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Troppo lontano per andarci e tornare
Un romanzo classico, nel senso più bello del termine.rnrn«Ci sono balene albine nel Pacifico.» rnNella platea serpeggiò una curiosità impellente.rn«Sì, ci sono stati numerosi avvistamenti di balene albine,“bianche come lana” a detta di certi cronisti. E fra queste, all’inizio del secolo, si distinse un maestoso capodoglio ben noto a chi navigava nei pressi dell’isola di Mocha, al largo delle coste cilene. A causa di ciò, la creatura fu battezzata col nomignolo di Mocha Dick, e divenne leggendaria per esser sopravvissuta a un centinaio di attacchi, per aver distrutto lance e danneggiato baleniere. Ci hanno persino scritto un romanzo sulla caccia a una balena bianca: s’intitola Moby Dick.»rnFulminea come un salto di balena, da un ripostiglio della memoria proruppe una frase: ""Anche un'opera d'arte ispirata dalla disperazione nutre di vita l'animo di un uomo"""". Nounours, capelli biondini piuttosto sottili, iridi blu oltremare, cute glabra e chiara, un panama calcato sulla testa per proteggersi dal sole, vaga senza meta tra i boulevard di Arles rimuginando su arte e vita, su reale e immaginario, chiedendosi """"cosa fare domani"""". Un incontro fortuito lo porterà al piccolo circo """"Au Diable Vauvert"""" che diventerà il suo porto sicuro, la sua famiglia. Il Diable è un microcosmo di esseri unici, dediti al culto della meraviglia, i cui nomi evocano la magia dell'arte, della """"loro"""" arte itinerante, vissuta sulle strade di Francia fin-de-siècle tra sordide periferie punteggiate di vicoli ambigui e luoghi memorabili. Ognuno di loro si rivelerà a Nounours attraverso il racconto della propria esistenza. Tra le righe aleggia il fantasma di Leopardi e vi si intravede l'ombra di Melville evocata da Marcel Schwob, singolare e solitario spettatore di una delle loro rappresentazioni."" -
I sogni di un digiunatore e altre instabili visioni
I diversi punti di vista che raccontano le storie contenute in questo libro appaiono come riflessi di una visione instabile, fugace, che sembra scomporsi appena dopo essersi fissata sulla pagina. Alludono forse alla precarietà del nostro percepire il mondo e noi stessi come entità separate, un mondo dove tutto cambia di continuo e in fretta mentre noi abbiamo sempre più confusamente l'impressione di continuità, di essere sempre gli stessi. Sono vicende in apparenza bislacche, improbabili, visionarie, ma in realtà, a modo loro, riflettono le paure, le contraddizioni, le aspettative della nostra incerta quotidianità. Come la storia di quel tizio che trova due giovani sbandati che fanno l'amore dentro la propria casella postale, o quella dello scrittore che incontra un suo postero in un caffè di Firenze e scopre che i libri che ha scritto non li legge nessuno, o ancora la storia di quel giovane che sta per sposarsi con un'extraterrestre e intraprende un viaggio low cost per Marte o del tale che per tutta la vita è stato perseguitato dal successo. Paolo Albani racconta anche episodi realmente accaduti come quello dell'italiano Giovanni Succi, digiunatore di mestiere, che fece del digiuno uno spettacolo da fiera e che nel 1886 a Parigi digiunò per trenta giorni consecutivi. Siamo alle prese con una comicità surreale, a volte involontaria, storie brevi, brevissime, acidule, sulfuree che sembrano confermare i risultati di una ricerca sulla «felicità umana» condotta dall'Università dell'Iowa (anche di questo si parla nel libro) che mettono in luce una correlazione positiva fra la longevità degli individui e un particolare comportamento che essi intrattengono con i propri simili, comportamento definito dai ricercatori statunitensi come «farsi gli affari propri». -
Dopo il diluvio
