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Il limbo delle fantasticazioni
Com'è che uno si mette a dipingere o a scrivere? cosa spera da questo l'umanità? E l'arte? questa parola così pomposa che promette un pezzo di eternità; forse dovrebbe essere piuttosto un'umile cosa, una forma tra le tante di maniacalità. Forse. Questo libro tratta di tali questioni: di come possa essere un guaio far carriera nell'arte, e di come al contrario sia benefica la libera attività di fantasticazione; di come un buon romanzo cresca come cresce il pattume; se gli angeli potrebbero essere dei romanzieri (ma sembra di no), e da dove prendono i critici la loro autorità (non si sa); del perché l'incendio sia il destino degli zombi e dei libri; dell'uso dei numeri in letteratura; e poi il comico, che cosa sia, detto qui per la prima volta comicamente, come tutto il libro d'altronde, che sarebbe un serio trattato di filosofia se non fosse un trattato comico, e un modo inusuale di narrativa. -
Il canone del tè. Testo cinese a fronte
Da quando l'Oriente cinese e giapponese ha creato un'estetica sulle foglie della pianta Camellia sinensis e ha coltivato fino alla perfezione il rito della degustazione dell'infuso, molti trattati sono stati scritti sull'arte di preparare il tè, ma uno solo è rimasto nei secoli l'archetipo, la base di tutti i testi: il Chajing, il Canone del tè, il più antico e il più importante trattato al mondo sulla coltivazione, la preparazione, l'uso e gli echi letterari del tè. Fu composto intorno al 758 dal letterato e poeta Lu Yu, che con questo libro dette un fondamentale impulso alla cultura del tè e ne fissò lo spirito. Alieno da ogni preoccupazione per l'esteriorità, Lu Yu insegna che le circostanze e il luogo della degustazione non sono che accessori, ed è quindi possibile variare l'etichetta in accordo all'ambiente, al numero degli ospiti e al loro rango. Le pagine del Canone si configurano così come un affascinante e rigoroso manuale tecnico di milleduecento anni fa e costituiscono un'opera di sottile poesia e un sacro testo dell'antico Oriente, accessibile nella traduzione dal cinese, corredata di un ampio apparato di note filologiche e storiche. -
Architetture in forma di parole
I ventinove saggi di Costantino Dardi che compongono questo volume rappresentano alcuni dei più significativi contributi prodotti negli ultimi suoi quindici anni di vita, l'età della piena maturità, dopo il suo definitivo trasferimento a Roma. Dardi stesso aveva pensato di raccoglierli in forma unitaria e questa pubblicazione postuma ci consente di apprezzare meglio la cogente attualità dei temi trattati e il valore non effimero delle riflessioni dell'architetto friulano. Si ha così occasione di seguire un percorso, per molti aspetti ancora troppo poco noto, che va dai problemi sollevati dalla costruzione di New Town a quelli dell'allestimento museale, dal riuso dei grandi ""contenitori storici"""" fino alle considerazioni che circoscrivono - come testimonia qui in un toccante testo il suo """"compagno segreto"""" Aldo Rossi quel """"nuovo, più complesso e ambiguo sentimento del luogo"""" che insidia e attraversa il lavoro degli architetti. Non mancano, fra l'altro, alcuni sconfinamenti verso il cinema, la pittura, l'archeologia, oltre a mirabili ritratti di maestri dell'architettura contemporanea."" -
Conferenze di estetica lacaniana e lezioni romane
Se c'è un'etica della psicoanalisi, come viene affermato in una di queste conferenze, non c'è estetica della psicoanalisi. Si rimarrà allora sorpresi che il titolo supponga che ci sia almeno un'estetica lacaniana. Ma il titolo può non implicare neppure questo, ma soltanto che possa esserci dell'estetica lacaniana. Vale a dire che a partire da Lacan possiamo orientarci in più modi: nelle questioni dell'arte, nell'arte di analizzare, nell'antifilosofia - come un'arte della disinvoltura nei confronti delle dottrine, prendendo qua o là una qualche trovata filosofica - e nella catarsi infine, cioè l'arte di gestire gli affetti, i propri e quelli degli altri. -
Quarantasette poesie facili e una difficile
Poco, mi serve.rnUna crosta di pane,rnun ditale di latte,rne questo cielorne queste nuvole.rn""Sklovskij diceva che era un campione, Jakobson diceva il più grande poeta del Novecento, Tynjanov diceva una direzione, Markov diceva il Lenin del futurismo russo, Ripellino diceva il poeta del futuro, e avevan ragione, secondo me, tutti, però avevano torto, anche, secondo me, e avevano torto perché, secondo me, Chlebnikov è molto di più."""" (P. N.)"" -
Quaderni del dipartimento di studi urbani. Vol. 1: Città del mondo.
