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Viagginversi. Sulle tracce dei poeti contemporanei
Viagginversi, dal latino inversus: al rovescio, al contrario, all'opposto. Giappone, Cina, Libano, Palestina, Senegal: viaggi non abituali sulle tracce di poeti contemporanei. Nel libro le voci e le poesie di Akira Takenami, Ho Wu Yin Ching, Husam Alsabe, Joumana Haddad e Alioune Badara Beve accompagnano l'autrice in questi giri contromano dentro lingue e culture. Da fuori a dentro, da Oriente a Occidente, viaggi in versi per descrivere comunità e territori, cibo e tradizioni. Per Valeria Gentile la poesia è un'attrazione autentica, come autentici sono i suoi viaggi. -
Piccolo bestiario indiano
Un bestiario scritto alla fine dell'Ottocento e illustrato dallo stesso autore, curioso osservatore e abile disegnatore dell'epoca. Alessandra Contenti ci propone una scelta di brani da ""Beast and Man in India"""", un piccolo capolavoro che raccoglie con una scrittura fresca e ironica aneddoti, leggende, curiosità sugli animali nell'India coloniale."" -
In cammino con Stevenson. Viaggio nelle Cévennes
A piedi nella Francia del sud, Tino Franza ricalca l'itinerario che Robert Louis Stevenson percorse nell'autunno del 1878 nella terra dei Camisardi, le selvagge Cévennes, in compagnia dell'asina Modestine. Da Le Monastier-sur-Gazeille a Saint-Jean-du-Gard i due viaggi procedono in parallelo: da una parte le storie, i luoghi, gli incontri, le impressioni dell'autore, dall'altra i momenti più significativi delle vicende dello scrittore scozzese, le ragioni che lo spinsero a partire, le vicissitudini dei turbolenti anni giovanili contrassegnati dalla relazione con l'affascinante Fanny Osbourne. Dal bandito Mandrin alla ""Bestia del Gévaudan"""", alla tragica epopea dei Camisardi, vengono evocate storie mirabili legate ai luoghi attraversati."" -
Viaggiatori nel freddo. Come sopravvivere all'inverno russo con la letteratura
Il protagonista esplora i luoghi della storia e della letteratura di Mosca come appaiono oggi. Visita Peredelkino, viaggia sulla leggendaria tratta Mosca-Petuski e sui treni notturni, luogo letterario per eccellenza della tradizione russa. Dal centro della città alle periferie, fino ai villaggi dei dintorni, sfida il gelido inverno russo tra le strade storiche e i centri commerciali. E gli incontri con scrittori e personaggi della metropoli contemporanea gli rivelano i segreti di una realtà popolata da anime antiche e inquiete, e il fuoco che scorre oggi nelle vene sotterranee di Mosca e nella sua visionaria letteratura. -
Né in cielo né in terra
Questo libro, quello che hanno scritto i protagonisti di Né in cielo né in terra, si spaccia per un remake di Fantasmi a Roma, il film del 1961 di Alberto Castellani con Gassman, Mastroianni e De Filippo. Un ghostwriter sogna di incontrare i suoi amici di gioventù passati a miglior vita i quali, come nel film, cercano di resistere alla speculazione edilizia che vuole cacciarli dal palazzo diroccato di Trastevere dove si sono rifugiati. Per resistere decidono di scrivere un libro con le loro storie, destinato ad avere grande successo secondo loro, e lui nel sogno si ritrova a dare una mano nella stesura. I loro racconti, le loro avventure comiche sono tutti centrati sul fatto che da vivi erano stati cacciati dalle case del rione nelle quali le loro famiglie abitavano da generazioni e sulle conseguenze di quello sradicamento, di quella diaspora. Le loro vicende esilaranti sono un viaggio nell'anima della città, in ciò che la fa sembrare immobile, indistruttibile e la definisce come eterna. Questo è un romanzo su Roma vista da dentro, o da sotto forse, o da un qualsiasi punto di vista insolito, visto che spesso a raccontarla non sono i romani. -
Città nascoste. Trieste Livorno Taranto
