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Scritti politici
Gli scritti politici di Max Weber rappresentano uno dei momenti fondamentali del pensiero strategico del nostro secolo. Uno dei passaggi costitutivi dell'identità etico-filosofica del Novecento. Questa raccolta - la prima ad essere condotta sull'edizione critica tedesca - ricostruisce tutto il percorso della riflessione weberiana, dalla prolusione accademica del 1895 intitolata ""Lo Stato nazionale e la politica economica tedesca"""", attraverso i saggi concepiti negli anni drammatici della prima guerra mondiale, fino agli scritti dei giorni della sconfitta del Reich e della nascita della Repubblica di Weimar.Autore contraddittorio, drammatico, addirittura luciferino, Max Weber, come ogni classico, è discusso e discutibile. Teorico dello stato di potenza e spietato cartografo del volto diabolico del potere, addirittura predecessore spirituale di Carl Schmitt come hanno sostenuto autori quali Karl Löwith e Wolfgang J. Mommsen? O, al contrario, disincantato cultore delle ragioni della ragione, ostinato difensore della sobria distinzione tra «fatti» e «valori», tra «etica della convinzione» ed «etica della responsabilità» come preferisce la tradizione analitica dei paesi anglosassoni? In ogni caso dalla lettura di questi saggi, alcuni dei quali sono anche da un punto di vista letterario davvero sorprendenti - si pensi ai riferimenti all'opera di Tolstoj o a quella di Baudelaire - esce confermata la straordinaria, tragica grandezza spirituale di un autore che sulle orme di Marx e Nietzsche ha, anche personalmente, sofferto oltre che profeticamente anticipato i caratteri contraddittori e le inconciliabili aporie del pensiero moderno."" -
Cool Britannia. Gli inglesi (e gli italiani) visti da Londra
"Cool Britannia"""" è un'espressione chiave per comprendere l'Inghilterra di oggi; """"cool"""" vuol dire più o meno quello che in Italia vuol dire """"ganzo"""", """"figo"""": qualcosa di nuovo, di creativo, qualcosa che fa tendenza. E' certo che la Gran Bretagna è oggi """"un punto d'osservazione molto elevato per leggere la modernità: forse è il punto più elevato d'Europa"""". Forte di questo convincimento, Antonio POLITO, uno dei più prestigiosi e autorevoli giornalisti italiani, ha deciso, qualche tempo fa, di accettare l'incarico di corrispondente da Londra per il suo giornale, «La Repubblica». Ma questo libro non è la raccolta di articoli già editi. È, al contrario, lo sforzo di praticare un differente e originale registro di riflessione. L'Inghilterra ha imboccato con più decisione di ogni altro paese la strada della deindustrializzazione, della deregulation, della flessibilità: tutte cose cui Polito guarda con dichiarata simpatia. E i cambiamenti non riguardano solo gli aspetti esteriori, ma coinvolgono in profondità gli stili di vita.Una serie di sguardi taglia quest'isola della trasformazione in atto, e la riconnette con i suoi tratti costitutivi di lungo periodo: le """"geometrie"""" della politica britannica, in cui maggioranza e opposizione siedono contrapposte, e non affiancate senza soluzione di continuità; i meccanismi """"popolari"""" della stampa e dell'informazione; le tre regine - la regina madre, la regina regnante, e Diana, la regina di cuori - disposte a configurare l'intero spettro psicologico delle possibili identità; la prostituzione e il liberalismo; l'individualismo e il mare; la disoccupazione e lo spogliarello maschile come risorsa. Leggere Londra con lo sguardo di un italiano significa riattivare, contro ogni pigrizia, la riflessione su di noi. Significa anche leggere l'Italia da Londra, cercando di vedere in che cosa, eventualmente, questi benedetti inglesi sono meglio di noi." -
Lo stato sociale in Francia dalle origini alla seconda guerra mondiale
Il ""ritirarsi"""" dello Stato, la globalizzazione degli scambi economici, l'indebolimento degli Stati-nazione, la diminuzione della capacità di contribuzione dei cittadini e l'invecchiamento della popolazione costituiscono le tematiche intorno alle quali, troppo spesso, si costruisce il dibattito sullo stato sociale. Tuttavia le politiche sociali non si riducono alle implicazioni delle difficoltà finanziarie o ai rischi del commercio internazionale. Esse pongono, come in controluce, il problema eminentemente politico dei rapporti tra l'individuo e la collettività, della materialità del legame sociale che si esprime nelle diverse forme di tutela dell'integrità fisica della persona.La questione in gioco è quella, fondamentale, del divenire delle democrazie, e comporta l'interrogarsi intorno all'evoluzione dei sistemi di protezione sociale che queste hanno posto in essere, superando gli aspetti economici e finanziari per ricollocare il problema nelle sue vere dimensioni. In tale prospettiva si muove la riflessione storica sul caso francese che qui presentiamo. L'obiettivo del volume è infatti quello di ricondurre il dibattito attuale nella dimensione storica e politica, che sola permette di spiegare come si sono strutturate in Francia le politiche inscritte al centro del patto sociale espresso dall'Etat-providence.Come organizzare la necessaria solidarietà e la sopravvivenza collettiva delle società moderne, assicurando e salvaguardando per ciascun individuo uno spazio di libertà essenziale alla sua realizzazione? Il dibattito tra liberalismo e socialismo non è, al fondo, che una delle manifestazioni di questo problema fondamentale."" -
