Sfoglia il Catalogo feltrinelli027
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 6901-6920 di 10000 Articoli:
-
Il campo dei colchici
Una storia condotta sul filo del thrilling. Sullo sfondo le Dolomiti. Un incontro apparentemente casuale tra Paolo, un giovane alla ricerca di tradizioni sui luoghi divenuti patrimonio dell'umanità, e una donna, Anna, affascinante e nello stesso tempo misteriosa, dà origine ad una storia che tiene avvinto il lettore fino al suo epilogo. Cos'è accaduto ad Anna? I suoi occhi neri, ipnotici, nascondono un dramma, un passato al limite della follia. Dietro una famiglia apparentemente normale possono celarsi tragedie inconfessabili. -
Fallire ancora, fallire meglio. Percorsi nell'opera di Samuel Beckett
In occasione del ventennale della morte di Samuel Beckett, questo volume raccoglie saggi talvolta su aspetti troppo poco studiati della sua opera, talaltra capaci di gettare sguardi innovativi e propositivi sulla parte più nota di essa. Vengono così affrontati non solo il Beckett romanziere e drammaturgo, ma anche il poeta e il saggista, il filosofo e il linguista, nonché l'autore per la radio, il cinema e la televisione, per non parlare del Beckett civilmente impegnato, fino a una riconsiderazione della sua presunta appartenenza alla vena dell'assurdo e alla palude del nichilismo. Contributi nati dagli interessi di studiosi molto diversi tra loro desiderosi di omaggiare un autore dal quale tanta linfa è stata succhiata, capaci di testimoniare come l'opera beckettiana sia sempre in grado di interessare discipline e aree di competenza diverse, in virtù non di una oscurità studiata a tavolino, come troppo spesso accade, ma dell'enorme complessità e ricchezza umana germogliata nel nostro autore. Il quale l'ha saputa condensare con onestà e generosità, conservando un sano pudore ed esercitando una continua spoliazione per andare all'osso del messaggio, sotto la guida di un inesausto amore per la parola, anche quando essa esprime con accenti laceranti il dolore di vivere e l'impossibilità di esprimere. -
La scomparsa della sfera di fuoco e la nascita del fuoco d'amore o come la modernità nasce perdendo la natura
Cardine dell.indagine di questo saggio è il Sole tra Rinascimento e Modernità, nella sua doppia figura di metafora e allegoria. Un Sole sempre più centrale nell'universo, ma anche sempre più debole nella sua forza magico-simbolica, osservato attraverso le parole e le idee di due poeti quali William Shakespeare e John Donne. La mente di ognuno dei due poeti funge qui da ""microcosmo"""" riflettente un """"macrocosmo"""" che, nel breve periodo che divide cronologicamente i due artisti, sembra mutare al punto da diventare irriconoscibile. Nasce, in questo passaggio, la mente moderna. Alla fine del Rinascimento l'essere umano viene letteralmente sbalzato fuori dal paradigma cosmologico in cui viveva da secoli e proiettato verso un universo in movimento caotico. Qualcosa di molto interessante avviene e questo saggio lo rivela: la sfera del fuoco, che declinava il divino nella cosmologia antica, medievale e rinascimentale, muta fino a ridursi solo a fuoco d'amore tra due esseri umani. Si opera qui un cambiamento nella percezione umana che è pietra miliare del nostro stesso sentire contemporaneo, un senso di estraneità verso la natura di cui è importante capire la genesi."" -
Tornato da un altro mondo. Ediz. multilingue
