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Cosa rimane dei nostri amori. La Trilogia di Caccuri. Vol. 1
Proposto per il Premio Strega 2020 da Ferruccio de Bortoli.rnrnUna “storia meridionale” il cui protagonista è Caccuri, un borgo calabrese che è un piccolo scrigno di ricchezze contrastanti, di asprezze e dolcezze insieme. Con i suoi odori, i suoi sapori, i suoi colori.rnE naturalmente i suoi misteri.rn«Ritornando a casa, mi venne in mente mio padre, lungo le strade e i posti che amava. L’odore di umidità e di finocchietto selvatico. Lo splendore soffuso del castello. Ecco la Caccuri a cui chiedevo conforto.rnPerché un paese, per quanto male potesse averti fatto, per quanto te ne fossi allontanato, era casa tua, il luogo della costruzione, degli affetti. Lo era stato, tanti anni fa, e continuava a esserlo ancora».Il 19 marzo 1964 nel borgo calabrese di Caccuri si festeggia San Giuseppe. Mentre Jacopo Jaconis, musicista e autore di colonne sonore, è a pranzo con la famiglia, un ragazzo, Saverio Marrapodi, viene trovato sgozzato in campagna a pochi chilometri dal paese. In un'abitazione lì vicino c'è anche il corpo senza vita di una vecchia e strana zitella, Ermelinda Guzzo, colpita a morte da un unico colpo di arma da fuoco. Mentre del corpo della fidanzata di Saverio, Silvia Spadafora, non si saprà nulla per molti anni. Il prete di Caccuri, don Marcello Poli, accusa degli omicidi il padre di Jacopo, ex preside del paese e amante della letteratura, una passione quasi maniacale trasmessa ai figli. Jacopo sarà così coinvolto suo malgrado in una lunghissima indagine per scagionare il padre dalle accuse, avendo come unico alleato il maresciallo Nisticò, anch'egli convinto dell'estraneità di Amilcare Jaconis. Sarà per il protagonista uno svelamento lento ma doloroso, che avverrà attraverso confessioni, indizi e tracce lasciati fra i libri, sullo sfondo di un paese che è sempre protagonista, silenzioso e ingombrante.rnProposto per il Premio Strega 2020 da Ferruccio de Bortoli: «Le province, i borghi nascosti e sconosciuti, i non-centri del nostro Paese dove il tempo scorre in modo diverso e la vita sembra non accadere. Sono queste le nuove grandi protagoniste della narrativa italiana degli ultimi anni, luoghi in apparenza silenziosi ma dove il vissuto dei personaggi fa un rumore assordante. È quella di Caccuri, quella di una Calabria genuina e inedita la provincia che Olimpio Talarico mette in scena tra le pagine di Cosa rimane dei nostri amori, raccontando l'intenso legame tra il borgo crotonese e le storie dei suoi abitanti. Un senso di repulsione e avvicinamento necessario caratterizza questo legame, un legame che ogni lettore riconosce come proprio. Un rapporto denso di amore-odio conduce chi legge a capire il senso del profondo radicamento nei confronti della propria terra, indiscutibile presupposto alla vita di tutti. Il pretesto per indagare questo particolare legame è dato da un crudo fatto di cronaca nera, che getta sulle più strette relazioni del protagonista una pesante ombra di sospetto. Il merito di Olimpio Talarico è quello di far scoprire ai lettori il proprio passato mentre li conduce tra le strade una Caccuri forte e cruda, calandoli in una lingua complessa e intrisa di... -
Non so se il riso o la pietà prevale. Umorismo e misericordia nel romanzo ebraico del Novecento