Candidato al Premio Strega 2019«La testa bulbosa del contadino Marz stava reclinata tra le spalle e il cappello: le orecchie dritte, un occhio chiuso e uno aperto nascosti nell'ombra gettata dalla tesa». Marz aspetta nel suo campo di rape che arrivi il nemico «coi porcari di Baden-Baden e i mastri terrai di Feldenburg». Comincia così questa storia grottesca e paradossale; in un paese incastrato in una conca profonda sotto il livello del mare. Una pioggia fitta e insistente, un diluvio, finisce per riempirla fino all'orlo. Il paese è sommerso: c'è qualcosa che ottura la valvola del canale di scolo... Siamo in un luogo senza tempo da qualche parte nel cuore dell'Europa; forse nella prima metà del '900, così sembrano suggerire alcuni dettagli come il telegramma, la sigaretta, il furgoncino del latte, i caratteri tipografici del passaporto di Lisetska. Allo stesso tempo, sembra di essere entrati in un buio Medioevo dove quel diluvio e la follia che scuote e inebria i personaggi fanno pensare alle storie sulla fine del mondo. Ma fin dall'inizio il macabro cede il passo al grottesco, a un'abile narrazione in chiave comica dal ritmo incalzante che investe e travolge ogni cosa trasformando la tragedia in farsa: Krauss si suicida tagliandosi le vene con un pennino, il mite Signor Keller si rivela un folle che stupra la giovanissima Nana, l'adultera Lisetska diventa per il l'astore Thulin la strega che ha portato la sciagura sul paese. Personaggi che sembrano usciti dai dipinti di Bruegel e Bosch ma anche Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, divertenti e inquietanti allo stesso tempo. Questa commedia travestita da giallo procede in bilico tra narrazione epica e ambizione tragica, in realtà profondamente comica, di una comicità antica, che però sembra proprio alludere clownescamente al nostro reale contemporaneo. -
Istante propizio, 1855
"La Croce del Sud"""", un quattro alberi senza vapore, salpa a gennaio del 1855 per il Brasile con a bordo un manipolo di libertari e anarchici, uomini e donne, decisi ad affrontare un faticoso viaggio attraverso l'Atlantico per fondare la libera colonia """"Fraternitas"""" e dimenticare l'Europa. Elisabetta, Cattina e Rina, Aniceto, Zeffirino, Decio, i fratelli Allegret, il vecchio Agottani, monsieur Mangin, Amilcare e tanti altri, tutti diversi per estrazione e nazionalità, nutrono il sogno di una società fondata su basi egalitarie e governata da un diverso sentimento dell'agire, un mondo dove tutto sarà comune. Il libro si apre con una lettera del fondatore della colonia anarchica all'amata, scritta molti anni dopo, nel 1902: una """"memoria"""" che racconta una passione politica e un sogno. Alla lettera segue il diario scritto durante il viaggio da un colono italiano partito per cogliere l'istante propizio. Che ne sarà delle loro aspirazioni? Riusciranno a realizzare un'utopia? Oppure vedranno quel sogno sgretolarsi sotto il peso delle contraddizioni e delle insensate prescrizioni alle quali avrebbero voluto sottrarsi? Patrik Ourednik scrive un libro palesemente ispirato alla figura dell'agronomo rivoluzionario Giovanni Rossi e al suo progetto di Comune anarco-comunista realizzato nel 1890 in Brasile. Ma l'autore procede ben oltre la storia e, con uno stile netto e corrosivo tutto suo, racconta un'umanità in bilico tra le miserie personali e i sogni dell'anarchia." -
La minuscola
Fino ad allora abilissimo nello schivare le responsabilità, nello ""sbagliare strada"""", un quarantenne scopre che sta per diventare padre. Lui, che è precario per testarda vocazione, si accontenta di supplenze e occasionali collaborazioni, di smontare e rimontare racconti e anche biciclette, delle quali è appassionato. Di fronte alla nascita della figlia ha una sorta di rivelazione che lo porta a smontare e rimontare la sua vita. Preso dall'incantamento accetta la presenza spiazzante della piccola. Non si capacita, ci mette tempo, la osserva come una specie di ricercatore assai