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Sulla cattiva strada
Un romanzo di rara intensità, scritto con le parole scarne, il ritmo e il respiro dei vicoli genovesi. Dove, come sapeva perfettamente De André, la poesia va e viene per le strade, di scorcio, anche quando sono malmesse.Genova è aperta sul mare e, insieme, chiusa sui caruggi della città vecchia, che si stringono da secoli a difenderla. I ragazzi dei vicoli che popolano il romanzo di Sara Benedetti non sfuggono all'anima nera del loro angolo di città: se i caruggi sono il labirinto in cui si perdono fin da piccoli, sono anche la loro unica difesa dall'assedio di vite difficili, padri sconosciuti, madri piantate in asso, andirivieni dal collegio e dal carcere, piccoli traffici per sopravvivere, grandi traffici per prendere il largo senza mai riuscirci davvero. Nell'arco di trent'anni, la storia di formazione di Tedesco si intreccia con quella di altri outsider: prima di tutto i suoi fratelli di strada della Maddalena, da una generazione di caruggiai alla successiva; poi le prostitute dei magazzini a pianoterra, gli immigrati in cerca di fortuna e soldi, e tutti quelli che restano impigliati a cavarsela tra le vie strette e le case vecchie, attaccate una all'altra, dove le storie vanno quasi sempre nel verso sbagliato e i sogni finiscono anche loro sulla cattiva strada. Tedesco, Pagano, Lord Jim, Morango, Ethan e Jamila dipanano come possono i grovigli delle loro esistenze complicate, mentre ""fuori"""" il tempo scorre, dagli anni dell'eroina a quelli dell'ecstasy, dal porto vecchio prima dell'Expo fino all'Acquario e al recupero urbanistico del centro, dal G8 al crollo del Ponte Morandi. Un romanzo di rara intensità, scritto con le parole scarne, il ritmo e il respiro dei vicoli genovesi. Dove, come sapeva perfettamente De André, la poesia va e viene per le strade, di scorcio, anche quando sono malmesse."" -
Clima, storia e capitale
I due saggi di Dipesh Chakrabarty raccolti in questo volume sono stati, come scrivono i curatori Matteo De Giuli e Nicolò Porcelluzzi nell'appassionata introduzione, un punto di riferimento essenziale per il confronto tra le scienze umane e quello che, con urgenza sempre crescente, i geologi e altri scienziati della natura hanno definito Antropocene: l'epoca segnata dalla drammatica ""impronta ecologica"""" degli umani - divenuti """"potenza geologica"""" - sul pianeta. La crisi antropogenica del sistema terrestre problematizza le visioni moderne del mondo impostate ed esportate dall'Occidente, mettendo in discussione """"la nozione stessa di comprensione storica"""": per Chakrabarty è necessario che il pensiero storico e politico-economico inserisca tra gli elementi in gioco non più solo il tempo breve e documentato delle società umane, ma quello profondo dei cambiamenti che hanno segnato (e segnano) la Terra e l'evoluzione di tutti i suoi abitanti, umani e non. Da quest'approccio derivano una serie di domande decisive: in che modo la storia del capitalismo e dei suoi limiti ecologici strutturali si sovrappone a quella ben più lunga - e non antropocentrica - della vita sul nostro pianeta? Come si intrecciano, cioè, il """"globale"""" e il """"planetario""""? Come pensare e agire su una scala """"non-umana o in-umana"""" (nella prospettiva aperta dalla crisi, gli umani sono incidentali) con i mezzi di cui disponiamo, sviluppati su una dimensione temporale a noi familiare? L'emergenza planetaria ha aperto """"crepe e lacune"""" sotto i nostri piedi, mostrando come la Terra sia altro da noi. Un presupposto di enorme portata e difficoltà, ma indispensabile a ogni politica complessiva del cambiamento climatico."" -
Raccontare la fine del mondo. Fantascienza e antropocene
