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Dario Niccodemi: il regista di Pirandello
Se volessimo descrivere il fiuto, proprio dei grandi uomini di teatro, che dimostrò Dario Niccodemi negli anni in cui diresse la Compagnia Drammatica Italiana (1921-1930), basterebbe ricordare quella infuocata sera del 9 maggio 1921, al ""Valle"""" di Roma, quando il direttore della formazione teatrale firmò il debutto di Sei personaggi in cerca d'autore. Sera di battaglia, tra fischi, urla e tentativi di aggressione fisica nei confronti di Pirandello. Anche Niccodemi, una volta letto il copione, aveva sentito dentro di sé un'istintiva contrarietà, subito seguita - ecco il proverbiale fiuto del regista livornese - dalla constatazione di trovarsi di fronte a un'opera destinata a rivoluzionare la storia del teatro. Regista vero, Niccodemi, in anni in cui il termine non aveva ancora preso piede in Italia. Tagliava e riadattava brani di un testo, se ciò serviva a valorizzarne lo spirito autentico; portava in ritiro gli attori, allo scopo di accrescerne l'affiatamento; pretendeva che ognuno di essi studiasse l'intero testo e le parti dei colleghi, non soltanto la sua; curava con meticolosità la scenografia. L'attività della sua compagnia rappresentò, nel corso degli anni Venti del Novecento, una svolta fondamentale per il teatro italiano. Dalle ammuffite scene ottocentesche, al moderno teatro di regia. Partendo da tali presupposti, questo libro - in buona parte basato sul materiale cortesemente messo a disposizione dall'Archivio Niccodemi di Livorno - ricostruisce la vicenda umana e artistica di Dario, dagli anni parigini della Belle Époque, quando metabolizzò, al fianco della celebre Gabrielle Réjane, la lezione di maestri come Antoine e Stanislavskij, fino alle tournées europee e sudamericane della compagnia. Una cavalcata nel mondo del teatro degli anni Venti, seguendo intuizioni, successi e delusioni del brillante commediografo, autore di testi come La maestrina e La nemica, che nel 1921 si lanciò nella nuova avventura di direttore di una compagnia, in cui brillarono le stelle di Vera Vergani, Luigi Cimara e Luigi Almirante. Senza dimenticare il Niccodemi abile talent-scout, grazie alla scoperta di futuri mostri sacri, del calibro di Anna Magnani ed Elsa Merlini. Il libro contiene un ricco patrimonio di fotografie inedite, molte delle quali eseguite da Leonardo Casalini."" -
Il diavolo si annida nei dettagli. Diario d'Africa di un golem
Un libro singolare questo di Fabrizio Fabiani, che racconta un'Africa diversa - la sua Africa - fitta di vicende terribili, ma anche di infinita tenerezza. Un'Africa da amare, nella quale restare avvolti, come sotto una grande coperta. Scrive Fabiani: ""Avevo 47 anni, quando ho iniziato a vivere le mia """"vita altra"""", infatti, a quell'età, sono diventato missionario laico ed ho chiesto ed ottenuto di partire per teatri di guerra, con al seguito come bagaglio, la mia anima che sento di possedere e ne rivendico tutto il """"peso"""" con la forza di un laico non credente. Allora, non se la passava bene, la mia anima intendo. Sentivo un senso di incompiuto. Più precisamente, avevo la lebbra nell'anima e volevo guarire. Poi, la lebbra, quella vera, l'ho vista. Ebola mi ha accarezzato ed alla mia anima, mentre vivevo la """"vita altra"""", quella che si riduce all'assoluto, semplice e terribile, vivere o morire, alla mia anima, non ho pensato più, non avevo tempo. Mai come allora, ed a maggior ragione oggi,dopo tante missioni in Africa, sono convinto che la vita vera, ancora esista in terre come quelle, emarginate, offese, umiliate eppure vive per tutti e da lì, verso questa terra avvelenata che ormai è l'occidente, possa tornare la vita, incanalata dal tempo vero dentro le stagioni e non imprigionata nei nanosecondi. Ancora ero capace di pensare, pur vedendo il riflesso di brace dei miei occhi proiettarsi, a notte fonda, sulle foglie delle piante della savana. Infinito, immenso, atroce e bellissimo """"quel"""" tempo storico. Se si riesce ad entrarci dentro a quel tempo, si vive l'eternità del passato e del futuro mentre si incontrano nella terra di mezzo, appena oltre la soglia. Lì vivono i golem, non in comunità, ma ognuno catturato nel proprio spicchio di tempo infinito."" -
