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Matteo contro lo spettro autistico
Perché un fumetto su un tema così delicato come l'autismo? Perché è un modo immediato ed efficace di far conoscere questa sindrome, soprattutto tra i più giovani, senza rendere noioso o pesante l'argomento, ma nello stesso tempo rispettando questa condizione di vita. Ci sono forme di autismo gravi e meno gravi. Su ciascuna incombe lo ""spettro autistico"""" o disturbo pervasivo dello sviluppo (DSG) ovvero Pervasive Developmental Disordes (PDD). L'associazione col termine medico è immediata, e così è nato questo personaggio mostruoso, che dapprima fa paura, terrorizza il piccolo Matteo, lo limita nelle sue attività, nelle sue scelte con delle campane limitatrici; ma poi pian piano Matteo prende coraggio e reagisce: tutte le volte che lo fa lo """"spettro"""" si riduce, perde forza, e infine diventa un ragazzino anche lui. La forza di Matteo è l'aiuto dei suoi genitori che lo spronano, e lo incoraggiano a superare e a vincere gli ostacoli migliorano la sua fiducia, la sua intelligenza. Non sconfiggeranno mai del tutto lo """"spettro autistico"""" ma lo indeboliranno, lo renderanno più innocuo. Il messaggio finale è che un ragazzo autistico possiede tante virtù e qualità nascoste; sta a noi scoprirle, tirarle fuori, migliorando la sua condizione con varie attività. Ma soprattutto, ciò che può aiutarci in tutto questo è la forza dell'amore, che genera speranza. Età di lettura: da 7 anni."" -
Anna Ximenes. Storia d'amore e di rivoluzione
Ci fu un tempo in cui soffiò il vento della rivoluzione nelle contrade del Sud; e nei paesi di Puglia. Fra questi Altamura più di tutti coltivò il sogno e la lotta per la libertà. In quel tempo uomini e donne credettero di poter vivere finalmente liberi: di pensare, di parlare, di muoversi, di commerciare, di governarsi. E anche di amarsi contro le vecchie convenzioni sociali e classiste. Quel tempo fu il 1799. -
Chi ha rubato i cieli? Galileo, la «Lettera a Cristina» e le origini della modernità
Galileo Galilei costringe ogni studioso che si accosti a lui a dover fare i conti non solo con le sue scoperte scientifiche o con il suo linguaggio filosofico, ma anche con questioni teologiche e ""affari"""" di Corte. Potere e scienza, fede e politica sono gli ingredienti unici e irripetibili di una stagione che vede protagonisti Università, Accademie e alcuni degli apparati più influenti della Chiesa post-tridentina. Questo volume, con i suoi contributi e i testi classici riprodotti, vuole rimettere al centro la figura dello scienziato pisano attraverso la lente d'ingrandimento della Lettera a Cristina di Lorena che è, insieme, lettera e trattato, apologia della nuova scienza e difesa del cattolicesimo, perché, come Galileo stesso amava dire, non è nelle sue intenzioni affermare la falsità della Bibbia ma «nostra opinione è che le Scritture benissimo concordino con le verità naturali dimonstrate»."" -
Il lino delle fate
1793-1804: dodici anni, dodici capitoli, dodici diversi mesi dell'anno a scandire la sequenza dei lavori agricoli e degli eventi storici nel ducato di Martina, privilegiato feudo della casata Caracciolo, sulle colline sud-orientali della murgia pugliese. A fine Settecento la protagonista, Virgilia, vive nella masseria gestita da suo zio e dalla famiglia; trascorre le sue giornate seguendo i ritmi della campagna, dettati dalle stagioni e dai raccolti, dai contadini e dal loro modo di interagire con la natura, traendone sostentamento. L'equilibrio di una vita apparentemente statica, pur segnata da legami speciali, rancori profondi, matrimoni e lutti, verrà interrotto dal trasferimento di Virgilia in città, dove, tra i vicoli ferventi di attività artigiane, i palazzi signorili e le superbe chiese barocche, scopre un mondo totalmente diverso da quello che conosceva, anche attraverso gli occhi di un giovane idealista, che si troverà coinvolto nei moti rivoluzionari del 1799 e, in seguito, nel brigantaggio. Virgilia attraversa vicende ed esperienze con ingenuità ma anche con determinazione, favorita dalla sua capacità di entrare nel cuore delle persone e guidata dal retaggio di insegnamenti semplici, poveri, umili ma profondamente saggi, appresi dalla famiglia contadina. -
