internazionali tutte quelle ombre gettate solo qualche anno prima dalle sconsiderate politiche del governo fascista. -
Abitare nel Mediterraneo tardoantico. Atti del III Convegno Internazionale del Centro Interuniversitario di Studi sull'Edilizia abitativa tardoantica nel Mediterraneo (CISEM) (Bologna 28-31 ottob...
Il volume raccoglie gli Atti del III Convegno internazionale organizzato dal Centro Interuniversitario di Studi sull'Edilizia abitativa tardoantica nel Mediterraneo (CISEM) presso l'Università di Bologna dal 28 al 31 ottobre 2019. L'ampio titolo ""Abitare nel Mediterraneo tardoantico"""", già utilizzato per la seconda edizione dell'incontro di studio (Bologna 2-5 marzo 2016), è stato mantenuto al fine di costituire una vera e propria serie che si auspica possa essere arricchita dai prossimi convegni organizzati dal Centro, nell'ottica di una sempre più ampia condivisione e diffusione delle conoscenze in questo importante settore dell'archeologia tardoantica. Per offrire una panoramica dei più recenti risultati di ricerche relative a varie tipologie di abitazioni in un ampio arco cronologico (IV-VI secolo d.C.), i contributi sono presentati secondo un criterio geografico da Oriente verso Occidente: si parte quindi dalla Siria, per proseguire con Cipro, Asia Minore, Grecia, Dalmazia, Africa settentrionale e arrivare all'Italia, con Sicilia e Sardegna, e quindi spingersi nella Penisola iberica, fino alla Lusitania. Emerge un quadro assai ricco e variegato di modi e forme dell'abitare nelle diverse regioni del Mediterraneo, sulla base di un approccio il più possibile """"globale"""" allo studio dei singoli edifici e del contesto storico-territoriale di appartenenza."" -
Riflessioni di Roma in Occidente. L'organizzazione degli spazi pubblici per il culto imperiale nelle Province Iberiche tra Augusto e i Flavi
"In questo volume Stefano Maggi fa confluire molte sue pluriennali ricerche sul mondo romano, ricche di risultati ma anche di prospettive e di intriganti problemi che restano ancora aperti. Un mondo caratterizzato dalla continua presenza di riflessi di quel che succede nella capitale, molteplici e però partecipanti anche alla creazione, nell'aspetto delle diverse città, di un linguaggio comune che fa sì che, nonostante le tante particolarità [...] un cittadino romano si sentisse sempre a casa, in qualsiasi città del mondo romano egli si trovasse"""" (Dal saggio introduttivo di Giorgio Bejor). Concentrandosi in particolare modo sull'arco cronologico tra età augustea e età Flavia, l'Autore presenta un approfondito studio sui paesaggi urbani iberici e riflette sul processo di strutturazione dei principali centri urbani e di omologazione con la capitale. Il volume è quindi un contributo all'archeologia delle province romane, alla metodologia della ricerca per lo studio dei contesti provinciali, ma anche alla riflessione su temi centrale nella storiografia moderna: la romanizzazione delle province, l'integrazione delle élites provinciali e il rapporto tra urbanizzazione, allestimento monumentale e evoluzione giuridico-amministrativa." -
La Confraternita del Carmine di Giovinazzo. Spiritualità e debolezze umane in una istituzione di epoca post-tridentina
Il volume ricostruisce la storia della Confraternita del Carmine di Giovinazzo utilizzando fonti bibliografiche e archivistiche nonché valorizzando l'analisi del suo atto istitutivo, il cui originale pergamenaceo, vergato nel 1598, è stato casualmente rinvenuto presso l'Archivio di Stato di Bari nel 2017. Particolare attenzione è riservata alle vicende connesse al trasferimento della Confraternita in diverse sedi, alle regole imposte al momento della formale istituzione canonica e a quelle dei secoli XVIII e XIX approvate dall'autorità civile. Particolari i riferimenti alla soppressione del corpo sociale nel 1615 e alla sua ricostituzione trenta anni dopo. Il saggio restituisce l'immagine di un sodalizio che ha lasciato un segno nella religiosità cittadina e nei confratelli che, pur guidati dalla devozione alla Vergine Santissima, sono stati spesso condizionati dalle umane debolezze. -
Luce e olio tra antico e moderno. Ediz. illustrata
La luce permea di sé ogni ambito della realtà fenomenica e costituisce forse lo strumento più formidabile disponibile in natura ed esperito dall'umanità per cercare di leggere gli aspetti cangianti e abitare la complessità del divenire esperienziale. Meno generosa tuttavia è la proposta conoscitiva di questi argomenti in prospettiva storico-archeologica, capace di inverare i mutamenti che luce e illuminazione hanno comportato nelle vicende antropiche e nella cultura materiale. Lungo questo crinale tematico si è mosso il percorso di ricerca indicato dal 'PRIN 2015-Luce crea Luce (prot. MIUR nr. 2015PX7BEY_002)', prediligendo un taglio interdisciplinare e trasversale, definito in complementarietà e disgiunzione tra antico e moderno. Così questo volume raccoglie l'esito del dialogo promosso tra saperi specialistici in riferimento al patto ecfrastico tra esigenza, soluzione, prodotto e fruitore della illuminazione (naturale e artificiale), che si attiva grazie alla condivisione e alla funzionalità di oggetti rivolti a una determinata attività, sistemati in ambienti e spazi definiti, suscettibili di distinti tipi di supporto materico e di combustibile, avvertiti secondo una cangiante percezione di forme e di soluzioni applicative. Tale visione da un lato ha permeato l'approfondimento di alcuni momenti della storia elaicola della Puglia, connessa a sua volta all'olio d'oliva quale combustibile d'elezione mediterranea nella tradizione plurimillenaria dei dispositivi per l'illuminazione artificiale; dall'altro lato ha permesso l'elaborazione di 'Ole@Exhibition', mostra didattica sulla civiltà dell'olivo e dell'olio nell'area pugliese tra l'evo antico e i primi lustri dell'Ottocento, periodo in cui la regione da atavico 'scolatoio di olio lampante tra montagna e mare' divenne uno tra i maggiori poli mondiali per la produzione e il commercio di olio d'oliva di finissima qualità. -
Che fine ha fatto Romolo?
