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Dialogare o perire
In una società che si professa multiculturale e in un mondo socialmente in ebollizione, c'è ancora posto per un ideale di comunità fondato sul principio del rispetto e dell'integrazione? Negli ultimi anni il pensiero non violento è stato svuotato di significato, ridotto a slogan e neutralizzato eleggendolo a pratica nobile ma inefficace, insomma a scelta per deboli e utopisti. ""Dialogare o perire"""" riafferma invece con forza le radici storiche e ideali molto concrete della non violenza, che richiede a ciascuno il coraggio e la costanza di un impegno consapevole, condizione essenziale per la costruzione di una comunità umana nuova, dove le diverse culture - e le persone che in esse si riconoscono - possano esprimersi pienamente e coesistere. Solo così, solo con il dialogo si può affrontare la disgregazione sociale in atto e aprire la strada a un futuro davvero denso di possibilità e di meraviglie. E non perire."" -
Il fine è l'uomo
C'è una coscienza collettiva nuova dove vive la sensazione che ingiustizie e condizioni d'insufficiente dignità non siano più tollerabili e che il diritto degli altri, anche dei più lontani, sia da tutelare non meno del proprio. La ragione di Stato e la ragione della forza dovranno cedere, alla fine, a questa incontenibile logica della fraternità dei popoli che si lega al destino di un'umanità davvero rinnovata. -
Attraverso le rapide
"Per Maurizi esistono strade dai nomi precisi, non prigioniere di formule ma ritornate al mondo dei vivi (postumi delle vittime storiche), strade che per loro natura potrebbero ospitare i suoni di una lingua reattiva. L'incontro con le """"anime perse"""" convince le parole a esporre il loro sapere, e dopo un lungo abbandono è decisiva l'insorgenza della scena. La storia talvolta si distingue nel cammino della poesia, quando un gesto prende forza e si fa largo in mezzo alla polvere... Maurizi contrasta le dimenticanze, apre spazi alle voci inascoltate, e alla natura che decennio dopo decennio viene a mancare. Ogni poesia varca il cimitero in cui la si vorrebbe chiudere, così come si fa per talune prove di scarsa ef?cacia, e scarsissima agitazione letteraria. L'attrazione turistica verso sé stessi, di gran lunga nociva al presente poetico, in questo libro manca del tutto, si allarmino coloro che sostengono deferenti il supposto (ingannevole) spirito del tempo."""" (dalla prefazione di Elio Grasso)" -
La culla e i giorni
Accade di nascere in modo pressoché improbabile. Conseguenza immediata: affrontare, da fanciullo, passaggi dif?cili, situazioni strambe. Imbattersi, per esempio, nella voce di un gemello bellissimo anche se mai emerso alla luce del sole. Subirne fascino, voce e rimpianto. E rimorso. Raccogliere storie, in sua compagnia, per giorni e stagioni, su e giù per colli e pianure alla ricerca di orizzonti e di lune, desiderando le tinte del mare. Ma in attesa della neve. Territori di gente a caso e affetti per sempre. Territori da riconoscere, conquistare, trasformare in memoria. È la rara eppure normale bellezza di prendersi, invecchiando, i vizi e gli omaggi di parentado, amici e incontri occasionali. Musi e vite da cani. La forza, in?ne, cocciuta e rassegnata di esistere ?no a quando arriva Matisse. Che apre le porte della casa esclamando: ""Entra pure, ora è tua"""". Tutto questo, e molto altro, nella Ballata scritta da Miroglio lungo i con?ni misteriosi e mobili fra Roero, Monferrato meridionale e Langa."" -
La firma dell'acqua