dilettante, ne seziona gli umori e le conquiste, scopre quanto sia poco addomesticabile. Mentre racconta gli impacci esilaranti, le peripezie picaresche di lavori come quello da tour leader per giri ciclistici, tiene alla neonata deliranti quanto affettuose lezioni di logica, ragionamenti estatici quanto teneri sulla termodinamica, e scopre """"un mondo popolato di oggetti a cui sorridere"""", un mondo in cui lui non era mai stato. Il quotidiano diventa straordinario, il mutamento di rotta e del destino che da sempre racconta la letteratura hanno qui accenti di comicità disorientata, come se l'arte di accudire una figlia e quella di scrivere custodissero lo stesso segreto, quello del principiante."" -
Ritmi di veglia
Nell'epoca dell'interconnessione permanente nulla sembra essere più scandaloso, riprovevole e osceno che vivere appartati, essere dei solitari nel nostro folle quotidiano. Ida vive invece la più radicale solitudine, una solitudine gioiosa e perfetta, sciolta nell'ordinario procedere dei giorni, costellata di assenze: di relazioni umane, di vita sentimentale. Proprio quel transito che diventa per gli altri occasione di socialità, per lei è un passaggio silenzioso, invisibile, senza contatto. Proietta altrove il suo talento immaginando sé stessa alle prese con durissimi allenamenti di danza, quella che non può ballare. Prefazione Emanuele Trevi. -
Baco
Fondamentali nella narrazione sono i temi della distruzione dell’ambiente, delle risorse e dello sviluppo incontrollato della scienza, l’antropocentrismo. Centrali sono la riflessione implicita sul linguaggio, con riferimento alla condizione del protagonista sordomuto, e il legame con la madre, fortissimo e struggente.rn“Oggi ho detto a Q185 che non stavo tanto bene. E sono rimasto a letto. So bene che non devo contar balle, cara mamma, ma certe volte non si può fare a meno di travestire le parole come agenti segreti in missione. Ero talmente eccitato che il cuore mi batteva peggio di un tamburo, avevo l’impressione di non essere più sordo”.rnIl cielo è in tilt e rovescia giù un acquazzone tropicale da cambiamento climatico, di quelli che sfondano i tetti e che anticipano guai: nell'ex allevamento di polli si respira un'atmosfera futuribile e al contempo di rovina incipiente: tutta la famiglia è impegnata in una resistenza sconclusionata, mentre le cose sfuggono puntualmente di mano. È l'epoca dell'intelligenza artificiale, la nostra. Con un nonno anarchico, un padre transumanista e una mamma che adora le api e che non c'è, il ragazzino, sordo profondo e con un corpo che gli va dove gli pare, cerca il modo di affrontare quel mondo silenzioso e frastornante che lo circonda. Non ha abbastanza parole nella testa per metterci dentro tutto quello che pensa. Parla con i segni, perché a lui le parole vere e proprie non gli vengono bene. Senza contare che le parole vogliono sempre far credere quello che fa comodo a loro. Segna al nonno quando lui lo porta con sé a dissotterrare i vermi da studiare al microscopio. Segna al fratello geniale impegnato a progettare rivoluzionari circuiti integrati e algoritmi. E segna alla madre, che non può rispondergli. A lei, relegata nel silenzio, nessuno racconta mai nulla. Solo lui lo fa, solo lui pensa che presto tornerà a spalancare i suoi occhi più verdi degli smeraldi. Tra stufe a trucioli che si gestiscono da sole, arnie intelligenti, venefiche multinazionali, entità digitali e reti neurali, anche il suo amico Baco impara in fretta, ha un sacco di idee su come far andare le cose. Vive nascosto come un macroanellide, interviene continuamente in tutto, abilissimo a scatenare situazioni scomode e veri disastri. -
Tre quadernetti indiani