Roma, aprile 2018. Nei pressi di Via del Corso avviene un fatto straordinario anche se nessuno, o quasi, sembra essersene accorto: Romolo è riemerso dalle viscere della terra e, per alcuni giorni, è tornato nel tempo presente. Tra le strade di Roma cerca di ritrovare i luoghi della sua giovinezza, dove si svolsero i fatti straordinari che portarono alla nascita della città. I romani di oggi non possono né vederlo né ascoltarlo, ma lo notano altri fantasmi di epoche diverse; tra questi uno strano personaggio, morto da circa 180 anni, che comincerà a seguirlo per scoprire la sua identità e risolvere un antico mistero su cui ha cominciato a interrogarsi da ragazzo: come mai il fondatore, all'età di 54 anni, scomparve improvvisamente da una riunione che lui stesso aveva convocato presso la palude della Capra? Che fine ha fatto Romolo? Il romanzo si svolge in scenari cronologicamente diversi: l'ottavo secolo avanti Cristo, la prima metà dell'Ottocento e la Roma contemporanea. I luoghi geografici restano gli stessi ma diventano il punto di partenza per un viaggio stratigrafico nella memoria stessa della città. -
Monte Sannace lavori in corso. Studi e ricerche presso il Parco Archeologico di Monte Sannace
Il volume costituisce una tappa importante del lungo percorso di indagine delle testimonianze archeologiche del sito di Monte Sannace, avviato nei primi anni Novanta da Ettore Maria De Juliis. I risultati qui presentati sono il frutto di un complesso lavoro di analisi e interpretazione e della collaborazione fra il Ministero ora della Cultura, Direzione Regionale Musei della Puglia e l'Università di Bari, Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici. I 19 saggi, divisi in 4 sezioni, oltre ad occuparsi di tematiche archeologiche strictO sensu, affrontano importanti argomenti relativi al paesaggio, alla viabilità antica, marittima e terrestre, alle fonti storiche e alla toponomastica, attraverso un metodo di ricerca archeologica contemporaneo che si avvale dell'ausilio di altre discipline, dalla chimica alla paleoantropologia e alla tafonomia. -
La notitia dignitatum e altri saggi di tarda antichità
Si ripubblica in questo volume, con integrazioni e aggiornamenti, l'opera prima di Guido Clemente (1942-2021), ""La Notitia Dignitatum"""", uno studio, apparso nel 1968 e tuttora insuperato, sul documento che ci illumina sulla struttura amministrativa e militare dell'Impero romano al momento della sua divisione in parte occidentale e orientale. A corredo dell'opera monografica si pubblica una serie di saggi, i quali non solo tornano ad affrontare la Notitia, ma discutono anche altri temi di tarda antichità, in particolare l'amministrazione, le aristocrazie ed infine la svolta religiosa dei secoli dal IV al VI. Completa il volume un'introduzione inedita, in cui lo storico ripercorre criticamente la traiettoria intellettuale della generazione sua propria e di quella precedente, protagoniste della straordinaria stagione di studi sul periodo che ancora perdura."" -
Musei: proposte per il futuro
Dopo una lunga tradizione di irrilevanza e di marginalità, il museo italiano sta cambiando e sta acquisendo un ruolo mai avuto in precedenza, aprendosi all'accoglienza, alla partecipazione e alla condivisione, con un respiro sociale nuovo. Frutto della riforma del ministro Dario Franceschini del 2014 - incentrata sul rovesciamento del paradigma convenzionale: dalla tutela alla valorizzazione - il museo è al centro del sistema del patrimonio culturale. Il volume propone la riflessione su temi focali del museo tramite la trattazione di parole chiave, dalla definizione al profilo istituzionale per aprire il mondo museale al cambiamento e all'innovazione. Dunque, parole, concetti e il racconto di esperienze che intendono entrare, con una visione personale, nello specifico di scelte e pratiche abituali, di paradossi e contraddizioni, di pigrizie, ma anche di guizzi di innovazione e di creatività, che stanno aprendo al futuro le porte dei nostri musei. La prospettiva che ci deve ispirare tutti è data oggi dalle parole di Sergio Mattarella: «l'Italia è, per antonomasia, il paese della bellezza, delle arti, della cultura. Così nel resto del mondo guardano, fondatamente, verso di noi. La cultura non è il superfluo: è un elemento costitutivo dell'identità italiana. Facciamo in modo che questo patrimonio di ingegno e di realizzazioni - da preservare e sostenere - divenga ancor più una risorsa capace di generare conoscenza, accrescimento morale e un fattore di sviluppo economico» (Discorso di insediamento del 3 febbraio 2022). Questo libro intende collocarsi nell'alveo di questa autorevole raccomandazione. -