Trieste, Livorno e Taranto si lasciano alle spalle una notorietà e una prosperità economica legate a un'industria fiorente o alle fortune commerciali di un porto; e ora, esaurito il filone buono, hanno un futuro tutto da inventare per uscire dal cono d'ombra in cui sono finite. Trieste, in balìa dei suoi venti fin dentro le librerie e i caffè carichi di storie, il tram di Opicina, il Carso e i suoi vini austeri, i profumi d'Oriente. Livorno, la sua identità multiculturale, la città dei ""5 e 5"""" al mercato vecchio, del """"popolo del Basaglia"""" con il suo Atelier Blu Cammello, del cacciucco davanti al mare, degli chansonnier maledetti. La luce sconvolgente di Taranto, la città vecchia, le battaglie per la Riserva Naturale, per un teatro nel cuore del rione Tamburi, la ripresa dell'allevamento delle cozze, cibo identitario della città. """"Gli autori, Paolo Merlini e Maurizio Silvestri, non rinunciano, da flâneur post-moderni, a indugiare nei posti più del necessario pur di afferrare dettagli, considerazioni, odori, parole. Perché è proprio attraverso gli scarti, i dettagli marginali, gli scampoli di vita, che è possibile capire di che pasta sia fatta, ancora oggi, l'anima di città come Trieste, Livorno a Taranto, e se sia ancora possibile afferrarla"""" (dalla prefazione di Alessandro Leogrande)."" -
Con gli occhi aperti. 20 autori per 20 luoghi
Quasi cent'anni fa un titolo come ""Con gli occhi chiusi"""", di Federigo Tozzi, annunciava un secolo che, chiusi i conti col naturalismo del mondo esterno, s'immergeva nello spazio inesplorato della vita interiore. Le parole sancivano il proprio divorzio dalle cose - mantenendo con esse, nel migliore o peggiore dei casi (come in tutti i """"nuovi realismi"""" poi succedutisi), un rapporto di nostalgia e rimpianto. Era, s'è detto, il secolo delle """"grandi narrazioni"""": quelle che spostavano lo sguardo oltre l'ultimo orizzonte che si può vedere. Suo motto quello di Paul Klee, """"l'arte non riproduce ciò che è visibile ma rende visibile ciò che non lo è"""". Il secolo in cui viviamo conserva questa eredità. Ma dagli ultimi scampoli del Novecento ha imparato anche a non diffidare programmaticamente del visibile, e a non dare per persa in partenza la scommessa di scoprire i luoghi. Certo ogni luogo lo si pre-vede nel repertorio del già-detto, ma poi lo si vede cogli occhi del corpo e lo si ri-vede cogli occhi della mente. Ogni visione è una re-visione: di quanto credevamo di sapere, di quanto avevamo già pre-visto. Quello stesso mondo che ciascuno di noi ha di fronte a sé, ogni occhio lo trasfigura in modo diverso. Venti fra i migliori narratori e poeti della nostra nuova letteratura hanno raccolto questa sfida. Ognuno di loro inventa, a suo modo, un luogo che ha visto in prima persona: dall'estremamente vicino all'estremamente lontano. Perché ogni occhio - ogni autore - altro non è che un mondo nuovo."" -
le farfalle danzano e le formiche si ingegnano
Il libro raccoglie una selezione di prose scritte da Lafcadio Hearn alla fine dell'Ottocento, durante la sua lunga permanenza in Giappone. Con gusto romantico, tra il gotico e l'eccentrico, restituisce agli insetti la nobiltà che la cultura giapponese conferisce a questi animali. Farfalle, zanzare e formiche diventano l'occasione per evocare letteratura, poesia e leggende. Sono pagine di una scrittura raffinata ed elegante; storie deliziose e insolite che gettano uno sguardo profondo sul Giappone del XIX secolo, sulle sue credenze e sulla sua cultura popolare. Hearn descrive, con acuto senso di meraviglia, il canto del grillo e il volo spettrale delle libellule, cita l'haiku entomologico del Giappone classico e misterioso e ricorda i racconti buddisti in cui le anime degli insetti e quelle degli uomini non sono mai lontane. -
Artico nero. La lunga notte dei popoli dei ghiacci