In genere dimentichiamo, o ne abbiamo una consapevolezza troppo limitata, che l'Europa è sempre meno il luogo paradigmatico dell'urbanizzazione contemporanea, mentre è altrove che la crescita e le mutazioni urbane si fanno più interessanti. È per questo motivo che l'attenzione degli studi qui contenuti è tutta rivolta alla città extra-europea, dalle ideologie urbane che la animano agli strumenti d'intervento sperimentali e no, di cui vengono messi in luce aspetti spesso poco noti e contraddittori. L'analisi investe dunque le aree metropolitane più rappresentative dei principali fenomeni in atto: dalla ""sovra-urbanizzazione"""" dell'America Latina (Montevideo, Buenos Aires), ai modelli suburbani del Nord America (Baltimora, Brooklyn), fino all'""""esplosione"""" delle città asiatiche (Hong Kong)."" -
Dieci capitoli di un uomo strano. Testo cinese a fronte
"Dieci capitoli di un uomo strano"""" (Pechino 1608) fu l'opera ricciana di maggior successo. Essa costituisce, insieme a """"Il vero significato del Signore del cielo"""" (Pechino 1603), un documento prezioso per l'analisi dei temi e dei problemi affrontati nel primo confronto tra civiltà cristiana europea e mondo cinese. In vari luoghi Ricci presenta questa opera di """"etica naturale"""" con il titolo di """"Paradossi""""; in essa espone agli interlocutori confuciani dottrine di filosofia morale sul tempo, sul mondo, la morte, il silenzio, la divinazione, la ricchezza, che inizialmente reputava per essi ignote e paradossali. E individua nella filosofia stoica dei classici latini, universalizzante ed eclettica, lo strumento privilegiato della comunicazione con i letterati cinesi. Non poteva tuttavia esporre Seneca e Orazio, Cicerone, Epitteto e Marco Aurelio nell'integrale originalità delle loro dottrine, incompatibili, su questioni fondamentali, con il cristianesimo. Egli dunque li presenta in un grandioso apparato di centinaia di criptocitazioni, costretti nelle tesi della dottrina cristiana che finisce per frapporsi come schermo tra due visioni del mondo singolarmente coincidenti. Tale convergenza riesce tuttavia a rendersi visibile, ed è per questo probabilmente che nel titolo originale cinese la paradossalità, la """"stranezza"""" - che è anche straordinarietà - non è più attribuita alle tesi, ma all'uomo che le espone." -
Territori dell'urbano. Storie e linguaggi dello spazio comune
Il volume tratta dello spazio comune e delle sue diverse forme e modalità, correlate a specifiche istanze culturali e politiche. Il suo campo di elezione è naturalmente la città, luogo per eccellenza dello scambio di beni, servizi e idee, ma anche concreto terreno di battaglia fra libertà individuale e responsabilità collettiva, fra spazio e società. I saggi presentati convergono su una concezione del ruolo dell’urbanista e dell’architetto assai prossima a quella indicata da Siegfried Giedion oltre mezzo secolo fa: «l’impegno essenziale della professione è il compito di interpretare la forma di vita, e dare a questa una adeguata espressione». Dalle diverse “tradizioni del moderno” fortemente radicate nella prassi europea di costruzione della città alla spontanea codificazione dei non luoghi nei circuiti di fruizione urbana; dalle prime forme di suburbanizzazione alle teorie di Smart Growth negli Stati Uniti; dalle radicali politiche inglesi del Welfare State al ripiegamento attuale, il tema della forma urbana è qui svolto sia come organizzazione di elementi spaziali sia in quanto esperienza.Testi di: Ruben Baiocco, Lucio Giecillo, Bruno Monardo, Manuel Orazi, Anna LAura Palazzo, Paola Pellegrini.Anna Laura Palazzo professore di urbanistica presso l'Università di Roma Tre, svolge attività di ricerca nel settore del recupero e della riqualificazione urbana, della pianificazione di area vasta, delle politiche urbane e territoriali orientate allo sviluppo locale. È autrice e curatrice, fra l'altro, di Città storiche. Interventi per