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Gioacchino Da Fiore: i tempi, la vita, il messaggio
Gioacchino da Fiore - abate, scrittore e teologo del dodicesimo secolo - è stato sicuramente un rivoluzionario del suo tempo ma non solo. L'eredità lasciataci dall'abate calabrese, che ha continuato per secoli a influenzare numerosi movimenti mistici e religiosi (fra i quali i monaci florensi, suoi diretti seguaci), non si esaurisce soltanto nel tentativo di fornire un'interpretazione originale delle Sacre Scritture. Rigoroso e intransigente, Gioacchino da Fiore è stato - a suo modo - un profeta, un anticipatore, per alcuni persino un eretico, al quale, tuttavia, va riconosciuto il merito di aver segnato un sostanziale punto di svolta nella coscienza escatologica medievale. Attraverso un'analisi approfondita, Ernesto Buonaiuti prova così a riprendere il pensiero dell'abate, offrendoci nuove prospettive sulle sue interpretazioni. -
La filosofia delle università. Testo tedesco a fronte
"Il micidiale libello """"Über die Universitäts-Philosophie"""", ossia la filippica contro la filosofia da università, è una delle parti più celebri dei 'Parerga und Paralipomena', pubblicati dal libraio-editore A.W. Hayn di Berlino nel novembre del 1851. Non fa onore alla cultura tedesca e all'intelligenza degli editori il fatto che uno dei più grandi spiriti dell'umanità abbia dovuto limosinare per veder pubblicata un'opera del genere. E uno dei pochi libri di tutta la letteratura che non ci si stanca mai di leggere e che bisognerebbe avere sempre a portata di mano come vademecum di consolazione. (dall'introduzione di Anacleto Verrecchia)" -
Scorpione e felice. Testo tedesco a fronte
«Per chi ha conosciuto Marx nessuna leggenda è più ridicola di quella che lo raffigura come un uomo scorbutico.» Queste parole appartengono a Eleanor, la figlia del filosofo tedesco dall'aria burbera. Qualcuno potrebbe pensare che una figliola sia sempre di parte nel descrivere il proprio padre... Eppure, leggere qualche opera di Marx non fa che confermare quegli attributi così sorprendenti di cui fa menzione Eleanor. Nel 1837, il diciannovenne Karl invia a suo padre un bizzarro regalo di compleanno: alcuni capitoli del manoscritto intitolato ""Scorpione e Felice"""". Più che un romanzo è un antiromanzo, pervenutoci in forma frammentata. Lo scritto giovanile di Marx non sembra un'autentica narrazione. La storia di Scorpione, Felice, Merten, Greta, si sfilaccia, un po' per l'assenza di numerosi capitoli andati perduti, un po' per l'attenzione dell'autore che sembrava rivolta a tutt'altro. Infatti, i brevi episodi narrativi sono intercalati da lunghe e brillanti divagazioni. Il giovane studente in filosofia non era ancora il grande pensatore che tanto peso avrebbe avuto nella storia del mondo, ma dai frammenti di """"Scorpione e Felice"""" trapela una cultura già vasta, e quello spirito polemico, decostruttivo che troverà soddisfazione anni dopo nelle critiche a Hegel, a Feuerbach, ai socialisti utopisti come agli economisti classici, fino a porre il sistema e il metodo marxisti in ostilità contro l'impianto capitalistico-borghese."" -
Il giardino della mente. Testo inglese a fronte
"In Emily Dickinson, la più pura vestale della lirica metafisica d'Occidente, la vocazione alla poesia e la vocazione alla morte procedono su canali paralleli che spesso sembrano sovrapporsi e unificarsi coincidendo. Per intendere la vera e peculiare natura di tale connubio occorre partire da una premessa fondamentale di ordine biografico: un avvenimento, una situazione o una serie di situazioni dovette mettere Emily 'in guardia', o meglio dovette infonderle la precisa convinzione dell'Aldilà, che governa l'intero suo poema, anche se in un senso del tutto particolare e personale. È importante chiarire subito che in Emily Dickinson la poesia è appunto voce anteriore dell'Immortalità, vale a dire esercizio ascetico, preparazione al momento decisivo, finale-iniziale, all'ingresso umile e insieme sfarzoso dell'anima nel Reame del Cielo dopo il 'soggiorno nel Possibile'"""" (dall'Introduzione di Silvio Ruffo)." -
Cape Cod. Testo inglese a fronte. Ediz. bilingue
