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Nietzsche e Schumann. Musica, scrittura, forma e creazione
Amore giovanile di Nietzsche, poi oggetto di critiche aspre e di un rifiuto senza appello, Schumann fu probabilmente per il filosofo di Röcken un'esperienza più importante e duratura di quanto normalmente non si riconosca. Mediante un paragone con l'elaborazione e organizzazione delle forme brevi in Schumann, la prima parte del volume propone una lettura della filosofia nietzscheana e della sua predilezione per la forma breve collegandole coerentemente con l'istanza della polemica antifilistea propria anche di Schumann e analizzandone potenziale e contraddizioni nel quadro di una teoria dell'emancipazione, contro ogni lettura strettamente formalistica della scrittura nietzscheana. La seconda parte esamina la posizione di Schumann nel quadro di una riflessione complessiva sulla musica che fa i conti con la tensione tra norma e trasgressione, ordine e demonico, controllo ed eccesso. Con ampie analisi che vanno da Bach a Nietzsche, individua così nella musica schumanniana il centro di un'operazione di scrittura che non è più evocazione di affetti ma loro metamorfosi in sorgenti del linguaggio musicale. La creatività schumanniana, lungi dal poter essere allora classificata (seguendo Nietzsche) come reattività e piccineria nazionale, appare piuttosto alternativa profonda e radicale, per quanto non aproblematica, all'oltrepassamento dionisiaco nietzscheano. -
Tre studi platonici
Gli studi qui raccolti costituiscono una testimonianza dei produttivi rapporti che Konrad Gaiser ebbe con l'ambiente culturale italiano negli anni Ottanta del secolo scorso. L'articolo sulla teoria dei principi, lezione tenuta all'Università di Roma su invito di Gabriele Giannantoni, riassume efficacemente in poche e dense pagine le posizioni fondamentali dell'interpretazione esoterica di Platone proposta dalla scuola di Tübingen. Platone come scrittore filosofico, monografia che raccoglie una serie di lezioni tenute da Gaiser presso l'Istituto Italiano di Studi Filosofici nel marzo 1982, ha rappresentato uno degli studi più influenti nel campo dell'interpretazione letteraria di Platone, coniugando nel modo più felice gli aspetti drammatici e il contenuto filosofico dei dialoghi. Il saggio sul paragone della caverna, originariamente pubblicato tra le Memorie dell'Istituto, oltre ad analizzare il significato filosofico del celebre mito platonico, contiene una raccolta di rielaborazioni ed echi dell'immagine in autori antichi e moderni, presentandone una visione d'insieme originale e inedita. -
Hostis, hospes. Lo straniero e le ragioni del conflitto
Che cosa unisce la figura dello straniero, la riflessione filosofica sull'alterità e la pratica storica del conflitto armato? Cosa significa ""ospitare"""" e in che senso esso appare, nella nostra tradizione, inscindibile dal suo contrario? Perché, da Omero al nostro tempo, incontrare l'altro ha significato già sempre accoglierlo o respingerlo, farne un ospite o una figura ostile? E com'è stato possibile, per la tradizione occidentale, giustificare l'esercizio della guerra proprio sulla base del confine tra il proprio e l'estraneo? In questo volume, diciassette giovani studiosi si misurano con il nesso che, dall'età antica e fino al pensiero contemporaneo, lega l'idea di straniero a quella di conflitto. L'occasione di questo ampio lavoro collettivo è da ritrovare in due seminari organizzati nel 2019 dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici («Xenos. Lo straniero e le voci della città» e «La """"guerra giusta"""" in età moderna. Fondamenti storici, filosofici e giuridici»)."" -
«Il primo fonte della felicità umana». Leopardi e l'immaginazione
Il presente volume è dedicato a uno dei concetti centrali dell'universo teorico e poetico di Giacomo Leopardi: l'immaginazione. Indagare l'immaginazione, infatti, significa analizzare i rapporti tra la filosofia e poesia, l'amore, la ricordanza, l'imitazione, il senso dell'animo, e ancora la visione e il segno pittorico, l'attitudine pratica ad agire moralmente e politicamente. Le indagini contenute in questa raccolta di saggi, curata da Ludovica Boi e Sebastian Schwibach, sono rivolte non solo ai testi leopardiani, nell'intento di contribuire a una comprensione più circostanziata e storicamente pertinente del pensiero di Leopardi, ma anche ad alcuni interpreti finora poco studiati (Paolo Marzolo, Giovanni Vailati, Aldo Capitini) oppure qui indagati sotto nuove prospettive (Friedrich Nietzsche, Giuseppe Rensi, Giovanni Gentile, Piero Bigongiari, Toni Negri, Emanuele Severino), arricchendo così la storia del leopardismo filosofico. -
