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Frankenstein
Frankenstein, ovvero l'eterna ricerca di risposte che porta l'uomo a varcare le soglie del possibile guardando nelle profondità dell'abisso, è croce e delizia di quest'opera la quale riesce a unire il gotico, l'horror e il fantasy con il dramma. Il dramma di un mostro, creato in egual proporzione dal genio e dalla follia dell'uomo, diventa allegoria del sublime, del diverso, di ciò che è causa di profonda inquietudine, a volte addirittura di terrore. Una creatura capace di entrare nell'immaginario comune e lì mettere le radici, proprio perché in essa è contenuto l'archetipo, il primordio dell'orrore che attanaglia l'uomo e ne diventa parte integrante. In questa rivisitazione del celebre romanzo, a prevalere è proprio l'aspetto possente, pesante, afflitto, del protagonista che sembra gridare, citando Milton: «Ti chiesi io, Creatore, dall'argilla di crearmi uomo, ti chiesi io dall'oscurità di promuovermi...?». -
La guerra secondo Francisco Goya
Francisco Goya, il pittore di corte luminoso e aristocratico, l'ambizioso uomo di mondo, conobbe ogni possibile immagine del reale nella varietà di una vita intensa, frenetica, segnata dall'esuberanza e dalla malattia, dal successo e dall'esilio. E nella sua straordinaria produzione di pittore riuscì ad inserire, quasi clandestina e di fatto postuma, l'attività intensa di disegnatore e incisore, le acqueforti senza colore che oggi, a ragione, possiamo valutare come il suo scavo più profondo e terribile nella coscienza umana, i Disastri della Guerra, realizzati probabilmente tra il 1808 e il 1814, ma pubblicati postumi nel 1863. -
Il popolo. Quelli che non sanno nemmeno se hanno un diritto al mondo
Nel 1846 Jules Michelet titolare della cattedra di storia al Collège de France, noto come medievalista, pubblica un libretto intitolato II popolo. Questo saggio ha contribuito notevolmente a trasformare l'autore in un'icona repubblicana, il cantore del «grande racconto nazionale» caro alla terza repubblica. L'opera ha anche fissato per molto tempo una concezione grandiosa e al tempo stesso familiare del popolo francese, sempre pronto al duro lavoro e all'insurrezione, incarnante una nazione eccezionale, quella che aveva portato all'affermazione dell'uguaglianza tra gli uomini. Probabilmente è stata la prima volta che uno storico si è impegnato a descrivere, a comprendere e a celebrare la «grande Francia silenziosa», quella degli operai, di chi vive nell'ombra. Ma se Michelet è colui che lo nomina e lo studia in modo più sistematico, l'ascesa del popolo come eroe della storia, caratteristica del grande movimento romantico in tutta Europa, avviene però sulla scia della rivoluzione del 1789 e delle vittorie del «piccolo caporale» - il soprannome di Napoleone Bonaparte - ed è favorita dall'amarezza e dal fermento politico suscitati da ciò che è seguito loro. -
Non per noi ma per tutti. La lotta dei riders e il futuro del mondo del lavoro
Questo libro racconta l'esperienza di organizzazione dei riders bolognesi e la loro lotta per i diritti. Il testo spiega che non si tratta di processi nuovi, ma della radicalizzazione di tendenze del capitalismo contemporaneo che si manifestano da tempo. L'attacco ai diritti del lavoro e la sua precarizzazione sono costanti nel trentennio neoliberista. L'uberizzazione inizia infatti con i processi di outsourcing e tocca il suo apice con Uber e Deliveroo. Le piattaforme digitali operano una fuga dai diritti del lavoro e promuovono una narrazione per cui gli autisti piuttosto che i riders sono lavoratori autonomi. Il libro dimostra che i soggetti sociali, come i fattorini bolognesi, possono opporre resistenza a logiche di disciplinamento così pervasive. Dove le imprese promuovono isolamento, possono verificarsi fenomeni di cooperazione e organizzazione collettiva. Nella loro lotta i riders bolognesi hanno chiamato in causa la politica mettendo in evidenza il ruolo importante del decisore pubblico. La Carta dei diritti di Bologna e la possibilità di un intervento legislativo del governo per frenare la fuga dalla subordinazione sono esempi della