Esce, per Puntoacapo editrice, ""La firma dell'acqua"""", di Cristina Raddavero, autrice """"di confine"""" per origini e materialità espressiva. È luogo limite e di contrasti, infatti, la Val Borbera, da cui Cristina trae origine e forza per la costruzione di una lingua dolce e radicata al suolo, potente sul piano evocativo. Tale particolarità, specifica della poetica di un'autrice polivalente e mai uguale a se stessa, viene nutrita da un ulteriore margine, quello ligure, terra di adozione emotiva che porta in sé una linearità di orizzonte capace di dare respiro e consistenza a una ricerca espressiva sempre ispirata e coerente. Poesia """"di crinale"""", insomma, fatta per raccontare storie nella rarefazione dell'aria e della matrice corporea, da un lato; poesia """"di erosione"""", conquista di spazio per necessità di vita, dall'altro. Nasce così il """"paesaggio etico"""" di Cristina: luogo orizzontale di sale e falesie, eroso come gli ossi di seppia ma bisognoso di margini reali, vivi, verticali, nella pienezza materiale delle strade, dei pendii, dei binari, quasi a delimitare, contenere idee e respiri. (Dalla Prefazione di Ivan Fedeli)"" -
Il punto nascosto
"Attraverso un linguaggio di clarità mediterranea, 'Il punto nascosto' esplora il trauma del distacco da un mitico litorale salentino (luogo nativo dell'autrice), una separazione spaziale che è immediatamente figura di quella separazione temporale a cui nessuno può sottrarsi: il distacco dall'infanzia, oggetto perduto per definizione. L'iter poetico di Massari culmina in due testi significativi: 'Il coraggio delle donne', in cui l'ennesima ricostruzione del dramma della perdita è finalmente seguìto da una esplicita dichiarazione di resurrezione spirituale . . . e 'Fiori di cotone', o l'arte del punto nascosto (p. 78), ultimo testo della raccolta e deliziosa poesia d'amore che postula una nuova prospettiva: quella di una proficua relazione con un tu """"che accanto mi vivi"""" che può soltanto essere intessuta da una posizione di raggiunta autonomia dal proprio oggetto perduto"""". (Dalla Prefazione di Giorgio Mobili)" -
Tornando a casa
«Entrare nel mistero, sprofondare nella luce», così scrive Pizzolitto in una delle liriche conclusive di questo libro, additando quale sia la strada da percorrere per staccarsi definitivamente da quel ""muro della terra"""" di caproniana memoria - e non a caso proprio a Caproni è dedicato un suggestivo omaggio in versi - e spiccare come una rondine verso l'infinito. Eppure dietro quel verso che si offre come una sintesi del percorso che la parola di Pizzolitto svolge in queste pagine, si cela una definizione potente e cangiante di cosa rappresenti la poesia per lui: uno strumento capace di addentrarsi nelle cose per poi sublimarsi e rarefarsi, un ponte invisibile tra la terra e il cielo, tra l'immensità di quel cielo, che è metafora di Dio, e l'oscurità dell'abisso, nella consapevolezza che quel dualismo si agita dentro di noi, ci attraversa e ci strazia. (Dalla Postfazione di Emanuele Spano)"" -
Dieci dolcezze
"Raccolta di straordinaria unità espressiva, Dieci dolcezze di Marco Galvagni esibisce un amplissimo repertorio lirico-erotico che affonda le radici nella più antica tradizione della poesia occidentale (e non solo): gli accenti di questa poesia modernamente antica fanno riferimento alla lirica greca, latina, medievale (specie cortese) e saltano a pie' pari qualunque riferimento diretto alla contemporaneità, al suo minimalismo espressivo, al verso franto di un eloquio esitante e pretenziosamente colloquiale o, di converso, pseudo-sperimentale. In questi versi non di rado ipermetri, che fluiscono come un'onda inarrestabile, la lode alla donna amata si dispiega invece secondo la modalità di una invocazione che tenta di allacciare (o riallacciare) un colloquio ravvicinato con l'amata, nonostante una distanza che in più punti si avverte in tutta la sua forza devastante..."""" (Dalla Postfazione di Mauro Ferrari)" -
Piera sparava agli orologi