È l'India di Shiva figlio del diluvio, dello sguardo di Parvati, di San Giorgio col drago e Zarathustra. È un'India di templi, tori ed elefanti in pietra, un'India di alberi e capre parlanti, di uomini del risciò giocatori di scacchi, di vecchi reduci da un Mental Hospital, di guardiani indu-comunisti del Kerala, di misteriose francesi. È l'India di Dario, che poi nella vita avrebbe fatto il filosofo, e di Pietro, che già allora era pittore. -
La giusta quantità di dolore
Un reportage narrativo che racconta il sistema penitenziario italiano nel presente e ne ipotizza il futuro prossimo. Un libro che interroga non soltanto il carcere ma anche la collettività che lo circonda.rnLa voce narrante esplora lo spazio e il tempo della reclusione, entra nelle carceri, dà la parola ai “personaggi” di un mondo a parte, che ha regole precise (scritte e non scritte), ruoli e gerarchie e, infine, un proprio linguaggio. In cinque “quadri” affronta temi fondamentali: la prospettiva degli operatori della “riabilitazione”; la sfida tra architettura e mera edilizia penitenziaria; teatro, arte, cultura in carcere; la salute e il carcere come pena corporale; la riforma penitenziaria -
L' unica notte che abbiamo
Una saga familiare di macerie e oscurità che si perde tra le valli e i continenti: spetta al lettore mettere insieme i pezzirn«Una scatola di foto e un compilatore di storie: la memoria può sanare le ferite» - Gabriella Brugnara, Corriere del Trentinorn«L’unica notte che abbiamo è un testo che richiede impegno e partecipazione del lettore; in cambio, ci ridona vite che non avrebbero avuto la forza di riemergere dagli inferi per tentare di purificarsi e di riordinarsi» - TuttolibriDi notte, un uomo alla finestra. Ascolta voci che tornano da oltre il buio. Sono quelle che un'anziana signora, poco prima di tramutarsi anche lei in pulviscolo di parole, ha consegnato all'uomo che ne diventa il custode. Perché ogni essere umano - è questo che l'uomo si dice - prima o poi è chiamato a prendere in consegna la voce di un altro essere umano, e ogni vita è chiamata a offrire la propria voce, per quanto flebile essa sia, a un'altra vita. Le parole giungono come relitti su una costa solitaria. Sono i morti che parlano, ma non tra di loro e nemmeno con i vivi. Monologano, chiusi ognuno nella bolla del proprio ricordo. Ripetono il frammento di storia in cui tutta la loro esistenza è contenuta, come un pianeta che un'indicibile forza di gravitazione ha fatto collassare su sé stesso e trasformato in un unico minuscolo grumo di materia. Ognuno torna sul luogo della propria ferita e la esibisce come per chiedere perdono. L'anziana signora ripercorre le vicende della sua famiglia che nessuno ha mai voluto né raccontare né ascoltare. Cerca tra le mura di un paese senza vita la ragazza che ha abbandonato il figlio, suo padre, poco dopo averlo messo al mondo. Rivede la maestra, a cui il bambino è stato affidato, impegnata nella sua estenuante interrogazione di fronte al silenzio di Dio e di un corpo incapace di dichiarare il suo bisogno d'amore. Ripercorre la via dei campi con la nonna materna, per lunghi periodi suo unico sostegno affettivo. Rivive il rapporto conflittuale con il padre, un sagace perdigiorno di paese, intimamente e indelebilmente ferito dalla tragica esperienza della ritirata di Russia, che ha eletto i bar a proprio dimora. Quella dell'anziana signora è una deposizione che non risparmia le accuse, ma che allo stesso tempo va in cerca di prove per una possibile assoluzione dei protagonisti. È anche una deposizione di corpi sofferenti e mortali, spogliati via via dei propri sintomi, gettati ai margini del tempo e divenuti sacri proprio in ragione della loro inermità. -
Da Vinci su tre ruote. In scooter alla scoperta del genio