Tra il 1849 e il 1855 Thoreau fece tre viaggi attraverso la penisola di Cape Cod, nel Massachusetts. Il volume è dunque il racconto dei viaggi alla scoperta di questo evocativo tratto della costa del Massachusetts, un'esile lingua di sabbia in bilico sull'Atlantico, percorrendo la quale l'autore arriva a capire il complesso rapporto tra il mare e l'uomo. Nei suo viaggi, si adatta ad alloggiare nei fari, in capanne da pesca o fattorie isolate, passando i suoi giorni a vagare sulle spiagge per osservare l'ampia varietà di vita e di morte offerti dall'oceano. Proprio attraverso queste osservazioni dirette Thoreau scopre che l'unico modo per conoscere veramente il mare, la sua profondità, il suo fascino selvaggio, la varietà di vite che in esso si animano, è studiarlo dalla riva. Cape Code, alla stessa stregua di Walden, è ricco di percezioni e di precise descrizioni, e soprattutto dello stupore di essersi imbattuto in una nuova frontiera così vicina a casa, dalla quale è possibile osservare tutta l'America. -
Sulla provvidenza. Testo latino a fronte
Mi hai chiesto, Lucilio, perché mai, se l'universo è dominato dalla provvidenza, accadono molte disgrazie agli uomini dabbene. Si potrebbe rendere conto di ciò con più agio nel corso di un'opera, allorché dimostrassimo che la provvidenza sovrintende a tutte le cose e il dio si interessa di noi; ma poiché si preferisce che una parte sia estrapolata dal tutto e risolvere una sola questione, mentre il dibattito rimane aperto, farò una cosa non difficile, prenderò la difesa degli dei. -
La storia di Peter Coniglio. Ediz. a colori
C'erano una volta quattro coniglietti: Flopsy, Mopsy, Coda d'Ovatta e Peter. Come tutti i cuccioli, Peter è curioso e birichino, e riesce a infilarsi in un gran pasticcio... Un classico per bambini da oltre cent'anni. Età di lettura: da 5 anni. -
Benedetta e Niccolò. Una storia d'amore e autismo
Una giovane madre e il suo bambino, le aspettative e i progetti di una vita, fino a che la serenità della famiglia non viene cancellata da una diagnosi terribile: autismo. Lo smarrimento che diventa paura, la ricerca di spiegazioni e speranze in un mondo sconfinato, quello medico e accademico, che sembra incapace di offrire risposte univoche. La frustrazione si trasforma a poco a poco in desiderio di isolamento e finisce con il generare una rabbia irrazionale e prepotente. Eppure una via d'uscita esiste ed è a portata di mano: la possibilità di intervenire, la dedizione amorevole di un'equipe di medici e operatori, che si stringono attorno al bambino e i suoi familiari per aiutarli a ritornare alla vita, tutti insieme. -
Nell'indaco notturno. Dialogo di un anno
"Questo libro è nato dall'esigenza di comunicare con mio padre in modo, forse, più pacato e profondo di quello avvenuto nella realtà, per arrivare a una composizione di tutti gli attriti. Soprattutto è stata fortissima l'esigenza di fermare quegli attimi di intensa emozione che noi proviamo, quando perdiamo una persona cara. È stato bello fermarsi, durante una giornata piuttosto caotica, per esempio, per ascoltare i battiti del proprio cuore, seguire i sentieri, a volte piuttosto strani, di ricordi, di associazioni che salivano prepotentemente alla superficie. Dalla meditazione sul tempo e sulla morte è stato facile avvicinarsi alla natura che in città vuol dire poi giardino o terrazzo. Papà aveva un terrazzo, panoramico su tutta Roma, in cui trascorreva tanto del suo tempo, facendo piccoli lavori manuali. Sicuramente lì avrà assaporato momenti di libertà, il suo pensiero sarà andato all'infanzia, all'adolescenza, quando, insieme alla sua famiglia, lavorava nei campi, in quel di Matelica e più precisamente a Braccano, luogo della sua nascita. Lavoro all'aria aperta, pesantissimo, ma ricco anche di momenti appaganti, vicino al sole, ai venti, a un senso di appartenenza. In quel luogo io ho trovato me stessa, la possibilità di legare le mie radici, la terra, alla città in cui sono cresciuta, ho studiato, ho nutrito le mie curiosità intellettuali, le speranze, i sogni. Ecco perché amo tanto quel terrazzo sull'orizzonte della Città Eterna. Guardando in su, scopriamo chi siamo."""" (l'autrice)." -
Vitae
