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L' infanzia e il sogno. Il cinema di Fellini
Fellini anticipa la nostra condizione postmoderna, senza tuttavia compiacersi della ""debolezza"""" di pensiero che molti le attribuiscono e coltivano. E lo fa d'istinto, di cuore, grazie al suo onnivoro desiderio di conoscere, palpare, smontare il giocattolo della vita, toccare con mano un oggetto, una forma, un'idea e lasciarli cadere, così, per vedere l'effetto che fa. Per prendere le distanze tra il sopra e il sotto, scoprire la vertiginosa bellezza dell'ignoto nel noto. Le sue visioni non scaturiscono dal reale o dal presente, tanto meno dal """"visibile"""", ma dalla memoria, dalla fantasia, e dall'""""invisibile"""", che si stagliano all'improvviso nella notte. Dal buio, la luce. Come le apparizioni del piccolo pifferaio salvifico in 8 ½ o del favoloso Rex in Amarcord. L'autore riminese vincitore di cinque premi Oscar, pur coltissimo, non è un intellettuale. È qualcosa di più: un principe degli affetti, bravissimo a percepire prima che a razionalizzare, a concretare in pellicola i sogni e gli incubi che ne cullano e tormentano il genio. Federico Fellini scommette sul sorriso del bambino: è il personale rimedio contro la malinconia del vivere ed è un antidoto ai tragici passaggi del '900 (il fascismo, la guerra, il malessere celato nella stagione del boom). A cinquant'anni dallo shock epocale di La dolce vita, il suo cinema continua ad annoverare tantissimi ammiratori, eppure è privo di eredi, giacché inimitabile e irripetibile. Piuttosto, è un cinema in cerca di fratelli che trova o ritrova sotto il segno gioioso, ma anche amaro, di un'infanzia """"eterna"""". È questo il taglio saggistico adottato per rivisitare la filmografia felliniana in un orizzonte culturale più largo dello schermo e nell'analisi dettagliata di alcune sequenze esemplari. Fellini è qui sottratto all'equivoco del maestro fastoso, enfatico, """"barocco"""", e viene in luce per la sobrietà poetica, la stilizzazione simbolica del mondo, le ardite decostruzioni narrative e linguistiche. Il libro, prendendo le mosse dal ricordo autobiografico di un """"magico"""" incontro con Fellini, non nasconde il debito d'amore verso il regista che, come pochi altri, è un sinonimo di Cinema."" -
Rapporto 2009. Il mercato e l'industria del cinema in Italia
Il Rapporto 2009 su ""Il Mercato e l'Industria del Cinema in Italia"""" è il seguito naturale del precedente che, per la prima volta in Italia, forniva un quadro organico di questo settore vitale dell'economia. Il consenso ottenuto dall'edizione dello scorso anno ha indotto i promotori della ricerca a procedere nel percorso di lettura e di analisi con l'integrazione di altri dati che arricchiscono quest'opera realizzata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con Cinecittà Luce S.p.a. Un aspetto essenziale di questa seconda edizione è la ricerca di una migliore definizione degli operatori e degli assetti economici delle varie componenti della cinematografia italiana e per la prima volta si presenta con due appendici inedite: la prima è dedicata all'operato e al ruolo svolto dalle Film Commission in tutta Italia; la seconda ripercorre la storia di Cinecittà fino alla sua fusione con l'Istituto Luce."" -
Friedrich Wilhelm Murnau. L'arte di evocare fantasmi
Friedrich Wilhelm Murnau (1888- 1931), considerato uno dei più grandi autori della storia del cinema, è stato tra i principali protagonisti dell'intensa stagione del cinema di Weimar. Nonostante una filmografia assolutamente eclettica per generi e temi affrontati, nella sua opera prende forma un discorso sulla visione e sull'organizzazione della forma tra i più incisivi dell'intera stagione del muto, che attraversa tanto il cinema europeo che i modelli del film hollywoodiano. Un'immaginazione creativa totalizzante e un controllo di tutte le componenti della messa in scena che trova nelle atmosfere gotiche di Nosferatu