In occasione del cinquecentenario della morte di Leonardo Da Vinci, Alessandro Agostinelli parte con uno scooter MP3 500 hpe Business della Piaggio e un camper al seguito. Percorre migliaia di chilometri da Vinci ad Amboise per raccontare i luoghi e alcuni aspetti controversi della sua biografia.rn«Era dunque un genio Leonardo?»rnrn“Era dunque un genio Leonardo? E D’Ascanio? Quando ho deciso che avrei compiuto un viaggio con uno scooter sulle orme di Leonardo da Vinci non mi sono fatto venire alcun dubbio sul fatto di potercela fare a condurre il mezzo per circa quattromila chilometri (andata e ritorno) in una settimana. La domanda che mi sono posto invece è stata se Leonardo fosse davvero un genio. rnQuesto è stato il leit motiv in tutti i luoghi che ho attraversato e con tutte le persone che ho incontrato. Da Vicopisano a Pontedera, e poi Vinci, Anchiano, Firenze, Milano, Viareggio, Genova, Ventimiglia, Avignone, Lione, Clermont-Ferrand, Bourges, Tours, Amboise.”rnPoco più di dieci luoghi per sapere della nascita di un figlio illegittimo, per conoscere un genio che diventa “superman”; un pittore con la testa tra le nuvole; il progettista idraulico che voleva deviare il corso dell’Arno; le copiature dagli altri architetti; le invenzioni non sue. rnTra una tappa e l’altra Alessandro Agostinelli dialoga con personaggi noti che conoscono assai bene il gigante del Rinascimento e che sono stati a vario titolo coinvolti nelle celebrazioni Leonardiane: il poeta Tomaso Kemeny, gli storici Franco Cardini e Pascal Brioist, gli storici dell’arte Cristina Acidini e Pietro Marani, lo scrittore Bernard Vanel, l’architetto parigino Arthur Biasse e molti altri. rnIl viaggio nella Toscana e nella Francia di Leonardo si trasforma presto in una lunga cavalcata sul senso della storia, della fama e della fortuna. -
Quetzal. Un'epopea messicana
Sullo sfondo delle tormentate vicende che nell'Ottocento stravolsero le sorti dello Yucatàn durante la guerra messicano-statunitense, si dipana la storia dei Gutierrez, una nobile famiglia proprietaria della più grande e prosperosa hacienda dell'intera penisola. Il capostipite, Don Hernando, incarnazione del buon padre di famiglia e del padrone dal volto umano, cerca di opporsi, con saggezza e diplomazia, al disastro che incombe sul suo Paese; la sorella, Doria Asunción, altera regina della casa, nasconde sotto l'apparente rigidità di carattere pulsioni incontenibili; e il figlio Ramón, giovane scapestrato, grazie all'incontro con la selvatica Nanline, donna india dalla sensualità ferina e avvolgente, sarà costretto a fare presto i conti con la necessità di crescere e di diventare un uomo. Lo sguardo dell'autore però si spinge ben oltre l'epopea familiare, restituendo al lettore un affresco della lotta ferocissima e sanguinosa degli indios per la liberazione e l'autodeterminazione: sono loro i veri protagonisti del romanzo e la storia della rivolta e del loro estremo sacrificio pervade e anima l'intera vicenda. L'anelito di libertà di un popolo, che non vuole sottomettersi, si innalza in volo come il Quetzal, l'uccello sacro dei Maya che si lascia morire pur di non vivere prigioniero. -
Itaca. L'isola dalla schiena di drago
Itaca: una dorsale che emerge bruscamente dal mare, una schiena di drago ricoperta di un verde fittissimo che giunge quasi a toccare l'acqua, e che vista dall'alto si allarga in due masse di terra, una parte nord e una sud, collegate da un istmo alto e scosceso; coste ovunque profondamente incise, piene di rientranze e penisole, scogli dalle forme fantasiose. L'autore intraprende un viaggio di esplorazione capillare (in realtà, più di un viaggio), perlustra ogni angolo, si ferma in ogni località, da Sud a Nord. Ma subito dopo aver mosso i primi passi sull'isola, inizia inevitabilmente a sollevarsi la polvere degli scrittori, esploratori e archeologi che lo hanno preceduto, in un cammino a ritroso sino all'origine: all'isola che emerge dalle pagine di Omero, dai nomi, dai dati storici, dalle presenze archeologiche, dalle leggende locali. Allora la narrazione del paesaggio, gli itinerari naturalistici, i quadri antropologici, gli incontri, fanno spazio nel libro a succose digressioni, al mistero della ""questione omerica"""". Così, il periplo alla scoperta dell'isola, diventa anche una spedizione attraverso gli scritti di autori classici, l'incontro con una città bizantina scomparsa, le cartine dell'ammiragliato veneziano, i rapporti di archeologi-avventurieri d'inizio Ottocento, la scoperta ottocentesca del """"tesoro di Itaca"""", i tasselli ultimi degli scavi del Novecento, e molto altro."" -
