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Mostrati 1941-1960 di 10000 Articoli:
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Per una scienza degli scacchi
Anche lo scacchista più debole gioca seguendo i suoi principi, che ne sia cosciente o no, ma finché le sue idee saranno grezze e primitive non potrà mai ambire a risultati brillanti. Per arrivare alla maestria nel gioco degli scacchi è necessario affinare un arsenale di principi generali esemplari e idee efficaci, ricorrendo a uno studio metodico e scientifico degli elementi essenziali. A partire da queste premesse, Richard Réti propone il suo criterio di analisi, applicandolo a tre argomenti di interesse basilare: il gioco posizionale, l'attacco all'arrocco e le idee strategiche del Gambetto di Donna. Per una scienza degli scacchi è la raccolta di una serie di lezioni che Réti tenne a Buenos Aires nel 1924, pagine dall'indiscusso valore didattico che ci regalano una straordinaria fotografia dello stato delle idee della scuola ipermoderna nel momento del suo più delicato e vigoroso fiorire. Con la prefazione di Federico Cenci. -
Il bambino di pietra. Una nevrosi femminile
Giunta alla piena maturità, Cassandra inizia un percorso di psicoanalisi con lo scopo di risolvere le nevrosi che la affliggono da tempo, legate alla sua educazione, alla sessualità, all'onnipresente fantasma della maternità. La scrittura diventa il timone di un viaggio interiore, usata non solo a scopo terapeutico, ma come bussola nella comprensione della sua storia familiare e sociale, che appare come una rotta incerta tra l'infanzia dominata dai maschi e dal potere matriarcale e un matrimonio tiepido che l'ha resa accettabile agli occhi della famiglia. La vicenda di Cassandra è paradigmatica di un tempo che offre alle donne pochissime definizioni e spazi esigui per rappresentarsi come individui. ""Il bambino di pietra"""" è una narrazione in prima persona priva di indugi e autoindulgenze, che cerca nella sgradevolezza della verità una soluzione agli enigmi interiori. Finalista al premio Strega nel 1979, """"Il bambino di pietra"""" è centrale nell'opera di Laudomia Bonanni, che definì il personaggio di Cassandra come """"la protagonista di tutto quello che ho scritto"""". Prefazione di Dacia Maraini."" -
Gli inganni
Una giornata di scirocco a Roma può confondere i fili della memoria e del presente, come scopre Antonio, intellettuale di mezza età che dalla Puglia è andato via e scrive per il cinema. Nel maledetto giorno di scirocco Antonio viene svegliato da Vituccio, amico d'infanzia che porta con sé l'ingombrante bagaglio della provincia. L'inerzia di un vento pazzo li trascina in incontri con prelati, tra gli splendidi resti di Villa d'Este, e li accompagna a sera nella sfavillante via Veneto che già presagisce le crepe della sua magnifica decadenza. Qui va in scena la Roma della Dolce vita in cui convivono genialità e vacuità, dissolutezza e censura, la vita per quella che è e il racconto che gli scrittori ne fanno. Roma è città eterna che «eternamente macina e tramuta la sua realtà in repertorio», o come la descrive Fellini «lupa e vestale, aristocratica e stracciona, tetra, buffonesca». ""Gli inganni"""" racconta la città di quegli anni e la storia d'amore che ogni provinciale instaura con la sua fagocitante vitalità. Prefazione di Massimo Raffaeli."" -
Gli angeli personali
Certe persone assumono un ruolo talmente importante nella nostra vita che diventa impossibile liberarci di loro, neppure dopo anni, neppure dopo che se ne sono andate per sempre: le parole, le azioni di un tempo - a volte buone o semplicemente inconsuete, spesso cattive - si sono ormai attaccate alla nostra pelle e l'hanno penetrata; si sono fuse con noi. Ciò che resta è un'impronta che va al di là del bene e del male e si rivela nell'ombra di un'emozione radicata, nell'intuizione sottile di un movente, nell'accesso a stanze sconosciute dello spirito. Ed ecco allora che le otto storie contenute in questa raccolta firmata da Brianna Carafa - otto delicati ma spietati ritratti di altrettanti caratteri umani, con ogni evidenza ispirati a conoscenze dirette della scrittrice - sono in realtà un'unica grande storia: quella di chi la racconta. La scrittura è l'atto trascendente che fa perdere ai personaggi, e alle persone reali che vi stanno dietro, la loro natura corporea, e li trasforma in Angeli personali, impronte intime e al tempo stesso universali che possono toccare il cuore di tutti. Con la prefazione di Ilaria Gaspari. -