il riuso (Edizioni del Sole 24 Ore, 2000); Campagne urbane. Paesaggi in trasformazione nell'area romana (Gangemi, 2005); Paesaggio, storia e partecipazione. La Convenzione europea a San Marino (Officina, 2009).Lucio Giecillo architetto. Dal 2007 è Dottore di Ricerca in Politiche Territoriali e Progetto Locale presso il Dipartimento di Studi Urbani dell’Università Roma Tre. Ha svolto ricerche sul rapporto tra spazio urbano e immigrazione, politiche urbane e territoriali, urbanistica americana nel dopoguerra. È autore inoltre di Una storia del presente: la costruzione dell’American Urbanism, in G. Piccinato, Città del mondo (Quodlibet, 2009); e co-autore di La città eventuale. Pratiche sociali e spazio urbano dell’immigrazione a Roma (Quodlibet, 2005). -
Il complex istituzionale. Il doppio legame all'origine della conoscenza
Il complex istituzionale riguarda il conflitto fra le polarità del sé, alcune considerate accettabili dagli altri, altre invece considerate oscure e quindi rimosse dall'orizzonte della nostra consapevolezza. Tale conflitto si riflette poi sulle relazioni umane che le persone intrecciano nei diversi contesti della loro esistenza. In questo libro gli autori esplorano il sé istituzionale, l'ultimo degli stadi evolutivi del sé, in cui tali conflitti si propongono in tutta la loro potenzialità ad un tempo distruttiva e creativa. La possibilità di trasformazione del sé istituzionale passa attraverso l'esercizio della leadership che, nella tesi proposta in questo libro, si esprime nella transazione fiducia-affidabilità, in quanto disponibilità a lasciarsi sovvertire dall'altro nelle proprie identificazioni. -
Avventure dello stampatore Zollinger
«Pronto. Mi chiamo August»: poteva essere questo l’inizio di una storia d’amore?rnIl giovane August Zollinger, in cerca del suo destino, abbandona il paese natale e per sette lunghissimi anni prova tanti mestieri. Fa il casellante della ferrovia su una linea sperduta, e qui si innamora della voce dell'impiegata che ogni mattina al telefono per avvisarlo dell'unico treno gli dice ""pronto?"""", e lui risponde """"son pronto""""; sulle variazioni minime di quel pronto... son pronto, si svolge tutta una storia d'amore appassionata ed evanescente. Poi fa il soldato, diserta, e nella solitudine dei boschi si conforta della compagnia dei grandi alberi quieti, fino al miracolo, alla rivelazione. Scoprirà alla fine la dignità dei mestieri umili: come timbrare coscienziosamente le carte in un ufficio comunale; poi fare coscienziosamente il calzolaio; e infine lo stampatore, come aveva sognato fin da bambino, perché era questo si vede il suo destino. Una storia delicata, una piccola parabola filosofica, di un autore sconosciuto in Italia."" -
Il nipote di Rameau
Questo personaggio mezzo matto di Rameau è un musicista fallito, nipote del grande musicista Philippe Rameau; ed è fallito un po' in tutto, col problema ogni giorno di trovare un invito a pranzo, se no non si mangia. Aspirerebbe a fare il buffone di corte, se questo ruolo ancora esistesse; ma anche in qui è un fallimento, e fa solo il cortigiano minore tra gli altri cortigiani che mangiano alla tavola delle ricche famiglie di una Parigi settecentesca, piccola e pettegola. L'incontro tra Rameau e Diderot è immaginato nel 1761, in un caffè di giocatori di scacchi; dove si sviluppa un dialogo in cui Rameau espone la sua filosofia universale, che tutto alla fine nel mondo si riduce a sterco, trovar da mangiare e andare di corpo, su questo piano l'umanità è tutta uguale, e anche le grandi imprese, gli eroismi, le grandi opere sono modi di risolvere lo stesso problema dell'andare (possibilmente ogni giorno) di corpo. -
Creatività
