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Zilia. Clara Schumann: la donna e i suoi lieder
Dopo aver fugacemente incontrato Clara Schumann a Vienna in occasione di un concerto da lei tenuto presso l’Hoftheater nel 1854, così la definì la scrittrice inglese George Eliot (1819–1880), compagna dell’intellettuale George Henry Lewis, vecchio amico di Franz Liszt: “una creatura malinconica e interessante. Suo marito era impazzito un anno prima e lei doveva sostenere otto figli.” In questa definizione, breve e suggestiva, formulata da un artista la cui vita anticonvenzionale poco ha a che vedere con quella di una donna sobria e sempre ligia al dovere come fu Clara Schumann, ma la cui opera narrativa — al pari della carriera della musicista — contribuì a riscattare la produzione artistica femminile dallo spazio limitato del tentativo dilettantesco, la Eliot riassume efficacemente i tratti e gli aspetti fondamentali di quella che fu la vita di Clara Wieck Schumann. -
Rivista internazionale di musica sacra (2018). Vol. 1-2
Christian Meyer L'Epistola ad Dardanum. Le texte et sa tradition. Édition et traduction Maria Teresa Rosa Barezzani Le prosae del ciclo natalizio nella tradizione bresciana medievale Francesco Zimei Polifonia semplice nel ms. 11 dell'Archivio Capitolare di Pisa: una sconosciuta intonazione delle Lamentationes Ieremiae Davide Baldi Rorate caeli desuper: testo antico e melodia gregoriana del sec. XIX DavideBaldi O filii et filiae: testo, melodia e Fortleben Clarissa Cammarata Musiche liturgiche per sant'Imerio Aurelio Porfiri I recitativi liturgici tra parola e canto Eleonora Celora Due Corali ambrosiani: descrizione liturgica Livio Ticli Peering into the 19th-century Tradition of the Miserere: The Music Collection of the Basilica della B.V. delle Grazie in Brescia Marilena Laterza Oratòri a Bari nel primo Settecento: sulle tracce di un fenomeno socio-culturale inesplorato a partire da un libretto inedito Laura Albiero In zenochioni: la preghiera privata nell'Italia tardomedievale Paolo Bottini Teologia in musica. Un nuovo saggio su Olivier Messiaen -
Musica/realtà (2020). Vol. 121
Piero Rattalino: Struttura e drammaturgia nelle Variazioni op. 120 di Beethoven; Manuel Farolfi: Musica ed esperienza di consumo: gli effetti della sonorizzazione musicale negli spazi commerciali; Valeria Lucentini: ""The land of the sun, and the land of the song"""": il discorso sulla musicalità degli italiani dalla teoria dei climi alla letteratura di viaggio settecentesca (II); Pier Paolo Bellini: Aspirazioni e istituzione: diventare musicisti; Hanns-Werner Heister Principle soundtrack: Music in documentary nature films - and reality as a culture film Francesco Brusco Fabrizio De André in studio. Pratiche, scelte autoriali e modalità cooperative di produzione."" -
Per i cinquant'anni dei solisti aquilani. Studi omaggi memorie
Sotto le suadenti spoglie della Festschrift, arricchita fra l'altro da un ampio apparato fotografico, questo volume getta le basi per un'ormai indifferibile riflessione - sia in chiave musicologica che esperienziale - sulla funzione socioculturale dei grandi complessi da camera fioriti in Italia nella seconda metà del secolo scorso, prendendone a modello uno in particolare: I Solisti Aquilani, nati nel 1968 dall'incontro fra Nino Carloni (1910-1987), il visionario artefice del sistema musicale che tuttora anima e qualifica la città dell'Aquila, e Vittorio Antonellini (1936-2015), il direttore d'orchestra e manager sagace che ne ha saputo pazientemente portare a regime le componenti produttive. I contributi raccolti, che per una suggestiva coincidenza sono quindici come i membri del complesso odierno, spaziano dal saggio storico all'indagine sul repertorio, dall'aneddotica alle questioni di attualità, dallo scavo documentario alla testimonianza diretta, formando nel loro insieme un prezioso antidoto alla perdita di memoria che incombe sull'ente. -