Il titolo del romanzo di Alberto Barli - che è al suo esordio come romanziere, ma come professore di filosofia ha al suo attivo varie pubblicazioni su Nietzsche, Freud, Heidegger, ed è conosciuto anche come pittore, avendo esposto in oltre una trentina di mostre - ci fa intuire il contesto in cui si svolge la vicenda: i mitici anni Settanta, gli anni della contestazione. I dieci capitoletti in cui si articola l'opera godono di una robusta autonomia, sia di contenuto che, soprattutto, di forma (che spazia dalla narrazione oggettiva al monologo, passando per altri registri linguistici). -
Il mito di Prometeo. Il lavoro che c'è, il lavoro che manca
Nel mito greco Prometeo è collegato alla nascita stessa dell'uomo e, soprattutto, alla padronanza che la nostra specie ha sul fuoco e quindi sulle tecniche che vi sono connesse. È Prometeo a donare i semi di fuoco agli uomini, guadagnandosi per questa ragione una terribile punizione da parte di Zeus. La sua figura è quindi connessa al mondo del lavoro che rende liberi e padroni di sé. Ma c'è dell'ambiguità in questo, e il lavoro è da sempre connesso alla volontà di ribellione. La figura di Prometeo, il signore delle tecniche, ha dunque molti volti: liberatore dell'umanità, ribelle contro i potenti, ma anche dominatore della natura oggi a rischio di disastro ecologico proprio a causa delle tecniche imposte dall'uomo per il suo controllo. -
Antiche ketubbòt romane. I contratti nuziali della comunità ebraica di Roma. Ediz. a colori
Il termine ketubbà (pl. ketubbòt) deriva dalla radice ebraica katav che significa scrivere, redigere. È un documento di natura giuridica che nel matrimonio ebraico certifica le obbligazioni assunte dal marito a favore della moglie e che concorre a svolgere anche funzioni probatorie del vincolo. La sua origine è molto antica: seppure non sia citata esplicitamente, secondo alcuni maestri e studiosi è possibile rinvenirne le tracce nei libri biblici. Presso il Museo Ebraico di Roma e l'Archivio della Comunità Ebraica di Roma sono conservate ottantasei splendide ketubbòt di produzione romana in pregiata pergamena di pecora, scritte a mano e decorate all'acquarello, databili tra la fine del sec. XVII e l'inizio del sec. XX. L'arte di decorare i contratti matrimoniali ebraici ha trovato infatti a Roma uno dei luoghi di maggiore sviluppo in Italia. Il valore storico di questi documenti era molto importante, attraverso di essi le famiglie non solo manifestavano il proprio status sociale, ma celebravano anche momenti esaltanti e felici di libertà: molte sono le ketubbòt decorate con i colori della bandiera francese risalenti dunque al favorevole periodo della dominazione napoleonica a Roma, e molte sono quelle con i colori della bandiera italiana, databili al periodo dell'Emancipazione, quando con l'Unità d'Italia, e soprattutto con la fine del potere temporale dei Papi e l'abolizione definitiva del ghetto, gli ebrei romani venivano finalmente equiparati agli altri loro concittadini. Il ricco apparato iconografico, le approfondite ricerche d'archivio condotte dai vari autori e la ricostruzione di complessi intrecci famigliari restituiscono uno spaccato di una società viva e culturalmente attiva, ancora poco nota anche negli ambienti ebraici nazionali e internazionali e al contempo costituiscono un valido aiuto per molti ebrei della Capitale a riappropriarsi delle proprie radici. -
Il destino manifesto. Gli Aldobrandini di Clemente VIII e la Minerva