Fare o dire qualcosa di nuovo, di imprevisto, di sorprendente: in che cosa consiste questa capacità tipicamente umana? Come spiegare la trasformazione radicale delle nostre forme di vita e dei nostri modelli teorici? C'è qualcosa che unisce l'invenzione di un utensile da parte del cacciatore preistorico ai dipinti di Michelangelo nella Cappella Sistina? Sono queste alcune delle domande alle quali tenta di rispondere Emilio Garroni, uno dei pochi filosofi originali del Novecento italiano, in questo saggio. Per chiarire in che modo riusciamo a variare la nostra prassi e i nostri discorsi, Garroni mobilita molte discipline diverse: la biologia, la teoria dell'evoluzione, la linguistica e, naturalmente, l'estetica. L'autore traccia un'agile storia del concetto di creatività, da Platone a Chomsky, ma propone, al tempo stesso, un'ipotesi teorica rigorosa e acuminata. A suo giudizio, lungi dall'essere un lusso, il comportamento creativo svolge una funzione essenziale nel modo in cui la nostra specie si adatta all'ambiente. L'arte non è altro, quindi, che l'espressione specializzata di un'attitudine comune a ogni essere umano, senza la quale non sapremmo orientarci nel mondo. -
La poesia pensante. Inchieste sulla poesia cinese contemporanea
"C'è poesia pensante quando salta le barriere delle parole, quando interrompe una legge sintattica, quando supera uno schema metrico, rompe una convenzione, quando c'è iato. La poesia è nel vuoto delle parole, negli interstizi, là dove il verso sembra incagliarsi, dove la lingua inciampa nello slegame tra significato e significante"""". Con queste parole Claudia Pozzana tira le fila di un'indagine con cui, sin dagli anni Ottanta, ha attraversato l'universo della poesia cinese, promuovendone la conoscenza e fornendo strumenti per avvicinarsi a essa. Il volume, nel riprendere questa ricerca, va oltre il prolungato lavoro di scoperta e traduzione e propone una raccolta di saggi e interventi ampiamente rielaborati alla luce di ricerche e meditazioni recenti." -
Leonardo Ricci e l'idea di spazio comunitario
Leonardo Ricci non è stato tanto un esponente della ""scuola toscana"""" di architettura - il migliore della sua generazione, secondo Bruno Zevi. È stato anzitutto un grande irregolare della cultura italiana del secondo '900. Formatosi durante la II guerra mondiale all'interno di una cultura minoritaria e per molti versi radicale come quella valdese (che a Firenze contava personalità come Franco Fortini o Giovanni Klaus Koenig), nel dopoguerra sarà l'animatore di alcune esperienze sociali uniche come la comunità di Agàpe costruita facendo spaccare e trasportare le pietre a giovani ex partigiani e fascisti perché anche loro imparassero a ricostruirsi insieme; o quella di Riesi, in cui la forma costruita - pur notevolissima - è del tutto secondaria rispetto alla forma sociale di queste due piccole utopie realizzate analoghe solo ai kibbutz, ma poste agli estremi confini italiani (il Piemonte e la Sicilia occidentali). Ed è questa la chiave di lettura del saggio controcorrente con il quale Michele Costanzo riporta con forza l'idea di spazio comunitario all'attenzione di una cultura architettonica italiana smarrita di fronte alle trasformazioni conformiste del mondo globalizzato."" -
La periferia interiore. Visioni e racconti del territorio nord della città di Mantova
Se la parola ""periferia"""" e il suo significato sembrano oggi obsoleti, questo libro intende mostrare la necessità di riportare l'attenzione su ciò che resta della periferia industriale costruita negli anni 60 e 70 e sulla sua rilevanza nel continuare a dare forma alla città, in particolar modo a una piccola città italiana. Il libro prende in considerazione il caso esemplare della Circoscrizione nord di Mantova caratterizzata, secondo Aldo Rossi, da una peculiare """"condizione liminare"""" e qui assunta come una periferia interiore in senso lato. Il libro si compone di alcune sequenze di fotografi e una serie di testi che riflettono sul ruolo e la trasformazione della periferia della città contemporanea e sulla possibilità di raccontarla e rappresentarla. Le varie voci e i diversi modi di guardare il territorio che le fotografi e i testi assumono cercano un dialogo fra il sapere del fotografo e quello dell'urbanista."" -
