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Il segreto del Magenta
“Da quanto tempo nella narrativa italiana non si ascoltava il silenzio del mare, rotto dallo schiocco delle vele sotto la spinta dei venti?” Questo si chiedeva Carlo della Corte, nell’ormai ormai lontano 1981, presentando negli Omnibus Mondadori ""Le isole della paura"""", romanzo d’avventura marinara, appunto, di Mino Milani. Con """"Il segreto del Magenta"""" ecco lo scrittore pavese partire per il primo giro del mondo compiuto da una nave da guerra italiana, alla fine dell’Ottocento. È questo, insieme, libro di verità e di libera invenzione, quindi con eventi e personaggi reali o immaginati: ma che mai e in nessuna misura travalicano la possibile realtà, restando uomini veri in una vicenda storica. Prefazione di Marcello Vaglio."" -
Paolo Fregoso, genovese
«Arcivescovo, cardinale, tre volte doge, cinque figli con due donne, diversi bastardi, uomo d’armi, pirata, ammiraglio della Santa Sede, due volte papabile»: questo l’uomo del quale Vito Molinari ci restituisce un sapido ritratto sullo sfondo di una Genova inquieta e rissosissima; intrecciato alle vicende di un secolo nel quale, secondo le parole di Johan Huizinga, «la vita era così violenta e piena di contrasti da emanare un odore misto di sangue e di rose». Un romanzo pienamente rispettoso dei dati storici, ricco di riferimenti all’arte e alla cultura del tempo, a fatti poco noti – non di rado terribili – e a curiosità divertenti. Saggi introduttivi di Franco Bampi e Michele Sancisi. -
Il manoscritto di Laneghè. Cronache dal golfo
"Schegge di vita dai paesi di un golfo del Mediterraneo. Storie di ragazzi, di donne e di uomini attraverso lo spazio ed il tempo; legate tra loro da un refolo color del mare di nostalgia, di allegria, di magia, di umanità. Pensate, se non fossero esistiti i narratori, quanto più difficile sarebbe stata l'esistenza di tutte le generazioni che si sono succedute dall'uso della parola in poi. E quanto più lungo sarebbe divenuto l'apprendimento, senza basarci sulla conoscenza di chi ci ha preceduto. Con l'incedere degli anni matura la frenesia istintiva di tracciare profili di mondi perché tutto non vada perduto nel gran calderone confuso dei ricordi. Nascono allora frammenti di vita importanti, non solo per chi racconta ma anche per chi ascolta. Regalare frammenti della propria memoria è sempre un atto coraggioso. Se si riesce poi a farlo con imparziale distacco e incedere galoppante diventa allora una lettura utile a chi, per andare avanti, ha il coraggio di voltarsi indietro. Bravo, Mecconi!"""" (Marco Buticchi)" -
Studi sabaudi
La dinastia dei Savoia ha una vicenda millenaria. Tra Età moderna e contemporanea il casato operò una lunga stagione dinamica: suoi rappresentanti si affacciarono autorevolmente alla finestra del continente europeo, agendo da soggetti che seppero dotarsi di un impianto istituzionale e diplomatico-militare di respiro sovranazionale. Una palestra di politica posta all'attenzione di autorità non digiune nella prassi di governo. Non secondaria perdurò l'attenzione del casato per le intraprese territoriali e per il campo di prova di una cultura dell'immagine dinastica specchio dello Stato. Sono riuniti in questa monografia alcuni studi di spettro territoriale-documentale e appunti per una disamina interpretativa. Una lettura che evidenzi in essenzialità ruolo, atteggiamento e azioni dell'esperienza sabauda con il lampo d'occhio della storiografia. Introduce il volume una prefazione risultato delle riflessioni analitiche proposte da Gustavo Mola di Nomaglio (Centro Studi Piemontesi - Ca dë Studi Piemontèis). -
L'ossessione delle Brigate Rosse
Come scrive l’autrice nella sua premessa: «Se oggi decido di riesumare le visioni legate in modo intramontabile agli anni Settanta – i cortei, i volantini nelle piazze, i subbugli studenteschi, la radicalità degli scontri politici e sociali tesi a far saltare le cerniere di istituzioni sempre più vulnerabili – è per la lunga e collaudata realtà che i conflitti per un qualcosa di diverso non si sono mai sedati. Dall’evolversi delle BR in Lotta Continua, in Potere Operaio e nella sua stessa seconda fase di sanguinosa guerra criminale allo Stato passata sotto la famosa sigla Anni di Piombo – fino alla strage di Piazza Fontana, al sequestro Moro e oltre – nella continua erosione delle tradizionali certezze, siamo giunti alla jihad profetizzata da Oriana Fallaci, una più totale guerra dell’uomo contro l’uomo – ovvero la metafora della destabilizzazione generale che sta avendo il XXI secolo». -
