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Cuore nero
L'amore come unica certezza, l'amore come unico dubbio; momento vissuto e attesa, tranquillità apparente e ossessione, contatto e separazione, desiderio e distacco: questi i sentimenti svelati dall'autrice, messi a nudo e incisi nel verso come un marchio a fuoco. La ricerca dell'altro è continua, senza soste, anche quando sembrerebbe potersi fermare, a tratti diventa quasi inseguimento fatto di respiri trattenuti e di gioie fugaci. È sensazione di unicità inarrivabile, da vivere estaticamente; è perenne mancanza di qualcosa, in cerca di appagamento; è un dito puntato, tremante, verso mancate promesse, carezze e baci negati, parole non dette. Una pagina dopo l'altra, Benedetta Ricci non concede pause, a se stessa, al suo amore, a chi legge. Ogni luogo o paesaggio, tutti gli spazi fisici e mentali sono assorbiti in un ""cuore nero"""", e ultimo, l'amante. Emozioni, vissute o ancora da vivere, impregnate di dolore. Annota, comunque, l'autrice: """"È bella la poesia / Perché è come / frugare / nella propria morte""""."" -
Napoli circonvallazione Nord
Napoli: andarsene o restare? È estate. La vita è difficile nei quartieri caldi della città: ragazzi di strada, coinvolti sin da piccoli in risse, furti e spacci di droga. Gli adulti trascorrono intere giornate al bar, i ragazzi cercano sesso con donne di tutti i tipi, i bambini giocano a pallone. Alessandro Angeli intende far conoscere questa realtà così labirintica, oscura, ombrosa, ambigua, con un linguaggio asciutto ed efficace; arriva dritto a colpire la sensibilità del lettore, che è catapultato prepotentemente nella vita di Nunzio, un ragazzo napoletano cresciuto a Secondigliano, soffocato, incastrato in quella quotidianità vuota, difficile e opprimente. Nunzio ha una vita normale, ragazze, amici e passeggiate; ma è annoiato, spesso non sa come passare il tempo. Si ferma a guardare il buio, i treni alla stazione, le farfalle che volano e vorrebbe scappare e come loro volare via da quella città che lo ha escluso, e da persone come lo zio che lo tengono lì in catene. Il lettore vuole assolutamente sapere cosa deciderà. Nunzio è ormai complice di rapine e atti illegali compiuti da suo zio. La polizia gli sta addosso. Non può andarsene. Napoli è la sua croce e la sua delizia: racchiude due città distinte, una crudele e l'altra immaginaria. Nunzio vorrebbe andarsene per sempre, ma quella vita e quella città gli appartengono. Sono ormai parte di lui. -
Racconti in samba
Cosa accade al muratore cantato da Chico Barque de Hollanda, quel ""Pedro pedreiro"""" abituato a vivere perennemente in attesa dell'evento che gli avrebbe cambiato la vita, se un imprevisto gli fa perdere anche la speranza? E cosa fa un ragazzo di strada che è solito praticare piccoli furti, quando s'accorge che un giorno qualcuno potrebbe fargliela pagare cara? E un allegro mascalzone perdigiorno, se imbrocca la giocata che lo rende ricco sfondato, cosa farà? Cosa pensa della felicidade cantata da Vinicius De Moraes e Tom Jobim, una ragazza madre tradita e abbandonata? E infine un giovane studente svogliato, che come in una canzone di Caetano Veloso ama solo camminare al sole controvento, che ne farà della propria vita? In Brasile la musica restituisce alla gente la possibilità d'incontrare se stessa, raccontando la sua vita e dando voce alla sua anima. Ecco perché essa si colloca nel luogo poetico dell'incontro tra realtà ed immaginazione. Ed è questo il luogo che i cinque racconti in samba desiderano frequentare, mettendo insieme i tanti sguardi che si possono avere su questo immenso paese. Scegliendo, per questo percorso, un luogo simbolo, Rio de Janeiro, ed attraversandolo sul confine sfumato di reale e surreale, concreto e immaginifico, prosaico e poetico. Questi cinque racconti in samba aspirano, in definitiva, a lasciare al lettore ciò che recitava il titolo di un vecchio disco di Vinicius e Toquinho: un """"toque do Rrasil"""", un tocco di Brasile."" -
Dolce terra di Marca. Fiabe popolari marchigiane
