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Il palinsesto paesaggio e la cultura progettuale
Il volume ospita contributi di cultori dell'urbanistica, dell'architettura, dell'arte, del paesaggio e delle discipline della rappresentazione. In un connubio cementato da un sentire che si oppone alla tendenza a guardare l'architettura, la città o il territorio secondo prevalenti istanze tecniciste e categorie puramente economiche o al contrario secondo formalismi estetizzanti, il volume si orienta verso quei fondamenti teorici e di pensiero nonché a quegli aspetti umanistici e fenomenologici che portano a concepire il paesaggio come un palinsesto. Dal momento che ""l'ambigua duplicità del paesaggio, insita nel fatto di essere esterno al nostro corpo ma al tempo stesso di attivarne i sensi, ci costringe a riscoprire e sperimentare dispositivi altri rispetto a quelli della pianificazione funzionale, o della progettazione razionalista"""", il palinsesto paesaggio è continuamente soggetto a cancellature e riscritture: pertanto ci offre la possibilità di considerare il progetto in un'ottica proiettiva e trasformativa, relazionale, fuori da schemi canonici e dalla gabbia dell'oggettività, ma coinvolto nella dimensione del vissuto e del sentire individuale e collettivo."" -
Il parco dell'Ariosto e del Boiardo. Progetti di luoghi come esercizi di fantasia
Esiste un paesaggio, variamente intuibile tra il reale e l'immaginario, nei poemi quattro-cinquecenteschi di Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto, l'Orlando innamorato e l'Orlando furioso. Di questo paesaggio, avventurosamente abitato e percorso da Angelica e Orlando, si possono ancora oggi rintracciare i profili e scoprire suggestioni nelle caratteristiche delle terre natali dei due autori reggiani. La Provincia di Reggio Emilia ha così creato un progetto inserito fra le attività della Biennale del Paesaggio e ispirato da questo novero di suggestioni: il ""PAB. Parco dell'Ariosto e del Boiardo"""". Il volume ha per oggetto l'esperienza didattica e di ricerca che la Biennale del Paesaggio ha commissionato all'Università Iuav di Venezia e svolta dagli studenti del Laboratorio Integrato di Paesaggio coordinato dai professori Renato Bocchi, Paolo Burgi ed Enrico Fontanari."" -
Tra bosco e non bosco. Ragioni poetiche e gesti stilistici ne «Il galateo in bosco» di Andrea Zanzotto
Le rapide e complesse mutazioni, che per necessità si tendono a riassumere entro il fenomeno globalizzazione, hanno provocato e provocano, in ogni luogo, lo sfaldarsi di stili di vita, oltre che effetti di sradicamento, di spaesamento, di insicurezza individuale e collettiva, tali da farci diventare un po' tutti ""migranti in casa nostra"""", costringendoci, di fatto, a ripensare il senso del nostro abitare, del nostro far comunità, del nostro far lingua. Sono questioni decisive che, come tende a dimostrare questo saggio, informano le ragioni poetiche, i movimenti e i """"gesti"""" dello stile complessivo di Andrea Zanzotto, in particolare nell'""""operazione"""" che il poeta solighese produce per """"Il galateo in bosco"""". In quest'opera l'esperienza dell'attraversare e sostare in bosco si propone quale intensa e necessaria metafora di un abitare che chiede ad ognuno di noi di partecipare ad una perenne venuta al mondo dei territori. È una nascita che, in Zanzotto, ha il ritmo dell'originarsi stesso di quella parola poetica attraverso cui passa la rinascita del soggetto, così come del suo più intimo abitare le lingue, i luoghi e il mondo."" -
La bottega oscura. 124 sogni
"La bottega oscura"""" è la prima traduzione in italiano di questo libro dei sogni di Georges Perec, uscito in Francia nel 1973. Perec vi ha trascritto 124 sogni, dal maggio 1968 all'agosto 1972. Vi si ritrovano continui rimandi autobiografici, a partire dai fantasmi della sua disgraziata infanzia, poi gli amici, le fidanzate, tanti personaggi del mondo letterario parigino, le vie e le piazze di Parigi e certi luoghi a lui cari vicino a Parigi. Le note esplicative che accompagnano il testo identificano le persone, gli avvenimenti, e le cose che provengono dalla vita diurna, facendo dove è possibile un po' di luce sul lavoro di rielaborazione e sui temi ritornanti e ossessivi di Perec." -
