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Ubiquità. Arte e critica d'arte nell'epoca del policentrismo planetario
In questo volume Antonello Tolve studia questioni specifiche dell’opera di alcuni artisti contemporanei, in particolare Gino De Dominicis e Giuseppe Stampone, che hanno posto l’accento sulle varie declinazioni della creatività umana. Ubiquità, obliquità e zapping planetario, Finis terrae. I transiti dell’arte, Elogio della moltitudine. Ritratto dell’artista plurale e Atteggiamenti romantici nell’arte d’oggi sono riflessioni che, assieme all’analisi dettagliata di alcuni spazi interattivi – Vip Art Fair, Google Art Project, The Museum of Me e Adobe Museum of Digital Media –, disegnano un percorso serrato tra le maglie dell’arte contemporanea, dei comportamenti pedagogici e delle antropologie attuali. -
Gregorio Botta. Rifugi
Trovare è il primo atto, il secondo perdereTrovare è il primo atto.Ascolta la mia voce, dice,che dà presenza all’acquain una stanza, e le dà forma,orma, cammino. Lo sguardo, ora,è la stanza in penombrache si osserva. Scrutarela penombra che si spegnetraverso una feritoiaè come prendere l’ultimo respirodelle cose, dare loro l’ultima età.Nel buio le case le cosei riflessi delle oreosano raggiungere il loro fi nesottile principio del rimpiantoIl secondo è perdere.– Gian Luca FavettoMACRO-Museo d’Arte Contemporanea Roma 21.06.2012-02.09.2012 -
Per un progetto nel paesaggio
La conoscenza dei luoghi, intesa come capacità di decodificarne i segni, e far sì che essi diventino materia attiva della trasformazione, presupporrebbe la comprensione della sequenza delle azioni che li hanno prodotti, risultato tanto di idee e immaginazione, quanto di realtà materiale. Assumendo la dimensione antropogeografica del paesaggio quale termine della relazione tra azione e segno, e rivolgendo alla natura l'attenzione rispettosa dell'""altro"""" affinché essa continui a esistere di per sé, il libro vuole collocarsi nella relazione spazio-temporale del paesaggio, dove ogni azione si deposita in una forma, qualsiasi essa sia. Tali considerazioni conducono a riflettere attorno al valore della misura del segno, quale unità capace di definire l'efficacia o la dimensione dell'azione rispetto al suo risultato di trasformazione dello spazio, avendo presente che non di traduzioni dirette si tratta, poiché interagisce con variabili e sistemi complessi. Entro tale contesto di riferimento, e attraverso il lavoro dell'architettura del paesaggio, vengono qui indagate le azioni progettuali nel tempo e nello spazio del paesaggio, la loro capacità di essere risorsa, le prestazioni che oggi ad esse sono richieste e a cui devono dare risposta."" -
Cronaca di una mutazione semantica. Il paesaggio del progetto
Il progetto di architettura, negli ultimi cinquantanni, si è arricchito di nuove componenti semantiche che ne hanno progressivamente alterato la struttura profonda: da strumento delle trasformazioni a elemento compartecipe nelle mutazioni. Riformulato ""responsabilmente"""" dalla recente introduzione del termine paesaggio - nuovo parametro di riferimento antropico - amplifica la capacità dell'uomo di sviluppare le condizioni """"in attesa"""", attivando, in un tempo opportuno e contingente, un differenziale creativo capace di avvantaggiarsi della quantità di moto propria di ogni trasformazione in atto. Non risolve processi. Dipende da condizioni parziali, da sezioni ridotte ma significative di controllo, da """"deviazioni a bassa entropia"""". Riduce la pressione antropica, decolonizzando lo spazio. Promuove strategie per l'incremento delle reti naturali. Il volume così, articolandosi in quattro capitoli tematici correlati ma autonomi, esplora tutte queste connotazioni del progetto e intreccia riflessioni nate dall'incontro con il pensiero di alcuni maestri (Eisenman, Tschumi, Gregotti, Polesello) e tematiche sviluppate a Venezia, città di formazione dell'autore, colorandosi in tal modo di dense sfumature autobiografiche."" -
