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Lazarus. Il senso di Bowie per il teatro
Bowie: un coltello da battaglia, dalla lama grossa, spessa e larga. Utile nella caccia. David Bowie – all’anagrafe David Robert Jones – non avrebbe potuto scegliere pseudonimo migliore. La sua personalità tagliente e incisiva, dall’energia selvaggia, tocca ogni campo: musica, cinema, teatro, fotografia, pittura, letteratura, filosofia e persino magia nera. Poco umano e molto alieno, nel suo utilizzo delle maschere si rintracciano elementi del teatro goldoniano della Commedia dell’Arte e del teatro giapponese, con la tecnica di cambiarsi sulla scena e interpretare anche ruoli femminili. Capace di fondere tradizione e avanguardia, mette in scena idee e personaggi in divenire, scrivendo un’unica grande storia fatta di citazioni e riferimenti continui. Bowie interpreta il ruolo di regista attento e attore credibile del suo personale teatro rock. L’androgino Ziggy, il folle Aladdin Sane, l’inquietante Halloween Jack, lo shakespeariano e glaciale Duca Bianco, alternati al brechtiano Baal e al disagiato Joseph Merrick alias The Elephant Man di Pomerance, si susseguono sul palcoscenico, avvalorando quella profonda sensibilità, conoscenza e predisposizione all’arte di rappresentare insita in David Bowie. Esploratore delle possibilità umane applicate alla musica, sceglie l’alieno Thomas Jerome Newton – l’uomo che cadde sulla terra, già protagonista del film di Nicolas Roeg – come ultimo alter ego. Tra curiosità e approfondimenti, veri e propri flash sulla vita del genio poliedrico, Lazarus: il senso di Bowie per il teatro – arricchito da interviste e testimonianze – sintetizza l’evoluzione artistica che lo ha condotto fino al suo ultimo viaggio spettacolare. Un perfetto colpo di scena, un autentico coup de théâtre: Lazarus. -
Patriots. La musica italiana da Berlusconi al sovranismo
Tempi strani, quelli che stiamo vivendo: un rapper spagnolo finisce in carcere per le sue rime, la stessa sorte tocca agli artisti russi e nel mondo angloamericano nuove leve e musicisti affermati prendono posizione su Trump e Brexit. Insomma, in altri paesi gli artisti si espongono e lo fanno con album, canzoni, interviste, concerti o partecipando a iniziative di vario genere, qui in Italia numerosi articoli sottolineano il letargo della canzone politica. Al contempo testate estere quali il «New York Times» raccontano di come i rapper, afroitaliani e non, stiano fronteggiando il clima xenofobo che attraversa la penisola. I dibattiti sulla presunta ""italianità"""" delle canzoni in radio e di quella vincitrice a Sanremo, la querelle sui porti chiusi, i duelli a suon di tweet tra politici e cantanti, nonché la mobilitazione per Riace da parte di un folto gruppo di artisti, mostrano tuttavia che qualcosa si muove. """"Patriots"""" è un'indagine sul complesso rapporto tra politica e musica in Italia negli ultimi vent'anni, un tentativo di capire cos'è rimasto delle canzoni di protesta degli anni Sessanta e verificare se il nostro paese si allinea con quanto sta succedendo in Gran Bretagna e Stati Uniti. D'altronde, l'ascesa di Salvini e del Movimento 5 Stelle non sono fenomeni destabilizzanti come il referendum britannico e le ultime elezioni presidenziali americane? Queste pagine provano a comprendere le reazioni del mondo musicale italiano a eventi importanti come il G8 di Genova, i casi Aldrovandi e Cucchi, così come alle esternazioni dei politici nostrani. """"Patriots"""" è un viaggio negli ultimi due decenni di storia e musica italiana, una fotografia di come l'Italia sta cambiando e, di conseguenza, di come stanno mutando gli italiani. Perché, in fin dei conti, non sono mai soltanto canzonette. Prefazione di Emanuele Coen."" -
Faber nella bottega di De André. Musica, musicisti e produzione collettiva nell'opera del più grande cantautore italiano
Cantautore per eccellenza, artigiano di suoni e parole. Fabrizio De André non è solo poeta e genio solitario nel senso ""romantico"""" del termine, ma musicista moderno, maestro di una bottega in cui si avvicendano le più grandi firme della canzone italiana del Novecento. Un'arte nuova, che vive di nuovi strumenti e professioni. Partendo da uno sguardo a 360 gradi sul Faber musicista — chitarrista, cantante, compositore, performer — varchiamo la soglia della bottega di De André per riscoprirne collaboratori, musicisti, colleghi e discepoli; figure che in vario grado concorrono alla realizzazione della sua opera. Una bottega moderna, in cui si produce per nuovi committenti — l'industria discografica e dello spettacolo — e per un nuovo pubblico, il cui ruolo è sempre più importante. Una produzione collettiva, ma allo stesso tempo unitaria, per un nuovo concetto di authorship nella popular music. Fabrizio De André, attraverso la sua opera, il suo messaggio e la sua immagine, ci parla ancora; lo fa per sé, per i suoi collaboratori, per i suoi ascoltatori. Parla, in maniera autorevole, con più voci. Con una sola invece, canta, riunendo in maniera sublime tutti i frammenti di un discorso sempre vivo."" -