La pratica teorico-politica della rivista tra Ottocento e Novecento. Studi a partire dalle riviste dell'Emeroteca dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
Il volume, curato da Giovanni Campailla e Antonio Del Vecchio, raccoglie i risultati delle ricerche condotte su alcune delle pubblicazioni periodiche più significative presenti nell'Emeroteca di Palazzo Serra di Cassano, nell'intento di far conoscere al pubblico il considerevole patrimonio bibliografico dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. Idea condivisa dalle singole ricerche è che le riviste non possano essere studiate isolatamente dalla congiuntura storica e politica in cui sono nate e si sono sviluppate, poiché è nel loro contesto che si delinea la loro forma e funzione. L'attenzione si è concentrata su due periodi: gli anni precedenti e successivi al 1848 in Italia (il «Museo di letteratura e filosofia» e il «Museo di scienze e letteratura», il «Poliorama pittoresco», «L'Arlecchino», il «Giornale napoletano di filosofia e lettere») e in Francia («L'Écho de la fabrique») e i tre decenni successivi alla seconda guerra mondiale nel campo della Sinistra politica («Socialisme ou barbarie» e «Les Révoltes logiques» In Francia, le molte riviste della Nuova sinistra italiana, come «Quaderni Rossi» e «quaderni piacentini»). -
Del governo della peste e delle maniere di guardarsene
Il Trattato della peste (1714) è l'opera di Muratori che ha conosciuto più edizioni, fino agli anni Trenta del XIX secolo. Da allora in poi non ha più circolato in forma integrale. Qui è presentata a partire dalla seconda edizione (Modena, 1722), curata dallo stesso Muratori. Il libro è uno spaccato di vita sociale di Ancien régime, un esempio impressionante di aggiornata erudizione medica, una gustosa raccolta di ricette e di pratiche antipestilenziali, una ricca esposizione di problemi di diritto canonico. Ma soprattutto è esempio di un approccio alla politica operoso, sobrio e pratico, che fonda la propria razionalità sul concorde governo sia civile sia ecclesiastico dei corpi individuali e collettivi di una società storicamente e concretamente strutturata, sostenuta nel proprio ordine tanto dal Principe e dai suoi magistrati, quanto da Dio e dalla Gerarchia. La peste è quindi il rovescio dell'ordine civile, il contrario della pubblica felicità, ma non è la verità ultima delle cose umane. Non ci sono in Muratori né il nichilismo barocco né l'ottimismo illuministico: la peste non è un'eccezione dissolvitrice ma un'emergenza, un triste accadimento possibile, a cui far fronte... -
Vindiciae contra tyrannos. Il potere legittimo del principe sul popolo e del popolo sul principe
Le Vindiciae contra Tyrannos, pubblicate in latino nel 1579 e in francese nel 1581, appartengono alla ricca letteratura militante prodotta in Francia durante le guerre civili di religione, ma non sono un semplice occasionale pamphlet, concorrendo significativamente al dibattito che si sviluppa intorno all'idea moderna di sovranità. Stephanus Junius Brutus, pseudonimo sotto il quale si cela l'autore delle Vindiciae (Philippe Duplessis-Mornay o Hubert Languet tra le congetture più accreditate, senza peraltro escudere l'ipotesi della collaborazione di più autori) milita nel campo calvinista fra i cosiddetti 'monarcomachi', pensatori che, senza mettere in discussione la monarchia come forma di governo, pongono limiti importanti al potere sovrano, ritenendo l'assenza di limiti peculiarità inequivocabile della tirannide. Si affermano in tal modo diritti inediti sulla base di un doppio contratto fra Dio, re e popolo, e fra re e popolo, che proprio nelle Vindiciae viene teorizzato. -
Paideia, mito e pubblico. Il valore educativo e politico dei miti di Platone
