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Materiali compositi per l'ingegneria
Il volume presenta un'ampia panoramica sui materiali compositi di maggiore interesse applicativo: compositi con matrice polimerica, metallica o ceramica rinforzata con fibre continue, fibre corte, whiskers o particelle. Il testo non solo costituisce un sussidio didattico per gli studenti dei corsi di laurea in Ingegneria, ma intende anche offrire uno strumento di lavoro per progettisti, architetti e designer industriali. Rispetto alla prima edizione pubblicata nel 2003, il volume è stato aggiornato tenendo conto dell'evoluzione del settore ed è stato arricchito con esempi di calcolo commentati ed esercizi. Sono state inoltre richiamate nozioni fondamentali di chimica, fisica e meccanica, per agevolare la comprensione degli argomenti trattati. Nella prima parte del volume sono illustrate le tecnologie di fabbricazione di rinforzanti continui e discontinui e di tutte le principali classi di materiali compositi. Inoltre, le proprietà di fibre e materiali compositi sono confrontate con quelle dei materiali tradizionali. Nei capitoli successivi, le proprietà di maggiore interesse applicativo dei compositi sono correlate con la loro microstruttura mediante modelli ed equazioni che costituiscono anche un valido strumento per la previsione del comportamento, e quindi per la progettazione, di tali materiali. In questo contesto sono trattati tutti gli aspetti principali del comportamento meccanico dei compositi: comportamento in campo elastico, resistenza, tenacità... -
L' eredità del moderno. Architettura a Torino 1918-1968
Un ricco apparato iconografico e schede descrittive illustrano le architetture di Torino, nel periodo che va dalla fine della prima guerra mondiale fino alla soglia della rivoluzione culturale degli anni Sessanta del Novecento: è così possibile rintracciare un filo conduttore che lega le innovazioni del Movimento Moderno ai più recenti, e anche controversi, sviluppi degli anni del ""boom economico"""". Negli anni Venti Torino, con Roma e Milano, è uno dei luoghi di incubazione e di diffusione del razionalismo. Critici come Edoardo Persico e architetti come Giuseppe Pagano e Alberto Sartoris, riuniti nella cerchia di intellettuali e di artisti promossa dall'industriale Riccardo Gualino, danno vita a una stagione di studi e di sperimentazioni che ha riscontro in un rinnovamento del gusto fondato su una visione globale dell'arte, in grado di influenzare il disegno urbanistico, l'architettura e gli oggetti della vita quotidiana. L'eredità materiale di questa stagione di pensiero testimonia soprattutto l'impegno assunto dagli architetti nella costruzione della città in rapporto ai temi sociali. Molte di queste elaborazioni progettuali trovano la loro effettiva realizzazione e la loro ragione costruttiva solo nel secondo dopoguerra, periodo che, spesso letto come momento di decadenza formale e tipologica, contiene in realtà non pochi elementi di qualità progettuale e costruttiva."" -
Filippo Juvarra
Questa agile introduzione alla figura di Filippo Juvarra (1678-1736) offre un ritratto a tutto tondo del grande architetto settecentesco tra Messina, Roma, Torino e Madrid. L'autrice ripercorre le tappe della sua vicenda biografica e illustra le principali opere da lui realizzate in qualità di Primo Architetto Civile del regno sabaudo: dalla basilica di Superga, ai complessi della Venaria Reale e del Castello di Rivoli; dalla facciata e dallo scalone monumentale di Palazzo Madama, alla chiesa del Carmine e alla Palazzina di Stupinigi, per citare solo i capolavori più noti. Accanto al suo profilo pubblico di artista di genio, il libro offre anche scorci sullo Juvarra privato, brillante e raffinato uomo di corte. -
Poveri nella città. Dove vivono e che cosa chiedono a Torino