Il grande viaggio in slitta
"Il grande viaggio in slitta2 racconta la quinta spedizione su slitte trainate da cani compiuta dal famoso viaggiatore e etnologo danese Knud Rasmussen e dai suoi compagni, attraverso i ghiacci sterminati della Groenlandia, lungo il Mar Glaciale e le coste del Canada, fino all'Alaska e alla Siberia. 18.000 chilometri. La spedizione durò più di tre anni (1921-1924); Rasmussen potè entrare in contatto con le popolazioni Inuit della regione (di cui parlava perfettamente la lingua, essendo nato e avendo trascorso l'infanzia in Groenlandia), ne trascrisse le leggende, gli usi e costumi, la dura vita quotidiana e famigliare, le loro tecniche di caccia e di pesca, che lo stesso Rasmussen dovette praticare per sopravvivere, così come l'arte di orientarsi, guidare i cani, farsi una casa di neve, usare il kayak." -
Steel Life. Case a catalogo e stanze a noleggio di Seoul
Ultimamente la cultura architettonica è terrorizzata dalla fine dello spazio pubblico, giudicata imminente. Pertanto il caso studio di Seul, qui affrontato da un gruppo di ricercatori e studenti torinesi, è salutare perché indaga senza pregiudizi ideologici una metropoli che è già del tutto «indifferente alle relazioni urbane o al contesto pubblico». Le due tipologie squisitamente coreane di apart e bang, vale a dire delle case a catalogo e delle stanze a noleggio, esemplificano bene quell’atteggiamento culturale: gli apart, montati in serie in grandi strutturemodulari come garage, sembrano il coronamento del sogno modernista della «machine à habiter» – sono persino muniti di targhe; i bang invece ne rappresentano il rovescio della medaglia, perché esplicitano il carattere introverso e decontestualizzato degli interni coreani. Grazie anche ad alcune tecnologie dell’acciaio che favoriscono la produzione di strutture flessibili e replicabili, i progetti qui presentati ambiscono a creare dei prototipi maggiormente relazionati ai servizi e allo spazio pubblico.Lately architects are terrified by the possible end of public space. That’s the reason why this study is particularly useful: because it investigates a metropolis like Seoul without ideological prejudices, that means a place where everything is «indifferent to urban relations or to the public context». Apart and bang are two specific typologies coming from South Korea: houses by the book and rooms by the hour exemplify in the right way that peculiar cultural attitude. In this book the projects presented want to create new urban prototypes that should be more related to public services and space – also thanks to some steel techniques that help in the production of more flexible and replicable structures.Alberto Bologna (1982), architetto, è Dottorando in Storia dell'Architettura e dell’Urbanistica presso il Politecnico di Torino. / Architect, is a PhD candidate in History of Architecture and Urban Planning at Politecnico di Torino.Michele Bonino (1974), architetto e ricercatore, insegna Progettazione Architettonica e Urbana al Politecnico di Torino. / He is an architect, a research fellow and a professor of Architectural and Urban Design at Politecnico di Torino.Marco Bruno (1968), architetto e motociclista entusiasta, è Professore di Architettura degli Interni all'HYID, Hanyang University di Seul dopo aver insegnato per anni alla Konkuk University. / He is an architect and an enthusiastic motorcycle rider. He is currently full-time Professor of Interior Architecture at HYID, Hanyang University in Seoul after several years spent as a full-time faculty member at Konkuk University.Lorenzo De Simone (1974), fotografo freelance, vive a Milano. Specializzato in reportage di viaggio e architettura, lavora per editori nazionali e internazionali. / He is a freelance photographer based in Milan. Specialized in travel and architectural reportage, he works for national and international editorial services. -
