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Mostrati 1961-1980 di 10000 Articoli:
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Le serpi
Tre donne si incontrano vicino a una casa isolata tra i campi di granturco. È il giorno della presa della Bastiglia e il caldo è opprimente, ma non c’è nessuno a godersi i fuochi d’artificio. Nuove storie vengono alla luce e si sovrappongono: la storia di un figlio e di suo padre, la storia di una madre e delle future nuore. Storie di malignità e ritorni. In quest’opera apparentemente semplice, le relazioni assumono nitidezza e brutalità. Un tour de force di una degli autori francesi più celebrati. -
L'America di Elio De Capitani. Interpretare Roy Cohn, Richard Nixon, Willy Loman, Mr Berlusconi
Disegnare i tratti essenziali dell’attore interprete oggi, cercare l’identità del teatro italiano nella mescolanza di tradizione e ricerca, di mestiere e arte: sono queste alcune delle ragioni che spingono Laura Mariani a guidarci in un percorso che dagli attori del passato, con naturalezza, sembra condurre proprio a Elio De Capitani. Un viaggio che, dalla vivace fucina dell’Elfo, procede analizzando alcune interpretazioni importanti e le evoluzioni di una regia che scommette sempre più sull’attore. Le tappe obbligate di questo percorso che, grazie alle interviste a De Capitani si fa spesso racconto diretto, si collocano tra il 2006 e il 2016: dal Berlusconi del Caimano di Moretti al commesso viaggiatore Willy Loman, uno che non ce l’ha fatta. In mezzo, due grandi personificazioni del potere: Roy Cohn – l’avvocato anticomunista morto di Aids, che in Angels in America incarna il male – e il presidente Nixon, messo alle strette dal conduttore televisivo David Frost sullo scandalo Watergate. Figure, queste, che tratteggiano il volto degli Stati Uniti come viene percepito dall’Italia: una realtà dai toni forti e contrastanti, che attrae con il suo ‘sogno’, le sue opportunità e il suo dinamismo ma che può produrre sofferenze e sconfitte durissime. Mentre Berlusconi è presente non tanto per i suoi tratti di vicinanza con l’America di Trump, quanto per motivi d’arte. «La preparazione di nessun attore di teatro può dirsi completa finché non ha fatto un film», ha detto Marlon Brando. E non solo: dietro ai personaggi di Kushner, Morgan e Miller aleggia l’ombra di Al Pacino e Frank Langella insieme a una folla di commessi viaggiatori, proveniente da tutto il mondo. -
Teatro: Peperoni difficili-Bad & Breakfast
Semplice e travolgente, il teatro di Rosario Lisma raccoglie un pubblico sempre più numeroso entusiasta. In “Peperoni difficili” la tranquilla routine di don Giovanni viene rotta dal ritorno a casa della sorella Maria da una missione in Africa, che l’aveva tenuta lontana molto tempo. Il ritorno di Maria creerà scompiglio nella comunità, che si troverà di fronte a un nuovo modo di vedere e di vivere la verità, quella con la V maiuscola, che trascende la verità teologale e irrompe con grandi conseguenze nella realtà quotidiana di ognuno, fino a coinvolgere l’amore. In “BAD and Breakfast” due coniugi sono alle prese con la morte in un attentato dei genitori di lui. Morte auspicata e salutata con entusiasmo dalla coppia, che trasforma immediatamente la casa di famiglia in un’attività commerciale. Un bed and breakfast, appunto, che diventa crocevia di dubbi, incertezze e moralità. La gioia si trasforma in crisi di coscienza e porta inevitabilmente alla morte. In entrambe le opere si confondono i piani della commedia e della tragedia con un meccanismo che ci costringe a guardare dentro noi stessi, con gli occhi aperti, con il sorriso o con cipiglio, alla ricerca di risposte che, qui, né persone né personaggi sono destinati a trovare. -
Acqua di colonia