Viviamo in tempi fantascientifici: questo è vero non solo perché intorno a noi accadono cose stupefacenti, ma anche perché il nostro tempo è cronologicamente quello in cui i classici della fantascienza ambientavano la loro immaginazione del futuro. Nel progressivo disgregarsi di prospettive utopiche e nella parallela speculazione distopica e post-apocalittica si apre così lo spazio per una riflessione sulle diverse fini del mondo ma anche sulla possibilità di coesistenza in un pianeta vivente dove animali e piante chiedono un nuovo riconoscimento. La letteratura e il cinema, sostiene infatti Marco Malvestio, sono ""in grado non solo di parlare del mondo, ma anche di parlare al mondo e di informarlo col proprio discorso""""; in questo modo ci permettono di comprendere e ripensare """"cose che le altre discipline (quelle scientifiche come quelle filosofiche) non necessariamente riescono a rendere manifeste con altrettanta chiarezza"""". """"Raccontare la fine del mondo"""" è un'originale ricerca sulla fantascienza distopica in cui Margaret Atwood e James Ballard incontrano Donna Haraway e Timothy Morton, per immaginare un nuovo futuro possibile nell'era della globalizzazione e del cambiamento climatico."" -
Il blu non ti dona. Romanzo marinaresco
Un romanzo in cui si racconta di un mare, il Mare del Nord, che ha stimolato la fantasia di Judith Schalansky fin dall'infanzia, quando raggiungeva i nonni sulla costa baltica della Repubblica Democratica Tedesca e si faceva raccontare storie di marinai, di navi, di isole e di animali fantastici. Come sempre nei libri di Schalansky la trama convive con immagini d'archivio, fotografie, antiche illustrazioni, che impreziosiscono il libro e accompagnano il lettore nell'immaginario di un'autrice unica nel panorama della letteratura europea.«Il blu non ti dona», dice a Jenny la nonna. E anche il nonno trova bizzarro che una ragazzina speri di imbarcarsi un giorno: «Le donne sulle navi portano sfortuna». Ma la nipote non si lascia dissuadere, sogna le acque verdazzurre e i cavallucci marini, isole all'orizzonte e una camicia blu da marinaio al posto della sua giacca a vento rossa. Un'infanzia sulla costa baltica della ddr, tra teli a fiori e boe rosse, gemme d'ambra e megafoni che gracchiano dalla torre di salvataggio, si dispiega così in racconti e visioni. Jenny moltiplica e incrocia le linee della Storia e le linee di confine sulle mappe di un atlante: è allo stesso tempo Serioša, Lucy, Claude, Wolfgang. Il blu non ti dona è ""un'autobiografia inventata"""" nella quale i ricordi si impregnano di immaginazione e si mescolano con «le memorie di una gioventù altrui». Come sempre ama fare nei suoi libri, Judith Schalansky sovrappone alla vita reale una moltitudine di ritagli e sfumature e crea un romanzo nel quale le fatemorgane sono isole ben visibili al di là delle onde.COME COMINCIAI suoi nonni vivevano al mare. Non si stancavano mai di sottolineare che loro abitavano dove gli altri andavano in vacanza. La nonna lo disse anche quella mattina, mentre versava ancora un po' di caffè al nonno nella veranda. Lui la fermò con un gesto della mano. Lì accanto sonnecchiava Jenny, dondolandosi leggermente sulla sedia e osservando la mensola sotto la finestra. C'erano i tesori della nonna allineati con cura: una bambola di legno ungherese, un vaso con penne di pavone dall'occhio blu, una collana di corallo rosso fiammante arrotolata come un serpente dentro un portagioie aperto. Un po' più in là c'era un riccio di mare. Era vuoto, e solo un reticolo di pori sbalzati che gli girava tutt'attorno rivelava dov'erano una volta gli aghi. Con il passare del tempo erano caduti, un mucchio di inutili spilli neri."" -
Il cottage degli uccelli
Eva Meijer, scrittrice e studiosa dei linguaggi animali, ricostruisce la storia dimenticata di Len Howard, un’appassionata osservatrice degli uccelli, nata in Inghilterra a fine ’800 e catturata fin dall’infanzia nel loro mondo di voli, canti, itinerari indecifrabili sul giardino e i campi gallesi intorno alla sua casa. Mostrando una precoce tendenza all’autonomia, Len elude il destino femminile dell’epoca e lascia la famiglia altoborghese per diventare una violinista ed esibirsi nelle orchestre di Londra. Fin quando, già quarantenne, non capisce qual è la vera rotta da seguire: l’amore per gli uccelli. Abbandona quindi la città, gli affetti e la musica per trasferirsi in campagna, nel Sussex, e vivere nel suo “Bird Cottage” da sola con gli uccelli. Caparbiamente – e per il resto della vita – Len li osserva, li studia, conquista la loro fiducia, entra nelle loro comunità rispettandone l’indole e gli spazi. E comincia a capirli, con risultati straordinari. Per molti fu una signora eccentrica che parlava con le cinciallegre, per il mondo scientifico un’outsider difficile da digerire. La realtà è che Howard è stata una brillante precorritrice nello studio dei comportamenti e linguaggi degli animali in libertà, con un’indipendenza e un acume che i suoi tempi non premiarono, ma che oggi ci appaiono esemplari. -