Andata e ritorno. Ediz. illustrata
Un'avventura strabiliante che non è il racconto di un viaggio, ma è un viaggio dalla campagna alla città e ritorno. Fai l'andata voltando le pagine dall'inizio alla fine, poi gira il libro sottosopra e... ritorna a casa! Sarà difficile credere a ciò che vedrai! Tutto il libro è un gioco di prestigio costruito da simmetrie, allineamenti, prospettive, e altri effetti visivi geometrici che trasformano il tratto in bianco e nero in un universo variopinto da esplorare. Una gioia per gli occhi per i bambini ricchi di immaginazione e per i grandi amanti di grafica e design. Età di lettura: da 4 anni. -
Le ultime lezioni
Il celebre libro postumo di José Raúl Capablanca, che raccoglie una serie di insegnamenti che il campione tenne per radio nel febbraio del 1942, meno di un mese prima della sua scomparsa improvvisa. In parte chiacchierata a ruota libera, con aneddoti simpatici e storie curiose, in parte manuale tecnico di grande profondità, ma sempre chiaro e accessibile – proprio come l'inconfondibile stile di gioco dell'""invincibile"""" maestro –, """"Le ultime lezioni"""" sono un invito ad approfondire gli scacchi mettendo al primo posto la semplicità («perché sono le cose semplici quelle che spesso passano inosservate») senza cadere nelle scorrette abitudini tipiche dei dilettanti, prima fra tutte quella di concentrare lo studio sulle aperture anziché sul finale. Una lettura spensierata e al contempo ricca di precetti fondamentali. È inclusa l'appendice """"Come ho imparato a giocare a scacchi"""" di Capablanca. Prefazione di Federico Cenci."" -
Istituto di bella morte
Una moglie inappuntabile, una bella casa, un’ottima posizione da dirigente di banca, ma all’improvviso arriva l’occasione della vita: quella di cambiare tutto. C’è un misterioso istituto, con cui Wilson entra clandestinamente in contatto, che mette in scena la morte o la scomparsa dei suoi clienti e costruisce per loro una nuova identità, un nuovo posto nel mondo più affine all’indole e ai desideri profondi del rinato. Il prezzo da pagare è che non si può tornare indietro; e Wilson, come molti altri, dovrà fare i conti con un istituto che non perdona chi prova a venire meno al contratto stipulato, ma ancora di più con un passato impossibile da cancellare con un colpo di spugna. ""Istituto di bella morte"""", pubblicato per la prima volta nel 1964, è un romanzo dai toni del thriller psicologico, dove gli ingredienti fondamentali sono l’intrattenimento, la suspense e, non ultima, una profonda riflessione su temi di importanza sempre più attuale come l’insoddisfazione strisciante nelle nostre vite e il senso della società moderna e del posto che ne occupiamo."" -
La principessa Angina
Angina è una piccola principessa che ha dovuto abbandonare il suo regno per le perfide trame dei nemici della Corona, e ora è in viaggio alla ricerca di uno zio lontano, su un furgone a forma di elefante con il fido cancelliere, vecchio poeta ubriacone, e Jonathan, ragazzo raccolto per strada che si unisce suo malgrado alla strampalata spedizione. Ma ha poco senso accennare alla trama. Così come ha poco senso parlare di fiaba, di racconto nero, di satira di costume o anche – come fa l’autore nella prima pagina, per depistarci – di cronaca metaforica di una malattia: perché è proprio il non-senso il senso del libro. La principessa Angina è un romanzo fantastico che pare scaturire dalla fantasia sfrenata di un bambino, priva di filtri o schemi prestabiliti; è un gioco stravagante con accadimenti e situazioni buffe, ma anche con scherzi e capriole testuali; è un immenso territorio dell’immaginario dove persino le illustrazioni e gli effetti grafici non sono meri ornamenti ma deliziose estensioni della storia… e della follia creativa dell’autore. La principessa Angina, in definitiva, altro non è che un inno alla libertà artistica come insopprimibile e inarrestabile istinto vitale. -