Storie progetti paesaggi. Racconti e incontri di architettura
Qual è oggi la finalità di una scuola di architettura o di ingegneria? Quali figure professionali sono chiamate a formare, con quale ruolo e con quali responsabilità? Il volume cerca di rispondere a questi interrogativi attraverso una fortunata serie di ""racconti di architettura contemporanea"""" offerti agli studenti del corso di laurea in Ingegneria Edile Architettura dell'Università Politecnica delle Marche. La finalità degli incontri era quella di indagare le relazioni della formazione e della professione con la complessità di un contesto stratificato e con una società in continuo movimento. Ecco allora che si susseguono senza soluzione di continuità progettisti, storici, strutturisti, critici e curatori a formare infine uno spaccato parziale ma credibile dello stato dell'architettura italiana."" -
Il cimitero ebraico in Italia. Storia e architettura di uno spazio identitario. Ediz. illustrata
Il volume è frutto di un'accurata indagine dei luoghi di sepoltura ebraici dal punto di vista della storia dell'architettura e delle città. Dagli ""orti"""" o """"campacci"""" medioevali e rinascimentali fino alle sezioni israelitiche nei moderni cimiteri ottocenteschi, la regolamentazione di questi spazi è stata spesso l'occasione per ridefinire i rapporti fra la comunità e questa antica minoranza, fra tentativi di assimilazione e antigiudaismo, andando ben al di là degli aspetti pratici del problema. Passando in rassegna i cimiteri israelitici di Trieste, Roma, Milano, Torino, Firenze, Livorno, Venezia fino a quelli di comunità più piccole ma non meno significative come Bologna, Ferrara, Modena, Ancona o Napoli, ci si accorge che lo studio di queste architetture simboliche e dei luoghi destinati al ricordo svela il loro valore altamente metaforico: lo studio di queste speciali """"città dei morti"""" è in grado di restituirci un affascinante intreccio di storie e memorie che è parte integrante e inscindibile della storia d'Italia."" -
Quale realismo, quale verità. Saggio su W. V. Quine
Il problema del realismo, riassumibile nella domanda se le nostre descrizioni di senso comune o scientifiche del mondo esterno forniscano una rappresentazione fedele degli eventi e delle entità di una realtà oggettiva, indipendente da categorie linguistiche e processi epistemici, costituisce un tema a cui pressoché ogni filosofo, anche dopo Kant, ha sentito il dovere di dare una risposta. Willard Van Orman Quine non fa eccezione. Questo lavoro esplora tale problema, e quello a esso connesso della verità, nella filosofia della scienza e del linguaggio del celebre critico dei dogmi dell'empirismo nonché teorico della relatività ontologica, nella convinzione che in Quine si possano trovare argomentazioni tuttora valide in merito. Evidenziando le ambiguità e gli equivoci del dibattito realismo-antirealismo e confrontando le riflessioni del filosofo statunitense con le tesi di altri autori (soprattutto Hilary Putnam e Michael Dummett, ma anche Crispin Wright, Donald Davidson e Arthur Fine), il saggio individua nella concezione naturalistica quineana della conoscenza una delle forme più plausibili di realismo, benché non sempre valutata nella giusta prospettiva, una forma di realismo epistemico lontana non solo dal costruttivismo e dal relativismo ma anche dal tradizionale presupposto realista-metafisico, forse un altro dogma, della corrispondenza tra linguaggio e realtà. -
Modernità e nazione. Temi di ideologia visiva nell'arte italiana del primo Novecento
