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Elogio di Marco Aurelio
"L'Elogio di Marco Aurelio"""" è considerato il capolavoro retorico di A.-L. Thomas. Venne formulato dall'autore il giorno di san Luigi del 1770 di fronte all'Accademia francese. L'autore fa pronunciare l'elogio dell'illustre romano Marco Aurelio ad Apollonio Tianeo, suo strettissimo amico, di fronte al Senato, al popolo, all'esercito, e ai deputati di tutte le nazioni del mondo. Un esercizio di retorica ed eloquenza di estrema perfezione e lucidità." -
Memorie
"Scritte quando il grande librettista è ormai vecchio, nel Nuovo Mondo e per un pubblico americano, queste pagine uscirono in prima edizione tra il 1823 e il 1827 e sono il più significativo documento dell'epoca che vide Mozart e che ascoltò le sue opere. Qui ci siamo limitati a offrire un paio di assaggi della vera biografia di Da Ponte. Ma è impossibile, in una semplice nota, delineare il profilo di un uomo che fu anche poeta dei teatri imperiali a Vienna, che lavorò con Salieri e Paisiello, che si inchinò varie volte dinanzi a Giuseppe II, che era perennemente inseguito dalle polizie e dai creditori, che fece colpo anche al King's Theater di Londra, e che alla fine si rifugiò oltreoceano [...]. Nelle Memorie c'è il suo autoritratto, senza i difetti. Forse per questo nel leggerle si prova ancora una simpatia per lui, abate impenitente che in queste pagine tratteggia, probabilmente senza accorgersi, l'ultima grande età in cui la sua Europa conobbe la 'joje de vivre'."""" (dall'introduzione di Armando Torno). Note musicali di Laura Nicora, commenti di Max Bruschi." -
I due fratelli. Testo latino a fronte
I due fratelli Demea e Micione sono diversi in tutto: carattere, scelte di vita, sistemi di valori, relazioni. E diverso è anche il modo in cui hanno educato i due ragazzi Ctesifone ed Eschino: il primo è stato cresciuto nel rigido rispetto dei valori e della morale tradizionale e il suo rapporto con il padre è ispirato a timore, distacco, mancanza di confidenza; il secondo intrattiene invece con Micione una relazione fatta di indulgenza, comprensione, a tratti persino complicità. Perciò ogni incontro tra i due fratelli si risolve in uno scontro che chiama in causa i principi ai quali si ispirano le loro scelte educative. L'andamento della commedia, movimentato dalle parallele storie d'amore dei due giovani - Ctesifone è invaghito di una cortigiana, Eschino aspetta un figlio da una ragazza di povera famiglia -, sembra dare ragione ai metodi ""moderni"""" di Micione, così lontani dall'austera severità del padre romano; eppure proprio negli ultimi versi si assiste a un singolare rovesciamento delle parti, che consacra proprio il burbero Demea come il campione delle idee di Terenzio. Ma è davvero cosi? Questa versione italiana del capolavoro terenziano prova a sciogliere le difficoltà del suo inatteso finale, mettendone in luce i sorprendenti significati e restituendo al testo il fascino che esso dovette esercitare sugli spettatori di Roma antica."" -
I grammatici e i retori. Testo latino a fronte
L'operetta rappresenta una frangia curiosa della produzione svetoniana: può infatti apparire sorprendente che il biografo dei Cesari abbia dedicato parte della sua ricerca biografica ai maestri di scuola. In realtà con il ""De grammaticis et rhetoribus"""" Svetonio aggiungeva un tassello del suo progetto volto a scrivere le vite di tutti gli uomini illustri di Roma, non solo della politica, ma soprattutto del mondo culturale. Insieme ai filosofi, agli oratori e ai poeti, anche i grammatici e i retori - il fondamento dell'educazione del Romano del ceto medio-alto - meritavano un posto tra i viri illustres e dal momento che tutte le altre serie di biografie diverse dai Cesari sono andate perdute, queste 25 piccole biografie (20 di grammatici, 5 di retori - ma l'opera è lacunosa alla fine) sono una reliquia non di poco conto di un contesto storico-letterario in cui la cultura romana - dopo la grande trattatistica ciceroniana e il poderoso manuale quintilianeo - riflette sui fondamenti della propria educazione e della propria scuola."" -