Le fiabe popolari mantengono nel nostro tempo la capacità di incantare. Le innumerevoli trasposizioni e trascrizioni, le opere teatrali, multimediali, i film, in cui vengono continuamente riproposte, testimoniano la loro vitalità. La fiaba parla all'immaginario degli uomini, apre alternative alla realtà quotidiana con un linguaggio schietto, immediato, essenziale. ""Dolce terra di Marca"""" raccoglie le fiabe marchigiane nel dialetto con cui sono state trascritte dalla viva voce del popolo da parte di studiosi quali Antonio Gianandrea, Guido Vitaletti, Luigi Mannocchi, con accanto una trascrizione nell'italiano corrente per la comprensione di termini dialettali inusitati, a volte sconosciuti. Ogni fiaba è corredata da note di lettura, proposte per cogliere con immediatezza contenuti originali, suggestioni, aspetti di contesto territoriale. Ad illustrare i testi, le immagini curate dagli studenti della Scuola Internazionale di Comics di Jesi che hanno interpretato i racconti con una prospettiva di lettura originale e contemporanea."" -
A pochi pensieri dalla riva
D'Annibali dà voce a diversi personaggi, artisti, scienziati, disperati, perdenti, verso i quali il riguardo del poeta richiama la sensibilità di Saba in Città Vecchia, come se volesse ricordarci, parafrasando il cantautore Claudio Lolli, che ""nessun uomo è un uomo qualunque"""". Mai melensi né banali, sempre spiazzanti e coraggiosi, i versi di D'Annibali sanno sviscerare l'amore e i suoi infiniti aspetti senza ombra di retorica. """"In A pochi pensieri dalla riva"""" scrive nella postfazione Fabrizio Sandrini """"D'Annibali racconta e si racconta con pazienza... la pazienza che solo i poeti hanno di andare a scovare una parola dovunque essa si celi"""". Per le poesie in dialetto basta, come afferma Fabio Serpilli (uno dei maggiori esperti di poesia dialettale), un solo aggettivo: meravigliose. Il libro si chiude con un omaggio a Giorgio Caproni, otto poesie volutamente """"caproniane"""" che con audacia e profondo rispetto continuano la ricerca oltre i limiti della ragione avviata dal poeta livornese nel Franco Cacciatore e nel Conte di Kevenhuller."" -
Figure del congedo
"La poesia la scrivono in troppi, la leggono in pochi e non la compra nessuno. E può anche starci, perché tra manierismi di ritorno, sperimentalismi fuori tempo massimo, più una frotta sterminata di prove imbarazzanti di dilettanti allo sbaraglio, la voglia di comprare poesia scemerebbe in chiunque. Peccato. Perché talvolta, in questo grande e avvilente marasma, vede la luce qualcosa che invece riconcilia: l'opera prima di Davide Tartaglia è una di queste piccole perle. Che sta a significare più cose: la prima, che al di là di tante categorie allotrie (le generazioni, le tematiche, le militanze, etc.) può ancora esistere - ed esiste; e tenacemente resiste - una 'poesia onesta'; che questa 'poesia onesta' è figlia di una grazia di stato che, con buona pace delle scuole di scrittura, soffia il suo vento dove vuole; infine, che questa grazia, nel concedersi, ancora evoca (e pretende) una sempre più profonda confidenza con la biblioteca e i suoi ospiti, nel fiume ininterrotto del grande stile. Credo siano elementi di ottimo auspicio per la nostra tradizione futura"""". (Filippo Davoli)" -
Il rabbi molesto. Sul lato antipatico di Gesù
"Il rabbi molesto"""" è un saggio sui lati """"antipatici"""" del personaggio di Gesù. Con spirito critico, a tratti anche polemico, ma sempre facendo riferimento ai testi canonici della Bibbia, Fabio Bonafé propone una riconsiderazione della figura di Gesù Cristo, mettendo in luce alcuni aspetti controversi del suo carattere e del suo insegnamento ed evidenziando gli episodi più discutibili della sua avventura umana. La tesi dell'autore è apertamente anticonformista: lasciando da parte l'atteggiamento elogiativo e devoto nei confronti di colui che per i credenti è il Figlio di Dio, risulta evidente che le premesse di certi atteggiamenti e comportamenti più o meno intransigenti e intolleranti del cristianesimo sono in parte già presenti nella cultura e nella personalità del Gesù dei vangeli. Di qui un rispettoso invito rivolto a quanti si sentono coinvolti e interessati: rileggere le storie del rabbi di Galilea in maniera più innocente, concedendosi il dovere dell'intelligenza e la possibilità della disapprovazione." -
Avevo litigato con uno svizzero
