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Brunori Sas. La vita pensata e la vita vissuta
La vita pensata e la vita vissuta, i desideri e le insoddisfazioni, i progetti e le esitazioni sono alcune delle dicotomie principali presenti nelle canzoni di Dario Brunori, intorno a cui ne ruotano molte altre: istinto-ragione, tempi interiori lunghi-frenesia contemporanea, Sud-Nord, Lamezia-Milano, valori rocciosi senza tempo-modernità liquida, profondità-leggerezza, idealismo-realismo. I suoi dischi cantano la normalità e il quotidiano, così come uno slancio quasi utopico verso il cambiamento e il superamento di ciò che è dato: se non basta scrivere canzoni per «dare al mondo una sistemata», la musica può comunque combattere la tentazione di arrendersi passivamente al presente e raccontare di contro la possibilità di agire e intervenire nel mondo, operando un cambiamento, purché ognuno parta da sé stesso. Brunori non punta mai il dito contro i difetti degli altri, ma osserva in sé il rischio dell’indifferenza, della superficialità, della possessività o della disperazione. In una dialettica tra dentro e fuori, narra istantanee della sua vita vissuta, così come esce dalla rassicurante dimensione privata e casalinga per osservare la società. In questo libro si analizza il percorso musicale del cantautore calabrese tra suoni minimali e arrangiamenti più elaborati, dimensione acustica e orchestrale, tra il calore del suono di strumenti tradizionali e tocchi più algidi di sonorità elettroniche e metropolitane, tra una leggerezza divertita e argomenti importanti (lavoro, famiglia, fede, ecc.), i drammi giornalieri dei poveri cristi e la necessità di stemperare ogni tristezza con il sorriso bonario dell’ironia, o con la levità ora giocosa ora incantata della musica. Tutta la carriera del cantautore tra primi pezzi e collaborazioni, dischi e tour, racconti, articoli e spettacoli teatrali, cinema e tv, recensioni e riconoscimenti. -
Chiamo dopo. Un podcast che racconta storie di musica e creatività
“Chiamo dopo. Un podcast che racconta storie di musica e creatività” ricostruisce la nascita e il primo anno di vita di un podcast/talk show indipendente, attraverso le parole dei creatori ed estratti delle interviste agli ospiti protagonisti delle prime due stagioni. Il libro, così come il talk show, le cui puntate sono telefonate registrate tra New York e l’Italia, offre uno sguardo alternativo al mondo della creatività e si sviluppa prendendo come riferimento una puntata del podcast “Chiamo dopo”: un’introduzione seguita da macro-capitoli (Musica, Teatro e Cinema, Letteratura, Miti, Off Topic), intervallati da piccoli intermezzi in cui gli autori raccontano aneddoti sulla nascita del programma, sulla sua produzione e realizzazione. Il libro raccoglie le parole dei creatori Giacomo “Jack” Baldelli e Giovanni Di Raimo, ma anche di musicisti quali Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus) e Massimo Zamboni (CCCP/C.S.I.), dj quali Fabio Arboit (Radio Capital), autori quali Emanuele Dabbono (Tiziano Ferro) e Valerio Carboni (Luca Carboni e Nek), attori quali Roberto Oliveri (Gomorra e Diavoli), scrittrici quali Giulia Blasi (Manuale per ragazze rivoluzionarie), personaggi del mondo dello spettacolo quali Manuela Blanchard (Bim Bum Bam), fumettisti quali Silver (Lupo Alberto). Ne nasce un racconto spontaneo e sincero, una raccolta di storie d’arte e di vita, prive di sensazionalismi e gossip. -
Rock around Facebook. Le rockstar nella rete dei social