I rapporti del pittore Carlo Carrà con il mondo degli anarchici e dei socialisti rivoluzionari di Milano e poi, repentino, il suo innamoramento per Giotto. La pedagogia di Ardengo Soffici a favore d'una modernità italiana. Le scelte di Mario Sironi durante e dopo la grande guerra. L'idioma vernacolare di Giorgio Morandi negli anni Venti. Il futurismo che si fa museo. Questo libro scruta nell'anima di una generazione straordinaria, che ha avuto a disposizione gli strumenti per sovvertire le tradizionali categorie artistiche di forma, tempo e spazio, e per portare l'Italia nel cuore del Novecento. Una generazione che però, più di ogni altra in Europa, si è trovata stretta fra le proprie fragili radici internazionali, l'esperienza della guerra e l'integrazione istituzionale in seno alla cultura nazionalista del fascismo. Il modernismo italiano si mostra così come uno snodo cruciale della storia dell'arte, imperniato in una tensione tra la volontà di avviare un progetto di autonomia formale e il recupero di valori sociali e politici, nei modi, anche paradossali, che i decorsi ideologici del Novecento non di rado hanno crudelmente dimostrato. -
Allestire l'antico. Un progetto per le Terme di Caracalla. Con DVD
"Allestire l'antico"""" illustra il progetto di musealizzazione e valorizzazione delle Terme di Caracalla dopo la recente rimozione della cavea e del palco allestiti per le opere liriche rappresentate ininterrottamente dal 1938 al 1993. Se l'opera ha diffuso nel mondo l'immagine delle Terme, il suo ruolo di fondale scenografico, esercitato per più di 50 anni, ha fortemente compromesso l'unitarietà di questo luogo e il suo valore di bene culturale. Il progetto coordinato da Lucio Altarelli ed elaborato in accordo con la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma - ha coinvolto un numeroso gruppo di progettisti, consulenti ed esperti nel campo dell'archeologia, del restauro, dell'arte, dello spettacolo e della multimedialità e ha individuato sei aree di intervento concepite come altrettante unità tematiche dotate ciascuna di un sufficiente grado di autonomia, in modo da delineare diversi orizzonti operativi e la loro eventuale attuazione per fasi esecutive. Sono stati affrontati, a livello sia teorico che operativo, i seguenti temi: margini, accessi, percorsi, servizi, segnaletica, apparati ostensivi e installazioni multimediali. Inoltre sono state indagate le disponibilità e le vocazioni di questo luogo ad accogliere mostre ed eventi temporanei per la cultura e lo spettacolo." -
Oltre la spiaggia. Nuovi spazi per il turismo adriatico
Il volume propone una riflessione critica sul rapporto tra architettura e turismo che, attraverso strumenti analitici e progettuali, conduce ad una revisione degli spazi per il tempo libero all'interno della cultura abitativa contemporanea. La ricerca intende verificare la possibilità di un nuovo rapporto tra litorale ed entroterra in uno scenario relazionale che non agisce solo linearmente, lungo la costa, ma anche trasversalmente definendo un sistema di nuove relazioni tra ambiti spaziali eterogenei. A tale fine i territori costieri del medio adriatico, individuati in una sezione transfrontaliera che tiene insieme il litorale italiano e quello dalmata, hanno definito il campo di applicazione della ricerca e i luoghi del turismo sono stati assunti come laboratori sperimentali per la costruzione di nuovi modelli urbani. -
Il parco e la città. Il territorio storico dell'Appia nel futuro di Roma. Ediz. italiana e inglese
Il grandioso obiettivo di preservare nel tempo il patrimonio dell'Appia si è costantemente scontrato, sin dai primi tentativi d'epoca napoleonica, con gli ostacoli rappresentati dall'oneroso impegno finanziario e dall'enorme quantità di interessi speculativi che insistono sulla zona. La costituzione del Parco Regionale, grazie anche alle battaglie condotte negli anni Ottanta da Antonio Cederna, ha rappresentato sì un punto di svolta nella gestione del problema e nella lotta all'abusivismo, ma una soluzione definitiva è ancora lontana. Il Parco dell'Appia, infatti, presenta innumerevoli anomalie, fra le quali l'essere costituito per l'85 % da territorio privato, che rendono più complicata, al momento, l'auspicata possibilità di poterne usufruirne come bene pubblico. Il volume affronta la necessità di un radicale ripensamento, che parta da azioni sinergiche all'interno dei vari aspetti che di solito vengono trattati settorialmente: la conservazione e l'utilizzo dei beni culturali e dell'ambiente, il traffico, l'espansione urbana, la protezione delle aree agricole, il problema dell'abusivismo. Uno sforzo congiunto che architetti, paesaggisti, urbanisti e archeologi, assieme a studenti e a rappresentanti della società civile, hanno profuso nel progettare soluzioni organiche e sostenibili in difesa di uno dei più straordinari patrimoni storico-naturali del mondo intero. -