Vite maledette. Autobiografie apocrife
Vito Molinari ci propone cinque autobiografie apocrife di artisti maledetti, geni privi del dono di saper vivere. Gesualdo da Venosa (1566-1613), musicista sommo, assassino della moglie e del suo amante; Caravaggio (1573-1610), genio e assassino; Alessandro Stradella, ""il Caravaggio della musica"""" (1643-1682), donnaiolo impenitente, assassinato per vendetta; Amedeo Modigliani (1884-1920), principe della bohème, morto povero e drogato; Antonio Ligabue (1899-1965), una vita tra manicomi e capolavori. Come scrive Andrea Tarabbia, premio Campiello 2019, nella sua prefazione: """"Vissuti male, morti peggio; scrivono la propria vita oltre la vita. Non c'è quasi nulla di più straordinario, e di più letterario, di questo"""". Prefazione di Andrea Tarabbia."" -
Carlo Bo, agonista
«Vincenzo Gueglio svolge la propria ""esplorazione di Bo"""", come la chiama, spesso in forma dialogica con il professore: verso il quale mostra un rispetto deferente che non gli impedisce di manifestare, quando gli sembri il caso, il proprio dissenso; anche netto: a proposito di Guido Gozzano, ad esempio. Pagina dopo pagina la conversazione ideale tra Gueglio e Bo, del quale è sottolineata """"l'ansia di dialogo"""", affronta problemi estetici, esistenziali e religiosi del Novecento evitando sempre il giudizio categorico e assoluto, nella comune consapevolezza che """"il poeta non è chi sa, ma tenta di sapere"""", con profonde e assai plausibili osservazioni filosofiche che tendono a identificare, pur tra dubbi e incertezze, il significato della letteratura. Con questo libro fatto di opinioni a confronto, di rispetto delle idee e delle persone, Vincenzo Gueglio, col supporto di una preparazione letteraria e filosofica profondissima e con un felice ricorso all'ironia, offre finalmente un ritratto credibile di Carlo Bo come intellettuale di levatura europea e come uomo, aiutandoci a comprenderne in profondità il pensiero, sempre vivace, appassionato e libero, la sua """"continua ricerca del proprio errore"""" come osserva Gueglio, per il quale Bo è un """"maestro di verità , spirito ostinato e sofferente, della sparuta e disperata razza di quelli che al tempo antico scommettevano la propria vita sul senso e la virtù della parola"""". Anche se, aggiunge amaramente il coprotagonista di questo intenso e sapiente libro, """"i maestri di verità vengono volentieri ridotti al silenzio""""». (Dalla Presentazione di Francesco De Nicola)"" -
La guerra è stupida
Pubblicato per la prima volta da viennepierre nel 2005, oggi appare per i nostri tipi in occasione delle celebrazioni del ventennale della morte di Carlo Bo, l'illustre letterato di cui l'autrice fu moglie. Non un libro sulla guerra, ma un libro contro la guerra. Per Marise Ferro la guerra è la massima offesa alla dignità umana, l'avvilimento totale di ogni forma di civiltà. Un giudizio che in certo modo richiama alla mente il suicidio per lucida disperazione di Virginia Woolf, nel marzo del 1941, di fronte agli scempi della guerra. Il libro, di impianto dichiaratamente autobiografico, è strutturato in undici capitoli, di cui alcuni sono veri e propri racconti che affiorano dalle memorie di famiglia: è come se l'autrice sfogliasse un album di vecchie fotografie. -
Le nostre favole
La favola moderna, così piena di inquietudini e contraddizioni, è un ottimo viatico per parlare di formazione e letteratura. Attraverso la favola, vengono alla luce i cambiamenti in atto che riguardano da vicino la persona, il valore della vita, la convivenza civile e le sue istituzioni. Con questo libro l’autrice si propone di far rivivere la favola e la fiaba del passato attraverso alcuni autori del Novecento, quali poeti e romanzieri, uomini di teatro e filologi, che hanno scritto favole sia per adulti che per bambini. La favola ha smesso la sua funzione moralistica per prediligere l’invito a riflettere. Non esiste più la favola con una morale indiscussa. Eppure è ancora attuale la lezione che punisce il male e fa trionfare il bene, per non cancellare la dignità propria e altrui. La lettura di queste pagine potrà confermare la convinzione che le scelte educative e formative si presentano oggi come un’emergenza inderogabile. Con la favola del Novecento nel libro vengono proposte unità di apprendimento costruite appositamente per insegnanti dell’Infanzia e della Primaria, nell’intento di fornire un utile strumento per poter influire sulla crescita dei più giovani e sul modo di educarli all’interno dei rapporti tra le generazioni. -