Introduzione alla sociologia della conoscenza
Nella tradizione del pensiero occidentale, la conoscenza è stata a lungo concepita come rispecchiamento neutrale della realtà oggettiva. A partire da Francis Bacon e Galilei fino al positivismo e al neo-empirismo attuale, il modello logico-matematico della scienza ha costituito la base dello sviluppo tecnologico che caratterizza la modernità.Con Vico e con lo storicismo tedesco è andata tuttavia progressivamente affermandosi la consapevolezza dei condizionamenti storico-sociali cui sono sottoposte tutte le forme di sapere. Marx, Freud e Nietzsche hanno posto le premesse della sociologia della conoscenza come disciplina che studia, appunto, le interrelazioni reciproche tra strutture sociali e processi cognitivi. Grazie ai contributi teorici di autori diversi come Weber, Mannheim, Simmel, Scheler, fino a Wittgenstein e a Bloor, la nostra concezione della funzione conoscitiva si è oggi radicalmente trasformata. Persino la scienza, applicando a se stessa il proprio metodo critico, è venuta riconoscendo che i suoi presupposti sono sempre condizionati da interessi e punti di vista derivanti dalla concreta esperienza storico-sociale.Questa introduzione espone con grande originalità e chiarezza le principali teorie sociologiche della conoscenza e i nodi problematici da esse attualmente sollevati: si tratta, quindi, di una guida indispensabile per quanti desiderano orientarsi nel complesso mondo della cultura contemporanea. -
Lo stato sociale in Italia 1998. Rapporto annuale Iridiss-Cnr
Dopo gli accordi di Maastricht e di Amsterdam, l'Europa dell'Euro e del Mercato unico ha acquistato sempre maggiore concretezza, e nel contempo gli scenari nazionali hanno cominciato a perdere, almeno in parte, la loro solidità. La maggiore visibilità del contesto europeo ha contribuito a sottolineare problemi forse non inediti, ma fin qui trascurati, come quelli legati alle diverse traiettorie di sviluppo economico e sociale che caratterizzano i paesi aderenti, o in procinto di aderire, all'Unione; o come quelli relativi al processo di integrazione sociale.I sistemi nazionali di welfare, che potrebbero forse giocare un ruolo essenziale per la soluzione di tali problemi, si trovano oggi di fronte al dilemma che scaturisce da due esigenze: quella di garantire un punto di equilibrio in rapporto alla situazione interna di ciascun paese, e quella di trovare forme di mediazione e di compatibilità in rapporto all'obiettivo di una dimensione sociale comunitaria.Tutto ciò suggerisce una duplice linea di lettura. Una di taglio comparativo (qui dedicata soprattutto alle questioni connesse al mercato del lavoro e alle politiche per l'occupazione) e una concentrata sull'analisi del singolo caso nazionale (italiano), interpretato però non unicamente in termini tecnici, ma secondo un'impostazione che tenta di rilevare la percezione sociale delle trasformazioni in atto e le alternative che tali trasformazioni sottendono. -
Bernini e il Salvatore. La «Buona morte» nella Roma del Seicento
La «buona morte» raccontata da Irving Lavin è quella che Gian Lorenzo Bernini si andò preparando negli ultimi anni di vita e che volle esprimere concettualmente in alcune opere tarde. I saggi contenuti nel volume affrontano un percorso inconsueto e ricco di spunti. La condotta del grande e vecchio artista del Barocco, nell'imminenza della sua fine terrena, appare come un vero programma di salvezza, tanto rappresentato quanto vissuto.Ma per lo studioso americano si può andare oltre e connettere l'idea di «buona morte» con un senso più universale di carità cristiana, concretizzato allora in un'iniziativa che prelude a un moderno e istituzionalizzato stato sociale.Si intrecciano così vari piani: il racconto della morte di Bernini secondo i suoi biografi, la descrizione attenta e coinvolgente di opere meno note, a volte, di attribuzione discussa, l'incursione nel mondo dei senza tetto in una città di tremendi contrasti. Un tema, come dice lo stesso Lavin, che gli ha permesso di passare dagli archivi e dai musei alle strade della Roma barocca. -
Il Reno. Storia, miti, realtà