Logica (1904-1906)
Nel 1906 Max Scheler si stacca bruscamente dal suo giovanile neokantismo, ritirando dalle stampe il primo dei due volumi che avrebbero dovuto comporre l'ambiziosa opera sulla logica alla quale aveva iniziato a lavorare nel 1904. Tale scritto presenta l'autore nella veste inedita e sorprendente dell'idealista logico, a fronte di una fama legata per lo più alla fenomenologia di orientamento realistico. Segnando l'apice del neokantismo professato agli esordi da Scheler e precedendone insieme l'abbandono, la Logica non solo offre un punto di vista privilegiato per vedere sotto nuova luce la tormentata vicenda intellettuale del filosofo, ma possiede ulteriori e cospicui motivi di interesse: vi si ritrovano, infatti, una critica approfondita della teoria empiriocriticistica della conoscenza, un confronto serrato con lo Husserl autore delle ""Ricerche logiche"""", nonché la discussione delle posizioni assunte da alcuni tra i principali protagonisti del dibattito logico interno all'Ottocento filosofico tedesco: da Herbart e Drobisch a Lotze e Sigwart. Ed è proprio sullo sfondo di tale dibattito - che ha per oggetto la fondazione, la finalità e le possibilità di sviluppo della logica, nonché i rapporti di tale disciplina con le scienze da un lato e l'indagine filosofica sul loro metodo e statuto dall'altro - che occorre proiettare la Logica """"trascendentale e oggettiva"""" predisposta da Scheler in queste pagine (nonché l'inattuale giudizio sulla logica matematica che essa prevede)."" -
Castelli di carte. La XIV Triennale di Milano, 1968
Questo libro è il racconto della XIV edizione della Triennale di Milano e in particolare della Mostra Internazionale del Grande Numero curata da Giancarlo De Carlo, che ne doveva essere il fulcro. Durante l'inaugurazione, il 30 maggio del 1968, essa venne occupata e distrutta dalla contestazione studentesca a due ore dalla sua apertura al pubblico. Episodio straordinariamente attuale della storia dell'arte e dell'architettura italiana e internazionale, della mostra si conoscono le vicende legate alla sua occupazione, ma poco o nulla si sa delle opere, dei padiglioni e degli ambienti commissionati ai protagonisti invitati a parteciparvi. Arata Isozaki, Alison e Peter Smithson, Shadrach Woods, Aldo van Eyck, il gruppo Archigram, Archizoom, Gyorgy Kepes, Hans Hollein, Marco Bellocchio con lo stesso De Carlo, Renzo Piano con il Center for the Studies of Science and Art di Londra sono solo alcuni dei protagonisti di un'esposizione mai vista, che poneva l'accento sull'opera come processo, sull'architettura come ambiente e sul rifiuto dell'oggetto come merce. -
Architettura estrema. Il neobrutalismo alla prova della contemporaneità
Il Neobrutalismo è l'etichetta conferita, un po' frettolosamente, a una certa produzione architettonica degli anni Cinquanta in Inghilterra in cui i coniugi Peter e Alison Smithson hanno fatto la parte del leone. Col passare del tempo però il concetto di Neobrutalismo si è ampliato fino a includere alcuni autori spesso poco considerati, però non trascurabili, e da rileggere secondo nuove prospettive storico-critiche, dagli italiani Vittoriano Vigano e Lina Bo Bardi al brasiliano Paulo Mendes da Rocha e ai cileni Bresciani, Valdes, Huidobro e Castillo. Come spiega Anna Rita Emili, appare sempre più chiaro che il Neobrutalismo è stato piuttosto un movimento interdisciplinare così ramificato da avere delle implicazioni forti anche nell'architettura contemporanea dove termini come etica, identità, diversità, pensiero critico, diventano, ancora una volta, fattori essenziali in una realtà attuale fortemente caratterizzata da omologazione e globalizzazione. -
Vedute Rivista d'indagini e riflessioni sull'architettura e sulla città contemporanea (2011). Ediz. italiana e inglese. Vol. 1: Michele De Lucchi.