Filosofie moderne del dramma antico
Con Gadamer e De Martino di fronte alla catarsi aristotelica; al cuore dello spirito barocco, fra meraviglia e metodo, con Sabbatini e Descartes; Diderot e Lessing fra diegesi e mimesi; Hegel e Kierkegaard che leggono e reinterpretano Antigone, ponendosi - con Bachofen, Engels e Nietzsche - alle radici del dramma moderno di Ibsen e di Strindberg: il filo che collega questi saggi è la fitta interferenza estetica tra filosofia e drammaturgia, ma l'anima del filo è l'irradiazione costante del teatro classico nel pensiero e nell'immaginario scenico. -
Rime diverse
Il marchese Oddo Savelli Palombara fu senz'altro uno dei principali esponenti dell'Accademia romana degli Umoristi, di cui fu eletto principe nel 1633. Nonostante la centralità culturale e politica di un'istituzione di primissimo rilievo quale fu l'Accademia, gli importanti studi sugli Umoristi sono ancora solo iniziali. La scoperta di due manoscritti di ""Rime"""" del Palombara che si estendono fino a circa il 1644, il Prot. 36 individuato a Roma da M.F. Iovine e il Cason 103 n. 35 ritrovato a Toledo da J.-L. Nardone, offre il raro esempio di un canzoniere concepito per la stampa ma rimasto diario personale di anni tormentati in cui si approfondisce il divario tra sapere e potere. La riflessione filosofica e morale che risuona di temi stoici, l'interesse per la nuova scienza sullo sfondo delle relazioni accademiche tra Roma e Napoli e della salda amicizia con il principe di Gallicano Pompeo Colonna, l'imitazione poetica sul solco dei sodali Pier Francesco Paoli, Antonio Bruni, Francesco Balducci, l'orgoglio della propria """"romanitas"""" vegliata tra il Tevere e il Colosseo dagli antichi eroi Curzio e Furio Camillo: tutto questo sfila nei versi del marchese Palombara, preziosa chiave di accesso alla storia degli Umoristi nella complessità del microcosmo erudito della Roma barberiniana."" -
Nel cantiere della modernità. Storia, memoria, identità
Il mondo moderno si è edificato nel corso dei secoli, poggiando sulle fondamenta delle civiltà fiorite ai bordi del Mediterraneo e nel continente europeo. Alle eredità raccolte dalle tradizioni preesistenti, ha aggiunto scoperte e innovazioni che hanno alimentato uno sviluppo sempre più potente e conquistatore, capace di instaurare rapporti tutt'altro che equilibrati con le altre realtà del contesto planetario. L'esito finale ha portato a prendere le distanze in modo molto netto dalle premesse da cui si era partiti. È stato corretto in profondità il codice culturale, cioè il sistema di pensiero, la trama di regole e di valori in base ai quali si organizzava l'ordine complessivo del cosmo sociale, senza però recidere del tutto il legame che ci tiene uniti al nucleo su cui l'Occidente ha modellato il suo progresso materiale e l'invenzione di una identità aperta all'incontro/scontro con gli attori molteplici della storia globale. -
Lo stupore è all'origine del risveglio dell'umana coscienza
