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Rithmomachia. Alla riscoperta di un gioco medievale
Con questo libro gli autori ci invitano alla riscoperta di un gioco di strategia, la Rithmomachia, praticato dal Medioevo al Rinascimento, soprattutto da monaci ed eruditi, poi quasi del tutto dimenticato. Si tratta di una vera e propria battaglia tra cerchi, triangoli e quadrati a cui sono associati certi numeri, disposti su un tavoliere 8x16 che diventa il teatro di singolari scontri di natura aritmetica. L'opera di Codenotti e Resta, entrambi ricercatori presso l'Istituto di Informatica e Telematica del CNR di Pisa, spiega e illustra con immagini le regole del gioco, la strategia e le più istruttive situazioni di gioco. In appendice sono raffigurati tutti i Cerchi, i Triangoli e i Quadrati che compongono il gioco, in modo che possano essere ritagliati ed eventualmente incollati su supporti di cartoncino o altro materiale, per ottenere un set di gioco completo. -
Cocktail divino. Aforismi biblici
"Beato chi si occuperà di queste cose, ponendole nel suo cuore diventerà saggio. Se le metterà in pratica sarà forte in tutto"""". """"Cocktail divino"""" è un aperitivo """"short drink"""" leggero, fresco e gradevole, adatto a tutti i palati indipendentemente dal credo religioso." -
Primo verso
"Il sogno non è follia ma rimpianto di quanto sia una cosa altrove. Chissà dove""""" -
La cattiva strada
Quando si pensa alle dittature sudamericane, vengono in mente l'Argentina e il Cile, non il Brasile. Con ""La cattiva strada"""", suo libro d'esordio, Marta Orazi scrive un romanzo storico che attraversa gli anni caldi del secolo scorso (dal 1968 al 1971), in Brasile e in Francia. Joào, personaggio affascinante e complesso (che ricorda Nikolaj Stavrogin de """"I demoni"""" di Dostoevskij) è bellissimo, algido, capace di grandi slanci di generosità come di bassezze e di opportunismi. Una strana aridità sentimentale non gli impedisce di innamorarsi delle persone sbagliate, marginali e borderline di cui ama la vulnerabilità ma che mettono in serio pericolo il suo sempre precario equilibrio psichico. La passione politica prevale su ogni altra, ma il senso di inutilità dovuto all'esilio la fa spegnere. Corinna invece è una roccia, e per questo Joào si aggrappa sempre di più a lei, intuendo che è la sua unica ancora di salvezza, ma senza mai amarla con la stessa intensità con cui Corinna ama lui. Sullo sfondo, il '68 brasiliano viene raccontato con una prosa originale, dal ritmo velocissimo, incalzante, che mantiene alta l'attenzione dei lettori fino all'ultima pagina."" -
Le Doggies
L'eterna lotta tra il Bene e il Male vissuta da personaggi simbolici con l'aspetto esteriore dell'animale da sempre considerato il migliore amico dell'uomo, il cane. Le Doggies, angeli alati dalle sembianze di comunissimi cani, altro non sono che messaggeri celesti con il compito di cercare un ""animo puro"""" che possa salvare la società dall'autodistruzione. Riuscirà il piccolo Paul, con la forza innocente della sua infanzia, nel difficilissimo compito di aiutare l'umanità a scegliere la Vita?"" -
Seppellite il mio cuore sul monte Conero
Giunto alla soglia del sessantesimo libro pubblicato, Michele Monina decide di rendere omaggio alla sua terra natale. Terra natale in realtà omaggiata in tutte le sue pubblicazioni, dagli articoli ai romanzi, passando per i reportage e le biografie dei tanti cantanti di cui si è occupato, infilata anche di forza nelle sue narrazioni e nei suoi saggi di critica musicale. Il più importante scrittore anconetano degli ultimi decenni decide, tra il serio e il faceto, di vestire i panni del bardo, e di cantare un'ode ad Ancona, al Monte Conero e più in generale alle Marche, finendo per fare quel che sempre ha fatto nei suoi scritti, raccontare storie, costruire aneddoti, suggestionare il lettore e portarlo a spasso, con la fantasia, per una terra che mai come in questo caso gli è cara e familiare. ""Seppellite il mio cuore sul Monte Conero"""" è una canzone d'amore scritta per i luoghi nei quali affondano le sue radici, amore non sempre ricambiato, ma non per questo meno vivo e appassionato."" -