«L’inedito sguardo con il quale Castellari legge il romanzo ebraico illumina un senso imprevisto e i bagliori di questo senso emergono da passaggi dei sette romanzi scelti per una disamina commossa e che commuove. Giobbe, La famiglia Karnowsky, Vita e destino, Il testamento di un poeta ebreo assassinato e Vedi alla voce: amore, La scatola nera, Il responsabile delle risorse umane, sono accomunati dal fil rouge dell’umorismo intessuto con o evocato da quello della misericordia. Mi permetto di raccomandare questo saggio per imparare a riconoscere il valore dell’umorismo, il valore della sua pìetas che libera la vita dall’orrida stupidità della violenza e apre al rapporto non idolatrico e vitale con l’ardua dimensione del divino al di là delle pretese di ogni credo religioso». (dalla prefazione di Moni Ovadia) -
Luce che accende la tua notte. Le poesie del Che e altri scritti
«Sognare un mondo senza ingiustizie è una grande intenzione poetica», scrive nella sua Introduzione il curatore di questo volume Cosimo Damiano Damato. In qualsiasi luogo si trovasse, nella pace della natura o nell'infuriare di un'azione rivoluzionaria, Ernesto Guevara detto ""Che"""" non cessava mai di leggere e scrivere. Portò con sé, sino alla morte, un quaderno verde: era la sua personale antologia poetica. Versi trascritti di sua mano, da Neruda a César Vallejo, Nicolás Guillén, Léon Felipe. «È probabile che il Che abbia scritto versi durante tutta l'adolescenza e la prima giovinezza, ma i pochi testi che oggi conosciamo furono composti tra il '54 e il '56, in Guatemala e in Messico» scrive Paco Ignacio Taibo ii. «Non si sentì mai soddisfatto dei risultati, e pensando che i suoi componimenti non valessero più di tanto, non li diede mai alle stampe». Eppure in questi versi c'è tutta la sensibilità, le fragilità, le domande, la commozione di un uomo sulle cui spalle poggiava una sconfinata speranza di libertà. A corredo delle poesie del Che, in questo volume compaiono un'amata poesia di Léon Felipe come Don Chisciotte è tornato; un frammento del Canto General di Neruda; una scelta di versi che poeti e cantautori hanno a lui dedicato; e una nota intitolata """"Il figlio della rivoluzione: un dialogo con Camilo Guevara e Alberto Granado"""" a firma del curatore insieme a Raffaele Nigro."" -
Renzo Bonazzi. La cultura a Reggio Emilia 1942-1976
Renzo Bonazzi è stato Sindaco di Reggio Emilia dal 1962 al 1976. Fin dalla giovane età ha espresso una forte passione verso la cultura, la conoscenza, sempre affrontata con tanta curiosità e competenza. Aveva la convinzione che questa poteva e doveva essere uno strumento importante per la rinascita del Paese, dopo i disastri del fascismo e della guerra, consapevole che in particolare i giovani della sua generazione e di quelle successive dovevano avere questa opportunità e responsabilità. Nelle politiche di Bonazzi non può sfuggire la sana utopia che lo animava: l'idea che ogni forma culturale, anche la più complessa, non dovesse mai risultare elitaria, ma sempre accompagnata da incontri, discussioni, approfondimenti per la comprensione di tutti. La cultura come occasioni di riscatto sociale per tutti i cittadini. Bonazzi guida la città verso una modernità, un processo che non sarebbe stato possibile senza una riorganizzazione dei servizi culturali, sociali, educativi e sportivi. L'unica via percorribile per ricostruire il Paese era investire nella cultura. Da qui la fitta corrispondenza con alcuni tra i più importanti intellettuali dell'epoca tra i quali: Umberto Eco, Giangiacomo Feltrinelli, Gianni Rodari, Bertrand Russell e Jean Paul Sartre. Frutto di minuziose ricerche d'archivio, questo libro traccia, con dovizia di particolari, un ritratto dettagliato di Renzo Bonazzi e ripercorre, quindi, la storia di Reggio Emilia nel suo periodo forse di maggiore sviluppo. -
La questione morale. La storica intervista di Eugenio Scalfari