Cos'è lo stato di eccezione
Dagli attacchi terroristici dell'11 settembre al Covid-19, crisi di enorme portata hanno spinto i governi degli Stati liberal-democratici a impiegare misure d'emergenza che hanno comportato una forte restrizione dei diritti e delle libertà fondamentali. L'ipotesi avanzata da più parti è che si tratti di un processo degenerativo: l'ininterrotta serie di emergenze sta determinando uno stato di eccezione permanente, che rischia di trasformare le democrazie costituzionali in regimi illiberali con l'inconsapevole connivenza dei cittadini. Dietro tale ipotesi incombe l'ombra inquietante di Carl Schmitt, secondo cui l'essenza del potere politico risiede nell'uso spregiudicato delle misure emergenziali. Questo libro, unendo analisi storica e interpretazione filosofica, rigetta tale ipotesi e mostra come non sia di alcun aiuto per individuare risposte adeguate alle grandi sfide che minacciano oggi la tenuta democratica degli Stati liberali. -
Esili nidi
Queste poesie, generose, compassionevoli e piene di spirito, mostrano un talento sicuro e irruento.Davide Minotti è un poeta giovane e originale che unisce la freschezza dell'ispirazione alla profondità dello sguardo. Nei versi scanditi e incisivi di Esili nidi si traccia un ritratto che è intimo ma anche generazionale. La poesia è emozione e riflessione, è ironia, sarcasmo e dolente commento. ""Giù le mani dai neo-trentenni, / profili colposi e impenitenti; / che si contentano quando gli pare / e della morale non sanno che fare""""."" -
Cos'hai nel sangue
L'antropologo Spina bussa alla loro porta per un'intervista: così Caterina scopre che sua madre ha un passato rimosso e subito sente che vuole conoscere tutta la verità. Ripercorre dunque le ricerche di Spina su Coragrotta, borgo inquietante e isolato, e in un crescendo di sogni e visioni il rapporto tra una madre malata e una figlia costretta a prendersene cura trova nuovi significati e nuovi misteri. ""Cos'hai nel sangue"""" è un romanzo che insegue il dramma dei rapporti umani e lo unisce al richiamo oscuro verso un'origine, in un filo teso che porterà la figlia a incrociare la sua storia con quella di un intero paese, fra tradizioni nascoste, montagne infestate da spiriti bianchi, magia popolare e terribili maledizioni. E alla fine Caterina scoprirà le ragioni del dolore."" -
I giorni lunghissimi della nostra infanzia
“So già tutto in questo istante, riesco a vedere il contorno della mia vita come quando capitano quelle giornate pazzesche d’inverno e in fondo al cielo lucidissimo si vedono le Alpi"". In due diversi paesi della provincia di Piacenza, nel pieno degli anni novanta, tre bambini vivono e raccontano, ognuno dal proprio punto di vista, una lunghissima giornata. Susanna, Annalia e Matteo incrociano esperienze, storie familiari, dolori. Sono solo bambini, eppure hanno già una perdita e una ferita con cui fare i conti, hanno già conosciuto la rabbia, il senso di impotenza, la commozione e la speranza. Susanna, Annalia e Matteo non si arrendono, cercano di trovare il loro posto in un mondo adulto che non comprendono del tutto, ma che li condiziona."" -
Elogio della terra. Un viaggio in giardino
"È necessaria una coscienza planetaria"""": Byung-Chul Han volge il suo sguardo penetrante alla terra e alla natura, ma non si tratta di pura riflessione, perché questo libro appassionato che incrocia Goethe, Hölderlin, Heidegger, Schubert e D'Annunzio è anche un diario di giardinaggio. Più il filosofo si dedica al suo giardino berlinese - che chiama Bi-Won, """"giardino segreto"""" in coreano -, più cresce in lui il rispetto per la bellezza della terra (rappresentata nel testo con le splendide illustrazioni di Isabella Gresser). In questo viaggio tra le stagioni, le piante e i pensieri il lettore imparerà di nuovo lo stupore e la meraviglia di fronte all'unicità e alla fragilità del nostro pianeta. Han scrive una dichiarazione d'amore per la natura che è anche un appello all'umanità per proteggerla: """"Lo sperare è la modalità temporale del giardino, per cui il mio elogio della terra è rivolto alla terra che verrà""""." -
Letteratura mondiale e metodo
