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In moto in Sardegna
La Sardegna è una fantastica collezione di ambienti unici riuniti in un'isola al centro del Mediterraneo: dalle coste più ambite dal turismo internazionale (ma spesso ancora selvagge, intatte) alle zone umide; dai passi montani dell'interno, che spesso hanno poco da invidiare ai valichi alpini, ai grandi laghi artificiali; dai brulli paesaggi minerari, veri scrigni di archeologia industriale, ai parchi naturali, custodi di una natura ancora incontaminata e senza eguali sul continente. E tutte queste meraviglie si possono scoprire in moto attraverso una rete di strade appassionanti, spesso poco frequentate. Per i motociclisti, un vero paradiso. Questo libro costituisce una guida fondamentale per ogni amante delle due ruote che voglia scoprire le bellezze della Sardegna. Il lettore-motociclista vi troverà: i 12 luoghi imperdibili dell'isola; 8 strade da moto da percorrere almeno una volta nella vita per scoprire l'anima più vera della Sardegna; e 7 grandi tour, di lunghezze variabili e realizzabili in tutte le stagioni. Un ricco apparato iconografico, cartine dettagliate, la descrizione di luoghi e percorsi, le indicazioni per raggiungere l'isola: il più completo strumento di scoperta motociclistica della Sardegna scritto da un grande esperto del settore. Buona lettura, e buon viaggio! -
Itinerari imperdibili sul mare della Sardegna
Sabbia bianca, dorata, ambrata, rosa, grigia; lunghissime spiagge dotate di ogni servizio e minuscole cale quasi inaccessibili; anfratti, falesie, pareti verticali, scogliere, dune, isolotti e arcipelaghi. La Sardegna è il più vario, completo e incredibile campionario di bellezza mediterranea: non c'è ambiente, non c'è genere di costa o di spiaggia che non sia rappresentata in ogni sua variante e sfumatura. Impossibile annoiarsi, impossibile non stupirsi giorno dopo giorno di fronte alle forme e ai colori irripetibili di questo mare. Nei sei itinerari di questo libro, che percorrono da sud a nord e da est a ovest tutte le coste dell'isola, Andrea Carpi porta il lettore alla scoperta di una Sardegna genuina e sincera, un racconto di salsedine ed elicriso, di pescatori e Saraceni, di Nuragici e di Fenici, di vento e di solitudine, di uomini votati al mare e di un Mediterraneo che ha scelto quest'isola per spargere a piene mani l'incanto e la meraviglia. Cartine, approfondimenti, consigli per organizzare il soggiorno, tutti i luoghi da non perdere, un apparato iconografico straordinario. Uno strumento irrinunciabile per partire all'avventura sulle coste del mare più affascinante del Mediterraneo. -
Il profeta. Testo inglese a fronte
L'opera è una riflessione sulla vita e sull'umanità, sulla sacralità dei gesti quotidiani e degli eventi che fanno parte dell'esperienza di ognuno, sulla crescita spirituale dell'essere umano. La sua struttura narrativa è molto semplice: si tratta di una serie di sermoni lirici e solenni ispirati alla Bibbia e alle tradizioni spirituali del Vicino Oriente. -
Questo non è una pipa
Suggestiva e amabilmente bizzarra, irrazionale e un po' accademica, tutto sommato facile e tradizionale: così è apparsa il più sovente l'opera di Magritte a gran parte del pubblico e della critica. Per dissipare questi equivoci occorreva un estimatore d'eccezione come Michel Foucault, che in questo studio penetrante e articolato mette in luce con puntualità e chiarezza tutte le implicazioni figurative e filosofiche di una ricerca artistica tra le più importanti del secolo. Dopo avere mostrato le forti analogie che legano l'opera magrittiana a quelle, solo in apparenza lontane e più radicali, di Klee e di Kandinskij, l'autore di ""Le parole e le cose"""" ci rivela la rottura decisiva compiuta dal pittore belga nei confronti di una tradizione plurisecolare. Il principio cardinale della pittura classica stabiliva un legame indissolubile tra verosimiglianza e rappresentazione, tra segno e cosa, secondo il dogma assoluto che """" dipingere è affermare """"; tutta l'opera di Magritte - di cui """"Questo non è una pipa"""", qui analizzato in dettaglio, è un esempio tra i più probanti - costituisce un ribaltamento di quel principio, una sorta di liberazione della pittura dalla dittatura del verosimile e di una supposta realtà oggettiva di cui l'opera sarebbe supina imitazione."" -