Il titolo cita uno dei tanti avventurosi episodi che hanno segnato la vita di Dino Campana: i tre mesi passati in carcere a Basilea per esser venuto alle mani, per l'appunto, con un cittadino svizzero. E i cinque racconti della raccolta sembrano attingere dal titolo poesia e fantasia, ironia e autoironia. In ""Primi appunti per un libro sulle grandi imprese di un allora attor giovane"""", un giovane attore è scritturato per una tournée con una compagnia italiana d'operetta. La tournée parte - e con essa in qualche modo la giovinezza del protagonista - da una sonnacchiosa Cremona autunnale, fra gli amori con le bellissime ballerine e la scanzonata vita del teatro di rivista. In """"Un inverno con il gatto Virgola"""", un giovane convinto di evadere dalla famiglia borghese lasciando la nativa Magenta per andare ad abitare da solo a Milano, si trova ben presto alle prese con una particolare e inattesa avventura: diventare il custode di un gatto molto anziano, dato per moribondo, affidatogli da un'associazione animalista dopo che il suo padrone è stato costretto al ricovero in un ospizio. Con il gatto si troverà a dividere appartamento ed esperienze: i progetti di disobbedienza civile di Diego, che si oppone alla trasformazione urbanistica del quartiere Isola, le reiterate passioni della sua famiglia che lo rivuole con sé, l'amore per la bella Michela, la scrittura di un saggio su Vladimir Jankélévitch, persino l'incontro con il precedente padrone del gatto."" -
Non solo handicap. Un'operazione culturale che attraversa e va oltre il racconto
"Non solo handicap"""" non è soltanto il racconto di una storia personale, ma, attraverso questa, vuol diventare una chiave di lettura per migliorare la conoscenza e la relazionalità tra disabile e normodotato su tematiche avulse dalla disabilità. È evidente che si tratta di un'operazione culturale che va oltre i risultati storici ottenuti dal protagonista del racconto. L'opera nasce per una ragione metastorica: smontare la visione monodimensionale del disabile. Tale operazione culturale non può essere procrastinata nel tempo perché troppo spesso chi si relaziona con il disabile lo pensa come una persona ad una dimensione: quella legata all'handicap. """"Non solo handicap"""" vuol dire al lettore che il disabile non vive soltanto di questioni legate alla disabilità ma, come ogni persona, ha più dimensioni. Questo annuncio è evidente in ogni parte del testo, dall'introduzione alle diverse tematiche che si toccano nel fluire dei capitoli fino ad arrivare alla conclusione. Un libro che avrà raggiunto i suoi obiettivi ogniqualvolta il normodotato si relazionerà con il disabile """"pensando di aver di fronte un uomo che cammina"""" vivendo così una relazionalità """"senza barriere"""". Una svolta relazionale che va, è bene ripeterlo, oltre la storia che si racconta." -
Il poeta delle porte sfondate
"La mia vita sta passando come un treno in corsa, così velocemente che non distinguo le stazioni (...)"""". Una vita come tante, con gli eccessi della giovinezza, gli amici, gli amori, i problemi sul lavoro, i viaggi; e, come tante, oltre ai periodi difficili, in momenti inaspettati arriva lo straordinario, quello che non avresti mai pensato potesse accadere anche a te. È una bella storia d'amore quella che Roberto Rovaldi racconta in questo suo terzo romanzo, un amore che riesce a cambiare il corso di una intera esistenza e quindi anche a non lasciare tristezza o rimpianti dopo la sua fine. Attraverso le piccole grandi avventure della quotidianità e quelle più impegnative in luoghi lontani, avvolti da un magico misticismo sciamanico, il """"poeta delle porte sfondate"""" percorre le pagine di questo libro nello stesso modo in cui cammina, incessantemente, per le strade del mondo, e come un pubblico banditore dei tempi passati, o forse come un menestrello, ci narra la sua storia." -
Café Le Antille
Tre storie che si sviluppano ciclicamente, come le stagioni, dal freddo temporale d'inverno fino al caldo epilogo estivo. Il rapido alternarsi delle stagioni si intreccia con la sfera emotiva, e l'asettica relazione descritta nel primo capitolo diventa ardente passione nell'ultimo. Luogo ricorrente e punto di ritrovo di tutti i protagonisti è il Café Le Antille. Da lì, come da una bolla di vetro, i personaggi osservano la città mutevole e la gente. Il bar è la loro culla protettiva, nella quale potersi rifugiare e allontanarsi da una realtà che li spaventa o che non li soddisfa, ma anche luogo da cui si sviluppano le loro vicende. Un climax emotivo, un percorso che parte dalla totale insoddisfazione di Diego, protagonista del primo racconto, alle risposte cercate da Matteo nel secondo, fino a giungere all'epilogo di speranza nel quale si dipanano e risolvono alcuni interrogativi e alcune situazioni rimaste aperte. E il libro altro non è che la storia di sentimenti comuni che possono abitare ogni animo umano. Ma le belle descrizioni e lo sguardo sensibile di Sgalla, qui alla sua quarta prova narrativa, permettono anche al lettore di rivivere scelte, che non avrebbe voluto fare, e attimi della vita che vorrebbe cambiare. -
