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La figlia del boia. Il re dei mendicanti. Vol. 3
Un giorno del 1662 Jacob Kuisl, boia di Schongau, svuota la farmacia di casa, mette nella sacca oppio, arnica e iperico, e sale sulla prima zattera diretta a Ratisbona, la città imperiale dove risiede sua sorella Lisbeth, gravemente malata. Dopo mille traversie giunge a casa della sorella, ma quello in cui si imbatte è agghiacciante anche per il cuore duro di un boia. Nell'ultimo cubicolo del bagno, Lisbeth e consorte giacciono in una tinozza e sembrano immersi nel loro stesso sangue, Lisbeth con un taglio alla gola che gli sorride come una seconda bocca, Andreas, il marito, con una ferita al collo così profonda che la testa è quasi staccata dal busto. Kuisl non ha nemmeno il tempo di piangere, che si ritrova circondato da un drappello di cinque guardie comandate da un uomo che gli sguaina la spada contro, si arriccia i baffi e, indicando i due cadaveri, gli dice: «A quanto pare sei proprio nei guai, bavarese». Alla figlia del boia, Magdalena, e a Simon, il suo impavido compagno, spetterà il compito di tirare Kuisl fuori dai guai, con l'aiuto di Nathan il Saggio, il re dei mendicanti di Ratisbona, il signore del regno della notte dai denti d'oro. -
L' incontro
È una fredda sera di aprile nell’alta valle del Weissach, sul confine alpino. La primavera tarda ad arrivare e sui prati, davanti al complesso dei Wallberg Apartments, c’è ancora la neve. Reither non è un tipo da inverno, ma l’autunno precedente ha liquidato la Reither-Verlag, la sua piccola casa editrice, e con il ricavato è riuscito a voltare le spalle alla metropoli e a trasferirsi in quell’appartamento con vista sui monti, dove intende godersi la pensione in solitudine. In compagnia di una buona bottiglia di rosso pugliese, si appresta a leggere un libro senza titolo, quando avverte dei passi inquieti davanti alla porta di casa, come di qualcuno che cammini avanti e indietro, pensoso, prima di annunciarsi attraverso una scampanellata breve e decisa. Davanti allo zerbino, lí in piedi con un vestito estivo e un elegante paio di sandali verde menta, c’è una donna piú giovane di lui, ma non drammaticamente piú giovane. Ha gli occhi grigio azzurro, i capelli color guscio di pistacchio, il naso con le alette delicate e una bocca pallida e piena. È Leonie Palm, la presidentessa del circolo di lettura del complesso. -
La ragazza che non sapeva
Iris Kastelein lavora presso Bartels & Peters, un rinomato studio legale di Amsterdam, ed è una giovane avvocatessa grintosa, indipendente, madre di un bambino adorabile. Un giorno, tuttavia, una scoperta sconvolgente viene a disintegrare tutte le sue certezze. Una futile indagine sulle cause della morte di un pesciolino, contenuto nell'acquario apparso di punto in bianco qualche anno prima nel salotto di sua madre, la conduce sulle tracce di un certo Ray Boelens. Ray non è soltanto il primo proprietario dell'acquario, l'uomo che per tredici anni ha trascritto con meticolosa precisione quali pesci erano stati comprati, la salinità dell'acqua, la temperatura ecc. Ray è, secondo la giustizia olandese, un assassino accusato di un crimine orrendo: avrebbe ucciso, con numerose coltellate, la sua vicina insieme con la figlia. Un «mostro della porta accanto» che, spedito a marcire tra le mura di un manicomio criminale, porta stranamente lo stesso cognome della madre di Iris: Boelens. -
Memorie di un soldato bambino