Freddie Mercury. Una biografia intima
Questa è la storia di chi voleva vivere per sempre. Freddie Mercury scintillava per l'innato carisma, e non è stato dimenticato: oltre cento statue in tutto il mondo documentano la sua gloria. Ma questo libro racconta l'uomo, prima che l'artista, e lo fa con la voce intima di chi ha vissuto al suo fianco, giorno dopo giorno, per oltre dodici anni. Peter Freestone si è preso cura di Freddie ricoprendo i ruoli più disparati: per lui ha cucinato e ha lavato piatti, è stato maggiordomo, cameriere, valletto, segretario, amanuense, uomo delle pulizie, consulente. E baby-sitter. Lo ha visto all'opera quando la sua capacità creativa era straripante ed è stato testimone delle sue frustrazioni davanti alle avversità della vita. Gli ha fatto anche da guardia del corpo e alla fine, ovviamente, da infermiere. Prefazione di Stefano Sperduti, voce italiana di Rami Malek/Freddie Mercury nel film ""Bohemian Rhapsody""""."" -
Dallo stornello al rap
"Dallo stornello al rap"""" si propone l'obiettivo di dimostrare, attraverso un'analisi comparata, le analogie esistenti tra due generi musicali apparentemente molto diversi sia per origini storiche sia geografiche. Lo si potrebbe definire un viaggio nella storia musicale e sociale, che si estende ben oltre i confini italiani. L'autrice, infatti, fornisce una ricostruzione della nascita e dello sviluppo dello stornello nella nostra penisola, evidenziandone le caratteristiche ritmiche, melodiche, strumentali e la funzione sociale e politica svolta nella società capitolina. Il medesimo excursus storico è dedicato al rap, che dall'ambiente afroamericano si è nel tempo diffuso in tutto il mondo come voce del dissenso sociale. Infine, nel libro di Elena Bonelli si evidenzia l'arco storico, dal suo nascere a oggi, della canzone romana, spesso erroneamente confusa con lo stornello e per questo emarginata, ponendo l'accento sulla necessità di attribuirle un posto più importante nella musica italiana, avendo molti suoi brani riscosso un successo di rilievo internazionale." -
B-side. L'altro lato delle canzoni. Autunno
Quante volte capita, ascoltando una canzone, di immaginare nella nostra mente la storia che quei versi raccontano, delineando magari nettamente i volti dei personaggi, ambientandoli in scenografie ben definite e rendendo insomma quella canzone un piccolo film tutto nostro? L'immenso potere della musica non si consuma nei pochi minuti in cui i brani vengono trasmessi alle nostre orecchie ma continua ogni qual volta le emozioni e le immagini che trasmettono le canzoni prendono forma e vita attraverso di noi. Questo mondo parallelo, il mondo della musica, è identificato con B-Side: reale nella sua surrealtà, dettagliato nonostante i dettagli siano diversi in base a chi ascolta. B-Side è ""l'altro lato delle canzoni"""", il lato nascosto a cui ha accesso soltanto la nostra mente. È lì che possiamo incontrare davvero i personaggi cantati dai nostri artisti preferiti, è lì che possiamo condividere ogni volta le loro storie, ridere con loro, piangere con loro, sognare con loro... Ed è lì che possiamo toccare, vedere, odorare, gustare e non più solo ascoltare le nostre canzoni: è lì che possiamo davvero viverle sulla nostra pelle. Uno dei """"portali"""" verso questo mondo è aperto dai racconti di Doriana Tozzi, che in questo volume (sottotitolato """"Autunno"""", in riferimento a una futura tetralogia delle stagioni che si inaugura con questo volume dedicato al rock alternativo italiano) ha rivestito brani di Afterhours, Verdena, Marlene Kuntz, Perturbazione, Diaframma, Ministri, Baustelle, FASK, Zen Circus e molti altri con storie a volte fantastiche e altre volte quotidiane, a volte ispirate al passato e altre ambientate in un futuro immaginario. Le canzoni sembrano prendere forma leggendo queste pagine scritte con passione e rispetto per gli artisti coinvolti ma anche senza limite alcuno alla fantasia, per intraprendere un viaggio fantastico verso B-Side, il pianeta della musica. Al ritorno forse non saremo più gli stessi, perché la musica può davvero trasformarci e trasformare il mondo intorno a noi."" -
