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Dis manibus
Durante una cena in campagna, all'inizio di un'estate di molti secoli orsono, due vecchi amici si confrontano su temi che nel corso del tempo non hanno poi smesso di premere al cuore degli uomini: la vita, la morte, il successo, la poesia, il sesso, il cibo, il vino. È il 26 avanti Cristo e nei discorsi dell'etrusco Gaio Cilnio Mecenate e del poeta apuloromano Quinto Orazio Flacco si avvicendano con nitore personaggi della Storia che, per solito, siamo usi considerare solo da lontano: Bruto, il traditore dello Stato, il divo Augusto, Cleopatra d'Egitto dalla voce carezzevole. Mentre sulla mensa si susseguono i piatti complicati della tradizione gastronomica romana d'età classica e vengono mesciuti gli antichi vini della penisola, scorre sotto gli occhi del lettore la complessa vita dell'epoca con i suoi riti, i culti, le passioni furibonde, il pristino modo di vivere l'amicizia come l'amore. Questa la vasta cornice d'un tragico fatto coniugale e del suo triste epilogo. Epilogo che non sarà definitivo, tuttavia: grazie a un'epigrafe funeraria dell'epoca, passata attraverso i millenni, quella storia giungerà fino a noi per il nostro ammaestramento e la nostra pietà. -
Caduta tra tavolo e sedia-Zwusched Stuehl und Bank
Libro in italiano e tedesco che racconta la storia dell'autrice. -
Favolando
Età di lettura: da 4 anni. -
Degli spiriti e delle forme nella poesia di G. Leopardi
Pubblicato per la prima volta nel 1898 per il centenario della nascita di Leopardi e mai più riproposto nel panorama dell'editoria italiana in una moderna edizione non anastatica, con l'aggiunta di nuove note e la prefazione di Maria Luisa Tozzi. -
Anatomia del Barocco
Vengono raccolti in questo volume due saggi convergenti di Guido Morpurgo-Tagliabue (1907-1997). Il primo (Aristotelismo e Barocco) è la riedizione di uno studio pubblicato negli anni ’50 che costituisce una pietra miliare dell’interpretazione novecentesca del Barocco. In esso – libero dai pregiudizi illuministici, romantici, ed infine crociani, che hanno caratterizzato in passato la valutazione del Barocco – il Barocco, attraverso una lettura sistematica dei testi d’epoca, viene rivalutato in positivo quale tentativo d’originale risposta alla crisi dell’Umanesimo e del Rinascimento. La “mentalità barocca” viene così ricostruita scientificamente come in laboratorio, e osservata nei suoi concetti portanti (il concettismo, l’edonismo pedagogico, l’acutezza, ecc.), nelle sue tipiche realizzazioni (le forme d’arte e d’intrattenimento, il costume, i rapporti sociali, ecc.), nelle sue principali zone d’irradiazione (Italia, Spagna, Francia, Inghilterra). La riproposizione di questo studio fondamentale – oggi introvabile e che anche in passato ebbe circolazione limitata agli specialisti – è arricchita da un saggio attuale estremamente polemico (Il Barocco e noi: Perché non siamo e come siamo barocchi), nel quale l’Autore, intervenendo nella voga odierna di considerare l’epoca contemporanea come un’età neobarocca, e prendendo le distanze da essa, sviluppa una critica lucida e succosissima delle manifestazioni emergenti nella contemporaneità. La presente affascinante introduzione all’universo della cultura barocca accompagna la pubblicazione, in questa stessa collana, della prima edizione italiana dell’opera che costituisce una delle massime espressioni del Barocco: L’Acutezza e l’Arte dell’Ingegno di Baltasar Gracián. -
Scritti di estetica
Quale può essere il ruolo dell'educazione estetica oggi? L'ideale estetico ideale educativo della modernità viene interrogato da un estetologo, uno psicologo, un filosofo, un pedagogista. Un discorso a quattro voci che mentre, nella varietà dell'approccio pluridisciplinare, riflette l'alternativa teorico-pratica implicita nel tema dell'educazione estetica, pure individua una traccia comune nella concorde opposizione a quello scientismo volgare inscritto in un ideale di astratta razionalità. -
Lettera sulla scultura
Hemsterhuis interviene nel grande dibattito settecentesco (Crousaz, Hutcheson, Batteux, Montesquieu) sulla definizione della bellezza come ""unità nella molteplicità"""" in modo assolutamente originale ed innovativo. Egli infatti identifica l'unità col """"minimum"""" di tempo in cui un molteplice può essere colto nella sua totalità, con l'ulteriore specificazione che quest'ultima deve rappresentare un """"maximum"""" di idee. La definizione della bellezza come risultato di una correlazione inversamente proporzionale fra un valore massimale (il gran numero d'idee) ed uno mimale (la temporalità) produce conseguenze radicali: «il bello non ha alcuna realtà in se stesso», la bellezza è l'esito di un processo antropologico che comporta il superamento qualitativo e non la mera imitazione della natura."" -