Il 1993 è appena iniziato in Sierra Leone e a Mogbwemo, il piccolo villaggio in cui vive il dodicenne Ishmael, la guerra tra i ribelli e l'esercito regolare, che insanguina la zona del paese più ricca di miniere di diamante, sembra appartenere a una nazione lontana e sconosciuta. Di tanto in tanto nel villaggio giungono dei profughi che narrano di parenti uccisi e case bruciate. Ma per Ishmael, suo fratello Junior e gli amici Talloi e Mohamed, quei profughi esagerano sicuramente. L'immaginazione dei ragazzi è catturata da una cosa sola: la musica rap. Affascinati dalla ""parlata veloce"""" di un gruppo americano visto in televisione, i ragazzi hanno fondato una band e se ne vanno in giro a esibirsi nei villaggi vicini. Un giorno, però, in cui sono in uno di questi villaggi, li raggiunge la terribile notizia: i ribelli hanno attaccato e distrutto Mogbwemo. Ishmael non vedrà più casa sua e i suoi genitori. Perderà Junior. Fuggirà nella foresta, dormirà di notte sugli alberi, sarà catturato dall'esercito governativo, imbottito di droga, educato all'orrore, all'omicidio, alla devastazione. Il suo migliore amico non sarà piú il tredicenne Talloi ma l'AK-47 e la sua musica non più l'hip-hop ma quella del suo fucile automatico. Una testimonianza indimenticabile dal cuore dell'Africa, dove milioni di bambini muoiono di malattie curabili in Occidente e centinaia di migliaia sono mutilati o cadono in guerra."" -
Il libro dell'amore perduto
La notte in cui June Darling morì tutto il mondo parlò di lei. Il suo aereo precipitò avvitandosi come se fosse di cartapesta, e così anche quelli che non la conoscevano seppero della ballerina che grazie a un talento prodigioso aveva saputo riscattarsi dalla misera sorte di bambina abbandonata e di ragazza madre. Kate, la figlia di June, sa però che sua madre rideva del mito che avvolgeva le sue origini. Non si curava affatto dei genitori naturali che l'avevano trascurata né dell'uomo che l'aveva semplicemente aiutata a generare Kate. ""Io ho te, ed Evie"""" diceva alla figlia. E così Kate, giovane fotografa, è cresciuta con l'idea che la piccola comunità composta da lei, June e """"nonna"""" Evie, la donna che si è presa cura di sua madre, fosse l'unica cosa degna al mondo, un """"vero triangolo amoroso"""" separato da tutto il resto. Finché... finché un pomeriggio di primavera un'inaspettata rivelazione capovolge all'improvviso le sue certezze. """"Nonna"""" Evie le svela che la madre naturale di June si è fatta ripetutamente viva nel corso degli anni, con lettere e messaggi che lei ha colpevolmente nascosto. E, a conferma delle sue sofferte parole, esibisce una busta di carta marrone secca e fragile su cui è raffigurata, con un tratto a inchiostro di squisita fattura, una giovane donna straordinariamente simile a June. Il disegno è datato 1929 ed è firmato con due lettere intrecciate, una S e una T o una T e una S."" -
La compagnia delle anime finte
Dalla collina di Capodimonte, la «Posillipo povera», Rosa guarda Napoli e parla al corpo di Vincenzina, la madre morta. Le parla per riparare al guasto che le ha unite oltre il legame di sangue e ha marchiato irrimediabilmente la vita di entrambe. Immergendosi «nelle viscere di un purgatorio pubblico e privato», Rosa rivive la storia di sua madre: l’infanzia povera in un’arida campagna alle porte della città; l’incontro, tra le macerie del dopoguerra, con Rafele, il suo futuro padre, erede di un casato recluso nella cupa vastità di un grande appartamento in via Duomo; il prestito a usura praticato nel formicolante intrico dei vicoli, dove il rumore dei mercati e della violenza sembra appartenere a un furore cosmico. È una narrazione di soprusi subìti e inferti, di fragilità e di ferocia. Ed è la messinscena corale di molte altre storie, di «anime finte» che popolano i vicoli e, come attori di un medesimo dramma, entrano sulla ribalta della memoria: Annarella, amica e demone dell’infanzia e dell’adolescenza, Emilia, la ragazzina che «ride a scroscio» e torna un giorno dal bosco con le gambe insanguinate, il maestro Nunziata, utopico e incandescente, Mariomaria, «la creatura che ha dentro di sé una preghiera rovesciata», Iolanda, la sorella «bella e stupetiata»… «Anime finte» che, nelle profondità ipogee di una città millenaria, attendono, come Vincenzina e come la stessa Rosa, una riparazione. Arriverà, sorprendente e inaspettata, nelle pagine finali del libro ad accomunare madre e figlia in un medesimo destino. Dopo l’acclamato Il genio dell’abbandono, Wanda Marasco torna a raccontare Napoli e i segreti della sua commedia umana con un romanzo dalla lingua potente e poetica, cosí materica e allo stesso tempo cosí indomitamente sottile. -
