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La catastrofe di Nietzsche a Torino
Classico della storiografia filosofica. Testo imprescindibile sull'ultimo periodo di Nietzsche, ovvero quello pruriginoso e assai mitizzato della follia. Capolavoro di satira e stile. Ecco in breve che cos'è La catastrofe di Nietzsche a Torino. Verrecchia non solo vi raccoglie una documentazione definitiva sull'argomento ma la presenta in una forma letteraria unica, tanto che il libro appare nelle bibliografie di qualunque studio nietzscheano serio, sia italiano che estero. Per oltre quarant'anni la Catastrofe ha trovato frotte di lettori entusiasti come per esempio Giuseppe Prezzolini o - attraverso la versione tedesca - Karl Popper, il quale confessava d'averla letta due volte. È dunque l'opera migliore per rileggere Anacleto Verrecchia a dieci anni dalla sua scomparsa. Rispetto alle precedenti, questa edizione commemorativa incorpora la Catastrofetta dei nicciani in Italia di Marco Lanterna, che è una storia della Catastrofe scritta nei modi antiaccademici e briosi cari al Verrecchia. -
Antropologia del conflitto. Lezioni italiane
Il libro individua alcune tappe fondamentali del pensiero filosofico e psicologico (dalla filosofia greca a Hegel, Husserl, Jaspers, Freud nonché ad alcuni psicoanalisti contemporanei) attraverso cui si chiariscono la struttura e le dinamiche della profonda conflittualità che caratterizza la natura umana. Fenomenologia e psicoanalisi si integrano in questo percorso nel tentativo di esplorare le pieghe dell'esperienza umana senza eluderne l'opacità, l'ambiguità e le contraddizioni. -
Nuditas. Il potere che esilia
Intento di questo libro è mostrare come nei contemporanei processi di sostituzione della soggettività, ideologicamente si nomini come habitus quel che invece è radicale spoliazione, nuditas in sé e per sé. L'esilio, vale a dire la essenziale nuditas del'uomo nel Mondo e di fronte al Mondo, è la perdita di quell'habitus che appartiene alla Terra e che dell'uomo definisce l'essenza più propria. Ciò che condanna all'esilio è Legge del Mondo, il potere in quanto trionfo di una logica di eterna autoripetizione che elide la Terra per sostituirvi in tutto e per tutto il Mondo. Questo libro, però, che in qualche modo tenta di restare ""fedele alla Terra"""", non dimentica il Mondo e non dimentica, quindi, che l'ente umano è tale poiché è nel Mondo, ovvero in una situazione nella quale le figure attuali del processo tecnologico riconducono a sé ogni residua umanità e identità."" -
Discorso di metafisica
Secondo l’autorevole opinione di Bertrand Russell, il ""Discorso di Metafisica"""" è uno degli scritti più chiarificatori del pensiero di Leibniz. Questo breve testo del 1686 contiene molte delle linee generali del suo sistema: infatti affronta i problemi di Dio, delle sostanze individuali, della conoscenza e della morale, presentando alcune tematiche che poi saranno svolte più ampiamente negli scritti successivi, anche se il termine “monade” – che diverrà centrale nella produzione più matura – non vi compare ancora. Particolarmente significativo è il tentativo compiuto da Leibniz in questo lavoro di recuperare la concezione metafisica aristotelica e scolastica, cercando di armonizzarla con i risultati della scienza moderna. Il che dimostra il suo spirito conciliatore, teso a ricercare quel nucleo di verità che gli sembra contenuto in ogni sistema filosofico. La traduzione del Discorso qui proposta è condotta sull’edizione definitiva dell’opera, pubblicata nel 1999 dall’Accademia delle scienze di Berlino."" -
Postfordismo e oltre
Il concetto di postfordismo ha avuto e continua ad avere una notevole rilevanza. Nella sua ricezione critica è stato soprattutto utile per inquadrare al meglio alcuni sviluppi del capitalismo negli ultimi decenni del secolo scorso. I due curatori di questo testo, autori del fortunato e assai diffuso Lessico postfordista (Feltrinelli 2001), si propongono nel presente volume di saggiare la fertilità di quel concetto a partire dalle ulteriori e recenti trasformazioni dell’attuale modo di produzione. Nei differenti contributi qui proposti, l’intento è sottolineare proprio ciò che si è modificato negli ultimi tempi, fino al punto da richiedere un aggiornamento risoluto degli strumenti di analisi del capitalismo contemporaneo, anche di quello che si è soliti appunto definire con la nozione di postfordismo. Andare avanti senza pigrizie con l’analisi critica è in fondo l’invito degli studi di poco più di una ventina di anni fa ed è – tale invito – ancora da considerare con rinnovata risolutezza e capacità di indagine nel momento in cui si fanno i conti con il “dopo” del postfordismo, con quello che è accaduto e accade oggi nel nostro tempo di vita individuale e collettiva. -