Quando, tra il 1931 e il 1935, Lucien Febvre scrive questa storia del Reno, sulle sponde del grande fiume soffiano minacciosi venti di guerra. Dopo il primo conflitto mondiale, i francesi si sono insediati in Renania. Dalla convulsa Germania di Weimar sta emergendo il frutto bellicoso del nazismo. Sul ""padre Reno"""", cuore d'Europa, si addensano i miti più radicali e contrapposti. Il fiume è in quegli anni un oggetto conteso, una ferita, nel migliore dei casi una «frontiera naturale».Ci vuole del coraggio, e insieme un profondo rispetto per la storia, a sostenere in quel momento l'idea di un Reno come punto di unione, come luogo di scambio e di raccordo europeo. Per comprendere la storia vera di questo spazio umano, fatto di contatti e di scambi tra popoli e culture diverse, bisogna innanzitutto abbattere una quantità di idoli che sono stati costruiti, nei precedenti decenni, da entrambe le sponde. A questa critica serrata - «la storia non è un ballo in maschera» - il grande studioso si accinge in queste pagine: ne scaturisce quello che Jacques Le Goff ha definito «un capolavoro della geografia storica».Nel discorso di Febvre il fiume si personalizza, acquista l'autonoma fisionomia di un individuo. L'«umanità» del fiume viene seguita e accompagnata nella sua crescita, dalla prima infanzia, nei lunghi millenni di una preistoria che ne definisce il solco, agli sviluppi antichi, medievali e moderni. Castelli, paesi, città vi si affacciano per un'irresistibile attrazione. Strade e sentieri vi confluiscono per raccordarsi con esso.Dal Reno romano, limite mobile e incerto di una grande opera di conquista, a quello delle successive ondate barbariche; dal Reno delle grandi cattedrali romaniche e gotiche alla straordinaria stagione di rigoglio delle città; dal Reno dei piccoli Stati regionali e della inguaribile frammentazione a quello dell'ultimo secolo, schiacciato dal conflitto. La vicenda del fiume conosce dunque le più diverse vocazioni, senza che sia dato allo storico di poter definire una identità destinata a prevalere. Ciò che è certo è che nel corso della sua lunga storia il Reno è stato soprattutto sede di incivilimento, luogo di scambio e di apertura."" -
Storia moderna
UN NUOVO MANUALE DI STORIA PER L'UNIVERSITÀ. STORIA MODERNA. Presentazione dell'editore. A dispetto delle periodiche dichiarazioni di crisi, nelle società contemporanee la storia rimane una delle discipline essenziali per la formazione civile. Si modificano i suoi statuti, si trasformano gli ambiti della sua applicazione, mutano i confini e i punti di contatto con altri saperi, cambiano le gerarchie dei fatti e le sensibilità con cui essi vengono rilevati: ma la storia resta al centro dei percorsi intellettuali e delle strategie formative della nostra cultura. Negli ultimi tempi, però, la storia sembra aver perso molte delle sue certezze esplicative, e soprattutto la capacità, se non di divinare il futuro, di prefigurarne almeno la direzione, indicando il senso del movimento che dal passato porta al presente. Caduta l'idea di uno sviluppo lineare delle società umane, spezzatosi il filo di un percorso evolutivo che legasse irrevocabilmente le conquiste e i progressi della conoscenza a un «avanzamento» generale e condiviso, messa in forse la tensione verso un obiettivo ultimo, verso un fine da raggiungere, la storia può sembrare - e a molti così oggi appare - una fatica inutile, un esercizio erudito fine a se stesso.Dove trovare dunque, oggi, il senso della storia? Non più, come è accaduto nel passato, nella presunta univocità della sua direzione; ma forse esattamente nel suo contrario. Nessuna disciplina come la storia sa mostrare la pluralità delle opzioni possibili, il carattere non preordinato degli eventi, la molteplicità dei percorsi che portano in ciascun ambito al prevalere di questa o quella configurazione. La storia mostra, in una parola, il carattere aperto delle vicende umane, e testimonia per questa via come non vi sia un solo mondo possibile.Ma la storia mostra anche, oggi più che mai, quanto i fatti stessi siano poco oggettivi, quanto essi siano opachi, fuori da una accorta selezione e discussione, quanto poco dotati di una evidenza esplicativa. È lo storico a prelevarli dal passato e a organizzarli in sequenza, in racconto, a farne oggetto di storia. Ed è precisamente nel carattere soggettivo di tale selezione e organizzazione dei fatti che la storia si rivela come un atto di conoscenza creativa.A ben vedere, ogni conoscenza storica si è strutturata e si struttura attorno a questioni, a interrogativi che hanno posto e pongono altrettante biforcazioni, a domande che hanno postulato e postulano diverse possibili risposte. La storia, in questo senso, non può mai essere scissa dalla storiografia, giacché essa diviene tale, si fa racconto, interpreta dati e documenti, solo a partire dalle domande che ad essa si pongono. E le domande storiche non hanno mai, per definizione, una risposta univoca, ma corrispondono appunto a diverse possibili ricostruzioni, a differenti possibili percorsi.Da qui nasce l'intreccio tra il passato della storia raccontata e il presente dello storico che la racconta. Si può dire che ogni questione storica ha avuto e ha un proprio tempo: nel doppio senso che ha un tempo rispetto al quale viene posta, e un tempo in cui si pone, un tempo nel passato che... -
Venezia e le acque. Una metafora planetaria