"Che queste pagine siano """"prose"""", o brani di romanzi, o segmenti di viaggi, di ricordi, di passioni vissute, di sperimentazioni fallite e poi lungamente e affettuosamente gestite dalla memoria, poco importa. Siamo di fronte a un libro composito che non soffre comunque di fronte a un possibile disegno di romanzo vissuto e di formazione, dove i due termini si sovrappongono perfettamente. Maria Pia Quintavalla giunge ai termini della propria storia con lo sparire e il riaffiorare dei ricordi, in un'atmosfera autobiografica che, se da un lato ricorda certe pagine di Anna Maria Ortese, dall'altra governa una scompigliata e irrefrenabile vena poetica, risucchiarne il diario e gli amori vissuti (quelli letterari e non letterari), i viaggi e le soste, i desideri, una profonda e consapevole voluttà di vivere e di viversi, i rapporti familiari e infine una segreta pietà verso cose, luoghi e persone che il passare degli anni ha rivitalizzato fino alla fiamma dell'identificazione intera. Una vita intensa, quella di Maria Pia, già così ampiamente documentata sul versante poetico, persino - a tratti - invasata da una contemplazione furiosa, se è vero che «Troppo genio, mi dicevano le amiche, e io per svincolarmi e mostrare che non ero soggiogata, mi ribellavo a parole, e nei fatti, iniziando una serie di contenziosi con lui per scagionarmi dell'essere già rapita, e imbambolata dall'amore». Ecco: il centro delle varie vicende sta in questa parola magica che accompagna l'autrice lungo tutto il corso del libro."""" (dalla prefazione di Giuseppe Marchetti)" -
La casa delle fate
“La delicatezza fiabesca del titolo – “La casa delle fate” - non deve indurre a supporre un contenuto di fantasia. Anzi. Cinzia Marulli ci conduce, per esperienza diretta, in un luogo reale e crudo, poco frequentato dai mezzi di informazione: una casa di riposo. Lì si consuma la vecchiaia, una parte critica del percorso di chi la vive, ma anche dei familiari. Forte diventa il bisogno di rinforzare gli affetti e la poesia si è rivelata carezza, contatto, ricordo, segno e graffio vitale, per non dimenticare. La forma espressiva dialogante, lineare e schietta, rende il lettore partecipe del cammino verso l'unica direzione certa, complice nelle paure, anche nei rimorsi, per un viaggio d'amore.” (Giuria del premio di poesia ""Casa Museo Merini"""", 1a edizione - sezione “Silloge inedita”). Postfazione di Marco Antonio Campos."" -
I guardiani della sogliola
Tutto il thriller gioca sul glissement, da soglia a sogliola, da stampata a strampalata, in un susseguirsi di scivoloni come nei lapsus. La storia si dipana in una pazza e divertente dissezione della psicanalisi. Il mistero che avvolge le famose sogliole di Sanremo si chiarisce attraverso le deduzioni di una coppia di investigatori impensabili: uno psicanalista e un suo paziente, un border line. Entrambi metteranno in difficoltà il dottor Metamorfo che non riuscirà a salvarsi nemmeno nelle vesti di Metafisto. Presentazione di Salvatore Cesario. -
Emersioni
"""""Emersioni"""" è il titolo della prima raccolta di poesie di Alessandra Fanti, autrice sarda, che con versificazioni asciutte e dense di senso poetico, si incanala nella corrente esistenziale, intimista della poesia contemporanea. Le pagine qui presentate, originali per il linguaggio minuzioso, fresco e comprensibile, narrano la verità dell'animo umano senza difese retoriche o moralistiche impenetrabili. L'autrice conosce molto bene il bisogno della fraternità, dell'amore intimo e sociale e, per questo motivo, si interroga sull'imbarazzo e sulla trasparenza dei rapporti umani. Emergere, attraverso la poesia, infatti, sta a illustrare la strada da perseguire: un percorso che dura un'esistenza, un processo quasi sempre doloroso, individuale, anzi, appartato. Alessandra Fanti compie, contemporaneamente, le due azioni in antitesi: emerge e si immerge nell'interiorità sopravvivendo all'arbitrio della bellezza e nominando ad alta voce il sottinteso, ciò che molto spesso viene taciuto. Con leggerezza e audacia utilizza l'abilità del dire semplice, anche se non viene dato niente per scontato per mettere meglio in risalto il gioco del significato tra la cima e la fine della manifestazione umana. I tormenti, le pacate rassegnazioni, l'afflato, l'amorevole riconoscimento in persone degne di vulnerabilità e fragilità sono il favorevole risultato di un'ispirazione genuina in cui traluce sensualità, seppur velata e, ancor più, prendono forma passaggi rivelatori tra vecchi e nuovi modelli"""" (Dalla Prefazione di Rita Pacilio). Postfazione di Gavino Angius." -
It was. Opere complete per il teatro