Eurosia la stella dei Pirenei
«Scrivendo il testo per questo musical, lo ammetto, ho lavorato molto di fantasia. Alla ricerca storica sulla figura di Sant'Eurosia mi sono dedicato nel mio precedente libro Da Jaca a Corazzano. Il culto di Sant'Eurosia, patrona della campagne (La conchiglia di Santiago 2015). Qui invece mi sono preso qualche libertà, credo legittimamente, considerato che lo scopo principale di un'opera teatrale non è tanto la ricerca della verità storica o dell'esattezza filologica ma l'intrattenimento del pubblico e, qualora vada molto bene, il miglioramento del mondo attraverso qualche istante di bellezza.Se gran parte del copione è frutto di fantasia, in esso niente - o quasi - è casuale. Ho cercato di riprendere nel linguaggio del musical motivi legati a leggende o ipotesi fiorite intorno alla figura della martire aragonese. Al di là delle varie scelte tematiche, sono le canzoni - nel loro connubio di musica e parole - a fungere da motore della storia e a costituire l'asse portante dello spettacolo. Per questo gran parte del merito per l'eventuale riuscita del progetto sarà da attribuire al lavoro svolto da don Mario Costanzi, che ha composto e arrangiato le musiche con grande competenza e maestria. Alla felicità dell'invenzione melodica, il sacerdote cantautore ha unito un'interessante esplorazione a livello sonoro utilizzando anche strumenti esotici e inconsueti. In un'epoca di secolarizzazione galoppante come quella in cui viviamo può sembrare un azzardo presentare un'opera teatrale di questo genere. I temi del cristianesimo come scelta decisiva e del martirio come ""caso serio"""" della fede non sono più tanto frequenti neanche all'interno dell'ambito cattolico. Ma proprio la rarità di testi contemporanei che affrontino queste tematiche mi persuade a pubblicare il presente lavoro, cogliendo, per usare un'espressione del teologo Johann Sebastian Drey, un """"generale sentimento della sua necessità""""». Introduzione di Anna Scattigno."" -
Noi credevamo. Il cinema di Mario Martone
Ancora un libro del Circolo del Cinema ""Angelo Azzurro"""", aderente all'UICC nazionale, la gloriosa unione italiana dei Circoli del Cinema, fondata nel 1951, tra gli altri da Roberto Rossellini. L'Angelo Azzurro ha in questi anni organizzato importanti cicli di film su una serie di grandi registi italiani e internazionali, costruendo ogni volta una programmazione pressoché completa su questi uomini di cinema e portandoli quasi sempre a confrontarsi con il loro pubblico di appassionati frequentatori, ma anche di semplici curiosi. In questo volume una serie di saggi inediti sul cinema di Mario Martone, senz'altro il più interessante regista della sua generazione, studiato attraverso una serie di saggi inediti di alcuni dei critici più importanti sia di cinema che di teatro, attraverso lo studio di alcuni suoi capolavori da Morte di un matematico napoletano fino al film presentato all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, Il sindaco del Rione Sanità, che – accanto all'ottimo risultato di critica - ha vinto un prestigioso Leoncino d'oro, il premio dedicato alle generazioni più giovani e alla scuola."" -
I racconti dell'orto