Zero termico
"Lo zero termico è lo stato intermedio tra l'acqua e il gelo. La fine del ghiacciaio o l'inizio del fiume. È il punto in cui la ragione e l'istinto si toccano. Qui la trasparenza del pensiero può intorbidarsi del flusso degli impulsi così come la liquida instabilità della coscienza può irrigidirsi nel cristallo della parola. È una condizione incerta, aperta in opposte direzioni: come l'età di mezzo in cui sono state composte queste poesie, sospesa tra fuochi di un giorno che rilutta a spegnersi e l'ambigua, insidiosa seduzione della sera. Lo zero termico è la temperatura del vetro che unisce o separa le ombre bianche, severe dell'inverno dall'angolo in cui brilla ancora l'estate del simposio.""""" -
L' istinto primo
Come spesso accade nella vita reale, oltre alla nostra, ci sono altre esistenze da considerare: quelle vite - a volte silenziose, altre volte rumorose - che si interpongono e che restano appese come fili sottili a ognuno di noi. Andare incontro a una persona significa impigliarsi in quei fili e doverli ordinare per non restarne invischiati, ""L'istinto primo"""", ultimo romanzo di Ausilio Bertoli, racconta la storia di Fabio Mori e Anita Salmidon, e di come, quel filo che li fa incontrare, dapprima li unisce, poi si annoda, quasi si spezza, si allunga a dismisura, e torna nuovamente ad unirli. Ma ognuno di noi si porta dietro altrettanti fili, e allora questi si intrecciano, si fanno matassa e poi si separano. Un romanzo che gioca molto sulla casualità, ma anche sul destino. Un libro che si nutre di emozioni fuggenti, intense, che nascono e si consumano, per l'appunto, nell'""""istinto primo"""". Ausilio Bertoli mette in opera narrativa il complesso meccanismo delle dinamiche sociali, e riserva spazio d'ampio respiro a quel sentimento che, primo fra tutti, regola le nostre vite: l'amore."" -
La bellezza non si somma
"Sono poesie caratterizzate da una particolare chiarezza descrittiva; nel paesaggio naturale, come in quello umano, individuale o sociale, ogni elemento o fatto diventa una finestra da cui è possibile osservare l'intero cosmo. Lo sguardo sulle dinamiche del mondo, più o meno evidenti, rimanda il poeta a una riflessione interiore che si esprime in veri e propri dipinti in versi, talvolta caratterizzati da una calibrata ironia; le descrizioni paesaggistiche rimandano ad analogie con il mondo interiore dell'uomo, i corpi, animali o umani, quando presenti, agiscono, tra slanci e chiusure, in un alone di serrata armonia. L'uomo si caratterizza per l'intelligenza dello sguardo, attraverso di esso trovano nutrimento i più variegati pensieri; inoltre i versi mettono in evidenza una debolezza umana di fondo che non cede mai e di continuo insidia le migliori intenzioni. Un punto focale di questa poesia è la celebrazione della bellezza delle forme e del mistero che sembrano attraversare di continuo l'esistenza umana, sulla cui scia si sviluppa una ricerca di senso capace di implementare la conoscenza.""""" -
La poetica del catenaccio e altri scritti di calcio
