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Goethe
Georg Simmel (Berlino, 1858 - Strasburgo, 1918) fu uno degli esponenti più significativi della filosofia e sociologia tedesche nei decenni precedenti il primo conflitto mondiale. Di origine ebraica, fu amico di Max Weber, docente alle università di Berlino e di Strasburgo, nonché animatore di circoli culturali cui partecipavano personalità come Lukàcs e Bloch. Il suo pensiero si esercitò su molteplici aspetti del ""mondo della cultura"""", mantenendo come riferimento privilegiato la diagnosi delle strutture sociologiche della contemporaneità. La monografia che Simmel dedicò a Goethe nel 1913 non rappresenta soltanto un contributo di grande rilevanza alla storia dell'interpretazione goethiana, ma anche e soprattutto una tappa fondamentale nella costruzione di quella """"filosofia della vita"""" che assorbì completamente i suoi ultimi anni, assumendo connotazioni sempre più conflittuali e tragiche mano a mano che la civiltà europea andava precipitando verso la catastrofe del primo conflitto mondiale. Di questa oscura metafisica vitalistica, che altrove erompe nelle forme più inquiete e inquietanti, il Goethe mostra invece il lato più armonioso e conciliativo. Nel sommo scrittore tedesco, Simmel vede il conflitto altrimenti mortale tra vita e forme ricondotto a una perfetta fusione tra l'uomo e il suo mondo, tra recepire e plasmare, tra la potenza dirompente della passione e la compostezza classica della figura."" -
Anche il cielo brucia. Primo Levi e il giornalismo
Famoso nel mondo per ""Se questo è uomo"""" e per le altre opere narrative, Primo Levi lo è molto meno per la sua attività giornalistica autonomamente considerata. Il volume analizza gli interventi dello scrittore per i più importanti quotidiani, da """"Repubblica"""" a """"La Stampa"""", e per i periodici di larga diffusione: essi riguardano fatti di risalto internazionale, come il cronico conflitto arabo-israeliano, Cernobyl o i viaggi dello Shuttle, ed altri di portata nazionale, dal terrorismo degli anni settanta ai primi esperimenti genetici; eventi che ebbero grande impatto sull'opinione pubblica e sono in molti casi ancora oggi di stretta attualità. Gli articoli di Levi si soffermano anche su personalità ben note - da Gheddafi ad Arafat, da Gorbaciov ad Aldo Moro - e tracciano una particolare storia dell'Italia e del mondo contemporaneo, visti con l'occhio di un intellettuale-scienziato che ha cercato di affrontare con gli strumenti della ragione, ma anche con una carica polemica per certi versi controcorrente, il caos della modernità."" -
Ponti sull'Atlantico. L'Institute for architecture and urban studies e le relazioni Italia-America (1967-1985)
Questo libro ricostruisce le relazioni tra cultura architettonica italiana e nordamericana nel corso degli anni Settanta, prendendo come riferimento la breve ma significativa esperienza dell'Institute for Architecture and Urban Studies di New York, che dalla sua fondazione nel 1967 - su iniziativa di Peter Eisenman - fino ai primi anni Ottanta si impone come centro propulsore tra i più attivi ed influenti nel dibattito disciplinare negli Stati Uniti. Più che la semplice ricostruzione dei suoi quasi vent'anni di storia, ciò che interessa dell'IAUS è proprio il suo costituirsi, anche e sopratutto grazie al suo ambizioso progetto editoriale ed espositivo, come luogo privilegiato di un incontro e di un confronto, non privo di contraddizioni, tra due milieux intellettuali - la New York dei Five Architects e delle mostre al MoMA, la Venezia dell'IUAV di Aldo Rossi e Manfredo Tafuri e delle neonate Biennali d'architettura -lontani geograficamente e culturalmente, e tuttavia accomunati dal tentativo di ridefinizione della specificità, del ruolo e degli obiettivi dell'architettura al tramontare dell'utopia funzionalista. Eisenman da un lato, Rossi e Tafuri dall'altro sono i protagonisti di un dibattito complesso e multistratificato che vede intrecciarsi temi, luoghi e personaggi sulle due sponde dell'Atlantico: una vera e propria ""scacchiera con tre re"""" dagli schieramenti in costante riassetto."" -
Architettura e città negli Stati sabaudi