A trent'anni dal «congedo» di Giorgio Caproni. «Scendo, buon proseguimento»
A trent’anni dalla scomparsa, Giorgio Caproni viene ricordato con questa originale raccolta di scritti che esplorano alcuni aspetti sinora pressoché trascurati nella pur vasta bibliografia critica su di lui. Francesco De Nicola, già docente di Letteratura italiana contemporanea all’Università di Genova, ripercorre gli anni compresi tra la morte del poeta ed oggi, riferendo sulle pubblicazioni postume di pagine di e su Caproni con alcune riflessioni sulla sua ancora limitata notorietà. Angela Siciliano, dottoranda dell’Università di Pisa, approfondisce gli anni della formazione del poeta trascorsi a Livorno sulle tracce che quel periodo ha lasciato nei suoi versi. Maria Teresa Caprile, professore a contratto di Letteratura e cultura italiana per stranieri all’Università di Genova, approfondisce la componente lessicale dei primi quattro libri di Caproni in una serie di tabelle puntualmente commentate. Francesca Irene Sensini, professore di Letteratura Italiana all’Università di Nizza, prende in considerazione la componente naturalistica dell’ambito campestre nella poesia di Caproni e infine Valentina Colonna, dottoranda nell’Università di Torino, compie un’indagine sugli echi musicali nella poesia di Caproni con le osservazioni derivatele dalla sua esperienza di musicista e studiosa di prosodia nella poesia. Il libro è chiuso dal vivace racconto di Federico Marenco, dirigente del settore parchi della Regione Liguria e grande appassionato di letteratura, sulla genesi del ritratto di Caproni eseguito da Costantini riportato sulla copertina del libro. -
Martinus Scriblerus. Vita straordinaria, opere e scoperte. Memorie e altri testi scribleriani
Agli inizi del Settecento un gruppo di begli ingegni soliti riunirsi la sera intorno a una bottiglia di chiaretto ebbero un’idea geniale: scrivere a più mani una serie di opere che fossero la parodia di quanto la cultura moderna sfornava e la nascente industria editoriale smerciava al pubblico. Opere – poetiche, teatrali, narrative, scientifiche, critiche etc. – che sarebbero state attribuite a un autore fittizio dal nome di Martinus Scriblerus, vale a dire Martino Scribacchino, figura di misconosciuto genio universale che ci si proponeva di rivelare al mondo scrivendone la biografia e pubblicandone poi i numerosi manoscritti «a beneficio dell’umanità». Per quanto realizzato solo in parte, il progetto – che seppure a fasi alterne durò una trentina d’anni e vide la partecipazione, fra gli altri, di Swift e Pope – rappresenta una delle più singolari imprese satiriche settecentesche ed esercitò un’influenza notevole sugli autori successivi, da Fielding a Sterne e oltre. Il volume che qui si presenta include, oltre a una nuova traduzione delle Memorie della vita straordinaria, delle opere e delle scoperte di Martinus Scriblerus, alcuni dei più significativi testi usciti dalla fucina scribleriana e mai prima d’ora editi in Italia. -
Un tetto di radici. Lettere italiane: il secondo Novecento a Fiume
Con l’occupazione da parte delle truppe del maresciallo Tito di Fiume la Storia della città volta pagina. Da quel giorno, 3 maggio 1945, non sarà più quella di prima: neppure la più straordinaria quanto discussa avventura dannunziana era riuscita a portare sul corpo della città, dei suoi abitanti, nel fluire delle sue tradizioni cosmopolite, multietniche, multilinguistiche, multiculturali, multireligiose, un cambiamento così radicale e profondo come quello monocratico, rigido, indiscutibile, intervenuto in seguito alla violenta imposizione comunista. Ne risentiranno l’anima stessa della città che si vedrà abbandonata da gran parte dei suoi cittadini che preferiranno la strada dell’esilio piuttosto che vivere sotto una dittatura che imponeva un ordine del tutto avulso dalla vita civile, sociale, culturale e storica della città. Di quegli abitanti, sostituiti