il vampiro (1921), negli innovativi movimenti di macchina messi a punto in L'ultimo uomo (1924), e nella composizione plastica di Faust (1926), Sunrise (1927) e Tabù (1931), alcuni degli esiti più alti della storia delle forme filmiche. Rielaborando il lavoro di figurazione sul paesaggio del cinema scandinavo degli anni Dieci alla luce della tradizione pittorica del romanticismo tedesco, fondendo la lezione del teatro di Max Reinhardt con alcuni motivi e suggestioni dell.espressionismo, Murnau elabora un progetto di formalizzazione radicale dell.inquadratura che si muove tuttavia sullo sfondo di un sensualismo della visione e di una più generale malinconia della natura in cui le sue immagini sembrano dissolversi. -
La realtà dopo il cinema. Percezione, senso, azione nel mondo visto
All'origine di questo volume sta un convegno - il XIII Convegno Internazionale di Studi Cinematografici ""Tertio Millennio"""". All'origine di quel convegno stava un'idea: sia che il dispositivo teorico preesistesse alla possibilità della sua esistenza concreta, sia che, invece, sia stata la messa in collezione di una serie di scoperte e invenzioni a far nascere il cinema, dopo la comparsa dell'""""immagine in movimento"""" il mondo non è stato più lo stesso. Che il cinema abbia originato o seguito le rivoluzioni silenziose degli occhi e delle teste è discutibile. Quel che è certo è che dopo, non solo ci si è trovati nella necessità di ridefinire le categorie percettive e i modelli cognitivi, ma la stessa fisiologia della percezione si può dire abbia subito una lenta e sostanziale mutazione. Mentre s'inizia a comprendere la ricchezza estetica ed espressiva del cinema, mentre i diversi ambiti disciplinari tentano nuove alleanze per dar conto, retrospettivamente, dello """"shock"""" cinematografico, il cinema, forse è già finito. Che senso avrebbe dunque chiedersi cosa sia, oggi, il mondo """"nell'era della sua riproducibilità tecnica""""? La risposta è che se forse il cinema come dispositivo materiale storicamente definito sta esaurendo la sua traiettoria, il cinema come organum dell'emozione e del pensiero è appena all'inizio del suo sviluppo."" -
Sentieri di immaginazione. Paul Ricoeur e la vita fino alla morte: le sfide del cinema
Sui sentieri dell'immaginazione, il testo coniuga un.operazione della fantasia con un auspicio dell'esistenza reale, la poiesis con la praxis, la fabula con la vita. Allo scopo, tralasciando l.immaginario poetico del post-mortem e quello consolatorio-fideistico di certi linguaggi religiosi, gli autori si mettono in dialogo con Paul Ricoeur, uno dei grandi Maestri che hanno attraversato e occupato la scena del XX secolo fino a un recente passato. In questa ottica, da una parte viene letto il problema filosofico-esistenziale della vita fino alla morte; dall'altra vengono discusse le modalità con cui il mondo dell'arte e, in particolare, del cinema esplorano i vissuti dell'uomo di fronte all'annuncio, all'imminenza, all'angoscia della morte. Nei due casi, si tratta di un interrogativo che suscita i più vari atteggiamenti, dal tentativo mediatico di esorcizzarla, fino al discuterne per coglierne i tratti, nel tentativo di assumerla con consapevolezza e senza terrore. Il lavoro è diviso in tre parti: La vita fino alla morte; Il regno dell.immagine; Testimonianze. Ciascuna accoglie un saggio di Ricoeur, quasi a rendere visibile il dialogo degli autori con il Maestro in un confronto ermeneutico in cui al di là del dialogo faccia a faccia con l'autore, di questi si fa esperienza soltanto nella lettura della sua opera. È lo spazio di iniziativa del pensare a partire da, che gli autori del presente testo assumono con serietà e impegno, come lo stesso argomento richiede. -
Nouvelle vague. Forme, motivi, questioni