I codici liturgico-musicali presso il museo civico di Bolzano
Con un saggio di Marco Gozzi. Studio paleografico, codicologico e musicologico sui manoscritti: Ms. 1304 (Messale cistercense del 1296), Ms. 7/3 (Vesperale-Graduale-Kyriale-Prosario del sec. XV), Ms. 7/4 (Graduale-Kyriale-Prosario del 1430). Con DVD contenente la riproduzione a colori dei tre codici. -
Alla scuola del maestro di cappella. Andrea Basili e la didattica della composizione in Italia nel secolo XVIII
Questa ricerca si è concentra sulla produzione teorica e didattica di Basili con l'obiettivo di analizzare gli elementi metodologici fondamentali del suo insegnamento e tracciare un quadro della loro evoluzione fino alla Musica universale, intesa come sintesi e punto d'arrivo della riflessione dell'autore. L'opera si presenta come un corso avanzato di composizione alla tastiera, ripartito in ventiquattro esercizi che coprono tutte le tonalità maggiori e minori. In ciascun esercizio si affiancano brani interamente intavolati ad altri nei quali viene impiegata la notazione cifrata tipica del partimento. L'illustrazione delle principali forme musicali avviene integrando aspetti del metodo esemplare con quello didattico incentrato sulla pratica del basso continuo, attraverso un'esposizione nella quale l'elemento verbale è pressoché assente, lasciando implicita la comprensione e l'assimilazione degli aspetti teorici. -
Musica e identità nel Novecento italiano: il caso di Gavino Gabriel
Il caso di Gavino Gabriel (1881-1980) offre l'occasione per riconsiderare uno dei nodi più problematici ma anche più fecondi del primo Novecento musicale italiano, legato al difficile rapporto di convivenza tra la retorica del nazionalismo e una rinnovata coscienza dei valori culturali locali. Apprezzato cantore e interprete delle musiche tradizionali della sua terra d'origine, la Sardegna, Gabriel fu anche un compositore, un etnografo ante litteram e un pionieristico promotore delle tecnologie di riproduzione del suono per la documentazione scientifica e per la didattica dell'educazione musicale. Dopo un'assidua frequentazione dei cenacoli artistici e intellettuali legati alla rivista «La Voce», Gabriel avviò rapporti di collaborazione con Giuseppe Prezzolini, Gabriele d'Annunzio, Ildebrando Pizzetti, Umberto Giordano e Giovanni Gentile; partecipò al dibattito sulla costruzione dell'identità nazionale rivendicando la centralità della musica e dei patrimoni culturali, e nel 1932 divenne il primo direttore della Discoteca di Stato. -
Kandinskij e Skrjabin: realtà e utopia nella Russia pre-rivoluzionaria
La vita culturale russa dei primi anni del Novecento, vista attraverso l'opera di questi due protagonisti, appare come un momento fondamentale e determinante per tante esperienze artistiche successive. Il rapporto fra musica e pittura è il filo conduttore attorno al quale si dipana la trattazione, dalla sinestesia alla fusione delle arti, fino alla teorizzazione dell'opera d'arte totale. -
Alessandro e Domenico Scarlatti. Due vite in una
"Quarant'anni or sono, scrivendo la biografia di Alessandro Scarlatti mi trovai a mettere in luce certe caratteristiche del personaggio che offuscano l'aureola del santone posto al vertice di quella galleria di miti che è la controversa Scuola Napoletana. È sempre rischioso nuotare controcorrente nei fiumi della tradizione: i pochi appunti mossi a quella mia fatica da recensori generosi e illustri riguardarono per lo più il suggerito ridimensionamento dell'immagine di un boss che evidentemente tutti avrebbero voluto continuare a figurarsi simile ad una sorta di barbutissimo Dio-padre, perennemente intento ad irradiare benefica influenza su famigliari e discepoli.""""" -
Musica/realtà (2018). Vol. 117: Novembre.
