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Mostrati 1941-1960 di 10000 Articoli:
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Trasferimenti in loco. Saggi sulla traduzione, il dialetto e la poesia
Non si è mai tradotto tanto come ai nostri tempi, e mai scritto tanto sul tradurre. Eppure è singolare quanta poca attenzione critica sia stata dedicata alla traduzione da e verso le lingue minoritarie, dando per scontato che le riflessioni sulle lingue maggioritarie si applichino senza problemi anche alle altre. I saggi raccolti in questo volume mostrano i motivi per cui spesso non è così, e come le dinamiche traduttive fra lingue maggioritarie e dialetti abbiano qualcosa da insegnarci che altrove non si può trovare. Il volume presenta un quadro dei complessi rapporti fra i tre attuali protagonisti della questione (l'inglese come lingua globale, l'italiano come lingua nazionale, il dialetto) e la quarta componente che li lega, ovvero la traduzione. -
Storia, natura, ecologia. Scritti per Manlio Iofrida
La ricchezza straordinaria delle ragioni del percorso di studio di Manlio Iofrida è ciò di cui testimonia questa raccolta di contributi, progettata da studiosi amici e allievi per tentare di restituirne l'ampiezza e la profondità. In quest'ottica, i rimandi alle parole-chiave della sua ricerca - ""storia"""", """"natura"""", """"ecologia"""" - consentono di cogliere alcune linee fondamentali lungo le quali prendono corpo questi scritti. Grazie alla attenzione filologica verso le tematiche affrontate e, al tempo stesso, alla condivisione in spirito di amicizia dei suoi risultati, Iofrida ha realizzato un'impresa intellettuale mai fine a se stessa; essa è fortemente tonalizzata in senso etico e politico in un modo per niente scontato e originale. Con scritti di: Charles Alunni, Prisca Amoroso, Andrea Michele Angelini, Valentina Antoniol, Mita Arici, Stefano Berni, Giuliano Campioni, Marco Ciardi, Marco Ciaurro, Marco Dal Pozzolo, Gianluca De Fazio, Ubaldo Fadini, Giulia Gandolfi, Alice Giarolo, Alfonso Maurizio Iacono, Alberto Lorenzini, Arianna Mazzotti, Diego Melegari, Paolo Missiroli, Igor Pelgreffi, Nicola Perullo, Silvano Petrosino, Benedetta Piazzesi, Stefano Righetti, Paolo Savoia, Marco Tronconi, Matteo Villa, Caterina Zanfi."" -
La crisi dell'insegnamento e il diritto all'istruzione
Deluso dal ""tradimento"""" di Jean Jaurès, il quale - a suo avviso - sacrifica l'ideale sull'altare della demagogia parlamentare, Charles Péguy enfatizza gli aspetti più mistici e profetici dell'idea socialista, immaginando (o meglio, vivendo con la fede in) una realtà politica di cui l'obbiettivo finale non deve essere né l'uguaglianza, né la giustizia borghese, né la carità, quanto piuttosto la relazionalità fondata sulla concordia, sulla realizzazione di una consonanza di spirito capace di portare all'affetto e all'aiuto reciproco. Il volume pubblica, in traduzione originale e inedita in lingua italiana, tre saggi di questo autore singolarissimo incentrati sulla questione educativa: tre saggi accomunati dal denominatore comune del rapporto tra la centralità dell'insegnamento e le criticità del sistema di istruzione."" -
Salus
La pandemia da Covid-19 ha messo in luce le linee di tensione fra i plurimi significati del significante salus. Salute individuale (e collettiva), certo, ma anche salvezza o salvazione della comunità politica (salus rei publicae), nella specifica identità costituzionale che le è propria. L'esperienza di una vita umana disastrata dalla pandemia si inserisce nella complessa vicenda storica iniziata nel secondo dopoguerra, articolata in fasi di volta in volta definite con formule evocative, dal ""principio disperazione"""" di Günther Anders al """"principio speranza"""" di Ernst Bloch; dal """"principio responsabilità"""" di Hans Jonas alla """"Risikogesellschaft"""" di Ulrich Beck alla """"società liquida"""" di Zygmunt Bauman. Troneggia, adesso, il sentimento della paura, che si appunta tanto sul fenomeno che la scatena quanto sulle misure adottate per fronteggiarlo. La risposta alla paura non ha determinato una sfigurazione dello Stato (costituzionale) di diritto. È fallace, infatti, la diffusa evocazione dello stato di eccezione, che non considera la radicale diversità fra questo e lo stato di emergenza (nel quale, invece, ci troviamo). Ed è fallace (e talora sconcertante) il richiamo a pretese derive autoritarie o addirittura totalitarie che il nostro ordinamento starebbe conoscendo. Un'analisi attenta e obiettiva dimostra che, sebbene i malfunzionamenti, anche seri, non siano mancati, le istituzioni hanno retto il colpo e che lo stesso Parlamento, pur costretto a inseguire il Governo sul terreno della legislazione d'urgenza, ha saputo evitare la marginalizzazione. Le garanzie giurisdizionali, a loro volta, hanno funzionato e i diritti hanno sempre trovato il loro giudice, anche quando a essere contestato era quell'obbligo vaccinale sul quale s'è addensata la più vivace, per quanto minoritaria, contestazione."" -