Cosa ha reso umano il rock? L'avvento dei supporti in vinile, della musicassetta, del Cd o del digitale? I concerti dal vivo o la stampa musicale? Probabilmente ogni epoca, in tanti modi, ha avvicinato gli artisti agli ascoltatori. E oggi? L'unica risposta attendibile non può che essere: i social network. È attraverso Facebook, Twitter e Instagram che i musicisti sono in quotidiano contatto con i propri fan. Tweet, post, caricamenti di foto dal telefonino: la Rete si trasforma in una piazza virtuale. Questo libro è una testimonianza di questo cambiamento. Documenta lo stato delle cose attraverso una raccolta, ragionata e contestualizzata, della fiorente attività delle rockstar attraverso i social. Si trasforma, anche nel linguaggio utilizzato, in un lungo post o tweet. È lo specchio dei tempi in cui il dialogo, il marketing, lo sfogo, il litigio e la manifestazione legittima del proprio pensiero non trovano altro mezzo più efficace. Così, l'esplosione dei social ha portato tantissimi artisti (da Gianni Morandi a Taylor Swift) a trasferire la rappresentazione della propria immagine e del proprio pensiero dai media tradizionali ai profili ufficiali sui social network. A volte il risultato è esilarante, altre volgare e troppo disinvolto. Altre ancora è uno stimolo alla riflessione. Paradossalmente tv e riviste di settore, se ancora esistono, si trovano costrette a rincorrere gli artisti su queste nuove piattaforme. È un cambiamento epocale. -
Paolo Conte. Il viaggiatore dei paesaggi cantati
Su Paolo Conte è stato detto tutto, anzi no. Le sue canzoni sono talmente piene di angoli nascosti che non si finisce mai di perlustrarle. E più che di volti, sono popolate di luoghi. Coordinate dell'anima che l'ispirazione trasforma in dipinti, acquerelli in grado di evocare profumi di spezie e assolati tramonti, nella penombra dei bar che la sera accendono le insegne per catturare l'attenzione del viaggiatore in transito. ""Il viaggiatore dei paesaggi cantati"""" non è quindi una mera biografia, ma una guida tesa a individuare tra i solchi dei Paesi il significato di una nota. Dalle città dell'altrove ai luoghi degli addii, dalle strade suonanti alle balere danzanti, le geografie dell'artista astigiano diventano crocevia esistenziali scanditi da ritmi che conquistano con la caparbietà di una milonga argentina. Alle prese con lo sterminato canzoniere contiano, Ernesto Capasso si lascia guidare e a sua volta conduce il lettore lungo le latitudini che Italo Calvino descrive nelle sue Città invisibili: """"L'altrove è uno specchio in negativo. Il viaggiatore riconosce il poco che è suo, scoprendo il molto che non ha avuto e non avrà"""". Proprio il gusto dell'assenza, di luoghi inesplorati di cui si avverte il profumo senza scorgerne i confini, è uno dei tratti essenziali della poetica dell'artista intento a disegnare traiettorie rintracciabili soltanto sull'atlante della musica. Un libro fatto di stazioni di partenza, mai d'arrivo, di itinerari dell'anima, di melodie in cammino."" -
Number (ninety) nine. John Lennon in 99 canzoni
Cosa resta di un mito? Cosa ne perpetua il fascino e la presenza nell'immaginario collettivo? Da dove si deve partire per annullare la tragica notte di Manhattan e iniziare a comprendere, finalmente, l'arte complessa e sottile di uno dei più grandi musicisti di sempre? Parafrasando il celebre collage sonoro posto al centro del White Album, la risposta offerta da questo rigoroso volume è alquanto semplice: basta ripercorrerne l'intera opera attraverso l'analisi delle novantanove canzoni più significative. Il libro si divide in due parti. La prima ruota inizialmente intorno a ingenui amori adolescenziali consumati al ritmo del rock'n'roll degli anni Cinquanta e poi a un'ottica ormai adulta che, in nome di un autobiografismo mai smentito, privilegia amori più conflittuali e irrisolti, lasciando affiorare una personalità contraddittoria che il Beatle non esita a mettere a nudo; questa seconda fase coincide con gli Studio Years e con la grande stagione psichedelica; la terza, iniziata con il viaggio in India (1968) e scandita dal doppio White Album, vede Lennon impegnato in una profonda revisione di tutte le utopie che lui stesso ha contribuito a diffondere (la rivoluzione, l'esperienza psichedelica, l'Oriente). La seconda parte segue la carriera solistica di Lennon con l'apporto della Plastic Ono Band. -