Uno dei tratti caratteristici della personalità di Michele De Lucchi è quello di affrontare, con eguale tensione creativa e spirito analitico, il progetto nelle sue multiformi connotazioni e nelle differenti scale. Egli, infatti, si occupa di disegno industriale, di progettazione architettonica, di grafica, di packaging, di fotografia, è docente universitario e, fin dalla giovane età, ha sempre amato dipingere. Il rapporto con l'industria è per De Lucchi il concreto e ideale referente, il legante risolutivo da cui trarre unità e controllo del processo progettuale, che si incanala in svariate direzioni: dagli oggetti di design ai lavori museali - la Triennale, il Palazzo delle Esposizioni di Roma, gli allestimenti delle mostre alle Scuderie del Quirinale e l'organizzazione espositiva del Neues Museum di Berlino -, dagli spazi d'intrattenimento culturale ai progetti residenziali, ai progetti legati al tema del vivere e del sociale. Questo primo numero di ""Vedute"""" è dedicato all'opera più recente di De Lucchi. Vengono qui presentati i disegni, gli schizzi che l'autore ama eseguire per fissare l'idea iniziale, la suggestione progettuale che avrà in seguito il suo definitivo sviluppo nell'opera compiuta, accompagnati da riflessioni critiche che puntano a mettere in luce le ragioni e le modalità attraverso cui ogni singolo lavoro prende forma."" -
Conversazioni del vento volatore
"Conversazioni del vento volatore"""" raccoglie vari scritti di Celati sulla letteratura, sul vivere, su come gli è andata la vita, sul prendere appunti, sul fare documentari, sulla fantasia, sullo scrivere novelle e sul riscriverle eccetera. Nati da interviste o colloqui, di cui mantengono la freschezza e la vivacità della voce che parla e racconta, dicono cose che raramente si sentono. Mai banali, sempre leggermente controcorrente, in polemica col mondo d'oggi, col quale Celati fa fatica a convivere e nel quale non si ritrova. Forse questo mondo andrebbe spazzato da un gran vento che lo pulisca dai furbi: andrebbe «defurbizzato», come diceva Cesare Zavattini." -
Senza trauma. Scrittura dell'estremo e narrativa del nuovo millennio
C'è stato un tempo in cui il trauma comportava silenzio, fuga, oblio, dolore e rimozione. Oggi accade il contrario: senza trauma non sappiamo più parlare. Mai la possibilità di subire un trauma nella vita reale è stata tanto messa ai margini come nella nostra epoca. Eppure mai come adesso il trauma viene evocato, desiderato, rivendicato come fattore identitarie Un trauma senza trauma, dunque, o meglio ancora un trauma dell'assenza di trauma: figura di un'impotenza, autodenuncia di una malafede, sintomo di una crisi delle forme e dei linguaggi in cui si riflette e si modella l'esperienza del vivere associato. Qualcosa, in quell'esperienza, fa difetto, e di quel difetto il trauma viene di continuo chiamato a fungere da supplemento, spiegazione, riparazione, motivo non più di vergogna ma di orgoglio. Il saggio di Daniele Giglioli muove dall'ipotesi che molta letteratura del nuovo millennio viva all'insegna di questa situazione: una scrittura dell'estremo che ha nel trauma immaginario la sua prima scaturigine, il suo centro di risonanza più segreto, il suo seme di verità più prezioso. Dei testi convocati a testimoni viene offerta un'analisi puntigliosamente sintomatica, nella convinzione che in una società tutta dedita all'adorazione del feticcio (tra cui quello del trauma senza trauma) e in cui il rapporto con la realtà è interamente requisito dall'immaginario, il sintomo sia già di per sé una critica, un'istanza di verità irriducibile cui bisogna in tutti i modi dare voce. -
Storia del ritratto in cera
Materiale viscoso e malleabile per eccellenza, la cera si è sempre rivelata adatta all'arte del ritratto, consentendo di restituire i dettagli più delicati e il colorito naturale del modello. Ma sono proprio queste sue qualità a costituirne al contempo il lato oscuro, dando corpo all'incubo di una perfetta metamorfosi. La statua di cera non allude alla realtà, bensì la replica. E lo fa così bene che il problema - come notava Freud - non è soltanto lo scambio tra immagine e realtà, ma anche la possibile animazione dell'immagine stessa. Si insinua il dubbio che l'oggetto sia animato, e che l'immagine non sia soltanto immagine, cosa, ma che con essa in qualche modo ne vada della vita stessa del modello, dell'originale, della realtà. Per questo suo carattere di inquietante supplenza, la storiografia ufficiale dell'arte ha sempre guardato con sospetto alla figura di cera, tenendola accuratamente a debita distanza. Fa coraggiosa eccezione questo volume, che ai primi del Novecento, raccogliendo uno spunto di Aby Warburg, costringe la storia dell'arte a occuparsi di questa perturbante classe di oggetti e a orientarsi verso una più ampia e problematica storia dell'immagine. Con un saggio introduttivo di Georges Didi-Huberman. -