Kandinsky filosofo
Kandinsky non è stato soltanto un grandissimo artista ma anche uno straordinario intellettuale. I suoi scritti teorici corrono lungo un percorso che passa per la psicologia descrittiva, la fenomenologia, la Lebensphilosophie e - negli anni dell'adesione al Bauhaus - per una metafisica della natura e una teologia apofatica. Filosofi di riferimento sono Stumpf, Husserl, Scheler, Simmel, Nietzsche, Sestov, Bloch e, dentro una religiosità ortodossa, Solov'ëv, Bulgakov, Florenskij; più lontano nel tempo Schelling. In un orizzonte così articolato la riflessione che Kandinsky viene sviluppando non ha solo una funzione legittimativa di una pratica artistica, ma attesta anche il travaglio di tutta un'epoca, nonché lo sforzo di un suo superamento. Al centro sta la necessità interiore, volta, in pittura, all'emancipazione dal dato percettivo e, nella storia, alla promozione dell'umanità. Alla fine il movimento di elevazione dello spirito dovrà tradursi nell'incontro di Oriente ed Occidente. Alla base sta la tesi che le cose risultano, piuttosto che nell'opposizione, nella differenza; non già nel pensiero né in direzioni date dell'esistenza, bensì nel movimento di crescita della vita. Specialmente è l'opera d'arte che porta alla luce il nuovo o, per esprimere la stessa idea in altre parole, è ricchezza che crea ricchezza. -
La dichiarazione sovversiva. Olympe de Gouges e noi. Con graphic novel
Olympe de Gouges non è solo un classico misconosciuto o da riscoprire, da leggere, studiare e discutere, ma anche un'autrice che con i suoi scritti e la sua stessa esistenza offre ancora oggi straordinari spunti di riflessione nell'indagare i rapporti tra uomini e donne. L'opera si compone di una breve nota biografica, che dà conto dei caratteri di straordinarietà dell'esistenza di questa donna certamente ""fuori dagli schemi"""", di una narrazione, in forma di graphic novel realizzata con grande professionalità e perizia da Claudia Leonardi, di alcuni aspetti rilevanti della sua riflessione e attività culturale e politica, nonché di dieci voci che mettono a fuoco, ricavandole in particolare dalla Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina una serie di questioni-chiave, che da esse emergono: uguaglianza e differenza; libertà; giustizia; teatro; parola; suffragio; cittadinanza; lavoro; schiavitù e oppressione; rivoluzione."" -
Il cigno
Le Cygne (Il cigno, 1860) è la poesia più famosa dei Tableaux parisiens (Quadri parigini), seconda sezione delle Fleurs du mal (I fiori del male): con la memorabile rima «malinconia / allegoria» diventa, nella lettura ormai canonica di Walter Benjamin, l'emblema della modernità metropolitana, l'allegoria, appunto, dell'esilio del poeta nella società moderna. Il saggio di Pierluigi Pellini ripercorre e discute brevemente le interpretazioni del testo, per poi analizzare nel dettaglio alcune delle numerose e diversissime versioni italiane: in prosa, in versi regolari (doppi settenari, endecasillabi), in versi liberi. Le scelte dei traduttori - fra cui spiccano poeti importanti come Giorgio Caproni e Giovanni Raboni, Attilio Bertolucci e Fernando Bandini - illuminano aspetti diversi della poesia di Baudelaire, suscitando riflessioni inedite sia su Baudelaire, sia sulla poesia italiana del Novecento; mentre la straniante riscrittura in inglese di un grande poeta statunitense, Robert Lowell, propone interrogativi di grande attualità sulle pratiche delle traduzione poetica. -
La dimensione giuridica in Dante Alighieri