Le cupole di Juvarra e gli altari di Vittone, le regge sabaude e i palazzi reali, i salotti delle dame settecentesche e i quartieri di espansione preunitari. I saggi raccolti in questo volume studiano la storia dell'architettura del Piemonte sabaudo muovendo tra diverse scale di analisi, dal dettaglio architettonico alla scala urbana, e isolando un periodo, quello del passaggio tra Settecento e Ottocento, che si presta a essere osservato tanto dal punto di vista delle continuità quanto da quello delle discontinuità e delle fratture. Uno sguardo che porta a discutere una volta di più le grandi categorie interpretative che hanno a lungo mosso l'interesse per il contesto piemontese (il ""barocco"""", l'""""eclettismo"""") e a proporre una storia dell'architettura attenta alle pratiche, alle temporalità, alle culture di una pluralità di attori: architetti, promotori, stranieri in visita, burocrazie tecniche. Sullo sfondo, l'opera di uno studioso d'eccezione, Franco Rosso, con cui i saggi si confrontano direttamente, in un omaggio che è al tempo stesso un dialogo condotto sul vivo delle carte e sul corpo fisico degli edifici."" -
Qui è ora. Lo spazio e il tempo pubblici come leve della qualità della vita e della cittadinanza attiva. Atti del convegno internazionale (Torino,14-15 marzo 2011)
Come si vivono il tempo e lo spazio pubblici? Quando l'uso spontaneo dello spazio pubblico è fonte di scontri fra diverse esigenze e quando invece è riappropriazione positiva di luoghi e modi della socialità? Quali strumenti hanno le istituzioni per integrare e governare l'espressione del mutamento negli usi dello spazio e le esigenze dei tempi di vita? Queste alcune delle domande, che riguardano la qualità della vita urbana, con le quali si è misurato un convegno svoltosi a Torino nel marzo 2011, di cui questo volume raccoglie gli esiti. I contributi forniscono elaborazioni teoriche ed esperienze pratiche sull'uso sociale dello spazio pubblico e del tempo in un orizzonte internazionale. Inoltre il libro presenta una panoramica degli uffici dei tempi e conciliazione dei ritmi di vita di varie città italiane, di diverse esperienze torinesi di spazi socioculturali di quartiere, nonché del progetto sperimentale ""+Spazio+Tempo"""" realizzato negli ultimi anni dalla Città di Torino."" -
Una scelta per Milano. Scali ferroviari e trasformazione della città. Ediz. italiana e inglese
L'assunto da cui parte questo corposo studio corale consta nel fatto che ""i sette scali ferroviari milanesi dismessi rappresentano un'occasione eccezionale e irripetibile di trasformazione urbana e di messa a punto di un'idea di città"""". Il volume raccoglie pertanto numerosi contributi, ampiamente illustrati, secondo uno schema tripartito: una prima parte urbanistica che contiene dei saggi d'indirizzo volti a delineare le sfide cruciali per la città contemporanea. La seconda parte, più progettuale, dedica spazio alle varie proposte di riordino degli scali milanesi. La terza, infine, propone una sorta di verifica a più voci delle ipotesi sviluppate nelle prime due, interrogando sia architetti come Emilio Battisti e Pierluigi Nicolin, e urbanisti, come Luigi Mazza, sia personalità extradisciplinari di assoluto rilievo come Ermanno Olmi, partendo dall'assunto che per capire una città sono necessari molti punti di vista, compresi quelli del cinema, spesso trascurati dal mondo accademico, ma forse gli unici in grado di restituire quel sentimento unico che Christopher Alexander chiama """"the magic of the city""""."" -
Spazi e figure dell'abitare. Il progetto della residenza contemporanea in Olanda
A partire da una riflessione sulla natura abitativa contemporanea che vede nella casa una ""base"""" piuttosto che un luogo abitativo classico, il libro propone una rassegna critica delle sperimentazioni condotte in Olanda sul tema della casa urbana. La ricca produzione di edilizia residenziale pubblica e no che a partire dagli anni '90 è diventata un modello mondiale grazie ai progetti di studi oggi notissimi come MVRDV, NL Architects, West8, Mecanoo solo per citarne alcuni, viene qui presentata e illustrata individuandone le strategie progettuali più ricorrenti piuttosto che classificandola secondo categorie tipologiche o morfologiche. Nella seconda parte del volume invece, l'autrice ricostruisce una genealogia delle medesime strategie indicando nel cospicuo patrimonio culturale del Team X, l'humus progettuale di gran parte delle esperienze architettoniche presentate. Ecco allora riemergere in una chiave nuova, vale a dire riattualizzata e pertanto non banalmente storicizzata, i concetti urbani di cluster, stem o mat building inventati da architetti oggi poco studiati in Italia - Bakema, Van Eyck, Candilis-JosicWoods, i coniugi Smithson, Hertzberger et al."" -