Piccola guida agli anni Dieci. 50 fatti, 50 album, 50 canzoni
La Piccola guida agli anni Dieci serve piuttosto per offrire al lettore un possibile percorso per individuare album e canzoni che, per diverse ragioni, siano ancor oggi importanti (e belli), con l’approfondimento di fatti altrettanto significativi per meglio inquadrare e iniziare a riflettere sui cambiamenti, musicali ma anche sociali, che hanno segnato questo decennio.rnrn«La lettura è agile, ti invita a procedere pagina dopo pagina oppure – se preferisci – alla consultazione “enciclopedica» - Stefano Solventi - Sentireascoltarernrn«Grazie alla possibilità di avere tutto, stiamo forse perdendo la libertà di scelta? Paolo Bardelli lancia la provocazione e lascia a te lettore la totale libertà di pensare» - Alessandra Micheli - Les Fleurs Du Malrnrn«Più che un manuale, quindi, questo è vero e proprio materiale di studio e approfondimento» - Cristina Giuntini - SololibrirnrnrnIl decennio che ci lasciamo alle spalle si tratteggia come talmente vasto e complesso da un punto di vista musicale (e sociale) che è bene fermarsi e iniziare a mettere dei punti fissi. Dall’esplosione dell’hip hop alla perdita di autorevolezza della musica “indipendente”, finanche alle consuete preoccupazioni di presunta morte del rock, ci sono poche certezze se non che il gusto pop, a poco a poco, ha portato verso una “estetizzazione” della musica che ha pian piano contaminato ogni genere o, meglio, che ha superato ogni genus. Che ciò sia stato causato dalla straordinaria semplicità di fruizione seriale di playlist senza barriere musicali, dallo spostamento di interesse dai social di scrittura a quelli d’immagine, dal passaggio da un’era Obama a quella di Trump, dalla digitalizzazione dilagante, è difficile a dirsi. La Piccola guida agli anni Dieci serve piuttosto per offrire al lettore un possibile percorso per individuare album e canzoni che, per diverse ragioni, siano ancor oggi importanti (e belli), con l’approfondimento di fatti altrettanto significativi per meglio inquadrare e iniziare a riflettere sui cambiamenti, musicali ma anche sociali, che hanno segnato questo decennio. -
Istrioni e sirene. Vol. 3: Da Ollie Nightingale a Nina Simone, da Frank Sinatra a O.V. Wright
Con questo terzo volume si conclude il denso e animato percorso alla scoperta delle voci più significative e creative del panorama nordamericano del Novecento (e oltre), nell'articolato spazio canoro che prende il via dai grandi maestri emersi nei primi decenni del secolo scorso e in particolare dai ruggenti anni Venti, quelli di Louis Armstrong, Al Jolson, Bing Crosby, Ethel Waters, Bessie Smith, espressioni sorprendentemente affini di un formidabile melting pot etnico e culturale. Voci che attraverso la prosa immaginifica e il gusto per il dettaglio dell'autore vengono esplorate a fondo nei loro tratti stilistici e interpretativi, partendo da uno o più album particolarmente rappresentativi e andando ad analizzare l'intera opera discografica di ciascun artista. Sviluppato alfabeticamente da Ollie Nightingale a O.V. Wright, entrambi esponenti della più profonda vocalità soul (e gospel) di Memphis, il libro tocca i divi più illustri della canzone americana, Frank Sinatra (e la sua controparte nera in chiave soul-jazz, il chicagoano Lou Rawls), Barbra Streisand, Elvis Presley e Stevie Wonder, e spazia attraverso le variegate suggestioni jazzistiche di Sarah Vaughan e Cassandra Wilson, il vibrante eclettismo pop di Kay Starr e Jo Stafford, le sofisticate ed emozionanti miscele blues e jazz di Dinah Washington, Esther Phillips e Nancy Wilson, il fervido ""shouting"""" del Sud-Ovest di Jimmy Rushing, Big Joe Turner e Jimmy Witherspoon, il luminoso raccontare country di Hank Williams, Charlie Rich e Randy Travis, l'intensità soul meridionale di Otis Redding o Irma Thomas, la potente, arcaica visionarietà blues di Charley Patton e quella raffinata e swingante di Junior Parker o T-Bone Walker, la dinamica ed eccitante vocalità di gruppo dei Ravens, dei Temptations e dei Take 6. Ma va anche a esaminare carriera, stile e impatto emotivo di numerosissimi artisti """"minori"""" legati per diversi motivi ai protagonisti principali di Istrioni e sirene: interpreti magari di modesta risonanza o vicini a essere dimenticati ma in realtà memorabili per originalità e tensione espressiva e per la capacità di evocare i valori della loro epoca."" -
Così parlò Vasco Rossi. Antologia poetica integrale. Nuova ediz.