Il saggio prende spunto dall'opera giovanile di Kelsen Die Staatslehre des Dante Alighieri nella quale Dante venne definito «uno studioso di diritto pubblico» e di riflesso il De Monarchia «un'opera scientifica di diritto pubblico». Una tesi apparentemente disallineata rispetto alla acquisita convinzione secondo cui non risulta che Dante si sia dedicato specificatamente a studi giuridici, ma avvalorata da tutta una serie di studi più recenti che dimostrano come nel De Monarchia sia ravvisabile l'impiego accurato della concettuologia giuridica e la conoscenza di una serie di istituti propri del diritto comune. Il saggio ha lo scopo di ripercorrere i filoni giuridici che in Dante compongono una tessitura che lega in un rapporto osmotico e dunque ordinamentale giustizia, diritto e Imperatore, nel quale quest'ultimo ha una funzione costituzionale che si invera nel ""dare e dire"""" il diritto e con ciò assicurare la pace sociale. Nello stesso tempo, la primazia dell'Impero si salda con la (e deriva dalla) primazia della legge divina e della legge naturale. La controprova della presenza di una dimensione giuridica è data dal fatto che il messaggio di Dante trovò sviluppo nella raffinata e altissima dottrina di Bartolo da Sassoferrato: tutt'oggi, soprattutto per quanto riguarda l'idea di una universale res pubblica delle genti, costituisce motivo ispiratore sia di teorie sia di istituzioni."" -
Esistenze. Appunti di metafisica giuridica
In questo scritto ci si chiede cosa si intende quando si dice che un diritto esiste. Si considera ovvio che una qualche concezione dell'esistenza del proprio oggetto sia premessa necessaria di ogni discorso giuridico. Un paragrafo è dedicato alla effettività del diritto, in quanto in genere un diritto viene considerato esistente solo se effettivo. Sono premesse che influenzano il resto del discorso, ma rimangono spesso sottaciute. Il giurista che evita di riflettere sul senso in cui un diritto esiste o è effettivo dà per scontata la prima cosa e considera la seconda estranea alla propria disciplina. Ma i problemi rimangono e per evitare di affrontarli si ricorre a metafore: assimilando il diritto, ciascun diritto vigente, ad un oggetto materiale o ad un essere vivente (come con la parola 'vigente'). Un diritto viene creato. nasce e si estingue, ovvero sgorga da fonti che nessuno crede esistano materialmente. La tesi principale di questo scritto è che la esistenza del diritto è l'esistenza di un oggetto significante fatto di regole condivise da un gruppo sociale. Esistono perché le persone credono che esistano, sanno che il gruppo condivide la credenza e si comportano di conseguenza. Come una lingua i diritti cessano di esistere quando queste credenze vengono meno. Alla base della esistenza di un diritto positivo c'è dunque un insieme di credenze di senso comune, non una rilevazione della giurisprudenza o della sociologia. -
Erotismo e letteratura. Antologia di scritti militanti (1960-1976)
Fra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, i rapporti tra erotismo, letteratura, arte e cultura sono al centro di un dibattito denso e costante che coinvolge molti e molte intellettuali. La censura, l'emancipazione sessuale, la rappresentazione artistica (e non) del sesso sono alcune delle questioni di quello che si potrebbe definire un vero e proprio scontro culturale e politico capace di cogliere e far emergere con estrema lucidità i nessi fra sesso, potere, interdizione, libertà e controllo. Moltissimi e moltissime intellettuali si interrogano sulla portata politico-ideologica del discorso erotico in relazione al discorso artistico, da prospettive talvolta molto diverse: dalla critica letteraria più tradizionale, al saggio di costume, passando per l'analisi sociale, fino alle riflessioni dei gruppi di liberazione femminista e dei movimenti omosessuali. L'antologia vuole ripercorrere le tappe fondamentali di questo dibattito, riproponendo ai lettori e alle lettrici d'oggi i principali contributi (spesso dispersi, dimenticati, talvolta inediti) di quella stagione: da Montale a Luisa Muraro, passando per Vittorini, Fortini, Quasimodo, Calvino, Pasolini, Morante, Moravia, Parise, Lonzi, Frabotta, Mieli, Ginzburg, Spinazzola, Giudici, Maraini, Arbasino e molti e molte altre -
Pluralismo giuridico e realtà coloniale. Il ruolo del Judicial Committee of the Privy Council nel quadro dell'imperialismo britannico
La riflessione teorica sul pluralismo giuridico, in prevalenza legata alla globalizzazione e alla de-statalizzazione del diritto, ha spesso soltanto lambito l'intreccio ""ambivalente"""" dell'istanza pluralistica con l'esperienza del colonialismo europeo. La storia coloniale del Canada, dell'Australia e della Nuova Zelanda ha permeato l'elaborazione di modelli pluralistici caratterizzati da uno statuto di autonomia rispetto alle soluzioni politiche e giuridiche percorse dalla madrepatria britannica. In questa direzione, nell'Impero britannico, la giurisprudenza, attraverso il ruolo della Corte del Judicial Committee of the Privy Council, offre un case-study rilevante nel dibattito giusfilosofico sul pluralismo normativo come opzione sistemica e sulle sue connessioni con la cittadinanza."" -