da genti provenienti da altri siti, anche lontani, della ex Jugoslavia, è rimasta una minoranza, nel tempo divenuta sempre più sparuta, ma che, nonostante tutto, ha saputo coraggiosamente resistere con le sole armi della lingua e della cultura alla forzata colonizzazione. È cresciuta così una letteratura fiumana autoctona, originale, che le autrici di questo libro, Gianna Mazzieri Šanković e Corinna Gerbaz Giuliano, hanno saputo brillantemente raccogliere, analizzare, sviluppare, mettendo a fuoco e connettendo tra loro gli autori e le opere che di quel grande, violento iato avvenuto al termine della seconda guerra mondiale sono la testimonianza, tra quanti di lingua italiana, nati a Fiume prima della guerra (Enrico Morovich, Franco Vegliani, Paolo Santarcangeli) sono poi stati costretti all’esilio, tenendo sempre ferme le loro origini e la loro formazione, così come quelli che sono rimasti (Osvaldo Ramous, Elvio Mestrovich); oppure sono arrivati o nati e cresciuti a Fiume dopo la guerra (Mario Schiavato, Giacomo Scotti, Alessandro Damiani, Laura Marchig e altri) mantenendo viva la lingua italiana, che, nel contesto multilinguistico, era poi la lingua franca storica di tutti i fiumani, qualsiasi fosse la loro etnia. Ma il libro prende in esame anche quegli autori di origine fiumana vissuti lontani dalla loro città, nati in esilio o in prossimità di esso, ma sentimentalmente e letterariamente legati ad essa (Marisa Madieri, Valentino Zeichen, Diego Bastianutti, Diego Zandel, Nirvana Ferletta). Il tutto preceduto da un’ampia e approfondita sintesi che offre al lettore il quadro storico d’insieme della letteratura fiumana, nelle sue diverse fasi, dal Medioevo a oggi. Il risultato è un’opera unica, sicuramente la prima e la più completa, che le autrici, entrambi docenti presso la cattedra di italianistica all’Università di Fiume, offrono agli studiosi, prima di tutto, e più in generale a quanti sono interessati all’universo articolato, complesso, vivo, ricco di influssi, che si cela dentro il microcosmo di una città di frontiera. -
Dalle parole allo schermo. La fiction d'indagine in Italia
Questo saggio di Massimo Carloni sulla fiction televisiva d'indagine in Italia, dagli albori, ai primi anni Settanta, a oggi, con un'attenzione particolare al lavoro di due sceneggiatori, Massimo Felisatti e Fabio Pittorru e del successo della loro serie televisiva “Qui Squadra Mobile”, costituisce il primo ampio studio su un fenomeno che oggi sta godendo il suo momento di maggior popolarità, sicuramente anche perché favorito dalla pandemia di Covid 19 che costringe il pubblico a stare molte ore chiuso in casa. L'attenzione alla fiction, in particolare italiana, accompagna quella al giallo italiano, che nel corso degli anni è cresciuto, non solo sul piccolo schermo e nel cinema ma anche nella narrativa di genere, spesso ispiratrice delle stesse serie (si pensi a “Romanzo criminale” di Giancarlo De Cataldo o a “I delitti del BarLume”, tratto dai gialli di Marco Malvaldi). Lo studio non trascura neppure i fumetti che, sempre negli anni Settanta, con la nascita di Diabolik, Kriminal e Satanik finirà per surclassare i prodotti d'oltreoceano. Insomma, con questo ""La fiction d'indagine in Italia” Massimo Carloni, già autore di altre opere sulla storia del giallo, offre al pubblico italiano un'occasione per capire un fenomeno che, da opera d'intrattenimento ha finito, inevitabilmente, per condizionare la nostra vita."" -
Notulae. Appunti, storie e ricette di amore e amicizia di favole e miti
"Notulae"""" non è tanto un libro di ricette, ma un percorso di memorie, di simboli e miti di cui il cibo diventa chiave di accesso e di lettura. Le ricette di questo libro, tutte sperimentate, essenziali e legate alla stagionalità e al territorio, diventano segni di amicizia, di scambi, di feste e di legami che ancora resistono. Le pietanze, le conserve, i liquori, scaturiti da un prezioso e amato libretto della mamma dell'autrice, raccontano di un universo al femminile perché la donna è da sempre la custode della vita e del cibo. Ma il libro vuole anche raccontare un mondo di incontri e di intrecci tra culture diverse perché ogni piatto, anche quello che sembra più legato al territorio, è frutto di un meticciato e nasce da incontri molteplici. Il libro si presenta come una miniera di spunti utili non solo per sperimentare ricette, ma prezioso perché offre uno spaccato di vita vissuta con l'intento di ricostruire spazi di vita attraverso la preparazione di piatti che si potranno preparare così come nelle ricette, ma poi anche rivedere, ritoccare, riadattare in un gioco infinito di innesti e trasformazioni perché il cibo è vita e la vita è fatta di movimenti di scoperte di incontri." -