possibilità di costituire regole per riequilibrare i rapporti di forza tra imprese e lavoratori. La vicenda dei riders parla a tutto il mondo del lavoro. Il riconoscimento della subordinazione non c'è in molti call center, con i voucher, con le false partite iva. La sorveglianza digitale e i dispositivi di valutazione sono temi di interesse generale, mentre il cottimo sta ritornando in molti settori economici. La lotta dei riders, per queste ragioni, ha ottenuto una grande visibilità: è un paradigma di quanto avviene in tante periferie del mondo produttivo, tra sfruttamento e forme embrionali di organizzazione dei lavoratori. -
La teoria della moneta moderna
La Teoria Moderna della Moneta (MMT) si basa sostanzialmente sull'idea, in passato sostenuta dai cartalisti, che sia lo stato a creare moneta, di conseguenza il denaro circolante è denaro emesso dal governo per cui non occorre la tassazione dei cittadini perché lo stato possa disporre della valuta corrente. Caso mai la tassazione potrebbe contribuire al regolare funzionamento del sistema in quanto permetterebbe di attenuare una eventuale inflazione. La ""teoria"""" moderna della moneta si è sviluppata come reazione ad una """"austerity"""" prolungata e sono sempre di più coloro che fanno affidamento su politiche economiche definite rozzamente come """"sovraniste""""."" -
Reddito di base in Africa. Le sperimentazioni e il dibattito
L'Africa è un continente enorme, molto diverso da nord a sud, con storie particolari e ancestrali, tra colonialismo e lotte di indipendenza, sfruttato all'inverosimile sia attraverso secoli di schiavitù che con il furto programmatico delle risorse della terra. In Africa ci sono paesi ricchi di petrolio e popolazioni allo stremo della fame. Ci sono paesi che vivono vere e proprie esplosioni demografiche come la Nigeria con i suoi 190 milioni di abitanti, l'Etiopia che supera i 100 milioni, l'Egitto con oltre 95 milioni o il Congo con 83 milioni di abitanti. In Africa c'è tutto e il contrario di tutto. Le sperimentazioni di un reddito di base (Kenia, Namibia, Uganda) si calano in territori complessi, sia dal punto di vista sociale che economico, per non parlare delle tensioni politiche che li attraversano. Eppure l'Africa, tra povertà estreme e grande sperequazione di risorse, sta mostrando al pianeta come la proposta di un reddito di base sia all'altezza dei tempi che viviamo e possa funzionare in tutti i contesti. Attraverso una serie di testimonianze dirette, il quaderno offre un profilo di queste sperimentazioni che avranno una lunga eco nel mondo e nell'Africa stessa. -
Il capitale sorvegliante. Il neo-panoptismo globale
Il dibattito non solo economico, ma sociologico e filosofico-antropologico contemporaneo si sta incentrando su una tematica non del tutto nuova, ma che presenta i tratti dell'inquietante. Gran parte della nostra vita è oggi dominata dal trading informativo, cioè dallo scambio, dall'interpolazione e dalla diffusione di dati digitalizzati. Ciò avviene consapevolmente e inconsapevolmente, ma soprattutto delinea una nuova forma di capitalismo detto ""capitalismo della sorveglianza"""" nel quale ciò che si vende non sono più merci o gadgets slegati dal bisogno e promossi da un marketing tradizionale, bensì sono le conoscenze, i dati personali (i cosiddetti Big Data) e, in gran parte, la libertà soggettiva."" -
Gilets Jaunes. La vittoria dei vinti? La ribellione dei perdenti, dei «chi non è nessuno»
Molti mesi sono trascorsi dall'inizio delle mobilitazioni dei gilets jaunes. Molti mesi di aggressioni, verbali e fisiche, inaudite. Ciononostante continuano ogni sabato a presidiare snodi del traffico e a manifestare in decine di città. A ribadire ragioni e richieste della loro protesta. Alcune di queste ultime sono state, in realtà, già accolte e Macron ha dovuto mettere sul piatto una decina di miliardi di euro in misure sociali che cozzano con i suoi iniziali propositi austeritari. Poca cosa per i gilets jaunes che hanno continuato la mobilitazione. Che Macron sia veramente disposto a rinunciare alle riforme è, ovviamente, da escludere. Molto più realisticamente egli è costretto a prendere atto che finché i gilets jaunes non smobilitano e il consenso intorno alla loro lotta non si riduce considerevolmente, non può procedere al ritmo riformista preconizzato. Il movimento dei gilets jaunes è un estremo rivolo di un ciclo di lotte di classe ormai in via di chiusura, oppure un primo laboratorio in cui comincia a essere affrontato il conflitto tra classi sfruttate e capitale nella nuova condizione di sottomissione al capitale dell'intera vita umana e della natura? -