La letteratura e il gioco del calcio sono linguaggi apparentemente inconciliabili ma sanno produrre talvolta delle combinazioni straordinarie: rilevarle, interpretarle, mostrarne il lato segreto e imprevedibile, è l'intento di un critico letterario che con questo libro chiude la trilogia inaugurata da ""L'angelo più malinconico"""" (2005) e proseguita con """"Sivori, un vizio"""" (2010). Ancora una volta, si incrociano i volti di antichi o nuovi campioni (Meazza, Riva, Ibrahimovic, Messi) le pagine del giornalismo militante e della grande letteratura, da Giovanni Arpino a Gianni Brera, da Umberto Saba e Giovanni Giudici a Pier Paolo Pasolini. Composto a mosaico coi frammenti di un romanzo di formazione, scritto in uno stile secco e pungente, """"La poetica del catenaccio"""" testimonia la passione umanistica, ostinata senza essere nostalgica, per un gioco che oggi rischia di non essere più un gioco e nemmeno uno sport ma soltanto lo spettacolo televisivo che propaga i riti di una religione tribale. Anche per questo è un libro che va in direzione contraria, da leggere come un antidoto al Pensiero Unico che attualmente domina non solo il gioco del calcio ma anche la letteratura."" -
La vecchia
Ci sono stagioni che cambiano il corso della vita di intere generazioni più di quanto riescano a cambiare quello della Storia stessa. Negli anni '70 inizia un processo di erosione progressiva di ogni certezza religiosa, morale e ideologica dei cardini che avevano sostenuto la società fino ad allora. Era il periodo delle tensioni sociali, delle assemblee roventi e degli scontri nelle piazze, ""tempi in cui il gioco delle parti era una cosa seria e non si poteva nascondere da che parte sceglievi di stare, di qua o di là di quelle barricate"""". È in questo contesto che Caterina vive la sua giovinezza, parte di un mondo che la attrae ma che fatica a comprendere, partecipe, suo malgrado, di una serie di eventi incontrollabili che condizioneranno la sua esistenza. Ormai in età adulta, in quella fase della vita in cui nulla più si aspetta e nulla più si chiede, Caterina riceve un'eredità inaspettata, che la costringe a ripercorrere, attraverso la """"riesumazione"""" di ricordi spesso dolorosi, le tappe fondamentali del suo passato. Ma è solo in seguito all'evolversi degli eventi all'interno di complicati e contorti rapporti familiari e alla luce di una ritrovata consapevolezza e conseguente riappacificazione con se stessa, che riuscirà a operare una scelta tra quella che ormai considera l'ineluttabilità di ciò che la vita le ha dato e la possibilità di riappropriarsi di ciò che la vita le ha tolto..."" -
Bologna ovest
Bobo è schizofrenico dall'età di sedici anni, e da sedici anni tenta di liberare la sua mente da ogni forma di controllo, ""per capire"""". Spende intere giornate ad osservare il mondo dalla finestra, la fredda periferia ovest di Bologna, i suoi viali trafficati, le aiuole asfittiche, i cavalcavia, i capannoni abbandonati, i palazzoni di cemento e le officine straripanti di pneumatici usati, impressi nei colori freddi della notte. Là fuori, le prostitute bosniache, sotto la protezione del serbo Goran e dell'amico Ratko, battono i viali di una città marcescente e abbandonata. E poi c'è Bella, la prostituta più ricercata della zona. Bella diventa pian piano la protagonista dei deliri di Bobo, e Bobo, il gigantesco angelo custode che veglia su di lei. Negli scantinati di un palazzo Bella porta i clienti pericolosi, e Bobo se ne sbarazza senza dire una parola. Ma la deviata routine e il segreto custodito dai due personaggi si rivela presto essere una spirale dalla quale i due non possono più tirarsi indietro, e che li costringe allo smarrimento. Il prezzo della libertà arriverà tempestivo e puntuale."" -
Indifferentemente