L'occhio e lo spirito
"'L'Occhio e lo Spirito' è l'ultimo scritto che Merleau-Ponty poté portare a termine. André Chastel gli aveva chiesto un contributo per il primo numero di """"Art de France"""". Egli ne fece un saggio, al quale consacrò la gran parte dell'estate nell'anno (1960) che doveva essere quello delle sue ultime vacanze. Stabilitosi, per due o tre mesi, nella campagna provenzale, Merleau-Ponty reinterroga la visione, e al tempo stesso la pittura. O piuttosto, egli la interroga quasi fosse la prima volta, come se tutte le sue opere precedenti non pesassero sul suo pensiero, ovvero pesassero troppo, in modo tale che egli dovette dimenticarle per riconquistare la pienezza dell'incantamento."""" (dalla prefazione di Claude Lefort)" -
Lettere
Il carteggio tra Mishima e Kawabata è un documento interessante sia dal punto di vista letterario che da quello umano. L'ultima lettera di Mishima è scritta pochi giorni prima del suo drammatico suicidio rituale, nel 1970. Kawabata gli sopravviverà dodici anni, e nel 1972 seguirà l'esempio del discepolo dandosi la morte. -
La mia fanciullezza con Gurdjieff
"Ecco un libro assolutamente delizioso. Non solo rievoca aneddoti pieni di spirito, ma è anche colmo di saggezza, la saggezza della vita. Il libro è egualmente ammirabile per la singolarità dell'incontro fra un ragazzino, Fritz Peters, e un essere straordinario. Si deve infatti tener sempre presente che, quando la madre lo affidò a Gurdjieff, che dirigeva allora l'Istituto per lo Sviluppo Armonico dell'Uomo, a Fontainebleau, il bambino ignorava tutto della personalità del suo interlocutore e di quello che egli poteva rappresentare. Ad apertura di libro, si viene immediatamente sedotti da queste due nature così profondamente diverse, e si avverte come tutto, qui, sia molto lontano dalla banalità dei ricordi d'infanzia."""" (Henry Miller)" -
Lezioni spirituali per giovani samurai e altri scritti
Sono qui riuniti, per la prima volta in un libro, cinque testi non narrativi che Mishima scrisse tra il 1968 e il 1970: anni decisivi non soltanto per il grande scrittore, ma per la nuova generazione giapponese dell'epoca. Attraverso questi scritti di eccezionale importanza testimoniale, il lettore ha dunque modo di conoscere il senso profondo delle trasformazioni sociali avvenute in quegli anni in Giappone, e anche il significato simbolico e sacrificale del suicidio con cui Mishima chiuse la propria vita. Due temi maggiori percorrono e legano gli scritti qui raccolti: quello della sfiducia nell'attività artistica e quello, contrapposto, dell'azione. Ma se ""Lezioni spirituali per giovani samurai"""", il testo del '68 che apre il volume, è ancora una proposta pedagogica, dunque discretamente ottimistica, fondata su una tradizione di valori plurisecolari, """"I miei ultimi venticinque anni"""", scritto nel '70 (il cui tono ricorda da vicino l'ultimo Pasolini), ne è l'abiura finale."" -
Lo spirituale nell'arte
"Nell'agosto del 1910, a Murnau in Baviera, Wassily Kandinsky termina uno degli scritti più singolari del secolo. Si intitola """"Lo spirituale nell'arte"""". Non è una dichiarazione di poetica, non è un trattato di estetica, non è un manuale di tecnica pittorica. È un libro di profezie laiche, in cui misticismo e filosofia dell'arte, meditazioni metafisiche e segreti artigianali si sovrappongono e si confondono, nel presentimento di un'arte nuova. L'aurora della pittura, che Kandinsky crede di annunciare, si riverbera anche sulle sue pagine, che ci appaiono insieme incerte e perentorie, divise tra ombra e chiarore."""" (Dalla postfazione di Elena Pontiggia)" -
