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Kleist
Trascurato dalla società civile oltre che letteraria del suo tempo, a metà del XX secolo la penna poetica e appassionata di Heinrich von Kleist incrocia lo sguardo indagatore di Stefan Zweig, profondo conoscitore dell'animo umano. Quello che ne viene fuori è la biografia avvincente di un uomo sempre in fuga, sempre a un passo dal baratro, costretto dalla vita e dagli eventi a farsi combattente per sopravvivere a se stesso. Seguendo un proposito dopo l'altro, un dramma dopo l'altro, Zweig accompagna il lettore alla scoperta di quello che fu il più grande poeta tragico tedesco del suo tempo, di gran lunga il drammaturgo più importante nel movimento romantico in Germania del nord, che tuttavia i contemporanei - finanche la sua stessa famiglia - trovarono infine più semplice ignorare. La sua tragedia inquieta non potrà che compiersi nel magnifico finale, quando finalmente tutto tace, tutto è in armonia. A noi resta l'eredità: scorgere Zweig nel giovane Kleist? Prefazione di Antonio Gargano. -
Il chiostro dei miracoli
"Il Chiostro dei Miracoli"""" è un libro della memoria. Suddiviso in sei capitoli - Notte, Alba, Pomeriggio, Crepuscolo, Tramonto, Scirocco, i racconti sono unificati dal soggetto narrante - l'autrice ancora bambina, e hanno per teatro la città di Napoli negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale, poi lo svolgersi della guerra stessa, le Quattro Giornate e il dopoguerra. La particolarità del libro è data dal fatto che di solito questi eventi turbinosi sono stati sempre visti con occhi di adulti; raramente da un bambino, e per quanto riguarda Napoli, mai. I bambini non conoscono il dramma: per loro tutto è gioco. Anche la morte, la miseria, la fame, nel gioco diventano favola. Protagonista è un sipario da scenografia di avanspettacolo raffigurante un giardino, unica consolazione, e anche unica evasione concessa alla narratrice-bambina, che vive in un sordido chiostro sepolto in un vecchio palazzo dei Quartieri Spagnoli, a vico Sant'Anna di Palazzo. Sipario e chiostro sono due realtà immutabili e ferme, eppure diverse col variare della luce. E ogni momento di questa luce possiede il carattere degli attori che vi si stagliano contro: la nana, il nonno, la zia, la mamma, il padre, il coro dei miserabili che recitano, inconsapevoli, la tragedia greca della loro vita. Il vero miracolo è la loro sopravvivenza. A conferire leggerezza, l'ironia della donna adulta che scrive e ricorda. E mentre ricorda, assolve e sorride." -
Mi ritorna in mente
Occhi che spiccano su pelli brunite dal sole, una lingua che taglia, una pancia che sobbalza allegra, una testa rassegnata che si reclina da un lato; movenze e bellezze che l'occhio curioso e umanamente partecipe di Teresa Viggiani scorge e cattura, come al di sotto di quella ""membrana opaca, inquinata, che spesso nasconde le bellezze dei fondali del golfo"""". Ritratti di un'umanità che vive or mai solo nel passato, in un bianco e nero da cartolina, e a cui la mano dell'autrice rida vita e colore attra verso deliziose pennellate. Rosinella, Concettina, zi' Piricco, don Antonio e fra Benigno, Angela, Proggiolone sono solo alcuni dei protagonisti di storie che """"superano l'accidente della morte e dell'oblio e sono ricordati quando il miracolo dell'arte li consegna come prototipi alla posterità""""; emblemi di saperi e mestieri fissati in un piccolo immaginario napoletano, personale e collettivo a un tempo, testimoni di una condivisione di gran lunga più profonda di quella dell'era dei social network, e di una società troppo facilmente liquidata come anacronistica, per valori oltre che per strumenti. Prefazione di Nicola De Blasi."" -
Voce mia. Scelta antologica di versi in dialetto napoletano editi e inediti ('A)