La prima volta nelle tenebre, mio padre mi disse: ""Se dobbiamo morire moriremo, se dobbiamo vivere vivremo"""". A casa nostra non avevamo mai cacciato di notte. La carne di foca era diversa, non piaceva ai nostri corpi. La lunga notte era paurosa, incredibile. Non sapevamo cosa fare. Ci scaldavamo solo con la legna, in una baracca che mio padre aveva costruito. Una volta ci trovammo in grande difficoltà. Cacciavamo con cinque cani, conoscevo anche i loro nomi. Un giorno dopo la caccia erano accucciati a dormire, uno dopo l'altro gli spararono, senza alcuna ragione. Perdemmo tutto, niente con cui cacciare. Tutti i nostri cani uccisi, senza avvertimento, dal poliziotto che si prendeva cura di noi. Non potemmo farci niente. Con l'andamento di un romanzo corale, sette storie da un Artico nero e morente. Il Canada, la Norvegia settentrionale, la Siberia, la Groenlandia, l'Alaska e altri luoghi remoti dell'estremo Nord del pianeta. Un'analisi politica e sociale incassata nel modello romanzo-saggio. Un modo nuovo di raccontare e fare antropologia: antropofiction."" -
Invisibile
Viviana. Si potrebbe definire una pranoterapeuta se non fosse anche di più, molto di più. È uno di quegli esseri umani che portano sulle spalle la pena per i mali propri e per gli altrui. Una scrittrice laica la incontra, con discrezione commossa ne segue le vicende e ne racconta la storia, le esperienze della sua natura altra, traccia mappe avventurose oltre la realtà sensibile. Erede di uomini provenienti dalle steppe asiatiche, Viviana riesce a guarire con l'imposizione delle mani. Non solo facoltà particolari che vengono dal remoto, ma doni di elezione a cui si è predestinati, per dare agli altri l'energia per guarire, tale la responsabilità del suo ruolo nel mondo. Le due donne si confrontano sui grandi temi del dolore e del destino, attraverso le parole dell'una che nella narrazione appaiono risonanze dell'energia immateriale dell'altra, residui di conoscenze antiche, di eventi dimenticati ma tuttora in vita. «Quell'altrove di cui non le piace parlare [...], quel luogo in cui evade sopra la terra e subito sotto il cielo, [...] non è un'invenzione gratuita utilizzata per affascinare i deboli di mente, è soltanto un modo per descrivere un'estensione reale della sua anima». Un viaggio nel silenzio fatto con le parole di una grande scrittrice che usa la spontaneità per ottenere l'eleganza, quel silenzio dell'anima che perfino al giorno d'oggi conserva intatto il suo mistero. -
Le pietre
Tutto è in movimento in questo romanzo: sono sempre in giro gli abitanti del villaggio alpino di Sostigno, che salgono alle baite di Testagno e subito dopo scendono, in transumanze sempre più frequenti e frenetiche; si agita il fiume, anzi il torrente, che «certe anse se le inventa la notte, e la mattina le scopriamo come un regalo di Natale al contrario». Soprattutto, si muovono le pietre. Certo, la vallata si è formata su detriti, su instabile sfasciume: ma il dato geologico non basta a spiegare i bizzarri fenomeni che da decenni coinvolgono i paesani, quella specie di iperattività del mondo minerale che moltiplica le pietre nei campi, nelle case, ovunque. I sostignesi, però, non se ne lamentano troppo, anzi cercano di sfruttare l'esuberanza pietresca a loro vantaggio. Gli eventi recenti si intrecciano con la storia passata dei coniugi Saponara, cittadini in pensione approdati in montagna: è proprio in una stanza della loro ""Villa Agnese"""" che si sono materializzate dal nulla le prime pietre, accumulandosi giorno dopo giorno in un crescendo tra Ionesco e Buster Keaton. Iride Zanardò e don Danilo, Nonno Ramaglia, Giacometti col Tarella e il Cappon sono solo alcune delle voci di un romanzo corale, nel quale si intrecciano i racconti di un'intera comunità; ed è una polifonia divertita e irrequieta quella che, come durante una lunga serata di veglia, divagando tra passato e presente, tra mondo di sopra e mondo di sotto, contaminando dramma e commedia, ghost-story e favola, rievoca l'intricato e ineludibile vincolo con le pietre."" -
Poche parole che non ricordo più