Verso il bianco. Diario di viaggio sulle orme Robert Walser
"Verso il bianco"""" è un diario di viaggio a Herisau, nella Svizzera tedesca, dove Robert Walser ha vissuto, internato in manicomio, per ventitré anni, la parte finale della sua vita. Nel primo pomeriggio del giorno di Natale del 1956, il corpo senza vita di Robert Walser fu trovato lungo un sentiero di montagna. Una celebre fotografia in bianco e nero, scattata da un anonimo poliziotto accorso sul posto, lo ritrae disteso sulla neve, adagiato nel bianco. Questo pellegrinaggio nei luoghi walseriani, come lo definisce lo stesso autore, è una sfida e uno scavo. Paolo Miorandi procede, dal capitolo 7 (sette sono le orme di Walser nella neve) al capitolo 1, che è l'ultimo, viaggiando a ritroso in una delle più profonde ed eccentriche esperienze letterarie del Novecento." -
I sentieri delle ninfe. Nei dintorni discorso amoroso
Ninfa è colei che fugge, mostrandoci le spalle. Ninfa è creaturarnirraggiungibile che ci abbandona.rnrnVengono qui narrate le storie parallele di alcune figure femminilirn(realmente esistite o personaggi letterari) rappresentaterncome «esseri in fuga»: Dora Markus di Montale – poesia natarndalla fotografia di un paio di «gambe magnifiche» – e Albertinerndi Proust; le ninfe inseguite fino alla follia da Aby Warburg neirnpanneggi botticelliani e nei dipinti del Ghirlandaio e la misteriosarnMarthe di Pierre Bonnard, la modella più dipinta dellarnstoria dell’arte; Laura di Petrarca e Angelica di Ariosto, Lolitarndi Nabokov, passando per alcune apparizioni ninfali nei filmrndi Alfred Hitchcock e Jean Vigo, fino ad arrivare alla misteriosarndonna amata dal Viandante nella Winterreise di Schubert.rnSotto gli occhi del lettore si dispiega il sentiero del discorsornamoroso, attraverso l’evoluzione di un archetipo della perditarne dell’assenza, rintracciato nella letteratura e nell’arte, nella filosofiarne nella musica, nella fotografia e nel cinema. -
Il figliolo della terrora
Un libro con tre donne dentro, un figliolo, un professore. All'inizio ""finiva l'estate del '47"""" e più avanti """"cominciava un millennio tutto nuovo"""" che di colpo accelerava la sua corsa per arrivarci alle calcagna. Nel frattempo """"il figliolo"""" diventa padre per rispondere alle domande di suo figlio sul tempo e l'universo, sulle zone sensibili della vita, sul modo di guardare il passato per capire il presente. Le zie si intromettono, i partiti mutano, le passioni politiche mostrano il fianco; le sorelle Quindici si passano il testimone. Sono le figure femminili a scandire il racconto: la Terrora, madre operaia nel 1947; Giglia, studentessa nel 1978; e dal 1980 in poi Viola, àncora e madre. Tre appuntamenti del protagonista con la vita e, sullo sfondo, il concatenarsi di tre epoche. Omero Bastreghi nasce il giorno stesso dell'attentato a Togliatti, nel luglio del 1948, quando nelle campagne della provincia di Siena scoppiano le rivolte della classe operaia. La sua storia è la storia di un figlio della provincia del dopoguerra e di un mondo operaio che lascia le sue tracce indelebili nei legami familiari. Silvia Cassioli narra di un mondo che è destinato a cambiare in fretta e ci traghetta con implacabile ma calda ironia nell'attualità del nostro presente."" -
L' isola del te'. Viaggio dalla piantagione alla tazza