Le buone maniere dei ragazzi. Testo latino a fronte
"Considero segno fondante di un'educazione raffinata e di un comportamento ineccepibile il saper scusare gli errori degli altri e non dimostrare meno affetto a un amico se si comporta in maniera un po' goffa. In taluni la semplicità dei modi è compensata da altre qualità e, del resto, nulla vieta di essere una persona a modo anche se non vengono osservate tutte le regole che ho appena terminato di esporti.""""" -
Aneddoto italiano. Tratto da una cronaca milanese del sedicesimo secolo. Testo francese a fronte
L'""Aneddoto italiano"""", che potremmo sottotitolare """"Aventure milanaise"""", rimanda agli innumerevoli scritti di Stendhal che si delineano per il loro carattere di incompiutezza. Ciò che resta di questo quanto mai interessante progetto scritturale è la breve narrazione di Stendhal di una terribile vendetta tra due famiglie lombarde, gli Ariberti e i Pecchio, dai lunghi, antichi contenziosi, avvenuta nel Sedicesimo secolo e tramandata dalle cronache. Alla morte improvvisa di Henri Beyle, avvenuta a Parigi il 23 marzo 1842, durante un congedo dalle sue funzioni di console negli Stati Pontifici a Civitavecchia, il cugino ed esecutore testamentario, Romairi Colomb, ritrovò tra le sue carte alcuni testi inediti, per lo più incompiuti, e nel timore che andassero perduti, li trasformò in una serie di presunte lettere inviategli dallo stesso Beyle, facendole precedere da un """"cappello"""", e li inserì in uno degli ultimi volumi delle """"Ceuvres Complètes (CEuvres Posthumes de Stendhal, Lettres à ses amis)"""" che stava pubblicando per i tipi dell'editore parigino Michel Lévy, cui diede il titolo di Correspondance inédite. La lettera è numerata come la CCXXII della raccolta; il fruitore è il medesimo Romain Colomb ed è datata """"Rome, le 25 novembre 1835"""". Prefazione di Annie Collet."" -
Lettere di Antonio Pizzuto a Felice Accame. Annotate e commentate dal destinatario
«In una lettera a Vanni Scheiwiller, Antonio Pizzuto parla di me come di un enfant prodige e, in un'altra a Laura Barile, come di un ""genio"""" che avrebbe """"nel piglio, nell'aspetto, qualcosa di napoleonico"""". Allo scopo sia di superare l'imbarazzo conseguente, sia di tacitare i sensi di colpa che l'intera vicenda dei nostri rapporti comporta, sarà bene che racconti la storia che segue.» Inizia così questo diario epistolare tra Accame e Pizzuto. Difficile ripercorrere le storie degli uomini basandosi solo su alcuni frammenti, ma è quello che fa Felice Accame. La vita è la sua e i frammenti sono delle lettere, che l'Autore ha scambiato negli anni con lo scrittore Antonio Pizzuto. È l'inizio di un'amicizia, nata sotto l'egida dell'editore Lerici, che pubblica a distanza di poco un nuovo libro di Pizzuto e il primo di Accame. E questo lo spunto che serve a Pizzuto per offrire l'opportunità ad Accame di lavorare insieme a un progetto che, tuttavia, sarà destinato a non realizzarsi nell'alternanza di più urgenti pegni morali e degli immancabili sensi di colpa."" -
La storia di Nutkin Scoiattolo. Ediz. a colori
"Questa è la storia di una coda, una coda che apparteneva a uno scoiattolino rosso, il suo nome era Nutkin. Egli aveva un fratello di nome Twinkleberry e un gran numero di cugini: essi vivevano in un bosco ai margini di un lago..."""" Età di lettura: da 3 anni." -