Le radici del mare
C'è qualcosa di antico e di felicemente inattuale nel modo in cui Leonardo Guzzo costruisce i suoi racconti. Sono storie di immigrati, di nostromi, di nuotatori, di sognatori per indole o per obbligo e di lavoratori del mare: vi si descrivono il vecchio e il nuovo mondo, ma vi trovano posto anche mondi ulteriori, immaginati e trasognati. Vi si raccontano la povertà e il riscatto, le partenze e gli abbandoni e molti viaggi - ora ostinatamente perseguiti, ora, invece, compiuti per costrizione; vi si narra di atlanti che sono libri magici, di dolori che mangiano la felicità e di battaglie d'altri tempi. E tutto sembra ambientato in un tempo sospeso, in un cronotopo mitico e archetipico. Ogni personaggio di questi racconti è circondato dal suo mare personale - che a volte è piccolo e chiuso, mentre altre è largo e spaventoso come l'Atlantico. Addirittura, in un episodio, si sogna ""un mare di terre fatte di mare"""" mentre, altrove, se ne scoprono le radici o se ne rinverdisce l'epica."" -
Triceratopo (del battere il pugno sul tavolo)
"Del battere il pugno sul tavolo"""": un sottotitolo che parla da sé, e forse, più che una dichiarazione esplicita della poetica di un autore, è l'espressione di un modo di agire, e reagire, nella vita, con rabbia, forse con durezza, ma soprattutto con disillusione. Se la politica non riesce a cambiare la società, e la società a portare avanti una nuova generazione di politici, e se l'unica certezza che rimane assomiglia a un urlo nel deserto, i versi di """"Triceratopo"""", di Kristian Fabbri, sembrano una voce senza eco, aspra e tagliente, che non risuona ma vorrebbe comunque arrivare lontano. E non potendo oltrepassare nessun paesaggio, si trasforma in paesaggio, fin nelle sue componenti essenziali, e in spazio, fatto di linee e di parole viaggianti, nel tentativo, remoto, di giungere all'orecchio di un """"Dio qualunque""""." -
Interferenze alla luce
"C'è un filo sotterraneo che ci guida attraverso il buio, da percorsi segreti che diversamente o mai avremmo potuto fare... così la poesia si rivela: a partire dal punto in cui ci eravamo addormentati credendo di aver perso ogni cosa...""""" -
La forza della gola
Il libro si apre con una poesia introduttiva, senza titolo, e il primo endecasillabo con una congiunzione: ""E mi ritrovo in un momento al mare"""". Non è un caso. La sensazione di continuare un discorso interrotto, forse poco comprensibile ad una prima lettura, si chiarisce meglio quando, leggendo la poesia A Genova, che si trova ben più avanti nel libro, ritroviamo lo stesso verso inserito nel corpo del testo, unico esempio di auto-citazione della raccolta. Cosa accomuna dunque queste due liriche? Forse il percorso che dal dedalo di caruggi di Genova porta invariabilmente al mare, a Piazza Caricamento. Forse il fascino che questa città esercita su coloro che in lei riescono a vivere un'emozione di rinascita, di alba, di improvviso arrivo alla luce dopo il buio dei suoi vicoli. Nel primo testo è la stessa città ad essere paragonata ad un feto in attesa di una nascita che si rivela problematica e angosciosa ma tuttavia positiva, se accettata nella sua ineluttabile impenetrabilità. L'urlo (il dolore che inevitabilmente accompagna una nascita?) """"E tu, ma tu, / dove sgorghi, quale fonte dannata / ti zampilla?"""" è analogo a quello di Bestemmie """"gridato con tutta / la forza della gola"""". Ed ecco il titolo del libro dunque; titolo che vale sia come metafora della fortissima tensione avvertibile nella ricerca di un significato da dare all'esistere della vita e dell'Universo, sia come metafora del canto lirico, fare poesia."" -
Olga