Fenomeno complesso, situato all'incrocio di congiunture multiple e differenti, la Nouvelle Vague è stato uno dei momenti più alti ed intensi della storia del cinema e in quella storia ha lasciato un segno profondo. Questo libro raccoglie ed integra gli atti del Convegno Internazionale 50 fois Nouvelle Vague, svoltosi a Roma, presso l'Ambasciata di Francia in Italia, il 17 e 18 febbraio 2009, nella ricorrenza dei cinquant.anni della cosiddetta nascita pubblica della Nouvelle Vague, a Cannes nel maggio del 1959. Il convegno ha costituito la seconda tappa di un più ampio ciclo di convegni internazionali promossi dalla Fondazione Ente dello Spettacolo e dedicati alle stagioni cruciali o più semplicemente esemplari di ciò che siamo soliti chiamare il cinema moderno. Sulla scorta del lavoro già effettuato nel convegno d'avvio, incentrato sul neorealismo italiano, ci si era prefissi il compito, a un tempo elementare e ambizioso, di promuovere un'indagine volta ad osservare per quali vie la Nouvelle Vague fosse ancora capace oggi di dar da pensare, di presentarsi come un territorio il cui attraversamento storico, critico, teorico, fuori da ogni mitologia e mitografia, fosse ancora produttivo e pregnante. I lavori di quell'inverno 2009 hanno così interrogato la Nouvelle Vague rileggendone forme, motivi, questioni a partire da percorsi diversi, approcci e metodologie dissimili, interpretazioni anche molto differenti. -
Sguardi incrociati. Cinema, testimonianza, memoria nel lavoro teorico di Marco Dinoi
Alcuni libri si prolungano, si allargano, sprofondano e stillano fuori dai margini, talvolta continuano a scriversi anche senza il loro autore. Altri libri cercano di prendersene cura, sperimentando nuovi possibili innesti del pensiero e della teoria.Sguardi incrociati. Cinema testimonianza, memoria nel lavoro teorico di Marco Dinoi è fin dal titolo un libro che parla di un altro libro, riprendendo le riflessioni che Marco Dinoi, docente di ""Teorie e tecniche del linguaggio cinematografico"""" e """"Metodologia della critica cinematografica"""" presso l'Università di Siena, ha raccolto nelle pagine di Lo sguardo e l'evento. I media, la memoria, il cinema, pubblicato postumo nella primavera del 2008.A partire dallo studio condotto da Dinoi su una delle sequenze televisive più traumatiche del nostro tempo, quella del crollo delle Twin Towers l'11 settembre 2001, i saggi che compongono questo volume trattano di teoria dell'immagine e di analisi del film senza smettere di confrontarsi con le domande dell'etica e della politica: «in che modo l'immagine offre e affida a chi la guarda il ruolo di testimone? A quali condizioni si dà come traccia, reperto, oggetto di archivio, funzione della memoria?»."" -
Rapporto 2011. Il mercato e l'industria del cinema in Italia
Il Rapporto, giunto alla sua quarta edizione, è un prodotto editoriale dedicato al Cinema italiano e alla sua industria, che si pone l'obiettivo di fornire un quadro fedele di questo settore vitale della nostra economia, non solo in termini di diffusione del prodotto cinematografico e promozione, ma anche in riferimento al management legato all'industria cinematografica. Il crescente consenso degli operatori del settore e dei semplici lettori ha indotto ad arricchire quest'opera, realizzata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con Cinecittà Luce SpA, di importanti apporti, primi tra tutti quelli di Anica, Film Commission Torino Piemonte, Schermi di Qualità, Banca Intesa e molti altri. -
La maschera del potere. Carisma e leadership nel cinema