Il colonialismo italiano. Una storia rimossa e negata, che dura sessant’anni. Inizia già nell’Ottocento, ma nell’immaginario comune si riduce ai cinque anni dell’Impero Fascista. Altri tempi? Acqua passata? Acqua di colonia. Vista dall’Italia, anche oggi, l’Africa è tutta uguale, astratta e misteriosa come la immaginavano nell’Ottocento. L’edizione è arricchita dagli interventi di Igiaba Scego e Graziano Graziani. -
Elogio del disordine
Louis Jouvet (1887-1951), il collaboratore di Jacques Copeau, il regista che dà vita al Cartel con Baty, Dullin e Pitoeff, l’attore di Carné e Renoir, l’ispiratore di Giraudoux: troppo frettolosamente etichettato come l’interprete della borghesia francese, tanto che la sua mancanza di retorica recitativa è stata persino scambiata per ‘introspezione’. Al di là di questi volti sedimentati e inattendibili, che per fortuna il tempo ha smussato se non cancellato, oggi ce ne appare un altro, finora più nascosto e, purtroppo, meno osservato e celebrato, sebbene sia quello che conta. Nella sua ricerca, Jouvet si volge alla tradizione, soprattutto quella del mélo, ma sa anche far proprio il magistero di Copeau e, collocatosi tra questi due estremi, combatte il teatro, quello facile, di consumo, quello privo di senso, che non pone questioni sostanziali né a chi lo fa né a chi ne è spettatore. A poco a poco Jouvet si individua in una sua peculiare fisionomia, diventando un maestro esigente, prima di tutto di se stesso, che controlla ogni azione e ogni reazione: da qui svolge uno studio del comportamento dell’attore che lo condurrà a definire una sorta di ‘antropologia’ del teatro. -
Girotondo.com (wePorn)
Una eccitante versione contemporanea, integralmente riscritta, del Girotondo di Schnitzler, testo vietato dalla censura imperiale tedesca perché ritenuto pornografico. Al posto dei soldati, delle dame e dei nobili della Vienna fin de siècle, troviamo icone della nostra attualità come il vincitore di un reality costretto a fare il gigolò, una insegnante di liceo innamorata del suo allievo e ragazzine disposte a fare qualche sacrificio con uomini più maturi pur di far carriera. Il testo, diviso in sei scene – e non dieci come in Schnitzler – presenta una catena di incontri sessuali a due, in cui uno dei personaggi della scena precedente appare anche in quella successiva. Come in una danza ininterrotta, tutti passano da un letto all’altro e da un corpo all’altro, nel tentativo di soddisfare il proprio desiderio, o forse qualcos’altro. La vittima illustre però è proprio il sesso, ridotto di questi tempi a semplice strumento per ottenere privilegi, soddisfare ambizioni, esercitare potere e mettersi in mostra. girotondo.com è il mondo visto con un po’ di sconforto e un bel po’ di ridicolo, il mondo che si vedrebbe facendo zapping in un Hotel di lusso con pay per view in offerta speciale e la speranza che qualcun altro paghi il conto. Introduce il volume un grande sceneggatore quale John Hodge (tra i suoi successi Trainspotting, The Beach, Piccoli omicidi tra amici). -
Commedie e drammi borghesi
Pubblicato per la prima volta nella collana Teatro italiano diretta da Guido Davico Bonino, il volume documenta la prosecuzione, non inerte né lineare, nel corso dell’Ottocento di quel fortunato genere che era stata la commedia settecentesca. Ci mostra poi, verso la metà del secolo, il momento in cui furono messi in scena i problemi politici e sociali del tempo, dando vita a fortunati ritratti morali di un ambiente e di un’epoca. L’antologia documenta poi la nascita italiana del dramma moderno e l’avvento di una nuova comicità dialettale, a Milano e a Napoli. L’antologia, curata da Siro Ferrone, è arricchita da una preziosa appendice di documenti relativi al dibattito teorico e alla vita teatrale. Si delinea con insolita ampiezza e coerenza la metamorfosi di una commedia impegnata a conquistare il primato nei confronti degli altri generi, primo fra tutti il melodramma; l’autonomia del comico, spesso incarnata da grandi artigiani della scena, viene lentamente piegata dagli scrittori dei testi che introducono, anche nell’ambiente borghese e popolare, i significati ideologici richiesti dal Risorgimento. La caduta degli ideali alleggerisce la commedia, potenziando la magistrale recitazione ‘all’italiana’. Attraverso le trasformazioni di questo repertorio si possono percepire, accanto alla concreta dinamica degli spettacoli nel corso del diciannovesimo secolo, anche i mutamenti sopraggiunti nel gusto del pubblico, nella cultura dei governi, nella vita e nella tecnica degli attori. -