Erich Auerbach ha scritto uno dei libri decisivi del xx secolo: il suo Mimesis (1946) racconta i modi in cui le diverse epoche hanno dato una forma letteraria al mondo. Molti lo considerano il capolavoro assoluto della critica novecentesca, la sola opera che abbia pienamente resistito allo scetticismo del nostro tempo e alle sue guerre culturali. Letteratura mondiale e metodo raccoglie gli scritti teorici che hanno reso possibile Mimesis. Sono saggi che non hanno perso nulla della loro profondità e acutezza, e che aiutano a pensare meglio i temi fondamentali del dibattito contemporaneo: la possibilità di fare storia di lunga durata e di confrontare culture e tradizioni di origine diversa, la legittimità dei canoni, l'esistenza e i limiti della world literature. Il volume si apre con un saggio di Guido Mazzoni sull'attualità di questi scritti e dell'opera di Auerbach. -
Tutto era cenere. Sull'uccidere seriale
La figura del serial killer costituisce la lente attraverso cui Simone Sauza legge alcuni fondamentali nodi filosofici e culturali, dalla rappresentazione della violenza agli aspetti più oscuri della sessualità. La domanda centrale che l'autore si pone, avventurandosi nella mente e nella storia dei personaggi più celebri della cronaca nera globale, riguarda ciò che un omicida seriale vede ""quando guarda il mondo che abbiamo in comune"""": è in questo senso che, come sottolinea Luciano Funetta nella prefazione, si potrebbe sostenere che """"tutto ciò che Sauza scrive sia il tentativo di restituzione di uno sguardo impossibile. Che il soggetto titolare dello sguardo sia, in questo caso, l'omicida seriale ha forse un'importanza relativa, perché l'opera di indagine che viene portata avanti in Tutto era cenere ha un intento più vasto"""". L'esperienza del serial killer costituisce un caso limite dell'esperienza umana, dunque proprio per questo, al di là delle interpretazioni strettamente criminologiche, l'atto seriale di uccidere rivela l'intima fragilità di concetti come io, interiorità, mondo. In questo libro che oscilla tra saggio e autofiction, le parole di filosofi e scrittori, oltre all'analisi di film e fenomeni web, accompagnano il lettore in un percorso narrativo e fenomenologico che si articola tra trauma, influenza dei media, desiderio e soprattutto sguardo. Perché, scrive Sauza, il serial killer """"abita lo stesso pezzo di realtà di ogni individuo, ma lo attraversa con uno sguardo che viene da un altrove"""", restituendoci così una lettura altra di ciò che abbiamo sotto gli occhi. Prefazione Luciano Funetta."" -
La vita intensa. Un'ossessione moderna
Nel Settecento fa la sua comparsa nel mondo un nuovo fluido che affascina, intriga e stupisce: l'elettricità. Presto l'intensità, parametro attraverso cui viene misurata la potenza della corrente elettrica, comincia a scavalcare i confini della scienza rigorosa fino ad assumere una valenza simbolica fortissima e a informare di sé ogni aspetto della vita e della cultura dell'uomo occidentale. Nel corso di pochi secoli l'intensità diviene un ideale etico e morale per l'uomo e un concetto dotto della filosofia: la riconosciamo nella volontà di potenza di Nietzsche e nel vitalismo di Deleuze, nell'eccitazione nervosa dei libertini ma anche nell'adrenalina del desiderio incessante, nell'idea di progresso e nell'ideologia contemporanea della performance, persino nel crescente successo degli sport estremi. Oggigiorno l'intensità è un potere che organizza il mondo. ""Dalla nascita alla morte"""", nota Garcia, """"oscilliamo seguendo le variazioni di questa scossa tanto attesa e tanto temuta, che tentiamo di riprodurre quando ci manca, e di cui ognuno valuta a modo suo l'ampiezza e la frequenza"""". Sedotto da questo ideale, tuttavia, l'uomo contemporaneo rischia di ritrovarsi in una trappola che può produrre proprio il contrario di quanto la vita intensa sembra promettergli: il pericolo, come avvertono molti critici della contemporaneità, è che l'individuo non regga il livello d'intensità che da lui ci si aspetta e dunque crolli. Contro questa minaccia, ma allo stesso tempo senza rinunciare alla portata vitalista dell'intensità, il romanziere e filosofo Tristan Garcia chiama in causa il concetto di """"resistenza"""" per tornare, finalmente, a una vita elettrica."" -
Il giorno in cui morì il sole