«Roma, 28 luglio 1981. L'intervista rilasciata da Enrico Berlinguer a Eugenio Scalfari contiene una scudisciata che il giorno dopo farà sobbalzare i lettori de ""la Repubblica"""" e mezza classe politica italiana: """"I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela"""". Nessun leader, nel tempo della Prima Repubblica – con l'esclusione dell'antisistema Marco Pannella – aveva mai osato tanto. Sono passati quasi quarant'anni da quel giorno. Quarant'anni di questione morale. Quarant'anni di rabbia e di oblio. È stato quarant'anni fa, che in un'estate calda Enrico Berlinguer ha coniato – in un'intervista che sarebbe entrata in tutti gli archivi – questa locuzione destinata a raccontare l'Italia di allora, quella di Mani pulite (che sarebbe arrivata undici anni più tardi) e – purtroppo – anche quella che stiamo vivendo». (dalla prefazione di Luca Telese)"" -
Siamo tutti in pericolo. L'ultima intervista di Pasolini. Con interventi inediti su quei giorni e su ciò che sappiamo dopo
«Pasolini era un protagonista allora ed è un protagonista adesso. La sua presenza letteraria resta grande, ma la sua testimonianza politica, resa allora, si sente risuonare adesso come una cronaca di questi giorni e mentre le peggiori voci della storia italiana vorrebbero avere la meglio, hanno ancora un nemico difficile di cui liberarsi, un nemico che dei fascisti sa tutto e che è stato subito conscio che l'Antifascismo è l'antiveleno, la sola fede e passione che può trattenere l'Italia dal rischio di essere di nuovo sottomessa [...]. Anche adesso, per gli italiani che sanno e che pensano, è Pasolini l'ostacolo. Non solo pensiero ma istruzioni per l'uso, come unica grande arma di difesa dell'Antifascismo». La celebre ""ultima intervista"""" di Pier Paolo Pasolini rilasciata a Furio Colombo poche ore prima del suo omicidio. «Pier Paolo Pasolini chiama Torino, dice a chi guida la redazione parole di sorpresa e di apprezzamento, assicura che nel pomeriggio, come d'accordo, vedrà a casa sua Furio Colombo per l'intervista. Con quel titolo scelto da lui, Siamo tutti in pericolo, rimarrà nella storia della letteratura e dell'informazione.» (Alberto Sinigaglia)"" -
L'altro allo specchio
Il progetto ""L'altro allo specchio"""" nasce all'interno dell'Istituto Tecnico e Professionale """"L. Nobili"""" di Reggio Emilia, durante i corsi di italiano L2 per studenti appena arrivati in Italia. Si sviluppa attraverso una serie di incontri con ragazzi e ragazze tra i quattordici e i vent'anni, durante i quali sono state realizzate alcune interviste che indagano sulle loro origini, sul viaggio dei propri genitori prima di loro, sulle motivazioni della partenza e, soprattutto, sui loro sogni futuri. Gli studenti raccontano le loro storie, utili per comprendere il loro processo di integrazione in un nuovo Paese, in una nuova scuola e, in generale, le loro esperienze di adolescenti. I protagonisti di questo libro nascono appunto dai sogni dell'adolescenza nascosti nel vivere quotidiano. Il risultato dell'interviste è stato sottoposto in seguito a degli scrittori, a cui è stato chiesto di prendere spunto dalle narrazioni dei ragazzi per scrivere dei racconti. Sono nate così storie di speranza, in cui ogni autore è riuscito a immaginare la vita di questi studenti solo attraverso le parole lette dalle interviste."" -
Il giardino invisibile. Terapia psicospirituale per giovani in difficoltà