La Torino della cultura e dell'innovazione non può ignorare la condizione di disagio e di povertà in cui vivono migliaia di suoi cittadini. Sono quei torinesi che soffrono non solo le conseguenze della crisi Fiat, ma anche le ricadute negative della globalizzazione e la crisi finanziaria del 2008, aggravate dall'insufficienza della risposta politica dei governi. Questa fascia comprende sia i poveri tradizionalmente intesi, sia quelli che vengono definiti ""nuovi"""": persone disoccupate, in cassa integrazione, in mobilità, o con lavoro precario; imprenditori di aziende mediopiccole in difficoltà; impiegati del ceto medio colpiti da un evento inatteso che mette in crisi il reddito famigliare... Persone che vivono in diverse aree della città e che si rivolgono ai Servizi Sociali, o all'associazionismo cattolico o laico. Gli autori, Roberto Cardaci, Pierluigi Dovis e Paolo Griseri - figure diverse ma complementari per formazione e approccio al tema della povertà -, impegnati in un reciproco confronto provano con questo libro a fornire una fotografia della povertà a Torino, a partire da due punti di vista: quello della sociologia e quello del volontariato a contatto con la quotidianità dei poveri. Lo scopo condiviso è individuare risposte efficaci alle richieste che i poveri portano alla città. L'intervista all'assessore per le Politiche sociali della Città di Torino, Elide Tisi, infine, arricchisce la trattazione con il punto di vista dell'amministratore pubblico..."" -
Dotti amici. Amico Ricci e la nascita della storia dell'arte nelle Marche. Ediz. illustrata
Autore del primo studio sistematico dedicato alla storia dell'arte delle Marche, le Memorie storiche delle arti e degli artisti della Marca di Ancona (1834), Amico Ricci ha offerto alla storia dell'arte di questa area periferica rispetto alle direttrici tradizionali della storiografia, una oggi imprescindibile trattazione, attendibile in tutti i settori, non solo per quel che riguarda le tre arti 'maggiori': architettura, pittura e scultura, ma anche per quelle cosiddette 'minori', quali la ceramica e l'oreficeria, sottoposte allo scrupoloso vaglio della erudizione sette-ottocentesca. È da questo lavoro di scavo e di recupero che si sviluppa nel mondo degli storici dell'arte italiana il nuovo interesse per i Primitivi, variamente affiorante nelle lettere dello studioso, qui ampiamente raccolte e commentate, di cui Ricci è testimone fin da suo studio del 1829 su Gentile da Fabriano, e poi nello sviluppo dei suoi interessi sempre più vicini al Purismo. -
Alberto Zavatti. L'uomo, la città, il tempo
Alberto Zavatti (Senigallia, 1915-1970) rimase orfano di entrambi i genitori ad appena tre anni. Dopo un triennio trascorso in Egitto al seguito di uno zio, entrò nell'Orfanotrofio locale ""Testaferrata"""", uscendone all'età di diciotto anni e avendo appreso la professione di sarto. Dopo un periodo di specializzazione professionale trascorso a Verona, si distinse prima come militante comunista nella clandestinità e poi come partigiano durante la Resistenza. Sindaco di Senigallia dal 1945 al 1955 e dal 1960 al 1964, promosse la ricostruzione materiale, sociale e civile di una città uscita semidistrutta dalla seconda guerra mondiale. Fu anche consigliere provinciale (1964-70) e direttore della Unione Provinciale Artigiani (poi Cna) di Ancona. Politico preparato e lungimirante, si trovò spesso in discussione con i dirigenti provinciali e regionali del PCI per certe sue posizioni autonome ed eterodosse. Zavatti fu un sindaco fortemente popolare, animato da un continuo impegno al servizio della comunità e da una fede profonda nei valori dell'antifascismo, della democrazia, della libertà e della giustizia sociale. Amministratore attento alle esigenze dei poveri, dei bisognosi e degli emarginati, cercò di valorizzare i comparti essenziali di una città avviata sulla strada della modernizzazione (scuola, sanità, assistenza pubblica, infrastrutture) e di potenziare la vocazione turistico-balneare, volano indiscusso dell'economia locale."" -
La Camera del lavoro di Senigallia 1908-2008