Le pagine del romanzo di Yan Lianke scorrono intense e visionarie come accade sempre con questo scrittore, uno dei più dotati del panorama letterario cinese: come se raccontasse le sue storie sull'orlo di una faglia che dà il capogiro, mentre la dimensione realistica si intreccia con quella simbolica e la storia della Cina rurale in cui è cresciuto si affaccia sui presagi distopici e apocalittici della contemporaneità. Tutto avviene in un giorno lunghissimo sfinito dalla canicola, il sesto giorno del sesto mese del calendario lunare, che un delirio improvviso trasforma in una notte interminabile: nei villaggi dei Monti Funiu comincia a dilagare, al crepuscolo, un sonnambulismo contagioso, una veglia allucinata e fuori controllo in cui i desideri e i pensieri soppressi durante la disciplinata realtà del giorno prendono forma e guidano le azioni degli uomini, fino alle conseguenze più estreme. Il quattordicenne Li Niannian è il primo ad accorgersene e l'unico a non cadere in balia del fenomeno, mentre osserva tutto con una domanda in testa che si fa sempre più impellente: il sole spunterà di nuovo la mattina? Come potrà tornare la luce, dopo quella notte di vertigini in cui il mondo si è addentrato troppo in profondità nel sogno? -
Il terzo inconscio. La psicosfera nell'era virale
L'inconscio non conosce il tempo e la storia, ma la sua forma e il suo ruolo nella vita delle persone e nella società dipendono dalla ""psicosfera"""", che in ogni epoca ha una sua distinta specificità. All'inizio del Novecento, Freud individuò nell'inconscio """"l'intima terra straniera"""", il lato oscuro della struttura ben ordinata di progresso e razionalità. Negli anni '70 Deleuze e Guattari allargarono l'orizzonte e descrissero l'inconscio come un laboratorio, una forza desiderante che produce incessantemente immaginazione. Oggi siamo entrati in una terza era, """"la terra straniera non è più intima, ma orribilmente pubblica"""": l'inconscio, nota Bifo, è stato """"esternalizzato e trascinato dal turbine rizomatico dell'esperienza della rete digitale, fino al punto dell'esplosione psicotica"""". Parallelamente, l'irruzione del virus nel panorama globale e l'esaurimento delle risorse psichiche e fisiche dovuto all'invecchiamento impongono all'inconscio individuale e collettivo di fare i conti con la prospettiva radicale dell'estinzione umana."" -
Il Mostro
Negli anni Settanta e Ottanta l'Italia intera è scossa dagli omicidi del Mostro di Firenze, un'entità oscura che si muove al buio dei noviluni. Sono gli anni dell'estremismo politico, delle logge segrete, dei colpi di Stato mancati e delle bombe che esplodono, della morte usata come strumento di terrore ovvero come strategia di comunicazione. In quel clima inquieto e inquietante, cos'è stato il Mostro? Chi è stato? Alessandro Ceccherini risponde con gli strumenti della letteratura a questa domanda, iniziando dal 1935 per arrivare al presente. Perché il Mostro non ha neppure un principio e una fine certi. Perché il Mostro è molteplice, il mostro sono i mostri: Pietro Pacciani e i compagni di merende, il giovane medico e i compagni di cene, l'ex legionario, l'agente dei servizi segreti italiani e quello statunitense. Intorno a loro, in questa storia corale fondata su un lungo studio dei documenti, si muovono decine di personaggi, reali e finzionali, carnefici e vittime, testimoni e attori del male al lavoro in ogni piega della società. Spingendosi con l'invenzione narrativa laddove la verità giudiziaria si è arenata, Ceccherini racconta le verità incontestate e anche le crepe tra i fatti emersi dalle indagini. Il risultato è un appassionante e acuminato romanzo che ha il suo cuore crudele nella provincia fiorentina e fa i conti con l'immaginario di un'intera epoca. -
La cronologia dell'acqua
Il nuoto, il corpo che si perde e si ritrova nell'acqua, e la letteratura, il desiderio di scrivere senza compromessi, sono le uniche due certezze di Lidia. ""La cronologia dell'acqua"""" è così la storia di una vita che """"non segue alcun ordine. Gli avvenimenti non rispondono al rapporto di causa ed effetto come vorremmo. È tutta una serie di frammenti e ripetizioni e trame,"""" perché """"questo condividono il linguaggio e l'acqua"""". Tutto scorre, nelle parole come nelle corsie di una piscina, in questo romanzo che rinnova radicalmente la tradizione del memoir, raccontando senza ipocrisie il genere, la sessualità, l'abuso, l'elaborazione del lutto, il