Alla luce della concezione di fissità della natura umana difesa da Platone nella Repubblica, il volume indaga la relazione che intercorre tra alcuni miti platonici e gli effetti che il loro contenuto hanno sul pubblico. In base a interessi, stati emotivi, capacità intellettive, gli uomini possono essere distinti in moltitudine, filosofi, guerrieri: si tenterà, dunque, di ricostruire l'identità dei fruitori preferenziali che Platone potrebbe aver avuto in mente per un particolare racconto. Attraverso precise strategie narrative, si mostrerà come Platone avesse cercato di educare queste tre compagini umane così da spingerle a sviluppare le virtù loro proprie e a diventare cittadini perfetti: alcuni miti platonici assumono, quindi, un valore educativo e politico. Oggetto di analisi saranno il racconto escatologico di Er che chiude il libro X della Repubblica, il discorso sul Demiurgo e sulla genesi del cosmo riportato nel Timeo e la celebre storia di Atlantide presente nel Crizia, il cui pubblico primario sarebbe composto, rispettivamente, dalla moltitudine, dai filosofi, dai guerrieri. -
La logica del capitale. Ripartire da Marx
La teoria del capitale di Marx è un'analisi della modernità nel suo complesso: economia, ideologia, conflitto sociale, metodo scientifico, ecc. sono aspetti di una articolazione unitaria. L'indagine della sua struttura logica è l'oggetto di questa ricerca. In tale prospettiva l'autore affronta temi tradizionali tra cui la teoria del valore e della trasformazione, la sussunzione del processo lavorativo sotto il capitale, il ""capitale in generale"""" e i cambiamenti del piano originario, la caduta tendenziale del saggio del profitto, la dimensione finanziaria del capitale sviluppato e il metodo dialettico ed il suo svolgimento. La ricerca è stata svolta alla luce della nuova edizione storico-critica delle opere di Marx ed Engels (Marx-Engels-Gesamtausgabe – MEGA); essa ha messo a disposizione per la prima volta migliaia di pagine di manoscritti inediti che hanno modificato radicalmente il panorama interpretativo."" -
Spirito e tempo. Commentario della Fenomenologia dello spirito
Viene proposto un commentario del capitolo conclusivo della Fenomenologia dello spirito dedicato al sapere assoluto. Si tratta di un luogo unico, che nel ripercorrere con un massimo di intensità il cammino fenomenologico, offre un accesso privilegiato alla trama più profonda del capolavoro hegeliano. Attraverso un'interpretazione analitica, intenta a dipanare le difficoltà di linguaggio di Hegel, vengono affrontate alcune delle questioni centrali del suo pensiero. Innanzitutto ad essere indagato è il confronto della filosofia con la religione, in modo da far emergere il tema della forma scientifica del conoscere, vale a dire il senso del sapere assoluto, in quanto concetto della scienza speculativa e dimensione privilegiata della sua giustificazione. Si affronta quindi la problematica del riconoscimento, che oltre a fornirci una chiave di lettura dell'intera Fenomenologia, si proietta, con le sue implicazioni antropologiche e politiche, nel cuore dello spirito oggettivo hegeliano, illuminandolo in tutto il suo spessore di filosofia della storia. -
Essere e non essere. Felicità, natura e conoscenza nel pensiero di Leopardi
Nel pensiero di Giacomo Leopardi è presente una notevole dimensione filosofica, o meglio di ""critica della filosofia"""", sulla quale sono state avanzate numerose ipotesi. La presente ricerca è un lavoro di scavo sui materiali teorici che si sono rivelati decisivi per la costruzione di quello che il poeta stesso definiva «il mio sistema»: ossia il pensiero naturalistico e scientifico, con le annesse problematiche filosofiche, morali e teologiche. Ne emerge una immagine della Natura quale risultato delle scienze moderne, una precisa concezione dello statuto e dei limiti della conoscenza, e, soprattutto, una chiara nozione del carattere problematico della felicità umana. Con queste idee Leopardi ingaggia un continuo confronto critico, che mette in luce il contrasto fra matematizzazione della realtà e vita, fra calcolo e misura (cioè limite) e desiderio illimitato di felicità. Di qui l'idea finale che, di necessità, nel mondo «Tutto è male». Di qui, ancora, la dialettica fra essere e non essere e la preferenza nei confronti del non essere."" -
Effetto Dante. Sulla «Commedia» dei moderni