Knuts Skujenieks, il cantore talvolta ironico del baltico mondo di ieri, vive e opera a Riga. È poeta, saggista e traduttore in lettone da almeno quindici lingue straniere. Nato nel 1936 in una famiglia di intellettuali, a 26 anni fu dichiarato colpevole di attività antisovietica e condannato a sette anni di campo di lavoro. Fu la svolta esistenziale per il futuro poeta: nel deserto del gulag egli rinvenne nella lingua la sua patria e della lingua fece la propria dimora: ""è un lungo cammino ha detto dalla protesta e dalla lotta per la sopravvivenza fino alla comprensione del mondo e alla sua accettazione"""". Aveva già quarantadue anni quando uscì il suo primo libro; nella prefazione si trova anche un cenno di ars poetica: """"Poesia secondo me non significa paragoni particolari, ritmi particolari o particolare materiale di vita. La poesia è un particolare modo di vita, l'inclinazione a scoprire, comprendere, sentire ed esprimere, ad arrivare fino a un'altra persona. Tutto il resto sono solo finezze del mestiere""""."" -
Monologhi di coppia
Della povertà drammaturgica che, a parte solitari esempi, ha investito le scene italiane contemporanee sono responsabili, in prima istanza, gli scrittori che, sovente, si accostano alla drammaturgia considerandola una declinazione in scala minore della letteratura cosiddetta alta e non, invece, uno fra i codici dello spettacolo, alle cui regole è necessario che essa corrisponda. Chi scrive per il teatro deve essere consapevole delle esigenze connesse all'allestimento del testo, come dei limiti e delle prerogative del palcoscenico: la vicenda prende corpo e sostanza con le parole degli attori, diventa fatto concreto davanti agli occhi del pubblico attraverso oggetti e pezzi di scenografia che possiedono una propria reale materialità e, dunque, sono sottoposti a regole assai precise. Spetta al commediografo il compito di fare sì che l'opera sia adatta a divenire strumento dell'idea registica: proprio in tale ottica pare apprezzabile il lavoro di Sandro Montalto, che ha saputo conciliare le esigenze del teatro ove tale termine va inteso come indicativo di un'arte composita e materiale con quelle autentiche della sua poetica di autore. -
Io e l'altra
Chi sono le donne che ogni giorno vengono violentate, assassinate, stuprate, e i cui corpi ci giungono contorti, macchiati, spezzati? Chi sono queste donne non amate per ciò che sono come persone, ma brutalmente desiderate come carne? Cosa hanno provato durante il massacro della loro identità? Erano intelligenti, sensibili, colte, erano come noi? Come restituire loro dignità, forza, cuore, anima affrontando i segni dei misfatti di cui sono state vittime, e con quali codici narrare le loro sventure? Il teatro e la poesia possono, in poche righe, raccontarci mondi interiori e psichici, restituirci la complessità di una relazione o di un momento di vita e trasformare un atto banale in narrazione dai contenuti universali. Quando il teatro e la poesia riescono a divenire, nella loro sintesi, voce delle voci, voce di tutti, sguardo degli sguardi, l""arte ha raggiunto la sua finalità. """"Io e l""""altra"""", raccolta di testi per il teatro, unisce autrici italiane di diversa provenienza geografica e formazione letteraria accomunate dallo stesso sforzo: denunciare le mille forme di violenza alle donne rendendole visibili, udibili, concrete."" -
Voci ibride dagli Stati Uniti. Etnicità, memoria e letteratura in Gloria Anzaldùa e Maxine Hong Kingston
"Voci ibride dagli Stati Uniti"""" si prefigge lo scopo di indicare, attraverso l'analisi dei testi di due scrittrici contemporanee quali la cinese americana Maxine Hong Kingston e la chicana Gloria Anzaldúa, alcuni dei temi e delle strategie testuali che sembrano proporsi con una certa frequenza nelle scritture provenienti da quella realtà complessa e altamente differenziata al suo interno rappresentata dalla letteratura contemporanea delle minoranze etniche degli Stati Uniti. Una realtà eterogenea e plurivocale in cui la cultura dominante e quella """"etnica"""" si toccano e interagiscono, entrano in contatto e soprattutto in frizione reciproca e dunque, dialetticamente, si mescolano e si trasformano a vicenda, pur senza mai perdere di vista gli specifici posizionamenti e senza mai legare tale trasformazione al concetto di """"assimilazione""""." -