In punta di matita... 50 anni di Palio e altro. Vol. 2
Ironia, sorrisi, aneddoti, storie vere, nuove proposte, la voce dei borghi e dei protagonisti del Palio di Asti. -
Scusate se non siamo morti in mare
In un futuro non troppo lontano l'Europa si è trasformata in un continente di emigranti. I cittadini europei, alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore, cercano di raggiungere i paesi più ricchi, ma devono farlo clandestinamente, salpando verso destinazioni ignote, nascosti all'interno di un container. -
N.E.R.D.s. Sintomi
In medicina, N.E.R.D. è l'acronimo che indica il reflusso non erosivo (Non Erosive Reflux Desease), un classico bruciore di stomaco fastidioso e apparentemente innocuo. Siamo in un agriturismo famoso per banchetti e cerimonie. Ecco una famiglia tradizionale. Padre, madre e quattro figli maschi. Oggi è il cinquantesimo anniversario di matrimonio dei genitori e per l'occasione i figli Nico, Enri, Robi e Dani, insieme a parenti e conoscenti, si ritrovano qui per festeggiare. L'idea è che tutto sia perfetto, con tanto di torta nuziale e fotografie agli sposini nel parco, vicino al laghetto con le paperelle. I festeggiamenti si svolgeranno in tutta sicurezza poiché il parco è stato recintato per evitare che la marmaglia di stranieri là fuori possa entrare a disturbare i clienti. Ma fin da subito, le apparenze, in questa micro comunità fatta di egoismi e tanti silenzi, sono bombe inesplose pronte a detonare alla minima scintilla, come se il vero nemico da sconfiggere fosse molto più vicino di quanto si possa immaginare. Una commedia dal cuore nero, provocatoria e irresponsabile, che parte dalla famiglia, come rassicurante paradigma di una società sana, per raccontarci il rovescio della medaglia. Introduce Pierfrancesco Favino. -
Lingua madre Mameloschn
Solo una madre è capace di ucciderti in ogni momento con una mezza frase. Tre donne, tre generazioni: una madre, una figlia, una nonna si confrontano, si parlano, si svelano segreti, dominate da quel non detto, o detto altrove, che segna e decide un rapporto madre-figlia. La dimensione è insieme quotidiana e virtuale, quella in cui avviene questa rappresentazione di una famiglia tutta femminile, come qualcosa che ci si porta dietro, come una tartaruga con il suo carapace, che ci segue ovunque, che quasi ci perseguita e da cui non si sfugge, nemmeno a migliaia di chilometri di distanza. Un dialogo intimo e politico, una ricerca della verità, delle origini, dell'identità. -
Spam
Un mese intero di spamming nella posta elettronica di uno stranito professore universitario, è il fulcro attorno a cui vortica la girandola scoppiettante di questo ingegnoso testo, creato da uno dei maggiori esponenti dell’odierno panorama internazionale della scrittura e del teatro. Avvalendosi della collaborazione drammaturgica della sua traduttrice d’elezione, la regista Manuela Cherubini, il teatrista argentino Spregelburd congegna una pièce che è una sorta di sistema modulare, in cui la cronologia dei giorni e degli eventi si pone come un mosaico di pezzi intercambiabili fra loro: tanto che se ne potrebbero eliminare diversi a piacere, senza tuttavia far perdere al lettore il filo del divertimento combinatorio e della giocosa meraviglia che si tende una pagina dopo l’altra. Si resta difatti ammirati, sorpresi e magari felicemente confusi dal tourbillon di fatti, misfatti e atipiche ricostruzioni, inanellati lungo 31 capitoli nei quali s’intrecciano personaggi, situazioni e vicende sul filo di una verosimile improbabilità. A partire dalle dubbie relazioni di carattere accademico del protagonista, ad ancor più dubbie figure di varia specie; passando per loschi giri di denaro e traffici d’innocenti bambole osé, con dotti détour intorno a favolose lingue antiche e disquisizioni improvvise sulle dimensioni dell’organo genitale maschile. Tutto questo – e molto altro – innerva una drammaturgia a-centrica capace di dilatare, pertanto, i confini del pensiero e le possibilità racchiuse nell’immaginazione umana di escogitare invenzioni che aiutino noi, di giorno in giorno, ad affrontare indomiti la catastrofe del Reale che ci assedia. -