Il paradosso della infinita seduzione, tra i moderni, e a più livelli, da Leopardi a Puccini, da Montale a Primo Levi, da Heaney a Wright, al gioco parodico-popolare o a uno striscione da stadio, del poema di Dante. Cioè, paradossalmente, del più ‘inattuale’ dei nostri scrittori. -
La libertà che si realizza. Critica immanente e seconda natura a partire da Hegel
Il libro offre un’indagine sul rapporto tra la dimensione pratica e la dimensione logica nella filosofia di Hegel, prendendo le mosse dal dibattito contemporaneo riguardante la questione della normatività e della libertà che è andato sempre più affermandosi, negli ultimi anni, anche tra le studiose e gli studiosi della filosofia hegeliana. La problematica relativa alla normatività viene trattata in questo volume non come un nesso che intende tenere insieme la forma della libertà e il processo della sua realizzazione – come nella maggior parte delle molteplici e diverse impostazioni contemporanee – ma piuttosto come il luogo nel quale viene messa radicalmente in questione la nozione di ‘essenza’ o di ‘natura umana’. Il processo di realizzazione della libertà risulterebbe pertanto configurarsi, secondo l’interpretazione qui avanzata, come un processo di critica immanente che coinciderebbe con lo stesso processo di de-essenzializzazione dell’essenza dell’essere umano. -
Un pittore conteso nella Napoli del Settecento. L'epistolario e gli affari di Francesco de Mura
Il volume presenta per la prima volta il carteggio integrale, in larga parte inedito, di Francesco de Mura (1696-1782), tra i maggiori pittori del Settecento italiano. Attraverso l’esame della sua corrispondenza è possibile comprendere dinamiche familiari e contatti con alcuni dei più prestigiosi ambienti culturali europei. La parabola dell’artista si dipana tra richieste dalle corti borboniche di Napoli e Madrid, incarichi da parte del milieu sabaudo e commissioni ecclesiastiche di grande visibilità. Ma le lettere consentono pure di fare luce sulla sfera privata del pittore e finiscono, in alcuni casi, per rimandare agli atti notarili. La scoperta di questi ultimi ha permesso, in tal senso, di delinearne un nuovo profilo: emergono così molte notizie sconosciute, dall’acquisto del patronato di una cappella in una importante chiesa napoletana, alle sue parallele attività finanziarie che gli consentono di accrescere il proprio status economico. Si delinea progressivamente il profilo di un artista ampiamente inserito nella complessa trama di relazioni economiche e professionali e tenacemente impegnato nella propria ascesa sociale. -
Hobbes nel Novecento. Modernità, politica, filosofia
Thomas Hobbes è un pensatore decisivo per l’autocoscienza storica e teorica di molto pensiero novecentesco. L’autore del Leviatano ha rappresentato un costante punto di riferimento, di confronto e di critica nel corso di tutto il secolo: lo sviluppo considerevole degli studi specialistici hobbesiani ne è una prova tangibile. Per molti autori, tuttavia, l’interpretazione di Hobbes è stata soprattutto il banco di prova per precisare il quadro della modernità e per interpretarne le persistenti tensioni. A conti fatti è difficile – soprattutto nella prima metà del secolo – trovare studiosi hobbesiani “specialisti” che non siano altrettanto animati da un intento interpretativo più generale relativo alla natura della modernità: Ferdinand Tönnies, Carl Schmitt e Leo Strauss sono forse i casi più emblematici di questo intreccio di intenzioni. Il presente volume raccoglie contributi relativi a pensatori novecenteschi che hanno letto Hobbes in connessione con il problema della natura del moderno, della sua genesi e della sua crisi: da Schmitt a Strauss, da Blumenberg a Arendt e Voegelin fino agli sviluppi della contemporanea “Italian Theory”... -
Il maestro e il pandemonio. Tre studi su Vico e il pensiero francese
I tre studi qui proposti intendono riattraversare il faticoso cammino della ricezione vichiana nel pensiero europeo, articolandosi a partire da un contesto, quello francese, che coincide al contempo con l'origine e con uno degli approdi più rilevanti del'itinerario dell'opera di Vico. Se, infatti, da un lato, la riflessione vichiana emerge dalla ricezione critica del cartesianesimo francese (Descartes, Malebranche, Gassendi), la cui scuola dominava a Napoli già a partire dalla seconda metà del XVII secolo, dall'altro, è proprio dalla Francia che si origina il riscatto e la ""gloria"""" di un insegnamento ricchissimo, quanto complesso e stratificato."" -