Il potere e la leadership contengono una forza e un'attrazione irriducibili e a volte anche indossare una semplice uniforme può radicare in ognuno di noi un falso, inestinguibile senso di superiorità. Charlie Chaplin, splendido attore che si calava sempre a perfezione nel ruolo che stava interpretando, quando per la prima volta indossò i panni di un personaggio tirannico e arrogante, Hynkel, rimase stupefatto dal risultato e si lasciò sfuggire un commento: ""È solo perché ho addosso questa dannata cosa che mi comporto così"""". Anche nelle mani dei cineasti, però, si concentra una sorta di """"potere"""": quello di poter guidare lo spettatore. Per questo, alla fine degli Trenta, turbato e angosciato dal dilagare delle dittature, Chaplin impugna la sola arma a sua disposizione, la comicità, per ritrarre Hitler proprio mentre si sta trasformando da convinto ultranazionalista a vero """"leader trasformativo"""", macchiandosi di quelle scelte rischiose e immorali che cambieranno il corso della Storia. Nel Grande dittatore, del 1940, il clown Charlot veste i panni del povero barbiere ebreo, per un curioso caso del destino identico al crudele e dispotico Hynkel, con cui verrà scambiato. La meravigliosa caricatura della tecnica oratoria di Hitler - realizzata mescolando insensati suoni dal sapore teutonico - e la danza del dittatore, auto-innalzatosi quasi a Dio, con il mappamondo, fanno da contraltare al discorso finale pronunciato da un barbiere a cui la divisa da generale non ha mutato l'anima..."" -
Il cinema e le emozioni. Estetica, espressione, esperienza
In quanti modi un film può affascinarci e sollecitare le nostre reazioni più istintive? E in quali termini le tecnologie influiscono sul nostro rapporto emozionale con ciò che vediamo sullo schermo? Come e con quali mezzi, nel corso dei decenni, cineasti e artisti hanno lavorato per rappresentare i sentimenti sotto forma di immagini e suoni? E, soprattutto, di che cosa parliamo quando parliamo di emozioni al cinema? Sono, queste, soltanto alcune delle domande poste dai saggi raccolti nel presente volume. Il lettore vi troverà una pluralità di punti di vista e proposte di indagine sul potere delle immagini e sul complesso fenomeno del coinvolgimento emotivo. Quello che ne deriva è un panorama ricco e articolato sul passato e sul futuro delle immagini (cinema, televisione, fotografia, arti visive) in un universo che sempre più si fonda sulla loro capacità di comunicare per affetti e di parlare alle nostre menti così come ai nostri corpi. -
Manoel De Oliveira. Il visibile dell'invisibile
Manoel de Oliveira (1908) - Tra i massimi cineasti viventi ancora in attività, la sua età è quasi quella del cinema e la sua opera ne ha attraversato scoperte, figure, mutamenti, nella costruzione di uno stile e di uno spessore filosofico che si traduce ogni volta in cristalline ed enigmatiche espressioni artistiche. Il regista lusitano è Maestro di un cinema di pensiero entro cui si dipanano i valori dell'immagine, la costruzione dello spazio filmico, l'esplorazione del tempo e del gesto, l'interrogazione del linguaggio, la densità simbolica, la misura classica della poesia, il senso universale della storia, il sentimento del mistero, l'enigma della religiosità. Nei suoi film la centralità del cinema nell'orizzonte del moderno si misura sul rapporto costante con le arti, dal teatro alla parola letteraria, dalla pittura alla musica. Il suo amore per la tradizione si accompagna a una inesausta tensione sperimentale. Ciò fin da un film-chiave della avanguardia cinematografica come Douro, lavoro fluviale (1931) e attraverso la forma singolare di realismo fantastico di Aniki-Bóbó (1942), passando per quello straordinario documento poetico di vita e verità che è Atto di primavera (1963) e per la rivelazione del sublime nella forma-melodramma della quadrilogia degli amori impossibili Il passato e il presente (1971), Benilde o la vergine madre (1975), Amor di perdizione (1978), Francisca (1981), arrivando a film estremi nella durata e nella ricchezza immaginaria come Le soulier de satin (1985), nelle sue sette ore, o come il folgorante apologo di Il mio caso (1986), interrogativo sul senso dell'arte nel mondo contemporaneo, realizzando meditazioni sui destini storici e sulle domande filosofiche dell'umanità come No, o la folle gloria del comando (1990), La Divina Commedia (1991), Parole e utopia (2000), Un film parlato (2003), Il quinto Impero (2005) e struggenti elegie sulle imperscrutabili vie di un amore che si incarna tra