Nato tre anni fa come un piccolo libro, questo volume è cresciuto progressivamente, tra le aggiunte per le varie edizioni straniere e una corposa integrazione inedita relativa agli ultimi due secoli, fino a rappresentare un testo in larga parte nuovo. Vi si racconta una storia che si può davvero definire straordinaria. La storia di una sfida, di un equilibrio tra natura e uomini da sottrarre volta a volta alla precarietà, continuamente da riconquistare. Almeno a partire dall'anno Mille, Venezia ha dovuto sostenere una lotta quotidiana e di lunga lena contro l'insabbiamento della laguna. Gli innumerevoli fiumi che sboccavano in quel golfo dell'Adriatico, con il loro trasporto di sabbia e fango alimentavano la formazione delle paludi, alterando la salubrità dell'aria e minacciando, con la diffusione delle febbri malariche, la vita della città. Ma lo stesso processo di interramento delle acque interne costituiva una insidia mortale per l'avvenire di Venezia, perché portava alla distruzione dei suoi porti e al fatale declino delle sue economie marittime. La lotta è continuata anche negli ultimi due secoli e richiede tuttora una fortissima concentrazione di intelligenze, tecnologie e risorse.Al di sotto della parabola spettacolare con cui Venezia si è affermata quale centro di prima grandezza nei traffici internazionali, Stato regionale fra i più potenti del mondo, patria delle arti e crocevia di culture, e da ultimo come città simbolo di una intera civiltà, scorre dunque una storia oscura e drammatica, che vede protagonisti pescatori, tecnici, periti idraulici, ingegneri alle prese con un habitat fragile e delicato. Non diversamente dagli abitanti attuali del pianeta, i cittadini di Venezia hanno dovuto fronteggiare i problemi di un microcosmo minacciato. Com'è stato possibile un tale successo? Dietro la riuscita del progetto tecnico si nasconde una più segreta e importante chiave per spiegare la vittoria della città. Una politica severa e lungimirante di conservazione degli equilibri naturali, il governo delle risorse e dei beni sotto il segno di una precoce e sorprendente «economia della riproducibilità», fanno dell'azione statale delle classi dirigenti veneziane un modello di condotta universale che ha pochi termini di paragone nella storia dell'Occidente. -
I governi del maggioritario. Obiettivi e risultati
Qual'è il rendimento dei tre governi del maggioritario? L'introduzione di un nuovo sistema elettorale e gli altri importanti mutamenti intervenuti nell'ultimo decennio, tutti preordinati in vario modo a rafforzare la stabilità e l'efficacia dell'esecutivo, ne hanno effettivamente migliorato la capacità di realizzare gli obiettivi di programma? Governi di diverso orientamento politico si differenziano in modo significativo per i risultati ottenuti? Sono queste le principali domande alle quali il libro intende dare risposta attraverso la misurazione dei risultati conseguiti dai governi Berlusconi, Dini e Prodi in sei politiche, quelle di razionalizzazione normativa, privatizzazione, contenimento della spesa, decentramento, semplificazione amministrativa, liberalizzazione.Tutti i governi del maggioritario hanno inserito questi obiettivi nel proprio programma e dedicato al perseguimento degli stessi un numero corrispondente di iniziative. Ciò consente di svolgere l'indagine su un duplice livello: quello della comparazione dei risultati ottenuti da governi diversi e quello della valutazione dell'efficacia decisionale degli apparati governativi in quanto tali.L'esame è articolato su tre distinti piani. Il primo è quello del confronto tra le iniziative e i programmi al fine di verificare se gli atti intrapresi dal governo corrispondano ai propositi annunciati. Il secondo analizza la sorte delle proposte del governo in parlamento e serve a misurare la capacità dell'esecutivo di guidare la propria maggioranza. Il terzo ha per oggetto l'attuazione delle misure adottate e mira a valutare la capacità del governo di indirizzare l'azione delle amministrazioni in modo coerente agli obiettivi. I dati, raccolti ed elaborati da un gruppo di giuristi ed economisti specializzati nello studio delle singole politiche, forniscono le basi per rispondere a uno degli interrogativi fondamentali della democrazia italiana alle soglie del XXI secolo. -
Partire, tornare. Viaggiatori e pellegrini alla fine del millennio
Mai come in questo nostro tempo, si parte. Il viaggio, pratica e metafora plurimillenaria, luogo cruciale del nostro immaginario, in questa nostra fine di millennio si fa concitato, frenetico, continuo. Si parte da soli o più di frequente in gruppi, per vacanze o pellegrinaggi di massa, governati dai tour operators che scelgono tutto: dalla destinazione all'itinerario, al menu, ai souvenir da portare a casa.Si parte per tornare, recita un vecchio adagio. Ma una società come la nostra, «ad alto tasso di nomadismo», sembra aver smarrito proprio la dimensione del «ritorno», insieme con quella della memoria. A ben vedere, oggi è la memoria ad essere in pericolo. E senza memoria non si può tornare.Nel mondo in cui tutti viaggiano, il viaggio allora si eclissa. Nella cultura del presente assoluto ci si muove sempre e non si arriva mai. Si viaggia con una fretta esponenziale, con la golosità di una bulimia indifferente ai contenuti, sorda alle situazioni, cieca di fronte alle differenze. I linguaggi si sono stemperati in un solo linguaggio: un linguaggio basic, semplificato, privo di risonanze. Tutto è preciso, ma nello stesso tempo sciapo come la cucina di un vagone ristorante.Pamphlet, saggio, itinerario - le pagine di Ferrarotti disegnano la radicale, ironica presa di distanza da questo «non viaggio». E il viaggio mentale di Ferrarotti risale all'indietro, da Chatwin a Freud, a Rilke, fino alla laica riscoperta dei luoghi deputati del viaggio biblico. Allo sconcluso viaggio del turista, si affianca e si contrappone infatti, più tragico e disperato, quello dei boat-people, dei diseredati in cerca di speranza, l'altra faccia, meno standardizzata e rassicurante, di un nomadismo che ci riconnette alla dimensione del tempo storico, del passato e del futuro.Lo straniero di Emmaus, la moglie straniera del Libro di Ruth evocano così il senso contraddittorio, inquieto, aperto del viaggio: l'incontro e lo scontro, la fecondazione reciproca - o l'odio micidiale - tra diverse culture. -