Alla luce del mattino
Epica e commovente conclusione della coinvolgente saga di Gracelin O’Malley iniziata con Terra perduta e proseguita con Addio all’Irlanda, Alla luce del mattino è «un grande romanzo storico… pieno di tragedia, trionfo, speranza e vita»rnrn«Una storia dickensiana per tutti gli appassionati di romanzi storici» - Neal Wyattrnrn«Una saga epica che indaga l’animo di una donna straordinaria» - Romantic TimesrnrnÈ un giorno del 1850. Il sole non è ancora sorto quando Gracelin O’Malley scruta la baia di San Francisco alla ricerca degli alberi maestosi dell’Eliza J, la nave del capitano Peter Reinders, l’uomo buono e gentile che da Liverpool l’aveva condotta negli Stati Uniti. Durante gli anni trascorsi a New York, Grace era stata sul punto di cedere alla proposta di matrimonio del capitano. Ma i sentimenti per Morgan McDonagh, il suo secondo marito sposato in segreto all’alba di una nebbiosa giornata irlandese e sparito per sempre pochi istanti dopo, l’avevano dissuasa dal farlo. Senza prospettive e con due bambini di cui prendersi cura, Grace è ora decisa ad acconsentire al matrimonio. Il capitano Reinders, però, ha levato le vele da tempo e nessuno sa quando farà ritorno a San Francisco.rnSola, in una città sconosciuta e popolata di bande malavitose, soldati disillusi e giocatori d’azzardo professionisti, Grace è costretta a condividere la misera vita degli immigrati nei bassifondi della città: corpi sudici ammassati in stanze minuscole e buie.rnLa giovane irlandese non cede, tuttavia, allo sconforto, e si mette alacremente alla ricerca di qualche famiglia cristiana e di così buon cuore da affittarle un alloggio decente per tirare avanti fino a quando non troverà un impiego.rnA salvare lei e i suoi figli da un oscuro destino è il provvidenziale intervento del dottor Wakefield, uno dei medici più influenti della città, che offre alla donna un lavoro da cuoca nella sua tenuta sulla collina. Gracelin accetta, ignara della intricata rete di ricatti e tradimenti in cui, suo malgrado, si troverà invischiata. Ignara, soprattutto, del fatto che Morgan McDonagh è non soltanto ancora vivo, ma pienamente determinato a trovare il modo di raggiungerla… -
Melmoth l'errante 1820
È grazie al brivido che Melmoth l'Errante, al pari di Dracula, Frankenstein e altri celebri mostri letterari, continua a peregrinare nel nostro mondo e ad atterrire generazioni di lettori.rnrn«Storie dentro storie, dentro altre storie in questo romanzo, dal contenuto tanto agghiacciante quanto il loro mitico personaggio principale. Non resta che condividere e spaventarsi!» - The Guardianrn«Melmoth continua a vagare, suscitando nei lettori la sensazione che rappresenta il marchio più peculiare e insidioso del romanzo gotico: disprezzo e compassione per sé stessi, e comprensione per il demonio.» - Sarah PerryrnrnNell'autunno del 1816 il giovane John Melmoth lascia il Trinity College di Dublino per assolvere un compito ineludibile: assistere uno zio moribondo dal quale dipendono tutte le sue speranze di indipendenza economica. Nella decrepita casa in cui si reca, John viene accolto da un avvizzito vecchio in preda al delirio, che lo supplica di alleviare le sue pene portandogli del Madeira, conservato gelosamente in un ripostigli chiuso a chiave in cui nessuno mette piede da oltre sessant'anni. Nello sgabuzzino dalle finestre murate John scopre un dipinto datato 1646. L'opera cela qualcosa di oscuro e terribile, che traspare con evidenza dallo sguardo spaventevole dell'uomo ritratto. Dalle labbra dello zio morente, John apprende che quel volto appartiene a un lontano parente, un uomo che avrebbe dovuto essere morto, essendo vissuto oltre centocinquant'anni prima, e invece vive ancora. Un antenato che ha ventudo l'anima al diavolo in cambio dell'immortalità, e che da allora vaga per il mondo in cerca di qualcuno che accetti di prenderne il posto. È «Melmoth l'Errante», un