La scrittura del silenzio. Oblio e linguaggio in Maurice Blanchot
Che significato ha il silenzio per colui che scrive? Si tratta veramente di un ostacolo? Per abitudine siamo portati a considerare il silenzio come il nemico che lo scrittore deve sconfiggere, il blocco che deve cercare di oltrepassare per imprimere l'inchiostro su carta. Fonda tale idea una concezione dialettica del rapporto tra scrittura e non-scrittura in cui il silenzio è ridotto a mera antitesi della parola. Il limite di questo punto di vista consiste nel non tenere conto della conflittualità che germina all'interno di uno spazio, quello letterario, dove parola e silenzio si coinvolgono in una relazione giocosa, obliante e interminabile. Maurice Blanchot, analizzando il valore del silenzio nell'esperienze letterarie di scrittori come Rimbaud, Mallarmé e Rilke, propone una concezione più stratificata e paradossale del legame tra scrittura e non-scrittura. Non c'è parola che non poggi su uno sfondo di silenzio, non c'è silenzio che non sia infestato dalle parole. In questo quadro concettuale lo scrittore è colui che è condannato al più insensato dei compiti: conservare il silenzio scrivendo. La scrittura non è più una cancellazione del silenzio, la scrittura dovrà tentare d'essere «un modo di tacere». -
Romanz des trois anemis. Testo morale in versi del Duecento francese. Ediz. critica
Il ""Romanz des trois anemis"""" è un poema allegorico-morale sui tre nemici dell'uomo: il mondo, la carne e il diavolo; è opera di Symon, autore ignoto che si autonomina nel testo e da cui ricaviamo che era un religioso. Il testo è trasmesso da due testimoni corrispondenti ad altrettante versioni ed è costruito perlopiù per accumulo e ripetizione, ma presenta un interessante apparato di glosse e contiene voci inusitate e periferiche. Segnalato da P. Meyer nel 1887 su «Romania», il Romanz è rimasto finora inedito: l'edizione critica di entrambe le versioni, giustificata nell'«Introduzione», è accompagnata da un commento filologico e linguistico e dal reperimento delle fonti utilizzate dall'autore e spesso riportate nelle glosse."" -
L' autorità di regolazione dei trasporti e le funzioni di regolazione
Nell'opera viene analizzata la figura dell'Autorità di regolazione dei trasporti (ART) ed il ruolo dalla stessa svolto, anche tenuto conto dell'articolato rapporto tra regolazione e concorrenza nel composito settore dei trasporti. Sono stati in particolare approfonditi i profili organizzativi, le funzioni dell'Autorità e l'interazione tra le funzioni di regolazione esercitate dall'ART e quelle attribuite ad altri Enti pubblici ed Autorità indipendenti. -
Parole che formano. Intrecci fra letteratura nazionale e storia dell'educazione
Come in un multicolore abbecedario, nel libro sfilano, per comporsi in una storia eloquente, espressioni e protagonisti dell'atto di educare, in un arco temporale teso fra le sue rappresentazioni umanistico-rinascimentali e le scritture e riscritture del presente. Un repertorio di interventi e proposte interpretative, questo, leggibile come contributo a una storia culturale e tematica italiana dei maestri, delle istituzioni e delle relazioni educative, e inteso, in modo particolare, a registrare emersioni significanti di motivi e dispositivi con i quali viene raffigurata la trasmissione del sapere e di valori ritenuti fondamentali: le forme e i generi che incastonano riflessione umanistica e testi della lunga stagione tridentina, dal dialogo all'apologo, dal teatro all'epigramma; l'approdo sulle scene moderne del tema educativo, con Goldoni; la codificazione di strumenti per leggere e studiare i classici - le antologie, le edizioni commentate e i tascabili -; il costituirsi, fra Otto e Novecento, di una retorica istituzional-scolastica, e i modi arguti, affidati alla nota saggistica come alla pagina romanzesca, alla favola e al fumetto, con i quali la letteratura della contemporaneità ha sfidato tale retorica, intendendola a fondo per reinventarla. -
Le attività creative dei giudici
