Sfoglia il Catalogo ibs002
<<<- Torna al MenuCatalogo
Mostrati 3801-3820 di 10000 Articoli:
-
Le occasioni
Capolavoro della poesia mondiale, Le occasioni è qui accompagnato da un ampio commento di Tiziana de Rogatis, che ci consente di entrare nel vivo del dettaglio, di perlustrare a fondo il testo, ricavandone sempre nuove scoperte di senso, sempre più aperte emozionirnrnDopo il grande esordio di Ossi di seppia, con Le occasioni (1939) Eugenio Montale compiva un altro passo decisivo nel movimento della poesia novecentesca, introducendo modalità espressive capaci di imporsi come esempio imprescindibile, quasi come una nuova grammatica della ricerca poetica. Lo scrive Luigi Blasucci: «con Montale si assiste non solo a un arricchimento del lessico poetico nell'ambito della realtà naturale, ma a un'estensione di quel lessico al mondo degli oggetti, artigianali, meccanici o tecnologici; quegli oggetti, grandi e piccoli, che popolano la nostra quotidianità di moderni e che Montale è riuscito per primo a guadagnare alla dicibilità poetica: dal rimorchiatore alla petroliera, dalla matita delle labbra all'orologio da polso». Il poeta realizza dunque un'operazione potentemente inclusiva, e cioè quella «immissione del reale anche umile nel lessico aristocratico e schivo della nostra poesia, e più propriamente della nostra poesia lirica: un processo iniziatosi con la letteratura romantica e proseguito con varietà di motivazioni letterarie, ma con continuità di direzione, nella poesia del secondo Ottocento e del primo Novecento». Eppure, e a segnalarlo è Vittorio Sereni, l'eco delle sue parole lascia in noi «una memoria d'assoluto. Montale è il primo poeta nostro che abbia saputo rivelare, attraverso la propria intima problematicità, tutte le risorse di poesia che il nostro mondo moderno racchiude». Capolavoro della poesia mondiale, Le occasioni è qui accompagnato da un ampio commento di Tiziana de Rogatis, che ci consente di entrare nel vivo del dettaglio, di perlustrare a fondo il testo, ricavandone sempre nuove scoperte di senso, sempre più aperte emozioni. Con un saggio di Luigi Blasucci e uno scritto di Vittorio Sereni. -
Satura
Un'importante fase montaliana, fertile di ulteriori sviluppi nel successivo percorso diaristicornrnQuindici anni dopo La bufera, Satura - il quarto libro di Eugenio Montale - contribuì nel 1971 a dare alla voce del grande poeta una sorprendente nuova fisionomia. Una novità costruita su due diversi movimenti: il primo, più breve, Xenia I e II, si fonda sulle emozioni legate alla scomparsa della moglie; il secondo, Satura I e II, si rifà alla ""satura"""" latina, ed è articolato con caustica ironia nell'osservazione critica di una realtà in vistoso mutamento. Netta, quindi, la distanza dal precedente capolavoro; infatti, scrive Romano Luperini, qui l'ormai classica pronuncia di Montale «tende decisamente alla discesa, l'abbassamento è costante, la direzione prosastica e desublimante prevalente. Nel linguaggio, nel tono, nella metrica si riprende la linea prosastica già affiorante negli Ossi. [...] L'allegorismo persiste, ma non è più propositivo, bensì apocalittico e giudicante: non canta il valore, ma prende atto del disvalore dilagante e attesta ormai solo un coraggio di vivere ridotto ad atto privato. Luci e barbagli del vecchio splendore s'illuminano solo a intermittenza, sempre più affievoliti». Su certi aspetti, essenziali in questo nuovo, e fortemente comunicativo percorso montaliano, insiste anche Franco Fortini, che sottolinea «il dimesso quotidiano» del tono che avvolge e coinvolge la figura della moglie, evidenzia la felice tendenza di Montale a creare personaggi, ma considera anche la sua necessità di farsi «poeta """"comico"""" di un mondo» ormai «già toccato di senilità». Grazie all'ampio commento di Riccardo Castellana possiamo tornare ad apprezzare questa importante fase montaliana, fertile di ulteriori sviluppi nel successivo percorso diaristico. Con un saggio di Romano Luperini e uno scritto di Franco Fortini."" -