Obiezioni contro la teoria medica di Georg Ernst Stahl. Sui concetti di anima, vita, organismo. Testo latino a fronte
Questo libro è la storia di una durissima polemica, divampata tra due spiriti molto diversi: il titolare della cattedra di medicina presso l'Università di Halle, Georg Ernst Stahl (1659-1734), e il genio universale Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716). Quando, nel 1708, Stahl pubblicò la sua Theoria medica vera, il titolo altisonante dell'opera attrasse l'attenzione di Leibniz, il quale fece presto pervenire al grande medico le proprie obiezioni critiche, con le quali intendeva colpire una tradizione scientifica rispettabile ma ormai fuorviante, ed irridere il concetto di ""casualità"""" avanzato dall'autore. Stahl, piccato dall'asprezza delle note del filosofo, decise di rispondere per le rime all'arrogante interlocutore, confutandone punto per punto le accuse. Leggendo la replica di Stahl, Leibniz fu piuttosto irritato dalla sua gretta limitatezza, e stabilì dunque di chiudere la polemica abbandonando il fioretto delle osservazioni metodologiche per impugnare la sciabola della discussione filosofica frontale, scrivendo pagine di grande intensità teoretica. Perché non si trattò (o non solo) di una celebre polemica erudita, bensì di uno scontro che aveva come posta in gioco, oltre all'esito della diatriba fra """"vitalismo"""" (Stahl) e """"meccanicismo"""" (Leibniz), la definizione stessa del """"vivente""""."" -
Dire, fare, pensare il presente
Il Laboratorio Verlan nasce nel 2009 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Roma Tre, a partire dalla volontà e dal desiderio di alcune studentesse e di alcuni studenti di mettere in circolo le proprie conoscenze. Il tentativo è stato quello di costruire il sapere tramite un meccanismo di partecipazione e arricchirlo attraverso pratiche del discorso agite orizzontalmente, con una forte discontinuità rispetto a ciò che solitamente accade dentro le aule universitarie, in cui gli studenti ricevono passivamente delle nozioni che sono tenuti a incamerare, mortificando così la possibilità di un processo formativo partecipato e autogestito. Per praticare questo desiderio abbiamo costruito un ciclo di seminari intorno a quattro macroaree: Lavoro (dove abbiamo approfondito i processi di trasformazione della produzione in un'epoca post-fordista: femminilizzazione del lavoro, biocapitalismo, crisi economica); Comune (in particolare i beni comuni, materiali e immateriali); Linguaggio (nel suo inscindibile legame con la prassi politica); Corpo e potere (attraverso un'analisi contemporanea dei vari problemi della soggettività, in particolare del post-Edipo). In questo volume vengono pubblicati i testi del convegno, modellati a partire dalle nostre richieste e riflessioni, anch'esse rese pubbliche, a testimonianza del nostro lavoro e dell'aderenza dei vari interventi alle domande sorte all'interno dei diversi momenti di interscambio [dall'Introduzione). -
Spazi del welfare. Esperienze, luoghi, pratiche
Il volume è frutto di una ricerca collettiva sulle relazioni tra politiche di welfare state e città, sui modi in cui l'articolazione spaziale della città contribuisce o meno al benessere dei suoi abitanti. Muovendosi attraverso un duplice piano interrelato - il primo attinente alla sfera della progettualità economico-politica, il secondo a quella urbanistico-architettonica - da un lato si è cercato di chiarire il concetto di ""spazio del welfare"""" e verificarne l'operatività, dall'altro si è messa al centro la ricostruzione critica di progetti e politiche di welfare per il comune di Venezia e altre aree del Nord-Est come occasione per osservare da vicino quell'importante patrimonio di attrezzature urbane che caratterizza la città europea. L'ambizione è quella di mostrare come il concetto di welfare riprenda senso e vigore, dunque applicabilità, se ripensato esplicitamente in funzione degli spazi urbani, contribuendo ad affinare categorie e strumenti di intervento sulla città contemporanea."" -
Hai un cane? È lui che ti ha scelto(a)
