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L' architettura del Battistero fiorentino di San Giovanni. Progetto, appalto, costruzione, vicende
Dopo essere stato oggetto di una serie interminabile di studi, il Battistero fiorentino di San Giovanni viene esaminato in questo saggio partendo da un'angolazione inconsueta, che è quella da cui ha inizio ogni opera di architettura: il progetto. Seguendo alcune tracce che ci vengono dalle antiche cronache fiorentine, la ricerca si è sviluppata esplorando le vicende legate all'appalto dei lavori, all'edificazione e poi alle trasformazioni avute dall'edificio, con un continuo riferimento al contesto storico. Le indicazioni così ricavate convergono nel confermare che l'attuale San Giovanni non è nato come battistero: esso è un monumento romano del V secolo, costruito in circostanze straordinarie, e che, come è avvenuto in molti altri casi, solo in un secondo momento è stato adattato per il culto cristiano, prima per essere cattedrale e poi battistero. Ha perciò fondamento la leggenda del cosiddetto 'Tempio di Marte': anche se essa va interpretata, il senso degli antichi racconti fiorentini è conforme alla verità dei fatti e trova pieno riscontro nella realtà costruita. -
Accademie, salotti, giochi di società e amori segreti nella Firenze del Settecento
Il libro ricostruisce il milieu sociale e culturale esclusivamente dell'aristocrazia fiorentina; quindi potreste chiederci conto della gente ""delle case basse"""", come il ministro delle Finanze del Granducato di Toscana, conte Giovanni Baldasseroni (1795-1876), indicava il popolo minuto. Ebbene, l'epoca da noi analizzata, quella che che va dal primo Settecento al suo volgere al termine, non contemplava per i signori di antico e alto lignaggio l'esistenza di tale classe. Erano villani, poco più che servi, i quali trovavano il loro corrispettivo nei mugiki russi, come alcuni viaggiatori li descrivevano nelle loro memorie: ancora il loro respiro e la loro anima erano muti per i blasonati. Presto però anche il popolo prenderà sempre più coscienza di sé, aiutato spesso in questo percorso dai cadetti di quella aristocrazia consapevoli del valore umano, senza più distinzioni di classe."" -
Novelle ebraiche
Dalle oscure profondità dei ghetti dell'Europa orientale, queste novelle portano un messaggio di luce; è quasi miracolosa la luminosità della prosa di Perez che, dalle anguste viuzze nelle quali fu confinato l'ebraismo in secoli di emarginazione e persecuzione, proclama la speranza che per due millenni ha sostenuto la stirpe di Abramo. Non è letteratura messianica; piuttosto storie di piccola gente, per la quale una fetta di pane imburrato o un diamante prezioso non sono immagini materiali ma simboli di una immensa realtà invisibile, che trova riscontro nell'eternità. -
Arti visive e decorative nella stazione di Santa Maria Novella a Firenze
Le opere e gli arredi della stazione di Santa Maria Novella testimoniano ancora oggi il clima fiorentino degli anni Trenta, in cui il dibattito sull'architettura moderna si intrecciava con quello sulla pittura murale e sull'insegnamento delle arti applicate. I saggi delle studiose analizzano il ricco apparato decorativo predisposto a compimento della celebre impresa del Gruppo Toscano, proponendo una riflessione sul complesso contesto storico, artistico, politico di cui le opere sono immediata espressione, attraverso la rilettura del vivace milieu culturale del dopo-concorso, in cui le aspettative nei confronti dell'assegnazione dei lavori si intrecciarono con le scelte iconografiche e con le dinamiche legate alla committenza. -
La medicina a Firenze nella seconda metà dell'Ottocento