Il 30 gennaio 1592 sale al soglio di Pietro Ippolito Aldobrandini, incoronato l'8 febbraio successivo con il nome Clemente VIII. In continuità con la politica inaugurata dai propri predecessori, il regno clementino sarà centrale per l'affermazione del primato universale della Chiesa di Roma, e - grazie a una prudente azione politica - proietterà il papato in una posizione di equidistanza tra le maggiori potenze europee. L'ascesa al pontificato di Ippolito determinerà anche la fortuna familiare, facendo sì che dalla condizione di fuoriusciti fiorentini esiliati e privati di ogni bene, gli Aldobrandini assurgeranno a ogni onore e gloria, ricoprendo le massime cariche dello Stato e cumulando in breve tempo grandi ricchezze e sommo potere. Immensa fortuna che lo stesso Ippolito interpreta come ricompensa e predestinazione per chi - i fondatori della famiglia, padre, madre, se stesso e quattro dei suoi sette fratelli - ha vissuto al servizio di Dio, perseguendo le proprie virtù, permettendo di compiersi il disegno divino che li porterà infine a godere della gloria celeste. È tale messaggio che il pontefice in persona allestisce nella cappella-mausoleo di famiglia realizzata nella chiesa di Santa Maria sopra Minerva a Roma, che suscitò la meraviglia dei contemporanei e la cui bellezza incanta tuttora. Storia complessa dipanata attraverso un duplice registro di lettura a noi restituito dalla statuaria, dagli affreschi e dall'apparato decorativo lapideo, incrostato di marmi preziosi, che snocciola un racconto manifesto, celando allo stesso tempo - volutamente - un significato coltissimo, ermetico e misterioso. Magnificentia di una illustre casata, sapientemente costruita secondo mirate e rigorose strategie messe in atto da Ippolito e dai suoi fratelli fin dal loro arrivo a Roma, e poi dalla generazione dei nipoti, e dei pronipoti ancora - la cui storia minuta è ricostruita in questo volume -, destinata a infrangersi contro un destino curioso, che, nell'alternanza di favorevole e avversa fortuna, impedirà loro di godere a lungo della propria ricompensa terrena: in un incalzare tumultuoso di eventi luttuosi, gli Aldobrandini si estingueranno nel breve volgere di sole tre generazioni. -
A minima ad maxima. La raccolta di impronte e matrici di gemme incise e medaglie Museo dell'Antica Zecca di Lucca. Ediz. a colori
Il volume presenta un complesso intreccio di storia artistica italiana e francese, sorto nella gloriosa cornice del Grand Tour e ancora in auge durante l'epoca napoleonica, seguendo la vicenda di una manifattura lucchese recentemente scoperta ed inedita, specializzata nella raffinata arte di fare le impronte tratte da gemme incise, cammei, medaglie e piccoli bassorilievi. Queste effigi, facilmente trasportabili e del tutto fedeli nello stile all'antico manufatto originario, comprendono i ritratti di personaggi illustri e scene mitologiche, e divennero tra XVIII e XIX secolo un'inestimabile fonte di insegnamento morale e di ispirazione artistica. La moda, dilagante in questo periodo, di collezionare e studiare questi piccoli calchi, riflette pienamente un nuovo atteggiamento culturale rivolto allo studio esatto delle antiche vestigia, all'insegna dell'utilità e della bellezza. La raffinata produzione di questa manifattura toscana, in gran parte conservata nel Museo dell'Antica Zecca di Lucca, è indagata nei suoi protagonisti, nelle sue vicende famigliari e commerciali, e in particolare nei complessi procedimenti tecnici e nei finissimi materiali usati. A impreziosire questa ricerca è la presenza, come in filigrana, delle antiche fonti, dettagliatamente esaminate in rapporto ai manufatti catalogati e alle ""diverse maniere di fare le impronte"""". Il rinvenimento del laboratorio, rimasto intatto nel tempo all'interno dell'antica proprietà, appartenuta a questa eclettica impresa famigliare, situata nella contrada lucchese, si è rivelato scrigno di preziose testimonianze e ha gettato una nuova luce sui procedimenti tecnici, finora poco indagati. Della straordinaria raccolta lucchese, che costituisce