Marcello Maloberti. Blitz. Ediz. italiana e inglese
Per la sua mostra al MACRO Marcello Maloberti ha ideato una serie di azioni in cui si intrecciano energia fisica e raffinatezza compositiva, resistenza e velocità, ordine e disordine. Nella prima, Blitz, venticinque pantere in porcellana dipinta formano il centro di una coreografi a che si conclude imprevedibilmente con la loro fragorosa distruzione.Nella seconda, Katerpillar, il profilo aguzzo di un fulmine viene realizzato in tempo reale da una squadra di operai con spezzoni di guardrail. A emergere in entrambi i lavori è un “corpo collettivo” nato dall’incontro tra l’energia vitale dei performer e la resistenza delle cose, tra l’intensità dei gesti e la loro inattesa bellezza, tra l’immaginazione dell’artista e la partecipazione degli spettatori.Le performance e le installazioni di Marcello Maloberti coinvolgono in modi sempre imprevedibili lo scenario contemporaneo, riattivano situazioni e comportamenti quotidiani, rivisitano poeticamente l’immaginario dei media, la memoria culturale e l’esperienza collettiva. Le sue azioni, in movimento o immobili come tableaux vivants, si rivolgono alla realtà circostante con atteggiamento anticonvenzionale, animato di volta in volta da una forte carica empatica, da un umorismo sottile, da un intenso sentimento di meraviglia.In tutti i suoi lavori traspare una capacità di scrutare da angolature inconsuete le pieghe nascoste del mondo sociale, di coglierne il potenziale espressivo e simbolico a prima vista impercettibile. Attingendo alla sovrabbondanza di oggetti e immagini tipica del nostro tempo, l’artista fi nisce così per puntare uno sguardo acuto e consapevole anche alle sue molte contraddizioni.Due installazioni animate dalla presenza di performer completano il panorama di una mostra che è la più complessa e ambiziosa tra quelle sin qui realizzate dall’artista: in Sim Sala Bim un custode ha manovrato periodicamente un argano elettrico collegato a un grande specchio mosso in saliscendi da terra fino a sfiorare il soffitto. In Amen, una performance che si è protratta per l’intera durata della mostra, cinque giovani artisti – quattro ragazzi barbuti e una ragazza – si sono aggirati nell’ambiente espositivo reggendo ognuno un tavolo sul quale era inserito un cipresso nano, una vertiginosa inversione di scala rispetto al motivo romantico del “bosco degli artisti” e un sorprendente cortocircuito tra il look tipico degli anni settanta, oggi di nuovo in voga, e l’antica iconografi a della ricerca di ispirazione.A questi lavori ha fatto da contrappunto tematico e concettuale Cleopatra, un’installazione composta da una serie di pacchetti di sigarette su cui l’artista ha applicato cartoline illustrate manipolate con ingannevoli tramonti esotici.Tutte le opere di Blitz mettono in luce la capacità di Maloberti di esplorare in forme inedite l’ambivalente rapporto tra creazione e distruzione, tra serialità e singolarità, tra materiale e immaginario, con una modalità tipicamente contemporanea che fa dell’ibridazione tra principi in apparenza incompatibili tra loro il punto di partenza dell’esperienza creativa.MACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma 13.03.2012-03.06.2012Una mostra a cura di Stefano Chiodi Bartolomeo Pietromarchi -
Marco Tirelli. Catalogo della mostra (Roma, 30 marzo-15 maggio 2012). Ediz. italiana e inglese