La serie: ""Incroci"""", una serie di libri per lettori curiosi, che hanno un'ipotesi di lettura del presente e del futuro, capaci di essere compagni di un luogo dove si generano le parole che qui si presentano. Sono riflessioni che il Centro Culturale di Milano ha cercato e individuato nella vasta rete di importanti e costanti relazioni. Sono parole che si trovano in qualche modo riassunte nel titolo di copertina che rappresenta il tema che ha guidato tutti i percorsi d'arte, letteratura, società, tecnologia, scienza, fotografia, poesia sui quali il CMC è intervenuto nel corso dell'anno. In questa serie si trovano solo gli """"incroci"""", i percorsi più decisivi, dove quel tema apre una fenditura tra i ghiacci non sciolti, questi sì, dell'abitudine e del preconcetto. Profilo dell'opera: Sette eventi del Centro Culturale di Milano all'insegna dello stupore: Joseph H.H. Weiler, Antonio Polito, Sotto il cielo d'Europa: i fondamentali cambiamenti in atto, fra politica e istituzioni / Giuseppe Frangi, Magnificare l'istante. André Kertész / Piero Bassetti, Mauro Magatti, Bernard Scholz, Perché è finita la democrazia. Nuovi """"luoghi"""" e corpi intermedi / Angelo Scola, Thomas Georgeon, Dare la vita cambia il mondo. Gli uomini nuovi di Algeria / Mauro Giuseppe Lepori, Mattia Ferraresi, «C'è una strada dentro il cuore degli altri». San Benedetto e l'Europa / Piero Boitani, La letteratura come rivelazione / Franco Manzi, «Luigi Giussani: il pensiero sorgivo». Punto di vista di un biblista."" -
Unici. Le famiglie d'arte nel teatro italiano del Novecento
Le giornate di studio, di cui si pubblicano gli atti, sono state la tappa conclusiva di un diversificato progetto artistico teatrale-multimediale, ideato da Giorgia Penzo, dedicato alla memoria e alla riproposizione della prassi rappresentativa delle ""famiglie d'Arte"""" itineranti italiane. Il tema scelto per la riflessione teorica svolta a Verona trae origine dalla constatazione che, tra le produzioni degli ultimi eredi della tradizione recitativa della nostra penisola, emergono oggi importanti tentativi di presentare sulla scena le vicende artistiche della propria famiglia d'Arte, attraverso singole """"performances"""" dedicate all'argomento, o anche spettacoli compiuti, per recuperarne la memoria e preservarne le tecniche rappresentative ormai in disuso. Con l'affermazione del professionismo teatrale, nella seconda parte del XVI secolo si consolida un'organizzazione sociale degli attori assolutamente particolare, legata da una fitta rete di rapporti, un mondo chiuso e ben regolamentato che permette loro di convivere in maniera originale, e in parte antagonistica, con la società degli altri uomini. Per poter meglio delineare la questione dell'attualità e della valenza in epoca contemporanea di modalità rappresentative che affondano le proprie radici in una tradizione di tipo familiare, si è deciso di affrontarla secondo tre diverse direttrici: """"La tradizione italiana tramandata"""", """"La sopravvivenza delle famiglie d'arte nel Novecento"""", """"Testimonianze contemporanee""""."" -
Epistolae ad Hiaracum
Nelle sue epistole indirizzate a Iaraco, pseudonimo del principe Federico d'Aragona, Elisio Calenzio ci consegna un affresco quanto mai variegato delle questioni dibattute fra gli intellettuali durante la ricchissima stagione culturale rappresentata dall'Umanesimo italiano. La raccolta epistolare fu concepita come risposta ad un preciso incarico: supportare il giovanissimo principe Federico, a cui suo padre Ferrante, re di Napoli, aveva affidato il gravoso compito di rappresentare la corona aragonese in terra di Taranto, area da poco pacificata, successivamente alla 'prima congiura dei baroni'. L'epistolario si sviluppa come un organico e variegato percorso educativo, lungo un itinerario in cui il maestro, in modo arguto e ironico, guida il discepolo alla scoperta di una commedia umana dai tratti multiformi. Riferimento continuo nella scrittura è la voce dei classici, presenza viva in ogni brano della silloge, i cui insegnamenti Calenzio seppe armonizzare in un originalissimo intreccio di temi e generi attinti dalla letteratura latina e greca. -
Archivio di etnografia (2018). Vol. 1-2