L'arte del teatro
Una persona parla con il suo cane, un cocker, il miglior amico dell’uomo. A lui affida le sue confidenze sul teatro e sulla vita dell’attore, in un fluire incessante di parole, in un monologo fluido e brillante che è una confessione, una critica feroce, una preghiera e una struggente dichiarazione d’amore per il teatro. Un teatro contemporaneo che tanto ha da essere biasimato, ma per cui non si riesce a non avere passione. Pascal Rambert affida a questo testo, breve e intenso, la sua ‘idea’ di teatro, avvalendosi del linguaggio poetico e struggente, che solo un artista che vive la sua professione può fare. -
Giuseppe Verdi a Napoli
Giuseppe Verdi è certamente stato in più occasioni a Napoli. Altrettanto certo è che abbia fatto visita al suo librettista Salvatore Cammarano. Esiste un carteggio tra i due, tuttavia noi per scrivere questa commedia abbiamo dovuto immaginare un dialogo tra un musicista ricco e famoso e un poeta povero. Da una parte vi è convenienza reciproca e dall’altra la gerarchia. A mediare tra i due personaggi c’è Caterina: donna del popolo priva di timori reverenziali e dai modi spicci, essa riesce a conciliare amicizia convenienza rispetto e gerarchia in un crescendo di parole che esprimono un’umanità che sempre dovrebbe governare le nostre intenzioni. -
Peter Pan guarda sotto le gonne. Trilogia sull'identità. Capitolo 1
Peter Pan guarda sotto le gonne. Peter ha undici anni e mezzo, è nato femmina e ha lunghi capelli biondi, Wendy ha tredici anni ed è mora. Tinker Bell è una fata senza bacchetta magica ma con una macchina polaroid al collo. La scoperta dei primi impulsi sessuali e l’affermazione della propria identità. Peter «non è esattamente femmina né precisamente maschio», ma nessuno sembra accorgersene. -
Che c'è da guardare? La critica di fronte al teatro sociale d’arte
Affrontare la diversità nel teatro è un’esperienza densa e affascinante. Tanti artisti si sono cimentati con questa ‘arte’ delicata e complessa, raggiungendo risultati a volte sorprendenti. Pubblico e critica sono sempre più educati a vedere e misurarsi con spettacoli che hanno al centro la diversità, nei testi come nei protagonisti. Ma è abbastanza? Quanto lunga è ancora la strada? E qual è il modo migliore per percorrerla? -
L'esecuzione
Attraverso la finzione scenica, l’attesa di una esecuzione che avrà luogo domani, prende corpo e parola nei due protagonisti, pur restando metafora, un tormento interiore estremo, accompagnato, anzi indotto, da un urgente bisogno di verità. È così che un uomo e una donna, nella loro solitudine, ci indicano la necessità di un riscatto, di una rinascita che può arrivare solo attraverso una spietata messa a nudo della propria interiorità, con le ferite che tale scavo procura, in quest’epoca arrogante e filistea, le cui ferite si comprano al supermarket già cicatrizzate. -
L'invenzione del teatro. Fenomenologia e attori della ricerca