"It was"""" è un'estesa, complessa e tragica riflessione sulle perdite umane. Perdite di affetti, di luoghi familiari, di case vissute e amate, ma anche di speranze, di senso, di desiderio. Si tratta dei poemi in versi scritti dall'autore tra il 2011 e il 2014. L'opera mette in scena sei personaggi, ripresi dal mito, dalla storia o da una quotidianità familiare - Elène di Sparta, Sigmund Freud, un padre, una madre, una zia, una compagna - attraverso i quali si dipana e viene presentata al lettore la dimensione angosciosa del vuoto, della mancanza, in tutta la sua estensione e pervasività, «una nebbia che ci intride e ci avvolge, di giorno e di notte, impedendoci di respirare». Introduzione di Paolo Puppa." -
La pioggia che cade ieri
"C'è bisogno di poeti. Nicoletta Grillo è in questo senso garante di risultati all'altezza della situazione. Il suo secondo libro ne è autorevole conferma. Fin dal titolo si evince che la sfida della scrittura è con il tempo, vicenda atmosferica metafora della dimensione in cui si concepisce e si misura il trascorrere degli eventi. In tale cornice i versi raccontano senza veli e senza indulgenze il «dolce rumore della vita». Approdata a una maturità ancor più cosciente, Nicoletta Grillo dipinge il suo mondo con colori stesi all'acquerello o con la tempera, più raramente con la matericità dell'olio o con la nitidezza dell'incisione. Il suo, però, è sempre un racconto senza sbavature né ridondanze, un mite mormorio di parole che non lascia indifferenti e non si lascia dimenticare. Si svolge lungo una mappa di luoghi, spesso puntualmente definiti, altrove intimi e privati, raccolti nelle parole che li designano. E principe di questi luoghi è il corpo, bussola per sondare l'effettiva consistenza e persistenza di quanto si offre a uno sguardo sensibile. Una clessidra in cui il tempo scorre sotto forma sabbiosa. Ma anche """"mappa"""" fatta per definizione di sentieri e fughe, perdite e acquisizioni, dove più forte s'avverte il morso della nostalgia per età dell'oro irripetibili come quelle incastonate nel passato."""" (Dalla prefazione di Lorenzo Morandotti)" -
La peste letteraria. Milano 1630-Londra 1665
La peste. Un nome «pieno di fantasmi e di paure», avrebbe detto un lombardo che non era privo di ingegno parafrasando se stesso. Un incubo che evoca spettri - la morte nera - e alimenta il terrore. Un morbo di origine antica che si manifesta con orribili bubboni e tende a infierire duramente soprattutto là dove le condizioni per il contagio sono più favorevoli: nei nuclei urbani affollati e nei quartieri poveri e degradati in cui miseria e sporcizia hanno maggiori probabilità di annidarsi. Milano nel 1630, sotto il dominio degli spagnoli, e Londra nel 1665, all'alba della Restaurazione, erano due città molto diverse che, a distanza di pochi decenni, furono colpite dallo stesso flagello. All'epoca si ignoravano le cause e le modalità di diffusione della malattia, che divennero note solo a fine Ottocento. Le autorità cittadine emanavano gride e ordinanze per fronteggiare la calamità con i mezzi e le conoscenze di cui disponevano, mentre le autorità religiose avevano a che fare con superstizioni e fanatismi. Ciarlatani e fattucchiere avevano gioco facile nel suggestionare una popolazione spaventata e ignorante e la spasmodica ricerca di un capro espiatorio si traduceva spesso in caccia all'untore. In questo volume proponiamo il ritratto che due illustri letterati hanno fatto delle loro città durante la pestilenza: Alessandro Manzoni in alcuni capitoli dei ""Promessi sposi"""" e Daniel Defoe nel """"Diario dell'anno della peste"""". L'intento è di offrire l'impagabile piacere di leggere o rileggere pagine di indiscutibile valore documentario e letterario e la possibilità di confrontare due affreschi sociali e umani che a distanza di secoli non hanno perso nulla del loro originario colore e impatto."" -
Nacqui ortica selvatica. Poesie dal carcere. Laboratorio di lettura e scrittura creativa