«Archivio di etnografia», al tredicesimo anno di pubblicazione nella nuova serie, è una rivista del Dipartimento delle Culture europee e del Mediterraneo: architettura, ambiente, patrimoni culturali (DiCEM) dell'Università della Basilicata diretta da Ferdinando Mirizzi. Il numero doppio 1-2/2018 dell'""Archivio di etnografia"""" è dedicato al tema degli archivi di interesse demoetnoantropologico e all'impiego del loro contenuto in chiave artistica e/o performativa. Aprono il fascicolo l'editoriale di Ferdinando Mirizzi e l'introduzione a cura di Pietro Clemente. Seguono quattro sezioni tematiche. La prima, """"Antropologia e archivi"""", propone i saggi di: Francesco Faeta, il quale riflette sulla connessione tra memoria contemporanea e configurazione degli archivi, soffermandosi sugli archivi fotografici; Mario Turci, che si interroga sugli aspetti relativi alle sfide dell'esporre etnografico come pratica museale e di scrittura patrimoniale; Francesco Marano, il quale descrive le poetiche d'archivio, presenti nell'arte contemporanea, che confinano con interessi e obiettivi dell'etnografia; Nicola Scaldaferri, che delinea due esperienze di pratica artistica e ricerca etnografica, a cura di Steven Feld e Yuval Avital, realizzate a Matera nel 2019. La sezione """"Istituzione e archivi"""" presenta i contributi di Piero Cavallari e Camillo Brezzi: il primo riporta la storia, le ragioni istitutive e le attività dell'ex Discoteca di Stato, ora Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi (Roma); il secondo descrive il percorso storico dell'Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano (Arezzo). In """"Etica e archivi"""" vi sono il saggio di Véronique Ginouvès, riguardante questioni giuridiche ed etiche e la necessità di realizzare strumenti di ricerca archivistica completi riguardo alle ricerche sul campo, e i due articoli di Jean-François Bert e Mélanie Dulong de Rosnay, incentrati, rispettivamente, intorno a questioni etiche e di accessibilità relative all'uso degli archivi e sulle linee guida pratiche a supporto delle attività degli archivi online legate al diritto d'autore. Chiude il fascicolo la sezione """"il Progetto I-DEA"""", contenente due scritti: Chiara Siravo presenta un report su obiettivi, attività e sviluppo del Progetto I-DEA, un progetto del programma culturale di Matera Capitale Europea della Cultura 2019; mentre Vita Santoro riporta il contributo di attività fornito allo sviluppo di tale progetto da parte degli antropologi del DiCEM dell'Università della Basilicata."" -
Se l'uno è l'altro. Ontologia e intersoggettività in Antonio Rosmini
«L'atto finito si perde, o piuttosto si ritrova nell'infinito, e l'atto infinito nel finito, l'unione è perfetta, l'unione è compiuta. Udite voi come sono due ed uno ad un tempo?» (Rosmini). La locuzione «se l'uno è l'altro» riflette tale esperienza paradossale dell'unità - quella nella quale si è uno, ma essendo più di uno - e la pone come cifra interpretativa dell'itinerario teoretico rosminiano. Il volume intende via via dischiudere il significato ontologico racchiuso nelle parole di Rosmini, ma coniugandolo con la questione dell'intersoggettività: quale concezione del rapporto interpersonale scaturisce da e in questa ontologia? Quanto Rosmini la sviluppa e in quali luoghi lo ha fatto? A partire da quali fonti e in confronto con quali pensatori? Orientata da queste e altre domande, la ricerca condotta dall'Autore si propone innanzitutto di riempire, basandosi su un'ampia documentazione, una lacuna storiografica in riferimento a un tema che diverrà centrale per diversi e variegati filoni del pensiero contemporaneo; in secondo luogo, da un'angolatura interpretativa, restituisce un'originale lettura dell'ontologia di Rosmini, specie nell'adozione del lemmainaltrarsi, neologismo coniato nella Teosofia, quale architrave di un pensare che s'impegna a esprimere l'inesauribile mistero dell'essere. -
