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Il presepe napoletano. La collezione Accardi. Ediz. illustrata
Vittorio Accardi fu il primo, in una famiglia colta ed educata all'arte, a dedicarsi al collezionismo presepiale. Lo fece con tale rispetto e amore, che la sua collezione può essere inserita tra le ultime degne di nota create nella seconda metà del '900. Ci riuscì entrando da neofita in quella cerchia di connoisseurs che hanno contribuito nel XX secolo, alla ripresa dell'interesse per questa speciale forma d'arte e alla sua evoluzione. Erano suoi amici i fratelli Catello, Raffaello Causa, Tommaso Leonetti, Gennaro Borrelli, Antonio Perrone, Alfonso Laino. Nomi importanti per gli appassionati di presepe, che evocano un mondo lontano, fatto di conoscenza e profonda competenza. L'amicizia con uno dei fratelli Catello, Eugenio, gli darà la spinta per iniziare a costruire il suo presepe. Un legame quasi filiale, quello instaurato col, commendatore, di grande reciproca ammirazione. Dai ricordi del figlio Luigi, emergono i dettagli di quel periodo: Gli anni 1950 sono quelli della mia infanzia e i miei ricordi dei rapporti con mio padre in quell'epoca sono indissolubilmente legati al mondo dei pastori, degli antiquari, dei collezionisti e degli artisti. Alle sue passioni artistiche exollezionistiche erano tipicamente dedicate le domeniche e lui mi portava con sé nei suoi giri per negozi, botteghe, studi di pittori o scultori molti dei quali erano a loro volta collezionisti. Si commentavano opere in fieri o già compiute, acquisti fatti da loro stessi o da terzi, vendite di pezzi importanti, preparazioni di mostre. Certamente c'erano anche contrattazioni e acquisti, ma nella mia memoria, dopo vari decenni, questi hanno lasciato il posto alla sensazione di club, che è l'unica rimasta in me [...]. In questo ambiente, il collezionista Vittorio si forma e si educa, cercando di capire e carpire le nozioni non scritte, bensì tramandate da chi nei pastori c'era nato. Inizia ad appuntare in un album dedicato alla sua raccolta, suggerimenti, impressioni, spunti per migliorare il presepe. E poi registra meticolosamente per ogni singolo pezzo scambi, doni e acquisti, con riferimenti puntuali alle date e al prezzo. Racconta di collezioni smembrate e ci introduce in un mondo, oramai scomparso, fatto di noti appassionati, venditori, antiquari, artisti e saponari, e di pezzi da inseguire per completare questa o quella scena. -
Capri. Tra ricordi di viaggio e vedute dal XVII al XIX secolo. Ediz. limitata
Volume di grande formato (cm 35 x 25); circa 200 pagine, corredate di oltre 150 splendide illustrazioni a colori di rare stampe, dipinti ed acquerelli. Pregiata edizione di soli 899 esemplari numerati, su bella carta pesante, legatura artigianale ""alla bodoniana"""", realizzata a mano, con elegante astuccio"" -
Sorbetti granite gelati. Antica arte del Regno delle due Sicilie
"Sebbene i Gelati non siano nati né a Napoli né a Palermo, capitali del Regno delle Due Sicilie, ben presto siciliani e napoletani ne divennero grandi estimatori, tanto da perfezionarne formule e procedimento in modo da semplificarne la lavorazione e ottenere un prodotto più raffinato. Identico fenomeno si è verificato per Pizza e Maccheroni, che non sono stati inventati nel Sud dell'Italia, ma sono universalmente considerati specialità tipiche di queste regioni, perché qui hanno avuto la loro massima valorizzazione con l'utilizzo di attrezzature, tecniche e ingredienti che li hanno trasformati in cibi prelibati, capaci di conquistare i cittadini di tutto il Mondo."""" (Dalla Prefazione)" -
Brigantaggio
Prefazione di Claudio Mazzarrese Fardella Mungivera. -
Storia della gastronomia sentimentale ad uso dei novelli sposi
La gastronomia è stata, fin dalla sua genesi, sempre legata all'amore. Quella farsa o quel melodramma, creato da Adamo ed Eva e il serpente nel paradiso terrestre si situa nel corso di un banchetto che, anche se costituito da una sola mola, non fu per questo mono simbolico o di scarsa qualità. Un piatto di lenticchie fu sufficiente a creare una dinastia, o i grappoli d'uva spremuti hanno dato il via a comportamenti che sono stati inaspettati colpi di coda della storia... -
Eduardo. Il «Giudice» del rione sanità