La prima ricostruzione storiografica della vita della Camera del lavoro di Senigallia. Nata nel 1908 e dunque realtà già importante e presente nel vivace clima politico dell'età giolittiana, la Camera ha svolto nel corso del Novecento il ruolo di significativo punto di riferimento per le lotte dei lavoratori nonché di cartina di tornasole dell'articolato sviluppo sociale ed economico del territorio senigalliese. L'analisi storica è arricchita dagli interventi del dibattito e dalle riflessioni sviluppate in occasione del centenario e da una serie di apparati e indici. -
O rima o morte
A metà strada tra il motto di spirito e il calembour, la raccolta di Giacomo Vettori ha la passione civile come orizzonte e lo spirito di osservazione sociologica come metodo. Consapevole che i ""giochi di parole sono un indizio nella direzione dell'inconscio, un pretesto per fuoriuscire dall'ansia"""", come scrive nella premessa, l'autore punta piuttosto sulla """"parentesi vacanziera"""" che sull'ambizione a rivelare una freudiana economia del dispendio psichico, destinata ad allontanare le inibizioni. C'è piuttosto, in O rima o morte, il piacere della dispersione, della scoperta di un altro senso che stava già lì, dietro una vocale che lo nascondeva."" -
Autobiografia. Vita e avventure di un ostinato pensatore inattuale
L'opera comincia la trattazione dalla nascita di Monaldo e si interrompe nel 1802, quando Monaldo aveva ventisei anni. Ma era stata scritta probabilmente quando cominciava ad averne una cinquantina. Opera di specifica forza letteraria e un suo stile, consente di farsi un'idea del personaggio e del suo carattere. Pubblicata per la prima volta solo nel 1883 da Alessandro Avòli, fu Alberto Moravia a rendere nota l'opera, scrivendo l'introduzione dell'edizione Longanesi, stampata nel 1971. Moravia aveva già dedicato a Monaldo un saggio, nel 1946, considerando la sua opera soprattutto un utile strumento per comprendere a pieno la personalità di Giacomo Leopardi. Ciononostante, egli aveva autorevolmente riconosciuto all'autobiografia il suo giusto valore letterario, già notato dai primi studiosi di Leopardi come il recanatese Giuseppe Piergili. La presente edizione recupera il lavoro di riscontro compiuto da Anna Leopardi nel 1992, per la precedente edizione edita da Il Lavoro Editoriale/Transeuropa, sull'originale manoscritto conservato in Casa Leopardi (Ancona, Transeuropa, 1992; Ancona, Il Lavoro Editoriale, 1993). -
L' Anconitana
Una nuova edizione, con testo italiano a fronte, del capolavoro di Ruzante che tiene conto degli studi filologici degli ultimi trent'anni. Una nuova interpretazione che introduce al pensiero tutt'altro che popolare di Angelo Beolco e ai temi alchimistici, ermetici e politici coltivati dal circolo padovano del suo protettore Alvise Cornaro, connessi alla sua idea della ""vita sobria"""" e della """"santa agricoltura""""."" -
Storie di città visionarie
Una città abita la mano: come corrono leggeri i solchi per un altrove e ogni futuro è indovinato remoto e recente. Qui la città conduce alla sua stele sulle mura intatte del mistero. E l'intercalare, lo scarto dove il significato insiste, ""l'andare a capo"""" di una città, distrutta e risorta, è quella sospensione che il dettato degli eventi impone. Ankon è il groviglio di tutte le città che sono state, di quelle che abitano il tempo attuale, e di quelle che attraverseranno il futuro. Ma Ankon non è una sola città: ha i transiti, le bufere, i segni, le atmosfere, i palpiti, l'euforia e lo strazio di molte città, i turbamenti e le vertigini di tante epoche, luoghi, generazioni, vicende e stagioni."" -
La favola bella
Illustrata da Luciano Baldacci, Leonardo Nobili, Giulio Serafini. -
L' enciclopedia dei poveri. I proverbi marchigiani