L' oro di Europa. Monete, economia e politica nei nuovi scenari mondiali
Qual è il vero significato strategico dell'Unione monetaria europea? Quali i suoi obiettivi, nell'evoluzione del sistema economico e politico mondiale dei prossimi decenni? Quali le conseguenze su scala nazionale? E quali le convenienze?Uno dei nostri più brillanti e autorevoli economisti si cimenta qui con il compito di rendere facili e piani concetti apparentemente difficili. E in questa nuova edizione accresciuta, che esce a distanza di sei mesi dalla prima, e quando ormai l'Euro è divenuto una concreta realtà, molte delle sua lungimiranti analisi mostrano una tenuta che non è esagerato definire ""profetica"""". Il problema è di restituire con razionalità il senso della scelta dell'Euro nel quadro del più generale scenario dell'economia e della finanza mondiale: un senso che istintivamente sembra essere già stato colto dalla maggioranza dei cittadini, ma che stenta ancora a manifestarsi in tutte le sue implicazioni.La moneta unica europea si avvia a coprire un'area che comprende più abitanti degli Stati Uniti e del Giappone. Il peso economico e commerciale dell'Europa degli undici sarà confrontabile con quello degli Usa e maggiore di quello giapponese. Anche l'apertura al commercio estero dei paesi dell'Euro è in media eguale a quella degli altri due grandi interlocutori.«Siamo dunque - osserva de Cecco - di fronte a una grande svolta dell'economia mondiale. Tre blocchi si sono formati. Ma non sono ancora tra loro veramente confrontabili». Il colosso americano trae dalla propria forza interna e dall'egemonia politica di cui può disporre una posizione di primato, che gli consente di ammortizzare con grande facilità gli effetti destabilizzanti che le sue stesse politiche vanno producendo sui mercati finanziari dell'Est asiatico. D'altro canto il Giappone, che pure sconta una certa recente debolezza, può contare su una solida struttura statale. Mentre dunque, con tutte le loro diversità, Usa e Giappone sono due Stati tradizionali in piena regola, con una politica estera e una politica economica centralizzata, per l'Europa si tratta di avviare un processo che la porti ad acquisire, attraverso profonde trasformazioni, le caratteristiche di una vera e propria «economia continentale».È questo, d'altro canto, l'unico modo per impedire che si assista nei prossimi anni a una «globalizzazione selvaggia», con una sola super-potenza, gli Stati Uniti, soggetta alla tentazione di «praticare il mercantilismo, travestendolo da libero scambio».Ma chi terrà, in Europa, le file di questo disegno? Sarà inevitabile il trionfo di quel modello «mitteleuropeo» che sembra oggi prepotentemente imporsi, con relativa «balcanizzazione» del resto del vecchio continente? O ci saranno possibili alternative? E quali conseguenze si avranno per il nostro paese, da sempre sbilanciato da uno squilibrio territoriale che rischia di lasciare il Sud fuori dall'Europa?"" -
Della natura degli uomini e delle cose. Vol. 3
"Non abbiamo ancora esempio nelle passate età, dei progressi di un incivilimento smisurato, e di uno snaturamento senza limiti. Ma se non torneremo indietro, i nostri discendenti lasceranno questo esempio ai loro posteri, se avranno posteri"""". (Giacomo Leopardi). Con questo terzo volume prosegue la pubblicazione dell'edizione tematica dello """"Zibaldone"""" leopardiano, che ha già visto l'uscita dei volumi """"Trattato delle passioni"""" e """"Manuale di filosofia pratica"""". Si entra così nel pieno dell'argomentazione filosofica di Leopardi. Non a caso, nei """"Disegni letterari"""" il poeta ebbe modo di definire il """"Della natura degli uomini e delle cose"""" come l'opera che avrebbe contenuto la sua metafisica, aggiungendo che sarebbe stata l'opera della sua vita. E infatti in questo libro si tratta dei più arditi problemi filosofici: l'essere e il nulla, l'infinito dei mondi, spazio e tempo, Dio, ma anche degli effetti che la """"Civiltà"""", portata alle sua estreme conseguenze, determina sull'uomo e sulla natura: la morte delle illusioni è allora parallela alla distruzione della «salvatichezza» in natura. E' poi affrontato tutto il problema della natura nei suoi vari significati: caso e necessità, ma anche luogo primitivo e originario da difendere contro ogni alterazione. In questo libro si tocca l'acme della modernità del messaggio leopardiano: proprio nelle pagine che riguardano il rapporto tra uomo e natura, e tra uomo e uomo la parola del poeta diviene salvaguardia della diversità. Leopardi si manifesta così, ante litteram, filosofo della differenza. PIANO DELL'OPERA. I. Trattato delle passioni.II. Manuale di filosofia pratica.III. Della natura degli uomini e delle cose.IV. Teorica delle arti, lettere. Parte speculativa.V. Teorica delle arti, lettere. Parte pratica.VI. Memorie della mia vita." -
L' ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria
Qual è il significato delle Fosse Ardeatine? Quale memoria ha lasciato la strage nazista compiuta a Roma il 24 marzo 1944, come rappresaglia dell'attentato partigiano di via Rasella, in cui il giorno prima erano morti 33 tedeschi? E quale rapporto si può istituire tra il ricordo di quella strage e l'identità collettiva di un'intera città? L'eterogeneità sociale e politica delle 355 persone uccise fa delle Fosse Ardeatine un avvenimento emblematico, che lega insieme ""tutte le storie"""" di Roma: a cadere sotto il piombo tedesco furono infatti generali e straccivendoli, operai e intellettuali, commercianti e artigiani, un prete e 75 ebrei; monarchici e azionisti, liberali e comunisti, ma anche persone prive di appartenenza politica.Protagonista assoluta del libro è la voce diretta dei portatori della memoria: duecento intervistati, di cinque generazioni, e di diversissime estrazione sociale e politica (compresi fascisti ed ex fascisti). Il volume colloca la strage delle Fosse Ardeatine in un contesto di lungo periodo della storia della città e l'azione di via Rasella nel contesto della Resistenza. Quell'atto di guerra partigiana è presto diventato anche l'asse di una polemica che ne ha messo in dubbio l'utilità e la legittimità, e ha asserito che la strage avrebbe potuto essere evitata se i partigiani si fossero consegnati ai tedeschi. In realtà, non vi furono né il tempo, né la richiesta per la presentazione; né vale, d'altra parte, il presunto automatismo del rapporto fra azione partigiana e rappresaglia. Ciò che è certo è che a partire da quegli eventi si è scatenata una vera e propria battaglia della memoria, che ha conosciuto varie fasi, dalla guerra fredda al processo Priebke, al revisionismo storico. Le vicende personali dei superstiti e dei protagonisti (e a sopravvivere e a ricordare sono soprattutto donne) mostrano come tutti abbiano convissuto, e convivano ancora, con una drammatica eredità. Ancora oggi, in modo singolare,le Fosse Ardeatine rappresentano un banco di prova della coscienza delle nuove generazioni. Raccolte da Alessandro Portelli, con uno scrupolo che è pari alla passione civile e alla tensione letteraria, le voci di questo libro danno adito a una ricostruzione di grande respiro corale, che si struttura attorno alla elaborazione e alla fissazione di un linguaggio. Ed è il linguaggio, alla fine, a farsi storia: una storia parlata; parlata a Roma."" -
Romanticismo e tempo dell'industria. Letteratura, libertà e macchine nell'Italia dell'Ottocento
Alla ricerca di un tempo perduto della Nazione. Da alcuni anni si discute e si scrive con rinnovato accanimento attorno all'identità dell'Italia, al suo essere o non essere nazione, ai suoi usi civili, alla sua unità ""occasionale"""". Rivivono in questa fine secolo giudizi, metafore e sentimenti che avevano caratterizzato parte significativa dell'intellettualità italiana all'inizio del Novecento: le due Italie, l'inadeguatezza delle classi dirigenti, i pericoli e le asfissie dell'industrialismo nostrano. Si ripropone l'oscuro risentimento di cui sembra ancora preda una parte rilevante degli italiani rispetto alle origini unitarie del nostro paese.Ma se si guarda con occhio attento e disincantato non solo all'Italia, ma all'Europa intera, è facile scoprire che l'incontro tra cultura romantica e industrialismo fu, fin da subito, un incontro contrastato. Stendhal, Heine e Tocqueville, così come Foscolo, Leopardi e Manzoni si presentano come spettatori disarmati e critici delle magnifiche macchine dell'industrialismo; esprimono - ciascuno a suo modo - il proprio dissenso nei confronti dei tempi nuovi, scanditi dai ritmi della incalzante rivoluzione industriale. E dietro di essi, larghe schiere di scrittori, storici e poeti danno voce al loro dissenso culturale dal tempo dell'industria.In Italia, in particolare, la letteratura finisce con il separarsi irrimediabilmente dall'economia. L'ideale intellettuale della Nazione si dissocia dai temi della crescita, del mercato, dello sviluppo. E i governanti dell'Italia liberale si trovano per conseguenza a dover affrontare da soli la via impervia dello sviluppo economico, senza il sostegno di una cultura autenticamente borghese. E' proprio questa discontinuità a rappresentare il punto di origine di inefficienze e furbizie che caratterizzano l'evoluzione storica della società italiana, fin nei suoi esiti più recenti.Costruito intorno a un'indagine su temi apparentemente non coincidenti, e anzi ritenuti talvolta storiograficamente incompatibili, questo volume di Lucio Villari ripropone le idee e le ideologie degli italiani che cercano se stessi, in una Italia da costruire, nel clima febbrile del Romanticismo europeo."" -
La nuova programmazione e il Mezzogiorno. Orientamenti per l'azione di governo