In questo nuovo libro Elio Palombi mostra come Eduardo abbia saputo, con grande perspicacia, affrontare problemi di viva attualità nel campo della giustizia penale, nell'intento di scardinare un'impalcatura sociale annientatrice dei diritti dell'individuo. Nel marasma generale in cui era amministrata la giustizia a quei tempi, Eduardo avvertiva il bisogno di scuotere le coscienze dei cittadini per farli uscire dal torpore che li attanagliava. Occorreva che qualcuno osasse levare la voce contro tanti pregiudizi lesivi della dignità dell'uomo. Nel ""Sindaco del rione Sanità"""" l'autore descrive situazioni reali, per poi affidarsi all'azione dí un personaggio simbolo, nell'intento di invocare una giustizia ispirata a principi di umanità e di solidarietà. L'opera viene definita da Eduardo """"Una commedia simbolica e non realistica, che parte da un personaggio vivo, vero che affonda le proprie radici nella realtà, ma poi si sgancia da essa, si divinizza, per dare una precisa indicazione alla giustizia""""."" -
La storia. Ricordi di un ragazzo del 1928
Già nel titolo si presentano le due componenti principali del lavoro di Scarciglia, il saggio storico e la memoria del passato. Il primo è pervaso di passione antifascista, il secondo velato di nostalgia nella rievocazione dell'età infantile fino all'uomo. Due momenti che continuamente s'intrecciano, per cui lo si legge con il piacere di un romanzo e l'interesse di un'opera di critica storica. Fa da sfondo il Vomero, dove nacque e vive: la collina da sempre cara ai suoi abitanti. L'esordio gli è dedicato, eppure subito l'amarezza per i luoghi stravolti dal tempo gli fa esclamare: ""Il Vomero della mia infanzia, con le sue ville e giardini, e il tanto verde intorno, quel Vomero che tanto amavo, non esiste più"""". E mentre ne descrive i posti, e il bravo bottegaio che gli donava le carrube, viene fuori, quasi offeso, che là in via Cimarosa """"tra l'altro c'era la sede del fascio"""". Lo sguardo di Scarciglia si approfonda sul tessuto sociale del suo quartiere, delinea le abitudini delle persone, i mezzi vitali piuttosto poveri, la chiusura mentale: """"Per lo più si conduceva una vita relativamente grama, diprivazioni e sacrifici, povera di veri slanci e interessi, fatta di piccole cose, in un clima di generale esaltazione, ma angusto e provinciale, per l'isolamento autarchico in cui viene tenuto il paese"""". E questa connotazione deve estendersi all'Italia tutta, costretta per vari decenni alla dittatura, che vide, in nome di ideali nazionalistici, imperialistici, colonialistici, regredire la cultura, che a Napoli trovò rifugio nello studio di Benedetto Croce e nei dissidenti, che andavano tessendo faticosamente la base antifascista, su cui poté erigersi il sanguinoso edificio della Resistenza."" -
I monzù. Storie e ricordi di cuochi del tempo che fu
Il vocabolo ""Munzù"""" che deriva dal francese Monsieur, era la denominazione che spettava solo ai grandi cuochi. Era come un titolo onorifico, tanto ambito che - così come narra Salvatore di Giacomo - un celebre cuoco lo preferì ad una lauta ricompensa che Ferdinando II di Borbone gli aveva offerto. Di questi artisti dei fornelli, l'autore ha ricostruito la storia, ed attraverso ricordi, citazioni, testimonianze ed aneddoti ha fatto rivivere il clima brillante e raffinato del mondo elegante, nel secolo scorso, nella bella epoque e negli anni liberty. È una lettura che riporta gli anziani alla loro giovinezza e fa sognare ai più giovani la vita mondana e sociale di un tempo ormai lontano."" -
Capri. Tra ricordi di viaggio e vedute dal XVII al XIX secolo. Ediz. a colori
"La letteratura sull'isola di Capri è inesauribile. Numerosissimi, infatti, sono i saggi, le testimonianze e gli articoli pubblicati fino a oggi su Capri antica e moderna, scritti fin dalla metà dell'Ottocento da autorevoli studiosi e da giornalisti, da eruditi o romantici viaggiatori e da artisti, talvolta anche da mediocri dilettanti della scrittura, per analizzare o descrivere le sue bellezze naturali, la sua storia, la sua morfologia o le sue architetture, il patrimonio archeologico o gli usi e i costumi tradizionali; in particolare, assai nutrito è il numero dei contributi apparsi negli ultimi decenni in libri e riviste, e riguardanti i diversi personaggi che