Elisabetta Fava L'ultima fiaba della vecchia Vienna: Arabella tra mondanità e ritorno all'innocenza Giovanni Labriola Luogo, territorio, individuo nella musica per film. Una nuova prospettiva sonora Mauro Mastropasqua Dossografia minima della concezione armonica di Schönberg in Italia (1945-1985) Enrico Fubini Esecutori in giro per il mondo! Jacopo Conti È il compositore che fa la musica scritta, è la musica scritta che fa il compositore. Frank Zappa e la scrittura musicale Maurizio Romito Da Intolleranza 1960 a Don Giovanni: Bruno Maderna direttore d'orchestra negli Stati Uniti (I) -
Franz Liszt e la sua musica nel cinema
[...] La sua personalità ha ispirato il cinema soprattutto dagli anni Trenta del Novecento, con l'avvento del sonoro: da allora sono stati una decina i film dedicati alla sua vita, cui se ne aggiungono circa altri quaranta in cui Liszt è apparso come personaggio secondario, oppure 'spalla' in film dedicati alla vita di altri compositori. I film che hanno utilizzato musica di Liszt nella colonna sonora sono almeno trecento; tutti questi documenti ci permettono di avere un quadro molto interessante sulla ricezione dell'opera di Liszt presso il grande pubblico. Se l'uso della musica di Liszt nel cinema non è molto diverso da quello di altri compositori 'classici', tuttavia la sua è estremamente cinematografica, prestandosi in maniera esemplare a traslazioni simboliche che vanno molto di là di un semplice uso decorativo o descrittivo, divenendo spesso parte integrante della narrazione, in forma diretta o indiretta, esplicita o allusiva. La figura e la musica di Franz Liszt forniscono in definitiva l'occasione per sviluppare una trattazione più generale sul film biografico musicale e sull'uso della musica classica non solo nel cinema ma anche nella televisione e nei cartoni animati. -
Giuseppe Dell'Orefice. «Un canto interrotto sulla scena napoletana dell'Ottocento»
«Attraverso biblioteche e archivi musicali, cartelle ospedaliere e fondi documentali di teatri e conservatori, archivi storici di comuni e istituzioni, la figura umana e artistica di questo musicista si è pian piano delineata e precisata, acquistando i tratti di realtà e la vita propria che solo la letteratura sa conferire, per entrare così a far parte del mio vissuto: i suoi successi e le delusioni, gli entusiasmi e le illusioni, il dolore, la malattia e la morte solitaria in un triste manicomio, ripercorsi nelle pagine di questa biografia, mi si sono incollati addosso diventando dolce e malinconica compagnia. Ascoltare la sua musica, riportata alla luce dopo più di un secolo dalla tenacia dei pronipoti e di un musicista innamorato della sua arte compositiva, mi ha procurato l'emozione di un amico ritrovato.» -
Codici per cantare. I libroni del Duomo nella Milano sforzesca
I Libroni preparati per la cappella musicale del Duomo sotto la direzione di Franchino Gaffurio sono fra le più preziose testimonianze della vita culturale a Milano fra Quattro e Cinquecento. Imponenti per dimensioni, seppur non esteticamente ricercati, i manoscritti tramandano il variegato repertorio di polifonia che risuonò fra le arcate della cattedrale ancora in cantiere in un periodo particolare e decisivo nella storia della città. Gli anni, infatti, in cui il maestro di cappella Gaffurio (in carica dal 1484) allestisce i quattro Libroni, includendovi composizioni per la messa e i vespri di autori come Compère, Weerbeke, Josquin e Isaac, oltre alle proprie, sono quelli dell'ascesa di Ludovico il Moro, della sua drammatica caduta e poi del primo dominio francese sul ducato di Milano. Gli anni, insomma, che chiudono l'epoca e l'epopea dei Visconti e degli Sforza (a prescindere dalle successive effimere restaurazioni) e riconfigurano il destino della città su orizzonti geopolitici diversi. -