Il testo che qui si propone è nato come un documento ministeriale, destinato ai tecnici, agli esperti, agli interlocutori politici. La sua lettura ha suggerito però all'editore qualcosa di più e di diverso.Si può leggere in queste pagine uno sforzo nuovo di riconsiderazione complessiva delle politiche e degli orientamenti dell'azione di governo verso il Mezzogiorno, che da molto tempo era assente dal panorama politico italiano. Dopo la fine, decretata senza troppi rimpianti, dell'""intervento straordinario"""" le politiche pubbliche per il Mezzogiorno hanno sofferto dell'assenza di un quadro di coordinamento unitario.L'iniziativa dello Stato nazionale è così rimasta confinata per qualche tempo in una sorta di limbo, per di più contrastata dal crescere di una comune opinione diffidente, quando non apertamente ostile, verso ogni forma di intervento pubblico al Sud. Si è aperta, insomma, una stagione nuova e difficile per le politiche pubbliche a favore del Mezzogiorno. Una stagione che ha richiesto e richiede uno sforzo - intellettuale, prima ancora che politico - di riorientamento e ridefinizione dei compiti dell'iniziativa statale. Che cosa può e deve fare ancora lo Stato verso il Mezzogiorno, nel contesto di una economia ormai rapidamente avviata verso una definitiva integrazione europea? E che cosa invece non deve più fare? Quali sono gli ambiti da cui è opportuno che si ritragga, e quali invece quelli su cui esercitare una rinnovata ed energica azione di orientamento? E che cosa intanto è successo e sta succedendo nell'economia meridionale? Quali sono i settori, gli ambiti, i contesti su cui è possibile intervenire per rafforzare la rete di uno sviluppo che cessi di essere subalterno e dipendente?Le pagine di questo volume delineano un insieme di percorsi possibili. Ma soprattutto vi si manifesta la costruzione di un nuovo """"sapere pubblico"""" sul Mezzogiorno, antiretorico, aggiornato e fattivo."" -
Teorica delle arti, lettere. Parte speculativa. Vol. 4
"L'uomo potrebb'esser poeta caldissimo in prosa, senza veruna sconvenienza assoluta: e quella prosa, che sarebbe poesia, potrebbe senza nessuna sconvenienza assumere interissimamente il linguaggio, il modo, e tutti i possibili caratteri del poeta"""". (Giacomo Leopardi). """"Disseminati nello Zibaldone, e raccolti nel mobile recinto di un altro """"libro possibile"""", i frammenti che meditano sulle arti - sui loro fondamenti e principi, sui loro effetti - mettono in scena una sola, insistente, passione, o preoccupazione: mostrare il sensibile e il corporeo e il soggettivo che anima ogni rappresentazione, mostrare il relativo, il variabile, il provvisorio che guida ogni sguardo. Questa tessitura, attenta a restare al di qua di ogni dichiarazione di assoluto, esposta al vento della transitorietà - di gusto, di giudizio, di opinione, di percezione - sfugge all'ordine espositivo del trattato di estetica, per abbandonarsi al tempo aperto di una scrittura fatta di riprese, illuminazioni, ostinati ritorni, frammentarie acquisizioni. In questo movimento del dire, in cui il sapere è anzitutto quotidiana formazione del gusto, non solo è messa in questione una metafisica dell'arte, ma sono anche disgregate le settecentesche classificazioni, ed è rifiutato ogni ordine che sia fondato su una filosofia del linguaggio scorporata dalla variabilità e singolarità e fisicità dell'esperienza.È, difatti, una teoria fisica delle arti, dei loro rapporti, delle loro forme, che qui si disegna. E non nasconde, questa teoria, proprio nella sua trama provvisoria e leggera, la fantastica curiosità e la passione accesissima di un poeta e filologo che ha fatto della biblioteca il mare dove spiegare le vele della conoscenza: della conoscenza di sé e del mondo"""". (dalla prefazione di Antonio Prete). PIANO DELL'OPERA. I. Trattato delle passioni.II. Manuale di filosofia pratica.III. Della natura degli uomini e delle cose.IV. Teorica delle arti, lettere. Parte speculativa.V. Teorica delle arti, lettere. Parte pratica.VI. Memorie della mia vita." -
Dai Balcani agli Urali. L'Europa orientale nella storia contemporanea
La storia non serve a spiegare meccanicamente il presente, e meno ancora a leggere il futuro. Ma alla nostra coscienza di contemporanei, turbata da conflitti e violenze che sembrano invadere di nuovo la scena, non sfugge la sensazione che un qualche nesso debba pur esserci tra i processi storici che abbiamo alle spalle e i tragici esiti attuali. Così è certamente di quel composito teatro che siamo soliti chiamare Europa orientale. Gli eventi che da qualche anno insanguinano i Balcani, e le vicissitudini attraversate dalla Russia e dagli altri paesi che fecero parte dell'Urss, costituiscono l'evoluzione di fenomeni che hanno come origine comune il disfacimento di tre grandi imperi - russo, asburgico e ottomano - sotto la pressione del processo di formazione, anche in quelle regioni, dello Stato nazionale moderno. Gli sforzi di modernizzazione e di nazionalizzazione si sono scontrati in quell'area con un grado eccezionale di compenetrazione di comunità linguistiche e religiose diverse, caratterizzate tra l'altro da un differente insediamento sociale.L'«Europa orientale», intesa come il