"""""Io saccio sulo 'sta parlata nosta, / e m'affaccio a sentì ll'aulive stuorte, / 'e ffilare spampanate 'e ll'uva, / scagne penziere cu 'e vuosche 'e castagne, / me sfogo cu 'a campagna / bella e su-lagna"""". In questi versi, come negli altri dell'intera antologia, emerge tutta la ricchezza lessicale di quel dialetto napoletano arricchito dalla presenza di alcune varianti, proprie dei luoghi in cui l'autore è nato e cresciuto, forma espressiva che diviene lo strumento grazie al quale ogni cosa prende vita: """"e tutte 'sti ccose parlano / cu 'sta parlata ca ièsce 'a 'nterra / comm' a l'acqua, 'e sciure, / te trase int' all'osse e accussì / te fa esse chi si'"""". Questo il registro linguistico a lui più congeniale, che Carlo Emilio Gadda definiva la """"lingua dell'amore"""", e quindi il modo migliore per esprimere un sentimento, uno stato d'animo. Linguaggio colto, perché il Napoletano è una lingua ben definita, con i suoi vocaboli, le sue regole, la sua musicalità e il suo carattere, il tutto appassionatamente approfondito dal poeta e che, comunque, nella sua complessità, è capace di rendere nei versi uno straordinario senso di immediatezza e spontaneità [...]"""". Prefazione di Annalisa Oliva. Con un ricordo di Nicola Terzulli." -
Viaggio napoletano in Spagna
"Napoli per gli spagnoli del Siglo de Oro non è solo, genericamente, diversa, anzi appare stranamente familiare: è di più. Nella città partenopea c'è un surplus, quasi un eccesso, di esperienza che cattura la volontà delle persone e le marca per sempre, come una cronica e recidivante malattia dello spirito, che si presenta tuttavia con il volto alternate della felicità o del malessere. Questo percorso di assorbimento da parte degli spagnoli della cultura napoletana, intesa nell'accezione più ampia del termine, avviene in un contesto come quello del grande sistema imperiale spagnolo, nel quale Napoli costituisce la più rilevante (anche se non unica) anomalia. Durante quasi tutta la parabola dell'Impero spagnolo, essa sarà infatti non solo la città più grande e popolosa della penisola italiana, ma di tutti i territori, europei ed extraeuropei, dominati dal monarca iberico, madrepatria compresa"""". (dalla Postjazione di Augusto Guarino)" -
Elogio del medico
"È un medico senza mostrine e senza coccarde, il medico desnudo di Porreca. Un medico di corsia, di guardia, di paese, di ospedale, un medico in quattro 'stanze', che abita il giorno con il paziente e ne incrocia gli sguardi e i silenzi. Quel medico, lontano dall'eloquio e dalla retorica, che condivide in difetto di presunzione la solitudine altrui. I turni della domenica, le polpette di don Mario, i Notturni di Chopin e il coraggio di certe bugie, specie se fuori è Natale...""""" -
Il ricamo mortale
Una giornata come tante, nell'ambulatorio per extracomunitari dell'ospedale ""Loreto Mare"""". Orazio Niccoli, che ha fatto del suo lavoro una missione, si trova di fronte a un caso singolare: un mesotelioma pleurico in una ragazza di 28 anni, patologia insolita per quell'età, solitamente riscontrabile in chi è stato per lungo tempo esposto alle fibre di amianto. Poco più avanti, nel suo ufficio Roberto Andolfi, autorevole esperto sui rischi collegati proprio all'amianto, è in fibrillazione per l'imminente arrivo di Arthur Danson, massima autorità in materia di malattie professionali. Intanto, nell'hinterland partenopeo si consuma un delitto misterioso, destinato a suscitare grande clamore: il corpo senza vita del notaio Romano Contri, rampollo di una delle famiglie della Napoli che conta, viene ritrovato nella sua auto, sull'asse mediano, all'altezza dello svincolo per Aversa. II giornalista Lorenzo Grimaldi, pur tormentato da problemi familiari, si mette alla ricerca della verità, chiedendo aiuto alsuo vecchio maestro, il """"cane sciolto"""" Attico, al secolo Geremia Tolino, direttore del giornale """"Camera con vista"""" e custode di tanti segreti della capitale del Mezzogiorno. Sarà proprio Attico a collegare tra loro i vari fili intessuti da colui che ha ordito un raccapricciante ricamo, foriero di morte: il misterioso """"duca"""", personaggio spietato e senza scrupoli."" -
Mmamm ma. Storia di un attimo di vita in bianco e nero