Le due fonti della morale e della religione
Nella prefazione all'opera, Bergson scrive: ""Il ricordo del frutto proibito è quello che c'è di più antico nella memoria di ciascuno di noi, come in quella dell'intera umanità. Noi ce ne accorgeremmo, se questo ricordo non fosse ricoperto da altri, ai quali preferiamo riportarci. Gioiosa sarebbe in realtà una vita senza divieti, diffusa nel mondo da un'intuizione mistica; gioiosa anche quella che portasse a una visione dell'aldilà in virtù di un'esperienza scientifica che assumerebbe allora i caratteri di una nuova religione. In mancanza di una riforma morale così completa bisognerà ricorrere a espedienti. Ma una decisione si impone""""."" -
Una virtù vacillante
La chiave di lettura di questo testo va ricercata nella fulminante descrizione iniziale della protagonista: ""La signora Setsuko Kurakoshi, benché avesse soltanto ventott'anni, era dotata di un'innata sensualità"""". Yukio Mishima, che provava per le donne un sentimento ambiguo, fatto di orrore e di curiosità, e una sorta di attrazione, mista a disgusto, verso la loro misteriosa carnalità, analizza Setsuko con la spietatezza di un entomologo. Ne scandaglia l'animo, ne esplora il corpo, ne esamina il comportamento, creando il ritratto vivido e affascinante, a valenza universale, di una giovane borghese che, tediata dalla monotonia del matrimonio, si abbandona all'amore per un giovane, trasgredendo ogni regola e rinascendo nell'anarchia dell'eros, fino alla catarsi finale. Mishima analizza e descrive il nucleo segreto dell'universo della sua eroina: il conflitto tra istinto ed etica, tra sentimento e razionalità, il misterioso, indomabile anelito a un amore travolgente, totale, eterno, in cui romanticismo e voluttà siano armoniosamente fusi, e la conseguente intima repulsione per il matrimonio e la maternità, imposti dalla società maschile per incanalare, disperdere, ottundere quegli istinti, quelle energie, quelle fantasie, tipicamente femminili, che potrebbero minacciarla. Setsuko osa infrangere regole e abitudini, si ribella alla vita mummificata che sin lì ha condotto, assapora l'impeto e la sofferenza della passione, ma infine scopre l'ineluttabile verità..."" -
Memorie
"Nel febbraio del '46 ebbi un attacco di cuore. Per alcuni mesi, per la prima volta, fui bruscamente imbrigliato. Inchiodato a un letto e a un regime da infermo. La circolazione del sangue batteva fiacca. I pensieri procedevano a rilento. Dinanzi a me, vari mesi di un ambiente irrimediabilmente uguale. Mi sentivo perfino contento. Pensavo che finalmente mi sarei guardato attorno, avrei meditato e cambiato le mie idee. E avrei capito tutto su me stesso. Sulla vita. Sui quarantotto anni vissuti. Dirò subito che non capii nulla. Né sulla vita. Né su me stesso. Né sui quarantotto anni vissuti. Nulla, tranne forse una cosa. Che la vita l'avevo percorsa al galoppo. Senza voltarmi a guardare indietro. Come una serie di trasbordi da un treno all'altro. Come una corsa per prendere un treno, dopo essere sceso dall'altro. Con l'attenzione incessantemente rivolta alla lancetta dei secondi. Arrivare a tempo in un posto. Non arrivare troppo tardi in un altro. Far presto qui. Riuscire a svignarsela di là. Come dal finestrino di un treno, sfrecciano via brandelli d'infanzia, scampoli di gioventù, momenti di maturità. Vividi, rutilanti, vorticosi, policromi. E d'un tratto una sensazione orribile. Che non si è afferrato niente. Lo si è solo sfigurato. Mai bevuto sino in fondo. Di rado s'è inghiottito qualcosa, ma senza gustarlo """"." -