Lezioni di estetica
Karl Wilhelm Ferdinand Solger (1780-1819) è una figura di grande spicco nel panorama filosofico della Germania nei primi decenni dell'Ottocento. Filologo di formazione (fu allievo del celebre omerista Wolf), autore di un'importante traduzione delle opere di Sofocle, fine letterato e profondo conoscitore della cultura antica e moderna, rivolse presto il suo interesse alla ricerca filosofica, sviluppando una prospettiva che s'inscrive con grande autonomia nel quadro dei grandi sistemi dell'Idealismo tedesco. Di singolare rilevanza è la dottrina estetica di Solger che ha il maggiore elemento di originalità nella concezione dell'opera d'arte come risultato di una specifica attività conoscitivo-creativa del soggetto, che culmina nella celebre teoria dell'ironia, attraverso la quale egli individua l'essenza specifica dell'arte in una finitezza che diviene tuttavia necessaria alla manifestazione dell'Assoluto. E comunque l'incidenza fondamentale dell'estetica di Solger, un tempo eclissata dalla fortuna di Hegel, appare ai nostri giorni sempre più manifesta e va richiamando l'interesse anche della cultura italiana. Le presenti Lezioni, apparse postume nel 1829, offrono un quadro completo dell'estetica solgeriana, sviluppando temi cruciali quali il rapporto fra antico e moderno, la concezione del simbolo e dell'allegoria, la dottrina del tragico e la teoria del brutto (Solger fu uno dei primi teorici a formulare una teoria del brutto come necessario complemento della teoria del bello). Esse peraltro, oltre ad offrire una presentazione sistematica, apportano anche alcuni significativi approfondimenti alla sua opera più famosa e di non facile accesso (Erwin. Quattro dialoghi sul bello e sull'arte, 1815) in merito ad argomenti importanti quali la dottrina dell'ironia e la classificazione delle arti. Corredano il testo, qui presentato per la prima volta in edizione italiana e puntualmente curato da Giovanna Pinna, esaustivi apparati esegetici, critici e bibliografici. -
Pensieri sulla pittura
Anton Raphael Mengs (1728-1779), grande pittore e scrittore d'arte, tedesco di nascita ma romano di adozione, è uno dei massimi rappresentanti della cultura artistica del Settecento. E i suoi Pensieri sulla Bellezza e sul Gusto nella Pittura, scritti nel 1762 a Roma in stretto contatto col magistero dell'amico Winckelmann, sono uno dei testi capitali del Neoclassicismo. Questo piccolo libretto infatti ebbe subito un enorme successo in tutta Europa e procurò all'autore la singolare fama di «pittore filosofo». In realtà Mengs era alieno da ambizioni filosofiche, ma il suo saggio colmava un vuoto che dopo Winckelmann sembrava intollerabile: quello di una attuale e militante teoria della pittura. Riproponendo l'annoso confronto fra antico e moderno alla luce dell'ideale neoclassico di bellezza, Mengs tratteggiò un'estetica ""moderna"""" della pittura elaborata a partire dalla rivisitazione delle opere dei grandi pittori - segnatamente Raffaello, Correggio e Tiziano - in una sorta di lezione accademica per il pittore dell'avvenire. Estetica, sistematica storica e taglio didattico fecero dei Pensieri di Mengs un testo esemplare, e che ancor oggi costituisce (insieme ai Pensieri sull'Imitazione di Winckelmann, il Saggio sopra la Bellezza di Spalletti, e La Bellezza Ideale di Arteaga, pubblicati nella presente collana) una chiave essenziale di comprensione dell'epoca neoclassica. La presente edizione ripropone la traduzione italiana pubblicata nel 1780 dal cavalier José Nicolas de Azara, amico ed esecutore testamentario di Mengs, una traduzione che s'impose nella comunità scientifica ed esercitò un'influenza di gran lunga più significativa del raro originale tedesco. Correda il volume un ampio apparato esegetico, critico e bibliografico curato da Michele Cometa."" -
Vedere l'invisibile. Nicea e lo statuto dell'immagine
Lo statuto dell'immagine che informa la cultura occidentale non è stato posto da un filosofo né da una corrente artistica. Curiosamente, è stato fissato nell'anno 787 dai padri riuniti nel Secondo Concilio di Nicea, il settimo concilio ecumenico della Chiesa Cattolica. Quell'antico dibattito sull'immagine e le conclusioni di quel dibattito, accolte pur tra contrasti drammatici da tutta la cristianità, hanno plasmato la cultura occidentale. -
Il senso della bellezza