Valeria Vicentini vi guiderà in un viaggio alla scoperta dei segreti de tè di Ceylon, dalle piantagioni alle fabbriche, dai magazzini ai porti, dal confezionamento fino alla nostra tazza e alla nostra tavola. Il tutto accompagnato dalle originali ricette di Amedeo Sandri. -
Risoluzione delle crisi bancarie e tutela dei depositi nella Unione Europea
Le recenti crisi bancarie in Italia, sebbene di dimensioni contenute, hanno posto alla ribalta del più vasto pubblico la necessità di garantire la fiducia dei risparmiatori nella capacità delle banche di rimborsare i depositi, e dunque di assicurare liquidità e solidità del sistema bancario. Le relazioni di Stefano De Polis, direttore dell'Unità di risoluzione e gestione delle crisi della Banca d'Italia e dei professori della Sapienza, Paola Leone, presidente del Corso di laurea in Scienze aziendali e Franco Tutino, presidente del Corso di laurea Magistrale IFIR, analizzano il sistema di strumenti atti a tutelare i risparmio e i risparmiatori e il particolare gli effetti del Bail-in. Le relazioni mettono in luce la necessità di un'ulteriore maturazione degli strumenti di prevenzione e gestione delle crisi bancarie, promuovendo la ricerca di un più adeguato equilibrio tra tutela del mercato e della concorrenza, stabilità finanziaria e diritti fondamentali di azionisti e creditori. Nel rispetto della disciplina di mercato, rimane comunque fondamentale la tutela del risparmio, garantita anche dalla nostra Costituzione. -
Fintech: diritto, tecnologia e finanza
La tecnologia e i big data stanno cambiando i connotati dell'industria finanziaria. Si tratta di una vera e propria rivoluzione che pone numerosi interrogativi giuridici ed economici. Il quaderno di Minerva Bancaria, ""Fintech: diritto, tecnologia e finanza"""" vuole offrire una panoramica dei temi emergenti: dalle negoziazioni ad alta frequenza alla digitalizzazione della consulenza finanziaria e al robo-advice; a nuove strutture e forme di negoziazione, quali blockchain, peer to peer lending, crowdfunding; fino alla compliance verso questi nuovi strumenti e forme di contrattazione. Il dibattito e l'analisi sul fenomeno Fintech sta dunque crescendo. Su questi temi si è soffermato in particolare il convegno """"Diritto, tecnologia e finanza"""" che si è svolto a maggio 2018 ad Ancona presso la facoltà di Economia Giorgio Fuà dell'Università Politecnica delle Marche. Il quaderno raccoglie i principali interventi, integrandoli con temi più specifici, relativi anche al comportamento degli operatori e del mercato e alla conseguente necessità di nuove strategie per gli intermediari tradizionali."" -
La probabilità (di default) non esiste. Discorso sopra la comparabilità delle misure di rischio
Con Basilea 2 la probabilità (di default) ha acquisito un rango istituzionale: dimensiona il capitale della banca, pesa sulla redditività, determina la convenienza del business, incide sul posizionamento di mercato e sul credito all'economia. A una progressiva raffinatezza dell'armamentario analitico per la sua valutazione numerica non è però corrisposta un'eguale attenzione ai principi primi, alle questioni di fondamento, e le dispute specialistiche sui numerosi tavoli tecnici sono ancora viziate da gravi equivoci di fondo, che inibiscono punti di vista efficaci, con pregiudizio per la qualità delle soluzioni operative. Ancor oggi si sentono proporre suggestioni - de Finetti avrebbe detto ""superstizioni"""" - che un rigoroso dibattito scientifico ha definitivamente archiviato. Questo lavoro è un tentativo di recuperare - con uno stile piano, già dalla sua ideazione, nella forma di Dialogo - i capisaldi del ragionamento (e dell'azione) in condizioni d'incertezza, nel presupposto dell'inscindibilità tra alta teoria e pratica di ogni giorno, nella forte convinzione che i problemi nell'azione pratica nascono dalla mancata conoscenza, o dal fraintendimento, di concetti teorici profondi.""