La memoria dell'acqua
"La raccolta nasce dal bisogno di raggruppare vari testi poetici, scritti nel corso degli anni, sul tema dell'acqua, a me molto caro e tra gli elementi, metaforici e non, basilari della mia poetica. Nasciamo dall'acqua, siamo fatti di acqua. L'acqua è uno degli elementi imprescindibili per l'equilibrio ecologico, per l'armonia tra uomo e ambiente. Senza acqua non sopravviviamo, non c'è nascita né vita. L'acqua e la donna sono congiunte da un legame primitivo, antico e ancestrale. Acqua: elemento essenziale di identità femminea ed esistenza. Maternità. In un flusso continuo di pensieri, parole e immagini, il lettore viene accompagnato nell'attraversamento di questo elemento naturale e condotto nelle anse della narrazione. Ogni testo presenta un esergo extrapoetico per introdurre l'argomento poi sviluppato nella poesia e nel dipinto ad essa abbinato. Dei quattro elementi quello liquido è sicuramente uno dei più fecondi dal punto di vista dell'ispirazione artistica, sia per le sue caratteristiche di trasparenza e fluidità, sia per il forte significato simbolico che le è da sempre stato attribuito nella filosofia e nella mitologia. Le opere di Mauro Calvi - forme e colori dell'acqua - sgorgano da un suo personale fluttuare; accompagnate ai versi sanno riprodurne suoni e tinte in una sinestesia di intensa efficacia."""" (Cristina Balzaretti)" -
Inni, odi, elegie. Testo tedesco a fronte. Ediz. bilingue
"Hölderlin è, insieme a Heinrich von Kleist e a Friedrich Nietzsche, uno dei quasi mitici rappresentanti del destino tedesco, una delle figure veramente tragiche della storia della letteratura tedesca. Nato a Lauffen sul Neckar, in Svevia, nel 1770, ossia in un'età ove l'uscente Illuminismo apriva le porte a un'iridazione di movimenti spirituali estremamente contrastati e dinamici, educato dalla madre a una religiosità intimamente pietistica che la successiva esperienza didattica nelle rigide scuole protestanti potè inaridire, ma non certo essiccare, nel razionalismo di un'astratta teologia dogmatica, Hölderlin, dotato di un'eccezionale sensibilità recettiva, rappresenta dopo Goethe e Schiller uno degli esiti più sintomatici dello spirito del secolo XVIII in Germania. Che egli appartenga alla classicità tedesca o al Romanticismo è questione che non rientra nella sua singolarissima personalità, il cui vero destino fu, al pari di Kleist e di Nietzsche, un isolamento e una solitudine intolleranti inquadramenti storici."""" (dalla presentazione di Sergio Lupi)" -
Sull'eternità del mondo-Sui sogni-Sul sommo bene
Il libro, a cura di Luca Bianchi, riunisce tre opere del filosofo danese Boezio di Dacia. La prima, ""Sull'eternità del mondo"""", composta tra il 1270 e il 1277, diventò il bersaglio del decreto censorio che il vescovo Etienne Tempier promulgò nel 1277, con il quale proibiva di usare alcune opere di argomento filosofico e scientifico e di insegnare oltre duecento tesi ritenute pericolose per la fede cristiana. Sebbene Boezio non fosse stato espressamente dichiarato eretico, la censura di alcune sue tesi contribuì a gettare un alone di mistero su tutto l'insieme delle sue opere e venne considerato quantomeno sconveniente possederle e leggerle: in questo modo, l'autore scomparve dalla scena filosofica per oltre sei secoli. I suoi trattati di morale, di filosofia naturale, di grammatica speculativa vennero riscoperti solo a partire dai primi decenni del XX secolo. Oltre al già citato """"Sull'eternità del mondo"""", il libro riunisce il testo """"Sui sogni"""", nel quale Boezio tenta di rispondere all'interrogativo se sia possibile conoscere gli eventi futuri attraverso i sogni; e l'elegante opuscolo """"Sul sommo bene"""", in cui l'autore esprime tutto il suo entusiasmo per la filosofia, considerata come il fine ultimo dell'esistenza dell'uomo."" -