Muglia individua una terapia psicospirituale rivolta a chi vive una condizione di fragilità, suggerendo un cammino introspettivo che riconduce all'infanzia del cuore sperimentata nel giardino dell'Eden. Il piano di intervento, che recepisce la psicologia del cuore dei Padri del deserto e il contributo delle neuroscienze, si propone di sanare le malattie dell'anima, contrastando i pensieri negativi. Le ispirazioni dell'Oriente cristiano sono rimodulate in funzione delle dipendenze che affliggono l'uomo post-moderno: internet, gioco d'azzardo, smartphone, cibo, sesso, lavoro, shopping compulsivo. L'autore affronta anche il tema dell'educazione alla fede nei luoghi di detenzione, divulgando i risultati del progetto innovativo realizzato presso l'Istituto Penale Minorile di Catanzaro. Prefazione di Luca Parisoli. -
Raffaello in guerra. I capolavori salvati dalle razzie e dalle bombe. Una storia memorabile di Resistenza italiana
Libro candidato da Raffaella Morselli al Premio Strega 2021Nel 2020 ricorrono i 500 anni della morte di Raffaello. E anche i settantasei dell’epico salvataggio di uno dei capolavori dell’artista rinascimentale: L’Estasi di Santa Cecilia. L’opera, con altri trentacinque dipinti della Pinacoteca di Bologna, fu caricata su un camion per essere portata lontano dalla guerra. La vicenda è pressoché inedita. All’operazione parteciparono i massimi storici dell’arte del tempo. Il camion con il suo carico, diretto nel deposito segreto dell’Angolo Morto (il Lago Maggiore), attraversò le linee tedesche, evitò i bombardamenti alleati, ma fu fermato dal grande fiume. Il Po non era attraversabile. Nella notte del 26 giugno 1944 l’unico ponte percorribile era stato abbattuto, e il camion che trasportava Raffaello, Giotto, Parmigianino, Reni, del Cossa e Piero della Francesca si ritrovò nell’inferno delle colonne naziste bloccate sugli argini. Un racconto rocambolesco di soldati senza armi, firmato dal giornalista Stefano Scansani, direttore della «Gazzetta di Reggio», che ricostruisce quell’episodio e – insieme – il combattimento dell’arte contro la guerra, in prima linea per la cultura e la difesa del patrimonio artistico. Il testo propone un’appendice di Marco Scansani con una sezione con immagini, storia e importanza delle opere più significative salvate dagli “allontanatori”.Proposto da Raffaella Morselli al Premio Strega 2021 con la seguente motivazione:rn«Raffaello bonum est in salutem. È con queste parole, in un latino umanistico che oltrepassa le differenze linguistiche e storiche, che Scansani fa terminare il racconto dei due giorni di viaggio di Gian Alberto Dall’Acqua, il 17 e il 18 luglio 1944, per portare La Santa Cecilia di Raffaello, e altre cinque pale d’altare, compreso lo stocco dei Bentivoglio, da Bologna all’angolo morto, ovvero sul lago Maggiore, in salvo dalla guerra. La Santa Cecilia di Raffaello, capolavoro in bilico tra due secoli, già reduce di un altro massacrante trafugamento napoleonico a Parigi, questa volta è caricata su un camion nella afosa notte padana, senza una bava di vento, e affronta l’avventuroso passaggio del Po, privato dei suoi ponti dai bombardamenti. L’autore ridà corpo alla vicenda immedesimandosi in Dall’Acqua e, con lui, ripercorre quelle strade e quei crocicchi tra Revere, Ostiglia, il Po, dando corpo, oltre alla paura degli incontri, a un mondo notturno soffocante “come un catino d’acqua calda”. “La dispersione crea una prostrazione identitaria”, scrive Scansani in un linguaggio evocativo ma al tempo stesso meticcio, con le cadenze di chi in quella terra ci è cresciuto, e qualunque salvataggio è una tessera della nostra storia che ci è stata consegnata.» -
L'ultimo segreto di Paganini