Poesia in forma di rock. Letteratura italiana e musica angloamericana
Kurt Cobain leggeva Dante. Potrebbe sembrare uno slogan da fiera del libro, invece è la verità. È più che sorprendente e certamente poco noto il rapporto costante tra alcuni dei più grandi interpreti del rock - inglese e americano e la letteratura italiana dal Medioevo fino ai giorni nostri. Un percorso che muove per vie misteriose, dove Dylan rilegge Dante e Petrarca, Patti Smith e Morrissey incontrano Pier Paolo Pasolini, i Radiohead e i Nirvana si inoltrano nell'Inferno della Commedia, Sting evoca Italo Calvino, Mike Patton interpreta Edoardo Sanguineti. Questo studio unico nel suo genere, condotto tra Oxford e Roma, attraverso il dialogo dinamico tra testi musicali e testi letterari, ripercorre cinquant'anni di rock come non l'avete mai letto prima, tra intersezioni inaspettate, scoperte inedite, citazioni, aneddoti, interviste ai protagonisti. Il risultato è un vero e proprio canone alternativo della letteratura italiana declinata nei suoi profili più espressivi e anticonformisti, capace di offrire uno spaccato inaspettato sulla fortuna e sui canali di diffusione della nostra cultura all'estero nel secondo dopoguerra. Un'incursione innovativa nella musica rock a metà tra l'underground e l'Università, impreziosita da testimonianze inedite con un contributo d'eccezione a opera di Carlo e Paolo Verdone - per indagare l'intersezione tra musica e letteratura ""in un territorio ancora inesplorato del postmodernismo"""", come avrebbe detto Umberto Eco."" -
Le avventure di un jazzista-filosofo
Il jazz ha sempre diffidato della parola. Il vecchio Benny Carter dichiarava brutalmente: ""Io non scrivo e non leggo nulla sulla musica. Il mio compito è crearla, se ci riesco"""". Oggi le cose sono un po' cambiate. Oggi i musicisti jazz devono sapersi interrogare e ridiscutere continuamente e un pianista come Brad Mehldau tiene lezioni di fronte a filosofi e scrittori in cui mostra i fondamenti filosofici della sua poetica. Non è solo la voglia di filosofia che caratterizza questi nostri anni sempre più incerti e avvelenati e che spinge sempre più persone di cultura non elevata a partecipare ai convegni dei filosofi. È l'aver capito che il jazz muore se si definisce come semplice ri-combinazione fluida e in tempo reale di pattern ereditati dal passato, se rinnega l'improvvisazione e la sua vocazione a scardinare schemi e regole ereditate. La sfida, il paradosso dell'improvvisazione jazzistica sta qui: nell'insegnare a essere liberi in modo ordinato e rigoroso, senza rinunciare a darsi una forma, ma anche nell'insegnare a non ghettizzarsi, nel guardare fuori dal proprio stretto ambito. E ciò senza montare in cattedra, ma sentendosi eredi di una tradizione che ha sempre contestato qualsiasi discorso normativo e astratto. Questo, esattamente questo fa Arrigo Cappelletti, jazzista e filosofo, in un libro di riflessioni, scritti d'occasione, approfondimenti teorici, pensieri e brevi saggi attraverso i quali restituisce una visione vivace, intelligente, dotta e divertita del jazz."" -
Jovanotti. Mai dentro mai fuori
Stamattina è il 1987, in persona. E dentro uno scenario fatto di Public Enemy e Ricchi e Poveri, bad di Michael Jackson e Al Bano e Romina, tra Umberto Tozzi e CCCP, Fausto Leali e Onda Rossa Posse, tra GoodMorning Vietnam e Rimini, Rimini, Primo Levi e Craxi, le Brigate Rosse e Sanremo, arriva ciò che un simile immaginario non avrebbe mai potuto aspettarsi: un disco alieno e americanissimo che dice ""Walking, walking down!"""". Arriva e si piazza al centro, come fosse più di un'ombra e meno di una persona. Mai dentro, mai fuori. Lo canta uno scappato di casa, un pezzo di legno modellato con le sembianze di un pupazzo colorato e sempre sorridente, che va a salti come una lepre, facendo fracasso. Ha scelto il nome d'arte di Pee Nocchio, ma un giorno il tipografo a cui aveva commissionato una locandina per una serata commise un refuso: scrisse Pinoxxxio. Lui lo trovò provvidenziale e tenne il nome. Quello che accadde dopo è una storia di venticinque anni. Da non potersi credere."" -