Storie babilonesi. Testo greco a fronte
Due bellissimi sposi, Rodane e Sinonide, la sorte capricciosa, che ama scatenare i turbinosi eventi caratteristici della narrativa romanzesca di età tardo-ellenistica e imperiale, un'ambientazione esotica e remota, un perfido antagonista, numerose vicende secondarie ricche di dettagli sanguinosi e macabri, qualche particolare scabroso, una serie infinita di rocamboleschi colpi di scena e scambi di persona, morti apparenti e miracolose risurrezioni... Tutto questo e molto altro si trova nelle ""Storie babilonesi"""" di Giamblico, o per meglio dire si trovava, perché il romanzo è andato perduto, a parte un discreto numero di brevi frammenti, più tre di maggiore estensione, ma risulta ricostruibile grazie all'epitome contenuta nella Biblioteca del patriarca bizantino Fozio."" -
Bouquiniana. Note e noterelle di un bibliologo. Testo francese a fronte
Poco o niente si sa sia dell'autore, Bernard-Henri Gausseron, sia del libro, ""Bouquiniana. Notes et Notules d'un Bibliologue"""", apparso a Parigi nel 1901, nella """"Collection du Bibliophile Parisien"""" per H. Daragon, Libraire, con sede in Rue Notre-Dame-de-Lorette numero 10, in 365 copie, 10 esemplari su carta Giappone, 5 su carta Cina, 10 su carta Olanda e 350 copie su carta vergata. [...] Il libro è un excursus attraverso le opere - di cui si riportano le citazioni - di quegli autori, numerosi e spesso sconosciuti ai più, ed è per questo motivo che si è preferito non darne notizia neppure in note che avrebbero avuto il solo difetto di appesantire la lettura del libro senza nulla aggiungere. Poeti, scrittori o bibliofili che hanno in qualche modo parlato del libro, confessando il loro profondo amore per quelli che posseggono, il rammarico per quelli che non sono presenti nelle loro biblioteche e l'odio ostinato per quelli che non potranno mai avere."" -
Una stagione all'inferno. Testo francese a fronte
"La letteratura che ha privilegiato fino a oggi Rimbaud è sterminata, le traduzioni innumerevoli. L'interesse rivolto alla sua poesia e alla sua vita pare non avere fine. Quando la poesia — è questo il caso — entra nella leggenda e diventa mito, il mito, si sa, ha confini sfumati e indeterminati. Arriva ovunque ed è senza tempo. Studiando Rimbaud, mi sono reso conto che la sua anima cammina ancora tra noi, perché non si è mai fermata. E non sembra voler giungere al termine del suo lungo viaggio. La sua voce, per nostra fortuna, continua a echeggiare nelle luminose stanze della grande poesia. Da qui l'idea di questo libro dedicato a Una stagione all'inferno, un testo sulfureo ed enigmatico, brutale e trascinante, dove l'urgenza di spingersi fino all'Ignoto, e non a un altrove qualunque, è una cosa sola con la sete di assoluto. Per condividere con altri il piacere di questa lettura, ho chiesto ad alcuni fra i maggiori o più rappresentativi poeti italiani di essere miei compagni d'avventura e di fare dono di una loro testimonianza sul poeta francese. Gli amici che hanno subito aderito, e che qui ringrazio, sono: Sebastiano Aglieco, Alessandro Ceni, Giuseppe Conte, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Flavio Ermini, Marco Ercolani, Gabriela Fantato, Elio Grasso, Gilberto Isella, Tomaso Kemeny, Marica Larocchi, Angelo Lumelli, Michele Miniello, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Elio Pecora, Renzo Paris, Giancarlo Pontiggia, Alessandro Rivali, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Paolo Ruffilli e Gian Mario Villalta."""" (Carmelo Pistillo)" -