Ci sono tre sensi in cui può essere posta la domanda se i giudici creino diritto o in qualche modo partecipino alla produzione del diritto: una questione è se i giudici creino, per mezzo delle loro decisioni, norme individuali; una seconda questione è se, sempre o talvolta, i giudici creino le norme che applicano o svolgano una qualche attività creativa nell'individuazione di queste norme; un'ultima questione è se le decisioni dei giudici, o alcune di queste decisioni, debbano essere concepite come fonti del diritto. In questo saggio è esaminata la seconda questione, a partire dall'idea che il solo diritto preesistente all'attività dei giudici sia costituito dai testi normativi e dai loro significati. La tesi sostenuta è che solo in alcune circostanze i giudici creano diritto, sebbene una loro attività creativa sia possibile in ogni circostanza. Per sostenere questa tesi, viene tracciata una distinzione tra norme univocamente espresse dai testi normativi, possibili norme espresse e norme inespresse, che possono costituire o il prodotto di ragionamenti (come l'analogia) tradizionalmente utilizzati degli interpreti o il risultato di meri atti di creazione, e viene argomentato che un giudice non crea diritto quando la sua decisione discende da una norma univocamente espressa. -
Una precoce consapevolezza. Scritti di critica delle traduzioni (1919-1921)
Critico, editore e traduttore dal russo, autore di scritti politici, letterari e teatrali, Piero Gobetti (1901-1926) assegna - fin dagli inizi della sua attività di intellettuale-editore - un ruolo centrale e decisivo alla traduzione letteraria a cui dedica, nel triennio 1919-1921, alcuni importanti scritti per la prima volta raccolti in questo volume. La sua poetica del tradurre, che tende a superare i limiti dell'estetica crociana senza tuttavia negarne i presupposti, ha contribuito al rinnovamento della tradizione traduttologica italiana e alla sua apertura a una dimensione europea. -
Bellezza screziata
Inglese e gesuita, Gerard Manley Hopkins (1844 - 1889) fu parroco, teologo e professore di letteratura classica presso l'università cattolica di Dublino. Poeta mai pubblicato finché in vita, nel Novecento ha ispirato un modo nuovo di far poesia, arditamente sperimentale, fonosimbolico e immaginativo, con una dolorosa attenzione alla bellezza del creato deturpata dall'incuranza umana. In Italia è stato tradotto e amato da Benedetto ed Elena Croce, Baldi, Guidi, Fenoglio, Montale, Bertolucci, Giudici, Raboni ed altri ancora. ""Bellezza screziata"""" (Pied Beauty), sonetto breve di dieci versi, in cui è lodata la bellezza variegata delle creature di Dio. Al tempo stesso è dichiarazione di fede e di poetica, ispirata ai grandi teologi medievali."" -
Piattaforme digitali e autodeterminazione. Relazioni sociali, lavoro e diritti al tempo della «governamentalità algoritmica»
Le piattaforme digitali stanno ridisegnando le modalità di relazione fra gli individui. Esse hanno veicolato la promessa di ""disintermediare"""" sfere sempre più ampie dell'esistenza, celando nuove forme di controllo. Attraverso l'uso di algoritmi opachi, le piattaforme mettono in atto strategie di potere che agiscono su gruppi, se non sull'intera popolazione, istituendo correlazioni, differenze, assemblaggi. Anche il mondo del lavoro è al centro di fenomeni di imponente trasformazione, che investono la possibilità delle persone di autodeterminarsi in maniera consapevole. In questo quadro, la promozione del diritto all'autodeterminazione della persona può avvenire solo a condizione di garantire adeguata rappresentazione agli interessi collettivi implicati. Il volume delinea i tratti salienti di questa sfida, assumendo il diritto all'autodeterminazione come principio di democratizzazione del mondo digitale."" -
Margini della traduzione
Il primo numero dei Quaderni della Società italiana di Traduttologia, dedicato ai ""margini della traduzione"""", esplora alcune pratiche testuali e intertestuali che si collocano nelle aree di frontiera di ciò che generalmente si intende per traduzione. Né dati né ovvi, i concetti di margine e di centro richiedono di essere ridefiniti sulla base delle pratiche teoriche traduttive, dei diversi regimi storici, estetici ed ermeneutici che le alimentano. Spostare lo sguardo su aree ritenute periferiche, indagando casi e pratiche testuali apparentemente marginali, può rivelarsi molto utile per mettere a fuoco questioni essenziali nel ridisegnare il perimetro stesso del concetto di traduzione: i margini materiali del testo, le note del traduttore, i glossari terminologici, i rapporti fra traduzione, musica e pittura, le scritture di confine che interrogano la nozione di autorialità.""