Non ci possono essere dubbi che la salute sia il bene più prezioso di cui può godere l'essere umano ed è altrettanto indubbio che nell'arco dei millenni l'uomo abbia cercato continuamene i mezzi per sanare tutto ciò che minava il benessere. La realtà igienico-sanitaria del centro storico di Firenze, nuova Capitale del Regno, era a dir poco desolante. Questa viene descritta molto ruvidamente da Errico Alvino, architetto: ""Firenze, la bella, la gentile Firenze, la Città delle arti e del gusto, ha nel suo centro una tale accozzaglia di sudiciume e di vituperio... un tal labirinto di vicoli oscuri, schifosi ove la miseria e la prostituzione stanno in pubblica mostra... le antiche torri dell'antica Firenze si sono cangiate in postriboli e in miserabili tuguri dove la scrofola miete le sue vittime... ed il Mercato? È mai possibile immaginarsi cosa più sudicia, più indecente, più incomoda, più indegna della civiltà fiorentina."""""" -
Art Nouveau e altri modernismi
Scritti e immagini vogliono offrire il godimento dei significati di valore e degli aspetti di seduzione dell’Art Nouveau, e di altri Modernismi (Sezessionstill, Jugendstil, Modern Style, Modernismo Catalano, Liberty), felicemente impressi in opere grafiche, pittoriche, scultoree e architettoniche. -
Profumi, incensi e piante nel mondo antico
Le piante nel mondo antico affacciato sul Mediterraneo - Vicino Oriente, Egitto, Grecia, Italia - sono state da tempi remoti oggetto di molteplici usi, tra i quali quello di sorgenti di materie prime per essenze odorose e profumi. Questa produzione, sorta forse originariamente a lato delle ritualità religiose, dove si ricorreva ad incensi per inviare un'offerta agli dèi per fumum, ovvero attraverso i fumi odorosi della combustione, fu largamente destinata all'unzione rituale dei cadaveri, divenendo in seguito - o in parallelo - anche un costume della vita quotidiana dei vivi riservato soprattutto alle élites, che ricorrevano, per l'unzione cosmetica del corpo di uomini e donne, a materie prime e a prodotti finiti spesso importati da luoghi lontani. Alcune di queste stesse essenze avevano anche usi terapeutici e curativi; non va infatti dimenticato che Eschilo definì gli Etruschi all'inizio del V sec. a.C. ""popolo produttore di farmaci"""", venendo echeggiato da Teofrasto alla fine del IV sec. a.C., e che la farmacopea e la medicina etrusche avevano contatti con scuole greche e magnogreche contemporanee."" -
Misure romane
Quale evoluzione ebbe, quali passi segnò, il classicismo che aveva illuminato il nostro Rinascimento, nei vicini paesi europei, specie in quelli dove i resti della romanità, pur numerosi, suscitavano talora, perifericamente, immagini e interessi paralleli se non divergenti rispetto a quelli che agivano nelle arti italiane? Questo breve dialogo offre l'opportunità per riflettere su come lo spirito degli antichi potesse essere abbracciato da un architetto dilettante spagnolo allo scadere del primo quarto del Cinquecento. Diego de Sagredo (Burgos, 1490 - Toledo, 1528 ca.) fu cappellano della primaziale di Toledo e soprintendente ai cantieri cattedralizi della città, allora capitale di Spagna, per conto dell'arcivescovo De Fonseca. Le sue Medidas del Romano sono il primo trattato di decorazione architettonica scritto in spagnolo e pubblicato fuori d'Italia, nel 1526. Il volumetto in forma di dialogo, basato principalmente sullo studio di Vitruvio attraverso l'edizione latina di Fra' Giocondo da Verona, quella italiana del Ciseriano, e il De re aedificatoria dell'Alberti, è una sorta di manuale per riprodurre proporzioni, ordini e modanature degli edifici classici. -
Emilio Salgari architetture raccontate