"So che ci sono molti libri sull'addestramento dei cani, sui loro rapporti con i padroni e sul modo in cui dovremmo comportarci con loro. Ma so, per esperienza personale, quant'è difficile addestrare il proprio padrone. Ho quindi pensato che un manuale di buone maniere dedicato ai nostri padroni fosse davvero utile"""". Questo libro ha la forma di un fumetto scritto e disegnato da un cane e dal suo padrone. È un manuale di educazione per tutti coloro che vivono con animali domestici o con altri esseri viventi. Spiega, con semplicità e humour, """"come vivere con gli altri senza essere né padroni né schiavi""""." -
Il reale insensato. Introduzione al pensiero di Jacques-Alain Miller
Questo libro riprende il nucleo del pensiero di Jacques-Alain Miller. Si tratta di un pensiero che parte dalla filosofia per sfociare nell'elaborazione di una nuova clinica e in nuovi concetti psicoanalitici. Esso fa passare la psicoanalisi dal registro del senso all'ordine insensato e senza legge del reale, prendendo dunque sul serio il cambiamento di paradigma proposto da Lacan nel suo ultimissimo insegnamento. È sostenibile la ""rotta verso il reale"""" propostaci da Jacques-Alain Miller? Quali allora le implicazioni per la clinica psicoanalitica? Come comprendere che si tratta di abbandonare le rive della significazione? E, soprattutto, quale politica possiamo trarre da una pratica rinnovata della psicoanalisi? È proprio a queste domande che, questo testo, il primo dedicato integralmente ai lavori di Jacques-Alain Miller, cerca di rispondere. Il lettore vi scoprirà un pensiero cangiante e desideroso di affrontare le impasse crescenti della civiltà, assieme a qualche messa a punto sulle polemiche che riguardano o hanno riguardato Miller; ma anche, come in filigrana, un'elucidazione di alcuni punti oscuri del pensiero di Jacques Lacan. Presentazione di Antonio Di Ciaccia."" -
Scuola del mondo. Nove saggi sul romanzo del XX secolo
Se la storia e la teoria della letteratura diventano sempre più nemiche dell'arte del romanzo, solo i romanzieri possono dire qualcosa di interessante sulla loro arte. Da questa realtà trae spunto l'idea di raccogliere nove saggi letterari scritti a diverse latitudini. La storia del romanzo è sovranazionale e così dovrebbe esserlo la critica letteraria. Dalla Francia di Taillandier e Scarpetta alla Spagna di Goytisolo, dall'America Latina di Fuentes all'Italia di Affinati e Moresco, dalla Grecia di Proguidis al mondo anglossassone di James Wood e al Canada anglofrancofono di Francois Ricard, i diversi saggi riflettono ciascuno su un'opera di un grande romanziere del xx secolo, da Kafka a Musil, da Hemingway a Svevo, da Faulkner a Kundera. Baudelaire, all'inizio della nostra modernità, ha affermato che ""quanto più la critica è personale tanto più è universale"""". C'è da aggiungere altro? Forse questo: la sopravvivenza delle opere d'arte dipende dalla nostra capacità di non spezzare il legame famigliare, perfino organico, che ci lega a loro. Se rinunciamo a pensare in modo libero il senso, la qualità e la novità formale delle opere, di quelle presenti come di quelle passate, esse precipiteranno ben presto al rango di décor, di ornamento, destinato a documentare un'epoca storica, ma non a rivelarla."" -
Annali della Fondazione Europea del Disegno (Fondation Adami) (2010). Vol. 6: La questione dello stile.
Questo volume degli Annali presenta gli scritti di filosofi, scrittori e poeti che si sono incontrati su ""La questione dello stile"""". I saggi riuniti in queste pagine compongono una rassegna di domande e risposte sulla natura elusiva dello stile nei suoi rapporti con il disegno, sia esso disegno della mano, disegno del pensiero o disegno della poesia. Protagonista degli Annali, il disegno pone i suoi enigmi già nella prima sezione del volume (""""Le voci del disegno""""), dove il saggio di Bernardi Roig dialoga con la prosa poetica di Flavio Ermini, ricercando nell'ombra, nell'assenza, nell'altrove, la possibile origine della linea e del verso poetico, mentre """"La biblioteca del disegno"""" continua la sua collezione di """"casi"""", recuperati dalla storia dell'arte, con uno studio di Valentina Locatelli dedicato ai disegni, finora inediti, di Giovanni Morelli, e un saggio della storica dell'arte Claudia-Alexandra Schwaighofer sulle stampe facsimile delle opere dei maestri italiani nelle collezioni europee fra Settecento e Ottocento, quando la riproducibilità tecnica dell'opera d'arte ancora non ne cancellava l'aura.""