Vasco, Fabrizio e i Beatles spiegati a mio figlio
Spiegare Vasco, De Gregori, De André, Gaber, il rock'n'roll, i Beatles a mio figlio, fargli capire persino cos'era un 33 giri, è una maledettissima impresa. Non perché non ascolti musica: perché generalmente non gliene frega nulla. Il dialogo tra questa generazione e quella dei padri, cioè la mia, si incaglia in modo desolante nell'ingorgo dei media cui a fatica un padre riesce a star dietro. Paradossalmente però, la generazione dei padri, cioè la mia, riversa - o peggio ancora - vomita addosso a quella dei figli molti più contenuti di quanto sia avvenuto in passato. Lo fa in modo emotivo, insistente, spesso persino arrogante, sottintendendo il tradizionale ""tu non capisci niente"""". E così si rischia un'incomunicabilità assoluta. La musica pop è uno dei massimi esempi di questa incomunicabilità. I ragazzi ascoltano la musica in misura nettamente maggiore di quanto lo facessimo noi, ma spesso, almeno così si dice, in modo più superficiale. Lo streaming, la musica liquida è tanto comoda e accessibile, ma rende tutto più volubile. Nessuno distingue più nulla. E così, quando un padre come me ascolta o parla di una canzone pop che gli ha cambiato la vita, e di questo ne è assolutamente sicuro, e cerca di trasmettere le proprie emozioni ai figli, prova un senso di frustrazione devastante. Il libro contiene le risposte a queste domande. Spiegare Vasco, Faber, i Beatles e molto altro a mio figlio è una maledettissima impresa, un lavoro sporco. Ma qualcuno, finalmente, deve pur farlo."" -
Cosmik Debris. Storia e improvvisazioni di Frank Zappa
«Difficile da raccontare questo libro di Greg Russo Cosmik Debris, che ha come sottotitolo Storie e improvvisazioni di Frank Zappa e che racconta il suo tortuoso ed esaltante percorso artistico e umano da bambino, quando a sette anni suonava la batteria, a esploratore di suoni a ""pornografo""""» - Antonia Lodetti, Il GiornalernrnArtista geniale e poliedrico, iconoclasta e visionario, Frank Zappa ha lasciato un marchio indelebile su tutto il XX secolo musicale. La sua sterminata produzione, così come la vita e la filosofia, sono state più volte passate al setaccio da orde di critici e storici, ai quali si deve una prima, seppur approssimativa, sistemazione. Molte, però, sono le domande inevase, le risposte da formulare, le ipotesi da costruire. Cosmik Debris, il colossale lavoro di catalogazione messo a punto da Greg Russo, non ambisce a sfatare teorie o a montare nuove interpretazioni: si limita, piuttosto, ai fatti. Dati concreti, liste, oggetti, informazioni spesso inedite, raccolte con precisione certosina e curiosità da investigatore: fatti attraverso i quali l'autore ricostruisce, tessera dopo tessera, il mosaico dettagliatissimo della vita e dell'attività musicale di Frank Vincent Zappa. All'interno del volume, Russo porta alla luce eventi e informazioni sconosciute, o sulle quali talvolta lo stesso chitarrista di Baltimora contribuì a creare un po' di confusione (come, ad esempio, l'esatto momento in cui si appassionò alla musica di Edgard Varese, o la famigerata irruzione della polizia nello Studio Z di Cucamonga, e relativo arresto con l'accusa di pornografia), mettendole in fila all'interno della più completa ricostruzione della carriera e della produzione musicale zappiana mai apparsa finora. Discografia, concertografia, l'esatta cronologia delle apparizioni radiofoniche e televisive, indice alfabetico di tutti i brani, ritagli di giornale, foto inedite, immagini rarissime - e molto, molto altro - rendono questo volume """"il"""" testo di rifermento per ogni zappiano passato, presente e futuro."" -