misticismo e desiderio, come in La valle del peccato (1993), I misteri del convento (1995), Inquietudine (1998), La lettera (1999), Il principio dell'incertezza (2002), Specchio magico (2005), Belle toujours - Bella sempre (2006), Singolarità di una ragazza bionda (2009). Fino ad oggi il suo lavoro instancabile ci ha dato opere ogni volta sorprendenti, fino a giungere, come avviene in Lo strano caso di Angelica (2010) e in O Gebo e a Sombra (2012), alla capacità di filmare l'invisibile, di spingere lo sguardo oltre lo specchio, laddove il cinema e la vita sembrano congiungersi in una visione limpida e insieme arcana. -
Abbas Kiarostami. Immaginare la vita
Abbas Kiarostami (1940) è uno dei maggiori registi viventi a livello internazionale e forse in assoluto il più importante cineasta iraniano. Dopo una formazione artistica e un inizio come pubblicitario, si avvicina al cinema grazie alla collaborazione con il Kanun, l'istituzione pubblica iraniana per l.educazione dei giovani. Al suo primo lungometraggio, Il pane e il vicolo (1970), segue un.intensa produzione di corti e mediometraggi, tra i quali vanno ricordati La ricreazione (1972), Esperienza (1973) e The Traveller (1974), nonché Il coro (1982) e Concittadini (1983). La fama internazionale gli arriva con Dov'è la casa del mio amico? (1987), cui seguono Close-Up (1990), E la vita continua (1992) e Sotto gli ulivi (1994). Questi ultimi due compongono con il film del 1987 un'ideale trilogia. Vanno ricordati anche Il sapore della ciliegia (1997), ABC Africa (2001), Dieci (2002) e i più recenti Shirin (2008), Copia conforme (2010), e Qualcuno da amare (2012) senza tralasciare la sua regia cinematografica per lo spettacolo teatrale Tazieh (2003) andato in scena presso il Teatro India di Roma. -
Product placement made in Italy. Le marche nei film italiani dal 2004 al 2011
La pubblicazione contiene i risultati di un'ampia ricerca sull'impiego del product placement all'interno dei film prodotti in Italia dal 2004 al 2011 ed è preceduta da un'introduzione al tema del product placement cinematografico come forma di comunicazione aziendale, di cui approfondisce le condizioni di efficacia. L'analisi ha riguardato i primi 30 film per anno (produzioni 100% italiane o coproduzioni non di minoranza) per presenze totali, giungendo a individuare nel complesso 114 lungometraggi con inserimenti di marche citate nei titoli di coda. Attraverso la predisposizione di un originale protocollo di ricerca sono stati rilevati e analizzati gli inserimenti di 356 marche presenti almeno una volta in almeno un film, valutando per ciascun placement tutti gli aspetti che ne determinano l'efficacia potenziale (tra i quali, visibilità, nitidezza, dinamicità, superficie occupata e ruolo svolto nel contesto narrativo). -
La vertigine e il volo. L'esperienza filmica fra estetica e neuroscienze
Dalla camminata in precario equilibrio di un funambolo alla passeggiata spaziale di un astronauta sospeso nello spazio siderale, questo libro offre un vertiginoso percorso nelle forme con cui il cinema contemporaneo coinvolge e sconvolge lo spettatore intensificando le sue percezioni e le sue emozioni. Per la prima volta nell'ambito degli studi sull'esperienza filmica, il paradigma della cognizione incorporata e l'ipotesi della simulazione incarnata vengono adottati per descrivere la relazione dello spettatore con i personaggi e con i mondi della finzione cinematografica, in un serrato dialogo fra teorie del cinema, estetica e neuroscienze cognitive. Acrobazia, caduta, impatto, capovolgimento, deriva sono le cinque tappe di questa esplorazione - quasi un unico movimento che scaturisce dalla capacità del film di attivare la mente e il corpo dello spettatore e che conduce quest'ultimo verso il senso più profondo e umano dell'atto di partecipare empaticamente alle azioni, alle emozioni e ai desideri del personaggio. -
Nuovo cinema tedesco (Junger/neuer deutscher film). Vol. 17: Studi.