Olga, cresciuta in una famiglia di poveri emigranti italiani in Alta Savoia, è una ragazza curiosa e inquieta che aspira ad emanciparsi dalla sua condizione. L'occasione le viene offerta dalla guerra, quando il suo datore di lavoro, il fiorista Barsacq, la coinvolge nella Resistenza e nel salvataggio di un ragazzo ebreo. Nonostante ciò, la tenue amicizia con un ufficiale tedesco le attira sospetti e maldicenze, che la costringono ad allontanarsi dal paese. Ma sarà il matrimonio con un giovane in promettente carriera a consentirle di trasferirsi a Parigi e di chiudere col passato. La coppia vive un apparente tranquillo ménage da cui trapela a tratti l'insoddisfazione di lei, esuberante e irrequieta, alla ricerca di nuove, coinvolgenti emozioni e l'inadeguatezza di lui, uomo schivo e dedito al lavoro. Rimasta vedova, un incontro fortuito proprio con l'ex ufficiale tedesco che era stato involontaria causa delle sue disgrazie, le regalerà un'ultima potente avventura attraverso l'Iran alle soglie della rivoluzione khomeinista. -
Il pensiero pensante dinamico
Il pensiero pensante è un pensiero dinamico: può esplodere come la dinamite. Sta attento che questo libro ti può esplodere tra le mani! Deduzione pensante: questo libro serve per fare sviluppare i pensieri pensanti che sono dentro di noi. Vi insegnerà a pensare a parlare e a scrivere senza che voi ve ne accorgiate. Potete partire da qualsiasi pagina darete poi voi stessi ordine ai vostri pensieri. -
Il diario ritrovato
Una vecchia casa di campagna, una soffitta, una cassapanca con tanti oggetti di un tempo ormai andato, un ragazzino curioso... È lo scenario che fa da prologo al ""Diario ritrovato"""". Paolo, adolescente molto sveglio, durante una breve vacanza nell'abitazione rurale di famiglia, ritrova per caso un vecchio quaderno. Scopre essere il diario di uno zio mai conosciuto, scritto nel 1975 durante il servizio militare. Si trova così calato in un mondo di cui ha soltanto sentito parlare vagamente a scuola. Prima con una certa diffidenza, poi con sempre più interesse Paolo compie una specie di viaggio nel tempo in un'Italia lontana, in un'epoca spesso superficialmente etichettata come """"anni di piombo"""". La lettura del diario diventerà un momento di formazione civica che porterà il ragazzo a scontrarsi con la famiglia, in particolare il padre, custode di un lacerante quanto doloroso segreto, e lo renderà protagonista di una vicenda emblematica dell'Italia attuale. Giocando su una sequenza temporale che rimbalza tra gli anni Settanta e i nostri giorni, l'autore ci propone un romanzo dove le ragioni di chi allora voleva cambiare il mondo, il conflitto generazionale, la meschinità dei tempi attuali, si intrecciano in una vicenda ricca di colpi di scena."" -
La quercia nella fortezza
Realtà e metafisica, paesaggi di vita e scenari evocativi si alternano nei racconti di Leonardo Bonetti, che racchiude in una sorta di mistica ""fortezza"""" il mondo interiore di ogni personaggio. Storie simboliche di introspezione in cui ogni elemento ha un duplice significato, come una lente che da un lato ingrandisce, dall'altro allontana. E il linguaggio preciso, a tratti terso, curato in ogni singola scelta lessicale, rende il testo una mappa segreta da interpretare. Emblematico fra tutti è il racconto che dà il titolo all'intera raccolta, """"La quercia nella fortezza"""". Da una parte la Fortezza, l'inganno artificiale degli uomini, dall'altra la Quercia, natura che resiste. La verità, però, è in Agnès, protagonista del racconto, ragazzina che, abbandonata dai genitori, vive in un istituto chiusa nel suo mutismo. Ritrovare la parola sarà il suo cammino, corpo a corpo tra ciò che è vero e ciò che è impossibile."" -
Il ragno e la mosca. Dialogo sulla libertà
"Ci sono molti modi per raccontare la reclusione, il carcere a volte reale a volte fittizio, ma non per questo meno vero, che gli esseri umani impongono ad altri esseri umani o che, a volte, perfino si auto-impongono dentro di sé. Paolo e Alberto, in questo bellissimo libro scritto a quattro mani, hanno scelto la forma del dialogo, un dialogo intenso e serrato, tra un ragno e una mosca. Due nature, due anime che si sfidano, si provocano, si incalzano a parole fino quasi allo sgretolamento delle reciproche certezze di predatore e di predato, di carceriere e di prigioniero perché la realtà e la vita sono molto più complesse del ruolo che il destino vorrebbe assegnare a ciascuno."""" (AleZ)"