Mettere in scena Wagner. Opera e regia tra Ottocento e contemporaneità
Il dibattito sul problema della regia d'opera è sicuramente fra i più caldi che animano il mondo del teatro musicale di questi ultimi decenni e una posizione centrale di questo dibattito è occupata dal teatro wagneriano, nucleo generatore del concetto stesso di moderna regia teatrale. Da almeno un secolo infatti le opere di Wagner sono il nervo scoperto di ogni riflessione sulla regia d'opera: regista rivoluzionario egli stesso, autore di drammi dai profondi risvolti filosofici e politici, spesso ambigui, il genio di Lipsia è una vera e propria 'calamita' per i registi, che hanno trovato nei suoi drammi l'occasione per una rielaborazione radicale del concetto stesso di messinscena. [...] Il grande pubblico degli appassionati dell'opera wagneriana, che forse vive da qualche decennio uno spaesamento di fronte a messinscene sempre più 'estreme', troverà qui molti punti di riflessione e qualche nuova chiave di lettura, insieme a tante nuove domande che, come spesso capita in queste occasioni, finiscono per essere più delle risposte. -
Un nobile veneziano in Europa. Teatro e musica nelle carte di Giovanni Battista Perucchini
Appartenente solo a un patriziato veneto di Terraferma (uno status riconosciuto anche dal nuovo Imperial Regio Governo, comunque: «confermato nobile con Sovrana Risoluzione 18 ottobre 1823»), Perucchini era nobile in dosi omeopatiche. Quanto bastava per avere in casa - forse - un'educazione, e sicuramente ottime frequentazioni intellettuali, ma in seguito con la necessità di un impiego (nella Pubblica Amministrazione): dunque, a mezza strada fra i blasoni dell'aristocrazia e gli stili di vita borghesi. [...] Giovanni Battista era filarmonico appassionato, come tanti: in più, però, capace di durature relazioni coi compositori che transitavano a Venezia (non però con Donizetti, curiosamente, nonostante questi vi fosse stato più volte: nel 1818-19, e nel 1836-38), per tacere di personaggi altolocati, quando non addirittura di vertice (lo zar). Per chi si recava in Laguna, Perucchini rappresentava un punto di riferimento cui indirizzare una raccomandazione o semplicemente un biglietto da visita quale strumento per propiziare un invito, come usavano le élites in trasferta (fino a tutto il primo Novecento: lo faceva ancora il giovane Moravia, nei suoi primi soggiorni all'estero). -
Subsidia musicologica. Vol. 2
Argomenti: Stefano Baldi, Ruggero Trofeo, un musico nato sotto Saturno? Jorge Morales, Sigismondo D'India et la cour de Turin (1611-1623) La transformation musicale du duché de Piémont-Savoie Paolo Cavallo, Il mottetto sacro per poche voci tra Sei e Settecento in area sabauda: un primo approccio Daniele Boschetto, Montane risonanze: la musica in Valsesia nei secoli XVII e XVIII (con appendici sinottiche e documentarie) Marco Testa, Il Gruppo universitario musicale di Torino. Dalla fondazione alla fascistizzazione (1921-1928) Cataloghi Eleonora Simi Bonini, Il fondo musicale della Chiesa del SS.mo Sudario di Roma Contributi Pier Giuseppe Gillio, Su alcuni aspetti formali e costruttivi dei libretti vivaldiani Cesare Fertonani, Il Prete Rosso come personaggio letterario. -
Musicisti in uniforme. L'arte dei suoni nell'Esercito sabaudo (1670-1870)