discendente dell'Ebreo Errante, il ciabattino che, secondo una leggenda, vedendo passare Cristo sulla via del calvario, gli scagliò contro una ciabatta e venne condannato a vagare sulla terra fino alla fine dei tempi. Così ha inizio uno dei capolavori della letteratura gotica, un romanzo capace come pochi di suscitare raccapriccio nei lettori. L'autore, il reverendo Charles Robert Maturin, calvinista e prozio di Oscar Wilde, covava in sé l'oscura ambizione di «spingere il romanzo gotico al di là dei limiti più estremi, superando Erode in crudeltà e destando più scandalo e scalpore di chiunque l'avesse preceduto». Ma come ricorda Sarah Perry nell'introduzione e questo volume, «non basta infercire un racconto di ceri e manoscritti, o descrivere fanciulle che vagano in camicia da notte in oscuri sotterranei: per funzionare il racconto gotico esige che il lettore provi lo stesso brivido delizioso dei personaggi che incontra sulla pagina». -
La figlia del boia. Il mago. Vol. 4
Baviera, 1666. A vent’anni circa dalla fine della guerra dei Trent’anni, il flusso di pellegrini verso il celebre monastero bavarese di Andechs, rinomato per le sue antichissime reliquie miracolose, nonché per la sua birra capace di donare l’oblio, è il più intenso a memoria d’uomo. In un’epoca di carestie, calamità naturali, lupi affamati e bande di briganti, la gente cerca con particolare slancio la protezione della chiesa e, sulla strada per Andechs, ci sono anche Simon, medico di Schongau, e sua moglie Magdalena, la figlia del boia Jakob Kuisl. Manca ancora una settimana alla solennità delle Tre Ostie, considerata una delle feste religiose più importanti della Baviera, ma l’abate Maurus Rambeck ha già inviato messaggeri nei paesi del circondario per invitare i pellegrini a presentarsi in anticipo al Sacro Monte. Quattro mesi prima un fulmine ha colpito il campanile della chiesa del monastero, la copertura del tetto è stata distrutta dalle fiamme e gran parte della navata meridionale è crollata. Eppure Magdalena sembra di scorgere, proprio lassù, una minuscola luce che segnala la presenza di qualcuno. Desiderosa di indagare, la figlia del boia non esita a raggiungere la vetta del campanile, quando una figura vestita di nero sfreccia verso di lei, aggredendola e facendola quasi precipitare nel vuoto. Nel frattempo, Simon si trova ad avere a che fare con la morte improvvisa dell’assistente di frate Johannes, il farmacista del villaggio, un uomo con la faccia del diavolo e la tonaca di un monaco. Quando viene ritrovato il cadavere di un altro novizio e il frate orologiaio, Virgilius, noto tra i confratelli per i suoi esperimenti al limite della moralità, scompare misteriosamente, i sospetti cadono proprio sul frate farmacista, che è subito imprigionato e consegnato al tribunale regionale. Magdalena riesce a parlare con l’accusato e scopre così che si tratta di un carissimo amico di gioventù del padre. L’intervento del boia di Schongau si rende perciò necessario. Cosa collega le morti misteriose, la scomparsa del frate «stregone» e la sinistra luce che ogni notte illumina il campanile del monastero di Andechs? E chi si cela sotto la tonaca nera dell’uomo che vigila da lassù? Toccherà al boia Kuisl e a sua figlia Magdalena indagare alla ricerca della verità. -
La buona società
«Manhattan, fine anni Trenta. Jazz, locali notturni, donne fascinose, uomini ricchi e incontri che possono cambiarti la vita. Il mondo frivolo e dissoluto della societàrnglamour newyorchese» - rnla Repubblicarnrn«Magnifico. Un romanzo intelligente, brillante e seducente» - rnDavid Nicholls, autore di Un giornornrnÈ la notte di capodanno del 1937 all’Hotspot, un night club del Greenwich Village a New York. In fondo a una pista da ballo piccola e vuota, un quartetto jazz suona stancamente.rnA un tavolo appartato, Evelyn Ross e Katey Kontent ostentano senza problemi la loro giovanile e spensierata avvenenza. Avendo in borsa una decina di centesimi ciascuna e in testa l’idea di continuare a bere, si apprestano