1840. Muore Niccolò Paganini, il più grande e virtuoso violinista della storia, lasciando un segreto pericoloso per l'umanità. Rimarrà celato per più di un secolo e mezzo. 2012. Mentre a Genova vengono barbaramente massacrati due studiosi di musica artefici di una scoperta sensazionale, a Shanghai un luminare della chirurgia ricostruttiva viene ricattato e costretto ad eseguire interventi pericolosamente innovativi. 2013. Un famoso scienziato newyorkese dal passato torbido scompare nel nulla e contemporaneamente a Parigi ricompaiono i cadaveri mutilati di un gruppo di giovani violinisti russi rapiti l'anno prima. Quali connessioni ci sono tra tutti questi eventi? Claire Coriner – scienziata statunitense di neuropsicobiologa – comincia ad indagare cogliendo indizi che la portano in Europa. Seguendo un unico filo di sangue, potere e follia che lega gli eventi tra Italia, Francia, Germania e Spagna, farà luce su una catena di crimini, abili depistaggi ed eventi poco chiari che affondano le proprie radici nell'era nazista e negli sviluppi della musicoterapia come strumento terapeutico per il corpo e la mente. Scoprirà che le ragioni di questa cospirazione globale risalgono all'ultimo giorno di vita di Niccolò Paganini e nelle peculiarità delle composizioni musicali eseguite con il suo violino. Riuscirà Claire a scongiurare la minaccia che incombe? -
Tracce. Racconti sul mondo
"Tracce"""" è una raccolta di dodici racconti scritti da altrettanti autori; un caleidoscopio di modi differenti di vedere le orme lasciate dal passaggio dell'uomo sulla terra. Ne emerge il bilancio oggettivamente negativo, una visuale profondamente disincantata e senza sconti su quello che è stato e continua a essere la presenza dell'essere umano sul pianeta azzurro. La vuotezza della vita, la misoginia, la violenza insita nei rapporti familiari, le cicatrici lasciate sull'uomo dal passaggio nell’inferno dei campi di concentramento e altro ancora sono alcuni degli argomenti trattati, raramente rischiarati da angeli e fate che illuminano la scena. La raccolta contiene i racconti di: Emma Avanzi, Rita Beltrami, Barbara Bova, Stefania Bulgarelli, Maria Capobianco, Mirco Gavioli, Simone Golinelli, Giorgia Gozzi, Margherita Manzini, Tiziana Michelini, Stefania Polacci e Gisella Sillingardi." -
Dodici giorni in Israele
Tania, una cinquantenne e Paco, un giovane di ventisei anni, sono i protagonisti del romanzo che si svolge in Israele durante un pellegrinaggio di dodici giorni, dal 9 al 21 novembre 2012. L'Italia è ferita dal terremoto in Pianura Padana successo pochi mesi prima, mentre sta per scoppiare un'altra crisi israelo-palestinese che coinvolgerà tutto il gruppo dei pellegrini. In questa manciata di giorni, i due protagonisti, che non si conoscevano, intraprendono un viaggio di consapevolezza interiore che li porterà a maturare e a confrontarsi su temi particolarmente sensibili: il peso del passato, la ricerca della fede e i conflitti interpersonali che la loro nascente amicizia contribuirà a dipanare. -
Tutto in me è amore. Antologia delle lettere 1918-1926
C'è chi dice che, per trovare un altro epistolario d'amore in cui il sentimento e la cultura, la passione e la ragione siano così intrecciate bisogna risalire addirittura a quello di Abelardo ed Eloisa. Di certo le Lettere di Piero e Ada Gobetti sono nel pantheon dei grandi epistolari moderni: Rilke e Lou Salomé, Kafka e Milena, Sartre e la Beauvoir per citarne alcuni. Quello fra Piero e Ada è vero, un incontro di anime, fortunato quant'altri mai, in cui la nascita e il consolidamento di un amore, troppo bruscamente troncato, si intrecciano con un percorso di formazione politica e uno scambio intellettuale di rara, toccante intensità. Non poteva mancare, a conclusione di questa antologia delle Lettere, il testo che Ada scrive nel suo Diario alla notizia della morte di Piero, pagina struggente nella sua compostezza, vero testamento d'amore. ""Nulla era in noi di buono che non fosse nostro, ed ogni cosa, nel fatto stesso di esserci comune trovava la sua bellezza e la sua verità""""."" -