A inaugurare la presenza di musicisti/poeti italiani nella collana TXT non poteva che essere il rocker di Zocca, al quale Salvatore Martorana dedica uno studio monumentale. Così parlò Vasco Rossi, infatti, nasce con l’intento di scovare tra tutti i testi del musicista ogni singola traccia del caos, del disordine mentale, dello spirito ribelle e geniale che ha fatto di lui la più grande stella del panorama rock italiano. L’autore si inoltra tra le righe stupefacenti della sua produzione artistica, mettendo scrupolosamente al vaglio le provocazioni, i doppi sensi, l’acuta ironia, ma anche le citazioni, i riferimenti culturali, i richiami appena accennati eppure ben presenti, troppo spesso non evidenziati secondo un processo di banalizzazione del personaggio che forse ha fatto comodo anche allo stesso Vasco nella conquista sconfinata del mercato tricolore. Prima del rocker verrà, dunque, il cantautore, il poeta. Non la voce, rauca e inconfondibile, ma il tocco della mano, fragile e incendiario, capolinea in versi scritti delle nausee della pancia, dei tumulti del cuore, delle fantasie della mente, delle paranoie e delle eccitazioni di un’anima fragile e di molte generazioni, che in essi si riconoscono. Se il cantautorato troverà, come tutti auspichiamo, il suo definitivo e riconosciuto spazio nel programma di istruzione nazionale, allora questa potrebbe essere la prima antologia dedicata all’opera di uno tra i più grandi, contraddittori e dissacranti autori italiani viventi. -
La chitarra elettrica nella musica da concerto. La storia, gli autori, i capolavori
La chitarra elettrica non è solo lo strumento principe del blues, del rock e degli altri generi cosiddetti ""extra-colti"""". Dal 1945 in poi, la chitarra elettrica è presente nei brani per ensemble di compositori colti importantissimi quali Igor Stravinsky, Bruno Maderna, Luciano Berio e Karlheinz Stockhausen, solo per citare i primi che l'hanno utilizzata. I compositori, nell'ambito della loro continua ricerca sui timbri e sui nuovi linguaggi espressivi, esplorano anche le possibilità sonore della chitarra elettrica, elevandola da strumento popolare a strumento da concerto. La chitarra elettrica è impiegata in composizioni di ricerca, ma anche in opere minimaliste, sperimentali e neoclassiche. Notevole è il repertorio da concerto per chitarra elettrica sola o con elettronica (Morton Feldman, Steve Reich e moltissimi altri) ma eccellente è anche il repertorio per ensemble di chitarre elettriche (Glenn Branca, Rhys Chatham) e per chitarra elettrica e orchestra (ad esempio i Concerti di Tristan Murali e Bryce Dessner). Oggi, i grandi compositori (anche italiani) continuano a mostrare notevole interesse per questo strumento. Su invito dell'autore di questo libro, musicista di fama internazionale, di recente hanno composto per chitarra elettrica autori quali Gavin Bryars, Alvin Curran, John King, Van Stiefel, Azio Corghi, Stefano Taglietti e molti altri. Grazie ai suoi contatti diretti con i compositori e a un profondo lavoro di ricerca sulle fonti e sulle partiture Sergio Sorrentino è riuscito a ricostruire una storia del repertorio, completamente immersa nella storia della musica generale. All'interno del libro compaiono anche brevi interviste ai compositori (tra cui Giorgio Battistelli, Gavin Bryars, Rhys Chatham, Alvin Curran, Fred Frith, Michael Gordon, David Lang). Prefazione di John King e postfazione di Guido Michelone."" -
Era Indie. La rivoluzione mancata del nuovo pop italiano