The dark stuff. Scritti sul rock
Nel mondo estremamente competitivo del rock ci sono due tipologie di persone: le superstar e gli schiavi, le leggende viventi e quelli che si consumano lentamente. In The Dark Stuff Nick Kent, il più celebre giornalista britannico, delinea i profili di ventidue tra i talenti più dotati e al contempo votati all’autodistruzione, da Brian Wilson a Miles Davis, da Jerry Lee Lewis a Keith Richards, da Syd Barrett a Kurt Cobain. Allargando i confini del new journalism, Kent – che suonò la chitarra nei Sex Pistols nel 1975 e fu poi il frontman dei Subterraneans – va in tour con i musicisti, ascolta le loro confessioni intime, ne cattura la decadenza e i pensieri turbolenti con una capacità di analisi rara nel mondo del rock multimilionario. Ma anziché celebrare lo stile di vita “sesso, droga e rock’n’roll” dei suoi soggetti – che lui stesso ha in gran parte condiviso – l’autore lo disseziona con chirurgica precisione e uno sguardo critico penetrante. Pubblicato originariamente nel 1994, The Dark Stuff è stato aggiornato e arricchito con capitoli su Eminem, Johnny Cash, Prince e Iggy Pop. -
In the court of the Crimson King
“In the court of the Crimson King” segna una forte discontinuità con la psichedelia e il blues revival, e le varie forme miste, popolari in Inghilterra verso la fine degli anni Sessanta. Supera cliché estetici e filosofici ormai in crisi e inaugura una nuova era del rock non solo per mezzo di strumenti mai utilizzati prima come il mellotron, ma anche con sonorità e stilemi del tutto originali come quelli della chitarra elettrica di Fripp o del sax di McDonald. I King Crimson decidono di non abbeverarsi più al pozzo della musica americana, ma di attingere alla musica colta europea, al jazz e al folk con tutte le sue suggestioni medievali. In questa monografia dedicata a ”In the court of the Crimson King”. Staiti ripercorre anno dopo anno, aneddoto dopo aneddoto, le vicende umane e artistiche dei cinque componenti originari della band fino alla nascita dei King Crimson, alla registrazione del disco e al tour americano che provoca lo scioglimento di quella incredibile band dopo soli nove mesi. Tuttavia, soprattutto grazie a Robert Fripp, i King Crimson - pur con diversi cambi di organico e di direzione musicale - hanno continuato fino ai nostri giorni a influenzare la scena internazionale. Nel libro anche un'intervista esclusiva rilasciata da Jakko Jakszyk - secondo chitarrista e cantate degli attuali King Crimson - e il racconto dell'ottava incarnazione della band che ripropone i brani dal primo album mai più suonati in concerto fin dal 1969. -
Good vibrations. La storia dei Beach Boys
Tre fratelli (Brian, Dennis e Cari Wilson), un cugino (Mike Love) e un amico dei tempi del liceo (Al Jardine), uniti da un'innata passione per la musica e trascinati dall'estro di Brian Wilson, controverso, sofferente, rivoluzionario, timido, geniale, fra i più grandi musicisti del secolo scorso. Signori, ecco i Beach Boys, la più grande band d'America. Come su una tavola da surf, i quattro ragazzi hanno cavalcato le onde del successo e del fallimento a più riprese: dall'allegria di “Surfin' USA” passando per l'immensità di “Pet sounds” e il mistero mai svelato di SMILE, l'album che avrebbe dovuto cambiare la storia del rock e che invece non vide mai la luce. Mai diventati icona generazionale, ma band in continua evoluzione e involuzione, i Beach Boys hanno attraversato trionfi e cadute, risalite e clamorosi fallimenti, crisi mistiche e amicizie pericolose, dischi d'oro e battaglie