"Giancarlo Pertici si fa scrittore, inizia a produrre/mettere su carta i racconti di questo libro. Una tensione positiva lo porta a scrivere, l'energia è nel desiderio, quasi bisogno di dare memoria ad un vissuto fatto di relazioni, eventi, luoghi e valori. Racconti ambientati negli anni cinquanta e sessanta, perlopiù a San Miniato, città natale. Ampio spazio alla memoria dello scrittore bambino. Un bambino speciale, dotato di sensibilità, curioso, ben attento ai dettagli, consapevole del suo pensare ed agire e di quanto intorno a lui accade. Nella quotidianità del bambino Giancarlo c'è una persona che più di ogni altra ha segnato nel bene tutta la sua vita. Ecco, il libro si apre con il racconto dedicato a Nonno Nuti. Intensità, bellezza nel delineare un legame che si tesse in perfetta armonia, nel rispetto, un reciproco donare l'un l'altro senza chiedere, una reciproca leggera aspettativa appagata in una quotidianità semplice, essenziale, vera, pervasa dal piacere di esserne responsabili. Un bel regalarsi tanto. Si libera sicurezza, reciproca protezione, tutto si diparte da minute percezioni, la regia è affidata ai sentimenti, al sentire di poter piacevolmente contare su una presenza che si fa per entrambi profonda ed intensa in un giorno dopo giorno, che diventa vivo ricordo. È il fare uscire la stesura di questo racconto, che ha determinato nello scrittore movimento, consapevolezza, forte bisogno di dare memoria, desiderio di far meravigliare e di emozionare. Questo racconto offre la chiave di lettura dell'intera opera"""". Così scrive nella prefazione Cecilia Alessi, una donna che da più di trent'anni vive in Romagna, lontana dalla sua città di origine, quella San Miniato descritta nelle pagine di """"I racconti dell'Orto"""", primo libro di Giancarlo Pertici, pagine che hanno anche un interesse antropologico, descrivendo un mondo che non esiste più, ma che – fino a non molti anni fa – sembrava marchiare in eterno quei luoghi e quegli spazi. È insomma una specie di aiuto postumo che lo scrittore dà ai turisti, ma anche ai nuovi abitanti di quei luoghi, descrivendo qualcosa, nei fondi dei negozi, nei segni sui muri, negli archi sotto le case e negli spazi aperti e chiusi, che non esiste più, ma di cui si può ancora sentire il respiro. Al punto che anche un lettore comune, che non conosce quel luogo, che per molti scrittori di Sette-Ottocento è una specie di paradiso terrestre, può trarre grande sollievo, dalla semplice conoscenza di quel mondo, poverissimo, ma pieno di grande dignità, di umanità, di spessore." -
Il silenzio dell'angelo
Un giorno qualunque in compagnia dell'autismo. Una nascita insperata, spontanea, dopo un triplice tentativo fallito di fecondazione assistita. Sconfitto il morso famelico dell'endometriosi. Un miracolo. La scoperta, bruciante, che l'angelo che si attendeva ha un piumaggio speciale. Dio, perché? Ingresso nei gironi infernali dello spettro autistico. Lasciate ogni speranza voi che entrate. Lenta risalita dagli abissi della disabilità con sprazzi di luce e di speranza che s'irradia dalle torce di tanti ""sommozzatori"""" con cui scambi quotidianamente boccate d'ossigeno ed azoto. Angeli terreni. Un giornale di bordo, intimo e familiare, di piccolo cabotaggio autistico. Un """"Ulisse"""" che non dura 24 ore, ma ogni santo giorno. Un incubo. Ed una speranza onirica finale. Questo libro racconta di un bambino autistico, Teo, dal nomignolo curioso, """"Nocciolino"""". Si comincia dalla fuoriuscita del ventre materno, fino all'età di circa 6 anni. E dopo? L'autore, tace. Vi si narrano gli sforzi immani dei genitori, due piccoli mozzi di bordo al timone di una malferma scialuppa, quasi mai d'accordo sulla direzione da imprimere alla prua. La traversata per il grande oceano dell'autismo non si giova di sicure mappe nautiche, di rigorosi portolani, di affidabili bussole o di precisi angoli di sestanti, e men che meno di avanzati strumenti geo-satellitari, ma è malferma ed insicura, quasi sempre sottocosta, come quella degli antichi, all'avaro lume dell'Orsa minore o della stella polare, in una notte di nebbia. L'equipaggio è solitario. Si viaggia in tre. Il passeggero e i due mozzi di bordo, appunto. Sulla scialuppa non sale quasi mai nessuno. Tranne qualche