a fare gli occhi dolci al contrabbassista o al barista di turno quando un giovane uomo fa il suo ingresso nel locale. Capelli castani e occhi azzurri, cravatta nera e un bellissimo cappotto appoggiato al braccio, il giovane ha tutta l’aria del tipo che è stato educato a forza di quattrini e buone maniere.rnÈ, infatti, Theodore Grey, detto Tinker, banchiere a Wall Street e, di lì a poco, l’uomo del destino per le due ragazze, colui che le condurrà nella «buona società» newyorchese della fine degli anni Trenta, prima che tutto precipiti nel baratro di una guerra i cui venti spirano già in Europa. -
Amber
Frutto di un’immaginazione femminile sovversiva per la sua epoca, Amber è la prima rappresentazione nel Novecento della donna ribelle al suo destino di madre e sposa devota.rnrn«Ricordo che la prima volta che lessi Amber rimasi impressionata dal suo coraggio, dalla sua temerarietà e dalla sua forza. Nel rileggere il romanzo ora sono stata enormemente colpita dal femminismo sovversivo della Winsor e dagli scopi e dall’ambizione della sua immaginazione storica» - Elaine Showalter, The Guardianrnrn«Il romanzo americano più famoso nel mondo» - Washington PostrnrnNel 1944 un romanzo, ambientato esattamente tre secoli prima, precisamente nell’Inghilterra del 1644, scosse la società americana. Il libro fu vietato in 14 stati americani per i suoi numerosi riferimenti a rapporti sessuali, gravidanze illegittime, aborti ecc.rnNella forma di un romanzo storico, camuffato da romanzo d’appendice, camuffato a sua volta da romance, narrava la storia di un’eroina, Amber St Clare, orfana abbandonata di nobili natali, che non esita a usare la sua bellezza e il suo fascino per farsi largo in un mondo a lei estraneo. Quello che infastidiva soprattutto i puritani giudici americani degli anni Quaranta era che Amber St Clare rompeva gli schemi dell’eroina dei romanzi d’appendice, in trepida attesa del principe azzurro, per delineare l’inaspettato ritratto di una donna intraprendente, spregiudicata, che non esita a fare libero uso della sua sessualità e, soprattutto, della sua astuzia per raggiungere i suoi scopi. -
La rilegatrice dei libri proibiti
È il 1859 a Londra, e sir Jocelyn Knightley coltiva il sogno di liberare la società dalle ""pastoie del ritegno"""" e della morale, collezionando i libri che i puritani dell'epoca vorrebbero bruciare tra le fiamme dell'inferno: il Decamerone, il Satyricon di Petronio, l'Ars Amatoria di Ovidio... A rilegare quei libri con preziose pelli e fodere scarlatte è, in barba a tutte le leggi della corporazione dei legatori che vietano il lavoro alle donne, Dora Damage, la giovane moglie di Peter Damage. Le sue originali rilegature, così morbide e seducenti, suscitano l'entusiasmo di sir Knightley, della filantropica e ambigua Lady Sylvia e della cerchia dei suoi amici: i """"Sauvages Nobles"""". Ma non finisce forse puntualmente nei guai chi entra in una """"società del vizio""""? Romanzo storico, che ci restituisce impeccabilmente i conflitti di sesso, razza e classe dell'età vittoriana. """"La rilegatrice dei libri proibiti"""" ci offre, con Dora Damage, un'eroina moderna che non esita a infrangere le regole e i tabù della Londra del XIX secolo, la città più grande del mondo, in cui gli ideali più nobili si accompagnano alle miserie più sordide."" -
Nulla resta nell'ombra
È l'una e mezzo di un soffocante giorno d'agosto quando Sarah e Mark Holling raggiungono la val Bormida con la loro Ford malandata. Sono diretti in Liguria dalla natia Germania, in viaggio di nozze. Qualche mese prima Mark ha fatto irruzione nella vita di Sarah come un tornado. Una storia d'amore travolgente, che ha trovato il suo naturale epilogo in nozze improvvise e inaspettate. Tra le vigne sulle colline del Piemonte, dove fino all'orizzonte non si scorge anima viva, Sarah, tuttavia, non si abbandona alla felicità. Avverte, anzi, un'inspiegabile sensazione di disagio, un presentimento cupo, accresciuto dalla calura insopportabile che grava su quella landa. La sua