Scritti di impegno incivile
Cornia si definisce in questo libro il tipico statale, pigro e pieno di sentimenti sociali scadenti; il quale passando ad esempio in bicicletta sulla via Emilia, osserva e medita sulla città di Modena, sull'Italia di oggi, sulle leggi, su quella fauna speciale che sono i politici, sulla vita sociale, e anche sull'Unione Europea, che cosa ha di buono e di discutibile. E allora quando è toccato da qualche pensiero originale, a Ugo Comia viene da prendere carta e penna e scrivere alle autorità: al sindaco, al direttore del giornale, a questo o quel ministro della Repubblica. Sono interventi nati da un lampo di pensiero filosofico o economistico, sempre ai fini della pubblica utilità; sembrerebbero pensieri paradossali e comici, ma a ben considerarli non sono poi così assurdi; ad esempio sul Pil italiano, come farlo crescere con poca fatica, approfittando dei tanto in auge godimenti sessuali; sui sensi unici che un sindaco sensibile dovrebbe abolire almeno per le biciclette, altrimenti ci si fa battere da Reggio Emilia; su Angela Merkel e sulle sue attrattive, per fare il bene dell'economia italiana, in polemica con l'opinione di un nostro ex primo ministro; su babbo Natale e l'alcolismo; sulla possibilità di scalare dalle multe il costo di un libro, uno acquista ad esempio ""Il mondo come volontà e rappresentazione"""" di Schopenhauer e glielo scontano dalla multa, onde rilanciare la cultura e sopportare con animo grato le multe; e così via..."" -
La bella Milano
Piccoli, meravigliosi e sorridenti pezzetti sulla Milano del tempo andato! Sono prose scritte per vari giornali, circa tra il 1936 e il 39, soprattutto per ""Il Corriere del Ticino"""", con molta modestia e un grande affetto per le piccole cose quotidiane che passano. È la Milano tra le due guerre, è ancora la cittadina limitata entro le mura o poco oltre, ci sono le famiglie conosciute da sempre, i vicini, i colleghi e i personaggi di cui si racconta qualche aneddoto; è una città stabile, e gli abitanti, le vie, i numeri civici sono in una loro eternità della mente. Sullo sfondo il fascismo, come una novità di passaggio abbastanza ignorata. È una Milano che rappresenta tutta un'Italia ottocentesca che si prolunga dentro al Novecento; con le sue stagioni, le vecchie piazze, le vie coi postriboli, i caffè provinciali, le domeniche estive, tutti gli anni che si assomigliano, i tramvai, i notai, gli avvocati, i bottegai lì nati vissuti e defunti, i legatori di libri, le vetuste librerie, le feste comandate e i portinai che s'affacciano sulla strada. In mezzo a questo tempo fermo le prime intrusioni dell'epoca moderna e la diffusa malinconia di un'età che sta per finire; lo sa anche Tessa."" -
Proprietà privata, proprietà sociale, proprietà di sé. Conversazioni sulla costruzione dell'individuo moderno
Agli inizi della modernità, la separazione della proprietà dal lavoro contrappone due modi di essere individuo: l'individuo proprietario che è anche ""proprietario di sé"""" e la """"classe non proprietaria"""", condannata al disprezzo attribuito a coloro che, poiché non hanno niente, non sono niente. L'abate Sieyès vede ancora i lavoratori come """"una folla immensa di strumenti bipedi, senza libertà, senza moralità, senza facoltà intellettuali, dotati solo di mani che guadagnano poco e di una mente gravata da mille preoccupazioni"""". Questo volume si interroga sulla natura e le trasformazioni dei supporti necessari per esistere ed essere riconosciuti come individui, per accedere cioè alla proprietà di sé. In mancanza di proprietà privata, la proprietà sociale ha rappresentato un'innovazione decisiva che ha permesso la riabilitazione dei non-proprietari, assicurando sicurezza e riconoscimento a partire dal lavoro. Oggi il vacillare delle protezioni sociali fa emergere il profilo inedito di un individuo per difetto che, sganciato dalle regolazioni della società salariale, sembra destinato a indossare la propria individualità come un peso."" -