La neve se ne frega
E noi, noi ridiamo e ci abbracciamo e poi ci lanciamo in un tango tanto appassionato quanto ridicolo. Abbiamo davanti tutta una vita insieme e la sola cosa che ci riesce di fare è ridere come matti. Sei sempre stata bellissima, natura, perfino quando eri una bambina rugosa di ottantun anni...""rn2179. Il futuro è un mondo perfetto, pulito, senza dolore e vecchiaia. Un mondo in cui si nasce vecchi e si vive «in crescendo», acquisendo forza, energia e bellezza con il passare degli anni. Un mondo in cui il Piano Vidor provvede ai bisogni e alla felicità di ciascuno, garantisce i diritti e soprattutto il diritto ad avere i diritti. Controlla che ciascuno compia il proprio dovere, soprattutto il dovere di godere dei diritti. Osserva tutto, il Piano Vidor. Anche le vite di DiFo e Natura, una coppia che, come tutte, è stata selezionata dal Piano. DiFo e Natura lavorano, si divertono, fanno l'amore, sono felici. Ma DiFo e Natura sono diversi, destinati a riscoprire il mistero e il miracolo che il Piano Vidor ha relegato nel passato..."" -
Il viandante
Raccolte in un unico volume le pagine autobiografiche dedicate da Hesse all'avventura del ""partire"""", dell'""""essere in cammino"""". Dalla Foresta Nera all'Italia, alla lontana Indonesia, alla ricerca di verità antiche sotto sembianze nuove."" -
Dall'India
"Mi è rimasta l'esperienza di un ritorno alle mitiche condizioni di fanciullezza dell'umanità e un profondo rispetto per lo spirito dell'Oriente."""" Gli appunti di viaggio dell'autore di """"Siddharta"""" e del """"Giuoco delle perle di vetro"""" nel mistico paese descritto in tante sue opere." -
Il giuoco delle perle di vetro
«Ora però pareva veramente desto e maturo per iniziare il lungo viaggio.»Concepito negli anni bui del nazismo, Il giuoco delle perle di vetro è il romanzo più vasto e ambizioso di Hermann Hesse, un libro di estrema attualità intellettuale in cui una vicenda fantastica fa da sfondo alla visione utopistica di una comunità spirituale che unisce pratica ascetica e vita attiva. Hesse riprende dunque un tema che gli è caro fin dai tempi di Siddharta: la necessità per l'uomo moderno di scendere dalle regioni dello spirito assoluto per immergersi nel flusso della vita. Per la rilevanza delle questioni etiche affrontate l'uscita dell'opera fu accompagnata da un vivo e acceso dibattito, che consacrò lo scrittore come uno degli interpreti più acuti della crisi del secondo dopoguerra. -
Gertrud
«Qualcosa della luce di allora esiste tuttora sulle mie strade.»L'amore impossibile del violinista Kuhn per l'affascinante Gertrud è il tema di questo romanzo, imperniato sul contrasto fra l'umbratile personalità artistica di Kuhn e la vitalità istintiva e vincente del rivale, e strettamente legato alla narrativa tedesca di inizio secolo, in particolare a Tonio Kröger. Tuttavia, mentre nel romanzo di Thomas Mann la storia dell'amore impossibile fa parte dell'educazione sentimentale del protagonista, in Gertrud (1910), innamorato della ragazza e insieme amico del rivale, Kuhn porterà per tutta la vita i segni di questa esperienza, pur trovando nella musica la catarsi della sua passione d'amore, vissuta e idealizzata come dedizione assoluta e irripetibile. -
La ragazza che sorrideva perline. Una storia di guerra, di vita, di speranza
La ragazza che sorrideva perline è un memoir intenso e commovente, in cui all'incalzante incedere della narrazione fa eco una preziosa capacità riflessiva che invita a interrogarsi sui temi fondamentali. Rara testimonianza di un genocidio che ha scosso le coscienze, quella di Clemantine è una storia ricca di grandi insegnamenti per tutti noi.rn«Straordinario e travolgente. Clemantine Wamariya è tanto intensamente talentuosa quanto coraggiosa.» - Junot Dìaz, Premio Pulitzer 2018rn«Clemantine Wamariya ha raccontato una storia che fa luce sulle forze oscure che intorbidiscono il nostro tempo. Leggendo questo libro - e una volta letta la prima