"Colori nebulizzati, neutralizzati, neutrinizzati in una specie di fittissima e turbinosa danza molecolare, dove il giallo o l'azzurro sono impiegati, sì, ma come vittime sacrificali indispensabili per alimentare la voracità di un bianco e nero severo, onnicomprensivo, ontologico. Oggetti colossali che emergono dal buio per accamparsi nel quadro quasi fossero forme platoniche. Ora è una splendida ciotola, obliqua, a rivelarsi vuota, ora una gabbia, lambita dalla luce; ora è una strana canna fumaria (un metronomo? un monaco?), ora una scatola, anch'essa vuota, dal bordo basso colto in prospettiva. E questo vuoto, per Marco Tirelli, sta ad evocare il sentimento beckettiano dell'attesa, e insieme della virtualità: uno spazio che attende di essere colmato"""". (Valerio Magrelli)" -
Neon. La materia luminosa dell'arte. Catalogo della mostra. Catalogo della mostra (Roma, 21 giugno-4 novembre 2012). Ediz. italiana e inglese
Diffuso ormai da un secolo in ogni ambito della vita quotidiana e da subito divenuto un simbolo della modernità, il neon è anche uno dei materiali più ricchi di potenzialità espressive tra quelli utilizzati nel campo artistico contemporaneo. Dagli anni cinquanta del Novecento in avanti, la sua energia smaterializzata, l'intensa gamma dei colori, la sua capacità di trasformarsi in segni, lettere e forme a due o tre dimensioni, lo ha infatti tramutato in una vera e propria ""materia"""" duttile e luminosa, un medium di cui gli artisti hanno indagato di volta in volta le potenzialità comunicative, i risvolti fenomenologici, gli effetti sull'ambiente e sulla psiche umana. Il catalogo della mostra """"Neon. La materia luminosa dell'arte"""" indaga in modo specifico la fortuna dei tubi fluorescenti nel panorama artistico internazionale degli ultimi cinque decenni, disegnando un viaggio attraverso poetiche, visioni e sensibilità diverse accomunate dalla attrazione per le possibilità espressive di un materiale straordinariamente versatile, in cui si combinano origine industriale e realizzazione artigianale, dimensione architettonica e linguistica, immagine e parola, luce e spazio."" -
Comiche
"Comiche"""" è il libro d'esordio di Gianni Celati. Lo spunto del libro viene da alcune scritture manicomiali che Celati in quegli anni aveva letto e studiato a lungo, tanto da prendere in prestito la voce e la demenza di un anziano ricoverato, autore di cronache dal manicomio e deliri di persecuzione. Il protagonista del libro è l'insegnante Otero Aloysio, che tiene sotto dettatura di voci notturne un diario delle persecuzioni subite: tre maestri elementari, Bevilacqua, Mazzitelli e Macchia, lo tormentano per fargli sposare la direttrice Lavinia Ricci, un donnone che mostra un debole per lui; tutt'intorno una folla di personaggi ognuno con un tic o una mania. Scopo ultimo della loro missione è realizzare nascostamente la dittatura dei maestri. Pubblicato nel 1971 da Einaudi su proposta di Italo Calvino, che ne aveva letto alcuni pezzi su una rivista, """"Comiche"""" da allora non è stato più ristampato ed è diventato introvabile. Pubblichiamo in appendice la riscrittura parziale di """"Comiche"""" a cui Celati si dedicò tra il 1972 e il 1973, rimasta per anni inedita, con alcuni passaggi sessualmente audaci che erano stati espunti dall'edizione einaudiana, e uno scritto di Nunzia Palmieri che ne ricostruisce la genealogia." -
I mattoidi italiani
I mattoidi italiani di questo repertorio, il primo nel suo genere in Italia, sono personaggi esistiti o esistenti fautori di teorie singolari, a volte deliranti, elaborate in vari campi del sapere: linguisti e ideatori di lingue universali, astronomi e fisici, trasmettitori del pensiero, architetti, quadratori del cerchio, poeti, inventori, profeti, visionari, politici eccetera. Corredato dalle foto di alcuni mattoidi, dalle copertine dei loro libri e da vari documenti (planisferi, macchine astruse ecc.), il libro è un ampio campionario di autori bizzarri, nessuno dei quali ha mai varcato la porta di un manicomio, per quanto in certi casi siano completamente fuori dalla realtà. Ci sono fisici che vorrebbero dimostrare che la terra non gira intorno al sole; poeti che si interrogano se fu fatto prima l'uovo o la gallina; rinnovatori sociali che propongono la castità insieme al divieto di caccia e pesca; curatori di foruncoli che diventano filosofi dopo essere stati visitati dallo spirito di Nietzsche; mistici atei che prescrivono di non adorare alcun Dio, di non guardarsi nudi, di non bere vino, di non andare al cinema, di non sbirciare le gambe delle fanciulle; e e così via. -