Duecentoventuno bambini ebrei furono deportati da Roma ad Auschwitz e non fecero più ritorno a casa. Avevano meno di dieci anni; erano tutti colpevoli? Il più piccolo era appena nato e non ebbe neanche un nome... solo un attimo di vita in bianco e nero. Vivere, correre, giocare, duecentoventuno i bambini che non chiameranno mai più mmamm ma. ""Colpevoli"""" è la prima parola di questo libro, """"destino"""" l'ultima; eppure ogni parola è uno stimolo per un oceano indefinito di riflessioni. Un giorno, lontano da quell'orrore, un cuntastorie incontra un ebreo napoletano che con la sua famiglia vede cambiare il suo destino grazie alla disobbedienza civile e al coraggio dei napoletani; lo stesso coraggio che fece esplodere le Quattro Giornate. Quel bambino di un tempo consegna il ricordo di un'infanzia negata al cuntastorie e lo esorta a raccontare, a gridare i nomi, la storia di tutti quei bambini. E il cuntastorie mantiene la promessa: finché avrà fiato racconterà a tutti queste storie. Per farlo ha costruito questo racconto per tutti quei bambini, troppi, che ancora oggi sono privati dell'infanzia. Alla fine della lettura tutti troveranno per sempre un posto nel cuore del lettore. È un dovere raccontare... per non dimenticare. Per le generazioni future che hanno il diritto di sapere. Per chi nega che l'olocausto sia accaduto. Per ricordare quanti non sono più tornati. Età di lettura: da 10 anni."" -
Poesie e prediche di contestazione
Prediche e poesie. Un binomio solo apparentemente inconciliabile, che trova il suo farsi nella penna dell'autore, da sempre cultore delle tematiche afferenti letteratura e religione. Due poli attraverso cui tentare di raccontare e raccontarsi; in versi, certo, ma non solo. Perché, a ben guardare, l'intento sotteso delle une e delle altre è lo stesso, e richiama da vicino la latinità e la classicità più pura: Homo sum, humani nihil a me alienum puto, come ebbe a dire, per bocca di Cremète, Publio Terenzio Afro. ""Sono un essere umano, non ritengo a me estraneo nulla di umano"""". Ed è così che l'uccellino che muore stendendo le """"gambe"""" diventa immagine dell'uomo che soffre, gridando alla vita e bramando la vita; è così che la foglia agitata dal vento autunnale nell'anfratto ai piedi dell'albero ormai spoglio si fa aspirazione alla vita e alla libertà; e le nude pareti di una stanza divengono palpitanti di colori e di vita, se solo si hanno occhi per guardarle... Di contro, nel volumetto compaiono prediche di contestazione: contestazione in primis del sistema sclerotico in cui è costretto l'uomo moderno; quindi, contestatarie dell'avvilimento in cui è piombata la nostra società, in cui egoismi, personalismi e cattiverie hanno la meglio su aspirazioni e buoni sentimenti. Vari i modi e i toni, immutato l'afflato: quello che si rifa ai più alti valori della vita, già cantati in versi nella prima parte."" -
Storie sotto la luna
Ernesto è sempre stato un sognatore. Impiegato comunale a Treease, trascorre le sue giornate dividendosi tra un lavoro che ama, una moglie guardinga, spesso intrappolata nei problemi di gestione della casa, e gli amici di sempre. Affronta il tran tran quotidiano e le piccole e grandi sfide della vita con fede e serenità. Quando sente l'esigenza di staccare la spina, si rifugia nei ricordi e nei sogni: è in questo mondo ""altro"""", infatti, che sente di poter essere realmente se stesso. Pompei, I secolo d.C. Ettio appartiene alla famiglia dei Laruli. È un pretore che ha trovato la sua ragione di vita nell'incontro che lo ha legato indissolubilmente a Lavinia, la figlia del fornaio, l'unica in grado di leggergli dentro e liberarlo dalle angosce che attanagliano i suoi giorni e le sue notti. Cosa lega Ernesto a Ettio? E cosa hanno in comune la Roma imperiale cantata dai poeti e le stagioni che si susseguono tutte uguali in una cittadina assolala dell'hinterland partenopeo? Cosa accade quando la felicità sembra non appartenere più al quotidiano, ma stagliarsi inesorabilmente in un """"altrove"""" senza tempo? In un caleidoscopio di invenzioni narrative e con una girandola di personaggi ora commoventi, ora astiosi ora divertenti, Ernesto Limito costruisce un'architettura geometrica ricca di incastri e coincidenze. Complice la luna."" -
Sirene e miti. Storie dalla costiera