vecchio. Anzi appena navi di più grosso cabotaggio ne intravedono all'orizzonte quello straccio di bandiera e l'insicuro procedere, si precipitano a variarne la rotta, per non incrociarla. Non si sa mai. Nei porti l'approdo è complicato ed osteggiato. Come le navi dei folli o le scialuppe dei migranti. Sul diario di bordo è tenuto un resoconto puntuale della vita del passeggero e degli assistenti di bordo. Si narra delle aspettative della nascita. Dei primi sforzi per la nutrizione. Della fatica del dormire, del giocare, dell'apprendere. Dei riti puntuali ed ossessivi di bordo. Dei naufragi. Dei mancati arrivi, ma anche degli insperati salvataggi. Dei rari approdi in radure o isole felici e dei soccorsi dei tanti sub che ti offrono gratis il loro ossigeno, per tirare avanti e non soffocare. Di brucianti domande ad indisturbate divinità. Si parla di sogni. Incubi. Speranze e preghiere. Ma ora basta, scoprilo da te lettore. L'ormeggio è sciolto. Il viaggio inizia. Da un campetto da calcio di periferia."" -
Il tempo del silenzio
"Il tempo del silenzio"""" ricostruisce l’improvvisa, quanto misteriosa scomparsa del famoso economista italiano Federico Caffè, professore di politica economica e finanziaria presso l’Università di Roma. Per risolvere il caso della sparizione vengono scelti due investigatori con spiccate capacità di indagine: un tenente dell’Arma dei carabinieri e un commissario della polizia di Stato. Da una storia vera." -
La città dei bambini
La storia narrata in ""La città dei bambini"""" è molto complessa, non vogliamo togliere al lettore la sorpresa e lo stupore di trovarsi davanti a un intreccio che usa una scrittura davvero di grande maturità. Irene Campinoti, l'autrice, ha tre figli e immaginiamo la loro gioia nell'ascoltare le storie che la loro mamma va loro raccontando, non solo arrivate a partire da questo libro, ma anche da altri, come il bellissimo """"Storia di tappino"""". """"La città dei bambini"""" assomiglia molto alla saga di C.S. Lewis, che nel 1950 cominciò a pubblicare i romanzi delle sue """"Cronache di Narnia"""", ma anche ai libri del suo amico Tolkien (che aveva raccontato al figlio e poi pubblicato nel 1935 """"Lo Hobbit"""" facendo uscire """"Il Signore degli Anelli"""" solo nel 1954, dopo il grande successo ottenuto da Lewis). Ma il riferimento da fare va anche ad altri autori, come Astirid Lindgren, la cui """"Pippi Calzelunghe"""", prima di essere un libro era stato una storia narrata alla figlia. Si tratta di libri da milioni di copie, che ricordiamo insieme ad uno scrittore che di copie ne ha vendute invece pochissime e che è stato pubblicato dalla Tipografia Bongi di San Miniato nel 1886, senza mai più essere rieditato, stiamo parlando di Guido Pieragnoli, autore di """"La Bruna di Poggighisi"""", che si svolge in un Cinquecento sanminiatese credibile e forse possibile, ma che – per quanto ci interessa – usa ampiamente una Strega, Barbuccia e un'ambientazione di notevole impatto narrativo, quelle Fonti alle Fate, che sembrano rimaste solo nel nome di un parcheggio, ma che in realtà esistono ancora, nascoste tra i rovi della collina che scende dai giardini della cittadina toscana, dove si svolge – anche se con un nome inventato – anche il nostro libro."" -
L'inverno dei mirtilli
È un libro importante questo scritto da Stefano Vestrini, che si avventura in una sofferta riflessione sulla Giustizia, nato a partire dalla morte di un collega di lavoro, nella delicatezza e anche magia di una penna più adatta alla letteratura che ai banchi di un tribunale. Un libro da leggere e anche da regalare a chi, come Vestrini, abbia in qualche modo abitato i Palazzi di Giustizia, ma anche a chi genericamente si interroghi sulla vita e sull'uomo, a partire dagli antichi: la Bibbia o i filosofi greci. Vestrini li rende umani, vicini a chi legge, pronti a insegnarci ancora qualcosa, ed è questa la parte più bella del libro. ""Potessi