Le vite perpendicolari
Opera suddivisa in venticinque microbiografie, questo testo di Renzo Cremona supera la tradizionale distinzione tra prosa e poesia ed evoca un universo trasfigurato e metafisico in cui abitano personaggi solo apparentemente inventati, connotati, ciascuno, da una diversa ossessione, ma accomunati dall'essere tutti quanti impegnati in una instancabile e originale attività creativa. Chi è Vittore CLementi e perché è diventato un miniaturista? Quale misterioso segreto nascondono i quadri di Mauro Aulente e come mai si discute ancora delle opere di Elvio Strati? Che cosa dice di noi la mirabile costruzione di Fulvio Timbri? È possibile che l'ossessione di Brando Antenori ci salvi? Per quale ragione Sebastiano Cimmeri è perseguitato senza tregua? Perché Vincenzo Serva tormenta la propria vita tentando di edificare il tempio delle parole scomparse e perché Glauco Ordigni costruisce una casa di mattoni fatti con la stessa sostanza del terrore? Tra scultori di musiche, pittrici di lontananze e architetti di luoghi dove agogniamo a tornare o ci augureremmo di non mettere mai piede, le vite di questi personaggi altro non sono che i segni misteriosi di una sintassi ulteriore, che è in realtà l'essenza medesima dell'enigma e del sogno di cui siamo fatti. -
L'arte della musica
«Accanto al lento avanzare della mia musica mi sono occupato in questo momento esclusivamente di un uomo che è giunto nella mia solitudine come un dono del cielo. È Arthur Schopenhauer, il più grande filosofo a partire da Kant. I professori tedeschi lo hanno – prudentemente – ignorato per 40 anni. Che ciarlatani sono davanti a costui tutti gli Hegel etc.!». Così si esprime Richard Wagner in una lettera a Franz Liszt del 16 dicembre 1854. Nelle parole di Wagner mirabilmente si condensa il contenuto più autentico di questi scritti. L'argomento è uno solo: la musica. Vi si parla della musica in relazione alle altre arti e alla letteratura, e vi si parla della musica in relazione alla filosofia. Ma vi si parla della musica anche come valenza emozionale, come godimento estetico, come sollecitazione ""metafisica"""" che sa indurre nell'animo umano, aprendo così il pensiero ad inedite ed ulteriori prospettive di esistenza e di conoscenza, dal momento che «la musica potrebbe continuare ad esistere anche quando il mondo non ci fosse più»."" -
Dialoghi con l'amico insonne. La perdita del peggio
Una conversazione continuamente interrotta con un amico lontano. Il desiderio di costruire lo spazio di una comunicazione che si fa più acuta nella stanchezza / spossatezza dell'essere insonne, nel momento in cui si arriva a prendere molto sul serio quello che viene detto, anche perché al contempo se ne diffida. Tra filosofia e letteratura, questo testo si propone di ricercare motivi, temi, figure, di diversa provenienza, di fatto eterogenei, in grado di rendere le frontiere disciplinari qualcosa di errante, di mobile, nel tempo apparentemente perso dell'insonnia, laddove tutto sembra quasi sparire o assumere il dis/valore dello scarto, dell'imprevedibile, dell'improbabile. Se appunto l'""ordine della notte"""", quello definitivo, ci attende, come scrive il poeta, ecco che proprio la conversazione notturna, interrotta e ripresa continuamente, rende presente un disagio, un fastidio rispetto all'accomodarsi nelle abitudini tramandate, incessantemente riproposte e così sopportate. Ma questo disagio, questo fastidio, manifesta l'esigenza vitale di prendere le distanze, anche minime, da ciò che si è e che ci viene imposto di essere."" -
Cultcha. Antimateria dell'infame carezza
Con questa nuova raccolta di poesie e racconti l’au-tore si inoltra in un territorio iper-reale e oscuro. Dominati dalla paura, dalla tossicodipendenza, dalle forme più subdole e pervasive del condizionamento di massa, i protagonisti del libro si muovono tra bisogno di amare, di credere, e perversione emotiva, possessione animalesca, pulsione criminale. Pennacchio disegna onirici sentieri di sangue, di sperma, di alcool, di droga, calcati da omosessuali, drogati, prostitute, assassini, ladri, spacciatori, persone normali. Talmente normali che di volta in volta, e spesso tutt’insieme in una volta, si fanno omosessuali, drogati, prostitute, assassini, ladri, spacciatori. -
Dislessia: una definizione in positivo. Come impara il bambino dislessico