Questo volume raccoglie ed integra gli atti del Convegno Internazionale Nuovo Cinema Tedesco. Storia, figure, eredità svoltosi a Roma, all'Istituto Italiano di Studi Germanici, il 6 e 7 ottobre 2011. Con quelle giornate, costituisce l'ultimo tassello di un pluriennale progetto che in un ciclo di incontri internazionali si proponeva di ripensare alcune delle più significative e più note stagioni del cinema europeo cosiddetto della modernità: il neorealismo italiano, la Nouvelle Vague francese e appunto quel fenomeno articolato e complesso della storia del cinema del secondo Novecento che è stato il Nuovo Cinema Tedesco (Junger/Neuer Deutscher Film), la cui ampia parabola si compone, come noto, in un arco di tempo che dagli anni Sessanta - dall'ormai quasi leggendario proto-avvio di Oberhausen, nel 1962 - giunge fino alle primissime stagioni degli anni Ottanta del secolo scorso, nutrita da una eccezionale ricchezza di talenti, e di forme, di stilemi, di sguardi. Come già nelle altre stazioni di questa ideale trilogia, le giornate romane sul Nuovo Cinema Tedesco e questo libro che ne è derivato si sono dunque incaricati di rileggere in profondità quell'esperienza, di reinterrogare quel cinema per il tramite di angolazioni e prospettive differenti, di riaccostare i pensieri, le configurazioni, le posture - estetiche, culturali, politiche - che lo hanno abitato e descritto. -
Ontologia del corpo nel cinema comico
Questo libro non pretende certo di risolvere il problema filosofico del Comico, ma ne percorre le tappe attraverso la storia del cinema, tramite l'utilizzo del Corpo, dal muto alla commedia sofisticata, dalla farsa alla commedia all'italiana, fino al rapporto speciale dei comici con il cosiddetto cinema d'autore, e addirittura con la morte, avanzando una semplice ipotesi: il Comico è un formidabile rivelatore del non-senso generalizzato, e la risata è una reazione difensiva salutare, l'unica alternativa alla disperazione. Deleuze, a proposito di Nietzsche, ha parlato della potenza del Comico, ossia del necessario rapporto dell'arte con la gioia, per quanto i suoi contenuti possano essere tragici. Gioia? Sì, ma non di sostituire al senso un altro senso ""più vero"""", bensì di rivelarne l'inestricabile vicinanza al non-senso: operazione di per sé tutt'altro che tranquillizzante. La resistenza del Comico (contro i poteri costituiti, ma anche contro le abitudini, i cliché, i più vari conformismi) si mescola spesso - specialmente in campo cinematografico a una funzione consolatoria, come è testimoniato anche dai grandi incassi che (non solo in Italia) accompagnano l'uscita di tanti film di questo genere. Ma non è solo questione di ridere, o sorridere, in maniera più o meno """"intelligente"""". È importante la sopravvivenza nel cinema di residui delle antiche pratiche """"basse"""", riguardanti il grottesco e la corporeità popolare, al di là della loro progressiva scomparsa."" -
9/11 la 25° ora del cinema americano
Il libro 9/11, la 25a ora del cinema americano di Andrea Chimento parte dalla convinzione che l'11 settembre 2001 il cinema americano sia entrato in una nuova fase. Il fantasma dell'attentato ha agito in forme e stratificazioni diverse, modificando scelte narrative, formali e stilistiche. Prendendo avvio dai film che hanno messo direttamente in scena le immagini della catastrofe, il testo si articola in due ampie sezioni: la prima impostata come una diretta sull'""evento""""; la seconda incentrata sul periodo successivo all'accaduto. Se da un lato, in quei film che lavorano per allegorie e simbologie dell'11 settembre è evidente il concetto di """"ri-narrazione ossessiva"""", dall'altro sono preponderanti nuovi modelli di raffigurazione dei cambiamenti, degli stati d'animo e delle (in)certezze da parte del cinema americano. Quindici anni dopo l'immagine dello schianto è ancora impressa nei nostri occhi come nella storia del cinema americano."" -