Il teatro non è stato inventato una volta per tutte, lo è ogni volta che un’opera si imprime nella vita di uno spettatore. Quando ciò accade, i materiali, le tecniche e le funzioni che sembravano costituire una solida tradizione sono rimessi in gioco, mentre forme e temi inediti creano nuove soglie della percezione. Questo saggio, uscito per la prima volta nel 2003, si interroga sull’essere contemporaneo del teatro, ovvero sull’arte scenica di alcuni degli autori più significativi del ventesimo secolo. Le loro poiesis e le loro praxis inimitabili, viste sullo sfondo dello sviluppo e dei malesseri che caratterizzano la modernità, offrono preziosi spunti di riflessione per il presente e il futuro delle arti performative, presente che suggerisce tra l’altro di rivisitare la storia. Lo studente, l’operatore o il semplice appassionato che si vogliano confrontare con la vicenda teatrale intesa non come un coacervo di nozioni ma come una inappagabile ricerca di senso, tanto dell’arte scenica quanto della vita stessa, possono trovare in queste pagine qualche spunto di riflessione. -
L'attore
Quest’ottantina di articoli, già pubblicati da Garzanti nel 1988 e ora riproposti in questa nuova edizione rivista e ampliata, sono una scelta vasta e significativa dell’attività critica di Roberto De Monticelli, esercitata però oltre i limiti della recensione. Il quadro mosso e vario, ricco di figure e di voci, nutrito di dati e di citazioni, si dispone quasi come un affresco e una storia del teatro italiano del secondo Novecento visto soprattutto dalla parte dell’attore. Il frequente riferimento agli anni euforici dell’immediato dopoguerra, dove al bisogno di ricostruzione morale e materiale che il cronista aveva colto raccontando Milano, si univa un’impellente necessità di ripartire con una rifondazione culturale del paese, testimonia di una radice, di un momento magico di condivisione che fece il cemento e il profondo legame tra i giovani di quella generazione. Inchieste, interviste, profili, riflessioni: è un palcoscenico della memoria ad animarsi, un paesaggio dell’anima, la mappa di un teatro che muta attraverso la metamorfosi del suo protagonista, l’attore, e, insieme, del testimone-critico che vede dispiegarsi, attraverso quella metamorfosi, la sua stessa biografia esistenziale. -
Neorealismo. Cinema italiano 1945-49
All’interno della storia del cinema, il Neorealismo ha rappresentato senza dubbio l’esperienza più autenticamente italiana, in grado di generare un’eco di voci che, dai confini nazionali, si è diffusa nitidamente nel resto del mondo. A quasi trent’anni dall’uscita della prima edizione del libro, le testimonianze raccolte da Alberto Farassino, uno dei più autorevoli critici del cinema italiano del dopoguerra, conservano la capacità di far emergere non solo l’influenza che questo periodo ha avuto sul mondo del cinema a livello internazionale (attraverso le voci, tra gli altri, di Michael Cimino, Werner Herzog, Andrzej Wajda, Giorgio Strehler), ma anche di ricostruire il contesto storico e culturale entro cui il neorealismo è esploso. Farassino, infatti, da un lato delinea l’immagine della società, divisa tra la miseria del dopoguerra e il desiderio di rinascita, dall’altro mette a fuoco il sistema dell’industria cinematografica dell’Italia del Neorealismo: soffermandosi sulle prassi produttive, sulle tecniche di realizzazione, sulle modalità di distribuzione e sul rapporto del cinema con la politica del suo tempo. -
Delitto e castigo di Bogomolov. Diario di viaggio verso una messinscena dostoevskijana
Portare in scena un grande classico della letteratura mondiale come Delitto e castigo è sempre un’operazione rischiosa, perché inevitabilmente ci si trova a fare i conti con un corredo di valori che, seppur riconoscibili, appartengono a un contesto storico e culturale lontano. Consapevole di questo pericolo, Konstantin Bogomolov, uno dei registi più innovativi del panorama teatrale russo, si lancia nella sfida di individuare gli elementi strutturali del romanzo, elaborarli e riattivarli, riconducendo il testo a una dimensione contemporanea. Questo volume segue il regista nelle fasi di realizzazione dello spettacolo, condividendo con il lettore l’intero processo creativo del lavoro. Il diario di viaggio che ne deriva racconta le influenze artistiche di Bogomolov, il vivace confronto con gli attori e la ricerca di una espressione stilistica distintiva, con l’obiettivo di recuperare il carattere di universalità tipico dei classici e di focalizzarsi su obiettivi, intenzioni ed energie dei personaggi. -