Il profeta
"Di solito, quando si tratta di classici - come è ormai pacifico considerare anche quest'opera singolare di Gibran - le traduzioni sono numerose e """"Il Profeta"""" non fa eccezione. Vorrei dare perciò una mia risposta non rituale alla rituale, anche se legittima domanda: """"C'era bisogno di una nuova traduzione?"""" La mia risposta è: sì. E aggiungo, paradossalmente: quando si parla di classici, """"c'è sempre"""" bisogno di una nuova traduzione. Anzi, più traduzioni ci sono, meglio è. Infatti, tradurre non significa mettere una parola al posto di un'altra. Tradurre vuol dire capire. E capire, anche etimologicamente vuol dire """"prendere in sé"""". E allora ciò che si prende in sé non si può più restituire uguale: perché esso, per definizione, è passato attraverso tutta la storia della nostra vita, attraverso la nostra educazione, la nostra sensibilità, la nostra emozione. Quando si tratta di poesia, poi, si tratta di un fenomeno di """"comunicazione"""" tra l'autore e il traduttore, che va ben oltre la parola (la parola muore, non appena detta, ricordava Emily Dickinson, poeta grande) e che si restituisce, ogni volta, carica di nuove linfe, ad una nuova generazione di lettori.""""" -
A novembre, era una neve
In questi racconti i personaggi vivono un mondo evanescente nel quale il fuoco è tutto concentrato sulle storie d'amore vissute. Storie delicate, discrete, la cui caratteristica è un mondo sonoro dai riflessi ovattati, quasi subacquei, e la mancanza di vera comunicazione tra le persone, data da un parlato episodico e franto a vantaggio di sguardi, situazioni, coincidenze. Struggenti vicende amorose fatte di attese e fughe, autenticamente parlate dai silenzi. Storie brevi, leggere, che vediamo iniziare, svilupparsi e svanire nell.arco di poche pagine eppure ci restituiscono un forte carico di passione ed insieme il sapore agrodolce di un che di irrisolto, finché alla fine di ogni racconto ci pare di provare la nostalgia di un amore personale, di un ricordo davvero nostro. Siccome tutti prima o poi ci scopriamo, vocati alla solitudine, intenti a fissare l'orizzonte ""delle parole cadute""""."" -
Sogno amaranto
Una storia d'amore può essere un labirinto di specchi nel quale osservare l'agitazione del proprio animo come fosse un volto altrui, salvo poi capire che nel nostro modo di amare esprimiamo noi stessi senza più censure. In questo romanzo intenso e vitalissimo la protagonista dialoga con la persona amata, assente anche nei pochi attimi in cui c'è, e racconta la storia di questo rapporto rinunciando ad ogni falso pudore, restituendo al lettore l'amore per quel che è: slanci, delusioni, passione, lacrime, sudori. La persona amata viene osservata con attenzione, viene fatta propria dalla donna innanzitutto con la vista, il tatto, tentando quasi di arrivare al suo animo passando attraverso la sua pelle. Questo libro, costruendo un edificio di storie che si intersecano, riflessioni profonde ed una scrittura efficacemente espressiva, racconta l'illusione di un amore che significhi davvero vicinanza. -
Corte consonanze