Regione di antiche tradizioni rurali, con una cultura prevalentemente legata alla trasmissione orale del sapere, le Marche hanno condensato nei proverbi gran parte delle informazioni che venivano tramandate. Da quelle morali e filosofiche, incaricate di rappresentare i valori e le ansie del mondo contadino in una chiave spesso arguta e malinconica, fino alle prescrizioni tecniche dei regimi alimentari e sanitari, ai calendari delle diverse attività agricole e alle ricorrenze religiose e sociali. Identificato e raccolto una prima volta nella gloriosa stagione di studi regionalisti di fine Ottocento grazie al lavoro pionieristico di folcloristi come Carisio Ciavarini, Giovanni Crocioni, Giovanni Ginobili, Caterina Pigorini ed altri, l'interesse per i proverbi è stato rilanciato negli ultimi venti anni dal radicato campanilismo marchigiano, che ha spesso proposto raccolte locali e dialettali, che, prese singolarmente, non danno il quadro degli scambi e delle contaminazioni, cioè dell'intensa circolazione che invece questo ""genere letterario"""" popolare fa registrare sia entro i territori delle Marche che nei confronti delle altre regioni italiane, non solo limitrofe. Un quadro ricco e complesso che questo libro cerca di documentare criticamente e con sistematicità restituendo ai proverbi marchigiani la loro dignità di strumenti di informazione culturale e di costruzione di una comunità."" -
Il vescovo e l'antiquario. Guida Ciriaco, Ciriaco Pizzecolli e le origini dell'identità adriatica anconitana
Due personaggi raccontano in questo libro, a distanza di dieci secoli l'uno dall'altro, due storie adriatiche, legate all'identità del confine, dei luoghi mediatori di conflitti, di incontri e scontri tra culture. La storia di Giuda Ciriaco, santo protettore di Ancona, l'ebreo scopritore della croce di Cristo divenuto vescovo cristiano, apre una finestra sui rapporti tra cristiani ed ebrei a Gerusalemme nel V secolo, nel momento in cui si originano una nuova identità cristiana e, insieme ad essa, paure, ansie e conflitti. Trasferita ad Ancona da Gerusalemme nell'ambito di rapporti politico-diplomatici della città con gli imperi d'Oriente e d'Occidente, una delle prime testimonianze dell'impiego politico delle reliquie, la storia del santo ebreo viene ricodificata da nuovi significati e diverse sensibilità culturali. Dal culto delle reliquie utilizzate come dono diplomatico dall'impero bizantino muove anche la storia di Ciriaco Pizzecolli, mercante e antiquario di Ancona, per costruire, nella prima metà del XV secolo, l'idea della tradizione classica come heritage, patrimonio della civiltà occidentale, attraverso l'invenzione del collezionismo delle antichità. Ciriaco sostituisce le sacre reliquie cristiane con le reliquiae antiquitatis, ma con la stessa funzione: ""resuscitare i morti"""" come definiva la sua missione. Ma il suo progetto, condiviso con gli imperatori bizantini e con il cardinale Bessarione, è sopratutto politico: creare una nuova immagine, appetibile per l'Occidente."" -
Non di solo pane. Le storie del ciauscolo
Piccolo cibo dal latino cibusculum. Il diminutivo allude alla portabilità di questo salume che si spalma sul pane, la Nutella dei tempi antichi, utilizzato dai Legionari romani come dai gastronauti di oggi che hanno scoperto questo concentrato dei profumi e delle ruvidità del Camerte e del Vissano, una terra di mezzo né umbra né marchigiana. Renato Mattioni racconta la storia e le storie di questo salume come un mito epico, inventa, come un Celine dei monti Sibillini, una lingua e uno stile originali ed onirici, antidepressivi quanto la carnea materia trattata, mescolando la memoria in bianco e nero delle processioni dei paesi marchigiani con le dinamiche del villaggio globale: ""Now they are making ciauscolo at Boccalone, in San Francisco"""", come scrive il New York Times."" -
La bellezza del numero. Angelo Colocci e le origini dello stato nazione