Diario di un genio
"Dalla Rivoluzione francese si è sviluppata la viziosa tendenza rincretinente a pensare che i geni (a parte la loro opera) siano degli esseri umani più o meno simili in tutto al resto dei comuni mortali. Ciò è falso. E se ciò è falso per me che sono, nella nostra epoca, il genio dalla spiritualità più vasta, un vero genio moderno, è ancora più falso per i geni che incarnarono l'apogeo del Rinascimento, come Raffaello genio quasi divino. Questo libro testimonierà che la vita quotidiana di un genio, il suo sonno, la sua digestione, le sue estasi, le sue unghie, i suoi raffreddori, il suo sangue, la sua vita e la sua morte sono essenzialmente differenti da quelli della restante umanità."""" (Salvador Dalì)" -
Lo zen e l'arte di disporre i fiori
"Il giapponese intende le arti come metodi particolari di formazione che permettono di cogliere la bellezza dell'esistenza, quella bellezza che supera ogni comprensione razionale, ogni significato utilitaristico, e che è il mistero stesso. In questo senso lo Zen è strettamente imparentato con tutte le arti: con la pittura, la cerimonia del tè, l'ikebana, il kendo, il tiro con l'arco. [...] In Giappone non si studia un'arte per amore dell'arte, ma per ricevere l'illuminazione spirituale che essa può donare. Se l'arte si limita alla dimensione esteriore, se non conduce a ciò che è più profondo e più essenziale, in altre parole se non diventa una forma di spiritualità, il giapponese non la riterrà degna di studio. Arte e """"religione """" sono intimamente unite nella storia della cultura giapponese. L'arte di """"disporre i fiori """" non è un'arte nel senso proprio del termine, ma è l'espressione di una concezione della vita molto più profonda. I fiori devono essere disposti in modo da suscitare la visione dei """"gigli dei campi """", di cui si dice che Salomone in tutta la sua gloria non poteva uguagliare lo splendore."""" (Dalla prefazione di Daisetz T. Suzuki)." -
Lo zen e la cerimonia del tè
"Il cielo dell'umanità moderna si è realmente frantumato nella lotta titanica per la ricchezza e il potere. Il mondo brancola nelle tenebre dell'egoismo e della volgarità. La conoscenza si compra a prezzo della cattiva coscienza, la generosità si pratica a fini utilitaristici. Oriente e Occidente, come due draghi scagliati in un mare agitato, lottano invano per riconquistare il gioiello della vita. Abbiamo nuovamente bisogno di una Niuka [Nü Wa] che ponga rimedio alla completa devastazione; attendiamo il grande avatdra. Beviamo, nel frattempo, un sorso di tè. Lo splendore del meriggio illumina i bambù, le sorgenti gorgogliano lietamente, e nella nostra teiera risuona il mormorio dei pini. Abbandoniamoci al sogno dell'effimero...""""" -
Il libro di Giobbe. Testo latino a fronte
"Rispondendo a Dio, disse Giobbe: """"So che puoi tutto, e che nessun pensiero ti è nascosto. Chi v'è, che privo di sapienza trascura il tuo consiglio? E certo io ho parlato malamente, e di cose troppo più grandi del mio sapere. Ascoltami, e parlerò; ti interrogherò, rispondimi. Ti udii già con l'orecchio, ora ti ho visto con gli occhi; per questo mi riprendo, e fo penitenza sulla brace e sulla cenere""""""""." -
Testi poetici e drammatici