Sguardi sul contemporaneo. Le scritture del reale. I quaderni del FIT
I Quaderni del FIT nascono in occasione della venticinquesima edizione del Festival Internazionale del Teatro e della Scena Contemporanea (Lugano, 30 settembre-9 ottobre 2016) come spazio di riflessione e condivisione di sguardi. Un tavolo di confronto che quest’anno ha selezionato due categorie di professionisti: autori/drammaturghi e critici. Nasce e si sviluppa, nel 2016, come strumento per tornare a ragionare di teatro e sul teatro, da un duplice punto di vista: quello delle prospettive critico/teoriche e quello delle diverse prassi della scena. Ogni volume metterà così a fuoco, anno per anno, professionalità e ambiti che costituiscono il variegato mosaico delle arti performative. Questa prima edizione si interroga sulle azioni drammaturgiche, e in particolare su quelle che abbiamo qui chiamato scritture del reale. Nelle prospettive teoriche, i critici intervengono sull’allontanamento del teatro contemporaneo dai grandi apparati rappresentativi, sulla creazione di uno spazio nuovo, e di conseguenza su un rinnovato rapporto con il pubblico. E queste nuove scritture, spesso orientate alla dimensione dell’auto-rappresentazione, non possono che richiedere un nuovo statuto di attore. Nella seconda parte, i drammaturghi indagano invece il rapporto tra partiture sceniche e contemporaneità, tra scrittura per il teatro e realtà di oggi. Partendo dalla visione degli spettacoli del festival, i due gruppi di lavoro hanno prodotto contributi trasversali che compongono questo primo volume, andando a riflettere sulle nuove istanze della scena contemporanea. -
Rosso rosa. Todi is a small town in the center of Italy. Supernova. I ragazzi del cavalcavia
Il volume rientra nel progetto di valorizzazione della drammaturgia contemporanea di Tramedautore, festival promosso da Outis - Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea, in un’ampia e pluriennale collaborazione con l’editore Cue Press. Un volume nel segno della giovinezza e della diversità, una edizione en rose, rosso-rosa, che porta alla ribalta tre autrici poco più che trentenni, che hanno come tratto comune una prassi legata alla scrittura di scena e una attività radicata in nuclei artistici ben determinati. Un incontro che rappresenta un curioso spaccato generazionale, che incuriosirà e conquisterà il lettore. -
Il teatro postdrammatico
Dopo quasi vent’anni, già tradotto in venticinque lingue, arriva in Italia il testo del maestro e studioso tedesco che ha segnato la riflessione intorno ai nuovi paesaggi e linguaggi dello spettacolo dal vivo. Il libro che, insieme, raccoglie e rilancia il senso di un teatro che sappia aderire al presente, non solo rappresentandone le forme, ma incorporandolo sulla scena e nella scrittura. Postdrammatico è il teatro dopo il dramma, come evidenziano tra l’altro i lavori di Heiner Müller, Robert Wilson o Jan Fabre. Il volume costituisce la tanto attesa ricognizione nello sviluppo delle nuove forme sceniche dagli anni Sessanta al presente. Offre un panorama dei mezzi estetici e una antologia di materiali esemplificativi tratti dalla pratica teatrale internazionale, fondando al tempo stesso una teoria del nuovo teatro. Postfazione di G. Guccini. -
Tu es libre
«Haner se ne è andata e nessuno ha capito perché». Haner è partita per la Siria. Si è unita a Daesh e, così, ha aderito ad un sistema sociale, culturale, etico del tutto differente da quello a cui noi apparteniamo. Ma Haner non ha origini mediorientali, non è un’immigrata, non è un’emarginata, non è stata manipolata e non è pazza. Haner è una giovane donna francese che può fare, ed essere, tutto ciò che vuole. Quanta e quale libertà siamo capaci di tollerare?