pagina non lo richiuderete - non si penserà più allo stesso modo alla violenza politica, allo sradicamento, ai privilegi e alle responsabilità dei cittadini. Le sue riflessioni avvincenti e brutalmente oneste svelano una giovane donna che sa come sopravvivere ma lotta per imparare a vivere. Clemantine ci sprona a seguire il suo esempio risoluto e inarrestabile, nel tentativo di contribuire a costruire un mondo così come lo vorremmo.» - Samantha Power, Premio Pulitzer 2003rn «La bambina dal sorriso di perline era diventata la risposta a tutti i miei enigmi, un modo di dare forma a un mondo che i miei genitori non spiegavano e che in seguito nemmeno Claire avrebbe spiegato, un modo di plasmare la realtà che potevo comprendere e accettare.» rnrnKigali, Ruanda, 1994. Quando il destino del suo paese prende una svolta inaspettata, Clemantine Wamariya è una bambina come tante, intraprendente e viziata, una ficcanaso troppo sveglia per i suoi sei anni. A casa spesso manca l'acqua e l'elettricità, le tende devono restare chiuse, non si può più andare all'asilo ed è vietato giocare sull'albero di mango in giardino. È un continuo «ssssh!», mentre fuori si sente il rumore delle granate. Insieme alla sorella maggiore Claire, presto Clemantine è costretta a fuggire alla ricerca di salvezza, vagando da un campo profughi all'altro per sei anni, attraverso sette paesi africani. Affamate, recluse e maltrattate, senza più notizie dei propri genitori, le due ragazzine affrontano un viaggio fatto di solitudine, violenza ed estreme durezze, ma anche di rare gentilezze e inaspettati sorrisi. Conforto al male che le accerchia è il ricordo delle storie che la tata Mukamana raccontava ogni giorno, come quella, quasi profetica, di una bambina bellissima e magica, con un sorriso così luminoso da far scaturire una cascata di perline. Clemantine comprenderà il significato della parola «genocidio» solo dopo aver trovato asilo negli Stati Uniti, dove la memoria delle vittime dell'Olocausto la aiuterà a dare voce a una tragedia così personale e, apparentemente, intraducibile a parole. La ragazza che sorrideva perline è un memoir intenso e commovente, in cui all'incalzante incedere della narrazione fa eco una preziosa capacità riflessiva che invita a interrogarsi su temi fondamentali come il ruolo della memoria, la natura della nostra umanità, e su come non bisogna mai perdere la capacità di sperare oltre ogni lecito limite. Rara testimonianza di un genocidio che ha scosso le coscienze, quella di Clemantine è una storia ricca di grandi insegnamenti... -
Quando il cielo ci fa segno. Piccoli misteri quotidiani
Se è vero che la Chiesa è, come dice papa Francesco, un «ospedale da campo» che deve occuparsi anche dei corpi, è altrettanto – se non più – vero che la sua missione primaria è prendersi cura della salvezza delle anime e dei bisogni spirituali dei credenti.rnrn«Me ne andai sicuro di non avere sbagliato porta, così come non avevo dubbi che gli angeli esistono e vengono spesso inviati sulla Terra, magari in veste di vecchi operai dall'accento piemontese. Per chi crede che il Figlio di Dio si è fatto uomo e ha vissuto tra noi, che difficoltà può fare il credere che quel Dio invii sulla Terra questi suoi messaggeri?»rnrnPerché, parola di Gesù, «non di solo pane vive l'uomo». Per aiutarci a ricordare questa dimensione trascendente, l'Aldilà ci invia dei «segni», a volte grandi e vistosi (i miracoli, le apparizioni), a volte piccoli e privati, che spesso trascuriamo di interpretare, preferendo parlare di «coincidenze», di «casualità», magari di «eventi bizzarri». Dunque, non è che il Cielo non ci parli: siamo noi a essere sordi. E non è che Dio non si mostri: siamo noi a essere ciechi. In pagine singolari e avvincenti, in cui si scopre l'atmosfera della confessione personale, Vittorio Messori racconta – non certo da visionario ma da cronista legato ai fatti oggettivi e da studioso razionale qual è – alcuni «segni» ricevuti nel corso della vita. La