Un enigma da sciogliere: perché Rosacroce ha abbandonato Emiddio che, incapace di accettarne la perdita, si lancia senza remore sulle sue tracce? Forse l'amata fuggitiva ha un nuovo ""amore""""? La cerca di Rosacroce diventa una peregrinazione onirica e surreale, in cui la realtà e il fantastico sfumano, creando un'atmosfera incantata, alla riscoperta della magia della nostra terra e della sua travolgente bellezza: Vietri sul Mare, Cetara, Maiori, Ravello; e poi Atrani, Minori, Amalfi, Agerola; e ancora Praiano, Positano e Capri... Sullo sfondo il Vesuvio, il mare radioso, le vigne e gli uliveti, le scogliere alte e frastagliate, senza tralasciare un passaggio per l'antica e sconosciuta Scampia. Durante il vagabondare si incrociano le janare, il mago Virgilio e il suo uovo d'oro, Matilde Serao, Fra Diavolo, Ulisse, Narciso, la sirena Parthenope, gli innamorati Jeranto e Sirenuse. Voci, visioni e ricordi gustosi di vita napoletana trasportano il lettore indietro nel tempo: la cronaca diventa Storia, favola, mito, racconto familiare, leggenda ammaliante, da custodire e tramandare. Un viaggio nel patrimonio culturale e paesaggistico campano, nella ricchezza delle tradizioni locali, nella memoria, nella civiltà enogastronomica partenopea: il pomodoro San Marzano, la mozzarella di bufala, la passera, la sfogliatella, il limoncello della Costiera, gli struffoli, il ragù e, ovviamente, """"Sua maestà"""" la pizza. Ogni pagina è un inno commosso alla libertà, all'amore per la vita e la natura, alla """"napoletanità"""" più sincera e genuina, che sembra voler chiedere al lettore: """"Quanto ami Casa?""""."" -
L'oro dei poveri. Racconti, bozzetti e poesie
"Quella che ci presenta Fioravante Meo è una raccolta di racconti, intramezzati da poesie, che mostrano al grande pubblico gli aspetti talora meno noti - ma non per questo meno veri o difficili - della vita popolare. Con una straordinaria delicatezza, Meo ci conduce per mano nelle case e nel cuore della povera gente, mostrandocene luci e ombre, ricchezze e miseria. I 'poveri' di Meo non sono, però - come pure ci si potrebbe aspettare - gli sconfìtti del mondo, tutt'altro; sarà proprio la loro forza d'animo e la speranza che muove ogni loro gesto a fare da snodo e filo conduttore delle storie che si dipanano pagina dopo pagina. Incarnando il motto latino vox populi, vox Dei, quest'opera si presenta, a ben vedere, come una raccolta di massime, eco e contraltare dei proverbi coniati dall'esperienza e dalla logica dei nostri avi.""""" -
Una disperata ricerca
Qual è la disperata ricerca cui è chiamato Claudio Fabbri? Ce la racconta, sdoganandola da finti buonismi e inflazionati cliché, con una lingua schietta e spregiudicata, Gianni Scudieri, alla sua seconda prova narrativa. Da quando è venuto al mondo, Claudio è tormentato da un disagio emotivo che lo fa sentire incompleto e lo porta a cercare nelle donne e nel sesso la soluzione ai suoi malesseri più profondi. Attraverso una ridda di donne sempre uguali e diverse e una miriade di rapporti occasionali, con in sottofondo il miglior rock degli anni Sessanta e Settanta, veniamo così condotti nella vita on the road del signor Fabbri, tra feste in casa, gonnelle e LP indimenticabili. Il binomio amore-musica corre lungo tutta la narrazione, come una scarica elettrica che alimenta le azioni e la vita del protagonista, che prova a vivere pienamente ogni attimo della sua esistenza, nel vano tentativo di raggiungere un appagamento - e un amore - difficili da conquistare. Da leggere avendo come soundtrack Woodstock. Music from the Original Soundtrack and More. -
I colori della vita
Ginevra rientra in casa dopo la scuola furiosa per l'ennesimo insuccesso. Ad attenderla, il vecchio nonno Leo. Lo stato di inquietudine in cui versa la ragazza rievoca in lui il ricordo della sua tormentata adolescenza: dal senso di frustrazione per l'inutilità della propria vita all'opportunità di scoprire il proprio talento che gli venne dall'incontro con un misterioso personaggio. In un lungo e appassionante flashback, veniamo così immersi nell'atmosfera e nei fumi dei caffè parigini, quando Montparnasse era tutto un fermento di anime e artisti: Degas, Picasso, Modigliani, Kandinskij, Kisling... Sono tutti lì, siedono tutti allo stesso tavolo. E c'è anche il nostro Leo Marchegiani, pittore dall'animo ribelle che, grazie alla sua arte - ma anche grazie a un prezioso e magico amuleto - è riuscito ad avere accesso a una delle scuole più prestigiose del Paese. Ma sarà quello stesso talento, indomito e straordinario, unito a uno stile di vita dissoluto, a trascinarlo nel volgere di poche lune fino all'accattonaggio. Intanto scoppia la Seconda guerra mondiale e, a seguito del suicido dell'amante Cloryne, Leo decide di arruolarsi. Fatto prigioniero, rientrerà a Parigi solo alla fine del conflitto; qui l'incontro con colei che sarebbe poi divenuta sua moglie: Elenoire, la nonna di Ginevra. -