Un aculeo bianco nella notte
Antologia contenente i testi degli autori, provenienti da diverse città italiane, vincitori, menzionati e segnalati della sezione poesia inedita della VI edizione del premio nazionale ""F.Graziano""""."" -
Eccellenza, distruggete Diapason! Un periodico studentesco nella stagione ribelle
Un gruppo di studenti di estrazione prevalentemente cattolica, tra il 1966 e il '69, a Cosenza, pubblica Diapason, un giornalino che intende imporsi all'attenzione del mondo studentesco e, nello stesso tempo, di quello adulto, aprendo uno spazio di confronto e dibattito su temi e questioni che segnano fortemente quella stagione. Non una ""palestra dei lettori"""", dunque, ma uno strumento per dare voce a riflessioni, idee, visioni di una gioventù che vive in pieno la stagione dell'impegno sociale, politico ed ecclesiale. Non mancano le contraddizioni e qualche ingenuità tipiche dell'età, mentre si coltivano contemporaneamente le passioni comuni ai giovani di quegli anni: i capelli lunghi e le minigonne; i Beatles e Fabrizio; le """"strisce"""" dei comics... Un'esperienza che si iscrive nel solco di quella stagione """"ribelle"""" che fece sentire, anche nella provincia meridionale, il vento del rinnovamento che soffiava sulla società e sulla Chiesa e che avrebbe spazzato via consuetudini, valori, codici di comportamento ritenuti immutabili. A cinquant'anni di distanza, questo libro vuole ripercorrere le tracce di quell'avventura, con l'obiettivo di rileggerla da un'ottica distanziata."" -
Iddha esti
"Lampija e tronija 'nta spera ru suli? Brisci storta 'sta jurnata. Non si può prescindere, nella raccolta di racconti di Franco Araniti, dal citare il dialetto. Se ci sono lampi e tuoni, mentre brilla il sole, inizia brutta la giornata. E, difatti, il filo conduttore di tutti i racconti è Iddha. Lei, la Grande Signora, colei che, col suo apparire, prende a calci e morsi la Vita, e così facendo la consegna all'eternità! L'autore affronta, ancora una volta, l'ardua impresa di mescolare, sapientemente, linguaggi atavici e lingua attuale. Il connubio è fascinoso, incalzante, con una serie di flashback che seguono il ritmo di una ballata. Avanti, indietro, poi di lato, destra, sinistra, ancora avanti. Generi letterari volutamente diversi, anche contaminazioni di noir, di racconto storico, di giallo. Così la scrittura spumeggia, s'intreccia e si avvita a chi legge, crea attesa di sapere cosa viene dopo, sfocia in un'arsura che il lettore e la lettrice devono per forza colmare. Una volta preso in mano il libro, niente ti può più fermare. Nemmeno Iddha!"""" (Ada Celico)." -
Volare è potere. Poesie sopra mondi disancorati
"Volare è potere tenterà di raccontare ciò che non riesco a dire e oggi è uno di quei giorni in cui non apro bocca... L'unico peso che porto sulle spalle, per il quale è necessario allenarsi e piegarsi e che incarna responsabilità e coraggio, è il peso delle mie parole..."""" (L'autore)" -
Patibolo
"La poesia è il fuoco (fatuo talora) d'ogni suo prius. Espira, espia facendo versi. Ti muoia ai piedi ogni forma di posa e d'impegno. Pavonéggiati pure mentre scrivi e dopo; impégnati in tutte le lotte che puoi: ma che mai un tuo scritto abbia a sortire polito come un damigello o, peggio e meglio, intruppato come un parà: se lo è, è un naufragio. Poesia - anche i deterministi ne convengono - è invece sempre puro approdo. Che lo scrivere chiuda altre funzioni è verità antica, che ripetere stanca. Patibolo, perché se te ne avvedi è già tardi. Vi fosti già condotto. Ti si lascia cantare.""""" -
La sapienza dimenticata. Breve storia della cultura enogastronomica italiana
"È stato un piacere mettere insieme per voi studenti questo facile riassunto enogastronomico che chiamo il mio testamento d'amore per voi, proprio perché l'amore è conoscenza, l'amore è sapienza, e sapere i sapori vuol dire scoprirci ogni giorno e scoprire/sapere il mistero della nostra vita"""". (Annalisa Saccà)"