legali, separazioni e ricongiungimenti. Questo è il primo libro scritto in Italia sui Beach Boys. Non semplicemente una storia di Brian Wilson e compagni, ma un vero e proprio tesoro di informazioni: tutto, ma proprio tutto, quello che avreste voluto sapere su concerti, dischi, libri, film, Dvd, con un corredo di notizie, curiosità, statistiche, una mappa turistica dei luoghi frequentati dai Beach Boys in gioventù, premi, riconoscimenti, riflessioni e narrazione. Una nota scritta di suo pugno da Brian Wilson e la prefazione del più grande storico della band, l'americano David Leaf, completano questa opera indispensabile per ogni serio appassionato di musica. -
David Bowie. Fantastic voyage. Testi commentati
La notte del 10 gennaio 2016 la stella del rock registrata all'anagrafe come David Jones e nota al mondo come David Bowie ha concluso la sua orbita terrena e la sua luce ha repentinamente smesso di brillare, con uno di quei coup de théâtre di cui è sempre stato maestro indiscusso. Nulla era trapelato della sua battaglia - ormai evidentemente perduta — con il cancro, che lo aveva assalito nell'estate del 2014. “Blackstar”, suo 28° album di studio uscito due giorni prima della scomparsa, ha immediatamente assunto una luce diversa, si è rivelato per quello che in definitiva è: un testamento, l'ultimo atto di un uomo (prima ancora che un artista) che sta lottando disperatamente con la malattia ma sa di aver già perso la battaglia. Bowie è stato — è, e resterà - uno dei grandi padri di quella che taluni chiamano musica rock, e altri preferiscono definire più ecumenicamente pop. In cinquant’anni di carriera ha attraversato (quasi) tutti i generi e alcuni ha contribuito a crearli. Musica potente, contrassegnata da testi talora misteriosi e di ardua decifrabilità. Del resto, lui è sempre stato un maestro nel mandarti fuori strada, disseminando nei suoi testi molteplici riferimenti e facendo ampio uso della tecnica del «cut-up» di ispirazione burroughsiana. Esiste però una continuità di fondo nell'opera di Bowie e, come egli stesso ha ammesso, «in fondo alla fine ricorrono sempre gli stessi temi, che poi sono i miei interessi». Non può che essere questo, pertanto, il punto di partenza per «decodificare» le liriche di un artista che ha saputo dare una brillante forma artistica ed estetica alle proprie ansie e ai propri travagli esistenziali. Questi, a sua volta, erano i medesimi conflitti vissuti dai suoi fan; e Bowie, in tutti questi anni, non ha mai smesso - e non smetterà mai, nemmeno dopo la morte - di offrir loro quel conforto riassumibile nel metaforico abbraccio con cui concludeva i concerti degli anni Settanta: «You're not alone!». -
Shine on... you, crazy diamond. Viaggio virtuale attraverso un emblema pinkfloydiano
“Shine On You Crazy Diamond”, considerato da molti sostenitori e critici uno dei capolavori musicali degli ultimi quarant’anni, rappresenta senza dubbio un capitolo a sé stante all’interno del vasto panorama discografico dei Pink Floyd. Il brano rappresenta uno struggente, anche se indiretto, omaggio all’ex componente che fu il primo vero compositore dei pezzi originali del gruppo, ovvero il geniale Syd Barrett, diamante pazzo. La lunga suite si apre con un celeberrimo motivo di appena quattro note, definite “Syd’s Theme”, che hanno costituito un pezzo di storia della popular music di tutto il pianeta. Pianeta in senso fisico, perché esse hanno poi attraversato nei decenni tutte le aree geografiche del mondo in senso trasversale, tramite dischi, libri, concerti, Tv, onde radio e rete. Attraverso una minuziosa analisi armonico-melodica delle parti in cui è suddivisa la suite (I-V e VI-IX), raccontata in forma di viaggio virtuale, que¬sto lavoro vuole testimoniare quanto l’estro compositivo dei Pink Floyd sia stato in grado di accogliere, al suo interno, elementi poi rivelatisi