un'inestimabile antologia universale di migliaia di modelli riferibili a quella vasta produzione artistica di ambito continentale, sia figurativa che ornamentale, databile dall'antichità classica fino al XIX secolo, viene presentata una ricca selezione ragionata, illustrata da un ricco apparato fotografico. Secondo le testimonianze raccolte, si tratta del più vasto repertorio dell'epoca: glittica antica e moderna, placchette rinascimentali di soggetto sacro e profano, fregi con raffigurazioni storiche, mitologiche ed ornamentali, piatti figurati, reliquiari, monete, medaglioni e medaglie, compresa l'intera """"Historia metallica"""" napoleonica. Da rilevare che nella vicenda della manifattura, rinomata nell'ambiente artistico parigino, si possono annoverare commesse prestigiose anche dal Cabinet des médailles di Parigi. Ma ciò che spicca nella stessa raccolta, per l'eccezionale stato di conservazione, per completezza e per la grande bellezza e fantasia delle raffigurazioni, è il set di impronte tratte da una selezione di gemme incise, che un tempo fecero parte della leggendaria e prestigiosa collezione del principe polacco Stanislao Poniatowski (1754-1833), la cui intricata vicenda è analizzata ed etichettata come """"il falso vero""""; indubbiamente uno dei casi di falsificazione pianificata più affascinanti e sorprendenti nella storia del collezionismo. Protagonisti indiscussi di questa rassegna sono dunque il mito, l'arte compositiva e lo stile tra classico, neoclassico e """"invenzione"""": ripercorrendo i principali miti dell'antichità greco-romana, attraverso queste accattivanti scene di amore, metamorfosi, lotta, morte e oltretomba, tali soggetti vengono accompagnati dai versi degli antichi autori e dalla ricerca iconografica dei modelli di ispirazione."" -
Le ruote del colore. Atti del Convegno (Lamoli, 6 maggio 2017)
Questo libro presenta gli atti del convegno ""Le ruote del colore"""", svoltosi a Lamoli, presso l'Oasi San Benedetto, il 6 maggio 2017. La giornata è stata promossa dall'Associazione Italiana Amici dei Mulini Storici, nell'ambito della sua finalità di ricerca e diffusione della conoscenza e del valore dei mulini storici. La parola mulino, nella maggior parte dell'immaginario collettivo, evoca quello che trasforma cereali, legumi e castagne nella farina destinata sia all'alimentazione dell'uomo che degli animali. Ma la definizione va invece oltre, e racchiude in sé le diverse tipologie di questa macchina, che mossa da acqua, vento o anche con forza umana o animale, diventa, di volta in volta: il maglio che plasma il ferro e il rame, la sega che seziona i tronchi degli alberi, la gualchiera e le macchine che lavorano la materia prima per produrre la carta o follare la lana, ma anche - come dimostrano i contenuti degli interventi di questo libro - la macchina che trasforma minerali e vegetali producendo sia colori, sia quanto serve a proteggerli dopo il loro utilizzo."" -
Dalla posa della prima pietra ai restauri. Il cammino della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano
Questo volume presenta gli atti delle Giornate di Studi Mengoniani ""Dalla posa della prima pietra ai restauri - Il cammino della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano"""", iniziativa svoltasi a Bologna il 5 maggio 2017, presso la sede della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. La Giornata, dedicata ai recenti restauri della celebre galleria milanese è stata organizzata e coordinata da Anna-Maria Guccini, con il supporto di Angelo Manenti e Maurizio Pecile del Comune di Milano e di Ornella Selvafolta del Politecnico di Milano."" -
Le ruote della carta. Atti del Convegno «Gualchiere e olandesi per mulini» (Fabriano, 12 maggio 2018)