Un personaggio esotico con un cappello da mago e il cosmo in mano sta in piedi al centro della Scuola di Atene di Raffaello nella Stanza della Segnatura vaticana. Vasari pensava che fosse Zoroastro. Secondo l'ampia ricostruzione di questo libro si tratta di Angelo Colocci (Jesi 1474 - Roma 1549), Segretario Apostolico, Presidente dell'Accademia Romana, studioso di geografia, cosmologia e di corrispondenze micro-macrocosmiche, amico di Bramante, Raffaello e di Egidio da Viterbo. Nel libro Colocci emerge come un personaggio centrale per la cultura, l'arte, il rinnovamento urbanistico, la letteratura, la scienza, a Roma nella prima metà del Cinquecento. Primo collezionista di antichità, studioso dell'antica metrologia (a lui si deve l'identificazione della misura del piede romano, poi chiamato colocciano), bibliofilo, curatore di edizioni di poeti contemporanei, teorico della lingua volgare e pioniere degli studi romanzi, Colocci si rivela figura decisiva in numerosi contesti disciplinari, al centro di una vastissima rete di contatti e di relazioni, capace di mettere a punto quelli che sarebbero diventati i fondamenti dello ""stato nazione"""" moderno: l'impiego dell'heritage come veicolo di sovranità, la lingua e la formazione delle classi dirigenti."" -
Un pesarese per la Nazione. Nuove prospettive su Terenzio Mamiani
Il convegno ""Un Pesarese per la Nazione. Nuove prospettive su Terenzio Mamiani"""", svoltosi a Pesaro l'11 ottobre 2019 nella sala conferenze (g.c.) di palazzo Ciacchi, è stato concepito per approfondire gli interessi letterari, filosofici e giuridici di Terenzio Mamiani della Rovere, muovendo dalla grande ricerca con cui qualche anno addietro Giorgio Benelli e Antonio Brancati hanno per così dire rimesso a fuoco la figura e l'importanza politica del nobiluomo pesarese, la cui fama dopo l'unità nazionale era stata offuscata da alcuni commenti di Bertrando Spaventa, poi ripresi anche da Giovanni Gentile."" -
La post regione. Le Marche della doppia ricostruzione
Dal terremoto del Centro Italia alla pandemia di Covid-19, le Marche stanno sperimentando una prova molto dura, che si aggiunge alla crisi del modello produttivo legato alle cosiddette ""economie di territorio"""" registrata in tutti i distretti industriali europei. In questo libro Daniele Salvi raccoglie cinque anni di sue riflessioni e proposte, pubblicate sugli organi di stampa, dedicate ai temi dello sviluppo locale e regionale di un'area considerata resiliente per """"vocazione storica"""". Che tuttavia ha bisogno di una nuova generazione di idee e di politiche non prigioniere di una visione provinciale e, al tempo stesso, capaci di usare anche uno sguardo lenticolare. L'obiettivo è dare forza a un nuovo progetto regionale, definito Post Regione, post-locale, del quale illustra numerosi segnali ed esempi dispersi nel suo splendido territorio, dall' """"Appennino alto all'Adriatico mare""""."" -
Bo. Una biografia
La formazione e l'esperienza intellettuale di un gigante della cultura italiana del Novecento, la sua personalità decisa e anche a tratti sfuggente di cattolico inquieto, dalla vivace società letteraria fiorentina degli anni Trenta all'insegnamento all'Università di Urbino, dove resterà Rettore fino alla morte, tornata con lui a vivere l'ebrezza dell'utopia. Carlo Bo (1911-2001), professore di letteratura francese e poi anche spagnola a Urbino, critico letterario ed editorialista dei maggiori quotidiani, ha fondato a Milano, nel 1988, l'Università IULM (Libera Università di lingue e comunicazione) ed è stato ininterrottamente Rettore dell'Università che oggi porta il suo nome dal 1947 al 2001. Nel 1984 il Presidente Sandro Pertini lo ha nominato Senatore a vita. -
«Di somma espettazione e di bellissimo ingegno». Pellegrino Tibaldi e le Marche. Ediz. illustrata
«Le Marche costituiscono per Pellegrino Tibaldi uno snodo fondamentale della sua carriera, che segna il passaggio dalla giovinezza alla maturità, dalla pittura alla pratica dell'architettura, aprendo le porte alla stagione lombarda al servizio di Carlo Borromeo. Questo volume raccoglie i saggi di specialisti di differenti discipline e diversa provenienza e offre un approfondimento sulle opere e sul contesto marchigiano in cui Tibaldi è attivo, mettendo in luce la rete di scambi che si configura tra Roma, Bologna, Loreto e Ancona».