Una sorta di guida, manuale, diario, saggio e infine cronaca di un’epoca che ha cambiato per sempre il modo di pensare la musica in Italia.rnrnLa storia ci insegna che tante rivoluzioni sono nate in una birreria. Ci sono quelle in cui ragazzi hanno preso i fucili e sono usciti per strada, e quelle in cui hanno imbracciato una chitarra e sono saliti su un palco. Di alcune resta un’impronta indelebile sul mondo, di altre solo il ricordo, sempre più vago, di quello che poteva essere e non è stato. Era Indie è la storia di un decennio, quello che va dal 2010 al 2019. Dieci anni in cui la cosiddetta musica “indie” è passata dall’essere una curiosità da social network a una solida realtà di nicchia, fino a diventare il punto di riferimento dello scenario musicale italiano. Per capire quello che è successo, il come è successo, e quello che sarebbe potuto succedere, si parte dalla “preistoria”, gli inizi del millennio, fino ad arrivare ai giorni nostri. In mezzo le parole (quelle vecchie e quelle nuove), le analisi e le riflessioni di chi questo percorso lo ha vissuto da interprete, da studioso o da semplice spettatore. Era Indie prova a mettere un punto, andando a raccontare tutto quello che circonda questo termine: i protagonisti, l’ambiente, gli stilemi e le piccole e grandi conquiste musicali. Una sorta di guida, manuale, diario, saggio e infine cronaca di un’epoca che ha cambiato per sempre il modo di pensare la musica in Italia. -
Tutto De Gregori. Il racconto di 230 canzoni
Francesco De Gregori è la musica d'autore italiana, in un sentiero lungo 230 canzoni, tutte da raccontare, da riascoltare con attenzione e, provocatoriamente, da ""giudicare"""" con le stelline. È il 1974, Faber ha già creato i suoi primi capolavori, mentre Francesco, animale mitico del Folkstudio, sta accordando il nuovo stile della nostra canzone, certo ascoltando e imparando da Paul Simon, Bob Dylan e Leonard Cohen, ma con un'eleganza straordinaria e inedita di melodia, voce e linguaggio, un'angelica genialità affidata a testi abbandonati su affascinanti tappeti volanti di foglie e di misteri. Una piccola rivoluzione che disorienta ('Alice' arriva onorevolmente ultima al Disco per l'Estate del 1973) e che innervosisce, con tanto di processo proletario, minacce e richiesta di suicidio, abbandono delle scene per due anni prima del rientro con quel punto fermo che è 'Generale'. De Gregori, capace di brani meravigliosamente intimi e di sentimenti aggrappati alle lacrime, compone anche le canzoni politiche più forti, di impegno definitivo, di condanna atroce, ma in lui c'è anche melodia, rock, raffinatezza a rendere il messaggio ancora più deflagrante: quando gorgheggia in 'Cercando un altro Egitto' """"le grandi gelaterie di lampone che fumano lente"""" parla, con grazia disperata, dei bambini nei forni crematori. Rievoca con la rabbia della poesia lo scandalo Lockheed e l'assassinio del giornalista Mauro De Mauro. Ma c'è anche la strage di Ustica, ricostruita con la ferocia liberata delle chitarre elettriche. E gli incanti antologici di 'Rimmel', 'La donna cannone', 'Titanic', 'La leva calcistica', 'Viva l'Italia' sono solo frammenti di una lunga stupefacente storia, che non si ferma davvero davanti a un portone."" -
La teoria dello scrigno. Una sociologia musicale
“La Teoria dello Scrigno” offre una visione d’insieme dei meccanismi che sono alla base della comunicazione musicale e delle espressioni della cultura, attraverso uno studio sociologico, musicologico e psicologico della nostra comprensione della Musica. Conseguenze della Teoria, discussa ampiamente sotto forma di un modello organizzato, sono, da un lato, lo stimolo rivolto al Musicista verso la creazione di una musica che non si limiti a essere formalmente corretta ma che cerchi, innanzitutto, di comunicare attraverso la ricerca della genuinità; dall’altro, il riposizionamento del ruolo dell’Ascoltatore come soggetto attivo nella comunicazione musicale, mediante la creazione di un giudizio critico consapevole in grado di guidarlo con lucidità nel processo di fruizione. Mediante collegamenti con l’opera di Hofstadter sulla semiotica dei messaggi, quella di Heisenberg ed Einstein nella Meccanica quantistica e classica, le riflessioni sul gioco suggerite da Huizinga, così come le ricerche sugli stadi cognitivi del bambino svolte da Vygotskij e attraverso singolari casi offerti dalla linguistica, l’autore ci accompagna con esempi concreti alla ricerca di uno stringente filo conduttore che consenta al lettore di sviluppare una rinnovata sensibilità verso le forme poliedriche che le culture possono esprimere, analizzando infine anche l’evoluzione della comunicazione musicale mediata dai social e, più in generale, imposta dai paradigmi della società dei consumi. -