August Strindberg: scritti sul teatro
Questo volume presenta e inquadra storicamente, alla luce dei più aggiornati esiti della ricerca specialistica, i principali scritti sul teatro (la drammaturgia, l'attore, la scenografia, Shakespeare e Goethe) che August Strindberg ha steso a partire dalla sua attività di critico negli anni Settanta dell'Ottocento sino al 1910, quando si conclude la parabola sperimentale del Teatro Intimo di Stoccolma. Ne emerge un affresco (di qualità spesso narrativa) che illumina dall'interno le più profonde trasformazioni della scena europea dal naturalismo all'espressionismo e spiega, in tutte le sue implicazioni tecniche, il processo creativo della drammaturgia strindberghiana, uno dei prodotti più emblematici e complessi, fra realismo e misticismo, della storia del teatro moderno. -
L'attore biomeccanico
Di nuovo in libreria la preziosa raccolta di scritti sulla biomeccanica che riprende dagli archivi di Mejerchol’d, fortunosamente salvati da Eizenstein dopo la fucilazione del Maestro, gli stenogrammi delle lezioni e dei discorsi, gli appunti degli allievi, le note dei collaboratori dal 1914 fino al 1933. Sono a portata di mano le fonti immediate della più rivoluzionaria tra le teorie sull’arte dell’attore del ventesimo secolo. Non un metodo per la recitazione, ma un allenamento: la base per un’idea vitale dell’interpretazione che cancella ogni psicologismo in nome di un’emozione teatrale pura. «Tutta la biomeccanica», scriveva il grande regista, «si basa sul fatto che, se si muove la punta del naso, si muove tutto il corpo»; quindi uno studio dei rapporti che l’attore deve esplicare nel suo lavoro con le parti del corpo, lo spazio, i partner, l’oggetto della recita, lo spettatore, padroneggiando intenzione, esecuzione fisica, reazione psichica, perché la vita possa attraversare in piena consapevolezza e felicità inventiva il gioco di una ampia rappresentazione. Curato da Fausto Malcovati, il volume si vale di un’ampia introduzione storica dello studioso pietroburghese Nicolaj Pesoélnskij, che ha potuto raccogliere e vagliare una documentazione rimasta a lungo sparsa e disorganica per metterla a profitto dei teatranti, degli studiosi, ma anche dello spettatore desideroso di penetrare i codici di una delle più alte forme d’espressione, quella dell’attore: «un uccello che con un’ala sfiora la terra e con l’altra si protende verso il cielo». -
Appunti di un regista
«Scrivo questo libro, per chi ama il teatro», afferma Tairov (1885-1950). Quale teatro? Un teatro che sappia «trasportare lo spettatore, verso il leggendario paese della fantasia». Come? Difendendo la propria totale autonomia creativa nei confronti di altre forme d’arte. Un teatro che abbia il coraggio di difendere le verità del teatro. Un teatro «saturo di emozione» al cui centro domini incontrastato l’attore nella sua dimensione di artista professionista. Questi Appunti di un regista, del 1921, sono una sintesi del programma base di Tairov, un regista che assieme ai grandi titani della scena russa, quali Stanislavskij, Mejerchol’d e Vachtangov, a cavallo della rivoluzione del 1917, è stato in prima linea nel processo di globale revisione della pratica registica e ha contribuito al rinnovamento del mestiere dell’attore. -
Al limite del teatro. Utopie, progetti e aporie nella ricerca teatrale degli anni Sessanta e Settanta