mente sta già volando al mare luccicante della Liguria, agli yacht e alla dolce vita che imperversa nei suoi ameni porticcioli, quando l'auto si arresta di colpo e Mark annuncia sommessamente che non c'è nemmeno un goccio di benzina nel serbatoio. Sono rimasti a secco tra quei poggi e avvallamenti oppressi da un'afa insopportabile, lontani sette chilometri dal primo centro abitato. Troppi per Sarah, sfinita dal caldo. Un'inezia per il prestante Mark, che afferra una tanica e si allontana deciso. Non tornerà più. Sarah si struggerà nell'attesa, avanzerà mille congetture, e alla fine raggiungerà anche lei il paese vicino per denunciare la scomparsa di suo marito alla locale stazione dei carabinieri... -
Odessa star
«Prosa sferzante, sarcasmo feroce, perfidi giochi di relazioni che sembrano dissezionati al di là di una lastra di ghiaccio» - rn Leonetta Bentivoglio, la Repubblicarn rn«Koch è bravo a tendere la sua tela per imprigionare il lettore» - Niccolò Ammaniti, Corriere della SerarnrnC’è una cosa più triste di arrivare a cinquant’anni e accorgersi di non aver realizzato i propri sogni: lamentarsene. E lamentarsi è proprio quello che Fred Moorman fa in continuazione, travolto dalla più classica delle crisi di mezza età.rnUna sera, però, in un cinema di Amsterdam, Fred riconosce Max G., un vecchio compagno di scuola scapestrato e poco promettente, e la sua vita muta d’incanto.rnImpeccabilmente vestito, sicuro di sé, in compagnia di una donna meravigliosa, Max lo invita a passare a trovarlo: può aiutarlo a dare una scossa alla sua noiosa esistenza, se gli va. Fred non ci pensa su due volte. È disposto a tutto per recuperare l’ammirazione del figlio e la stima della moglie, per cui stringe amicizia con Max e la sua guardia del corpo, Richard. Ma quando, dopo improvvise sparizioni, sequestri lampo, quiz televisivi truccati e maestosi funerali, Fred capisce di essersi spinto troppo oltre e cerca di prendere le distanze da quelle compagnie, una verità inaspettata verrà a galla, una verità che gli farà capire di essere sempre stato soltanto una pedina nelle mani di Max, e delle persone più insospettabili. -
Il morso
Palermo, 1847. Lucia Salvo ha sedici anni, gli occhi come «due mandorle dure» e una reputazione difficile da ignorare: nella sua città, Siracusa, viene considerata una «babba», ossia una pazza. La nomea le è stata attribuita a causa del «fatto», ovvero il ricorrere di improvvise e violente crisi di epilessia. Per volontà della madre, speranzosa di risanare le sorti della famiglia, Lucia viene mandata a Palermo a servizio presso la casa dei conti Ramacca. Il Conte figlio, incallito donnaiolo, è alla ricerca di una donna che per una volta gli sfugga, dandogli l'impressione che la caccia sia vera e che il trofeo abbia capitolato solo per desiderio. O, meglio, per amore. Quando il nano Minnalò, suo fedele consigliere, gli conduce Lucia, il Conte figlio le si accosta perciò con consumata e indifferente esperienza, certo che la bella siracusana non gli opporrà alcuna resistenza. La ragazza, però, gli sferra un morso da furetto. Un morso veloce, stizzito, che lo fa sanguinare e ridere stupefatto. -
Noi due e gli altri
Beth è una donna tradita, ferita per ben due volte da Adam, ai suoi occhi ormai nient'altro che un donnaiolo incallito e bugiardo. Come perdonare un marito che ti tradisce una seconda volta, per giunta con una «cameriera», Emma, che ha la metà dei suoi anni? E come non cadere dopo una simile doppia ferita nell'incertezza nei riguardi del mondo e di sé stessa? Beth e Adam provano, ognuno a modo suo, a riconciliarsi con la vita. Ma Adam ha un segreto, un segreto che, da dieci anni, ogni Natale lo porta ad arrestare la sua auto dinanzi a una sontuosa casa di Hampstead, a Londra, con un regalo impacchettato con cura sul sedile del passeggero e a scrutare al di là delle finestre, cercando di cogliere quanto accade all'interno, prima di mettere in moto e allontanarsi. In quella casa si cela qualcosa che Adam non ha mai osato confessare a Beth. Ma, è noto, nessun segreto resiste alle circostanze della vita. Da quel lussuoso appartamento di Hampstead si riverserà, infatti, su Beth, sulla ormai diciannovenne figlia Meg e su Adam stesso un ciclone a confronto del quale quello rappresentato dalla sfrontata, giovane Emma non è che una piccola tempesta. -