Il garofano turco
Il ""garofano turco"""" è una macchina a forma di fiore, di solito utilizzata per ritrovare l'ineguagliabile profumo di un amor perduto. I suoi ingranaggi sono composti da stanze con luminosi paesaggi, intarsiate con pietre dure, decorate con dettagli piccanti, e vanno percorse con cautela: dai panorami abbacinanti del petalo al biancore della linfa che sprofonda nel buio della terra. II visitatore, il signor Ka - che ha il nome del genio egizio della forza vitale - ha provato invano a fare uso di minimi strumenti apparentemente adatti ai ricordi: penne, carte, astrolabi, tazzine di caffè, sguardi. Scopre in queste stanze come sia possibile rivedere scene forse vissute, forse immaginate e inevitabilmente svanite. Le stanze sono state distrattamente arredate da architetti di labirinti e di giardini, da pittori di miti e da artigiani della porcellana, da calligrafi e da fotografi, da inventori di orologi e da filosofi dell'oblìo. È necessario attraversarle di corsa, in un'ora. Si consiglia di non prolungare a lungo questo viaggio attraverso le loro aeree architetture. Quando si crede di ricordare quello che è stato smarrito, se ne perdono gli ultimi frammenti. Man mano che si penetra il ricordo si avverte l'inesorabile vento dell'oblìo."" -
Il pittore di ex voto
Ex voto suscepto, ""secondo la promessa fatta"""". È la formula che viene canonicamente apposta sugli oggetti offerti nei santuari per ringraziare il destinatario del dono - divinità pagane, Dio, la Madonna o un santo - per aver esaudito una preghiera. L'estensione del significato ha portato a designare con la stessa locuzione l'oggetto stesso dell'offerta, applicandola anche alle offerte votive del mondo antico dove, nei ripostigli e nelle favisse dei santuari, sono stati ritrovati un gran numero di ex voto. Fulvio, un matematico che si occupa di meteorologia, a distanza di anni dalla morte dei genitori, si ritrova fra le mani una lettera. È della segreteria del Santuario della Madonna di Montenero: il quadretto votivo inviato dalla madre come ringraziamento alla Madonna per aver salvato il figlio dall'incidente stradale in cui era stato coinvolto è stato esposto nella saletta degli ex voto. Fulvio decide così di recarsi a Livorno, con l'intento di riprendere il quadretto. È già di ritorno quando la sua auto si scontra con un'altra che viene in senso opposto. Ne uscirà nuovamente indenne, almeno nel corpo. Questo secondo incidente, però, lo costringerà a fare i conti con il passato e con tutte le sue convinzioni di uomo e scienziato, e a guardare le nuvole con occhi nuovi. La conoscenza come figura geometrica piana; il fascino dei numeri primi; la religione e la devozione; la fragilità dello spazio; l'etica come estetica; la negazione di qualsivoglia credenza sovrannaturale, in cui rintracciare piani superiori o interventi divini; il rifiuto dei vincoli spirituali; il paradosso di Cantor e il problema del """"piccolo Gauss""""; i detti socratici e l'arte come incontro col divino. Sono solo alcune delle traiettorie lungo cui ci si muove in questo visionario e concretissimo romanzo."" -
L' impossibile ritorno. Itinerari dell'esilio romeno nel mondo ispanico