L'obiettivo di fondo del pensiero di Santayana è di integrare la bellezza e l'arte, così come ogni altra attività umana, con la vita, restituendo ad esse la forte vitalità da cui sorgono. Secondo questo approccio quindi il problema estetico non è un problema isolato, ma viene colto nella sua relazione essenziale con l'unità vitale dell'universo naturale e con l'unità fondamentale della coscienza umana. -
Riflessioni sulla poesia
Le ""Riflessioni sula poesia"""", apparse nel 1735, riproducono il testo della dissertazione presentata da Baumgarten alla facoltà di Filosofia dell'Università di Halle per ottenere la libera docenza. Questo breve trattato, oltre ad introdurre nel lessico filosofico il termine stesso di """"estetica"""", anticipa le tesi fondamentali dell'""""Aesthetica"""" ed è stato il tramite più immediato per la conoscenza delle teorie di Baumgarten."" -
I piaceri dell'immaginazione
Pubblicati nel 1712 sui nn. 411-421 dello ""Spectator"""", il famoso periodico culturale e di costume diretto da Joseph Addison e Richard Steele, gli undici saggi intitolati I piaceri dell'Immaginazione costituiscono, insieme a quello sul """"gusto"""" che li introduce (n. 409), il primo trattato di Estetica modernamente intesa. Scritti con tono discorsivo e rivolti ai """"lettori comuni"""" - secondo il programma addisoniano di trasferire la filosofia dagli studi e dalle biblioteche ai club e alle coffee-houses - essi fissano le coordinate lungo le quali si muoverà l'intera riflessione settecentesca intorno all'esperienza del bello naturale e artistico. Erede di Locke, Addison affronta il problema estetico non più in chiave retorica ma in chiave psicologica (cioè dal versante della fruizione anziché da quello della produzione), e in tal modo avvia una fenomenologia dell'esperienza estetica a cui tutti gli autori che verranno dopo di lui, fino a Kant incluso, saranno in qualche misura debitori. Definizione del gusto, statuto dell'immaginazione (e suoi rapporti col giudizio), individuazione di specifiche categorie estetiche (fra cui particolarmente innovativa quella del """"sublime""""), abbozzo di un """"sistema delle arti"""": questi alcuni dei più rilevanti temi proposti dai Piaceri dell'Immaginazione. E attorno ad essi una molteplicità di osservazioni e di spunti - sull'architettura, i giardini, il linguaggio della poesia, ecc. - che saranno ripresi e sviluppati nel corso del XVIII secolo da filosofi, critici e artisti assicurando all'operetta addisoniana una fortuna europea che ha pochi paragoni nel suo tempo. La presente traduzione italiana, eseguita da Goffredo Miglietta, è la prima dopo quella di Mario Manlio Rossi apparsa nel 1944 e da tempo esaurita. Corredano il testo una limpida presentazione, un ampio apparato di note e una ricca bibliografia a cura di Giuseppe Sertoli."" -
Riflessioni critiche sulla poesia e la pittura
Le monumentali ""Riflessioni critiche sulla poesia e sulla pittura"""" (1719) di Jean-Baptiste Du Bos (1670-1742) sono una pietra miliare della cultura occidentale: come ha scritto Marc Fumaroli, «costituiscono la prima """"estetica generale"""" che sia stata scritta dopo l'Institutio oratoria di Quintiliano». Ma sono anche uno spartiacque che chiude l'orizzonte dell'Antico e apre gli scenari della Modernità."" -
Teoria dell'arte
Pubblicata a Madrid nel 2002 e nel 2006 insignita del Premio Europeo d'Estetica conferito dalla Società Italiana d'Estetica, questa ""Teoria dell'arte"""" di José Jiménez è, insieme, una brillante introduzione ai problemi fondamentali dell'estetica e una proposta teorica che raccoglie le sfide poste alla teoria filosofica dell'arte dagli sviluppi contemporanei delle pratiche artistiche. Da un lato, """"Teoria dell'arte"""" accompagna il lettore, anche inesperto, attraverso la storia dei concetti che hanno costituito la trama teorica del sapere estetico occidentale. Dall'altro lato, Jiménez guarda però alla storia per approntare gli strumenti che servono a comprendere il presente. Egualmente lontano da facili posizioni liquidatorie, come da acritiche accettazioni di ogni novità, animato da una forte tensione etica, Jiménez rivendica il ruolo del giudizio e, con esso, quello della teoria che lo fonda, mostrando in atto come soltanto una solida riflessione estetica consenta di orientarsi nel labirinto delle arti contemporanee."" -
Pensieri sull'educazione artistica