negli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo soggiornarono nell'Isola, per qualche tempo o per tutta la vita, e gli artisti che instancabilmente ne ripresero vedute e scene di vita popolare. Un ennesimo libro dedicato a Capri, pertanto, potrebbe oggi apparire ripetitivo ed inutile; tuttavia, dopo lunghe e impegnative ricerche, l'autore di questo volume ritiene che il campo non sia stato ancora del tutto dissodato: infatti, certamente più volte sono stati ricordati, tradotti e analizzati, in libri, almanacchi e periodici, i ricordi del soggiorno a Capri di un Jean Jacques Bouchard o di Addison, di un Turpin de Crissé, di Dumas o di Maxime Du Camp, ma mai finora era stata proposta un'ampia raccolta cronologica dei frammenti più significativi degli scritti odeporici su Capri prodotti tra il Seicento e l'Ottocento, accompagnati anche da brevi cenni sui loro autori, capace, pur se certamente incompleta, di fornire un quadro complessivo della produzione periegetica sull'Isola""""." -
Storia dei mondiali. Aspettando il 2018
Il libro descrive tutte le edizioni dei mondiali di calcio partendo da quella disputata in Uruguay nel lontano 1930 fino ad arrivare all'ultima svolta in Brasile nel 2014. Il mondiale di calcio, che viene disputato ogni quattro anni, è attualmente la manifestazione sportiva più seguita al mondo; supera perfino l'attenzione mediatica dei giochi olimpici. Durante le tre settimane, generalmente comprese tra i mesi di giugno e luglio, le nazionali di calcio di tutto il mondo si sfidano per fregiarsi del titolo prestigioso di Campioni del Mondo. -
L' insurrezione lucana del 1860, fra storia e storiografia
Il libro ripercorre, brevemente, il periodo che va dall'alba della nuova Italia del 1799 ai moti carbonari del 1821-22, dall'Europa dei popoli del 1848 alla Spedizione dei Mille del 1860, soffermandosi in particolar modo sul contributo dato dai lucani all'Unità d'Italia. A Corleto Perticara è dedicato il post scriptum che contiene preziose informazioni sulla etimologia del nome del paese che dette avvio alla insurrezione lucana del 1860. -
Gli eccidi di Viggiano del 1806
Nell'albo illustrato sono riportate fedelmente le vicende storiche che coinvolsero il paese di Viggiano (Potenza) nel periodo fra il 1799 e il 1810, soffermandosi in particolare sugli eccidi consumati il 17 e il 22 agosto 1806. La ricostruzione dei fatti, effettuata sulla base di una documentata ricerca storica, permette di ricostruire i momenti più significativi della nascita del brigantaggio che poi esploderà in maniera più feroce dopo l'unità d'Italia. -
Leukanòi. Ediz. per la scuola
Nel IV sec. a. C. un giovane guerriero lucano risparmia la vita a un nemico elleno che, in segno di riconoscenza, gli regala un medaglione. Molti anni dopo, un atto sacrilego, compiuto nel santuario federale lucano, indurrà la sacerdotessa, responsabile del sito, a interpellare l'oracolo di Dodona. Le iniziative per interpretare correttamente il vaticinio si intrecceranno alle rivalità tra Lucani dei monti ed Elleni della costa, tra simpatizzanti dell'eleatismo e adepti del pitagorismo. Sullo sfondo, gli appetiti e le lusinghe dei potenti vicini dei Leukanòi, da Dionigi di Siracusa ad Alessandro il Molosso, da Alessandro di Macedonia ai sempre più minacciosi Romani. -
Baroni
Le vicende si svolgono nel quinquennio precedente la cosiddetta ""congiura dei Baroni"""" dell'anno 1485. Alla corte di Antonio de' Guevara, conte di Potenza e di sua moglie, la contessa Laura Caetani dell'Aquila, fanno riferimento due fratelli, l'uno aspirante pittore, l'altro soldato di ventura, che si legano a due sorelle, una delle quali è al servizio della contessa, con cui condivide ansie, aspirazioni e segreti inconfessabili. Un libro, donato più di cent'anni prima da Giovanni Boccaccio (""""Genealogia deorum gentilium"""") al conte dell'epoca, nasconde sotto i nomi di personaggi del mito quelli delle vittime di una feroce vendetta messa in atto a inizio secolo dal re angioino."" -
Dante, settecento anni dopo 1321-2021