La ""meglio gioventù"""" lituana di Vytautas Macernis (1921-1944) è una biografia poetica fra le più brevi e tragiche, e anche fra le meno conosciute. """"Sono un grande sognatore e visionario... La visione è il mio presente, passato, futuro. Non ho altro e non desidero altro"""". Queste precoci esperienze influiranno sul suo primo ciclo poetico di valore: le """"Vizijos"""" (Visioni), pubblicate postume a Roma. Così scrisse a un amico: """"La poesia deve far salire, solo non legare una corda al collo, piuttosto alleviare i passi all'uomo. Ma per scrivere questa poesia bisogna bruciare eternamente, eternamente infiammarsi. La tranquillità, la soddisfazione e il benessere, la vita felice devono essere dimenticate. Chi non teme questo sentiero, costui può entrare nella schiera dei grandi del dolore. Questo sentiero è il sentiero dei visionari: avanti e in alto... Lo scrittore: un implacabile giudice per gli altri come per sé, una personalità morale al più alto grado""""."" -
Mia madre era figlia unica e altri 22 racconti
Nei corsi di scrittura creativa l'assiduità al lavoro, tra le tentazioni dell'immaginario e le revisioni, è il momento in cui si alza davvero il sipario sulla solidità del desiderio di essere scrittori. Gli otto autori scelti per questa antologia hanno visto alzarsi questo sipario dopo aver seguito per tre anni i corsi tenuti da Marco Conti. I racconti qui riuniti non sono un quaderno di esercizi ma la testimonianza di una narrativa compiuta in cui ogni autore ha trovato la propria voce. Nel suo complesso, il libro rispecchia l'eterogeneità della letteratura contemporanea, tra itinerari divergenti, contaminazioni, personaggi picareschi, spunti satirici, pagine di ""noir"""" dove i temi della polverizzazione dell'identità sociale sono il controcanto di narrazioni lievi e disincantate che prediligono il tono della commedia o le seduzioni di un dettato lirico."" -
Una raccolta senza pretese
Michele Triboli, da sempre divertito dai giochi con le parole, scrive filastrocche in maniera estemporanea. Su libri di testo e quaderni di appunti al liceo e all.università, su agende o fogli vaganti a casa e al lavoro. Questa piccola raccolta è frutto dei ritrovamenti fatti nel corso degli anni; ogni tanto gli capita di aprire un vecchio diario e trovare versi ormai dimenticati. Paradossalmente, non ama la poesia, a meno che la metrica, le rime, il citazionismo e il piacere ludico dello scrivere siano amalgamati gli uni con gli altri. Si trova d'accordo con Pietro Chiari, quando scriveva che ""Chi parla in prosa a zente / che sia del verso amiga / o poco el sa de versi / o nol vol far fatiga""""."" -
I teatri della follia
La follia non è una disgrazia, un motivo di alienazione, la perdita di un ""quid"""": essa è piuttosto una semplice caratteristica, a tratti addirittura una dote, la giusta lente deformante per osservare le deformità dell'esistere nella loro faccia più rilassata, più familiare, meno mostruosa e a tratti anche simpatica."" -
Paese remoto. Istantanee di racconti
Il ""paese remoto"""" è uno degli abitati, compresi tra Pavia e Lodi, circondati da risaie, richiamo per i trampolieri dalle vaste ali che vanno e vengono dall'Africa e dalle Fiandre. La sua storia si cuce con le dicerie dell'infanzia dell'autore, quella del fuochista che, ai primi del Cinquecento, procurò la vittoria del re di Francia Francesco I contro gli svizzeri a Marignano, oppure quella della proficua regimazione delle acque, alla fine del Settecento, sotto il regno di Maria Teresa d'Austria, quando le anguille furono finalmente separate dalle rane. Infine, non più fantasticherie, ma disgrazia reale, la guerra del '40-'45, con conseguente fuga degli abitanti e abbandono del luogo ai santi di gesso della chiesa. Ora tutto è pace, solo brindisi per i battesimi, Ave Maria di Schubert per le nozze, la banda per l'ultimo saluto."" -
Roma delle distanze