Le architetture raccontate da Salgari, ossia le forme e le strutture di cupolate pagode, moschee, minareti, palazzi di principi indiani, di sultani d'Arabia, di faraoni, di regine caraibiche, e altre costruzioni esotiche, che il sedentario romanziere veronese non ebbe mai occasione di vedere nel corso della sua vita, furono descritte servendosi delle notizie raccolte nelle pubblicazioni di tipo divulgativo consultate in silenziose confortevoli biblioteche costituenti il reale, unico 'territorio' delle immaginarie, fragorose avventure narrate. -
Dinastia Medici. Bianca Cappello. Il mistero del luogo di sepoltura della Granduchessa
La storia di Bianca Cappello, nobile veneziana nonché seconda moglie del granduca Francesco I de' Medici, non può dirsi completa. Manca sempre un tassello: il luogo dove fu seppellita. Per risolvere questo mistero - che da 430 anni appassiona gli amanti delle vicende di Casa Medici - nel tempo si sono dati da fare eruditi, archivisti, medici, letterati, storici, ricercatori, italiani e stranieri. Fino a ora evidentemente senza risultati. Eppure è dal Settecento che la si cerca attraverso tracce che altri hanno lasciato, ma in maniera non così chiara come ci si aspetterebbe. Bianca Cappello, morta undici ore dopo il marito il 20 ottobre 1587 nella Villa medicea di Poggio a Caiano, fu veramente gettata nel carnaio della Basilica di San Lorenzo a Firenze, come alcuni testi storici ci hanno tramandato, oppure fu sepolta in uno spazio a noi non noto, comunque lontana dai depositi funebri della Dinastia Medici? Questo libro si propone innanzi tutto di ""mettere ordine"""" tra tutte le testimonianze, le tracce, gli indizi relativi all'esatto luogo di sepoltura della Granduchessa."" -
I Medici da Giovanni di Bicci a Lorenzo il Magnifico «l'ascesa»
Questa famiglia, la cui storia è così varia e affascinante da sembrare un romanzo, ha dominato per quasi quattro secoli, due dei quali, il quindicesimo e il sedicesimo, sono i due più interessanti, sia dal lato della storia sia da quello dell'arte: un periodo che comprende il passaggio dal Medioevo all'Evo Moderno e, corrispondentemente, il passaggio dal sistema feudale con la formazione di Stati potenti in Europa, in continuo conflitto tra loro. Grande fu il loro mecenatismo che ebbe di mira l'arte e le scienze, per cui le loro immense ricchezze furono largamente elargite a far vivere il sapere e a sostenere le arti. Pertanto può sembrare un atto di alterigia relegare la storia dei grandi e potenti Medici in questa piccola pubblicazione: essa è solo un omaggio, a questa famiglia gloriosa. È una allettante storia che gli autori affidano al lettore, sempre curioso e attento alla conoscenza del passato di Firenze. -
Firenze e la cioccolata. Storia, cultura e piacere dai Medici al Duemila
Una delle piacevolezze che ci arriva da lontano, nel tempo, è senza dubbio la cioccolata. La storia del suo successo è appassionante e ""transita"""" anche da Firenze, la città che grazie alla dinastia Medici sin dall'inizio del XVII secolo ne ha sperimentato gli innumerevoli pregi. In questo libro si ricostruiscono le fasi salienti della storia della cioccolata che corrono parallele a quella della città del fiore, ovvero dalle sue origini e dalla prima conoscenza sperimentata dai viaggiatori fiorentini, fino ai giorni nostri. Si tratta di una sorta di viaggio sensoriale attraverso il tempo, per rammentare, ad esempio, che in un solo anno - il 1728 - a Firenze la cioccolata fu al centro di un'accesa polemica che portò alla pubblicazione addirittura di quattro testi, tre favorevoli e uno contrario, così come per scoprire la misteriosa ricetta della cioccolata di Francesco Redi che per primo sperimentò l'unione tra l'aroma del cacao e il profumo del gelsomino, riuscendo a far perdere la testa a Granduchi e Gran Principi. Nel libro sono indicati anche i luoghi dove, attraverso i secoli, a Firenze ci si deliziava con la cioccolata."" -