farlo, lo farei. – scrive Vestrini - Avvertirei piano i mirtilli di non mettere in mostra i loro frutti troppo presto, così da non farli bruciare dal gelo. Dalla zampata maligna di questo inverno tardivo"""". Il libro è dedicato alla memoria dell'avvocato Alberto Corsi, con il quale l'autore ha lavorato in via dei Della Robbia 23, a Firenze, dove di recente il Consiglio Regionale della Toscana, ha posto una targa che segnalava quel luogo, come sede della studio di un altro uomo di legge: Piero Calamandrei, """"politico, giurista, accademico, appassionato difensore del diritto e della libertà""""."" -
La nostra Urbanina. Avanguardia d'altri tempi
In una villa settecentesca, nella campagna toscana, agli inizi degli annì60, il marchese Pier Girolamo Bargagli Bardi Bandini e il geniale tecnico Narciso Cristiani, progettarono e costruirono la loro auto elettrica, proponendo una mobilità alternativa, ad inquinamento zero, in un mondo con una coscienza ambientale ancora da sviluppare, con il riscaldamento delle abitazioni a gasolio e nel pieno boom della benzina super. Una scelta controcorrente, maturata nella limonaia della villa di Poggio Adorno, tra Santa Croce, Castelfranco di Sotto e Fucecchio. In quella piccola officina fu ideata la prima auto elettrica prodotta in serie, una micro-car (diremmo oggi) che sapeva adattarsi alle strade delle città più trafficate, trovando parcheggio anche negli spazi più ridotti e soprattutto non inquinando affatto. Il marchese Bargagli trasferì la sua visione di una nuova mobilità, compatta, economica e non inquinante, all'estro creativo di Narciso Cristiani che, con un piccolo gruppo di appassionati collaboratori, inventò tante soluzioni che troviamo – quasi sessanta anni dopo – nelle auto elettriche di oggi. Quella della Urbanina è stata una splendida ma brevissima avventura, terminata nei primi annì70 con la cessione delle attrezzature e dei brevetti alla Zagato. Troppo innovative le soluzioni proposte rispetto alle tecnologie dell'epoca, sia nella elettronica che nelle batterie, ma soprattutto troppo futuristica la visione di una mobilità elettrica, ad inquinamento zero, in un periodo dove l'impatto sull'ambiente della mobilità ottenuta bruciando i combustibili fossili non era certo in primo piano. -
L'uomo della melagrana. Luciano Marrucci poeta e prete
"L'uomo della melagrana. Luciano Marrucci prete e poeta"""" è un libro realizzato nel novantesimo anno dalla nascita di don Luciano Marrucci (1929-2015), grande e singolare figura di sacerdote sanminiatese, importante soprattutto per i suoi meriti letterari, ha tra l'altro diretto per quasi quindici anni (tra il 1974 e il 2000) l'Istituto del Dramma Popolare di San Miniato, il più antico festival teatrale italiano, attivo ininterrottamente dal 1947. Marrucci fu scoperto come poeta dal grande critico Sergio Solmi, che oltre a farlo uscire nel 1975 sulla prestigiosa Antologia dello Specchio di Mondadori, ne curò una raccolta di liriche per l'editore Scheiwiller di Milano. Nella sua vita don Luciano ha pubblicato numerosi libri, ma si segnala la traduzione di """"Pittura su legno"""" di Ingmar Bergman per l'editore Einaudi. Ha diretto per molti anni il settimanale La Domenica e una prestigiosa casa editrice di libri d'arte, L'Orcio d'Oro, con la quale ha pubblicato edizioni pregiate. Molti suoi testi teatrali sono andati in scena, con grandi attori e in festival importanti. Si ricorda ad esempio """"Il principe felice"""" di Wilde, in un adattamento di don Marrucci, andato in scena a Roma, con Alessandro Preziosi. Il libro è scritto da Andrea Mancini, critico e docente teatrale, che oltre ad essere amico e collaboratore per molti anni del grande sacerdote, gli ha dedicato alcuni anni di ricerca. Nel libro ci sarà anche una ricca appendice di brani inediti di carattere storico ma anche narrativo scriiti da Luciano Marrucci." -
La politica è donna. Memoria di una ragazza ribelle