Le poesie di Gian Piero Stefanoni si configurano come una fastosa, ricca e intensa (non barocca) serie di preghiere rivolte a Dio. Sembra di dire una cosa ovvia, data la presenza frequentissima di maiuscole nel riferirsi e appellarsi al divino, e il tessuto verbale che volentieri si rifà al testo biblico nonché, qua e là, a quello liturgico. Meno banale, e più importante, però, è l'essenza più profonda di questi testi, la quale risiede nella fertile coesistenza di supplica e ringraziamento. Sullo sfondo Roma, la città della cristianità che l'autore abita con amore critico, riempiendone le distanze con la generosità dello spirito; la ama come teatro dell'""ineluttabile amore"""" che innalza con versi tramite i quali va a costruire un amplissimo e personale Credo."" -
Pensieri campestri (in Solcapensiero)
"Poesie campestri (in Solcapensiero)"""" è l'opera prima di Giuliano Bruzzo, una scelta di versi che il poeta scrisse in età giovanile (alcune poesie della raccolta sono state pubblicate da """"La clessidra""""). La sua poesia canta la semplicità della vita a contatto della natura, quella natura aspra e asciutta del Levante ligure (contrapposta al tedio cittadino), dove il poeta si rifugia nella continua ricerca di un altrove quale """"locus amoenus"""" dell'anima." -
L' astutica ergocratica
Nadia Cavalera, dopo aver richiamato l'attenzione degli ""uomini incerti dai ciechi passi lenti a cercar la salvezza"""", affinché liberino """"gl'occhi da prosciuttaggini e salamine"""" e si rendano conto della barbarie in cui è precipitata la nostra società, traccia con un tono beffardo una propria teoria, che riparta appunto da una ridenominazione delle categorie più abusate, cominciando da quella di politica, da sostituire con quella di """"astutica"""", ovvero l'arte della convivenza fra gli uomini dell'""""asty"""", il luogo basso del popolo autonomo e laborioso, contrapposto alla """"polis"""", cioè la roccaforte abitata """"dal ricco potente fannullone già sfruttatore"""". Da ciò discende la seconda invenzione linguistica, quella della """"ergocrazia"""", cioè """"potere al lavoro"""", al posto di una democrazia ormai """"inflazionata svuotata / troppo stravolta bacata di orrendi tradimenti caricata""""."" -
Pergamena dei ribelli
Questa nuova raccolta poetica di Roberto Bertoldo, come sempre densa e gravida di percorsi nell'umano sentire, si configura come la più esplicita nell'attacco alle convenzioni, alle ipocrisie, al perbenismo, alle mafie. Da sempre, certo, la poesia del Nostro ci ha abituati a toni mai accondiscendenti e a duri colpi inferti a suon di simboli taglienti e linguaggi calibrati; in questo volume il filo della tensione non cede mai, il fronte della denuncia si fa amplio. Denuncia che riguarda, peraltro, non generici atteggiamenti e tipi umani ma precisi comportamenti, soprusi, guerre, governi. L'autore si mette nei panni dei rivoluzionari per vocazione e ribelli come massima possibilità, quelli che attacca sono i politici, prima di tutto. Il che restituisce a questa poesia, che certo pretende l'astoricità o meglio di essere soprastorica, un valore anche nell'immediato e contingente, una spinta che vale per tutte le mentalità classiste su cui proliferano le dittature, esplicite o implicite che siano (il ""ladro di popoli"""", la """"larva della storia"""", i """"capitani dell'imbroglio""""). Insomma avversario è, in questo libro, chi domina e, in subordine, coloro che l'assecondano."" -
L' aranceto nel marmo. Misuratezza e ludicìzia
Con il suo ""gioco"""" sghignazzante ma serissimo (non serioso) Laiolo da un lato spezza una lancia a favore della poesia più autentica, sofferta, vissuta, scolpita e modellata dagli alterni travagli dell'anima, del sangue, della mente (come preludi a una perfetta e rigorosa stilizzazione estetica), dall'altro firma un convinto e devoto atto d'amore per una lunga e variegata tradizione di bellezza e di vitalità poetica (anche nelle varianti metamorfiche ed eretiche) in cui è presumibile vuole orgogliosamente riconoscersi.""