L'incanto di un verso. Riflessioni sulla poesia
Probabilmente, anticipando di molto il linguaggio e la scrittura, la poesia è nata come essenza di un pensiero indicibile. Nella sua intrinseca, prodigiosa concentrazione deve essere stata la prima forma d'arte al pari della musica, inconsapevole di essere già musica in un gesto percussivo istintivo. In questo volume un'antologia dei versi e degli autori più celebri. -
Una rosa che ho piantato. Antologia delle lettere ai famigliari
Questa selezione di Lettere dal carcere di Antonio Gramsci intende essere un omaggio della collana ""La Salamandra"""" al centenario della fondazione del Pcd'I (Partito Comunista d'Italia, poi no, Partito Comunista Italiano, 1921). Si è scelto di proporre al lettore un testo altamente significativo, legato in maniera forse non diretta alla storia politica del partito, ma certamente a quella umana, civile e culturale di uno dei suoi grandi protagonisti. Sono qui raccolte le lettere che Gramsci scrisse ai figli Delio e Giuliano (spesso nominati con i diminutivi-vezzeggiativi alla russa) e alcune missive indirizzate alla moglie Julia, alla cognata Tatiana, alla madre di Gramsci in cui si parla dei figli e della loro educazione. La scelta è stata condotta secondo un criterio di rappresentatività, che desse conto non solo del risvolto biografico ed esistenziale, ma anche della profondità delle intuizioni educative gramsciane, che traspaiono in queste lettere con la voce amorevole e dolente di un padre lontano dai propri figli. Ne emerge un Gramsci padre """"presente"""", si direbbe oggi, pur nella distanza fisica, e un educatore attento, che vuole vivere ogni istante della crescita dei suoi ragazzi stimolandone l'intelligenza e la fantasia: ovvero, in altre parole, la libertà di pensiero."" -
Il viandante della filosofia. Ricordi, riflessioni e speranze di un grande monaco del pensiero
Un elogio inattuale e attualissimo della filosofia. Un percorso tra le ragioni che rendono la filosofia un'insostituibile compagna per orientarci nel nostro presente. Chi meglio di Umberto Galimberti può spiegarci come la più antica disciplina della cultura e della civiltà umana, insieme alla poesia, possa essere oggi non solo utile ma necessaria? In questo dialogo con lo scrittore Marco Alloni, Galimberti si assume un compito proibitivo: chiarire al lettore non specialista come la filosofia possa essere un baluardo contro la disperazione, una chiave di resistenza nel mondo dell'instabilità e della perdita, ormai interamente dominato dalla tecnica. Alla sfida del nichilismo, lo studioso oppone l'insegnamento di un ""nomadismo morale"""". Ripercorrendo gli strumenti che nei secoli la filosofia ha offerto all'uomo, il pensiero di Galimberti eredita dai Greci una maieutica moderna, offrendo ai contemporanei una tangibile risorsa intellettuale ed esistenziale nel baratro dell'assurdo."" -
Dante e la medicina. L'arte medica e farmaceutica nell'opera dantesca
La pandemia che il mondo sta vivendo in questi mesi, ha posto il focus dell'attenzione di tutti sulla medicina, i virus, le malattie, i farmaci, le terapie, i luoghi di cura. Anche per questa attualità, il settecentenario dantesco che si celebra nel 2021 può essere l'occasione di proporre al lettore curioso il rapporto fra Dante e la medicina: un tema non secondario per capire la figura di straordinario intellettuale che l'Alighieri fu. Iscritto all'Arte dei Medici e degli Speziali di Firenze, Dante forse frequentò la facoltà medica dell'Università di Bologna. Di certo, la Divina Commedia è intrisa di medicina: vi incontriamo casi di allucinazione, febbre terzana e quartana, anoressia, bulimia, idropisia, debolezza della vista, mal di testa, palpitazioni cardiache e così via. C'è poi la questione se Dante stesso fosse malato. Chi non ricorda nell'episodio di Paolo e Francesca, quel ""caddi come corpo morto cade""""? Secondo un'ipotesi che risale nientemeno a Lombroso, si trattò di un attacco di epilessia di cui il poeta soffrì al pari di altri geni della Storia."" -