Su una scena che evoca vagamente una Campania ancora felix, il protagonista di questo libro, con la guida del musicista Gargiulo e della sapiente Rossana, ci trascina in un viaggio picaresco, nell’atmosfera sospesa di un territorio in cui s’incontrano musicisti blues e e conoscitori di mappe, appassionati di footing visionari e piastrellisti gran lettori di poemi antichi, mimi professori e filosofi ricoverati al manicomio criminale. -
L' esilio dei moscerini danzanti giapponesi
Magliani delinea una narrazione sentimentale dei luoghi ripercorrendo gli anni dell'infanzia di una Liguria quanto mai simile al Portogallo in quel senso condiviso di estremità, la giovinezza nelle isole di plastica spagnole e gli inverni interminabili in Olanda. La narrazione si nutre dell'equilibrio tra il peso che ha l'infanzia, definita un ""giacimento segreto di entusiasmo"""", e il ruolo dell'immaginazione. Da qui prende forma un'idea di geografia slegata dai nomi reali dei luoghi e per comprenderla occorre calarsi nella dimensione dell'infanzia, quando non si è capaci di leggere le cartine geografiche e si riesce, così, a custodire quella sapienza primordiale che lega ai propri ricordi e desideri immagini del tutto personali dei luoghi."" -
La donna che pensava di essere triste
In una città senza tempo e senza nome, la donna che pensava di essere triste cerca chi possa cucirle la coperta di tristezza di cui ha bisogno. Una piccola folla di personaggi, non si sa se reali o immaginari, si rivela più prodiga di consigli che di aiuto: animali parlanti, sarti collezionisti, figli che abitano in un trafficato supermercato dei sogni, un monumento di bronzo annoiato e girovago. In aggiunta a tutto questo le giornate si popolano di presenze che sembrano avere le sembianze della protagonista. Parti di lei che si sono staccate in un tempo dimenticato continuando a vivere da sole, per conto loro, scelgono quel preciso momento per riapparire. Anche le notti sono ricche di avvenimenti: sogni, visioni, incontri si susseguono. Il racconto si snoda pienamente nella realtà e allo stesso tempo in una leggera, impercettibile, perfetta sfasatura. In un'epoca in cui quello che è vero sembra non avere più alcun privilegio sul falso, questo libro ci propone l'accesso a un mondo ""diversamente credibile"""", come sempre ha fatto la letteratura: uno dei tanti mondi che affiancano le nostre giornate affannate e distratte. Un racconto-labirinto scritto in una lingua all'apparenza pacata, talvolta teneramente comica e malinconica, un'indagine che svela i retroscena nella vita di una donna volutamente qualsiasi e ci rammenta che dove crediamo di percepire qualcosa, spesso stiamo solo ricordando."" -
La balena di piazza Savoia. L'immaginario che avevamo in dote
«Una tarda mattina senza sole e senza ombre ho visto una balena a piazza Savoia». Nessun altro degli amichetti di allora sembra ricordare il passaggio di quella balena sotto formalina, trasportata da un camion ed esibita a pagamento come in una fiera ottocentesca. Mentre la balena dorme per molti anni sepolta nel suo inconscio, il bambino scopre la passione per il cinema e comincia a seminare tracce nel tempo annotando su decine di agende i titoli dei film che ha visto. La sala cinematografica, «quel vortice luminoso in cui si rincorrevano polvere, colori, fumo di sigarette», è come il ventre della balena, caverna onirica e luogo magico della fantasia. In queste pagine la vicenda del cinema popolare si intreccia con la vera e appassionante storia della balena Goliath, ricostruita attraverso un'indagine degna di un romanzo giallo. Goliath viaggia per un quarto di secolo sulle strade d'Europa, fin oltre la Cortina di Ferro, prima di sbarcare in Italia. Sullo sfondo un Paese che cambia raccontato dal punto di vista di un bambino di provincia. La balena e il cinema, epici protagonisti di una stagione avventurosa, metafora di un immaginario che rischia di svanire. -
Dalla Corea del Sud. Tra neon e bandiere sciamaniche