La Politica è donna è soprattutto un esercizio di memoria, personale e sociale, in cui l'autrice ripercorre le tappe della propria ""seconda nascita"""", quella dell'impegno politico e della soggettività di genere. La militanza nei primi annì50 nell'Udi e nel Partito socialista, l'incontro con il femminismo, gli incarichi nelle amministrazioni locali, l'impegno per la pace e la cooperazione internazionale nel primo decennio del Duemila: il racconto intreccia lo scenario di un Paese in grande trasformazione con l'evoluzione personale di una donna che impara a riconoscere, e a tenere come baricentro, la propria soggettività, cercando di mantenere il collegamento, non senza lacerazioni, con la dimensione collettiva cui sempre si relaziona."" -
Nicola Tacchinardi. Il tenore che incantò Napoleone
Parlare di Nicola Tacchinardi permette di mettere a fuoco un mondo - quello della lirica del primo Ottocento - ormai dimenticato. I melomani dei nostri tempi guardano soprattutto ai capolavori dell'opera romantica della seconda metà del XIX secolo, in primo luogo a quelli verdiani, mentre il ""belcanto"""" dell'epoca precedente è oggi materia soltanto di studiosi. Tacchinardi è attivo in una fase di passaggio tra due modi diversi di stare sul palcoscenico. Proprio per questo motivo la sua figura suscita interesse. Al di là del grande valore artistico, questo tenore livornese ha in sé, contemporaneamente, stilemi settecenteschi e del nuovo secolo. Del resto, si tratta di un artista nato nel 1772 e morto nel 1859. Canta insieme a Gian Battista Velluti, l'ultimo dei celebri castrati che avevano contraddistinto la lirica del XVIII secolo; è un tenore baritonaleggiante e non certo uno di quelli che, nel secondo Ottocento, esploderanno nel """"do di petto""""; si esibisce in opere ispirate alla mitologia e agli eroi greco-romani (Trajano in Dacia, Andromaca e Pirro, Gli Orazi e i Curiazi, La distruzione di Gerusalemme), secondo il gusto settecentesco; ma il suo cavallo di battaglia sarà il romantico Otello di Rossini e, nel saggio Dell'opera in musica e de' suoi difetti, evidenzierà la necessità di modernizzare il teatro lirico e di sottrarlo ai capricci dei divi."" -
Il coltello nell'anima. Il cinema di Roman Polanski
Il volume a cura di Jaures Baldeschi con la collaborazione di Tullio Masoni e Paolo Vecchi, raccoglie una serie di saggi inediti sul cinema di Roman Polanski, senz’altro tra i registi più interessanti e poliedrici a cavallo tra il Novecento e primo ventennio del nuovo secolo, che ha fissato il suo sguardo apolide nell’oscurità della mente attraverso i fantasmi della follia, le suggestioni dell’eros, lavorando all’interno dei generi con uno spiccato gusto per il barocco, le influenze surrealiste, le suggestioni e i modelli letterari (Ionesco, Beckett, Gombrowicz), un cineasta però sempre libero da schemi codificati, studiato attraverso i saggi inediti di alcuni dei critici più importanti nel panorama nazionale e internazionale. -
Ubu. I dialoghi del Padre e della Madre da Alfred Jarry
Questo straordinario fumetto su Ubu, disegnato da Andrea Rauch, esce per accompagnare una sua mostra, che racconta il rapporto con Alfred Jarry e con Ubu, il personaggio principale di una saga teatrale e narrativa ideata dallo stesso Jarry, che tanto ha influenzato l'arte in genere, non soltanto il teatro. Ci sono alcune preziose note, che lo raccontano, una di Massimo Schuster, uno dei marionettisti più importanti al mondo (suoi moltissimi lavori insieme al grande Enrico Baj) l'altra dello stesso Rauch. Questo libro su Ubu prosegue un percorso storico, completando almeno i libri sul ciclo di Alfred Jarry pubblicati negli ultimi anni da Gallucci, ma ha ancora una forza propulsiva, che continua a mietere le sue ""vittime"""". Insomma, trent'anni di storie d'amore -, una vicenda d'affetto Rauch-Jarry. Soprattutto quando affetto, significa anche che il nostro personaggio è tagliato a fette, come un salamino calabrese e si mostra in tutto il suo splendore e nelle storie che comunque lo riguardano, fatte di spettacoli teatrali (uno, quello con Alessandro Gigli, diretto da Andrea Mancini, una trentina d'anni fa), di libri (quelli già citati di Gallucci, che presentano le traduzioni dello stesso Rauch), di altre mostre fatte di disegni, ma anche di quadri realizzati con altre tecniche, di cui Rauch è maestro."" -