Questo libro, riproposto a distanza di oltre trent’anni dalla sua prima edizione (1983), racconta di un teatro che «non c’è più» e che tuttavia non smette di riguardarci da vicino e di interrogarci ancora oggi. Riferendosi a eventi e tematiche teatrali che vanno, all’incirca, dal 1968 al 1977 (tanto per scegliere due date tutt’altro che casuali), è un libro di «storia», che parla di «fatti storici». O meglio, si tratta di una cronica, di una raccolta di mémoires pour servir alla storia del teatro di ricerca e sperimentazione nel secondo dopoguerra. In particolare, è tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta che il Nuovo Teatro gioca con utopico fervore tutte le sue carte (ritrovandosele, spesso, bruciate in mano o trasformate in vuote parole d’ordine): ricerca collettiva, laboratorio, decentramento, teatro politico, partecipazione, lavoro di base, animazione, festa. In questi saggi – scritti in un arco di tempo che va dal 1973 al 1982 – l’attenzione di De Marinis si rivolge appunto, fra l’altro, alle esperienze più avanzate (più «al limite») e significative al riguardo (quelle di Grotowski e del suo Teatr Laboratorium, dell’Odin Teatret di Eugenio Barba, di Giuliano Scabia – cui è dedicato un intero capitolo –, di Peter Brook, del Living Theatre, del Movimento del Settantasette e altre ancora), con lo scopo di restituire – «a caldo» – alcuni momenti e di discuterne criticamente presupposti e implicazioni, precedenti e risonanze. Ricordando con rabbia, costringendoci (al di là di ogni facile atteggiamento liquidatorio ma anche al di fuori di qualsiasi intento agiografico o, peggio, furbescamente revivalistico) a rifare i conti con questi ormai lontani «dieci anni che (non) hanno cambiato il teatro». Per non ripetere il passato, e i suoi errori, bisogna conoscerlo. Questo si dice di solito per giustificare gli studi storici. E ciò dovrebbe essere vero a maggior ragione per un periodo tumultuoso e controverso, ma indiscutibilmente creativo anche e soprattutto in teatro, come gli anni Sessanta-Settanta, di cui questo libro ci parla con appassionata ma non arbitraria tendenziosità. Un suggestivo intervento di Moni Ovadia introduce il volume. -
Allarmi!
Un gruppo di terroristi sta organizzando un attentato: vogliono uccidere il presidente dell’Unione Europea, trasmettere tutto in diretta streaming e far scoppiare una rivoluzione. Sono di estrema destra, non credono nella democrazia, odiano gli immigrati e vogliono instaurare una nuova dittatura in Europa. La loro leader è Vittoria, una ragazza carismatica e determinata, in grado a suo dire di guidare le masse e cambiare il corso della storia. Il testo prende spunto dalla crescente affermazione dei movimenti di estrema destra in Europa per trasformarsi in un’esplorazione ‘in soggettiva’ del sottile confine che separa eroi rivoluzionari e mitomani. -
Teatro: Amore e soldi-D.N.A.-Il mio prof. è un Troll-Orphans
Uno dei maggiori drammaturghi europei. Il volume è una raccolta di alcune delle sue opere più importanti: ""Amore e soldi"""", """"D.N.A."""", """"Il mio prof. è un Troll"""", """"Orphans"""". Kelly è un costruttore di lucide visioni, capace di animarle e condurle con rara sapienza narrativa. La vita interroga l’arte e il dramma si fa vivo e avvincente, di abbagliante complessità. Il risultato è esplosivo."" -
Zombitudine
Vorremmo essere morti. O dovremmo essere morti. O forse siamo morti? Morti fra i morti. Un uomo e una donna sono rifugiati in un teatro insieme al pubblico. Qualcosa sta arrivando. La minaccia è là fuori e il teatro è l’ultimo spazio di salvezza in cui rifugiarsi nell’attesa della loro venuta. Sì, ma loro chi? Gli zombi? La morte? I rivoluzionari? Un evento che cambierà la Storia? Non lo sappiamo. Non lo sa il pubblico e non lo sanno l’uomo e la donna, sul palco in logorante e beckettiana attesa. Forse arrivano gli zombi, ma non sono esseri mostruosi. Siamo noi. Automi che si trascinano già morti lungo traiettorie claustrofobiche e obbligate, sui binari in decomposizione di questa società frenetica e insensata, dove pericolo e salvezza sono la stessa cosa, dove i vivi e i defunti hanno lo stesso inutile afflato rivoluzionario. Contributi di Federico Boni, Daniela Ferrante, Gianfranco Manfredi.