Uscito dalla clinica psichiatrica dove era stato rinchiuso dopo un inspiegabile tentato omicidio, lo psichiatra Piero Cardella, tornato lentamente in sé e prossimo a riprendere la professione dopo una lunga aspettativa, non può più rimandare. Capire il perché, durante quel raptus omicida, abbia tentato di uccidere Alessio Stratta è diventato necessario, così come lo è il pretendere di sapere da Paolo Zurlo, suo terapeuta durante il ricovero, oltre che collega e amico, perché a sua volta abbia tentato di uccidere Alessio, riuscendoci. In una sottile indagine psicologica dei personaggi, sono tante le domande che vanno affiorando. Perché due psichiatri apparentemente equilibrati perdono il controllo e si accaniscono sullo stesso uomo? Perché i loro istinti omicidi fatalmente si intrecciano? Il movente è forse lo stesso? Se sì, quale fra i tanti che incatenano, pagina dopo pagina? Transfert e contro transfert fra i due, in un oscuro e ineluttabile delirio psicotico condiviso? Una ragazza tormentata e bellissima, Giulia, che è l'amante di Alessio e che è paziente di entrambi? Vendetta per la morte della sorellina di Laura, una donna vent'anni prima amata dall'uno e dall'altro? O la risposta è ancora più sconvolgente, ed è profondamente diversa da tutte quelle che si sono immaginate? -
Ronda cittadina
"Il 17 ottobre del '66 sono disceso in campo nella città di Ancona - quella mia - che amo per complessione e geografia e rondo per le salite e lati mare. La voce alta tipica, che non ritengo un vanto degli occhi azzurri buoni; le gambe storte ed i capelli lunghi. M'avrete visto suonar la batteria, oppure in qualche cinema, giù, in fondo. Ho un amore che non aspettavo, che più che aver cercato mi ha trovato. Amo godere delle cose belle: letteratura, cinema; l'arte che si capisce. Le sconfitte, quando dell'altra squadra; tifare i talentuosi pure se. Tramontana, maestrale, il vento freddo - in generale sul viso, e vino, scotch e vodka con la buona cucina. Le adidas un po' più delle nike; camicie e t-shirt 100% cotton; i buchi neri più che le stelle cadenti. Odio il lieto finale nella fiction seppure poi nel vero, nel reale... Non ho molti nemici ma, c'è tempo. Questa raccolta è la prima che esce. Ci ho messo tutto il bello e pure il brutto; ho fatto del mio meglio e del mio peggio.""""" -
Il babbo avrebbe voluto dire ti amo ma lo zio ne faceva anche a meno
Una trasferta per una partita di calcio a 5 con le peggiori condizioni meteo. La voce narrante, un portiere un po' avanti con gli anni, combattuto tra lavoro in tempo di crisi, famiglia, un passato che riaffiora solo per ricordargli perdite e sconfitte e l'ostinazione, che nemmeno lui sa spiegarsi, nello scendere in campo per l'ennesima partita. -
Tutto qui
"Tutto qui"""" raccoglie racconti di giovani scrittori alla loro prima prova narrativa, e si inserisce a pieno titolo in una """"tradizione"""" che nasce, negli ormai lontani anni '80, con """"Giovani blues"""" curata da Pier Vittorio Tondelli. Uno di quei libri che, inesorabilmente, hanno rappresentato """"un'epoca"""", uno di quei libri dopo cui niente è stato più """"come prima"""". Questa antologia, a cura di Cecilia Monina e Marco G. Montanari, ci parla, certo, di un tempo diverso. Se si fosse in America la si leggerebbe, appunto, come lo spaccato di un'epoca, ma siamo in Italia e saranno solo """"scrittori esordienti"""". Tutto qui." -
Belmoro