Diego da Buenos Aires
Con la sua scomparsa, Diego Armando Maradona esce dall'Olimpo dei miti dello sport per entrare definitivamente in quello dei grandi della nostra contemporaneità. Adesso è consegnato alla Storia, con la sua grandezza e le sue miserie, le imprese e le cadute, il bene e il male che ha incarnato. Una vita come la sua non può ridursi a una semplice biografia sportiva. Se è vero, come diceva Pasolini, che il capocannoniere è alla stregua di un grande poeta, Maradona è stato un artista nel senso più ampio del termine, paragonabile ai grandi ""maledetti"""" del Novecento. Questo libro vuole restituire l'unicità della vicenda umana di Diego, trattandola come avrebbe fatto uno storico classico, uno Svetonio con uno dei suoi Cesari. Una biografia breve e incisiva, e in parte romanzesca. Non per inventare episodi o situazioni – perché la vita di Maradona non ne ha certo bisogno – ma per restituire, attraverso i dialoghi e il racconto delle scene, quella che è la qualità letteraria di questa vicenda incredibile, che sembra uscita dalla fantasia di un romanziere. Se non fosse vera. La vera e fantastica vita di Diego da Buenos Aires. Con una nota di Darwin Pastorin. Postfazione di Pierangelo Sapegno."" -
Angelo Fortunato Formíggini. Uno dei meno noiosi uomini del suo tempo
A Modena, nei pressi del Duomo, c'è un pezzo di selciato conosciuto come 'Al tvajiol ad Furmajin', ""il tovagliolo di Formaggino"""". È il luogo in cui cadde, dopo essersi lasciato andare dalla sommità della Ghirlandina, il corpo di Angelo Fortunato Formíggini: editore raffinato e geniale, intellettuale inquieto, ebreo con un controverso legame di amore-odio, contiguità e distanza con il regime fascista. Qual era il suo rapporto con l'ebraismo (italiano)? E quello col fascismo e, in particolare, con Mussolini? Quali furono le ragioni che lo spinsero (e forse lo costrinsero) al suicidio? Il libro di Gianpaolo Anderlini cerca di dare risposte a queste domande, per riconsegnarci un Formíggini protagonista vero della cultura del Novecento. Prefazione di Giorgio Montecchi e Rita Turrini."" -
Ho sentito Aldo Moro che piangeva. Il diario apocrifo di Prospero Gallinari
Drammatico e assolutamente inedito. Il memoriale del brigatista Prospero Gallinari, custode di Aldo Moro nei 55 giorni della sua prigionia: il diario che il terrorista per anni ritenuto l’esecutore materiale della condanna a morte di Moro tenne per tutto quel periodo. Il suo vecchio amico Edmond Dantès, a cui il manoscritto è stato affidato con l’incarico di custodirlo fino a che i tempi fossero stati maturi, cioè alla scomparsa del suo autore, ora può finalmente pubblicarlo. «I tg sono vergognosi. Stanno facendo il lavaggio del cervello al popolo. A sentirli, sembra che l’Italia intera sia schierata dietro le bandiere della Democrazia cristiana! E anche il Pci ha assunto un atteggiamento che va oltre le nostre previsioni più negative. Ma come? Noi abbiamo fatto, finalmente, quello che il Partito comunista per anni e anni ha predicato». Realtà o apocrifo? E chi è Edmond Dantès, e come fa a custodire il diario? Ai lettori curiosi e intelligenti l’ardua sentenza.