Il verbo fondamentale, per la preghiera come per ogni altra attività umana, è essere: essere preghiera. Non si tratta di dire le preghiere, si tratta di essere preghiera, di essere cioè con la vita concreta (anche quando essa per un periodo venga trascorsa dietro le sbarre di un carcere) una richiesta di aiuto e di perdono, e insieme una parola di ringraziamento e di lode. Le molteplici preghiere degli uomini si possono distinguere in base al contenuto secondo quattro tipologie fondamentali: invocazione di aiuto per sé o per altri, richiesta di perdono, ringraziamento, lode gratuita. Tale quadruplice contenuto si esplica in molteplici forme di preghiere, le principali delle quali sono: il dialogo personale con Dio tramite parole proprie, la ripetizione di testi composti da altri come per esempio il Padre Nostro, le pratiche di devozione personale o comunitaria come per esempio il rosario, e infine il silenzio del corpo e della mente in ciò che i mistici chiamano “preghiera pura”. Nei testi delle preghiere che provengono dal Carcere di Opera è sorprendente ritrovare quasi tutte queste tipologie, sia a livello di forma, sia a livello di contenuto. -
Il gatto di Baudelaire e altri gatti poetici. Testo francese a fronte
Da sempre gatti e libri sono andati piuttosto d'accordo, da sempre il gatto ha avuto e ha influenza sull'animo umano: un animale affettuoso eppure indipendente, capace di infondere amore e compagnia, ma spesso distaccato e opportunista. Questa sua enigmatica duplicità lo ha reso protagonista delle pagine di molti libri, delle storie di numerosi grandi narratori. I gatti, dunque, adorano i libri e sono molto amati dagli scrittori. «I gatti creano l'illusione di metterti in contatto con il mondo di sotto, il mondo dell'inconscio, dell'intangibile» dice Nicola Lagioia, «e il rapporto che si crea tra lo scrittore e la propria scrittura non è distante dal rapporto tra lo scrittore e il proprio gatto, perché anche la scrittura non è facilmente addomesticabile.» Tra i poeti, in virtù delle numerose poesie che ai gatti ha dedicato, Charles Baudelaire è forse il primo a venire in mente: in verità il gatto è protagonista delle poesie dei più grandi poeti della letteratura mondiale. In effetti non si possono non citare, tra i francesi, Michel de Montaigne, Victor Hugo, Alexandre Dumas, Émile Zola, Guy de Maupassant, Théophile Gautier, Pierre Loti, Jules Renard, Colette, Apollinaire, Rostand. Ma il catalogo degli scrittori che hanno dedicato ai propri gatti un loro testo si estende e si arricchisce con Yeats, Eliot, Burroughs, Bohumil Hrabal Doris Lessing, Neruda, Jun'ichiro, Tanizaki e, tra gli italiani, Giorgio Manganelli, Alberto Bevilacqua, Gina Lagorio, Emilio Cecchi, Elsa Morante, Elémire Zolla. In questo volume si potranno leggere numerose poesie che alcuni tra i maggiori poeti della letteratura mondiale hanno dedicato all'amico felino. Tutte le voci internazionali sono presentate con testo originale a fronte. Molte traduzioni sono state effettuate dal curatore dell'antologia, altre sono state riproposte dai repertori nei quali le opere sono state individuate, che spesso non riportavano il nome del traduttore. Anche per queste poesie, per quanto possibile, si è provveduto a rivedere e ammodernare la traduzione. -
Tifone. Testo inglese a fronte
Il piroscafo ""Nan-Shan"""", diretto al porto cinese di Fu-Chou con un carico umano di duecento """"coolies"""", incappa in una tempesta. Il suo flemmatico Capitano, l'apparentemente insignificante e impassibile MacWhirr, decide, nonostante le preoccupazioni dei sottoposti, di affrontare la furia del mare dirigendosi dritto nel centro del tifone. A bordo della nave, però, si respira un clima di forte tensione e l'equipaggio inizia presto a impazzire. La tempesta, dalla quale nessuno può nascondersi, fa infatti emergere la parte più oscura e sconosciuta dell'animo di ognuno."" -
Poesie. Testo tedesco a fronte
"Trakl è poeta evocatore dell'inarrestabile decadenza del mondo e di una solitudine che avvolge ogni cosa, cantore del tramonto dell'Impero asburgico, del male e della morte. 'Io anticipo le catastrofi mondiali' così scriveva all'amico Johannes Klein poco prima di morire, 'non prendo partito, non sono un rivoluzionario. Sono il dipartito, nella mia epoca non ho altra scelta se non il dolore.' Ed è proprio la discesa in un dolore privato e la totale impraticità nella vita pubblica (il suo sentirsi uno sradicato, lo straniero in una patria che si dissolve agli occhi del poeta prima di farlo sui campi di battaglia e dalle mappe geografiche e infine dai libri di storia) a renderlo tra i più enigmatici e insieme tra i migliori interpreti del proprio tempo."""" (Dalla prefazione di Peter Girardi)"