Ha scritto Rudolf Arnheim: ""Soltanto in uno schema educativo dedito, nel suo complesso, e in tutte le sue attività, all'intento di rendere visibile il mondo, può avere senso in teoria e in pratica l'educazione artistica. L'arte non è mai veramente se stessa quando vagola, come in una mera isola di visibilità, in un oceano di cecità. Essa comincia ad avere senso quando viene concepita come il tentativo più radicale di comprendere il significato della nostra esistenza mediante le forme, e i colori, e i movimenti che il senso della vista coglie e interpreta"""". Questi suoi pensieri, cristallini nella loro incisiva chiarezza, denunciando il limite e l'artificiosità della scuola fondata sulle parole e sui numeri, rendono chiare le ragioni del fallimento dell'educazione artistica fino a oggi praticata, e indicano un nuovo modo di fare scuola: una riformulazione del progetto educativo nella sua globalità, all'interno del quale contestualizzare e risolvere l'annoso problema dell'educazione intitolata alle arti. Il volume è corredato da un ampio saggio introduttivo della curatrice Lucia Pizzo Russo, la maggiore studiosa italiana di Arnheim."" -
Del sublime
Il celebre saggio sul sublime (Perì hypsous) ha avuto il singolare destino di essere scritto in epoca antica ma di essere letto in epoca moderna. Di questo straordinario testo, riconducibile a un autore anonimo vissuto nel I sec. d. C., non ci è infatti giunta dall'antichità testimonianza diretta. La sua enorme fortuna comincia quando Boileau lo traduce in francese e viene recepito dalla cultura moderna. La fortuna del saggio longiniano corre allora parallela all'affermazione del sublime come categoria estetica generale, alimentando senza soluzioni di continuità intere generazioni di pensatori, scrittori, artisti, e continuando a insistere potentemente sul dibattito contemporaneo. Questa terza riedizione, curata con rara perizia da Giovanni Lombardo, offre una nuova e modernissima traduzione italiana, che al rigore filologico unisce una leggibilità aperta al di là degli specialisti di cultura antica, e la arricchisce di esaustivi apparati esegetici, critici e bibliografici. -
Il genio. Storia di una idea estetica
È sorprendente quanto ancora l'immagine corrente dell'artista sia percepita sotto le spoglie tradizionali del genio, ma questa immagine non è che l'esito di una storia bimillenaria, che questo libro, curato da Luigi Russo, affronta per la prima volta in tutta la sua complessità. Alcuni tra i migliori specialisti italiani dipanano qui una vicenda ricca d'implicazioni teoriche e di svolte culturali impegnative: Giovanni Lombardo tratteggia la figura del poeta e dell'artista in Grecia e in Roma, dall'invasamento poetico in Platone ai precorrimenti dell'anonimo del Sublime; Elisabetta Di Stefano interroga le poetiche e i trattati d'arte dal Trecento al Cinquecento; Salvatore Tedesco ricostruisce l'intreccio che lega il genio all'ingegno, dall'Italia e la Spagna del Rinascimento alla Germania dell'Illuminismo; Elio Franzini e Giuseppe Sertoli analizzano il secolo per eccellenza del genio, il Settecento, in Francia e Inghilterra; Paolo D'Angelo s'interroga sull'apoteosi romantica del genio, sulle sue deformazioni positivistiche e sul progressivo interdetto che lo ha colpito nel corso del Novecento. -
L' estetica della mimesis. Testi antichi e problemi moderni
Pubblicato a Princeton nel 2002 e nel 2008 insignito del ""Premio Europeo d'Estetica"""" conferitogli dalla Società Italiana d'Estetica, L'estetica della mimesis di Stephen Halliwell porta a uno tra i più antichi e problematici concetti dell'estetica occidentale un contributo non meno importante di quello a suo tempo offerto dal celebre libro Mimesis di Erich Auerbach, confermando definitivamente che il rapporto tra la visione antica e la visione moderna dell'arte è molto più complesso di quanto le più correnti ricostruzioni storiche lascino pensare. Composto da dodici capitoli, preceduti da un'introduzione generale, il libro si articola in tre parti: le prime due si occupano del pensiero di Platone e di Aristotele; la terza indaga la vicenda della mimesis nella filosofia ellenistica e nel neoplatonismo, e infine dal Rinascimento ai nostri giorni e, confrontandosi con alcune tra le più influenti teorie letterarie e filosofiche contemporanee (da Brecht, Benjamin e Adorno, a Barthes, Derrida e Danto), mostra come l'antica problematica della mimesis possa insospettabilmente annidarsi anche entro proposte teoriche di stringente attualità."" -
Segno e immagine
Viene qui riproposto uno dei libri più affascinanti di Cesare Brandi (1906-1988), quel ""Segno e immagine"""" che avviò nel 1960 il discorso teorico poi culminato nella grande """"summa"""" della """"Teoria generale della critica"""" ed è rimasto come un classico della cultura contemporanea. La presente riedizione è arricchita da una appendice biobibliografica e da una postfazione di Paolo D.Angelo: """"Segno e immagine non è solo un libro da rimeditare ma ancora in gran parte un libro da scoprire"""".""