telefonata rassicurante ricevuta dallo zio defunto a un anno esatto dalla morte. L'«inesistente» e insieme concreta ragazza tedesca che ristorò il padre soldato, addestrato duramente in Germania. Il benefico incontro a Torino sui «murazzi» del Po, in un momento di sconforto, con un enigmatico pensionato, svanito poi nel nulla. Il messaggio affidato in sogno alla domestica di casa con cui il beato Francesco Faà di Bruno – marchese e scienziato, che nell'Ottocento dedicò la sua vita a soccorrere le vere proletarie dell'epoca, le «serve» – invitava Messori, suo biografo e devoto, a partecipare a un convegno di particolare importanza. Ma ecco «segni» celesti ancor più evidenti, riconoscibili in figure come Padre Pio, che, per diretta esperienza dell'autore, aveva anche il dono di far giungere a destinazione lettere appena scritte, o come la mistica austriaca Maria Simma, con lo straordinario carisma di incontrare ogni notte le anime del purgatorio. Nel sollecitare il lettore a decifrare – e a confidare senza timore agli altri – la natura soprannaturale dei «piccoli misteri quotidiani» in cui ciascuno di noi si imbatte nella propria esistenza, Messori rende testimonianza alla verità della celebre massima di Blaise Pascal: «L'ultimo passo della ragione umana è riconoscere che vi è un Mistero con una infinità di cose che la superano». -
La battaglia contro l'Alzheimer. Il lungo viaggio alla ricerca della memoria
La battaglia contro l'Alzheimer è un viaggio emotivo e coinvolgente alla ricerca della memoria, dei suoi meccanismi e dei suoi significati, un viaggio animato dalla speranza che la dote più preziosa di cui disponiamo non rimanga così impenetrabile ancora a lungo. rnrn«Uno studio straordinariamente chiaro, completo e fruibile sulle ricerche di una cura per l'Alzheimer» - The Timesrn«Un libro sulle storie personali e sulla ricerca scientifica che si nascondono dietro un'epidemia che colpisce 44 milioni di persone in tutto il mondo» - New Scientistrn«A prima vista potrebbe sembrare un libro sull'Alzheimer, ma, in realtà, Jebelli ci spiega quanto sia difficile comprendere il funzionamento del nostro cervello» - The ObserverrnrnA Tubinga, il 3 novembre 1906, il medico poco più che quarantenne Alois Alzheimer presentò di fronte alla comunità degli psichiatri tedeschi il caso di Auguste Deter, una paziente che aveva sofferto di demenza ma il cui quadro clinico «non si poteva inserire in nessuna delle malattie conosciute». Osservando al microscopio il tessuto cerebrale della donna, Alzheimer aveva notato che negli spazi fra le cellule nervose si annidava una sostanza scura e ignota, mentre i residui delle cellule già morte traboccavano di una materia diversa, più filamentosa. Si trattava di una rivelazione senza precedenti: i disturbi mentali avevano un'origine biologica. A più di un secolo da quella scoperta, però, molti aspetti che regolano il funzionamento cerebrale continuano a essere un enigma, e i ricercatori non hanno mai smesso di studiare quelle macchie nere che possono nascondersi nel cervello. La comparsa di placche e grovigli, infatti, si accompagna al naturale processo di invecchiamento: com'è possibile, quindi, che un fenomeno fisiologico possa innescare lo sviluppo di una qualche forma di demenza e, più nello specifico, del morbo di Alzheimer? Joseph Jebelli, che dedica la sua carriera di giovane scienziato allo studio delle malattie neurodegenerative, prova a rispondere a questa domanda mettendo in ordine il passato, il presente e il futuro della ricerca sull'Alzheimer. Le numerose interviste da lui condotte gettano luce sulle ipotesi, i fallimenti, gli esperimenti e i traguardi raggiunti da biologi, genetisti, psichiatri, biochimici e neurologi di tutto il mondo in una chiara e decisamente fruibile ricostruzione della lunga lotta contro una patologia aggressiva e sempre più diffusa. Quasi tutti possono dire, infatti, di conoscere qualcuno che ne è stato colpito e questo l'autore lo sa bene: da bambino ha dovuto assistere alla lenta discesa di suo nonno verso l'abisso della demenza, in cui si sono persi anche i ricordi e i vissuti degli autentici protagonisti del libro, i pazienti. Sono le loro testimonianze, intime e personali, a raccontare da vicino e da un punto di vista umano una malattia sfuggente e senza ritorno, che trascina con sé anche i familiari e le persone care. -