Puglia in fabula. Gargano e Capitanata. Fiabe e novelle dalle raccolte di Saverio La Sorsa
«La presente raccolta raduna i racconti tradizionali rilevati in Capitanata, estrapolati dai tre volumi delle ""Fiabe e novelle del popolo pugliese"""" pubblicati da Saverio La Sorsa rispettivamente nel 1927, 1928 e 1941, riproposti dalle Edizioni di Pagina in volume unico (2014), più volte ristampato. Ad essi, abbiamo aggiunto una piccola raccolta antologica tratta da """"Leggende di Puglia"""" (1958), che abbiamo intitolato «Vangelo popolare», a integrazione della scarna sezione a «Fondo religioso» ricavata da """"Fiabe e novelle"""". In tutto 72 narrazioni, provenienti da 23 località dell'attuale provincia di Foggia, dal Gargano al Subappennino Dauno, dal Tavoliere delle Puglie alla valle dell'Ofanto. Nel selezionare questo corpus di fiabe e racconti tradizionali abbiamo seguito un criterio linguistico, oltre che geografico. L'ordine di comparizione dei racconti rispecchia quello dato da La Sorsa nelle rispettive sezioni della """"editio princeps"""" di """"Fiabe e novelle del popolo pugliese"""".»"" -
Racconti del Camerone
Nell'anno di ""Lorsignori"""" 1348 - narra Giovanni Boccaccio nel «Decamerone» - dieci rampolli fiorentini (sette donne e tre uomini) si riunivano in una villa fiesolana, dove si trastullavano narrando novelle, onde sfuggire al male della peste. In uno degli anni post-bellici e pre-televisivi, in Terra di Bari, dieci paesani di una certa età (sette donne e tre uomini) si trovavano """"serasera"""" in un camerone, dove passavano il tempo a dirsi le storie loro, per """"trovare l'acqua"""" al male della solitudine. Autobiografie """"alla leggera"""", corredate dalle tavole di Nicola Genco, partecipe interprete di tale mondo popolare. Dieci storie """"terraterra"""" raccontate - in una serata, nel """"camerone"""" di una casa di paese - da altrettanti personaggi del popolo, con le loro parole, i loro umori, i loro amori."" -
Drammaturgie dello sguardo. Studi di iconografia dello spettacolo
Cosa unisce Mina Mazzini e Yvette Guilbert, Lucio Ridenti e Leo de Berardinis, Aby Warburg e Terayama Shuji a tutti gli altri artisti teatrali di cui si parla in questo libro, come Anna Pavlova, Eleonora Duse e Romeo Castellucci? Non c'è un motivo unico ma molti richiami interni, fili e tracce di un racconto ininterrotto che attraversa cronologicamente tempi, fatti e oggetti differenti, seppur riconducibili a un medesimo ambito che è quello del teatro o, più ampiamente, dello spettacolo. Attraverso re-visioni poco ortodosse di fenomeni anche molto noti, i dieci studi qui proposti cercano nuove modalità di approcciare il documento figurativo quale fonte per la storia del teatro, dove l'iconografia è praticata in primo luogo come un ""sentimento"""" verso l'immagine, una """"cultura"""" del visivo che concili scienza, metodo e immaginazione."" -
L'immagine fuggente. Riflessioni teatrali sulla «Alcesti di Barcellona»
I riflessi drammaturgici e letterari della ""Alcesti"""" di Euripide, rappresentata ad Atene nel 438 a.C., sono stati molteplici e giungono sino a oggi. Nel lungo e sfaccettato """"iter"""" di riscritture e messe in scena del dramma euripideo, intessuto di enigmaticità e antinomie, si pone un testo poetico latino del IV sec. d.C., il """"Carmen de Alcestide"""", più noto come """"Alcestis Barcinonensis"""" (""""Alcesti di Barcellona""""). Questo libro si propone di interrogare l'""""Alcesti"""" tardoantica sulla sua teatralità e ne offre una nuova traduzione italiana, accompagnata da un commento, in cui il testo viene analizzato secondo illuminanti prospettive letterarie, teatrali e di storia della cultura antica. Conclude un capitolo sulle componenti performative della """"Alcesti di Barcellona"""" nell'ambito delle forme spettacolari del tardoantico e sulla sua vita teatrale nella contemporaneità: una """"Alcesti 'redux'"""" sulle scene del XXI secolo e stimolo drammaturgico per nuove."" -