Stridono piccole voci
Anna Braschi, ottantacinque anni, pubblica “Stridono piccole voci”, il suo primo libro di poesia. La poesia ha però sempre ispirato la sua vita sociale, negli ultimi anni sempre più attiva, come leader di un’associazione di volontariato legata al paesaggio; e la sua vita professionale, come architetto di opere pubbliche e private, e anche come progettista di grandi edifici e parchi pubblici. Nella interessante prefazione al volume Ernestina Pellegrini scrive: “…il modo di essere e il modo di scrivere di Anna è perfettamente in sintonia. Nessuno scarto. Mentre si leggono i suoi testi sembra di vederla e di ascoltarla. Voglio dire che l’autrice non confonde, non ‘sublima’ la sua esistenza con le pratiche e i trucchi letterari, se mai fa proprio il contrario, usa la scrittura con disinvoltura e provocatoria noncuranza, come uno strumento pratico per fissare sulla pagina un ritratto, un luogo, insomma la vita nella sua marasmatica esuberanza”. Un giudizio che già dice molto, per una scrittura che è prima di tutto femminile, vicina alla vita di chi ha scritto, a volte anche occasionale, legata alle vicende quotidiane: una specie di diario, ricco di ironia e di capacità di ritmo e di invenzione letteraria, anche se – appunto – anche con una grande semplicità. -
Trenta di Motus
Un libro celebrativo della ricorrenza dei trent'anni di una compagnie internazionale, che ha sede a Siena, ma che si è sempre presentata agli appuntamenti con la storia, certo non solo quella della danza. Per questo il libro è punteggiato da una serie di scritti di grande spessore, a cominciare da quello del generale Govan Divjak, eroe serbo della difesa di Sarajevo, appena scomparso, ma anche altri scritti dai vari luoghi nel mondo toccati da un impegno civile, oltre che dall'impegno artistico di Rosanna e Simona Cieri, le due sorelle artefici dei Motus. Tra tutti ci piace ancora segnalare il saggio di Marcello Flores, storico dell'Università di Siena, autore di libri fondamentali sulle persecuzioni che hanno attraversato il 900. -
Dave Calson e l'ordine dei draghi
Dave Calson è il nome del protagonista, un demone. La scena è ambientata in un futuro in cui tutti i tipi di creature fantastiche e mitologiche residenti sulla terra hanno deciso di manifestarsi. Fra le razze più potenti, quelle dei demoni e dei draghi, è stipulato un patto di non belligeranza, che viene rotto dai draghi prorpio contro la famiglia di Dave. Da qui la volontà di vendetta del demone che si rivolge ad altre creature per ottenere aiuto. -
La via dei santuari. Via Sacra Langobardorum
Il presente lavoro si rivela come mezzo per ripercorrere gli stessi sentieri praticati un tempo dai pellegrini e una guida per il turista di oggi che intende conoscerne la storia. Il Chiaromonte propone un pio pellegrinaggio per la via dei Santuari, un itinerario religioso, che serviva e serve a rafforzare la fede attraverso i luoghi sacri dei santuari e dei monasteri, che sono stati nel passato, e, forse, lo sono ancora oggi, ancore di salvezza per un popolo segnato dalla sofferenza, per il quale il Santo è ""uno di casa""""."" -
Fiabe, filastrocche, indovinelli, per i nostri monelli
Mariacristina Speltoni scrive da molti anni fiabe, poesie, filastrocche e indovinelli per l'infanzia. Le sue opere, caratterizzate da buoni sentimenti, oltre a divertire, offrono un ottimo spunto sia ai genitori che agli insegnanti. Età di lettura: da 6 anni.