L'autrice intende fornire agli insegnanti e ai riabilitatori di bambini con Disturbi Specifici di Apprendimento uno strumento circostanziato per indagare e individuare non solo le specifiche difficoltà manifestate dai singoli bambini nell'accesso ai tre diversi canali di ingresso dello stimolo, ma soprattutto le loro abilità particolari su cui far leva per stimolare la consapevolezza del loro specifico stile cognitivo senza, peraltro, porsi delle aspettative del tutto irraggiungibili e per questo solo frustranti e controproducenti. L'acquisto del libro dà diritto ad accedere al Programma Indaco, software predisposto con guide per gli insegnanti e questionari specifici per ricavare il profilo individuale di ogni bambino. -
Dislessia. Lavoro fonologico tra scuola dell'infanzia e scuola primaria. Esperienze
La conoscenza dei Disturbi Specifici di Apprendimento è così poco diffusa nei mondo della scuola che spesso le difficoltà di letto-scrittura dei bambini vengono interpretate come conseguenze di problemi emotivi o di scarso impegno dell'alunno. Questi disturbi, invece, possono essere contrastati e i loro effetti funzionali ridotti anche in maniera considerevole. I bambini con difficoltà specifiche richiedono un programma didattico adeguato alle loro caratteristiche in quanto, a causa del loro disturbo, non sono in grado di adattarsi al metodo standard proposto. Questa proposta, centrata su un percorso di costruzione della lingua scritta in continuità tra scuola dell'infanzia e scuola primaria, non rappresenta un anticipo dell'obbligo scolastico, ma è finalizzata a rendere più naturale l'apprendimento del linguaggio convenzionale scritto. Le esperienze riportate in questo libro sono una esemplificazione di come sia possibile operare su livelli diversi di scuola, ma su contesti simili che garantiscono percorsi di continuità e, soprattutto, un apprendimento che procede secondo un processo circolare. -
I DSA a scuola. Una guida per gli insegnanti
L'Associazione Italiana Dislessia, due reti di scuole e l'Università La Sapienza di Roma, grazie al finanziamento della Regione Lazio, hanno realizzato un percorso di formazione per gli insegnanti della scuola primaria volto al riconoscimento precoce e alla conoscenza dei meccanismi di apprendimento dei soggetti con DSA, accompagnato dalla realizzazione di pacchetti didattici mirati per classe e per area disciplinare. Questa guida scaturisce quindi dall'esperienza di neuropsichiatri infantili, logopedisti, insegnanti e pedagogisti. Il testo inizia con la storia di tre bambini che, nonostante siano evidentemente intelligenti, hanno molte difficoltà ad apprendere. Abbiamo immaginato un dialogo tra insegnanti e specialisti partendo dalle loro storie e dalle domande degli insegnanti e abbiamo proposto attività e possibili soluzioni attuabili in classe. -
Racconti paralleli. Non solo dislessia: un protagonista, tanti attori
Una storia, tante storie. Un fatto, tante esperienze diverse. Elemento comune la ""neurodiversità"""" determinata dai Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) e con essa le difficoltà di lettura, scrittura e calcolo che condizionano pesantemente la vita di chi studia. Al centro i protagonisti che raccontano le loro storie (ognuno con la propria """"dislessia"""", con la propria realtà diversa e uguale, con le luci e le ombre, con le difficoltà e le potenzialità) e intorno, come in un gioco teatrale, amici, fratelli, genitori, insegnanti, tutor, tecnici parlano di quelle stesse storie. Racconti paralleli in cui l'incrocio dei punti di vista e della diversità delle esperienze permette di entrare, meglio di qualsiasi saggio, nella reale dimensione di chi si scontra tutti i giorni con questo problema. Capire come si vive da """"dislessici"""" per poter aiutare a rendere meno pesante la loro vita e più agevole il loro percorso scolastico, cercando di ridurre quei disagi emozionali e relazionali che spesso i DSA si portano dietro."" -
Un piccolo principe di nome Federico. Appunti di viaggio di un ragazzo speciale e di un'arteterapeuta
Questo libro nasce da un'idea di Vittorio Rossi, l'idea che fosse possibile raccontare l'incontro tra Federico e Benedetta mantenendo l'elevata poeticità del romanzo di Saint-Exupéry e senza scivolare in schemi preconfezionati sulla disabilità. È il racconto di un viaggio dove le parole si intrecciano alle immagini, il viaggio di Federico che, grazie all'incontro e alla relazione con Benedetta, un giorno ha trovato il coraggio ""di approfittare di un volo di uccelli per venirsene via dal suo pianeta"""" e cominciare a disegnare; all'età di quindici anni ha trovato il coraggio di cominciare a raccontarsi attraverso il disegno e il colore. Federico è un ragazzo autistico, oggi un giovane artista che espone le sue opere nelle gallerie d'arte; è un ragazzo silenzioso che ha trovato nel disegno e nel colore ciò che le parole non gli hanno mai dato: la possibilità di esserci nel mondo. Benedetta racconta il viaggio intrapreso con Federico, racconta lo stupore, i timori, l'incredibile esperienza vissuta tra silenzi infiniti, gesti colmi di significato e colori traboccanti di vita."" -