I Belmoro sono una famiglia numerosa e povera che vive in un piccolo paese marchigiano, e nonno Vincenzo ne detiene le chiavi del comando, esercitando piena autorità su figli e nipoti. Vecchio patriarca contadino, rispettoso delle tradizioni, delle convenzioni sociali d'apparenza, con il fiuto antico del pater familias, Vincenzo insegue il tornaconto mascherando ogni interesse dietro un garbato repertorio. Da una parte il nonno, dall'altra i nipoti, giovani, belli, pieni di voglia di sognare, con le stramberie per la testa e un non ancora addomesticato spirito di ribellione: ""Belmoro"""" racconta il divario di idee e norme sociali che separa ogni gioventù dalle generazioni più anziane, insensibili, o forse non memori, agli occhi dei giovani, di sentimenti come l'amore. Andreucci rivela la difficoltà di comunicazione tra mondi che sembrano distanti anni luce (e di affrontare temi quali l'omosessualità, la libertà di vivere la propria esistenza) raccontandoci una saga familiare """"minore"""" che parte dai primi decenni del Novecento per arrivare ai giorni nostri."" -
Vi precederanno. Memorie da un racconto senza storia
Attraverso il racconto dei sentimenti dei protagonisti, Piccioni ricostruisce i fatti principali della vita di Anne, una donna di cinquantatre anni che improvvisamente diventa cieca dopo un'operazione chirurgica agli occhi. Le drammatiche vicende della sua vita si intrecciano con quelle di una giovane biologa, Marion, che, come volontaria, si prende cura di Anne. Anne improvvisamente scompare e tramite una sua vecchia amica, Hélène, fa consegnare a Marion un cofanetto colmo di lettere, in cui rivela verità nascoste sulla sua vita. Sono i personaggi il vero punto di forza di ""Vi precederanno"""". L'autore indaga nel profondo del loro animo e ci porta a conoscerli molto da vicino, tra continue rivelazioni, attraverso una trama incentrata sul sentimento d'amore che lega indissolubilmente genitori e figli. Un legame che va oltre il tempo, lo spazio, le tumultuose vicende personali e la malattia."" -
Il trattamento della neve
"Trattare la neve"""" cosa può significare? Probabilmente il far sì che la neve si sciolga, torni acqua, sostanza che scorre, che passa, va altrove. Ma è legittimo ipotizzare anche l'intento contrario, vale a dire il conservare, il bloccare, l'adoperarsi per accudire l'inverno, il suo gelo. Trattare è un agire. La finalità di questo agire è tuttavia opaca, ambigua, ambivalente. E ambigua può apparire anche questa scrittura poetica, intessuta di lacerti, racconti sospesi, ipotesi che rimangono tali, contraddizioni irrisolte. Una scrittura poetica che potrebbe rischiare l'intellettualismo, ma che in effetti mantiene costantemente una curvatura lirica. Anche quando cerca di catalogare - dunque di disinnescare con la ragione - ciò che la vita produce in eccesso, il dolore che tutto attraversa (""""Grumi. Grovigli. Viluppi. / Senza vie d'uscita. / Con vie d'uscita..."""")." -
Il sangue del cielo
Le cinque sezioni in cui è divisa la raccolta segnano le tappe di una storia di disperazione e di rinascita, dalla morte vista come speranza estrema alla scelta di lottare per credere in una segreta armonia del tutto. L'annientamento dell'io causato dal fallimento del sogno di vivere un amore, diventa qui un ponte verso la conquista di un amore come abbraccio dell'esistenza nella sua totalità, come accettazione attiva del dolore quotidiano sforzo di trasformare il fuoco che divora in luce. Scegliere di credere vuol dire impegnarsi con la totalità del proprio essere, con tutta la propria vita, a fare di ogni torto del caso, di ogni boccone di tempesta, il terreno oscuro in cui coltivare bellezza, ombre di senso, tracce di armonia. La poesia è tra gli strumenti di questo impegno, sa cedere a ciò che va oltre, sia esso inconscio o voce del divino, comunque a qualcosa che ci supera, e che quindi ci salva dal sentirci abbandonati, perduti sotto il silenzio delle stelle. L'ispirazione autentica è un soffio che sembra farsi testimonianza dell'oltre.