Il volume presenta gli atti del convegno ""Gualchiere e olandesi per mulini"""", tenutosi a Fabriano il 12 maggio 2018, presso il Museo della Carta e della Filigrana di Fabriano. La giornata è stata promossa da A.I.A.M.S. nell'ambito della sua finalità di ricerca e diffusione della conoscenza e del valore dei mulini storici. È il secondo volume della Collana """"Le Ruote dei Mulini""""."" -
Le ruote dell'olio. Atti dei convegni «I frantoi da olio sulle antiche vie del sale» (Sarzana, 11-12 maggio 2019 - Imperia, 9 novembre 2019)
Questo terzo volume della collana ""Le ruote dei Mulini"""" presenta gli atti dei convegni """"I frantoi da olio sulle antiche vie del sale"""", che si sono svolti l'11 e 12 maggio 2019 presso l'Azienda Agricola Dimostrativa di Sarzana, e a Imperia il 9 novembre dello stesso anno, all'interno della manifestazione OliOliva. Le giornate sono state promosse da A.I.A.M.S. nell'ambito della sua finalità di ricerca e diffusione della conoscenza e del valore dei mulini storici. La sua stesura si è svolta con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Imperia e Savona e per la Città Metropolitana Genova e la Provincia di La Spezia."" -
Cronaca Cerchiari 1865-1901. Fatti e persone a Imola nel primo quarantennio dell'Unità d'Italia
La Cronaca Cerchiari, il cui manoscritto è conservato nella Biblioteca comunale di Imola, è nata per volontà di Giulio Cesare Cerchiari, appassionato di storia imolese. Redatta da quattro cronisti della sua famiglia, registra gli eventi quotidiani della città e ne documenta le trasformazioni sociali, politiche, culturali e urbanistiche nei primi quarant’anni dell’Unità. -
Il mulino della tradizione e della leggenda
Il volume presenta gli atti del convegno “Il mulino della tradizione e della leggenda”, svolto in modalità webinar l’8 maggio 2021. La giornata è stata promossa da A.I.A.M.S. nell’ambito della sua finalità di ricerca e diffusione della conoscenza e del valore dei mulini storici congiuntamente al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina di San Michele all’Adige. Dopo Il mulino dei ricordi di Francesco Guccini, questo nuovo testo si addentra in un caleidoscopio di interpretazioni, ricordi e presentazioni che, iniziando dalla molitura in Val di Fassa, procedono nell’orizzonte culturale di due mugnai del Cinquecento e del Novecento, proseguono nella fiaba e poi nell’immaginario e negli stereotipi dell’espressività tradizionale dell’Appennino tosco-emiliano e della bassa padana, nel canto popolare, nel mulino di carnevale e in quello dei burattini. Contenuti multiformi, ognuno dei quali ci presenta una inedita, ulteriore lettura e interpretazione del mulino e del mugnaio, e invitano ancora a ricercare e a scoprire, per poter conservare e trasmettere. -
I fiori dell'oleandro. Donne che fanno più bella l'Italia
Guardare l'Italia attraverso la metafora dell'oleandro. Della pianta che grazie a una minoranza dei suoi fiori colora un intero paesaggio e stabilisce la superiore bellezza di un luogo. I fiori dell'oleandro sono qui le tante donne sconosciute che si battono per una giustizia generosa verso i deboli e per chi ha visto calpestati i suoi diritti. Le donne che in veste di avvocato, giornalista o architetto, sindaco o militante dell'antimafia, creatrice di cooperative o barista o studentessa, scienziata o operaia, cantante o stagista, suora o professoressa o viaggiatrice misteriosa, comunicano a chi è sopraffatto dalle immagini di un paese indecente un'altra idea dell'Italia. Che regala serenità, un senso profondo di decoro morale, il piacere di scoprire che il paese descritto come privo di esempi ne è invece ricco dalla Lombardia alla Sicilia. Un libro che restituisce con naturalezza al lettore una realtà fatta di dignità, di impegno e di fiaba inconsapevole.