Quelli che dissero no. 8 settembre 1943: la scelta degli italiani nei campi di prigionia inglesi e americani
L'8 settembre 1943 seicentomila soldati italiani si trovavano rinchiusi nei campi di prigionia inglesi e americani. «Tu con chi stai, con il duce o con il re?» fu il dilemma di fronte al quale si trovarono. Di questa massa enorme di giovani - l'età media era di 23-24 anni - una cospicua minoranza scelse di non «tradire»: lontani migliaia di chilometri dalla loro patria, andarono incontro, vuoi per fedeltà ideologica al fascismo, vuoi per orgoglio o, più semplicemente, per coerente dignità militare, a un futuro denso di incognite e di rischi. Quelli che dissero no restituisce voce e memoria ad alcuni di quei protagonisti e riporta alla luce una tessera significativa, spesso rimasta in penombra, di quel mosaico di esperienze e avventure personali che ha caratterizzato l'«altra Resistenza». -
Parker Pyne indaga
«Siete felici? Se la risposta è no, consultate Mr. Parker Pyne, Richmond Street, 17.» Ogni mattina questo annuncio appare sulla prima pagina dei più noti quotidiani inglesi e ogni giorno decine di persone si riversano nello strano ufficio di Richmond Street. A riceverle trovano l'insuperabile Parker Pyne, abilissimo nel rimettere a posto cuori infranti o spiriti solitari. In questi dodici racconti affronta alcuni tra i casi più spinosi della sua carriera: maturi coniugi sospettosi, ex militari distrutti da un'esistenza priva di brivido e anziane signore che temono che qualcuno attenti alla loro vita. -
Fedro. Testo greco a fronte
Fedro è un giovane incantato dalle possibilità di trasformare la realtà che la retorica dei sofisti offre. Dibattendo con lui, Socrate – voce e alter ego del suo allievo Platone – analizza la vera natura dell'amore e quella dell'anima immortale. Arriva così a concludere che la retorica ha senso solo quando diventa strumento di ricerca che parta dalla verità per arrivare alla verità, e che la discussione filosofica è il mezzo di conoscenza più elevato, enormemente superiore anche al libro e alla parola scritta. Capolavoro filosofico e squisita opera letteraria, il Fedro è tra i dialoghi più celebri di Platone, costellato di miti splendidi come quelli dell'auriga e delle cicale. -
La casa senza custode
Protagonisti di Casa senza custode (1954) sono due orfani di guerra alla ricerca della propria identità. Attraverso la loro vicenda Böll ripropone il tema della guerra, doloroso e incontrastato leitmotiv delle sue primissime opere, di cui racconta echi e riflessi nella difficile e ambigua ricostruzione del presente. La lezione che ci viene dalla storia dell'umanità, insanguinata dalle violenze e dagli eccidi del nazismo, pervade queste pagine, in un costante e razionale confronto tra distruzione e rinascita, involuzione e democrazia. -
Il dono di Humboldt
Vincitore premio Pulitzer per la narrativa 1976 Charlie Citrine è un commediografo di successo ossessionato dal ricordo di von Humboldt Fleisher, un poeta depresso che lo aveva aiutato quando non era ancora famoso. Citrine si mette sulle tracce della preziosa eredità di Humboldt, il soggetto per una nuova commedia. Caduto in miseria e abbandonato da tutti, accetterà di sfruttare economicamente l'idea lasciatagli da Humboldt solo per pagare una nuova sepoltura al poeta, come gesto di devozione capace di riscattare l'inerzia e il fallimento esistenziale della sua vita. Duplice ritratto dell'artista, il maledetto e l'integrato, Il dono di Humboldt è una parabola umoristica scandita con leggerezza voltairiana, che lo stesso Bellow definiva «un romanzo comico sulla morte». -