Il jazz e le idee. Sogni, concetti, valori, sentimenti della musica afroamericana in 33 voci
“Chi è” sostiene Italo Calvino nelle celeberrime “Lezioni americane”, “ciascuno di noi se non una combinatoria di esperienze, di informazioni, di letture, di immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili”. Questo concetto può essere applicato al sound di Miles Davis, Charlie Parker, John Coltrane & Co. sostituendo “jazz” alla parola “vita”. Dunque il jazz quale combinatoria di esperienze, informazioni, letture, immaginazioni e il jazz soprattutto come enciclopedia, biblioteca, inventario di oggetti, campionario di stili da rimescolare e riordinare in continuazione. In tal senso il jazz può riguardare oggetti/soggetti in apparenza estranei e comuni, vicini e lontani, musicali e non. “Il Jazz e le Idee” perciò mira a vedere il jazz sotto differenti sfaccettature, tra idee e riflessioni, scovando il jazz negli anfratti delle scienze umane, di temi specificamente discografici, del mondo della comunicazione, dei nuclei domestici, delle questioni morali, dell’identità nazionale, di altre sonorità, di riti quotidiani, del calendario, delle manie, delle istituzioni, della stessa musica. Queste 33 riflessioni vogliono contribuire a un’ulteriore conoscenza del mondo jazz, tra anticonformismi e multidiscipline, in tono colloquiale e anche un po’ sbarazzino, pur nell’estrema serietà degli assunti pratici/teorici. Lo si fa perché il jazz ha ancora bisogno di mettere in gioco le idee, che dovranno essere sempre nuove bellissime. -
Countin' the blues. Donne indomite
Durante l'inizio del Ventesimo secolo. una potente tradizione di artiste afro-americane aiutò le donne a trovare la loro voce e a farsi sentire. le donne del blues. La vita e l'arte di queste cantanti e musiciste fondarono un nuovo modo di vivere, sfidando i limiti imposti dalla morale. Nessuno poteva dire loro come vestirsi, come comportarsi e soprattutto cosa dovessero sentire. Si rifiutarono di seguire i dettami imposti e nel farlo si guadagnarono una reputazione scandalosa. Erano donne cattive? Forse. Ma erano consapevoli del fatto che essere buone non le aveva, sino ad allora, condotte da nessuna parte. I capitoli del libro sono la testimonianza del coraggio che queste artiste degli anni Venti ebbero nel portare alla luce temi scottanti. Usarono il blues come mezzo per raccontare la verità, per gridare forte cosa significasse essere donne ed essere afro americane. Le prime donne del blues erano forti. sexy, aggressive. emozionali, spirituali e non si vergognavano dei loro desideri. In ""Countin' the Blues"""" ogni capitolo prende il via da una canzone che presenta un tema e racconta, attraverso il testo, la storia della comunità afroamericana e della protagonista che la cantava. E poi la parola passa al presente, a ciò che quelle stesse esistenze fanno riverberare dentro alle musiciste contemporanee, come un'eco. Una parola, una canzone a testa. Come nel pezzo """"Countin' the Blues"""" di Ma Rainey, l'autrice, le artiste degli anni Venti e quelle di oggi contano i blues che le attanagliano: la violenza, la libertà, l'omosessualità, la resilienza, Dio, il sesso, la droga. la morte, la rinascita. Prefazione di Gianluca Diana."" -
Tutto Ferro. Il racconto di 96 canzoni