Storia leggende e viaggiatori di Brianza. Con il «Journal du voyage» di Stendhal
Un viaggio in Brianza dovrebbe iniziare dall'attenta osservazione di una carta geografica. Non di una qualsiasi, ma di quella stampata a Milano nel 1837 «Presso Santo Bravetta». Il titolo è eloquente: La Brianza e i luoghi circonvicini. Nei primi decenni dell'Ottocento la Brianza entra negli itinerari di poeti e scrittori quali Carlo Porta, Ugo Foscolo, Alessandro Manzoni e prima ancora Giuseppe Parini. Stendhal nell'agosto del 1818 compie un breve soggiorno e nel Journal du voyage dans la Brianza racconta le ville, la natura, i laghi, gli indimenticabili occhi delle donne briantee. I coniugi tedeschi Friedrich e Caroline Lose hanno fissato per la geografia della memoria delicatissimi e romantici acquerelli. Sono seguiti i pittori Longoni, Mosè Bianchi, Spreafico, Segantini e tanti altri a regalare descrizioni da cui partire per immaginare e ritrovare i segreti e lo spirito profondo di questa terra. Il volume offre una narrazione della Brianza, raccontata da chi l'ha vista e goduta in epoche diverse. Pagine per amare un territorio e, se possibile, per ritornare a valorizzarlo senza ferirlo ulteriormente. -
Il giovane Mozart a Milano. Un saggio e un racconto
Wolfgang Amadeus Mozart trascorse a Milano quasi un anno della sua breve vita. A Milano divenne operista, si fece conoscere, incontrò personalità musicali del tempo quali Hasse e Sammartini, lavorò con Giuseppe Parini. Eppure il ""Mozart milanese"""" è poco conosciuto, sovente dimenticato. Con un breve racconto (scritto per aver perso una scommessa) e un saggio non scientifico sul soggiorno mozartiano nella capitale lombarda, l'autore vuole offrire un piccolo omaggio al talento del giovanissimo maestro di Salisburgo."" -
Giù la testa. Memorie del boia della rivoluzione
Parigi, 2 marzo 1792. In una stanza del palazzo delle Tuileries tre noti personaggi si trovano al cospetto del re: il dottor Antoine Louis, medico di corte, il dottor Joseph Ignace Guillotin, ex professore della facoltà di Medicina e deputato di Parigi, e Charles-Henri Sanson, exécuteur des hautes et basses oeuvres, ossia il boia di Parigi. Devono presentare al sovrano il disegno di una nuova macchina che avrebbe dovuto rendere più ""umano"""" l'estremo supplizio dei condannati. Luigi XVI, che a tempo perso si diletta di lavori di carpenteria e meccanica, corregge sapientemente con un tratto di penna il disegno della nuova macchina: alla prevista lama a mezzaluna ne sostituisce una obliqua. Nasce così la ghigliottina, personaggio chiave della Rivoluzione francese, che vedrà, inopinatamente, tra le sue vittime lo stesso Luigi XVI, la moglie Maria Antonietta, Charlotte Corday, Danton e Robespierre. Attraverso le annotazioni giornaliere del boia potremo seguire i momenti cruciali di tutto il primo periodo rivoluzionario, i processi e le vicende dei condannati negli ultimi momenti di vita, le loro estreme viltà o il loro supremo coraggio."" -
Le preghiere della tradizione
Perché un libro di preghiere? Credo sia la prima domanda che ciascuno si ponga davanti a questa raccolta. Alcuni potranno salutarla con piacere esclamando: ""Che bello ritrovare gli anni dell'infanzia"""". Altri, si sentiranno confermati in ciò che credono e scopriranno di non conoscere alcuni testi o di averne dimenticati altri. Per la maggior parte, però, la domanda resta: """"Perché un libro di preghiere?"""". Questo libro raccoglie una selezione di preghiere con l'intento di facilitare la comprensione del fenomeno religioso, in particolare l'aspetto del rapporto personale con Dio. E poi un modo per conoscere il