L' ideologia nel capitale. I tratti ideologici del capitalismo
Una vulgata abbastanza radicata tende a contrapporre l'ideologia, per lo più di stampo socialista-sovietico, al capitalismo, e vede nella cosiddetta caduta del muro di Berlino la sconfitta definitiva della prima a favore del secondo. Probabilmente già Marx nell'Ideologia tedesca e Walter Benjamin nella sua singolare comparazione tra capitalismo e religione, hanno evidenziato i tratti terribilmente ideologici del capitalismo. Altri autori come Gilles Deleuze e Félix Guattari hanno invece sottolineato come il capitale, per funzionare e crescere, abbia bisogno necessariamente di una ""base assiomatica"""", ossia debba essere normato da regole precise quanto arbitrarie. I caratteri della rivoluzione permanente che tutto trasforma in merce e in profitto, devono essere smussati da contromovimenti autoritari che facciano per così dire da antidoto ai rischi di un sistema per essenza creatore di sovversioni e capovolgimenti. L'esempio cinese ci offre l'immagine icastica e limpida di come funzioni il capitale come ideologia. Lo stesso pensiero neoliberale che ha imperato negli stati occidentali dagli anni Settanta non è altro che una forma di pensiero ideologico."" -
L' ascesa dei neopopulismi. Quali gli elementi di rottura e in quale direzione vanno?
Come può essere affrontato il fenomeno emergente in Occidente dei neopopulismi, quali gli elementi di rottura, e in quale direzione vanno? Il testo interroga i neo-populismi collocandoli sul filo del tempo, passando attraverso l'intreccio dialettico tra il Sessantotto e gli assemblaggi della globalizzazione. È in gioco la trasformazione non contingente della lotta di classe dalle forme novecentesche del movimento operaio classico a quelle attuali degli iper-proletari senza riserve, in relazione ad una riproduzione sociale oramai completamente sussunta all'interno dei meccanismi del capitale fittizio. Emergono forme di attivizzazione spurie confuse ambivalenti, ancora in fieri e dagli esiti aperti, che nella reazione a un globalismo oramai al capolinea, ma ancora in grado di produrre disastri sociali, non vanno al momento oltre la rivendicazione di un cittadinismo e/o sovranismo sempre a rischio di ricadute nazionaliste. Al tempo stesso, esse rappresentano un termine di confronto difficilmente eludibile, almeno per le questioni che pongono, per chiunque sia ancora animato dalla domanda su una comunità possibile sottratta al dominio del profitto. -
Storia di una madre
Rivisitazione di uno dei classici più profondi e tormentati del grande scrittore e poeta danese, Hans Christian Andersen. La storia di una donna costretta ad affrontare l'angoscia più grande in un universo buio, cupo, nero come pece, eppure straripante speranza. La speranza di una madre. E così ecco la giovane pronta ad oltrepassare gli oceani per poter ritrovare il suo unico, amatissimo figlio, nonostante la consapevolezza che ""La morte cammina più veloce del vento e non restituisce mai quello che ha preso"""", come recita un suggestivo passaggio di questa vicenda. Tutto sommato, l'inspiegabilità della morte trova il suo riflesso nell'inspiegabile senso della vita, nelle luci e nelle tenebre che essa porta con sé. Ed è proprio in questo reciproco specchiarsi che trova compimento un epilogo dall'inconfondibile sapore dolceamaro. Età di lettura: da 6 anni."" -
Ritorno a Trieste. Scritti over 80 (2017-2019)