Giardini, paesaggio e genio naturale
Presso quasi tutte le civiltà, il giardino, come pure il paradiso, è sempre stato uno spazio chiuso, una fabbrica di paesaggio destinata a progettare e incarnare ideali di vita. Nel XX secolo, però, succede qualcosa di nuovo: il giardino esce dal recinto e annulla la sua separatezza. Nasce l'ecologia, e con essa, paradossalmente, una diversa forma di limite, ovvero la coscienza della finitezza del pianeta. Il giardino cambia scala e diventa planetario. Per preservare questo giardino, emancipandolo dalle inefficienti leggi del mercato e dal modello dello sviluppo illimitato, incompatibile con la logica della vita, il giardiniere ha urgente bisogno di un assistente preparato e insieme visionario: di un ""nuovo economista"""", che valorizzi il vivente assecondando le sue naturali capacità di autoregolamentazione. Per tentare di elaborare una ragionevole previsione circa le future condizioni della vita sul pianeta, il giardiniere non deve dunque far altro che mettersi in ascolto di ciò che Gilles Clément chiama """"genio naturale"""", cercando di comprendere prima di agire, e limitando così il suo intervento: fare il più possibile """"con"""", il meno possibile """"contro""""."" -
Racconto del fiume Sangro
Il libro è la discesa a piedi di un fiume abruzzese, il Sangro; contemplazione e descrizione dell'acqua passo passo dalle sorgenti fino al mare Adriatico. Il modo di scrivere impara dall'acqua a seguire le vie di minor resistenza, piccoli incontri imprevisti, osservazioni rasoterra, avventure lungo i bordi del fiume, intoppi, aperture sull'acqua ferma& è la millenaria condizione dell'andare a piedi che oggi si è persa e che prima o poi tornerà buona per l'umanità. Potrebbe essere un monaco orientale a fare questa strada; e il racconto di nove giorni scendendo il fiume fa venir voglia di partire nello stesso modo da soli, trovare un fiume a portata di mano, per dare così un po' di respiro allo spirito. -
Oracoli, santuari e altri prodigi. Sopralluoghi in Grecia
Un osservatorio privilegiato sulla fine, sulla trasformazione e sulla strana sopravvivenza delle cose.rn«Uno dei libri più anticonvenzionali e rivelatori, erudito ma insieme piacevolmente leggibile per la notevolissima qualità della sua scrittura, che siano stati dedicati negli ultimi tempi alla Grecia antica.» - Anna Ferrari, L'indice dei libri del mesern«Non è un pellegrinaggio, ma un vero, insolito, colto racconto di viaggio. Un libro assai elegante» - Touringrn«Un libro davvero particolare» - DoppiozerornNella primavera del 2012, mentre una drammatica crisi economica e finanziaria investe il paese, Giuseppe Dino Baldi, filologo classico, e Marina Ballo Charmet, fotografa di fama internazionale, compiono una ricognizione dei luoghi sacri della Grecia. Dal Peloponneso alla Macedonia, da Olimpia al Monte Olimpo, passando attraverso Epidauro, Eleusi, Delfi, Dodona e altri siti meno battuti dal turismo: luoghi e paesaggi dove passato e presente s'intrecciano, si sovrappongono e a volte combattono fra loro. Cosa cercano? Prima di tutto gli oracoli, porte di comunicazione fra dèi e uomini; ma anche i luoghi che i greci, senza distinzione di etnia, riconoscevano come patrimonio identitario, e che spingevano già loro a viaggiare. Con prosa limpida, Dino Baldi traduce in un nuovo racconto storie, leggende, luoghi, sottraendoli ai cliché dei banchi di scuola e agli incantamenti della retorica di genere. Marina Ballo si perde e si ritrova fra le pietre, consegnando a chi legge un filo d'Arianna estraneo ad ogni luogo comune iconografico. -