cattolicesimo nei suoi riti, nelle devozioni, negli aspetti formativi. Si tratta di testi nati e affinati nei secoli, espressione della tradizione. Sono preghiere che si rivolgono a Dio Padre, al Figlio Gesù Cristo, allo Spirito Santo, a Maria e ai Santi. Alcune sono state pensate per iniziare religiosamente la giornata e per concluderla; altre per affrontare la morte o per invocare una guarigione. In generale, tutte mettono ogni momento dell'esistenza sotto la protezione del Cielo. Il volume ha recuperato testi dimenticati o lasciati lentamente cadere dopo il Concilio Vaticano II; qui vengono riproposti per il loro valore e per l'importanza avuta nella costruzione di uno stile di vita. Le preghiere sono state raggruppate in tre sezioni: Il giorno, La vita, La gloria. Ognuna e tutte insieme sono contraddistinte e accomunate dalla dimensione del tempo in cui si trovano l'inizio, il presente che si fa storia e l'eternità. Che questo libro sia un buon compagno di viaggio."" -
Lenin a Capri ovvero i dieci giorni che sconvolsero un'isola
Nel giugno del 1910 Lenin abbandona precipitosamente Parigi e parte per Capri. Vuole raggiungere Maksim Gor'kij che, circondato da una corte dei miracoli composta da intellettuali e artisti, da tempo vive sull'isola frequentata allora da teste coronate e stelle della Belle Epoque. I motivi di quella partenza fino a oggi non erano mai stati chiariti: non vi erano infatti ragioni di salute, cause politiche, moventi finanziari o familiari che potessero giustificare quell'improvviso trasferimento nell'arcipelago campano. Attraverso questo saggio romanzesco, o forse romanzo-verità, ne scopriamo finalmente le ragioni: Lenin non volle andare a Capri bensì vi fuggi. Egli cercava, in questo modo, di cambiare radicalmente vita al fine di superare la profonda crisi esistenziale e politica che lo tormentava in quel periodo. Ma durante quei giorni e quel viaggio accaddero fatti talmente decisivi da rovesciare ogni sua aspettativa e speranza contribuendo a determinare in tal modo la successiva storia del secolo scorso e anche di quello presente. In questo libro - ironica ricostruzione d'epoca, sorprendente avventura di tensione, paradossale dissertazione di filosofia politica - la figura di Lenin emerge in tutta la sua complessità. Se ne narrano le avventure - le indagini su degli omicidi, la lotta con polizie segrete e bande criminali, un'esasperante partita a scacchi - e se ne traccia uno spaccato di vita nella continua lotta tra i suoi aneliti e i fantasmi della sua infanzia. Il tutto naturalmente alla vigilia di immani tragedie storiche... -
A bon droit. Il piacere della vendetta
1380. Lo Stato visconteo, il più esteso dell'Italia settentrionale, è governato a ponente da Gian Galeazzo, mite figlio di Galeazzo II, e a levante dal suo crudele zio Bernabò il quale non perde occasione per intromettersi nella vita privata e politica del giovane nipote. I cinque anni durante i quali si svolge la vicenda narrano le numerose traversie affrontate da Gian Galeazzo: il matrimonio combinato con la cugina Caterina, figlia di Bernabò; la misteriosa morte di Azzone, figlio di Gian Galeazzo e suo unico erede; il suicidio di Maffiolo Mantegazza, fedele sostenitore della sua famiglia, e le odiose cacce al cinghiale. Unica nota positiva di questo cruento passatempo organizzato dallo zio, è l'incontro con Agnese dalle trecce nere, il vero amore della sua vita. Pur sopportando le angherie del temibile parente, Gian Galeazzo, in questi anni, medita vendetta aiutato anche dalla madre Bianca di Savoia e dall'amico Jacopo dal Verme fino a riuscire, nel 1385, a spodestare il perfido zio diventando così il primo, e amatissimo, duca di Milano.