Confini del racconto
Se il racconto è un genere letterario autonomo, la cui ricchezza è tale che nessun tentativo di classificarlo risulta mai completamente convincente, schemi narrativi o para-narrativi emergono negli ambiti più diversi dell'esperienza umana, nella vita quotidiana come nell'immaginario collettivo, nella pittura, nel cinema e nella musica, ma anche nella religione, nella filosofia o nella storiografia. Modalità dell'evento, della sua presenza o della sua assenza e soprattutto della sua possibile o impossibile appropriazione da parte di un soggetto, il racconto ha confini incerti e permeabili: sia all'interno - la distinzione fra i generi letterari - che all'esterno - il discorso dei vari saperi che respingono e tuttavia non riescono a eludere la narrazione. I saggi raccolti in questo volume esplorano questi confini misurando la tensione tra verità e finzione, filosofia e mito, storie e silenzi, trasformazioni, sopravvivenza e declino di quella che Benjamin chiamava la ""capacità di scambiare esperienze""""."" -
La verità in architettura. Il pensiero di un'altra modernità
In questo libro va in scena un confronto con molte delle questioni più annose con cui si è misurata l'architettura negli ultimi decenni. Si può ad esempio intravedere come la nuova sindrome ambientale e le perduranti manifestazioni della società dello spettacolo scalzino man mano il peso preponderante della teoria, determinando una problematica discussione etica ed estetica sull'architettura che investe sia le figure di alcuni venerati maestri, sia alcuni temi chiave della cultura architettonica contemporanea: i musei, il paesaggio, le infrastrutture. Ma l'autore non ambisce a proporsi come una voce del dibattito fra le altre. ""Gli scritti presenti in questo volume sono dei percorsi, linee immaginarie che attraversano il nuovo continente architettonico e ciascuno sarebbe la rappresentazione delle caratteristiche di una di queste vie e delle scoperte fatte durante il viaggio. I saggi dunque non trattano di una verità come se la si fosse già trovata, non espongono una dottrina con un metodo di sintesi o di composizione, seguono piuttosto una linea di ricerca con un metodo analitico o intenzionale, che potrebbe essere chiamato anche metodo d'invenzione""""."" -
L' emergenza della sessualità. Epistemologia storica e formazione dei concetti
"Quasi ogni storia della sessualità è una storia delle nostre idee - più o meno vere - sulla sessualità, una storia delle nostre istituzioni - più o meno repressive - che controllano la sessualità, come se la sessualità fosse un assoluto, una costante, fuori dal tempo, come se una storia della sessualità dovesse riferirsi per forza a una sessualità sovrastorica, un punto fisso attorno al quale far ruotare la nostra storia. Ma cosa succederebbe se la sessualità stessa fosse storica, se la storia della sessualità introducesse una discontinuità nel nostro stesso essere e facesse a pezzi la stabilità rassicurante di una necessità che si vorrebbe atemporale? Quale sarebbe l'effetto di una storia della sessualità di questo tipo, di un'epistemologia storica della sessualità? Il mio libro non contiene soluzioni a problemi, e l'irritazione che provoca è più difficile da alleviare rispetto a quella prodotta dai giudizi morali discordanti sulla sessualità: le irritazioni che mi interessano derivano da un attrito epistemologico. Si può certamente essere a favore o contrari alla perversione, ma in questo contesto è molto poco rilevante. È l'impiego stesso dei concetti di sessualità e perversione che costituisce il bersaglio della mia critica epistemologica. Ma l'irritazione non è sufficiente; essa deve far nascere il lavoro critico del pensiero su se stesso, un lavoro sui nostri limiti che possa consentirci di pensare in modo diverso."""" (dalla prefazione dell'autore)" -