La Cavalcata dei Magi Benozzo Gozzoli. Storia, ermetismo e antiche simbologie
Questo volume di Costanza Riva rappresenta un entusiasmante viaggio tra i simboli della Cavalcata dei Magi di Gozzoli. L'autrice non si limita a ripercorrere la simbologia di uno degli affreschi più suggestivi presenti nei palazzi pubblici fiorentini, ma ripercorre tutto un pensiero, quello neoplatonico. Durante il Quattrocento il grande interesse per l'antichità classica spinse umanisti al recupero e alla rilettura delle opere più significative del mondo classico in ambito filosofico, politico, scientifico e letterario. (Dalla prefazione di Eugenio Giani) -
I Medici da Piero II «lo Sfortunato» ad Alessandro, primo duca di Firenze «Il potere»
Alla morte di Lorenzo il Magnifico gli succedeva Piero, il maggiore dei suoi figli maschi. Di temperamento incurante e poco interessato agli affari di Stato, questi sembrava essere perseguitato da uno strano destino. Infatti bastava semplicemente che prendesse parte ad un progetto perché lo stesso non andasse a buon fine. Per le innumerevoli sventure fu soprannominato ""Piero lo Sfortunato"""". Egli dovette contrastare, ma inutilmente, Carlo VIII, re di Francia che, superati i confini della Toscana, giungeva a Firenze per proseguire poi per Napoli, su cui il re rivendicava antichi diritti della Casa Angioina. In quell'occasione Piero dimostrava la sua incapacità a governare e i fiorentini. Considerandolo un traditore, lo cacciarono mandandolo in esilio con tutta la sua famiglia. In questo libro si parla inoltre di fra' Girolamo Savonarola, priore nel convento di San Marco, che predicava contro la scostumatezza dei Medici e dei fiorentini e sul comportamento indecoroso del clero romano per cui sollecitava la riforma della Chiesa; dichiarazioni che lo portarono ad essere impiccato e arso nella Piazza della Signoria."" -
Una facciata per la basilica di San Lorenzo a Firenze 1515-1905
Le facciate rimaste incompiute costituivano e ancora costituiscono una costante relativa ad importanti e antiche chiese fiorentine: si pensi a Santa Maria del Fiore, Santa Croce, Santo Spirito, San Lorenzo, e il Carmine. Nel corso dell'Ottocento vennero completate le facciate di Santa Croce e di Santa Maria del Fiore, ma continuarono e ancora continuano a mostrarsi disadorne le fronti di San Lorenzo, Santo Spirito e il Carmine. Le vicende progettuali mirate a condurre a compimento la facciata della basilica di San Lorenzo sono qui raccolte, con corredo di particolari, a cominciare dai tentativi del 1515 fino ai disattesi esiti delle competizioni concorsuali del 1901 e 1905. -
La facciata di Santa Maria del Fiore a Firenze
Quando il 12 maggio 1887 la facciata di Santa Maria del Fiore, disegnata dall'architetto Emilio De Fabris, veniva solennemente inaugurata, si concludeva una vicenda secolare iniziata, nel gennaio 1587, con la distruzione dell'incompiuto prospetto trecentesco, e protrattasi attraverso le esecuzioni di modelli in legno nel 1588, 1596, 1634, le esercitazioni progettuali 'neogotiche' del 1822, 1842, 1843, e quelle presentate nei tre risolutivi concorsi del 1862, 1864, 1866, connotate, quest'ultime, da ipotesi di coronamenti monocuspidali, tricuspidali, basilicali. La realizzata facciata non ha goduto di fortuna critica, ma quale vistoso esempio, ormai storicizzato, di architettura dello storicismo, costituisce pur sempre, nonostante le suscitate perplessità, un traguardo non indifferente nel percorso verso il linguaggio della 'modernità' architettonica. -
Architettura contemporanea e ambiente storico