luogo dei grandi imperi sovranazionali ottocenteschi, sembra dunque essersi progressivamente ridotta, rimpicciolita, contratta, nel corso di vicende che hanno attraversato tutto il Novecento. Ridotta, ma non ancora esaurita. Due nazionalità dominanti, abituate a concepirsi come il nucleo portante di aggregazioni statali sovranazionali, hanno resistito fino a poco tempo fa a questo processo di ridefinizione geopolitica: quella serba, e ancor più quella russa. La stessa complessa esperienza del comunismo sovietico, più che contrapporsi a questo insieme di tensioni, ne è stato forse il sintomo più profondo. Questo libro di Andrea Graziosi raccoglie due saggi concepiti e scritti come lezioni per il «Manuale Donzelli di Storia contemporanea»: il primo di essi è dedicato a Imperi e nazionalismi nell'Europa orientale; il secondo al Comunismo sovietico. Si è pensato di pubblicarli insieme, con una nuova introduzione dell'autore, perché entrambi si rifanno a un unico disegno storiografico. Di là dagli indirizzi che il corso della storia prenderà in quelle regioni - e nel più vasto scenario europeo - nel prossimo futuro, essi spingono verso un necessario, imprescindibile punto di consapevolezza. Capire il passato non basta, ma certo serve molto a chi voglia provare a capire il presente. -
Lo spazio del margine. Prospettive sul femminile nella comunità antica
Lo ""sguardo sul margine"""", ossia sugli aspetti periferici delle società greco-antiche, rappresenta l'inconsueto punto di vista assunto dall'autrice come filo conduttore di questo volume. Il risultato è un'ampia e accurata ricognizione sulle manifestazioni cultuali e mitiche rivelative della presenza sotteranea, ma non per questo meno efficace, di """"voci dal margine"""", soprattutto femminili, che hanno lasciato nella cultura greca tracce profonde. Claudia Montepaone segue queste tracce, delineando un percorso che si snoda intorno a testimonianze letterarie, filosofiche e archeologiche, sapientemente intrecciate allo scopo di dipingere un grande affresco della cultura e della società antiche, sul modello di quello composto dal Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena e riportato in copertina. Anche in quel caso si tratta di una rappresentazione a posteriori che intende offrirci uno spaccato della società antica, in cui le donne, con i loro rituali, vengono collocate al centro della scena, entro l'universo della vita politica cittadina, per eccellenza maschile. Dunque, i protagonisti di questa ricostruzione sono personaggi da tratti distintivi """"anomici"""" rispetto al """"nomos"""" della """"polis"""", espressione della razionalità e dell'ordine. Ma non c'è ordine e non c'è razionalità che non si costituisca proprio esorcizzando ciò che è stato previamente raccolto sotto la categoria del caos e dell'irrazionale. Questo universo, che si autodefinisce in termini di opposizione alla città, è idealmente popolato di figure mitiche espressive di situazioni sociali e politiche al limite della normalità: non solo donne, ma anche adolescenti matricidi e folli (Oreste), personaggi per lo più giovani, dominati da forme di delirio di onnipotenza e asocialità (le figlie di Preto, Ippolito). E, sopra di essi, divinità anch'esse """"diverse"""", prima fra tutte Artemis, chiamate a sciogliere i loro intricati destini terreni."" -
Istituzioni intermedie e sviluppo locale
L'emergere di sistemi produttivi locali nello sviluppo economico italiano è stato posto in relazione agli effetti dell'azione delle istituzioni centrali (politiche macroeconomiche, fiscali, infrastrutturali) e al ruolo delle ""istituzioni di base"""" (la famiglia, la comunità locale, il senso civico).Il presente volume propone una prospettiva di analisi parzialmente diversa che pone al centro della riflessione l'esame delle istituzioni intermedie, e cioè quei soggetti che possono essere definiti come organizzazioni e sistemi di regole finalizzati all'offerta localmente differenziata di beni pubblici destinati a specifiche categorie di soggetti economici, con l'effetto di condizionare la scarsità relativa di risorse locali specifiche. Tra le istituzioni intermedie assumono rilievo le organizzazioni locali degli interessi, le amministrazioni pubbliche locali, le strutture educative, le organizzazioni consortili non temporanee e le norme esplicite o consuetudinarie che regolano i loro rapporti.E' vero che la visibilità delle istituzioni intermedie è stata spesso offuscata: vi sono tuttavia motivi per ritenere che ciò non sia stato vero nel passato e sarà sempre meno vero in prospettiva. Gli autori del volume ritengono infatti che il futuro sarà segnato da un visibile e progressivo emergere proprio di questa sfera meso-istituzionale. Il suo studio perciò, oltre a permettere una lettura più ricca della storia passata offre l'opportunità di comprendere meglio anche le tendenze che stanno costruendo l'avvenire. In tale contesto è indispensabile decifrare i rapporti tra istituzioni locali formali e informali, tra istituzioni centrali e locali e identificare il ruolo delle istituzioni nello sviluppo economico. Questo libro offre alcuni contributi multidisciplinari in tali direzioni.""