«Ma col dottorato in Italia che ci faccio? dicevo io e infatti dicevo bene e così in un lampo ho deciso: parto. Poi vi mando le mail, poi vi racconto». Una giovane studiosa italiana, precaria, per trovare lavoro all'università finisce in una piccola cittadina della Corea del Sud, appena sotto Pyongyang. L'alloggio di Johyeon, sprofondato nella campagna sudcoreana a due ore d'autobus da Seul, «è un surrogato del globo, un dormitorio di uegughì, di stranieri, venuti qui per divulgare versioni disossate della loro lingua». L'autrice ci descrive il paese con il numero più alto al mondo di interventi di chirurgia plastica, il monsone, le armature di lycra e gli scudi di pizzo rosato indossati dalle signore per proteggersi dal sole. La Corea è una sorpresa, una quotidianità fatta di inchini, di tradizioni del passato in una realtà in pieno e rapido sviluppo; un paese fortemente tecnologico dove ancora sventolano bandiere sciamaniche. E così, in quattro anni, Maria Anna passa dall'estraneità totale, dall'«atroce quotidiano» a un'empatia per le fantasmagorie e le tante ossessioni di un paese misterioso a forma di tigre. -
Neghentopia
Tra ""La strada"""" di Cormac McCarthy e """"Il Piccolo Principe"""" di Saint-Exupéry, """"Neghentopia"""" è una parabola sul rapporto impossibile tra civiltà e lato selvatico. Ambienti e personaggi sembrano usciti dalle pellicole di Herzog, Tarkovskij e Miyazaki, o dalle tavole di Moebius e Peter Kuper. Le azioni, come in un film distopico, sono accompagnate da una colonna sonora alienante: l'elettronica di nicchia degli anni Ottanta, Brian Eno, il punk rock cinese, PJ Harvey, il canto tradizionale mongolo. In un amalgama pop, """"Apocalypse Now"""" e """"Blade Runner"""" convivono con Orwell e Agamben, ma la vera protagonista è la scrittura, quella dei dialoghi svuotati, dei paesaggi dove i colori finiscono. Un mondo al crepuscolo. Un ragazzino che uccide e che dimentica di farlo. Deserti di polvere, vagabondi notturni, paesaggi sconvolti. Mentre una Bestia misteriosa li insegue, Lucius e il suo passero vanno dritti verso la notte. Senza speranza. Perché il piccolo assassino è tutto ciò che resta dell'umanità, un passaggio di testimone oltre le terre del nulla."" -
La geografia dell'incertezza. Crisi di un modello e della sua rappresentazione in età moderna
L'attuale instabilità della finanza, le oscillazioni dei mercati e gli squilibri politici internazionali hanno la loro più profonda matrice in un preciso momento storico: l'avvio dell'età moderna, con le grandi scoperte geografiche e la crisi di riferimenti che colpì l'uomo europeo. L'incertezza è un tassello fondamentale della globalizzazione e deriva da un processo di lungo periodo, che ebbe inizio con l'apertura delle rotte trans-oceaniche, con l'approdo su nuove terre e con la crisi del sistema medievale. In quel momento storico si registrarono enormi progressi scientifici, si arrivò a una sempre maggiore certezza della rappresentazione cartografica e della conoscenza del mondo, ma si persero le chiavi per interpretare il mondo e le sue trasformazioni, a partire da dinamiche geografiche. Questo libro intende leggere il fenomeno della globalizzazione attraverso la lente dell'incertezza geografica, che si determinò nel declino delle strutture e delle certezze medievali a causa dell'affermazione di una ""forma mentis"""" globale e che, nell'idea di crisi generalizzata odierna, si riscontra oggi nelle dinamiche geopolitiche, economiche e sociali della post modernità. Prefazione di Franco Farinelli."" -
Barcelona desnuda. Fuga nella città: letteratura, luoghi comuni e insoliti cammini