"Questi sono testi per musica, vale a dire che solo insieme alla musica costituiscono qualcosa di compiuto. Non lo dico allo scopo di reclamare per essi maggior indulgenza di quanta non ne venga concessa alla mia musica. La qualità di un risultato definitivo che si abbia di mira non dipende infatti dalla qualità delle sue componenti: ciascuna di queste, presa a sé, non deve essere migliore di quanto richiede la sua situazione parziale: valida, dunque, in quella certa misura e in quel dato modo! Ma chi abbia avuto la visione dell'insieme, lo vede anche in ogni sua minima parte, e non potrebbe considerare adeguato nulla che non lo fosse sotto tutti gli aspetti. Se una pseudo-scienza, incapace di leggere le nostre note e d'intendere il nostro linguaggio sonoro, almeno non si sforzasse di notomizzare le nostre anime; se essa non si servisse dunque del testo per cercare di vedere ciò che non è messo in vista; se in tal modo non sviasse l'attenzione dal puro valore artistico e ponesse il giudizio artistico e la critica artistica al luogo dell'impressione artistica; se insomma non analizzasse l'autore anziché l'opera, un musicista non avrebbe più da porsi il problema del perché egli pubblichi questi testi, non sarebbe costretto a confessare di non poter dichiarare un motivo più valido di quello che hanno le sue pubblicazioni di musica pura: nessun motivo, cioè, che possa reggere a un interrogativo del genere."""" (Dalla prefazione di Arnold Schönberg)" -
Una stanza chiusa a chiave
"Il mondo di Kazuo crollava, i significati si disperdevano. Rimaneva soltanto la carne"""". Lacerare, possedere la tenera carne di una bambina di nove anni in una camera chiusa a chiave, silenziosa e segreta come la tomba in cui si estenuavano nelle voluttà gli incestuosi fratelli di """"Le mille e una notte"""": è l'estrema trasgressione che il caotico, edonistico Giappone del dopoguerra pareva consentire al giovane protagonista del racconto. Figura che, nella feroce analisi della società moderna, nell'orrore per la vecchiaia e nell'attrazione per la morte, rispecchia nitidamente l'animo di Mishima, come egli stesso accenna: """"Ho tratto spunto dal mio diario scritto quando, appena uscito dall'università, lavoravo al ministero degli affari interni. Basandomi su tali appunti ho introdotto nel racconto accenni alla situazione politica ed economica di quei tempi, ma, ovviamente, la vicenda narrata è immaginaria e il prospettato progredire di un'inflazione catastrofica è metafora dello sviluppo di un'analoga catastrofe spirituale""""." -
Della seduzione
La seduzione è sempre all'erta, pronta a distruggere ogni ordine divino, foss'anche quello della produzione o del desiderio. Per tutte le ortodossie la seduzione continua a rappresentare il maleficio e l'artificio, una magia nera che perverte tutte le verità, una congiura di segni, un'esaltazione dei segni nella loro utilizzazione malefica. Ogni discorso è minacciato da questa improvvisa reversibilità o assorbimento nei propri segni, senza traccia di senso. È per questo che tutte le discipline, il cui assioma sia costituito dalla coerenza e dalla finalità del proprio discorso, non possono che esorcizzarla. Ed è qui che seduzione e femminilità si confondono, si sono sempre confuse. -
La voce degli spiriti eroici
La voce degli spiriti eroici, pubblicato nel giugno del 1966 come opera conclusiva di una trilogia (comprendente inoltre il racconto Patriottismo e il dramma Crisantemi del decimo giorno), è il resoconto di un drammatico rito a cui Mishima partecipò e in cui vennero evocati gli spiriti irati dei protagonisti di due degli eventi della recente storia giapponese che più profondamente impressionarono e influenzarono la vita e le opere di Mishima: la fallita rivolta dei giovani ufficiali che il 26 febbraio 1936 tentarono un colpo di stato per restaurare il potere assoluto dell'imperatore e l'epopea dei piloti kamikaze nella Seconda guerra mondiale. ""L'assoluta purezza, l'ardimento, il sacrificio di questi giovani,"""" scrisse Mishima """"tutto corrispondeva al modello leggendario dell'eroe, e il loro fallimento e la loro morte li trasformavano in autentici eroi"""". """"La voce degli spiriti eroici"""" è un racconto sconvolgente, che contribuisce in modo decisivo a illuminare il senso del tragico gesto con cui Mishima si tolse arditamente la vita il 25 novembre 1970.""