Riprendiamo dunque il discorso dal lavoro come attività conto terzi, dal lavoro salariato, dal lavoro come merce scambiata su un mercato, se sia alienato o meno ora non c'interessa. Non si può parlare di ""lavoro"""" senza parlare di """"condizione lavorativa"""", cioè di parametri spazio-temporali in cui un'attività lavorativa si esercita. Parliamo delle contraddizioni della condizione lavorativa, parliamo di cose concrete, dei fenomeni che stanno sotto i nostri occhi, come l'applicazione dell'intelligenza artificiale ai processi produttivi e distributivi, alle abitudini di consumo, alla comunicazione e all'informazione. Non è forse questa che produce la disoccupazione tecnologica? È il lavoro per conto di terzi a contenere in sé il maggior numero di contraddizioni. Dunque questa è la forma di lavoro che c'interessa, perché vogliamo affrontare le sue contraddizioni reali, materiali, storiche, oggettive, quelle che viviamo sulla nostra pelle. Non c'interessa parlare di lavoro come oggetto di speculazione, lasciamo volentieri questo esercizio ai perdigiorno perché il lavoro per conto di terzi è intrattabile con l'astrazione, sfugge alle pretese del filosofo e sopporta male anche le ingerenze del sociologo, l'unica condizione nella quale rivela la sua natura è la condizione del conflitto. Non è possibile parlare di lavoro conto terzi senza evocare il conflitto e il negoziato. Non è possibile parlare di lavoro conto terzi senza riconoscere che esso è il fondamento delle diseguaglianze. Le diseguaglianze si possono lenire coi pannicelli caldi della carità cristiana o del volontariato laico ma si possono superare solo con il conflitto. Perché la storia insegna che solo dopo un conflitto la macchina statale si mette in moto per escogitare forme di riduzione delle diseguaglianze. Dopo un conflitto può iniziare un negoziato e se il tentativo di negoziato si blocca perché trova delle resistenze, solo il conflitto può superarle. Osservata da questo punto di vista, difficilmente la modernizzazione (di cui la rivoluzione digitale è parte) può conciliarsi con la fine del lavoro. Finché esisterà un solo uomo sulla terra la cui esistenza dipende da una retribuzione ottenuta in cambio di una sua energia vitale prestata a terzi, il termine """"lavoro"""" avrà la sua piena valenza."" -
Una cultura della catastrofe. Materiali per un'interpretazione dell'antisemitismo
Dopo Auschwitz, è possibile pensare l'antisemitismo come ideologia politica? L'antisemitismo europeo è stato talvolta considerato dalla ricerca storica come un atteggiamento irrazionale, senza precisi obiettivi politici. Anche nella storiografia italiana sono stati finora pochi i contributi che indagavano gli aspetti teorico-politici dell'antisemitismo. Questo è invece da considerare un vero e proprio universo ideologico, alla stregua del liberalismo e del marxismo. Come qualsiasi altra ideologia, non solo l'antisemitismo ha avuto i suoi ideologi, ma ha un proprio mercato politico, i ceti medi e soprattutto quei settori della società borghese liberale timorosi che le crisi finanziarie possano erodere il loro status. Possiamo definire l'antisemitismo come un progetto di rivoluzione antiborghese, ma non anticapitalistica. In altri termini, esso è da considerarsi un socialismo del capitale, ovvero un socialismo della circolazione contrapposto al socialismo della produzione di impianto marxista. -
Breviario d'autunno
"Breviario d'autunno"""" racconta un'esistenza ed è un libro esistenzialista. Alla ricerca dei luoghi della sua esistenza Glauco costruisce l'utopia di se stesso. È la storia di un'anima inquieta: una storia meditativa che mette il problema del tempo in primo piano e quello del confine fluido tra realtà e possibilità sullo sfondo di una solitudine creativa. Dentro la storia del protagonista scorrono altre storie in cui il disagio del mondo così com'è incontra superamenti di molti tipi che spostano gli eventi verso un altrove in cui immaginazione e poesia diventano vera realtà ordinario e straordinario si incontrano individuo e società si inseguono. Il tema del tempo diventa il tema del significato. La domanda di relazioni durature e tuttavia trascendenti mediata da amori impossibili per una pratica affettiva normale, va incontro alla sofferenza di cadute successive che non dissuadono dal desiderio di una meta di pacificazione. Il legame tra