L' industria del cortometraggio italiano-The italian short film industry. Report 2014. Ediz. bilingue
L'industria del cortometraggio italiano - Report 2014 è il primo studio di questo genere condotto in Italia e nasce dalla profonda necessità di delineare i contorni di un comparto che a oggi stenta a ottenere il proprio riconoscimento. Un settore produttivo e, a tutti gli effetti, industriale, di carattere sperimentale e di spiccata vitalità, ma che arranca sul versante della distribuzione appoggiandosi quasi esclusivamente alla vetrina costituita dalla rete dei festival. Partendo dalla definizione di cosa sia un cortometraggio e dai necessari confronti con il panorama europeo, soprattutto per quanto riguarda i contributi pubblici, il Report 2014 si concentra sulla programmazione dei maggiori festival italiani e internazionali e sull'apporto alla diffusione garantito dalle emittenti televisive, con i loro contenitori dedicati. La presenza dei dati produttivi e dei costi stimati, ottenuti tramite gli stessi produttori dei corti, costituisce infine un valore imprescindibile. -
Rapporto 2014. Il mercato e l'industria del cinema in Italia
Giunto alla sua ottava edizione, coeditato con il MiBACT, il Rapporto - Il Mercato e l'Industria del Cinema in Italia, si conferma punto di riferimento nel settore italiano dell'audiovisivo. Fondazione Ente dello Spettacolo e Istituto Luce-Cinecittà si sono impegnati a rendere questo Rapporto 2015 (elaborato sulla base degli ultimi bilanci approvati nel corso del 2016) ancora più ricco dei precedenti. Oltre alle testimonianze, provenienti dai protagonisti più autorevoli del panorama cinematografico italiano, il Rapporto 2015 apporta un rilevante contributo scientifico al racconto di un mondo che mette insieme l'industria con l'arte, il lavoro con la fantasia. Guardando al 2015, i numeri confermano segnali di miglioramento, soprattutto rispetto agli anni passati, con ricavi al botteghino in crescita del 10,78% rispetto al 2014. Sulla base degli ultimi Bilanci 2016. -
Il cinema di Jane Campion dai cortometraggi a Top of the Lake
Il volume, un vero e proprio focus sul cinema di Jane Campion, prende in analisi l'intera filmografia della cineasta neozelandese autrice antipodean di ordalie esistenziali, sensibile agli aspetti formali del racconto filmico e dotata di un acuto sguardo antropologico. Il libro ricostruisce l'avventura cinematografica della regista neozelandese - dal background formativo (gli studi di antropologia, belle arti e cinema) alle molteplici influenze formali, culturali ed esperienziali rintracciabili nelle sue opere (letteratura, arti visive, fotografia, musica, fino al cinema stesso) -, ripercorrendo cronologicamente la sua opera e convocando per l'interpretazione le metodologie ermeneutiche elaborate sia dagli studi cinematografici (analisi testuale, semiotica, teorie femministe e di genere) sia da quelli culturalisti, letterari, postcoloniali e dell'antropologia visiva. Jane Campion esplora la relazione tra arte e vita indagando la qualità femminile nell'esperire il mondo, alla luce di una prospettiva anti-ideologica che delinea un immaginario femminile ribelle e autenticamente ""altro"""". Alterità esibita in una visione tatti le delle cose e dei personaggi, seguiti nella loro vocazione nomadico-esperienziale, nella loro condizione di sradicamento e di esilio emozionale che sprigiona un'eversiva forza vitalistica.""