Dino Buzzati al Giro d'Italia
«Quando oggi, su per le terribili strade dell'Izoard, vedemmo Bartali che da solo inseguiva a rabbiose pedalate, tutto lordo di fango, gli angoli della bocca piegati in giù per la sofferenza dell'anima e del corpo - e Coppi era già passato da un pezzo, ormai stava arrampicando su per le estreme balze del valico - allora rinacque in noi, dopo trent'anni, un sentimento mai dimenticato. Trent'anni fa, vogliamo dire, quando noi si seppe che Ettore era stato ucciso da Achille.» Così Buzzati, inviato dal «Corriere» a seguire il Giro d'Italia nel 1949, raccontava l'epica rivalità tra i due campioni. Di fronte a episodi come questo il narratore prevale sul giornalista, la percezione si intreccia sempre più fittamente con l'immaginazione, e la descrizione si fa misteriosa e incantevole metafora dell'esistenza. -
Un cuore arido
L'indimenticabile Anna di Un cuore arido (1961) lavora come sarta, con la sorella Bice, a Marina di Cecina, dove vive a modo suo, tra le coetanee, la comune attesa dell'amore. Corteggiata da Enrico, che respinge, scopre l'intimità con il soldato Mario, fidanzato di Bice, e, quando il padre lo chiama in America, si dà a lui. Per lenire il dolore del distacco, finisce per sporcarne il ricordo con Marcello, che poi lascia. Ma se alla fine Bice sposa Enrico, Anna rifiuta la richiesta che Mario le fa da Chicago di diventare sua moglie. Glielo vieta un'istintiva coerenza, non l'epiteto di svergognata cucitole addosso dalle voci di paese. In asimmetria con la sorella, il suo cuore, non arido ma libero, opta per la fedeltà a sé e ai suoi luoghi, ossia per la misteriosa bellezza della vita. -
Letteratura palestra di libertà
Che cosa spinge gli uomini a scrivere? Leggere è davvero un hobby costoso, destinato alle élite e non alle masse? Qual è il legame tra linguaggio e azione politica, quale il confine tra arte e propaganda? Letteratura palestra di libertà raccoglie scritti degli anni '30 e '40 nei quali Orwell affronta il senso della letteratura e del rapporto con i libri unendo l'esegesi dei testi alla rievocazione di episodi personali, a riflessioni sulla propria opera e quella di altri artisti, regalandoci tra l'altro un non convenzionale ritratto di sé e dei propri gusti. Con uno stile inimitabile, tra il saggio e il giornalismo, che sa essere insieme limpido e brillante, piano e profondo, mostra al lettore l'inestricabile connessione che lega la letteratura alla vita e alla libertà dell'individuo. -
Salto mortale
Camminando in un prato, un Giuseppe detto Giuseppe si imbatte nel cadavere di un uomo. Potrebbe essere l'avvio del più classico libro giallo la cui logica, fatta di indizi via via più stringenti, sembra presiedere la trama di questo romanzo, intessuto in realtà di temi inediti e sorretto da un'invenzione letteraria fitta di paradossi e ironia. A poco a poco infatti il lettore si rende conto che ogni dato apparentemente acquisito viene smentito, ogni scoperta si rivela fallace, ogni supposizione viene contraddetta. Fino a che la realtà non apparirà nella sua essenza di vortice di coincidenze e possibilità che, come in un salto mortale, torna sempre al punto di partenza. -
L' uomo e il cane
Vincitore premio Bagutta 1978Jack, abbandonato dal padrone, vaga tra le colline toscane in cerca di nuovi affetti. Cassola lo segue nel suo picaresco viaggio fino alla scoperta, nell'epilogo tragico, del male anziché di una cuccia sicura. Con lo sguardo del cane, anche quello dello scrittore si posa sul mondo, interrogandolo sulla sua ferocia. Il racconto (1977) è un apologo sul desiderio - che è del cane ma anche dell'uomo, entrambi incapaci di vivere l'avventura della libertà - di stare legati a una catena. Attraverso la favola, Cassola avverte che l'uomo, per debolezza e paura, anela alla sudditanza e preferisce all'indipendenza la servitù. E le affida un monito: non si deve rischiare di perdere la libertà, bene supremo, per correre dietro a un padrone che può rivelarsi spietato.