Il legame fra gli ambienti musicali della corte sabauda e il mondo militare piemontese è un filone originale di ricerca, per di più indagato solo in parte, che mi ha condotto nuovamente fra gli sterminati fondi sull'Armata Sarda conservati nell'Archivio di Stato di Torino e nella Biblioteca Reale. L'obiettivo iniziale, che intendeva approfondire i rapporti fra le strutture musicali civili e militari in area subalpina dalla fine del XVII secolo sino al 1870, è stato ampiamente superato dalla grande mole di documentazione rinvenuta, che ha permesso di ricostruire con esattezza l'organizzazione, la consistenza, la dotazione strumentale e l'evoluzione tecnico-artistica delle musiche dell'Esercito sabaudo. A ciò si deve aggiungere l'aspetto uniformologico, un elemento essenziale per comprendere la condizione dei musicisti militari e i segni esteriori attraverso cui essi ambivano a distinguersi dal resto della truppa. Con l'aiuto di rari figurini di diverse epoche, quasi tutti inediti, è stato possibile ricomporre le tessere del suggestivo mosaico di ornamenti, ricami, gradi, cordelline, oggetti e accessori che nel corso dei secoli hanno identificato lo strumento musicale dell'armata. -
Manuscript Ivrea, Biblioteca Capitolare 115
Riproduzione a colori del celebre manoscritto Ivrea 115. Con uno studio introduttivo di Karl Kügle. -
La ribeba in Valsesia. Nella storia europea dello scacciapensieri
Il lavoro di Lovatto e Zolt, a distanza di più di trent'anni della già menzionata e fondamentale monografia sull'argomento a opera di Alberto Lovatto, è un compendio pressoché definitivo sul caso valsesiano. Attraverso l'analisi delle evidenze archeologiche, documentali ed etnografiche, gli autori ci accompagnano in un suggestivo e documentatissimo viaggio nella storia della ribeba, prendendo in considerazione in modo esaustivo la storia delle fonti antiche e moderne, l'attenzione riservata allo scacciapensieri dagli studi etnomusicologici ed etno-organologici nel corso del Novecento, la storia delle officine e la loro organizzazione, le tecniche costruttive e la loro evoluzione nel tempo, la fortuna commerciale della ribeba valsesiana nel mondo, le caratteristiche morfologiche dello strumento e le fonti di rilevanza etnografica sulle tecniche esecutive, l'analisi dei marchi di fabbrica, le denominazioni locali attestate nelle fonti storiche e nell'uso popolare, con un censimento approfondito degli strumenti conservati nei musei e nelle collezioni private italiane. -
Verdi e il théâtre italien di Parigi (1845-1856)
Quale ruolo svolse il Théâtre Italien di Parigi nella relazione privilegiata che legò Verdi alla Francia? Fino ad oggi gli studiosi hanno lasciato quasi del tutto inevasa questa domanda. Eppure proprio il Théâtre Italien, istituzione votata specificamente all'esecuzione di opere italiane in lingua originale, fino alla sua chiusura, nel 1878, fu di gran lunga il palcoscenico parigino sul quale si diede con maggior frequenza e costanza la musica del compositore. Della storia dei legami fra Verdi, le sue opere e il Théâtre Italien, questo libro indaga le tormentate fasi comprese fra gli esordi (Nabucodonosor, 1845) e i primi trionfi (Il trovatore, 1854-56). Attraverso un percorso di ricerca che incrocia dati provenienti da fonti di varia natura (partiture, libretti, lettere, carte d'archivio, periodici) l'autore tenta di chiarire da un lato come il legame fra Verdi e il Théâtre Italien incise sugli sviluppi della carriera del primo e sulla storia artistica del secondo, e dall'altro come il contatto con la musica del compositore di Busseto mise in questione, e addirittura modificò, le aspettative tradizionali dei francesi nei confronti dell'opera italiana.