Nella Barcellona dei nostri giorni, un giovane stagista bibliotecario si è chiuso a lavorare nel suo appartamentino malandato, nel multietnico quartiere Raval; deve catalogare libri sulle letterature contemporanee catalana e castigliana per conto della Biblioteca Centrale. All'improvviso le schede di alcune delle maggiori opere su Barcellona, alle quali stava lavorando da giorni, spariscono. I personaggi delle opere che sta catalogando non sopportano di essere imprigionati nelle sue asettiche e riduttive schede, così hanno deciso di impossessarsene e uscire in strada per, finalmente liberi, riappropriarsi della ""loro"""" Barcellona. Petra Delicado, Clara Barceló, Pepe Carvalho e molti altri si avventurano nella città catalana per compiere lo stesso tragitto già ritratto nell'opera letteraria cui appartengono. Incontrano personaggi loro contemporanei, si fermano a contemplare i monumenti, entrano in cafés e teatri, tornano alle atmosfere di cui sono intrise le opere che li ospitano. Nel ripercorrere luoghi oggi profondamente mutati, se non addirittura scomparsi oppure ancora esistenti e attuali, questi personaggi ci svelano una città più intima e segreta. E lo fanno adottando lo stile dell'opera letteraria da cui provengono. Un mosaico proteiforme e iridescente della Barcellona non solo letteraria, ma anche artistica, storica, culturale. Un unico, multiforme rosone gaudiano che accoglie tutti i quartieri barcellonesi e gli episodi salienti nella vita della città e dei suoi abitanti. La struttura narrativa, inedita e singolare, dà conto delle trasformazioni urbanistiche della ciutat e degli eventi storici fondamentali che ne hanno caratterizzato la storia: la Barcellona degli anarchici, dei bombardamenti italiani, degli scrittori del boom, del franchismo, dell'incendio ai conventi, delle mummie, delle due grandi Esposizioni universali e delle Olimpiadi. La Barcellona dell'accoglienza e dei contrasti, la stessa che prelude ai conflitti di oggi. Una città a tratti sconosciuta - ben lontana dalla cristallizzazione turistica e modernista, stereotipata - ricca di personaggi, opere e citazioni di grande suggestione. Ogni racconto è il ponte verso una o più opere della letteratura universale, spesso di lingua castigliana o catalana, opere conosciutissime, come quelle di Gimenéz-Bartlett, Vázquez Montalbán, Ruiz Zafón, Dan Brown, o meno note e altrettanto o più suggestive, come quelle di Salvador Espriu, Mercè Rodoreda, Joan Sales, Carmen Laforet, Eduardo Mendoza, Juan Marsé. E ancora di Joan Colom, Ramon Casas, Josep Pla e Joan Maragall. Completano quest'affresco proteiforme e sgargiante le foto di Emiliano Maisto sulla Barcellona di oggi e le cartoline postali della Barcellona di un tempo, che guidano il lettore verso un ulteriore percorso di riscoperta."" -
Una mappa per Kaliningrad. La città bifronte
Il racconto di Valentina Parisi attraversa frontiere geografiche e la cortina del tempo per traghettarci nel cuore di uno dei luoghi nevralgici del Novecento.rn«Valentina Parisi è forse il talento più ragguardevole che negli ultimi anni, da noi, si sia messo in luce in quella forma di viaggio virtuale (ma, come si vede qui, non solo tale) che è la traduzione letteraria» - Andrea Cortellessa Il nome di Königsberg ci ricorda la patria di Kant e Hannah Arendt, Kaliningrad invece è un toponimo astruso e opaco. Le due ""K"""" coincidono topograficamente ma non sono la stessa città: se l'antica Königsberg non fosse stata rasa al suolo dai bombardamenti degli alleati nell'agosto 1944 e poi dall'artiglieria dell'Armata Rossa, l'attuale Kaliningrad non esisterebbe affatto. Enigmatica come una delle città invisibili di Italo Calvino, questa exclave russa situata in riva al Mar Baltico cela storie dimenticate, come quella dei tanti prigionieri di guerra, anche italiani, che vi hanno lavorato fino all'aprile 1945, nelle fabbriche del Terzo Reich. La protagonista, nipote di uno di loro, attraversa Kaliningrad guidata da una vecchia mappa di Königsberg, sulle tracce della propria storia familiare. Sa che non ritroverà la vecchia Königsberg, né la cantina in cui si era rifugiato suo nonno, né il campo dove era stato prigioniero, ma incontrerà il Palazzo dei Soviet abbandonato, la Russia dei poeti e storie di ippopotami curati con massicce dosi di vodka. Prefazione di Francesco M. Cataluccio.""