Viaggio in Gran Garabagna
In Francia Henri Michaux è già un classico consacrato nella ""Plèiade"""", anche se è un classico piuttosto inclassificabile. """"Viaggio in Gran Garabagna"""" (1936) è uno dei suoi primi libri, e forse il più felice tra quelli che ha scritto. È un viaggio in una terra che non esiste, attraverso popolazioni immaginate, che corrispondono ognuna a un umore, una mania, un tic. Gli Hiviniziki (ad esempio) sono la nevrastenia, la precipitazione e la fretta fatte popolazione; gli Emangloni sono tardi, contemplativi e facili al pianto come certi nostri stati d'animo depressivi. Un libro rasserenante per chi lo legge, e avventuroso; lontano erede dei """"Viaggi di Gulliver"""" e del """"Gargantua""""."" -
Icone culturali d'Europa
Che cosa hanno a che fare le Sirene con il curry o il Bildungsroman con il tè? Cosa hanno in comune il Grande Fratello, l’Ikea e Madame Bovary, oppure Ivan il Liberatore e una strada londinese?Si tratta di icone culturali, ossia figure, luoghi, “oggetti” che hanno acquisito una presenza particolare e durevole nell’immaginario collettivo, divenendo parte di un patrimonio simbolico da cui attingono il linguaggio giornalistico e la pubblicità, la comunicazione colta e il parlare comune. Sono frammenti di racconti, rappresentazioni collettive, discorsi o pratiche culturali che, emancipati dal loro contesto di origine, agiscono autonomamente in una pluralità di altri contesti. Le vediamo circolare in orizzonti comunicativi differenti, spostarsi da uno spazio linguistico-culturale all’altro, da un’epoca all’altra, assumendo via via significati nuovi.Sono europee nel senso che è in qualche luogo dell’Europa che prendono forma e si installano nell’immaginario collettivo in quanto icone. E l’indagine della loro storia può favorire l’anamnesi di un’Europa transnazionale che aspetta di essere riletta alla luce del presente.I percorsi delle icone ricostruiti in questo volume, infatti, invitano ad abbandonare la logica della delimitazione nazionale a favore di una logica dell’interdipendenza e della molteplicità di prospettive. Frutto di una stratificazione di significati diversi, queste icone sono figure mobili e composite che mostrano i sistemi simbolici della cultura nel segno della pluralità, dell’eterogeneità, dell’interconnessione. Sono forme trasversali dell’immaginario che funzionano da rivelatori della fondamentale interazione tra i diversi ambiti e media della comunicazione culturale – e rimandano perciò a una concezione sconfinata, altamente complessa, una concezione ipertestuale della cultura.Indice: Francesco Fiorentino Icone culturali: per una definizione del concetto - FIGURE DI GENERE: Maria Cristina Assumma Carmen, icona della seduzione - Bruna Donatelli «Madame Bovary sono io» - Federica Sforazzini Don Giovanni - PAROLE-ICONA: Giovanni Sampaolo Bildungsroman: genealogia linguistica di un mito tedesco - Laura Santone Charme, chic, boutique. Su tre marche linguistiche francesi dell’icona del lusso - FIGURE DELL'IMMAGINARIO POLITICO (E MEDIATICO): Krassimir Stantchev Ivan il liberatore nella tradizione balcanica. Il caso bulgaro - Angelo Arciero Il Grande Fratello. Archetipi e filiazioni - FIGURE DELL'IMMAGINARIO FOLKLORICO: Carla Solivetti Sirena Mermaid Ondina Rusalka. Dal mito all’icona contemporanea - Ute Weidenhiller La strega. Figura tragica, donna malefica, “femme fatale”… - ICONE TRANS: Luciana Piré Il tè, «a gentler drink». Percorsi di un rituale nell’Inghilterra moderna - Rosa Manauzzi Brick Lane, il curry, nuove icone britanniche - LUOGHI E NONLUOGHI: Agnese Nobiloni Toschi «Quando si dice icona». Ikea: la ditta e il catalogo - Marino Freschi Praga kakfiana - Valeria Pompejano Il Lager icona oscura d’Europa e l’uomo-Lazzaro di Jean Cayrol - Letizia Norci Cagiano Roma eterna: icona culturale in Francia tra Seicento e SettecentoFrancesco Fiorentino insegna Letteratura tedesca all’Università Roma Tre.