Materia senza materialismo. Sul libro H (VIII) della «Metafisica» di Aristotele
Il libro H (VIII) della Metafisica di Aristotele, tradizionalmente considerato come una mera appendice all’indagine sulla sostanza sviluppata nel precedente libro Z (VII), ne costituisce, in realtà, il decisivo completamento teorico. Lungi dal rappresentare un insieme di corollari dotati di debole continuità reciproca, i sei capitoli che compongono H rivelano una struttura argomentativa solida volta all’elaborazione di una dottrina della materia senza materialismo. Mentre nel libro Z la materia sembra detenere uno statuto non propriamente sostanziale, nel libro H essa è, a tutti gli effetti, considerata sostanza. Obiettivo di Aristotele è quello di mostrare come ciò non implichi, però, l’approdo a nessuna forma di materialismo. Se lo scopo di Z è l’analisi delle ragioni per cui la forma è sostanza prima, lo scopo di H è l’analisi delle ragioni per cui la materia è sostanza seconda. Così interpretato il senso del compimento che H rispetto a Z rappresenta, è possibile tenere fermo il presupposto per cui sia Z e non H il libro in cui emerge il più importante dei risultati su ciò che è sostanza, senza con ciò ridurre H a un ruolo meramente sussidiario rispetto a quello svolto da Z. -
Multiversum. Tempo e storia in Ernst Bloch
Le articolazioni e gli squilibri interni delle idee di tempo storico, di attimo e di progresso costituiscono l’argomento di questo studio di Remo Bodei, che affronta il nucleo principale delle riflessioni di Ernst Bloch, sostanzialmente da Eredità di questo tempo del 1935 a Differenziazioni nel concetto di progresso del 1955, passando attraverso l’opera maggiore, Il principio speranza. L’analisi della Ungleichzeitigkeit – della non-simultaneità, o asincronicità del tempo storico tra gli individui, i ceti sociali e i popoli – e la proposta di una «dialettica a più strati», di un Multiversum in cui confluiscano i diversi ritmi della natura e della storia, conducono Bloch non solo verso nuove dimensioni filosofiche, nel confronto con una lunga tradizione teorica che da Platone, Aristotele e Plotino giunge sino a Leibniz, Hegel, Nietzsche, James, Bergson, Simmel o Heidegger, ma anche verso l’illuminante interpretazione di alcuni fenomeni politici cruciali del secolo scorso. -
La dualità della natura umana in età moderna. Montaigne, Cartesio, Hobbes
Tradizionalmente l’antropologia filosofica si è mossa tra due prospettive che appaiono largamente insoddisfacenti: il dualismo e il monismo. Il dualismo, nel tentativo di dare conto della specificità umana rispetto agli altri animali, è costretto ad ammettere un inconcepibile rapporto tra due sostanze, l’una immateriale, l’anima, l’altra materiale, il corpo. Il monismo, cercando di trovare soluzione alle difficoltà del dualismo, finisce per cadere per lo più in un materialismo riduzionista, incapace di spiegare ciò che distingue l’uomo dagli altri animali. Come testimoniano i saggi contenuti nella presente raccolta, il pensiero moderno ha proposto anche un’altra possibilità, la “dualità” della natura umana, che non coincide con il dualismo, perché “duale” è ciò che è bidimensionale e la bidimensionalità non presenta fratture ontologiche, ma una profonda continuità. L’antropologia elaborata da Montaigne e Hobbes, ma soprattutto da Cartesio, testimonia la fecondità di una tale prospettiva. -
Nietzsche e i greci. Tra mito e disincanto
I sei saggi che compongono il presente volume sono dedicati al complesso rapporto che lega Friedrich Nietzsche alla grecità, lungo tutto l’arco della sua ricerca filologica e filosofica, e ne intendono chiarire alcuni fondamentali snodi tematici: il problema della catarsi e dell’estasi, il dionisiaco come simbolo dell’unitarietà del reale, il concetto di “spirito libero” e la sua genealogia, la nascita e l’evoluzione della teoria del “carattere misto” di Platone. Il rapporto sinergico tra filosofia e filologia risulta filo rosso degli interventi e unanime criterio metodologico.