amare ed essere è appunto essenziale. Alla conclusione del testo prende via via corpo un motivo insensato, una teoria del nostos che accoglierà nel ritorno sulle vie del passato il protagonista, liberatosi dal mondo ma non dall'inquietudine. Per quanto la storia di un'anima abbia vie di uscita solo apparenti e rimanga sostanzialmente sempre uguale a se stessa, il testo delinea contesti di esperienza diversi, e sviluppa delicate variazioni sul tema della coscienza, affidate alle note vagabonde del diario. Il primo capitolo introduce il disagio del protagonista. Nei due capitoli seguenti vengono proposti, in una forma di flash back semi-onirico, i quadri caotici e le tensioni inconcluse della sua socializzazione: in base alla tesi che noi siamo la nostra infanzia. Nei capitoli successivi, il percorso seguito definisce una biografia densa di passione, ma anche di mistero, che viene temporaneamente svelato per riprodursi appena dopo. Lo sguardo nomade e la vocazione razionalistica del protagonista non impediscono la continua stimolazione di emozioni. L'andamento per quadri - virtualmente filmico - ha, infine, l'effetto di popolare il testo di personaggi e ambienti che contribuiscono alla definizione di quel set di atti e fatti, di guadagni e perdite, di esordi e di congedi, e anche di illusioni e delusioni, di pause e di attese, che spesso chiamiamo destino." -
Filosofia della decrescita. Riflessioni morali per un'abbondanza frugale
"Filosofia della decrescita"""" si compone di una ventina di capitoli dedicati a temi come la felicità, la pigrizia, il tempo, la meritocrazia, il viaggio e l'etica del lavoro. Uno spazio importante è dato all'educazione alla quale è dedicato il capitolo più lungo del libro. Segue all'epilogo un'intervista con Maurizio Pallante, uno degli intellettuali più attivi e noti nell'ambito della decrescita in Italia. Una piccola bibliografia in coda al libro offre ai lettori una serie di titoli per approfondire i temi trattati nel testo. Questo libro propone una serie di spunti di riflessione per prepararsi a un mondo radicalmente diverso da quello cui siamo stati abituati. La riconfigurazione del nostro orizzonte filosofico costituisce il cuore della rivoluzione sociale a cui siamo destinati, tanto più dopo l'evento della pandemia da COVID-19. La fine delle risorse, i disastri ambientali e climatici, la crisi economica e le disuguaglianze sociali ci costringeranno infatti a ripensare non solo i nostri stili di vita, ma anche i nostri valori e desideri." -
L' isola dei filosofi. Curzola
Curzola/Korcula, sede di una scuola estiva di studi filosofici sul pensiero di Karl Marx, dal 1964 al 1974 diventa l'isola dei filosofi, che producono una rivista, ""Praxis"""", per raccogliere gli articoli, gli interventi, le discussioni dei pensatori umanisti, orientati verso i problemi antropologici e ontologici dell'umanità. Essi prendono spunto dalle opere giovanili di Marx e dal marxismo critico e umanista di Lukács, Korsch, Bloch, Marcuse, e ancora dalla scuola di Francoforte. Le tesi dichiarative del gruppo, che vagheggiano una società veramente umana, basata sulle garanzie di eguali possibilità di sviluppo per tutte le persone; sull'abolizione dello sfruttamento e dei privilegi; sull'armonizzazione dei bisogni individuali e collettivi; sulla relazione paritaria delle diverse società statuali. Partendo dallo studio delle opere teoriche che parlano soprattutto della storia della rivista eretica """"Praxis"""" nella Jugoslavia di Tito, e dei suoi protagonisti, l'Autrice media i contenuti filosofici, inserendoli in una trama narrativa e drammatica di invenzione, in cui si muovono i due protagonisti, un uomo e una donna legati da un sentimento d'amore."" -
Noi qui siamo tutti fratelli