Søren Kierkegaard. Un saggio critico complessivo
È un libro che intende, da un lato, offrire un bilancio complessivo della filosofia di Kierkegaard, da un altro, presentarne una disamina inquieta, talora dichiaratamente parziale, da una prospettiva estetica radicale e positivistica, che tuttavia resta affascinata dallo stile, dall'esistenza senza compromessi e, paradossalmente, pur contestandola, persino dall'aspra refrattaria religiosità del pensatore. Un libro leggibilissimo, insieme di analisi e di polemica, che, fissando certi duraturi paradigmi interpretativi, introduce sia a Kierkegaard sia a quella straordinaria intelligenza, insieme analitica, romantica e umorale, che fu Georg Brandes, il quale si dichiarava convinto che il «punto di vista critico » dovesse essere inevitabilmente «personale, ma il punto di vista personale mai arbitrario». -
Studi sulle seconde edizioni del dramma tragico
La circolazione di due e persino tre edizioni di un'opera letteraria non era recepita nel mondo antico come un'anomalia. Ogni autore aspirava a lasciare ai posteri opere redatte nella forma più vicina alla perfezione, rimuovendo dalle stesure in circolazione errori o fraintendimenti di cui nel frattempo aveva preso coscienza. Di questa aspirazione si sono fatti interpreti, forse involontari, i meccanismi di selezione e conservazione delle opere del teatro classico, tragedie e commedie, di cui quasi sempre si sono conservate le sole revisioni (?????????). Nel teatro di V secolo, il fenomeno riguarda soprattutto le tragedie di Euripide e le commedie di Aristofane, di cui il presente volume, assieme ad uno prossimo e complementare sulla commedia, intende fornire uno ""status quaestionis""""."" -
Puglia in fabula dalle terre di Brindisi e Taranto. Fiabe e novelle dalle raccolte di Saverio La Sorsa
La presente raccolta raduna i racconti tradizionali delle province di Brindisi e Taranto, estrapolati dai tre volumi delle «Fiabe e novelle del popolo pugliese» pubblicati da Saverio La Sorsa rispettivamente nel 1927, 1928 e 1941, riproposti dalle Edizioni di Pagina in volume unico (2014), più volte ristampato. Ad essi, abbiamo aggiunto una piccola raccolta antologica tratta da «Leggende di Puglia» (1958). In tutto 78 narrazioni, provenienti da 23 località delle suddette province (Avetrana / Brindisi / Carovigno / Castellaneta / Ceglie Messapica / Crispiano / Erchie / Fasano / Francavilla Fontana / Grottaglie / Manduria / Martina Franca / Massafra / Mesagne / Oria / Ostuni / Pulsano / San Giorgio Jonico / Sava / Statte / Taranto / Torre Santa Susanna). L'ordine di comparizione dei racconti rispecchia quello dato da La Sorsa nelle rispettive sezioni della ""editio princeps"""" di «Fiabe e novelle del popolo pugliese» e nel volume di «Leggende di Puglia»."" -
Puglia in fabula. Fiabe di Locorotondo dalla raccolta di Leonardo Angelini
Questo libro mette a disposizione del pubblico una parte (18 fiabe) di un più ricco repertorio della narrativa tradizionale della Valle d'Itria. L'autore ripropone racconti fiabeschi che raccolse e registrò su nastro a Locorotondo nelle ormai lontane estati del 1982-83. Si tratta di una documentazione che congela un segmento della tradizione orale di oltre trent'anni fa, registrata dalla viva voce di una dozzina di narratori locorotondesi e restituita fedelmente nel dialetto originale (ma corredata da una colorita e fedele traduzione di ciascun racconto). Le registrazioni audio originali delle fiabe sono depositate presso l'archivio digitale della Puglia Digital Library, e possono essere ascoltate liberamente online.