Non una guida didascalica, né un bigino, solo un viaggio tra musica e parole. Quelle di Tiziano Ferro. E dei suoi sette album, rigorosamente in ordine cronologico. Per intenderci da rosso relativo ad accetto miracoli passando per l’amore è una cosa semplice. Che, a dire il vero, per Tiziano “cosa semplice” lo è diventato negli anni, sviscerandolo in ogni sua sfaccettatura senza paura ma con estremo pudore. Per una volta, saranno le canzoni a parlare di lui e non viceversa. E lo faranno senza sconti. Anzi, con una votazione in stelline, assegnate in maniera assolutamente soggettiva che forse non metterà tutti d’accordo. La scommessa degli esordi, la scoperta di sé, la consapevolezza della fama e dei sentimenti, la maturità dell’uomo e dell’artista, la gratitudine per un destino “fortunato”: la discografia del cantautore di Latina è un’escalation di forza e purezza, disincanto e nostalgia, amore e malinconia. Ballate e suoni R&B si alternano in ciascun lavoro, incatenandosi indissolubilmente alla potenza della sua voce. Al suo timbro inconfondibile. Insomma, il libro ripercorre i vent’anni di carriera di Ferro analizzando i suoi brani, uno dopo l’altro. Gli stessi che hanno segnato la vita di chi era adolescente all’inizio del Ventunesimo secolo. -
Adepti della Chiesa del Metallo. Riflessioni su ciò che siamo stati per capire ciò che siamo diventati
Viviamo l'era della digitalizzazione di ogni attività umana, musica compresa. Tutto corre in rete e il tempo in cui per procurarsi quella preferita bisognava ricorrere alle rare riviste in edicola, alle fanzine e al passaparola, sembra lontanissimo. Il brivido dell'ordine dei dischi al buio, della distribuzione tra i pochi amici interessati, della registrazione su cassetta di quanto comprato dagli altri, sono solo ricordi. ""Adepti della Chiesa del Metallo"""" non vuole solo ricordare quei tempi e cercare di risvegliare in chi li ha vissuti quella gratificante iniezione di endorfine scatenata dal primo ascolto o, al contrario, la delusione nello scoprire di aver preso un “pacco”. Tornare a quei tempi può essere il pretesto per parlare non solo di ciò che eravamo, ma anche di ciò che siamo diventati e di cosa rischiamo di diventare. Perché conoscere il passato è la chiave per capire il nostro presente e cercare di pianificare il futuro. Cosa significava essere un metallaro all'alba degli anni Ottanta diventa così il modo per parlare dell'Italia del tempo. Ricordare l'epopea del vinile quello per discutere del suo ritorno e di ciò che vi ruota intorno. Dibattere dei nastri e delle piattaforme digitali come Spotify quello per riflettere su come sia rischioso il nostro modo di conservare musica e cultura. Sfogliare mentalmente le vecchie fanzine quello per discutere del concetto di critica ai tempi del Web e guardare a zone del mondo in cui gli appassionati di rock rischiano la vita può darci più consapevolezza del nostro quotidiano in Italia. Perché il tempo che dedichiamo o non dedichiamo alle nostre passioni racconta molto di noi come uomini e del modello di società che stiamo costruendo. Con i contributi di: Giacomo Voli (Rhapsody of Fire); Tony Fontò (White Skull); Flegias (Necrodeath, Cadaveria); Tony D'Alessio (Banco); Zorama (Musicista, autore per Mina); Giuseppe Scaravilli (Scrittore, musicista dei Malibran); Fabio Rossi (scrittore, critico musicale); Fabio Lanciotti (discografico, produttore); Floriana Ausili (storica dell'arte); Antonio Keller (discografico). Prefazione di Gianni Della Cioppa (scrittore, giornalista, discografico)."" -
Un sax nato per correre. Il racconto di un'epopea musicale
«Un sax nato per correre» è il racconto di una vita nella quale la musica ha sempre avuto un ruolo di primo piano. Come musicista e soprattutto come appassionato ricercatore e divulgatore di opere discografiche, Max Marmiroli è cresciuto nella convinzione che ci sia stata una sorta di ""epopea"""" nella storia della musica moderna. L'elaborazione di questa idea lo ha portato a focalizzare la descrizione di un periodo storico di undici anni, dal 1965 al 1975, in altrettanti capitoli, per poi concludere con un epilogo che riassume le vicende musicali vissute in prima persona dal 1976 a oggi. Spaccato di vita di provincia con avventure