Il quinto quarto della luna
11 settembre 2001, Tel Aviv. Un grido si leva dalla camera della quindicenne Madja. Quando Avram e Jumana, i genitori adottivi della ragazza, israeliano lui, palestinese lei, si precipitano nella sua stanza, la trovano in preda allo sgomento mentre indica tremante le immagini che appaiono sullo schermo del televisore: un aereo si è appena schiantato contro una delle torri del World Trade Center e fiamme gigantesche escono dall’edificio che domina New York, a sud di Manhattan. Uscendo sul balcone che affaccia su Yehuda ha-Nasi Street, Avram scorge la gente correre in tutte le direzioni. Sembra che Tel Aviv sia diventata un grande mulino che macina angoscia: ogni immagine, ogni brandello d’informazione va ad accrescere un’ansia indefinibile e antica. 11 settembre 2001, Il Cairo. Al Fishaui, il caffè dove su un grande specchio campeggia il ritratto di Nagib Mahfuz, Premio Nobel per la Letteratura e illustre frequentatore del locale, il televisore vomita il suo tragico flusso di immagini. Nell’istante in cui il secondo aereo si schianta sul World Trade Center, Gamil Sadek lascia cadere la tazza di caffè, chiedendosi se stia in realtà assistendo a un film con Bruce Willis. 11 settembre 2001, Mossul, Irak. Al terzo piano di un edificio un tempo moderno, Jabril Chattar sta per regolarsi i baffi quando il figlio quindicenne, Yussef, si fionda in bagno come se Satana in persona gli stesse appiccicato addosso, per riferirgli i fatti che stanno sconvolgendo il mondo. Nella mente di Jabril si ridestano subito vecchi pensieri, dai quali emana una paura indefinibile. 11 settembre 2001, Baghdad. Soliman el-Safi, cassiere alla Central Bank of Irak, non capisce se sia immerso in un sogno o in un incubo: avverte confusamente le voci di suo figlio Ismail e della figlia Suheil, che commentano le informazioni provenienti da New York, ma gli paiono discorsi del tutto irreali. Attraverso gli occhi di quattro famiglie assistiamo, all’indomani della data che ha segnato la storia recente del mondo, all’avvento di una nuova era in Medio Oriente. Un’era in cui sono gli estremisti a muovere le pedine e due opposte visioni a fronteggiarsi: l’arcaismo islamista e il miraggio dell’Occidente. Ci saranno un vincitore e un vinto? O di tutto ciò resteranno solamente le ceneri? -
Anna Bolena. L'ossessione del re. Le sei regine Tudor
Ricordata come la regina che cambiò per sempre il volto dell'Inghilterra, Anna Bolena rappresenta una delle figure femminili più interessanti della Storia: un'eroina imperfetta ma profondamente umana. Una donna di grande ambizione, idealismo e coraggio che pagò un prezzo troppo alto per le sue ambizioni.rn«L'Anna Bolena di Alison Weir è una donna ferocemente intelligente, colpevole di nient'altro che del desiderio di potere, potere che era suo pieno diritto rivendicare» – NPRrn«Impeccabilmente documentato e convincente: la storia dell'ascesa e della tragica fine di Anna Bolena» – The Timesrn«Questo romanzo offre una soluzione affascinante al mistero della vera natura di Anna Bolena... Superbo» – Sarah GristwoodrnrnInghilterra, 1512. Anna Bolena ha solo undicirnanni quando suo padre, Thomas Bolena, unornscaltro cortigiano che, grazie alle proprie abilitàrndiplomatiche, si è distinto rapidamente alrnservizio di Sua Maestà Enrico VIII, decide di inviarlarnalla corte di Borgogna, come damigellarnd'onore delta Reggente Margherita. Una posizionernambita, che offre molte opportunitàrna una fanciulla di buona famiglia.rnLa giovane Anna dimostra sin da subito unarnspiccata attitudine alla vita di corte a novernanni dopo, quando diventa la damigella d'onorerndella regina Caterina, moglie di EnricornVlll, a ormai una ventenne scaltra, cotta