Viaggiare nel Mediterraneo tra antico e moderno
Il Mediterraneo è da sempre luogo di incontro o di scontro tra popoli. Alleanze o antagonismi politici, relazioni interculturali, transazioni economiche e condivisione di fedi religiose: tutto avveniva e avviene grazie agli spostamenti di cose e persone. Il presente volume contiene gli atti del Convegno, dall'omonimo titolo, in cui studiosi di varie epoche storiche si sono cimentati nell'analisi, attraverso i secoli, di tragitti e percorsi, obiettivi e difficoltà, aspettative e idealizzazioni di personaggi illustri, mercanti, diplomatici, donne, soldati e pellegrini. Documenti di prima mano, resoconti di viaggio, viaggi famosi e storie di viaggi hanno offerto l'opportunità di rintracciare temi e problematiche comuni agli uomini di tutte le epoche e a quanti si occupano di studiarle. -
Posgarù. Dialoghi diagonali sul patrimonio culturale e dintorni
È possibile affrontare i temi della cultura e del patrimonio culturale senza cadere nel trabocchetto del gergo degli addetti ai lavori? È possibile spargere un po' di ironia là dove la seriosità dei linguaggi e degli atteggiamenti fa velo alla serietà degli argomenti? Una collezione di dialoghi 'registrati' nei luoghi delle nostre vite quotidiane sembra dare una risposta affermativa a questi interrogativi. Semplificare si può, con buona pace di chi pensa che semplificazione faccia rima con banalizzazione. Ma la forma del dialogo ci fa un regalo in più: ci dice quanto sia normale che nelle parole e nei silenzi dei nostri interlocutori si possa trovare sempre qualcosa che ci aiuta ad aprire l'orizzonte delle nostre domande, a cogliere elementi di condivisione più che di contrasto. I personaggi colti nel vivo delle loro giornate di lavoro o di svago ci ricordano che per dare peso e autorevolezza alle proprie idee, anche nel campo della cultura, non c'è bisogno di alzare la voce, quanto piuttosto di praticare l'ascolto. Le voci della gente comune mescolate a quelle degli addetti ai lavori sembrano voler farci riflettere sul nostro amore per il patrimonio: troppo geloso? miope? contento di sé? E ci sussurrano che, se vogliamo davvero offrirgli un futuro, dobbiamo non solo conoscerlo, ma anche condividerlo: il compito degli studiosi e delle istituzioni, oggi, in fondo è tutto qui. -
Economia e frontiera nell'impero romano
Il volume raccoglie i testi presentati al Convegno ""Economia e frontiera nel mondo romano"""", tenutosi nel mese di ottobre del 2019 presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Il Convegno ha rappresentato il momento conclusivo del progetto di ricerca """"INDevelopment"""" (di durata biennale, parte del programma STAR), che si proponeva di dare conto della specificità delle aree di frontiera, soprattutto dal punto di vista economico. In queste zone il sistema romano entrava in rapporto con realtà sociali, culturali ed economiche differenti; tale contatto creava fenomeni peculiari di intercambio (commercio transfrontaliero, importazioni ed esportazioni di merci, scambi culturali) e di controllo (attraverso le milizie, ma anche con provvedimenti fiscali). Non c'è nel volume una pretesa di esaustività o di organicità. Piuttosto, l'intenzione dei curatori è stata quella di raccogliere una serie di """"casi economicamente extra-ordinari"""", per dare testimonianza di una realtà che nel mondo romano non era classificabile come ordinaria amministrazione: la vita economica di una provincia di frontiera. La rassegna cerca di toccare scenari geograficamente diversi, che vanno dall'Occidente fino all'Oriente e si spingono persino fuori di quelle che sono considerate le tradizionali frontiere romane, toccando il tema dei rapporti commerciali con il continente indiano.""