adolescenziali, concerti, incontri ravvicinati con produttori discografici, distributori, artisti italiani e stranieri (Pierangelo Bertoli, Rino Gaetano, New Trolls, Curved Air, Ike & Tina Turner...), «Un sax nato per correre» è però anche una sorta di almanacco di produzioni discografiche con decine di titoli di Lp brevemente recensiti con l'intento di infondere nel lettore una sana curiosità. Una lettura che può dimostrare quanto cruciali, per la musica moderna, siano stati gli anni che vanno dalla pubblicazione di A Love Supreme, il capolavoro di John Coltrane, al bellissimo Born To Run di Bruce Springsteen. Prefazioni di Ermanno Labianca e Daniele Benvenuti."" -
Cheeseburger in paradise. Jimmy Buffett e il suo 5 o'clock sound
Chi non ha mai sognato di andare a vivere nella sua Margaritaville personale? Un luogo da fiaba dove sono “sempre” le cinque del pomeriggio: l'ora del cocktail e della festa a piedi nudi sul limitare della battigia, avvolti dalla brezza dell'oceano. L'autentico e unico Paradiso del Cheeseburger, dove l'idea di eterna giovinezza diventa tutt'altro che una chimera e dove anche il più subdolo dei problemi viene sepolto sotto una marea di collane di fiori, gonnelline di paglia e improbabili bluse hawaiane. E chi diavolo non vorrebbe essere Jimmy Buffett? Il signore incontrastato di questa terra fatata e chiassosa, il profeta del drunken Caribbean rock'n'roll e il papà del Gulf and Western. Nonché idolo e nume tutelare dei suoi fidati e appassionati parrotheads: le folli teste di pappagallo, microcosmo di affezionatissimi e variopinti fan. Ormai over 70, mezzo secolo di onoratissima carriera in sala d'incisione, dominatore dei palchi allestiti nelle cornici più suggestive, Buffett è anche il più popolare, estroso, gioviale, geniale, facoltoso, influente e amato cantastorie alla salsedine e al rum che il pubblico italiano... non ha mai sentito nominare: autore, musicista e band leader con una cinquantina di album all'attivo, scopritore di talenti, discografico, intrattenitore, laureato e letterato, giornalista da scoop, pluripremiato romanziere e paterno scrittore di libri per bambini, attore e producer cinematografico. Ma anche qualificato pilota di velivoli e capitano di coperta, provetto pescatore d'altura, atleta e uomo di mare, dirigente e mecenate sportivo, amante degli animali e difensore della natura, filantropo e benefattore, acuto imprenditore e scafato immobiliarista, stilista “on the beach” e arredatore da piscina, produttore di birra e ristoratore, recente beniamino di Broadway, protagonista e creatore di videogiochi, regista e anima di un network radiotelevisivo via satellite... Serve altro? -
L'ultimo disco dei Cure
Questo è un romanzo di musica e passioni che per colonna sonora ha le canzoni di Robert Smith e The Cure, dei Joy Division, dei Jesus and Mary Chain. Un romanzo che parla del difficile passaggio dalla gioventù all'età adulta. Di concerti. Dell'Amore con la A maiuscola. Della morte, era inevitabile. E di una nuova vita, dopo tutto. Una fotografia ritrae due bambini durante una vacanza estiva a Rimini di tanti anni fa: sotto il sole, si tengono per mano nella luce piena dell'estate, di fronte all'azzurra immensità del mare. Pietro, il protagonista, ha compiuto trent'anni, appassionato di musica, è un 'neet' suo malgrado. È lui che conserva la foto in un cassetto. Deciderà di partire in cerca di quel passato, insieme a un amico; nell'attesa di trovare nuovamente la perfetta innocenza contenuta in quell'immagine. Alice, l'altra protagonista del romanzo, è una manager discografica. Una giovane donna di successo, agiata ma infelice. Anche lei deciderà di tornare a Rimini per assistere al concerto di un gruppo che forse produrrà. Nel caos sonoro e multicolore del Velvet, lo storico club dove si terrà l'esibizione, ognuno dei personaggi farà i conti con se stesso, con le proprie scelte, con le proprie illusioni e ciò che invece il mondo ha in serbo per lui.