superamento della sofferenza. Lidia cresce con un padre violento e una madre incapace di proteggerla, in una famiglia che la condizionerà anche quando, proprio grazie a una borsa di studio per il nuoto, riuscirà ad allontanarsi. Colpita da una perdita straziante, si trova a fare i conti con un dolore estremo: Lidia reagisce, sbaglia, cerca nell'alcol e nel sesso una via di fuga, tocca il fondo, reagisce ancora, riprende a nuotare. Dentro la muove un desiderio di vita e di creazione - e attraverso incontri decisivi con autori come Ken Kesey e Kathy Acker prende forma il suo cammino di scrittrice. Il viaggio che Lidia affronta, e nel quale trascina con passione e levità struggente il lettore, è un viaggio di dipendenza e autodistruzione, e poi di sopravvivenza. Un viaggio che trova una conciliazione finale in un amore sincero, in un figlio che nuota felice anche se malissimo, e in un libro, questo, che testimonia una nuova profonda consapevolezza di sé nel proprio mondo."" -
Controllare e proteggere. Il ritorno dello Stato
Dopo decenni di dominio del neoliberismo e del suo culto del libero mercato, la politica contemporanea è marcata dal ritorno prepotente dello Stato interventista. I piani per la transizione verde, i sussidi per tamponare il crescente malessere sociale, le misure anti-contagio viste durante la pandemia, il ritorno del protezionismo commerciale e la richiesta della destra di chiudere le frontiere agli immigrati sono tutti tentativi di rispondere, in forme diverse, alla pressante domanda di sicurezza. Controllare e proteggere sono i due imperativi che segnano questa fase ""neostatalista"""". """"Controllare"""", perché viviamo in un mondo che appare fuori controllo, dove si è rotta la cinghia di trasmissione tra il popolo e i suoi rappresentanti; """"proteggere"""", perché sono molteplici le ragioni per avere paura e sentirsi vulnerabili. In questo libro basato su un'analisi approfondita del discorso politico in Europa e negli Stati Uniti, Paolo Gerbaudo illustra gli elementi fondanti di questo nuovo paradigma e il modo in cui ridefinisce il campo di battaglia politico; mostra infine come solo investendo in un progetto che unisca protezione sociale e ambientale e reale democratizzazione dello Stato la sinistra potrà evitare la deriva verso un futuro autoritario."" -
Il bikini di Sylvia Plath
Eva è una brillante dottoranda in Filosofia dell'arte, studia la performance femminista, detesta il ""patriarcato negazionista"""" che si annida dietro i manierismi della """"Dandy-Accademia"""" e dell'intellighenzia mondana, frequenta la fauna delle Fondazioni che fanno tendenza con la loro coda di after-party e anglismi d'ordinanza, vive a Milano in un monolocale soppalcato che costa più del dovuto, legge Sylvia Plath mentre segue compulsivamente gli account social di Claudia Schiffer. Impelagata in un'ossessiva relazione di sexting su Instagram, in una tesi di dottorato da concludere con un professore-seduttore e nello straniamento sintetico del diluvio digitale, Eva arriva a dividersi tra cocaina, masturbazione, le sleep stories dell'app Calm e gustosi dialoghi fantasmatici con Freud, Woody Allen e David Foster Wallace. Il tutto fra le ingerenze più o meno confessabili di un ingombrante padre accademico e una trafila di amori tossici per diversi maschi manipolatori, che dispensano sapientemente mansplaining per diradare le nebbie della """"complessità femminile"""". In un mix di comicità e disperazione, sotto l'egida del sorriso di plastica della suicida Marilyn appeso sul water, le esperienze e i pensieri di Eva si tingono di nero e colori acidi, diventando sempre più allucinatori. Fino a tornare, con nuova luce, sui versi di Sylvia Plath, e sciogliere il nodo del loro segreto."" -
Elogio della disobbedienza civile. Nuova ediz.
Qual è la differenza tra disobbedienza civile e nonviolenza? Quando i cittadini hanno il dovere di opporsi a uno Stato ingiusto e come possono farlo? Goffredo Fofi ripercorre la storia e le pratiche dei movimenti di disobbedienza civile da Thoreau a Gandhi, dal '68 al ""trentennio berlusconiano"""" per arrivare sino al presente. Con passione e rigore offre una mappa a chi oggi voglia ancora resistere. Perché l'unica via contro un potere manipolatorio e coercitivo è non accettare, smettere di obbedire prima che sia troppo tardi.""