In realtà, pur con oscillazioni di interesse, il dibattito sull'inserimento dell'architettura contemporanea nella città o nell'ambiente storico, non è mai tramontato. Comprensibilmente, ebbe particolari momenti di vivacità nel dopoguerra, al momento della ""ricostruzione"""", anche in ragione del rinnovamento della cultura architettonica che si lasciava alle spalle gli esiti dell'ultimo monumentalismo aprendosi al movimento moderno e all'internazionalismo; poi ancora, nei decenni successivi, per i clamorosi dinieghi (il Masieri Memorial di Frank L. Wright sul Canal Grande) e alcune realizzazioni (il """"grattacielo"""" di Napoli), il dibattito sui """"centri storici"""" con l'ANCSA, le forti posizioni dialettiche fra Bruno Zevi e Roberto Pane, la difficile applicazione della Legge n. 167 agli stessi centri. Oggi, si riaccende il problema, proprio alla luce dei nuovi orientamenti di gestione dell'urbanistica."" -
Monet e i giardini di Giverny
Nel giardino il tempo compone immagini e sensazioni, mentre la luce disegna i contorni e accentua i colori, proponendo sempre nuove sensazioni che invadono la mente e la vista. Per un pittore impressionista, e soprattutto per Claude Monet capace di intercettare la luce, un giardino può identificarsi con l'anima stessa della sua espressione artistica e diventare il luogo ideale dove fermare il tempo, cogliere l'infinità dell'attimo e trasformarsi in una ragione di vita. A Giverny, Monet costruisce il suo giardino o, forse, dovremo dire i suoi giardini: un recinto fiorito in pieno sole e un laghetto di luce e di ombra, con ninfee bianche e rosa. Una sequenza spaziale riflessa nei suoi dipinti che consente di comprendere il significato della ricerca trentennale sul laghetto che, in circa 250 tele, svela il passaggio dalle impressioni di paesaggio all'astrazione della natura, in cui la materia si fa luce e si rappresenta, con tonalità mutevoli, su un piano unico rotto, a tratti, da rare pennellate di colore: le ninfee appunto, le ninfee di Giverny. -
Memorie d'un pulcino
Le memorie di questo pulcino, nato a Vespignano nel Mugello, raccontano, con semplicità di linguaggio, le circostanze della vita del piccolo pennuto, divenuto galletto, salvato dal pericolo di finire arrosto o in pentola, per l'amore di una fanciulla e di un fanciullo che gli permisero così di invecchiare in tranquillità e portare a compimento i suoi giorni «serenamente, senza scosse, senza lamenti». Le ottocentesche piacevoli ""Memorie d'un pulcino"""" possono oggi offrire l'opportunità, ai lettori grandi e piccoli, di riscoprire alcuni reperti di trascorsi valori civili e di riassaporare la genuina fragranza della campagna toscana e il calore umano dei suoi abitatori, come li poterono respirare e apprezzare i nostri nonni."" -
Architettura etrusca. Esempi e ricostruzioni
L'architettura degli edifici di interesse archeologico è un settore di indagine capace di offrire dati di grande importanza tecnica, storica e sociale; essa richiede dunque un'analisi attenta di livelli d'informazione tra loro intersecanti, dove l'esame delle strutture e del loro contesto di rinvenimento, l'analisi architettonica e funzionale vanno ad aggiungersi alla contestualizzazione dell'edificio nel panorama di civiltà, economico, sociale, conflittuale, tecnologico di cui faceva parte. Il territorio etrusco offre una vasta casistica di edifici destinati ai vari usi pubblici (templi, palazzi reali, sacelli, fortezze, luoghi di riunione civile) e privati (abitazioni, luoghi produttivi) la cui tipologia subisce una profondissima evoluzione dell'arco del millennio tra il X ed il I sec. a.C.; una selezione di edifici permette di esemplificare sia la complessità d'analisi del sito specifico, sia la ricchezza d'informazioni ottenibili dall'analisi della tipologia edilizia, dai suoi dettagli costruttivi e dalla sua contestualizzazione. L'analisi diacronica di questa pur sommaria campionatura di edifici dell'Etruria e l'esemplificazione di alcuni esempi di ricostruzione.