La campagna necessaria. Un'agenda d'intervento dopo l'esplosione urbana
Il rapporto città-campagna è forse tra i fenomeni più studiati della storia moderna, ma con l'inizio del XXI secolo il rovesciamento di numerosi paradigmi interpretativi impone un radicale ripensamento: il post-fordismo che lascia spazio ad una ""economia di carta""""; la globalizzazione e l'emergere di nuove potenze economiche che riorganizzano la geopolitica planetaria (dove l'Occidente perde continuamente peso); la popolazione mondiale che vive - per oltre la metà - in agglomerati urbani a scapito delle campagne. Questi fatti inducono a guardare tale rapporto con occhi nuovi, costruendo alleanze evolute, sulle quali questo volume propone riflessioni critiche, traiettorie di ricerca e un'agenda per l'analisi e il progetto di un nuovo """"patto di stabilità"""" tra città e campagna."" -
Leonardo Ricci: nuovi modelli urbani
Leonardo Ricci, assieme all'amico Leonardo Savioli e al comune maestro Giovanni Michelucci, ha rappresentato la punta più alta e poetica dell'architettura italiana a Firenze sia sul terreno della ricerca artistica e teorica sia della didattica universitaria. Oltre a ripercorrere importanti e poco noti progetti degli anni sessanta, Bartolozzi si concentra sugli ultimi concorsi di Ricci a partire da quello per il Centro Direzionale di Firenze che rappresenta un'esperienza conclusiva per la cosiddetta ""scuola fiorentina"""" prima che si dissolvesse incalzata dalle tensioni centrifughe dei gruppi radicali - costituiti in massima parte da allievi diretti di Ricci e Savioli."" -
Interpretazioni fenomenologiche di Eraclito
Da Platone a Nietzsche, i filosofi non hanno smesso di confrontarsi con Eraclito, attraversando il suo pensiero alla ricerca del proprio. Nel Novecento la sua voce è tornata a risuonare con forza nella fenomenologia tedesca. Ripercorrendo le grandi interpretazioni di Eraclito offerte da Martin Heidegger, Eugen Fink e Klaus Held, questo libro ne ricompone per la prima volta il mosaico teoretico, sottolineando la prossimità tra il logos del pensiero arcaico e l'esercizio fenomenologico dell'ascolto e della visione. Richiamandosi alla purezza dello sguardo aurorale sul mondo, assimilato al bagliore di una fiamma, Heidegger non ebbe timore di affermare: ""Eraclito non ha descritto i fenomeni, li ha visti, semplicemente""""."" -
Quaderni ADI Lazio. Casi e cose di design. Ediz. italiana e inglese. Vol. 1: I designer del bagno.
Questo primo quaderno dell'ADI Lazio disegna un breve ma esauriente percorso storico-critico attraverso la progettazione e la produzione dei numerosi componenti dell'arredo bagno, tradizionalmente sviluppate in modo particolare nel territorio laziale. Dapprima Renato De Fusco compie un excursus che tende a distinguere nettamente l'architettura dal design e ad assegnare all'arredamento un ruolo intermedio fra i due, mentre al bagno in particolare riconosce lo specifico status di ""un interno nell'interno"""" fino ad immaginare un'ironica """"metafisica del bathroom"""". Quindi Carlo Martino icostruisce a partire dalla pioneristica figura di Fabio Lenci - la nascita e lo sviluppo professionale di un gruppo di designer di grande valore, affermatisi grazie alla rigogliosità di questo specifico distretto industriale a Roma e nel resto della regione. Emerge così il contorno, fino ad oggi non molto noto, di un pezzo importante del cosiddetto made in Italy quello del bathroom design - che ancora oggi vede ampi margini di internalizzazione. Chiudono il quaderno un approfondito repertorio di prodotti dal forte valore iconico, nelle diverse articolazioni tipologiche ascrivibili al bagno, ed una rassegna di progetti dei designer del Lazio realizzati nell'ultimo decennio."" -
Per aver troppo amato il mondo. Dialogo in due atti sulla violenza tra un giurista e un filosofo