Costruire una trama narrativa, la vicenda degli operai di Monfalcone, che nel 1947 sono andati in Jugoslavia a costruire il socialismo, non è stata un'impresa facile o semplice. La complessità della vicenda storica si lega alla rottura del Cominform, quando Stalin sconfessa Tito e la sua politica, in nome dell'internazionalismo operaio. In quel passaggio epocale i comunisti italiani si trovano combattuti tra due spinte: mantenere la fedeltà agli ideali internazionalisti, oppure dichiarare l'adesione al socialismo reale della Repubblica Federativa Jugoslava. Per i dissidenti era pronta la destinazione di Goli Otok. L'operazione culturale diventa un filtro rispetto alla lettura di molte pagine di storia dissolvendo la pesantezza della materia nella leggerezza della scrittura narrativa. Così cerco di immedesimarmi nelle motivazioni e stati d'animo, nelle verità dei vari personaggi d'invenzione, che diventano simboli, metafore, delle varie opzioni e scelte ideali e ideologiche: la spinta operaia dei cantierini monfalconesi, più di duemila uomini; il vissuto duro e realistico che li aspetta nel mondo sognato; la presa d'atto di una realtà cruda, molto lontana dalle speranze iniziali. -
Cuentacuentos. Racconti tascabili
Questi Racconti tascabili sono un esempio di narrazione di storie come ponte tra il bambino e la letteratura. Sono storie, ma anche attività in cui si condivide un piacere attraverso la voce, il ritmo, la corporeità e l'azione per giungere all'espressività e alla comunicazione profonda. I racconti hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo emotivo, affettivo, intellettuale e linguistico; nutrono e arricchiscono la fantasia, ampliano il mondo dell'esperienza infantile, favorendo il processo di maturazione globale della personalità, il contatto con il mondo, la percezione delle diverse possibili scelte di fronte a cui nella crescita ci si può trovare. Sulle tracce della Grammatica della fantasia di Rodari, e della tradizione del cuentacuentos spagnolo, l'autrice mostra come raccontare, e stimolare l'intervento attivo di chi ascolta, con il supporto di mani, corde ed elastici, carta e colori... nel quadro di una pedagogia della narrazione. -
Poesie migranti. Antologia della sofferenza ribelle
La poesia è una forma del racconto. Il racconto è la narrazione di eventi di tutti i tipi, comprese le idee e le emozioni. Questo testo racconta episodi di una grande vicenda storica che ci attraversa oggi, era attuale ieri, almeno tra gli italiani, e ci accompagnerà in futuro non sappiamo per quanto tempo. Il racconto viene proposto in forma di poesia: non sappiamo se sia 'vera' poesia, se sia un'ipotesi di poesia o una finzione poetica. Poesie migranti sta per poesie di migranti. Ma i migranti non scrivono poesie. Nessuno dei protagonisti di questa esperienza intende proporsi come poeta, anzi, dovremmo dire non senza amarezza, intende proporsi: essi sono attori momentanei di un dramma enorme, sono portatori effimeri della parola, sono, in altri termini, soggetti precari dell'esistenza. Per quanto possa essere negata o umiliata, è proprio l'esistenza che si pone, e si pone ontologicamente nell'ordine e nel disordine dell'umano mediante persone, concrete persone. L'andamento apparentemente semplice della rappresentazione solleva domande enormi sul piano etico e metafisico che nessuna politica, per quanto scaltra, può infine cancellare o deviare artificiosamente. -
Il feudalesimo digitale. I nuovi poteri del nostro presente/futuro
La svolta digitale del capitalismo, che ormai non è più new economy ma l'unico modo effettivo di creare profitto, sembra alludere ad una svolta post-imperialista del mondo contemporaneo: ciò si traduce, in qualche modo, in un ritorno occulto di forme feudali di economia e di società. Il potere viene diffuso in centri delegati al funzionamento del meccanismo accumulativo, mentre d'altro canto la maggioranza vive in uno stato di povertà crescente e di asservimento. Questi centri si fondano sul possesso di meta-server sempre più dispendiosi e mastodontici e sono uno degli elementi di un sistema macroscopico del quale risulta difficile individuare il monarca. Il dilemma si profila immediatamente laddove questo sistema deve funzionare attraverso un numero crescente di consumatori e quindi deve comunque poggiare su un'economia di tipo tradizionale, e laddove le risorse globali si stanno esaurendo (dai minerali ""rari"""" agli idrocarburi), mentre non si profila sullo sfondo alcuno scenario nuovo che allontani l'età oscura.""