decisivi per il patrimonio stilistico della musica successiva. Uno stimolante spunto di approfondimento per chitarristi e musicisti di ogni genere, studenti impegnati o professionisti. Uno strumento anche utile per uno studio e soprattutto un’esecuzione musicale più consapevoli e meno prettamente imitativi, come invece spesso accade. Una lettura, infine, che, pur contenendo diversi passaggi tecnicamente più complessi, è destinata anche al lettore appassionato ma non musicista, permettendogli di scoprire più da vicino l’immenso e affascinante, quanto complesso, “mondo parallelo” che si cela dietro tutto ciò che si ascolta ogni giorno. -
A suon di pinte. Il gioco degli abbinamenti tra musica e birre
Oggi anche l'Italia è sempre più lanciata verso la produzione di craft beer, ovvero la birra artigianale, ma perché ciò accadesse sono dovuti cadere molti luoghi comuni. La birra, infatti, non è un'unica bevanda chiara, gassata, dissetante. Al contrario, ha tanti stili diversi e ogni stile ha il suo colore, la sua schiuma e la sua gradazione alcolica; ha il suo bicchiere di servizio, le sue caratteristiche di spillatura e, ovviamente, la sua musica d'accompagnamento. Bere una English IPA in una public house di Londra, ascoltando i Clash, può essere totalmente diverso che ascoltare Frank Zappa sorseggiando un barley wine stravaccati sul divano di casa. Canticchiare i Velvet Underground degustando un lambic a Bruxelles è un'esperienza differente dal dissetarsi con una pils ceca nel bel mezzo di una dancehall in agosto. E poi: la birra può essere maturata in legno così come un buon dj può trasformare un vinile in un vero e proprio strumento, o l'amaro luppolato di una American Pale Ale può risultare ancor più fresco della chitarra dei NOFX. “A suon di pirite” vuole essere un viaggio tra le birre attraverso racconti, canzoni, gradazioni e interviste a produttori e mastri birrai. Ogni bevuta, un motivo musicale in testa, per dare una storia passata e futura alla nostra bevanda preferita. E non farci più prendere in giro dagli amici stranieri per i pochi litri pro-capite consumati nel Belpaese. -
Fra le corde. Storie di chitarre e chitarristi
A cosa si deve il successo che la chitarra ha avuto per quasi tutto il ventesimo secolo, prestando la voce a bluesmcn ciechi, a eleganti flamenqueros, a poeti e rivoluzionari, a rockstar fracassone (non tutte), ad autorevoli sperimentatori e a raffinati jazzisti, senza mai tradire il suo accento fieramente popolare? Come si è evoluta in un secolo rispetto alle esigenze dei musicisti? Cosa l'ha resa oggetto così desiderabile da farne, nell'ultimo trentennio del Novecento, anche un oggetto da collezionisti? Cosa unisce, fra i tanti, Dave Van Ronk a Ralph Towner e Jorma Kaukonen ad Andy Summers e a James Taylor? Messo insieme nel 2008 quasi per scherzo, questo libro non dava risposte. Però segnava punti cospicui da cui tracciare possibili e personali navigazioni. Celidoni ne ha tenuto conto, ma solo un po'. liceo allora una nuova edizione, riveduta, arricchita e corretta. Fra le corde racconta della passione per la chitarra, e non solo quella dell'autore. Lo fa con storie scritte negli anni per riviste di settore e giornali, e con inediti liberi dal rigore di spazi e scadenze. Sono ritratti di persone che hanno dedicato alla musica tutta la vita, con una dedizione che va ben oltre la professione di musicisti, inventori o costruttori. A volte incontrati di persona, altre volte, solo grazie al loro lavoro, l'autore li ha osservati, trovando buoni punti di vista per raccontarli. -
Art Blakey