Il 2021 ricorre il 700° anniversario della morte di Dante, il poeta nazionale per eccellenza, che primo, anche nella lingua, lanciò e vigorosamente sentì l'Italia come nazione e come patria. Né si può trascurarlo come modello di virtù morale, civile e politica, campione di libertà nella vita e nell'arte. In stile facile, piano, armonioso, quasi un racconto, il volume ripercorre il viaggio di un uomo cui, nel passare dal peccato alla salvezza, non sfuggì nessun aspetto della vita, a tutti ricordando, ad ogni angolo, che ""siam vermi / nati a formar l'angelica farfalla, / che vola alla giustizia sanza schermi""""."" -
Ho fatto sempre il mio dovere
Il libro ""Ho fatto soltanto il mio dovere"""" di Domenico Infante, Colonnello dei Carabinieri in pensione, descrive gli episodi accaduti nei territori in cui ha prestato servizio. Il volume offre uno spaccato della società italiana degli ultimi quarant'anni del Novecento. È la testimonianza di un operatore che, di quel periodo, ha vissuto non solo il clima di benessere provocato dal """"boom economico"""" degli anni Sessanta-Settanta, ma anche i suoi limiti e le sue contraddizioni. Si pensi alla contestazione studentesca del 1968, ai sequestri di persona, alla stagione del terrorismo, alle diverse forme di fenomeni mafiosi presenti sui territori, per arrivare al periodo della ricostruzione, dopo il terremoto del 1980, che interessò la Basilicata proprio mentre l'autore era al Comando del Nucleo di Polizia Giudiziaria presso la Corte d'Appello di Potenza."" -
D'un alto monte... Valsinni tra storia, archeologia e poesia
Ecco una guida agile e assai utile non solo per chi vuole visitare Valsinni, ma per gli stessi abitanti della cittadina. L'autrice accompagna tutti per mano attraverso le vie del paese e i sentieri che articolano il territorio, per far scoprire e conoscere i valori di ogni suo angolo. Questo libro vale a conservare la memoria di chiese, palazzi, case e vicoli, scale e portali, fontanili, giardini, monumenti, paesaggi, eremi e grotte. Ogni testimonianza viene guardata con amore, riconoscendole la capacità di raccontare con il suo muto linguaggio la storia di cui è impregnata. Rosa Carmen vi vive la passione del narratore che srotola un racconto che si svolge lungo i secoli e rende attuale la conoscenza della storia e dei luoghi: è un canto di passione per la sua cittadina che presenta con i colori culturali più belli e suggestivi. -
Il latitante
L'Unità d'Italia e il paese di Salandra sono la cornice e il luogo in cui si svolgono le vicende di questo romanzo storico. Il libro offre uno spaccato non solo della storia importante (Garibaldi, l'Unità d'Italia, il brigantaggio) ma anche la declinazione di quel momento storico in un paese del Sud dove un giorno si era garibaldini contro i galantuomini e i Borbone e il giorno dopo si era con i galantuomini contro i piemontesi. Eppure, paradossalmente, i desideri di libertà e giustizia che muovono don Biase Spazziano e il suo amico fraterno, il brigante ""Passaguai"""" sono gli stessi. La storia li mette contro, ma li mette anche di fronte, come uomini, per scoprire ciò che dura e va oltre la contingenza degli eventi. Qual è la parte giusta? Prefazione di Giovanni Caserta."" -
Il mio teatro, la mia terra
Ecco un libro per attori, registi, sceneggiatori, scrittori di testi teatrali e amanti del teatro. L'opera composta da ben 12 copioni consente anche di apprendere le strategie necessarie per ricavare da un testo letterario (Pirandello, Albino Pierro, Leonardo Sinisgalli, Rocco Scotellaro, Giuseppe Lupo) un copione teatrale da portare in scena. Con questa corposa opera, l'autore, che è anche attore, ci permette, infatti, di conoscere-apprezzare opere letterarie (poesie, prosa, racconti...), quasi come se stessimo assistendo ad una vera e propria rappresentazione scenica. -
Lo chiamavano Michele Di Potenza
Non c'è festa di S. Gerardo, santo patrono di Potenza, in cui non si canti Lu braccial; non c'è festa di matrimonio di sposi lucani in cui non ci si scateni al ritmo di Chi s'è magnà la zita la prima sera; non c'è sagra di paese in cui non si intoni, a squarciagola, È foss muort tatt e no lu ciucc. Eppure sono pochi quelli che conoscono la carriera artistica di Michele Di Potenza, il cantante, cioè, che ha portato alla ribalta queste canzoni. Bene, quindi, ha fatto Walter De Stradis, che nel libro ""Lo chiamavano Michele di Potenza"""", avvalendosi della preziosa collaborazione della famiglia, dà informazioni necessarie a ricostruirne l'identikit perduto.""