Una stanza all'Einaudi
L'Einaudi è stata la più importante casa editrice italiana del Novecento. Nelle sue stanze hanno lavorato Cesare Pavese, Italo Calvino, Natalia Ginzburg. Lì hanno discusso programmi editoriali Primo Levi, Norberto Bobbio, Franco Venturi, Gianfranco Contini, per citare solo alcuni dei grandi nomi che hanno frequentato gli uffici di via Biancamano. Luca Baranelli e Francesco Ciafaloni, due semplici redattori tra gli anni '60 e gli anni '80, sono stati testimoni di quelle vicende e amici di alcuni dei protagonisti. In queste pagine rievocano due decenni di storia della casa editrice e alcuni dei momenti più drammatici: dal ""caso Fofi"""" che spaccò in due la casa editrice nel 1963, alla crisi del 1983 che portò l'Einaudi all'amministrazione straordinaria e al fallimento di quel grandioso progetto. Una lunga conversazione con Alberto Saibene approfondisce aspetti finora trascurati delle vicende einaudiane: il funzionamento della macchina editoriale, la posizione politica della casa editrice negli anni a cavallo del '68, l'istinto unito all'arte del comando di Giulio Einaudi. Una ricca iconografia, perlopiù inedita, completa il volume."" -
La fine dell'avanguardia
Il saggio che dà il titolo al presente volume è del 1949, e costituisce uno di quei felici casi in cui non solo un testo dopo tanti anni non ha perso smalto e vigore, ma addirittura continua a fornire suggerimenti interpretativi in ambiti del reale non prevedibili per lo stesso autore. Parlando di ""fine dell'avanguardia"""" Brandi chiama in causa un paradigma dell'opera d'arte e della funzione dell'artista che fa risalire al romanticismo che con le avanguardie novecentesche raggiunge il suo punto di estenuazione e che non sembra più lasciare spazio a nuove modalità espressive degne del titolo di """"arte"""". L'unica supplenza è ormai costituita, in Occidente, dai """"circenses"""": il cinema, che per Brandi non potrà mai costitutivamente assurgere alla funzione di opera d'arte, e lo spettacolo sportivo. La parabola presa in esame, in cui viene alla luce una formidabile padronanza non solo del campo pittorico, ma anche di quello architettonico, musicale, letterario, coinvolge ambiti culturali più ampi, dalla politica alla filosofia, e si rivela in grado di setacciare ogni tipo di geografia spazio-temporale."" -
Il romanzo indiscreto. Epistemologia del privato nei «Promessi sposi»
Manzoni indiscreto? Almeno quanto lo è la sua volontà di penetrare l'intimità dei suoi personaggi, di andare al ""fondo del cuore umano"""" onde scoprirvi """"i principi eterni della virtù"""". E almeno quanto la sua narrazione è volta a far confessare a Lucia ciò che la povera villana vorrebbe seppellire nel segreto della confessione. Ma non si tratta qui di fustigare chissà quali impertinenze autoriali. La questione è più complessa e riguarda il modo in cui """"I promessi sposi"""" s'inseriscono nel solco di quella tradizione romanzesca europea che dalla metà del Settecento in poi pare caratterizzata da ciò che Gianni Celati ha definito la """"vertigine dell'indiscrezione"""". Sorge così un inedito interesse verso le zone private dell'esistenza che va di pari passo con la formazione dell'individualità moderna la cui essenza, che pare giacere nelle imperscrutabili profondità del personaggio, attende solo di essere scoperta dallo sguardo indagatore dello scrittore (e con esso del lettore) moderno. Ma in che maniera questo processo di identificazione morale che """"I promessi sposi"""" mettono sapientemente in scena si collega alla volontà di definire una cultura nazionale? E come mai sul finire del secolo un critico militante e progressista come De Sanctis poteva continuare ad individuare niente meno che nel cattolico Manzoni gli auspici per la nascita, anche in Italia, di una concezione finalmente moderna del romanzo e, con esso, della letteratura?""