Sembra passato un secolo da quando Art Blakey se n'è andato, stroncato da un male incurabile, il 16 ottobre del 1990, all'età di settantuno anni. Perché la sua figura era certo ingombrante, come il suono profondo e poderoso dei suoi tamburi, come l'affetto che nutriva per i suoi giovani musicisti. E, oggi, tutto sembra un po' più vuoto senza la sua proverbiale serenità, senza quei ‘press rolls’ che incendiavano l'aria. Come ha scritto Wynton Marsalis: «Si deve anche a Blakey se il jazz è diffuso in tutto il mondo. Con la sua batteria Art era in grado di evocare lo spirito arcaico del tuono così come lo stupore che c'è nel pianto di un neonato. Blakey ha dimostrato che la batteria è il battito cardiaco, il motore e la forza vitale del jazz». Eppure, nonostante una carriera durata cinquant’anni, nel corso della quale ha registrato un migliaio di dischi (di questi, più di seicento a suo nome), Art Blakey resta un personaggio relativamente sconosciuto: scarse le informazioni certe sulla sua vita, confuse quelle relative alle innumerevoli incarnazioni dei Jazz Messengers. Questo non è soltanto il primo libro su un batterista mai pubblicato in Italia. È anche il primo libro che parla di un accompagnatore, un musicista cioè che a differenza del solista non gode del proscenio, o delle luci della ribalta, ma che svolge il suo insostituibile lavoro nell'ombra tessendo una solida e stimolante rete di protezione sulla quale i solisti possono librarsi senza paura di rovinose cadute. Perché Blakey, uno dei più importanti bandleader dell'intera storia del jazz, seppe essere un formidabile gregario, un eccezionale direttore d'orchestra seduto dietro i suoi tamburi, un inimitabile uomo di musica. Torna dunque in libreria un saggio che ha fatto scuola, con nuovi materiali e una nuova introduzione. -
Italian nightclubbing. Deliri, follie e rock'n'roll negli storici club del Bel Paese
Era il 17 febbraio del 1965 quando aprì i battenti il mitico Piper Club di Roma. Da quella prima notte di baldoria i ragazzi non hanno più smesso di ballare, divertirsi e ascoltare musica, aggregandosi nei locali dello Stivale per cavalcare le nuove mode che impazzavano in Europa e negli States. Attraverso aneddoti, episodi e ricostruzioni, questo libro racconta la storia delle discoteche e dei locali più caldi e di tendenza, immergendosi in tre decenni di vita italiana, dai favolosi anni Sessanta a quelli della Generazione X degli Ottanta. Tra hippy sotto trip, punk dalle creste colorate, travoltini in completo bianco e oscuri darkettoni, sfogliare Italian Nightclubbing sarà come fare un salto al Divina o al Plastic, in cerca dei soggetti più stravaganti e della disco più cool di Milano; al Banana Moon, tempio del rinascimento del rock fiorentino; al Black Out di Roma, club famoso anche in Inghilterra; alla monumentale Baia degli Angeli di Gabicce Mare, archetipo della discoteca italiana; al torinese Tuxedo, per ballare la migliore new wave in circolazione, e in molti altri ancora. Con le testimonianze, tra gli altri, di Claudio Cecchetto, Dj Ringo, Ernesto Assante, Dario Salvatori, Roberto D'Agostino, Awana-Gana e Bruno Casini, un viaggio nella sfavillante notte del divertimento made in Italy. -
Happy Diaz. La formazione musicale di una generazione che è stata ammazzata di botte
La generazione di ragazzi andati a Genova per contestare il G8 nel 2001 era una generazione particolare. Ha perso, ammazzata di botte nelle strade genovesi e nel chiuso di carceri e mattatoi improvvisati, ma su molte cose aveva visto giusto. Genova durò sette giorni di assemblee e dibattiti, ma tutti ne ricordano solo due, tragici, convulsi. Questo libro vuole raccontare tutta quella settimana. Non con la cronaca dei fatti. Ma attraverso le canzoni di Manchester che parlano dei giorni della settimana e così facendo cantano sogni, incubi e ossessioni di una generazione e del suo quotidiano. Attraverso testi e memorie, ""Happy Diaz"""" narra di come si arrivò a Genova, con quale stato d'animo si scrisse l'agenda di quegli incontri, con quali note, per vent'anni, ci si preparò ai manganelli, giorno dopo giorno.""