Spagna, anni Cinquanta. Francisco Franco ha ormai in mano il Paese. Le voci dissidenti sono altrove, costrette a un esilio che durerà ancora molti anni. Le istituzioni, la scuola, i mezzi di comunicazione e l'editoria sono sotto il rigido controllo del regime. Proprio in questi anni un'altra comunità letteraria in esilio, quella romena, decide di insediarsi a Madrid. Scappati dal regime comunista di Nicolae Ceausescu, che non perdona il passato da affiliati della Guardia di Ferro romena, questi intellettuali si stringono attorno all'idea, irrealizzabile, del ritorno. E scrivono, pubblicano, fondano riviste e case editrici. Ben presto la comunità intellettuale romena in Spagna diventa un caso letterario: autori che scrivono direttamente in spagnolo e arricchiscono, ognuno a suo modo, la cultura del Paese di accoglienza. Analogamente, senza però particolari venature politiche, altri intellettuali romeni approdano in America del Sud, dando vita a ""ponti invisibili"""" tra culture in esilio. Questo libro cerca di comporre un quadro completo di una delle tante pagine scritte dagli esuli del Novecento, per i quali il """"ritorno"""" è prima una speranza, poi una lotta, infine un'utopia."" -
... E poi il vuoto si mise a cantare
Secondo dopoguerra, Monte di Dio, Napoli. È qui che nasce e cresce Maria. Scrittrice, pittrice, scultrice, critico d'arte; ma anche figlia ribelle, moglie irrequieta, madre attenta. Donna. Curiosa e appassionata, scopre da autodidatta l'arte, gli occhi e le mani come unico strumento e approdo. Impara prima a scolpire, poi a dipingere, si vota quindi completamente alla scrittura. Alterna successi e insuccessi, come tutti. E intanto gestisce un matrimonio non sempre semplice, la casa, l'educazione dei figli, mentre fuori impazza il Sessantotto ed esplode l'èra del movimento di liberazione femminile, cui partecipa attivamente. Una donna forte, Maria, a volte sfrontata, che sa il fatto suo, e che sceglie di vivere fuori dagli schemi, non soccombendo alle proprie paure e a un mondo che la vorrebbe in ombra, ancorata a vessilli, tessere di partito e rigide ideologie. Oggi, in maniera consapevole e matura, ci parla di sé e del proprio vissuto, che non le ha risparmiato strappi e dolori, e ci racconta le sue verità, tra ostacoli, mostre, scontri, articoli, invidie, cadute e ricadute. Mentre lo fa, sotto i nostri occhi, pagina dopo pagina, la città si trasforma, cambia giunte e toponomastica, e compaiono in scena personaggi - scrittori, artisti, uomini politici - che domineranno l'agorà culturale italiana, e napoletana in particolare. -
L'altra città. Guida sentimentale di Napoli
“L’altra città” è un itinerario (scritto e disegnato) di Napoli. Non tutta la città. Ma i pezzi che ti parlano: l'Accademia, il Cimitero delle 366 fosse, il paesaggio, i murales, i miti, la Mostra d'Oltremare, la Sanità, Pompei, l'Orto Botanico, i musei. Metti insieme i luoghi visitati nel viaggio e ti ritrovi lungo le traiettorie di una mappa. Nessun posto ti appartiene per diritto di nascita. Ma, quando lo attraversi, puoi registrare che il sentire ti sta conducendo in un territorio geografico e interiore. E allora, punto dopo punto, ti accorgi che, al di là di ogni previsione, il cammino stesso, le scoperte impreviste, le sensazioni vive sulla pelle stanno generando la tua personalissima città. Puoi dare forma a una trama, ben sapendo che l'unica energia per tracciarne il profilo non può che venire dal sentimento. -
La mia vita. Senza parole
È il 2014 quando Antonio decide che la sua storia può - e deve - essere raccontata. La mette nero su bianco in un libro, che è stato un piccolo caso letterario. ""Ogni volta che chiudo gli occhi"""", il titolo. Racchiude i sogni e gli incubi di """"un leone nella gabbia della SLA"""", come lui stesso ama definirsi. All'indomani della pubblicazione molti ammalati iniziano a prendere contatto con lui per avere informazioni dirette da parte di chi ha già fatto un lungo percorso clinico - ma soprattutto umano. Antonio diventa un simbolo, un'icona dell'intolleranza verso i soprusi istituzionali, della lotta per i diritti degli ammalati, per la loro tutela e per l'acquisizione degli ausili che possono rendere vivibile una condizione umana che, dall'esterno, sembra di difficile comprensione e sopportazione. Oggi continua quotidianamente la propria missione all'interno dell'""""Aisla""""-""""Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica""""- promuovendo eventi, girando scuole, comuni, ospedali, piazze, sempre con un solo obiettivo: diffondere informazioni e raccogliere fondi per la ricerca. Questo libro è il suo diario, è la voce di chi non ha più voce. Questa è la cronaca di un viaggio a cui Antonio ha cercato e voluto dare un senso: per se stesso e per tutti gli ammalati di SLA.""