Scritti sulla scultura
Medardo Rosso ha riversato sul foglio riflessioni e annotazioni, esclamazioni e modi di dire, parole inventate e termini letterari senza badare a regole grammaticali, a strutture sintattiche o a logiche semantiche. Medardo Rosso ripeteva con la penna quello che andava facendo con la cera, il gesso, il bronzo: rompere con i canoni classici, con gli schemi; sfondare gli argini della sintassi. Queste confessioni racchiudono dichiarazioni di poetica, interessanti e poco pratiche teorie formali e compositive, oltre che la chiave di un impegno artistico svolto all'insegna di un rigore e di un'inflessibilità. -
Il cenacolo di Leonardo
Il 16 novembre 1817 Goethe realizzò uno scritto sul Cenacolo di Leonardo da Vinci partendo da uno studio di Giuseppe Bossi, considerato il primo serio tentativo di analisi tecnica ed estetica del dipinto, nonché un potente stimolo al consapevole riconoscimento dell'unicità di quell'opera leonardiana. Pur rimanendo debitore alla sua ""guida"""" italiana, Goethe non interpretò però il Cenacolo alla luce della sensibilità indagatrice e """"antiquaria"""" dell'età neoclassica, ma innalzando il capolavoro a icona del genio universale con un coinvolgimento emotivo e un'enfasi retorica ormai decisamente romantici."" -
Rubens
Una delle idee preferite di Burckhardt, profondamente radicata in lui, è che Rubens abbia unito l'arte del Nord con quella del Sud. Il primitivo entusiasmo per l'arte nordica, la successiva adorazione per l'Italia, infine la meditata ammirazione per l'arte olandese, tutto confluisce nella figura di Rubens. L'autore non si stanca di sottolineare il rapporto di continuità tra il fiammingo e i predecessori italiani, non soltanto in occasione del soggiorno in Italia durato dal 1600 al 1608, ma per tutta la sua vita, fino al culmine della sua ascesa artistica. -
Saggio sul gusto
"Nel nostro attuale modo di essere, il nostro animo gusta tre specie di piaceri: alcuni emergono dal fondo della sua stessa esistenza, altri derivano dalla sua unione con il corpo, altri infine sono fondati sulle pieghe e sui pregiudizi che certe istituzioni, certe usanze e certe abitudini gli hanno fatto assumere. Sono questi diversi piaceri dell'animo a formare gli oggetti del gusto, come il bello, il buono, il gradevole, l'ingenuo, il delicato, il tenero, il grazioso, il non so che, il nobile, il grande, il sublime, il maestoso... Per esempio, quando proviamo piacere nel vedere una cosa di una certa utilità, diciamo che è buona; quando proviamo piacere nel vederla, senza distinguervi un'immediata utilità, la chiamiamo bella. [...] Le origini del bello, del buono, del gradevole sono dunque in noi stessi; ricercarne le ragioni vuol dire cercare le cause dei piaceri del nostro animo.""""" -
La seconda vista. Aforsimi e altri scritti
La vocazione filosofica, per non dire teologica, di Marc riaffiora anche nei suoi scritti, che affrontano l'arte soprattutto dal punto di vista dei significati. I suoi interventi possiedono una riconoscibilità per così dire cronologica: se nei primi c'è un' eco precisa delle vicende artistiche contemporanee, negli ultimi, soprattutto in quelli risalenti al periodo della guerra, il discorso diventa più teorico, perfino metafisico. Le sue riflessioni riguardano sempre il fine generale della ricerca espressiva: i suoi non sono mai scritti sulla pittura, ma appunto sull'arte. Del resto lui stesso sostiene che un quadro è prima di tutto un'idea. ""Chi oggi dipinge artigianalmente, nella vecchia accezione, dei quadri, solo quadri, non ha niente a che vedere con l'arte""""."" -
Piero della Francesca, o dell'arte non eloquente
"Dopo sessant'anni d'intima dimestichezza con opere d'arte d'ogni specie, d'ogni clima e d'ogni tempo sono tentato di concludere che a lungo andare le creazioni più soddisfacenti sono quelle che, come in Piero e in Cézanne, rimangono ineloquenti, mute, senza urgenza di comunicare alcunché, senza preoccupazione di stimolarci col loro gesto e il loro aspetto. Se qualcosa esprimono, è carattere, essenza, piuttosto che sentimenti o intenzioni di un dato momento. Ci manifestano energia in potenza piuttosto che attività. La loro semplice esistenza ci appaga. Oso dunque affermare che nei suoi momenti quasi universalmente reputati supremi l'arte è sempre stata ineloquente come in Piero della Francesca, sempre, come in lui, muta e gloriosa."""""