Protetti dalla corte di Elisabetta I d'Inghilterra, tra il 1583 e il 1585 si incontrano a Londra, stringendo amicizia, due esuli italiani per motivi di religione: Giordano Bruno e Alberico Gentili. Il primo è l'inquieto filosofo che abbracciò il mondo copernicano trasformandolo in universo infinito e che la critica radicale del cristianesimo condusse sul rogo di Campo de' fiori in Roma. Il secondo, uomo di autentica fede cristiana temperata da una forte razionalità, fu professore regio di diritto civile a Oxford e gettò le basi, insieme a Grozio, del diritto internazionale. Il testo teatrale qui presentato ricostruisce, attraverso una libera utilizzazione delle opere dei due autori, l'intensa discussione che intercorse tra loro sui temi della filosofia e della religione, del diritto e della politica, centrati sul problema della violenza nel mondo, delle cause di essa e dei possibili rimedi. Il primo atto ricostruisce l'intimo rispettoso dialogo, pur nella diversità delle tesi e delle ispirazioni, che si stabilì tra i due grandi esuli italiani, grazie anche alla protezione del poeta e diplomatico Philip Sidney. Nel secondo atto, mentre il destino di Bruno si va consumando tra Venezia e Roma, Gentili osserva, in dialogo con l'amico Tobias Matthew e in drammatico confronto con il Conte di Essex, il tracollo del mondo elisabettiano e la minaccia incombente delle guerre civili. -
Scritti scelti sull'architettura e la città 1956-1972
Nata in un momento di passaggio della carriera di Aldo Rossi, a cavallo del 1972, questa raccolta è divenuta nel tempo un'opera unitaria che delinea ""l'ipotesi di una teoria della progettazione architettonica dove gli elementi sono prefissati, formalmente definiti, ma dove il significato che scaturisce al termine dell'operazione è il senso autentico, imprevisto, originale della ricerca. Esso è un progetto"""". Gli scritti sparsi di Rossi contengono infatti molti dei concetti sviluppati ne """"L'architettura della città"""", ma presentano anche gli aspetti più polemici della sua critica della cultura architettonica internazionale sviluppati negli anni della formazione. A partire dagli studi giovanili sul neoclassicismo milanese e torinese, passando per le recensioni di libri storici come quelli di Emil Kaufmann, Hans Sedlmayr, gli interventi di critica architettonica sull'opera dei maestri Boullée, Behrens, Loos, Le Corbusier, gli studi urbani che confermano l'idea della """"città per parti"""", fino ai celebri interventi sulla tipologia edilizia: è proprio in questo """"misto di descrizione e di deformazione, di invenzione e di conoscenza"""" che si consolida il postulato rossiano: la città non può essere considerata una mera infrastruttura di servizi, quanto la materia prima dell'identità e della memoria collettiva o individuale e quindi """"ne deriva che anche l'edificio può essere progettato per analogia con la città""""."" -
Idea della prosa
"Un bel viso è forse il solo luogo in cui vi sia veramente silenzio. Mentre il carattere segna il volto di parole non dette e di intenzioni rimaste incompiute, mentre la faccia dell'animale sembra sempre sul punto di proferire parole, la bellezza umana apre il viso al silenzio. Ma il silenzio - che qui avviene - non è semplicemente sospensione del discorso, ma silenzio della parola stessa, il diventar visibile della parola: idea del linguaggio. Per questo nel silenzio del viso è veramente a casa l'uomo"""". Trentatrè piccoli trattati di filosofia con undici immagini dialettiche." -
Sovrapposizioni. «Riccardo III» di Carmelo Bene. «Un manifesto di meno» di Gilles
"È come se ci fossero due operazioni opposte. Da un lato si eleva a 'maggiore': di un pensiero si fa una dottrina, di un modo di vivere si fa una cultura, di un avvenimento si fa Storia. Si pretende così riconoscere e ammirare, ma, in effetti, si normalizza. Succede lo stesso per i contadini delle Puglie, secondo Carmelo Bene: si può dar loro teatro, cinema e persino televisione. Non si tratta di rimpiangere i bei tempi andati, ma d'essere sgomenti di fronte all'operazione che subiscono, l'innesto, il trapianto fatto alle loro spalle per normalizzarli. Sono divenuti maggiori. Allora, operazione per operazione, chirurgia contro chirurgia, si può concepire l'inverso: in che modo 'minorare' (termine usato dai matematici), in che modo imporre un trattamento minore o di minorazione, per sprigionare dei divenire contro la Storia, delle vite contro la cultura, dei pensieri contro la dottrina, delle grazie o delle disgrazie contro il dogma?."""" (Dal testo di Gilles Deleuze)"