a sofisticata,rnben lontana dalla fanciulla ingenuarndi un tempo.rnAbile nel gioco della seduzione, Anna si diverternad amoreggiare, a fare a botta a rispostarndavanti a un bicchiere di vino e a giocarerna carte e a dadi con i suoi ammiratori. I capellirnscuri, gli zigomi alti e lo sguardo fiero e maliziosornle procurano molti corteggiatori, finornal giorno in cui, su di lei, cade lo sguardo delrnre in persona.rnDa questo momento è un susseguirsi di avvenimentirndestinati a consumarsi nel sangue:rnEnrico a ossessionato da Anna, desiderarnaverla piu di ogni altra cosa, ma lei rifiuta dirnessere una semplice amante, vuole diventarernla sposa del re. La mite e placida Caterina,rnla «regina buona», è tuttavia così amata dairnsuoi sudditi, che rinunciare a lei significherebbernper il re rischiare di perdere la popolaritàrne la benevolenza del Paese, perfino ilrntrono stesso... -
A noi la libertà
rnrn""Un'opera fondamentale per uomini e donne di oggi"""" - Le ParisienrnrnLa libertà interiore è la naturale estensione della saggezza. Colui che raggiunge la saggezza gode di una grande libertà interiore, e colui che si libera dalle sue delusioni è sulla sua strada verso la saggezza. Come progredire, dunque, verso la libertà interiore, quella condizione che ci consente di affrontare tranquillamente gli alti e bassi dell'esistenza e di liberarci dalle cause della sofferenza? Fin dall'infanzia, siamo ostacolati da paure, pregiudizi e incertezze che ci impediscono di essere felici. Intraprendere l'avventura della libertà interiore vuol dire demolire una ad una tutte queste convinzioni, quelle che abbiamo creato noi stessi e quelle che la società del consumo e della competizione ci impone. Questo libro, scritto a tre voci da uno psichiatra, un filosofo e un monaco, ci invita a un itinerario gioioso per sfuggire alle nostre prigioni e avvicinarci agli altri."" -
Piccola ape
Con una prosa serrata e dal ritmo incalzante, Chris Cleave, l'autore de ""I coraggiosi saranno perdonati"""", dà vita all'odissea di una ragazzina in un continente crudele, dove lì'orrore e la bellezza si danno la mano.rn«Chris Cleave, al suo secondo romanzo, con una prosa insieme realistica e magica, evoca presente e passato, fa lievitare l'immagine di due mondi: l'Inghilterra di Sarah, la nIgeria di Piccola Ape costretta a rientrarvi.» - Claudio Gorlier, La Stamparn«Se la missione di uno scrittore è coinvolgere il lettore in problemi morali e, allo stesso tempo, rendere suggestiva la cronaca, allora Chris Cleave, con il romanzo """"Piccola Ape"""" fa centro.» - Il Secolo XIXrnPiccola ape viene da un minuscolo villaggio situato sulla foce del Niger, là dove imperano le compagnie petrolifere, e orrore e sfruttamento costituiscono il destino delle popolazioni che vi abitano. Ha sedici anni e, nel campo di internamento in Inghilterra dov'è finita, nessuno conosce il suo nome. La chiamano semplicemente Little Bee, Piccola Ape. Liberata dopo due anni, la ragazza decide di cercare rifugio presso Sarah O'Rourke, una giornalista inglese conosciuta in Nigeria, mentre era in vacanza con suo marito Andrew.Sarah l'accoglie senza esitazioni, benché debba fronteggiare un momento delicato della sua vita. Andrew è morto; Charlie, il bambino avuto da Andrew, è preda di strane fantasie, indossa l'abito di Batman e crede di essere una sua incarnazione; Lawrence, l'uomo col quale ha una relazione da qualche tempo, vorrebbe chiarire la natura del loro rapporto.Anche Piccola Ape, tuttavia, attraversa un momento decisivo della sua esistenza. Nel campo in Inghilterra si è dato al feroce apprendimento della lingua inglese ed è, in qualche modo, «rinata in cattività». Ora però deve trovare la sua strada nel mondo, una strada che passa necessariamente da un confronto e una riconciliazione col suo passato. È in Nigeria, dinnanzi ai rischi e ai pericoli di quella tormentata terra, che ognuno dei componenti di quella singolare famiglia - Piccola Ape, Sarah, Charlie e Lawrence - scioglierà i nodi della propria esistenza.""